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Autore: eleanor89    19/01/2010    7 recensioni
Raccolta dedicata a speranzosi disillusi.
Cap I: Tu li guardi, e sai già che il blocco da disegno anche oggi resterà bianco.
Cap II: «Non è che “non mi interessa essere il tuo fidanzato”,» precisò Sasuke, e Sakura si immobilizzò, sgranando gli occhi per la sorpresa, «E' che tu non mi interessi proprio come essere umano.»
Secondo capitolo vincitore del contest di su_ni "La legge di Murphy".
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Quello che ci sperava tantissimo, quella che ci sperava troppo, quello che non ci sperava davvero.



Quando Naruto aprì gli occhi, il suo primo pensiero fu dove mangiare il ramen per colazione.
Aveva ben chiaro che la sua cucina era esclusa dalle opzioni: da quando qualcosa sotto il lavandino si era rotto e del liquido scuro non identificato aveva cominciato a colare sul pavimento, inondando tra l'altro i resti dei precedenti pasti, ogni volta che sostava troppo tempo in quell'area veniva colto da capogiri.
Con un sorriso, il primo della giornata, decise che avrebbe ancora una volta approfittato della disponibilità di un caro amico, e gettò via le coperte con un calcio. Si sciacquò il viso, si cambiò decretando di non avere bisogno di una doccia, passò accanto al calendario e soltanto allora si accorse della data segnata in rosso. Meno due giorni al Tanabata.
Senza troppi dubbi, pensò che l'unica cosa che voleva, al momento, era che le cose non cambiassero.
Gli piaceva tutto così com'era, né più né meno.
Anche se Sasuke e Sakura cominciavano a trascorrere più tempo insieme, e questo lo infastidiva in modo curioso: li sentiva entrambi come suoi, ma separatamente. Era un istinto strano, che aveva deciso di catalogare come paura di quello che sarebbe potuto accadere se i due si fossero finalmente decisi a stare assieme, e lui si fosse ritrovato come terzo incomodo
Non poteva e non voleva intromettersi, ma dovendo esprimere un desiderio, avrebbe chiesto che tutto restasse com'era.
E, a dover essere sincero, ci sperava davvero tantissimo.

Quando Sakura aprì gli occhi, il suo primo pensiero fu quale desiderio esprimere quella sera, quando con gli altri avrebbe appeso il suo tanzaku in attesa del Tanabata.
Non erano più bambini, ma Naruto aveva talmente insistito adducendo come motivazione “è la prima volta che lo faccio e il team sette è finalmente riunito”, con una luce di cieca determinazione negli occhi azzurri neanche fosse qualcosa di scontato e impossibile da cambiare, che Sakura aveva accettato e Sasuke aveva evitato di ucciderlo sul posto, tra le risate degli altri.
Ora il ninja medico era indeciso tra due desideri: il primo si traduceva nel “non restare mai più indietro”, frase a cui era attaccata in modo morboso e riferita alla tendenza dei suoi due compagni di dimenticarsi di lei e combattere le loro battaglie fianco a fianco; ciò era anche la causa dei suoi incessanti allenamenti di quei giorni, in vista della missione che, di sicuro, avrebbero affidato al team a breve. Il secondo desiderio era un più elementare “Sasuke-kun”, e che comprendeva il suo voler essere non solo moglie dell'Uchiha, ma anche felice e possibilmente trattata come una principessa.
Questo dubbio di vitale importanza riuscì a farle dimenticare la colazione, ma un'unica certezza le diede le forze di reggere all'allenamento pur avendo mangiato l'ultima volta il giorno prima a pranzo: qualunque fosse stato il suo desiderio, avrebbe dovuto impegnarsi per ottenerlo.
E per quei due desideri in particolare avrebbe dato l'anima.

Quando Sasuke aprì gli occhi, il suo primo pensiero fu che un'altra giornata inutile lo attendeva ancora, e li richiuse nel tentativo di morire.
Quando li riaprì, qualche secondo dopo, rinunciò all'idea del coma, per quanto allettante fosse, e si trascinò sino al bagno per una doccia. Non avendo troppo da fare, visto che quei bastardi della Foglia non gli avevano ancora permesso di andare in missione, optò invece per un comodo bagno, e restò a mollo per mezzora, aggiungendo acqua calda di tanto in tanto.
Si ricordò di che giorno fosse quando, guardando alla finestra, scorse dei mocciosi che in quel momento sarebbero dovuti essere all'accademia.
Per quanto lo riguardava, l'unico desiderio che avrebbe voluto esprimere era quello di essere lasciato in pace. Si stava anche impegnando in merito, evitando di aprire bocca per commenti spassionati sull'idiozia che lo circondava, a meno che non fosse interpellato, limitandosi a insultare Naruto di tanto in tanto e dando la giusta attenzione a Sakura: cioè non ignorandola quel tanto che bastava perché lei non si lamentasse.
Arrivato in cucina vide una ciotola di ramen abbandonata sul tavolo, di sicuro non sua, accompagnata da resti vari rovesciati in giro e un foglietto con su scritto: “L'Eroe di Konoha ti ringrazia, teme”.
Ecco, appunto.
E, inutile anche dirlo, che il suo desiderio si realizzasse non era qualcosa in cui sperava più di tanto.


Il pugno di Sasuke raggiunse Naruto sulla testa, facendogli sbattere il mento contro il tavolo.
«Mangia a casa tua, dobe.»
«Tutte le case di Konoha sono casa mia.» ribatté Naruto sfacciato, provando a colpirlo senza reale intenzione con un pugno che l'altro evitò facilmente.
«Sakura, i tuoi compagni si azzuffano!» avvertì Ino ilare, squadrando da capo a piedi Sasuke e sorridendo poi saputa, «Ehi, Sasuke-kun, stai d'incanto così.» civettò, riferendosi al kimono blu con lo stemma del suo clan che indossava sopra dei pantaloni scuri.
Lui non replicò nulla, ben consapevole che fosse vero, come sempre del resto, mentre Naruto lo fissava con una smorfia di disgusto e Shikamaru si schiariva la gola. La Yamanaka scoppiò a ridere, buttandosi sulle spalle di quest'ultimo e schioccandogli un bacio sulla guancia.
«Mi fai cadere...» si lamentò poco convinto il ragazzo.
«Ma che carini.» commentò Sakura beffarda, dando un colpetto leggero alla nuca dell'amica e poi portandosi le mani ai fianchi, «Voi due, state a tre metri di distanza.» ordinò, rivolta ai compagni di squadra.
«Fosse possibile...» borbottò Sasuke.
«A me va benissimo, eh! Sei tu che ti sei avvicinato!» puntualizzò Naruto, offeso.
«Basta.» ripeté Sakura. «Naruto, non volevi appendere qualcosa?»
E Naruto sorrise di nuovo, raggiante, tanto che Sasuke sbuffò e Sakura parve quasi commossa da tutta quell'eccitazione.
«Teme, vieni anche tu?»
«Mi hai preso per una ragazzina?» ribatté altezzoso quest'ultimo. Naruto rispose con una linguaccia, che gli strappò un: «Maturo, molto maturo...» stizzito, e poi corse all'albero.
Il dramma avvenne in modo piuttosto prevedibile: Sasuke era scomparso da qualche minuto e Sakura, Ino, Lee e pochi altri stavano mangiando i dolci preparati dalla madre di Choji. Naruto, in compagnia di Kiba, aveva alzato leggermente il gomito, inquietato da quello che per lui era un flirtare continuo tra Sakura e Sasuke, anche se per gli altri era normale battibecco a senso unico, e si stava avvicinando con insolita lentezza.
«Scommetto che hai desiderato qualcosa che comprende il nome di uno dei tuoi compagni di squadra, così, uno a caso.» insinuò Ino maliziosa, e Sakura arrossì.
«Ma insomma! Saranno fatti miei!» protestò la ragazza, incrociando le braccia.
«Sì, Sakura-chan, dillo che hai scritto il mio nome.» scherzò Naruto, portandosi una mano al petto. Tutti risero, e Sakura annuì gravemente, anche lei non del tutto sobria.
«Mi hai scoperta. Del resto sanno tutti quanto ci amiamo.»
«Ehi, una dichiarazione me l'hai fatta!» le ricordò Naruto, poggiando una mano sulla spalla di Shikamaru per sostenersi. Ciò risvegliò l'attenzione di Kiba.
«Cosa cosa?» fece il ragazzo, avvicinandosi velocemente per ascoltare.
«Guarda com'è ubriaco...» commentò Tenten, ridacchiando.
«Ma sì, c'eri anche tu!» specificò Naruto.
«C'ero anche io, ricordi?» lo aiutò Lee, «Quando Sakura-san si era dichiarata per finta...»
«Per finta.» ripeté Naruto in tono di rimprovero, facendola arrossire maggiormente.
Kiba si batté una mano sulla fronte: «Sì, quando voleva convincerti a lasciar perdere la promessa di riportare Sasuke indietro! E tu l'hai respinta! Oltretutto pensa se fosse stata una vera dichiarazione, sarebbe stato...»
Nessuno seppe mai cosa sarebbe stato, perché Kiba colse chiaramente Sakura e Ino sbiancare e voltò lo sguardo all'istante verso il punto che fissavano con orrore, ammutolendo. Naruto, per quanto fosse abbastanza alticcio da rivangare un simile momento, era anche sufficientemente sobrio da comprendere cosa stesse accadendo senza bisogno di voltarsi a sua volta.
Sasuke stava guardando Sakura dritto negli occhi, con tanto disprezzo che la kunoichi arrossì furiosamente, chinando per un istante il capo. Quando rialzò il viso, l'espressione di Sasuke era diventata gelida indifferenza.
«Ah, no, è che...» annaspò Ino, cercando di venire in soccorso dell'amica.
«Non mi interessa.» tagliò corto Sasuke, in tono perfettamente neutro, prima di voltarsi per andare via.
«Dove vai allora?» domandò Naruto, che lo osservava dal riflesso sul suo bicchiere.
«Devo chiederti il permesso per andarmene a dormire, adesso?» sbottò l'Uchiha, contrariato.
«Ti accompagno.» decise l'altro, alzandosi in piedi.
«No, non mi sembra il caso.» provò a bloccarlo Shikamaru, prontamente ignorato. Sakura si alzò a sua volta, con aria determinata: «Vengo anche io.»
«Bene.» sussurrò Kiba di modo che soltanto gli amici lo sentissero, «Domani dovremo andare di nuovo a recuperare un membro del team sette fuggito.»
«Magari non scappa nessuno, ma per me li fa neri.» replicò Ino. Choji scosse la testa:
«Chi?» domandò.
«Uno qualunque agli altri due.» spiegò la ragazza, con sicurezza.
E infatti i tre arrivarono sino a casa di Sasuke in perfetto silenzio, col disagio palpabile tra loro, e infine Naruto, incapace di restare ancora muto, azzardò un: «Per quella vecchia storia...»
Sasuke sembrava non aspettare altro: «Parliamoci chiaro: non me ne importa nulla. Chiudiamo qui il discorso.»
«Sì, per questo non sei gelido.» fece presente Sakura, sarcastica, cercando di nascondere quanto Sasuke nonostante tutto la intimidisse ancora tanto.
«Lo sono sempre. Mi ha forse stupito il fatto che tu mi avessi pugnalato alle spalle, ma evidentemente persino io ogni tanto pecco di eccessiva fiducia.»
«Ma che faccia da cazzo!» esplose Naruto, pronto alla rissa dopo le sue parole.
«Non ce l'ho con te.» puntualizzò Sasuke, bloccando il suo prevedibile momento di ira. L'Uzumaki boccheggiò, con un pugno già alzato a mezz'aria, e guardò prima l'uno e poi l'altra, perplesso.
«No?»
«No. Non intrometterti sempre.» spiegò Sasuke in tono quasi calmo, mentre Sakura alzava gli occhi al cielo.
«E ti pareva che non ce l'avesse solo con me...» borbottò la kunoichi.
«Sei tu che mi cerchi di continuo.» le rinfacciò Sasuke, «Io vorrei soltanto essere lasciato perdere. Da entrambi.» ricordò loro, con un'occhiataccia a Naruto, «Ma voi non volete sentire da quell'orecchio. Perlomeno ora so chi ha sempre mantenuto questo atteggiamento, e chi invece va dove lo porta il vento. Ma come ho già detto non mi interessa particolarmente, trovo solo che sia più fastidioso non essere lasciato in pace da chi in passato se n'è sbattuto, che non dagli altri.» terminò, malcelando la luce furiosa nel suo sguardo e dando loro ancora una volta le spalle per entrare in casa.
Sakura, annichilita, non ebbe neppure il coraggio di ribattere con tutti gli improperi e le accuse che le erano saliti alla mente, e Naruto, dal canto suo, si poggiò con la schiena contro il muro.
«Credo che vomiterò, stanotte.» annunciò, nauseato. Sakura a malapena lo guardò, decidendo di tornarsene a casa propria a tentare di calmarsi, prima di seguire Sasuke di corsa e colpirlo.
«Sakura-chan!» tentò di fermarla Naruto, tornando lucido nel momento in cui la vide in faccia, con quell'espressione che fu un calcio nello stomaco.
«Non ce l'ha con te, non hai sentito? Tu non te ne sei sbattuto, al contrario di me, quindi non interferire.» sbottò lei, avviandosi. Lo stomaco di Naruto si chiuse, cancellando persino la fastidiosa nausea, a favore di un senso di vuoto ben peggiore.
«Ma lo sai che non lo pensa!» provò a ribattere Naruto, non troppo convinto e senza ottenere risposta. La guardò allontanarsi con una stretta al cuore, poi valutò l'idea di sfondare la porta di casa dell'amico e prenderlo a calci fino a farlo rinsavire, ma finì col restare immobile a guardarne il muro.
Sasuke era offeso ma soprattutto, probabilmente, era geloso. E lui non sapeva bene come collocarsi in tutta questa storia, già che persino l'Uchiha l'aveva escluso dalla sua rabbia.
Decise di prendere la via da cui era arrivato e di tentare di affogare i pensieri nell'alcol, come aveva cominciato a fare con Kiba qualche ora prima, dicendosi che ci avrebbero pensato loro due nei giorni a venire, o in caso contrario lui, ma soltanto come ultima spiaggia. Si era scocciato di fare da balia ai loro battibecchi amorosi.
Sakura invece, sola coi propri sconnessi pensieri, riuscì ad arrivare giusto sino a casa propria senza crollare. Fu la grande specchiera accanto al letto a tradirla, mostrandole il bellissimo kimono indossato per festeggiare con gli altri, nella speranza che persino Sasuke potesse vederla più donna con quell'abito indosso. Ripensò a ciò che aveva immaginato per quella serata e per la sua conclusione, e si abbandonò in lacrime contro il letto, affondando la testa nel cuscino.
Naruto, scolando una bottiglia di saké sotto lo sguardo preoccupato degli amici, pensò che fosse già inevitabilmente cambiato tutto, e che di lì in poi sarebbe stato sempre peggio.


Kakashi, abbastanza perplesso, dedicò un'altra occhiata fugace al suo team. Tutti e tre erano pallidi, e Sasuke non era una novità in ciò, ma avevano anche delle vistose occhiaie; Sakura sfoggiava gli occhi arrossati di chi ha pianto troppo, Naruto dei capelli più inguardabili del solito e la giacca allacciata a casaccio e Sasuke uno sguardo spaventoso. Per di più era chiaro che non avessero chiuso occhio anche per via del loro grado di concentrazione pari a zero, tanto che dovette ripetere loro in cosa consistesse la missione urgente che gli era stata affidata.
I primi quattro giorni di missione Sasuke li passò in totale silenzio, mentre Naruto ogni tanto riusciva a coinvolgere Sakura in qualche breve discussione che moriva sul nascere, e si limitava a sospirare all'indirizzo dell'Uchiha. Fosse stato per lui sarebbero potuti tornare indietro di una settimana, e non si sarebbe più lamentato del rapporto stretto che si stava creando tra gli altri due. Anzi, avrebbe bruciato l'alcol e benedetto la coppia da sobrio, cancellando dai ricordi quella malaugurata falsa dichiarazione d'amore.
Fu dopo aver recuperato il rotolo che cercavano, al quinto giorno, nonché primo del viaggio di ritorno a Konoha, che Sakura, gonfia di indignazione, non riuscì più a trattenersi.
«Sasuke, posso parlarti?» accennò a mezza voce, accostandosi all'Uchiha. Lui le rivolse un'occhiata di fredda condiscendenza, e sbuffò un: «Le corde vocali sono le tue.» poco convinto.
«Da soli.» specificò Sakura con un ringhio.
Naruto si voltò a guardarli e, dopo aver scambiato un breve sguardo d'intesa con i due jonin di supporto, che si erano rivelati inutili quando la kunoichi aveva deciso di sfogare l'ira repressa contro i nemici, accelerò il passo per distanziarsi dai due. Erano giunti in una piccola radura erbosa, e Sakura frenò di scatto, bloccando anche Sasuke per un braccio.
Gli altri tre proseguirono, decidendo di rallentare per restare a portata d'orecchio, consapevoli di rischiare di essere coinvolti rimanendo troppo vicini ai litiganti.
«Tu... Tu sei impossibile. Detestabile.» cominciò Sakura, riottosa. «Come puoi essere così... così...»
«Mi hai bloccato per insultarmi?» la interruppe Sasuke, con un sopracciglio pericolosamente inarcato.
«Sì! No!» si corresse immediatamente lei, facendo un passo indietro. Si ravviò i capelli con una mano, sfinita, e sospirò: «E' colpa tua. Sinceramente non capisco perché tu te la sia presa tanto per qualcosa che appartiene al passato.»
«Al passato.» ripeté Sasuke a mezza voce, come assaporando le parole, e assottigliando poi lo sguardo, «Al passato?»
Sakura, turbata, non rispose subito, e lui si accigliò maggiormente.
«Perché, dopo averti avuta tra i piedi tutto il tempo, sarebbe quantomeno disturbante sapere che in realtà se fosse stato per te Naruto avrebbe dovuto ammazzarmi e farla finita. Capisco il vostro fantomatico legame fraterno, anzi, romantico, ma a quel punto avresti potuto evitare di-»
«Fermo un secondo.» lo zittì Sakura, sollevando una mano, «Punto primo: io non ti sono stata “tra i piedi”. Io ti ho permesso di non perdere la vista, se non fosse stato per me a quest'ora saresti cieco.»
Sasuke alzò gli occhi al cielo, sarcastico, «Grazie per aver fatto il tuo lavoro di medico, anche se non posso usare lo sharingan e quindi devo salutare l'allenamento di anni, ormai inutilizzabile.»
«Il mio lavoro di medico? Come medico avrei potuto sbattermene una volta curate le tue ferite!» s'innervosì Sakura, e l'Uchiha ghignò gelidamente.
«E avresti dovuto, io sono un imprevisto nei tuoi piani. Ti avrebbe fatto comodo trovarmi già morto, ma dato che così non è stato, per mantenere la tua coscienza pulita hai...»
Fu interrotto ancora, stavolta da uno schiaffo che gli fece voltare il viso, giunto tanto inaspettato da non permettergli di scansarsi. Il ragazzo la fulminò con lo sguardo, muto, ma le sue spalle rigide precipitarono di botto verso il basso nel vederla già con le labbra tremanti e gli occhi lucidi.
«Guarda cosa mi fai fare!» gli urlò contro lei, passandosi una mano sugli occhi, «Sei una persona orribile!»
«Questo lo avevo intuito all'inizio del tuo brillante discorso.» commentò Sasuke, evitando di guardarla.
«E piantala, si può sapere perché te la prendi tanto?» si lamentò esasperata, tornando a fare qualche passo avanti e trovandosi faccia a faccia con lui. «Guardami, Sasu-» si bloccò, incredula. «Ma...» esitò, catturando infine la sua attenzione, «Sei geloso?»
«Tu... sei un'illusa, oltre che stupida.» si rassegnò Sasuke, che mai avrebbe ammesso ciò che per lui era una bestemmia.
Sakura non rispose, riflettendoci seriamente sopra come se non lo avesse sentito.
«E' l'ultima volta che te lo ripeto, mi dà fastidio che tu non mi abbia mollato un secondo da quando sono tornato già di per sé, ma è peggio scoprire che tu eri dalla loro parte.»
«Dalla parte di chi?» domandò lei.
«Lo sai.» replicò lui malevolo, con un gesto vago della mano a indicare oltre lei.
«Se stai insinuando che io la pensi come il resto del villaggio, lo schiaffo era meritato.»
«E con questo io me ne vado. E' ridicolo sprecare tempo qui.»
Lei capì che avrebbe potuto continuare con quell'atteggiamento anche per sempre, a causa del suo orgoglio. E sempre seguendo il filo dei suoi pensieri, trovò che con tale orgoglio non avrebbe mai potuto ammettere di essere geloso.
Di sicuro, era totalmente diverso dal Sasuke che sperava di trovare accanto a sé, addolcito dall'amore.
Eppure non riuscì ad abbandonare quell'idea, quel sogno, e solo a vederlo far cenno di voltarsi, esclamò: «Così confermi soltanto la mia teoria! Tu sei geloso!»
Ci fu un guizzo sulla linea della sua fronte aggrottata, un segno del fastidio disumano che Sakura sapeva di poter provocare con quelle parole, dette per farlo restare. Ne fu quasi intenerita, a dispetto di tutto, e accennò un sorriso.
«Senti, non importa se tu non hai mai ricambiato i miei sentimenti, ammetto che potrebbe darsi che le parole degli altri... il sentire quel fatto raccontato così, di colpo, possa averti ferito. No, d'accordo, non guardarmi a quel modo, non “ferito”, ma perlomeno “indispettito”. Sembra un tradimento da parte mia, per quanto sia buffo che proprio tu possa pensare una cosa simile.», ora Sasuke sembrava sul punto di sputar veleno, ma Sakura continuò a precedere le sue obiezioni, «Anche a livello di compagno di squadra o di amico, ammetto che potesse essere... sgradevole. Quindi vorrei che tu mi lasciassi spiegare meglio. Anche se non ti interessa essere il mio fidanzato.» buttò lì, sebbene non ci credesse del tutto. Provava a sotterrare l'ascia di guerra, aggrappandosi a quella infantile e forse romantica gelosia nella speranza che ancora i suoi sogni non fossero da buttare.
«Non è che “non mi interessa essere il tuo fidanzato”,» precisò Sasuke, e Sakura si immobilizzò, sgranando gli occhi per la sorpresa, «E' che tu non mi interessi proprio come essere umano.» terminò, con voce piatta.
La ragazza fece un passo indietro, stringendo i pugni.
«Bugiardo. Sei un...» cominciò, per poi fermarsi a guardarlo e rendersi davvero finalmente conto che non importava davvero, e che per quanto ci avesse provato, Sasuke non sarebbe mai stato quello che lei avrebbe voluto. Non le avrebbe sorriso gentile, non le avrebbe fatto alcuna dichiarazione, non l'avrebbe fatta sentire speciale mostrandole un lato romantico che non sembrava avere, né null'altro. Sasuke era come si mostrava, non nascondeva nessun atteggiamento tenero, non era proprio in grado di comportarsi come un normale fidanzato dopo tutto quello che aveva passato, e probabilmente non ne sarebbe mai stato capace.
«Che?» la incalzò Sasuke, sarcastico, nascondendo la sorpresa nel vederla tornare così silenziosa, mentre fissava con concentrazione un punto indefinito alla sua destra. «Se hai finito con gli insulti a caso, io andrei.»
Sakura si inumidì le labbra con la lingua, batté le ciglia un paio di volte di troppo, poi sollevò di scatto il capo e con lentezza disse: «Vai bene così.»
Fu il turno di Sasuke di assottigliare lo sguardo, tentando invano di comprendere cosa le passasse per la testa.
«Sai... stronzo e tutto il resto. In fondo vai bene così. Molto in fondo, ma vai bene così.» dichiarò, senza ulteriori chiarimenti, annuendo poi per confermare la propria sentenza.
Sasuke non sarebbe mai stato il fidanzato perfetto? Bene, lei avrebbe smesso di sperare nel fidanzato perfetto. Le bastava desiderare con tutta se stessa di avere lui, così com'era.
«Tu e Naruto vi allenate per diventare sempre più idioti, o è tutto naturale?» sbottò Sasuke, per poi aggiungere a mezza voce, canzonatorio: «Tra una dichiarazione e l'altra, ovvio.»
Sakura batté un piede a terra per via dei nervi che tornavano a fior di pelle, arrossendo poi per il gesto infantile, «E ancora! Non ho mai amato Naruto! Vedi che la mia spiegazione serviva anche se non mi lasci mai parlare? Era un tentativo di salvargli la vita, e non dire che non ti importa nulla del fatto che io mi sia dichiarata, o non lo tireresti fuori di continuo!» lo accusò, spingendogli un braccio con la mano nella foga.
«E vedi di non allargarti.» sibilò Sasuke. «O pensi che ti lascerò prendermi a schiaffi di nuovo?»
«Io mi allargo quanto mi pare!» fu l'istintiva replica di Sakura, che arrossì per il senso di colpa, «Se tu non avessi fatto un mare di scelte di merda ora non saremmo in questa situazione! Per carità, non posso dire che tu non fossi in una brutta situazione, ma hai fatto degli errori e ora ci devi convivere! Uno di quelli era cercare di uccidere Naruto, quella volta, al covo di Orochimaru! Non so se saresti andato sino in fondo, ora penso di no, ma quando eravamo ancora in guerra io non potevo saperlo, come diavolo pretendi che potessi lasciar andare Naruto a parlarti senza tentare di fermarlo, sopratutto pensando che lo facesse per mantenere la promessa? Dovevo tentare, dovevo dirgli qualsiasi cosa, e ho mentito! Ma lo sai che ho sempre amato te, persino Naruto lo sapeva e mi ha respinta, dicendomi che stavo mentendo a lui e a me stessa! Io voglio soltanto...» l'accorata spiegazione fu spezzata a metà da Sasuke, che l'afferrò per un braccio e la mandò malamente a sbattere di schiena contro un tronco, mentre il fischio dei kunai lanciati contro di loro la faceva irrigidire, sconvolta all'idea che per via del litigio non si fossero accorti dei nemici. Uno spiedo si conficcò accanto al suo collo e sgranò gli occhi, per poi spostare lo sguardo su Sasuke, che le era barcollato davanti, dopo aver ricevuto una serie di shuriken al posto suo.
Sakura gemette, sorpresa, e udì chiaramente l'urlo di Naruto che arrivava nella radura e assisteva alla scena.
«Sas...» cominciò a chiamarlo, senza fiato.
«Niente. Zitta.» ringhiò lui, portando una mano alla katana, con una mano dimenticata che stringeva la spalla di Sakura per mantenere l'equilibrio mentre si riprendeva dal dolore delle armi conficcate nella schiena. Dietro di lui Naruto già faceva il diavolo a quattro, invocando i loro nomi per sapere le loro condizioni.
Erano passati tre secondi in tutto, ed entrambi non ebbero modo di rendersi conto di quello che accadde dopo, se non col senno di poi: il nemico che aveva lanciato loro le armi si era mosso a velocità sorprendente, ed era arrivato alle loro spalle mentre Sasuke riprendeva l'equilibrio e Sakura si schiariva le idee dopo la botta improvvisa contro l'albero; con un'unica spinta si gettò alle spalle di Sasuke, affondando maggiormente gli shuriken già presenti sulla sua schiena e mandandolo di schianto addosso a Sakura, che, intrappolata, non riuscì neppure più a respirare.
Il nemico strappò via uno shuriken dalla schiena di Sasuke, mentre con l'altra mano gli afferrava i capelli e tirava la testa indietro perché potesse assistere, e sussurrò: «Per Orochimaru-sama.»
Poi, semplicemente, passò la lama per collo di Sakura, mentre l'urlo di Naruto che cercava di raggiungerli diventava un ruggito disumano, e, spingendosi indietro a sua volta, con l'altra mano premette più a fondo lo shuriken che ancora stava piazzato al centro della schiena dell'Uchiha.
Sakura lo guardò incredula, avvertendo la lama incidere la pelle e il fiotto istantaneo di liquido caldo che cadeva sul petto, e pensò con assoluta calma che non solo non avrebbe dovuto mai perdere tempo a sperare in un Sasuke principe azzurro, ma che se non si fosse impegnata tanto per non “restare indietro” nei giorni precedenti, stancandosi troppo con gli allenamenti e anche nel tentativo di mantenere il passo di Naruto e Sasuke, che avevano molto più chakra di lei, forse non sarebbe stata così distratta all'arrivo del nemico.
Quando il nemico estrasse la lama, si rese conto di essere sul punto di morire.
Era rimasta indietro del tutto.


Sasuke sentì mancare le forze alle gambe, e crollò a terra in ginocchio, mentre Sakura cadeva con lui, con un braccio sopra la sua spalla e la bocca semiaperta.
I loro sguardi si incontrarono nuovamente, entrambi terrorizzati, poi la kunoichi rovinò su di lui, esanime, scivolandogli sulla spalla e sbattendo a terra. Sasuke restò per qualche secondo incapace di muoversi, pietrificato, e infine si ritrovò a sbattere la fronte contro il tronco, con le mani sulle radici dell'albero per sostenersi e gli occhi sulle caviglie di Sakura. Una spaventosa e veloce ondata di calore passò accanto a lui, Naruto aveva perso il controllo ma era riuscito per fortuna a sballottare il nemico via di lì senza colpire loro.
Sasuke si fece forza, muovendosi con l'aiuto delle mani per potersi voltare indietro, seguendo con gli occhi la gamba macchiata di sangue, i vestiti che riuscivano a nasconderlo perché di tessuto nero e rosso, e infine lei, con gli occhi spalancati dalla paura, la bocca ancora aperta nel tentativo di respirare o forse parlare. Si spostò verso di lei a tentoni, stringendo i denti per non urlare dal dolore alla schiena, senza riuscire a controllare bene le gambe e domandandosi in che pietose condizioni fosse la sua spina dorsale e se sarebbe riuscito a sopravvivere. Le crollò accanto, affondando un braccio nella pozza di sangue accanto al suo collo, e Sakura lo chiamò senza voce. Aveva le lacrime agli occhi, di nuovo, eppure in quell'inferno riuscì a sorridergli, quasi per incoraggiarlo.
E Sasuke si rese conto che sarebbe morta, morta davvero, come suo fratello, come tutti, e pensò che in qualche modo fosse colpa sua, che l'aveva intrappolata tra sé e l'albero, che si era lasciato distrarre. Lei era sempre stata quella sentimentale, lui avrebbe dovuto mantenere alta la guardia, erano in missione, ed era tutta colpa sua. Un ruggito riempì l'aria, e Sasuke istintivamente chiuse gli occhi, ma li riaprì di scatto per vedere Sakura, che stava lentamente chiudendo i propri.
Si chinò su di lei, d'istinto, poggiando le labbra sulle sue in un fugace bacio leggero, e le iridi verdi si specchiarono nuovamente sulle sue, quasi vittoriose. Fu solo una breve ventata di vita, prima del nulla.
Sasuke distolse immediatamente lo sguardo, cercando Naruto e cominciando a tremare violentemente alla vista del Kyubi che stava tornando a prendere il controllo, esattamente come durante la guerra. L'ultima volta vi aveva perso non solo la possibilità di usare l'abilità innata senza rischiare la cecità, ma anche la salute mentale.
Chiuse gli occhi, e come sempre la prima cosa a balzargli in mente fu il sorriso di Itachi che lo colpiva alla fronte prima di morire, seguito dall'immagine di Sakura che gli urlava il suo amore poco prima, senza aver ottenuto una vera risposta.
Riaprì gli occhi, stavolta rossi.

Quando Sasuke tornò in sé non accennò ad aprire gli occhi, preso da domande quali chi fosse e dove si trovasse. Alla prima si diede risposta quasi subito, poi l'odore di disinfettante e medicinali chiarì più o meno il secondo quesito.
Una mano gli afferrò le dita con delicatezza, leggermente tremante.
«Dai, Sasuke, svegliati...» lo pregò la voce stranamente bassa di Naruto, a metà tra una risatina isterica e un pianto.
Naruto.
Sakura.
Sasuke spalancò gli occhi, ferendosi con la troppa luce ma cercando di mettere a fuoco la stanza e poi il viso entusiasta del dobe.
«Lo sapevo!» gioì il ragazzo, spalancando gli occhi azzurri.
Bastò quell'espressione, quel sorriso e quello sguardo felice, e Sasuke si rilassò di botto, perché se Sakura fosse morta mai, mai Naruto avrebbe potuto comportarsi a quel modo.
La seconda azione di Sasuke fu tentare di ritirare bruscamente le dita ancora prese dalle mano di Naruto, facendogli ricordare che le ferite c'erano ancora. Poco mancò che urlasse di dolore, perché irrigidirsi nel tirar via la mano era stato come ficcarsi un tizzone incandescente al centro della schiena.
«Così impari.» decretò Naruto. «Neanche io fossi infetto.»
L'Uchiha gli regalò uno sguardo particolarmente ostile, evitando di parlare.
«Comunque, prima che arrivi qualcuno e mi passi la voglia... anzi, prima che tu dica una delle tue solite cazzate e mi passi la voglia,» cominciò Naruto, ignorando lo sguardo dell'altro diventare più cupo, «Grazie. Sul serio, eh.»
Sasuke lo fissò confuso, e infine si decise a chiedere: «'rché?» scoprendo che la propria voce era più un rantolo.
«Cosa che? Ah! Per aver salvato Sakura-chan in quel modo, ovviamente!» spiegò Naruto, battendosi una mano contro la gamba. «L'hai spinta contro l'albero, dice Raido-san. Eravamo troppo lontani, siamo stati trattenuti da altri nemici. Quando sono arrivato ho visto soltanto che tu stavi davanti a lei e quel bastardo... Beh, sembrava le avesse tagliato la gola. Per fortuna ha mirato troppo basso e troppo poco profondo, e probabilmente perché c'eri tu in mezzo.»
Sasuke aggrottò la fronte, ripensando a quei momenti e cercando di dar loro una collocazione temporale.
E poi se ne rese conto.
Aveva salvato Sakura a discapito della propria vita, aveva formulato strani pensieri sicuramente dovuti al dolore e al dissanguamento e l'aveva anche baciata. Stupendo. Esattamente il quadretto in cui lui sarebbe dovuto morire per non dover affrontare le conseguenze.
E invece eccolo lì.
Nella merda.
«Ti odio.» comunicò, a titolo informativo.
Naruto fece spallucce: «Anche io, Sasuke. Anche io.»
L'Uchiha si coprì il volto con la mano libera, affondando maggiormente nel cuscino.
«Mi sembrava...» farfugliò, e Naruto si sporse verso di lui con un assordante “Eh?”. L'Uchiha si schiarì la gola, sentendo il sapore ferroso del sangue, «Niente.»
Gli era parso che la gola di Sakura fosse stata tagliata bene a fondo, ma era inutile farsi troppe domande. Se erano tutti e tre vivi, erano vivi.
E lui stava già vagliando l'idea di riandarsene da Konoha. Tanto lo sharingan lo poteva evidentemente usare di nuovo, quindi...
«Comunque, teme, pensa che fortuna che tu non sia cieco.» stava appunto dicendo Naruto.
«Noto.» si limitò a concordare Sasuke.
«Però Shizune-san dice che non devi usarlo più, sul serio. Ti hanno salvato gli occhi all'ultimo. A proposito, come vedi?» domandò Naruto, tornando ad abbassare la voce, come se questo contribuisse al tatto che gli mancava.
Sasuke borbottò: «Passabile.» constatando che il colore dei capelli di Naruto era fin troppo accecante.
L'amico sorrise raggiante.
«Ma...» cominciò Sasuke, spostando l'attenzione sul soffitto, «Quell'altra lì, è in piedi?» domandò, palesando distacco. Il motivo della domanda era che non voleva rischiare di trovarsela in camera senza essersi prima preparato un discorsetto per spiegarle che quel bacio era un addio e simili cose.
Naruto, ovviamente, rise credendo di capire, cosa che lo irritò come al solito.
«No, certo che no.» lo sentì dire, con tono decisamente diverso, «Ha perso troppo sangue, è debolissima.»
«Quando è successo?» si sforzò di chiedere con le ultime forze rimaste.
«Quattro giorni fa. Eri in rianimazione. Alla fine l'unico a stare bene ero io.» rispose Naruto, suonando leggermente colpevole.
Gli occhi di Sasuke saettarono per un istante soltanto su di lui. Non ricordava quasi nulla, a partire dall'aver attivato lo sharingan, ma era sicuro di aver rischiato di uccidere Naruto nel tentativo di combattere il Kyubi.
Di nuovo.
«Yamato-daichou era nei dintorni e mi ha messo il sigillo per bloccare il Kyubi. Abbiamo avuto una fortuna sfacciata.» continuò l'altro, grattandosi la testa e poi osservandolo con remota preoccupazione, «Sembri stanco morto, chiamo un'infermiera. Meglio che mi sbrighi, non era neanche sicuro che ti svegliassi.» rivelò candidamente.
Sasuke stavolta lo guardò apertamente, sconcertato.
«Volevo parlarti prima io, per dirti di Sakura-chan!» si giustificò Naruto, ridendo di nuovo e saltando in piedi. «Ben svegliato, comunque!» lo salutò, per poi correre a chiamare urlando la sventurata infermiera che aveva di sicuro avuto il dovere di tenerlo d'occhio tutto il tempo.
Sasuke chiuse gli occhi, e quando li riaprì gli parve che fosse passato un solo istante. Probabilmente era svenuto, si disse, mentre, ricordandosi dei dolori alla schiena, si limitava a strisciare con estrema delicatezza verso la testata del letto per cercare un sostegno che lo aiutasse a mettersi a sedere.
«Fermo, ti fai male.» lo bloccò la voce preoccupata di Sakura, alla sua destra.
Sasuke si immobilizzò, osservandola di sottecchi: una benda le circondava il collo, e la kunoichi sedeva su una sedia a rotelle, troppo debole per camminare, ma per il resto stava davvero bene. La benda era molto più in basso di quanto si aspettasse, era sicuro di ricordare che il taglio fosse avvenuto a metà del collo, ma ciò spiegava come fosse potuta sopravvivere alla ferita.
Immaginazione di uno schizzato e spiccato pessimismo non sono una sorpresa per te”, gli suggerì una vocetta mentale orribilmente simile a quella beffarda di Suigetsu.
«Sei stato grande a tenere a bada il Kyubi prima dell'arrivo di Yamato-daichou.» disse Sakura tutto d'un fiato, arrossendo e apparendo quasi come la bambina che era stata, ansiosa e timida. Sasuke aggrottò la fronte, senza dir nulla, e la ragazza giocherellò col bordo della propria camicia ospedaliera.
«E...» cominciò poi, non senza visibili tentennamenti.
Sasuke temette sinceramente che volesse tirar fuori l'argomento bacio, e prese in esame la possibilità di fingersi dolorante per distrarla.
«Quel litigio idiota...» continuò Sakura, tamburellando con le dita su una sua gamba, «Abbiamo rischiato di morire senza chiarire nulla, abbiamo rischiato di morire mentre litigavamo. Sarebbe stato orribile.» ricordò, fissandolo intensamente negli occhi.
«Lasciamolo perdere.» si sentì di proporre Sasuke, magnanimo.
«E il resto... dopo il litigio?»
Sasuke sussultò, mossa che gli costò cara, e trattenne un gemito di dolore alla schiena.
«Lo lasciamo perdere?» azzardò, incerto. Lei inarcò le sopracciglia, scettica. Sasuke, con suo sommo orrore, si rese conto del troppo calore sul proprio viso, e guardò altrove.
La risatina di Sakura gli comunicò che i suoi timori erano totalmente fondati.
«Se vuoi mi dichiaro di nuovo a Naruto.» scherzò Sakura.
Sasuke pensò che no, dopotutto non aveva mai sperato seriamente nell'idea di essere lasciato in pace. Che suo malgrado gli andava di vivere senza sperare più in nulla, accettando quello che gli veniva offerto. E che sarebbe stato più tranquillo senza gli assalti sentimentali di Sakura, lei ottenuta la preda avrebbe smesso di avere cambi di umore così repentini, mentre con Naruto non sarebbe cambiato nulla perché quello sarebbe rimasto una perenne rottura di scatole.
«No. Cioè, come ti pare.» decretò quindi.
«Come mi pare?» ripeté Sakura, stupita. Lui la guardò, trovandola sorridente ma ancora in guardia. E non si fidò minimamente della sua espressione rassicurante, memore dei suoi sbalzi d'ira preceduti da sorrisetti tranquilli.
«Non sono fatti miei.» si sforzò di dire in maniera comprensibile, cercando così un punto di incontro. Evidentemente Sakura non colse l'offerta di pace, perché fece lo sforzo di tirarsi in piedi con una smorfia di dolore, lasciando che la sedia a rotelle scivolasse indietro bruscamente, e si buttò a sedere sul letto facendolo dondolare con palese sadismo.
«Non crederai davvero che io ti permetta di fare marcia indietro ora, vero? A costo di costringerti.» minacciò.
Sasuke più che infastidirsi la trovò parecchio idiota, ed evitando di mostrarle quanto gli stesse facendo male con quei movimenti bruschi perfetti per stuzzicare le sue ferite, domandò perplesso: «Nel senso, tipo, che mi violenteresti?»
Sakura arrossì, ma sostenne lo sguardo ironico dell'altro: «Sì, anche.» proclamò convinta.
L'Uchiha sospirò. Dopotutto era libero di fare quello che voleva, e se voleva chiudere il discorso, accontentare Sakura sarebbe risultato utile.
«Come ti pare, te l'ho detto.» bofonchiò, scontroso, tenendola sott'occhio.
Lei gli parve sul punto di arrabbiarsi, ma evidentemente colse finalmente il via libera e rise, felice, prima di gettarglisi contro.
Avrebbe dovuto fargli molto male, Sakura come medico doveva valere due soldi, eppure Sasuke non riuscì a badare al dolore alla schiena mentre lei lo ricopriva di baci felici, né alla risata di Naruto che riecheggiò per il corridoio.
Forse, anche se non l'avrebbe mai ammesso, nonostante la sua ostentata voglia di solitudine e tranquillità, aveva un po' sperato nel contrario: che gli dessero fastidio a vita.


Shizune terminò di osservare le mancate reazioni oculari del paziente alla luce della piccola torcia, e si rizzò in piedi all'arrivo di Tsunade.
«Come sta?» domandò stancamente la donna, entrando nella stanza.
«Come al solito. E' in uno stato di catatonia totale, non ha alcun tipo di reazione agli stimoli. Ma Naruto-kun... L'ha visto oggi?»
Tsunade annuì, «Sta meglio. Credo che potrebbe svegliarsi da un momento all'altro.»
Shizune sospirò.
«E vorrà non averlo fatto.» mormorò.
«Non posso dargli torto.» concordò cupamente Tsunade. «Dovremo comunicargli che Sasuke...»
«Che la sua mente è andata in pezzi a causa del Kyubi. O forse prima, con la morte di... Sakura.» terminò per lei Shizune, vedendola sobbalzare a quel nome. «Immagino che di lei sia già a conoscenza, Raido-san e Iwashi-san sono stati chiari su cosa sono riusciti a vedere prima che Naruto-kun perdesse il controllo.»
«Credo che al suo risveglio sarà comunque convinto di trovarla accanto a sé, conosciamo Naruto.» la contraddisse l'Hokage, addolorata.
«E si darà le colpe per quanto è accaduto a Sasuke. Non vorrà credere neppure al fatto che non si riprenderà mai. Tutto questo è orribile.» non riuscì a non commentare Shizune, spostandosi e lasciandosi cadere su una sedia. Tsunade si passò le mani sul viso stanco, tirando lievemente la pelle sulle tempie e chiudendo gli occhi.
«L'hai detto...» sussurrò, sentendo il peso dei suoi anni precipitarle sulle spalle ancora una volta.

Naruto aprì gli occhi.



E due tanzaku, strappati dall'insolito vento che batteva Konoha da giorni, volteggiarono verso il cielo per poi precipitare a terra, come le speranze in essi contenute.








Note per capire meglio: Così come ho descritto prima la mattinata seguendo l'ordine: “Naruto, Sakura, Sasuke”, ho continuato distruggendo le speranze nello stesso ordine. Naruto è quello che ci spera tantissimo, e ovviamente che “tutto resti com'è” non può accadere. Ritorna alla fine perché è lui quello che dovrà constatare quanto le cose siano in effetti cambiate. E che ovviamente si incolperà a vita per non aver seguito Sasuke in casa e averlo preso a calci, giusto per gelosia. Gelosia nei confronti di Sakura ma anche di Sasuke, sì, sono stata traviata da qualcuno con strane idee.
(E non mi aspetto che Naruto viva a lungo dopo questo casino.)
Sakura, quella che ci spera troppo, come sempre l'ho resa un po' -tantino- protagonista, perché per me lei è quella che vive di speranze, la rappresentazione di esse, sia per i suoi occhi che per la sua anima. Naruto vive più di certezze che devono ancora accadere, passatemi la definizione, perché non si limita a sperare ma è sicuro che ciò che vuole avverrà, così è stato per Sasuke e così per il resto, escluso in questo caso il “che nulla cambi”.
Sakura ha osato sperare tantissimo in due cose, e con lei sono stata particolarmente crudele: prima ha (umanamente) sperato che Sasuke fosse il suo principe azzurro, e quando ha capito che non sarebbe avvenuto, si è spostata nello sperare di avere lui. A quel punto non l'ho accontentata neanche in questo, perché muore e non può averlo. La morte distrugge anche la sua speranza più grande, quella che ha sempre avuto e per cui ha lavorato tanto, il “non voglio restare indietro”.
C'è da dire però che, dato che in un certo senso si è “accontentata”, sperando in modo più moderato di avere almeno Sasuke tutto per sé, un po' la sua speranza di avere Sasuke per sé si è avverata. Nella mente di quest'ultimo.
Sasuke: lui non ci ha mai sperato veramente nell'essere lasciato in pace, e secondo me non ci spererebbe mai del tutto. Lui finge di sperare di essere lasciato in pace, e per questo nella sua mente è avvenuto il contrario: un'eternità di Sakura e Naruto. Mentalmente, viceversa, spera il contrario, e infatti nella realtà ha perso Sakura e perderà Naruto, anzi, si è perso proprio lui. Ma mi sento di dire che la sua fine, la pazzia, è stata la più dolce. Ah, spero si noti quanto ogni sua domanda realistica abbia una risposta pronta nei suoi pensieri, qualcosa che spieghi in modo razionale che “va tutto bene, avevi capito male tu”, e questo è solo un suo meccanismo di difesa, l'ultimo rimasto. Anche Sakura che lo “costringe” a stare assieme a lei serve soltanto perché gli fa comodo.
(Nella realtà è cieco, paralizzato da metà schiena in giù, ma non importa perché tanto la sua mente è al diavolo. Ci sarebbe finita comunque anche solo con la morte di Sakura, ma è il Kyubi ad aver dato la stoccata finale)
Come sempre, note più lunghe della storia, sì.

   
 
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