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Autore: DeaEris    16/01/2010    7 recensioni
Una raccolta sui Guerrieri d'oro! Sul mio modo personale di vedere i dodici eroi e la loro evoluzione nella storia, ovviamente è un mio modo personale di vedere i Dodici Eroi! A cominciare dallo splendido Aphrodite di Pisces, dal suo modo di vedere sè stesso ed il mondo. Al momento il raiting è verde, ma forse potrebbe aumentare..ancora non lo so!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao A tutti!
Ho deciso di scrivere questa raccolta su come vedo io ogni Saint e l'evoluzione che hanno avuto nella storia!
Ho cominciato da uno dei miei personaggi preferiti, il bellissimo Aphrodite..l'ultimo guerriero nella Scalinata, ma senza alcun dubbio uno tra i più complessi!


Aphrodite era uno dei Guerrieri al servizio di Athena.
Questa era la mera facciata.
Come il velo di Maya ogni illusione era pronta a scivolare ed abbandonare in favore della realtà.
Aphrodite era il guerriero che combatteva unicamente per il suo desiderio personale.
Era il guerriero della bellezza e per essa combatteva.
Svedese di nazionalità, divino per corpo.
Sue armi eran le rose: bianche, rosse e nere.
Sua arma era la seduzione, la furbizia.
L'ambizione e la cupidigia eran sue caratteristiche, insieme alla bellezza ed ambiguità.
Capelli di seta e del color del Sole eran lunghi, perfetti nella sua forma e nella loro squisita morbidezza, boccoli lucenti e brillanti.
Occhi cerulei eran sempre illuminati da una luce di pura ed innocente malizia, gemme pure e preziose contornate da lunghie ciglia nere, mentre il giovane sorrideva illuminando il bel viso di un sorriso carico di promesse lascive.
Le labbra eran carnose, ricoperte da uno strato di fine burro di cacao per idratalarle.
La pelle era candida, come porcellana della più alta qualità.
Le dita eran deliziosamente affusolate e sottili.
Tutto in Aphrodite non ricordava un guerriero, eppure egli lo era.
Guerriero di insospettata virtù e forza.
La bellezza era forza.
La forza era bellezza.
Aphrodite era come la Luna: mostrava sempre una sola faccia, quella più luminosa, ma questo lato aveva come unico scopo di celare quello oscuro.
L'oscurità accompagnava lo splendido guerriero dai colori angelici.
Angelo dalle Oscure ali era Aphrodite, mentre rigirava una rosa cremisi tra le dita candide ed affusolate.
Lo specchio che era nelle sue camere private ricambiò lo sguardo dell'angelico combattente, mentre egli sorrideva soddisfatto di quella squisita immagine.
Era colui che più sembrava una rosa indifesa tra i Gold Saint, ma ogni rosa bellissima possedeva spine accuminate e pronte a difendere la squisita corolla di petali vellutati e profumati.
La rosa di splendida forma venne portata alle labbra rosa e tenuta tra loro, senza neppure pungersi, come se la sicurezza con cui si prendeva cura delle rose gli impedisse di venir intaccato dalle spline.
Era ovvio.
Le rose stesse riconoscevano la bellezza del loro custode e non la scalfivano.
Sangue scarlatto poteva uscire dalla ferita leggera, ma niente poteva ferire il guerriero dalla bellezza di un angelo.
Niente offuscava per neppure un istante quel corpo splendido.
Il passo sicuro, la voce armoniosa sicura delle sue credenze, la perfezione e la grazia dei movimenti, certi della loro forza e bellezza, l'orgoglio che distendeva le sue trame sul giovane, annullava i sensi del giovane, rendendolo in ogni modo riprovevole e d'aspetto quasi demoniaco.
Un aspetto, l'unico aspetto in lui, che andava in ogni modo celato.
Niente in lui doveva essere simile ad incubo.
Lui che del principe delle fiabe portava il fiero e nobile aspetto.
L'innocenza del viso doveva in ogni modo celare l'infinito, l'oscura voragine che era quell'orgoglio, quell'aspetto sgradevole che era in verità il suo crudele carattere.
Nulla doveva rovinare quel piacere, quella bellezza da sogno idilliaco.
Aphrodite era splendido angelo cremisi come una Royal Demon Rose, rosso per il sangue dei nemici che aveva ucciso.
Royal Demon Rose era la rosa che più lo rappresentava, perchè la sua stessa essenza era di demone rosso, cremisi per la lussuria e la malizia che il suo stesso corpo irradiava come tiepida luce, avvicinando chiunque alla sua roca fiamma.
Egli era pura perfezione.
Non poteva sbagliare, gli errori non sono per la mera bellezza.
L'orgoglio della sua forza che riluceva come stella divina era per Aphrodite causa di immenso vanto.
Il sangue che sgorgava dai cuori dei nemici, su cui splendeva la rosa bianca, diventava un trofeo alla sua potenza, come le teste per il Gold del Cancro.
Egli era forza e bellezza.
Egli solo poteva essere forza e perfezione.
Nessuno lo eguagliava, mai.
Nessuno poteva ardire a parlare, a contraddirlo, a rivolgersi a lui senza il suo permesso.
Tutti eran uomini..solo e semplici uomini, lui brillava di luce purissima per la sua splendida perfezione e bellezza.
Il Mondo era pieno di bruttura ed Aphrodite rivolgeva ad esso una breve occhiata di puro disgusto, per poi continuare a fissarlo senza curarsi della misera sofferenza di gente che soffriva.
La sofferenza era spiacevole e nulla doveva intaccare quella sua perfezione.
La maschera di innocenza e purezza che indossava non poteva essere incrinata e non doveva neppure in alcun modo essere distrutta dalla lordura del Mondo.
Il combattimento era solo e soltanto l'occasione in cui la bellezza e la grazie doveva risplendere, non vi era terreno a lui poco congeniale, ogni luogo poteva rapire il suo sguardo per la bellezza.
Il combattimento era piacere, piacere derivato dal bello.
Solo il bello poteva corrodere l'animo e lui si premurava che i nemici capissero quanto sublime potesse essere la morte, donata a loro con la dolcezza di un soave profumo.
Il profumo della regina dei fiori, giusto fiore per il re della divina superbia.
Non vi era modesta in Aphrodite, perchè mai avrebbe dovuto esservi?
Lui era semplicemente consapevole della sua perfezione.
Non vi era neppure imbarazzo nel giovane dal sorriso angelico, non ve n'era bisogno.
Niente poteva spaventare Aphrodite, perchè la bellezza non ha timore di nulla.
L'orgoglio cieco del bel giovane lo rendeva ancor più nobile e sicuro dei passi da lui compiuti.
Lui era la rosa tra le rose, i morbidi e profumati capelli delicati petali, il corpo quasi modellato nel più candido dei marmi era perfetto gambo, ma le spine eran del carattere.
L'orgoglio, la forza e la dolcezza con cui dispensava morte.
La dolce morte avveniva lenta con lo sparire dei cinque sensi per opera di una squisita rosa cremisi, mentre lui con occhi impassibili e sorriso dolce guardava spirare i nemici della forza, i nemici della bellezza, i nemici del piacere.
Hades:
La consapevolezza dei propri errori nacque con la sconfitta ad opera di un tenero bambino angelo dalle candide ali.
La morte orribile e nera avvolse il bellissimo guerriero, accecando i suoi sensi per due anni.
La vita dolce e remota riprese a scorrere nelle sue vene insieme al suo sangue scarlatto.
Giurò nuovamente fedeltà ad un essere malvagio, ma stavolta non voleva seguirlo fino in fondo.
Il suo unico desiderio era redimere i propri errori ed il suo passato.
Era correggere la vanità che per anni aveva mosso le sue azioni, anzichè la divina Giustizia.
Voleva cambiare, ma non potè.
Venne sconfitto nuovamente, mentre provava a rimediare al suo egoismo, a quella presunzione di poter combattere da solo.
Non avrebbe più commesso gli stessi errori.
Ora tutto era splendido, le sue rose letali avrebbero combattuto per alto ideale, ma non potè dimostrare niente.
La morte lo colse nuovamente in un lampo di luce improvviso.
Aveva cercato di fare la differenza, ma nuovamente non era stato compreso.
Tornato in Hades, aveva cercato di parlare con Hades, di attaccarlo e proteggere quel modo pieno di bellezza, che lui avrebbe dovuto proteggere in vita,
ma che non aveva mai difeso, troppo preso da curare la sua divina persona.
Era per la prima volta umano, mentre correva via dall'abbraccio letale della Viverna.
Era per la prima volta umano, mentre piangeva ed implorava un'ora di vita apparente, ma venne buttato come fiore spezzato nella Bocca di Hades.
Morì.
Morì da morto, senza aver neppure potuto dimostrare di aver compreso, di non essere più cieco, di non pensare solo a sè stesso, di essere in grado di amare e non solo il suo splendido viso ed il suo corpo da angelo.
Nessuno, però, poteva vedere dietro ciò che lui era sempre stato.
Lui non aveva forse sofferto abbastanza.
La perfezione non dev'essere intaccata dal dolore, ma non mentre cadeva in una voragine oscura con il terrore ancora luminoso negli occhi cerulei.
Era cambiato.
Tutto era mutato.
La sua bellezza non aveva risentito di quel cambiamento, anzi quasi brillava di purezza.
Fu così che tornò.
Tornò per un istante per portare luce, lui che da sempre era luminoso come un Dio per la sua sola bellezza.
Parole di dolce convinzione e di semplice incitamento per il medesimo guerriero che lo aveva battuto, rovinando la sua bellezza.
*Grande forza è la tua, così in Grecia ed ora, Shun.*
Disse al giovane, mentre sorrideva.
Era pronto all'estremo sacrificio.
Per la prima volta sarebbe stato dalla parte della giustizia.
Per la prima volta avrebbe combattuto per un alto ideale, per qualcuno e non per sè stesso e per la bellezza.
Doveva combattere per Athena, per la pace, l'amore e la giustizia, così come tutti i Gold suoi amici.
Si poteva spegnere in una luce intensa con un sorriso dolce e delicato ad ingentilire il bellissimo viso, che rendeva la sua splendida figura ancor più bella.
Per una volta, l'ultima sarebbe stato uguale all'angelo che da sempre era.
Un angelo sul volto e nel cuore.
La prima ed ultima volta Aphrodite avrebbe avuto ali candide come Bloody Rose, anzichè nere, come Piranha Rose.
Lui finalmente aveva compreso: la sua vita era per la giustizia, ideale di pura perfezione, ideale che rendeva ancora più bello il suo spirito ed il suo corpo.
Era pronto.
L'istante successivo era circondato da luce, ma non aveva timore.
La morte non lo spaventava, perchè niente può spegnere la bellezza.
La vera bellezza continuava a risplendere e continuerà, anche senza il suo Re.
Le rose non più invidiose sarebbero fiorite ancora, ma la rosa più bella non avrebbe più avuto occasione per fiorire splendida.
Era la fine.
Una fine serena.
Una fine splendida, proprio come desiderava.
Tutto in Aphrodite doveva essere splendido, anche la fine ultima.
Sarebbe morto per la prima volta per Athena, per l'amore e non per la bellezza.
Giustizia è forza, Giustizia è Bellezza.

Note dell'Autrice:
Spero che questa storia vi sia piaciuta.
A me personalmente Aphrodite piace molto e l'idea di scrivere come lo vedo per far vedere come lui non è uno squallido bambolotto nelle mani di altri personaggi.
Spero che si capisca tutto l'orgoglio, la caparbietà, la mera vanità di questo personaggio.
Sicuramente Aphrodite non è un personaggio semplice da descrivere, lui possiede la grazia di un angelo, mista alla crudeltà di un demonio!
  
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