Da quando ti ho incontrato
Buonasera
Genteee!! xD Come va??? Mi
scuso per il ritardo ma non ho avuto proprio idee con questa fanfic ç_ç e poi sono stata impegnatissima
a recuperare le materie insufficienti.. Non vi dico che casinoooo
xD Vabbeh, posso riuscirci .-. Mi manca solo storia, fisica, diritto e chimica
.-. Maaaaa andiamo ai soliti ringraziamenti:
Devil96: Eh sì GeMMella ù.ù
la Bimba si chiama come te U.U
Ti amo <3
SkyIsSoBlue2: Soreee xD Ehhhhmmm
U_U Mi son scordata ciò che
dovevo dirti .-.
Tokia483: *-* Grazie per aver recensito lo scorso capitolo!! *-*
Giulia: *-* Thankssss :P
Capitolo 19
*3 mesi dopo*
“Tooooom!!! I pannolini di
Martì dove sono????”
Mentre aspetto Tom che spunti con i pannolini, gioco con la bambina. Sono
proprio stupida a volte, però mi piace vederla ridere. Le faccio il solletico e
le do un bacio sul pancino bianco. Tom compare dietro di me con i pannolini, li
posa sul fasciatoio e rimane a guardarla con la bocca aperta. Mi giro verso di
lui e gli do un bacio sulle labbra. Si stacca e ride. Quasi non ci credo, il
mio sogno si è realizzato… Finalmente posso stare con lui senza sotterfugi e
tradimenti. Tolgo il pannolino a Martina e le lavo il culetto. L’acqua, forse
troppo calda, la fa piangere. Tom le mette il ciuccio e la fa tranquillizzare. L’asciugo e la poggio di nuovo sul fasciatoio.
“Tom, mettiglielo tu il pannolino, vediamo cosa
combini…”
Tom alza un sopracciglio e glielo cambia. La riveste e la prende in braccio. E
pensare che è ancora così piccola… Ricordo ancora le
parole di Tom, quella sera in cui gli dissi che la bimba era di Bill. Se ci ripenso mi vien da star male. Chissà come sarebbe stato con
Bill, ora. Chissà se lo avrei amato. Chissà se mi penserà ancora… Ha quasi tre
mesi che di lui non ho più notizie. Lui e suo fratello
hanno litigato e nemmeno si parlano. Tutto per colpa mia. Infondo Bill mi
manca, mi manca così tanto…
Guardo Tom, la bambina si perde fra le sue braccia. Sorrido e faccio finta di
nulla, cerco di scacciare i pensieri che mi rovinano la giornata. Tiro la testa
all’indietro. Ma… se io… Dio, che idea!
“Io sto uscendo, stacci tu con la bambina!”
Mi vesto in fretta e furia ed esco prendendo la borsa. Il cuore in gola e l’agitazione
mi rendono difficile anche guidare. Alzo la radio, gli Escape
the Fate cantano “Something”. Bella canzone. È strano,
a Tom non sono mai piaciuti eppure c’è il loro cd nella sua autoradio. Mah…
Accelero di poco. Svolto la seconda a destra e dopo 20 metri circa c’è la mia
vecchia “dimora”. Posteggio un po’ più avanti e cammino a passi incerti verso
il cancello nero. Niente sembra cambiato da quel giorno. Sembra quasi che tutto
fosse rimasto in stand-by per aspettare il mio ritorno. Suono al terzo campanello.
“Chi è?”
Quella voce… Mi viene una fitta al cuore.
“P…Posta!”
Mi apre. Spingo il cancello di ferro ed entro nel cortiletto sempre curato. L’odore
della terra bagnata mi fa rivivere alcuni ricordi. Le immagini si accavallano
nella mia testa. Cammino a passi lenti, credo di non farcela. Sono ancora in
tempo per girare e andarmene, potrei pure farlo. No, ho
preso un impegno con me stessa e ora lo rispetto. Ce la devo fare! Ce la devo
fare! Ce la devo fare! Devo riuscirci. Cerco di convincermi, ma è inutile. Salgo
le scale della villetta piano piano. Sento i piedi pesanti. Ogni passo diventa
sempre più stentato. Guardo in direzione della porta chiusa. Mi faccio coraggio
e salgo gli ultimi due scalini. Mi avvicino e busso. La porta si spalanca
davanti a me. Incrocio il suo sguardo e abbasso la testa. Sento gli occhi
bruciare. Non devo piangere davanti a lui. No, non devo.
“Cosa vuoi ancora?”
La voce non mi esce dalle labbra. Ci sono troppe parole che vorrei dire,
sembrano che si accavallano nella mia gola, impendendomi di parlare. Cerco di
sistemare le idee, ma è inutile. Ha ragione lui, cosa ci faccio qui? La mia
visita è inutile, potevo pure evitarmela. Potevo evitarmi questa
umiliazione. Mi giro e inizio a scendere le scale esterne. Le sue braccia mi
prendono per la vita e mi fermano. Mi tirano verso di lui, guardo in basso. Non
alzo la testa. Sento le lacrime correre sfacciate sul mio viso, macchiandolo di
trucco.
“Le lacrime non stanno bene sul tuo viso d’angelo…”
Mi gira verso di lui e mi stringe sul suo petto nudo. Mi ero dimenticata il suo
odore. È bello essere stretta da lui. Chiudo gli occhi, cercando di non fare
scendere più lacrime. Lo sento sorridere. Mi fa
entrare a casa sua. Non è cambiato nulla pure lì. La casa è rimasta uguale,
solo che è molto disordinata. Sorrido. Le mani di Bill alzano il vestito e me
lo sfilano. Le sue labbra mi baciano con foga. Gli sfilo la maglietta e
continuo a baciarlo. Le sue labbra sono morbide, mi piacciono. I suoi baci
scendono fino al mio collo, mentre le sue mani mi slacciano il reggiseno. Lo fermo.
“Bill, secondo te è giusto quello che stiamo facendo?”