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Autore: whateverhappened    14/01/2010    3 recensioni
« Parkinson. » la salutò. Istintivamente lei si morse la lingua, e così aveva scoperto chi era.
« Weasley. - rispose lei con lo stesso tono. - E così ci sei arrivato. »
« Per la verità no, me l'ha detto Fred. » rispose sinceramente, facendole scuotere la testa. Ora che la osservava con cognizione di causa George non poté fare a meno di darsi del cretino per non averla riconosciuta. [...]
« Complimenti per l'intelligenza, eh. C'è da chiedersi come hai fatto a trovarmi. »
« É utile avere come cognato Harry Potter. » rispose lui alzando le spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ah certo, come ho fatto a non pensarci? » fece lei ironica, alzando gli occhi al cielo.
« Piuttosto, Parkinson, tu mi devi qualcosa. »
« Io cosa?! - il tono di Pansy era gelido, ma il leggero tremore della mano destra poteva far intuire la rabbia che stava per impossessarsi di lei. Quel Weasley la stava forse prendendo in giro? - Io non ti devo assolutamente, inequivocabilmente niente. »
Inaspettatamente, George sorrise. « Sei carina quando ti arrabbi. »

[George/Pansy]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Look like the innocent flower but be the serpent under't.



Quando uscì dal negozio Pansy non credeva a quanto era appena avvenuto. Non era possibile, accettabile e neanche lontanamente verosimile che si fosse intrattenuta con un Weasley, che ci avesse scherzato e che si fosse anche sentita a suo agio. Forse era tutto attribuibile al fatto che i due non si vedevano da anni e che anche ad Hogwarts non si erano mai calcolati più di tanto, o forse era tutto dovuto al lungo periodo che Pansy aveva trascorso lontana da Diagon Alley e dalla comunità magica inglese, salvo poche eccezioni. Quello di cui era certa, però, era che in quella manciata di minuti non si era sentita giudicata come figlia di Mangiamorte, e non poteva negare a se stessa che la sensazione provata ad essere una qualsiasi ragazza, a non essere Pansy Parkinson, le era decisamente piaciuta. Sospirò profondamente mentre si smaterializzava nel suo appartamento, stampandosi un bel sorriso in volto, in fondo non poteva fare nulla: lei era Pansy Parkinson e, alla fine, ne era anche orgogliosa.
« Che diavolo è quella... quella cosa?! » la voce acuta della sua coinquilina la fece quasi sobbalzare, avrebbe dovuto aspettarsi una reazione del genere da Daphne.
« Una puffola pigmea, naturalmente. - rispose Pansy con aria di superiorità, mentre l'amica alzava un sopracciglio con aria scettica – Cosa credevi che fosse? »
« Una puffola pigmea... - ripeté fra sé e sé l'altra – Ma quelle cose non le vendevano i Weasley? » domandò dopo qualche attimo di riflessione. Daphne ricordava benissimo come durante le vacanze estive fra il quinto ed il sesto anno fosse scoppiata la mania per quegli strani animaletti, gran parte degli studenti di Hogwarts era corsa ai Tiri Vispi Weasley solamente per acquistarne una, ma lei si era sempre rifiutava anche solo di vederne qualcuna. Già solo il nome le ispirava ribrezzo, se poi si aggiungeva il fatto che fossero vendute da quei pezzenti dei Weasley era più che logico che non ne avesse voluto sapere.
« Beh, in effetti sì. »
« É pure rosso-Weasley! - ridacchiò Daphne, osservando con maggiore attenzione quella pallina pelosa che si arrampicava sulle spalle dell'amica – E come mai tu ne hai una? »
« Che domanda cretina, Daphne, perché l'ho comprata! Perché altrimenti? » a volte quella ragazza la lasciava davvero perplessa, era capace di fare a mente la traduzione di un metro di Rune Antiche ma non arrivava a delle conclusioni immediate, si era spesso chiesta se non lo facesse apposta per prenderla in giro.
« Oh, giusto. E come l'hai chiamata? » un'altra cosa che sorprendeva sempre Pansy era quanto Daphne fosse in grado di non dar peso a molti dettagli. Se avesse fatto quello stesso discorso con chiunque altro dei suoi amici si sarebbe sentita porre ottocento domande su perché fosse andata nel negozio di Weasley, perché ci avesse parlato, perché addirittura avesse comprato qualcosa da lui... ma Daphne odiava rivangare il passato, diceva spesso che nei suoi ventidue anni aveva vissuto due vite: quella da ragazza che obbediva ai suoi genitori senza battere ciglio, che si comportava come essi desideravano, e quella che rispecchiava la vera Daphne, venuta a galla dopo la Guerra e decisamente più superficiale. Da lei Pansy non avrebbe mai ricevuto critiche sul cognome o le origini delle persone con cui si intratteneva, ma solamente a proposito dell'aspetto estetico di queste. Pettegola e civettuola da sempre, Daphne amava vivere la sua vita seguendo la bellezza delle cose piuttosto che ciò che avrebbe detto il mondo, una vita un po' alla Oscar Wilde. E Pansy la adorava per quello.
« Non ci ho ancora pensato a dir la verità – sorrise, prendendo in mano il batuffolo rosso – Che ne dici di April? »
« April? - Daphne sembrò pensarci per qualche istante, quindi sfoggiò un sorriso compiaciuto – Direi che è perfetto! »


Il mattino seguente.

Quando Pansy si svegliò il suo pensiero corse, come nei migliori dopo-sbornia, al giorno precedente. Peccato che non avesse bevuto nulla. Che cos'aveva fatto? Aveva lasciato che la credessero qualcuno che non era, aveva riso e scherzato con Weasley – un Weasley! C'era forse qualcosa di peggio? - e, storse il naso al solo ricordo, aveva flirtato con un Weasley. Probabilmente ogni suo antenato si stava rivoltando nella tomba in quel momento.
“Beh, almeno è Purosangue!” non appena tale pensiero attraversò rapido la mente di Pansy la ragazza cominciò a prendere a testate il letto. Si stava persino giustificando!
Innervosita da se stessa e dai suoi pensieri, Pansy si alzò di scatto dal letto ed indossò i primi abiti che le capitarono a tiro. Doveva uscire, prendere un po' d'aria, recuperare l'uso della ragione e precipitarsi a casa di Draco, che con qualche battuta acida delle sue l'avrebbe certamente riportata coi piedi per terra.
Il piano era semplice, quasi banale, ma perfetto: era certa che dopo un paio d'ore sarebbe tornata ad essere la solita Pansy Parkinson, non quella che compra puffole pigmee.
Con un sorriso entusiasta in volto si precipitò fuori dal suo appartamento sotto lo sguardo dubbioso di Daphne, scese le scale di corsa e qualche istante dopo aveva davanti a sé Baker Street.
E un attimo dopo lo vide. Dall'altro lato della strada, schiena al muro e braccia conserte, George Weasley la fissava da sopra un paio di occhiali da sole. La ragazza alzò gli occhi al cielo, decisamente quell'incontro non era incluso nel suo progetto, e pensò seriamente di mettersi a correre fingendo di non averlo visto, ma un attimo dopo lui era già al suo fianco.
« Parkinson. » la salutò. Istintivamente lei si morse la lingua, e così aveva scoperto chi era. Forse avrebbe preferito pensare che l'avesse seguita fino a casa il giorno precedente.
« Weasley. - rispose lei con lo stesso tono. - E così ci sei arrivato. »
« Per la verità no, me l'ha detto Fred. » rispose sinceramente, facendole scuotere la testa. Ora che la osservava con cognizione di causa George non poté fare a meno di darsi del cretino per non averla riconosciuta: era sì cambiata, i lineamenti si erano raffinati e si era anche alzata, ma gli zigomi erano sempre un po' pronunciati e i capelli erano acconciati nel classico caschetto che portava anche ad Hogwarts. Quella che aveva davanti era a tutti gli effetti Pansy Parkinson, chiunque l'avrebbe riconosciuta. Chiunque tranne lui, a quanto pareva.
« Complimenti per l'intelligenza, eh. C'è da chiedersi come hai fatto a trovarmi. »
« É utile avere come cognato Harry Potter. » rispose lui alzando le spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ah certo, come ho fatto a non pensarci? » fece lei ironica, alzando gli occhi al cielo.
« Piuttosto, Parkinson, tu mi devi qualcosa. »
« Io cosa?! - il tono di Pansy era gelido, ma il leggero tremore della mano destra poteva far intuire la rabbia che stava per impossessarsi di lei. Quel Weasley la stava forse prendendo in giro? - Io non ti devo assolutamente, inequivocabilmente niente. »
Inaspettatamente, George sorrise. « Sei carina quando ti arrabbi. »
In risposta Pansy lo fulminò con lo sguardo, intimamente indecisa se cruciarlo o prenderlo semplicemente a sberle.
« Te lo dirò una volta sola, Weasley, e vedi di rispondermi. Che cosa diavolo vuoi da me? »
« Una cena. »
« Una... una cena?! - Pansy, in quel momento, ebbe la certezza che al ragazzo di fronte a lei mancasse qualche rotella – Weasley, sei in te o cosa? »
« Mai stato meglio, Parkinson. Voglio una cena. »
« E per quale assurdo motivo io dovrei uscire con te? »
« Come ti ho già detto, me lo devi. No, zitta – con un gesto istintivo mise la mano sulla bocca di Pansy, impedendole di obiettare – Mi hai mentito, quindi mi devi qualcosa. »
« Non ti ho mentito. » borbottò lei in risposta, assumendo un'espressione imbronciata che fece ridere George, il quale venne nuovamente fulminato con lo sguardo.
« Ok, ok, scusa, non rido più! In ogni caso sì che hai mentito, non mi hai detto chi eri. »
« Non ho mentito, ho semplicemente omesso la verità! »
« Molto da serpe questo ragionamento! » ridacchiò George.
« É quello che sono, Weasley, o ti sei dimenticato qual era la mia Casa? »
« Il mondo è cambiato, Parkinson. »
« Lo so, Weasley. Ma alcune cose sono rimaste uguali, per esempio il fatto che io non uscirò mai con te. »
« Non è corretto, però. Hai approfittato dell'ingenuità di questo povero rag... »
« Non credo fosse ingenuità – lo interruppe Pansy – Direi più che altro stupidità. »
« Rimane che hai riso di me. »
« Non ho riso di te, Weasley. »
« E chi lo sa? Esci con me e ti perdonerò le ipotetiche risa alle mie spalle. »
« Ma dato che io non ho riso di te ci rimetterei, non trovi? »
« Corretto. Bisogna trovare una soluzione! »
« La soluzione c'è già, Weasley, ed è non uscire con te. Chiaro come il sole! »
Ma George non stava ascoltando le parole della ragazza, nella sua mente un sacco di idee e pensieri si rincorrevano veloci, cercando di trovare un modo per accontentare entrambi. All'improvviso una strana luce passò negli occhi del ragazzo, la stessa luce che – Pansy non poteva saperlo – aveva quando ideava qualche nuovo scherzo.
« Compromesso. »
« Cosa?! » Pansy guardava George con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
« Compromesso. Semplice, no? »
« Beh, si potrebbe fare. A patto che sia io a decidere le condizioni. » ghignò Pansy, certa che se il ragazzo avesse accettato – e ne era sicura – si sarebbe cavata rapidamente da quel pasticcio.
« D'accordo, Parkinson, spara. »
« Uscirò con te quando indovinerai il mio fiore preferito. » disse con aria vittoriosa. Nessuno lo conosceva, forse solamente i suoi amici più intimi avrebbero potuto intuirlo, ma certamente Weasley non ci sarebbe mai arrivato.
« Tutto qui? Va bene, sfida accettata. - George allungò la mano a stringere quella della ragazza – Prepara il tuo vestito più bello, dolcezza. »



















Il titolo di questo capitolo, che in effetti forse è un po' lungo per essere un titolo, è una citazione dal Macbeth di Shakespeare. E' una frase che personalmente adoro, è anche un po' il mio motto in certi momenti, e credo che si addica al succo del capitolo ^_^
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questa storia, per cui vi prego - e mi rivolgo in particolar modo a chi ha inserito la storia fra preferiti e seguite - di lasciarmi un commento, positivo o critica che sia. Come ho già scritto è la prima volta che mi cimento con questa coppia, è davvero importante per me sapere com'è. Vi ringrazio in anticipo, sperando che il mio "appello" venga ascoltato.

__malfoy: ciao recensitrice ^^ Me l'hai ripetuto un migliaio di volte e un migliaio di volte non ti ho creduta, e lo sai :p Ora come ora, però, mi fa davvero piacere leggerlo. I gemelli me li sono sempre immaginati un po' così, sfrontati con le ragazze e - come si suol dire - senza peli sulla lingua! Come hai potuto vedere anche in questo capitolo George ci prova con Pansy anche sapendo chi è, d'altronde il fascino delle serpi non ha eguali XD Hai ragione, Fred non poteva non comparire! Io amo i gemelli al completo, per cui non può esistere George senza la sua copia speculare, non sarebbe più George. Per un momento avevo anche pensato di non farlo morire, ti dirò, e onestamente non mi sarei fatta problemi a non sacrificarlo (XD) però poi mi sono immaginata lui nel quadro che faceva ciaociao con la mano senza che George se ne rendesse conto e allora ho optato per questa soluzione! Rimane che non perdonerò mai alla Rowling la sua morte u_u Ok che la famiglia Weasley era davvero troppo numerosa e vicina a Potter per non rimanere minimamente colpita, ma cacchio, proprio un gemello? C'era lì Percy! Faceva molto più eroe morire dopo aver finalmente ritrovato la retta via, no? Va beh, sto divagando decisamente troppo! Spero di trovare una tua recensione anche a questo capitolo, e grazie davvero tanto.


Edit 27.01.2010: ho visto ora che in Tempesta d'Amore c'è stata una scena in cui uno dei personaggi doveva indovinare il fiore preferito di un'altra. Ci tengo a precisare che il riferimento è assolutamente casuale, nel caso aveste visto anche voi l'episodio, in quanto per l'appunto è andato in onda oggi e non l'avevo visto. Eheh, i casi della vita! :p
   
 
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