11.
Tempo di guerra.
Il mondo, quello di una volta, non esisteva più, spazzato via dal conflitto
in un battito di ciglia.
C’erano state tante perdite, troppe.
I villaggi – quelli rimasti, si reggevano in piedi a malapena, ed era
impossibile prevedere quanto ancora sarebbero durati.
La situazione era andata a peggiorare giorno dopo giorno, mese dopo mese.
Anno dopo anno.
Le avvisaglie della guerra erano cominciate a comparire all’orizzonte da
quando l’Alba si era messa alla ricerca delle Forze Portanti.
Avevano strisciato nell’ombra, insinuandosi lentamente nelle vite dei ninja
di Konoha per distruggerle. Non solo.
La guerra aveva investito tutte le terre dei ninja, dilaniandole senza
pietà.
Ora, era troppo tardi per pensarci. Troppo tardi.
Una giovane donna dai capelli color grano stretti in quattro codini e dagli
occhi verdi si aggirava per le strade di quello che una volta era stato il
glorioso, ridente villaggio della Foglia.
Lo stesso villaggio che col tempo, era diventato molto simile ad una
seconda casa, per lei.
Non era altro che un pallido fantasma di quello che era stato, i volti dei
suoi abitanti solcati da linee di profondo dolore, la loro preoccupazione
perfettamente percepibile.
Temari camminava lentamente, e i suoi passi sfioravano il terreno leggeri
come il vento, come se lei stessa fosse un fantasma, soltanto l’ombra di quello
che era stata.
La gente per strada si affannava a ricostruire alla meglio il villaggio per
il quale aveva sempre lottato, e che avrebbe continuato a proteggere fino alla
distruzione più totale.
L’ospedale, ricostruito da poco con mezzi di fortuna, era sovraffollato dai
feriti, brulicante di vittime che vi si annidavano come formiche.
Le si strinse il cuore. C’erano stati tanti morti, lei lo sapeva bene. Non
avevano perso i contatti con Konoha per un solo momento da quando era
cominciata, e lei stessa aveva combattuto a fianco dei ninja che non
considerava più soltanto degli alleati.
E se anche lui fosse… ?
“Temari!”
Una voce familiare.
“Shikamaru!”
Le andò incontro con un mezzo sorriso, e la jonin sospirò di sollievo.
Aveva finalmente incontrato qualcuno che conosceva, un amico che potesse
informarla di come stavano le cose… per quanto lei avesse timore della risposta
alle domande che affollavano disordinatamente i suoi pensieri da quando si era
verificato l’ultimo attacco.
“E’ stato difficile questa volta, ma siamo ancora tutti interi, se è
quello che ti stai chiedendo.”
Si ritrovarono l’uno davanti all’altra, scrutandosi a vicenda, il volto di
Temari che rifletteva un’angoscia che non era in grado di nascondere del tutto.
“Anche noi siamo pronti a sostenervi nonostante le… grosse perdite. Questo
lo sai.”
Silenzio. Si stupì dell’insicurezza nella sua voce.
“Sei venuta per lui, non è così?” le chiese Shikamaru in tono fermo.
Se n’era accorto. Era così evidente… come negarlo?
Ormai non era più un segreto, né avrebbe avuto senso mantenerlo come tale.
“Sì. Ho saputo che il suo maestro…”
Deglutì, ma senza risultato. Non riusciva a trovare le parole adatte.
Tale era l’angoscia che la opprimeva.
“Purtroppo non c’è stato niente da fare, per lui” disse cautamente l’uomo
che aveva di fronte, volgendo lo sguardo altrove per un attimo in balìa dei
ricordi, il volto di Asuma che, lei ne era certa, riaffiorava istintivamente
nei suoi pensieri. “Però Rock Lee è sopravvissuto.”
Temari sospirò dal sollievo, la mente leggera per la prima volta dopo
interi giorni vissuti nel dubbio.
Non chiese a Shikamaru come stava. Poteva immaginarlo alla perfezione.
Non gli chiese dove poteva trovarlo. Il suo corpo conosceva già la
risposta.
“Ti ringrazio, Shikamaru.”
Dopo un’ultima occhiata che lui ricambiò con un sorriso appena accennato,
Temari corse nella direzione opposta, colma di gratitudine.
Lo trovò davanti alla lapide che recava da sempre i nomi dei ninja caduti
per il loro villaggio, gli occhi rotondi segnati da profonde occhiaie fissi
sulla riga dedicata a Gai Maito, simbolo insufficiente e inadatto a tramandare
nei secoli tutto quello che era stato per
lui e per gli altri ninja della Foglia.
“Ciao, Temari. Alla fine sei riuscita a tornare.”
Di spalle, aveva parlato in un tono che non tradiva alcun dolore.
Non riusciva a scorgere il suo viso.
“Sono contento. Volevo vederti un’ultima volta, prima… che fosse troppo
tardi.”
Temari trattenne il respiro, immobile, mentre un vento improvviso frustava
entrambi senza pietà trascinando con sé innumerevoli foglie dei dintorni.
Quando Rock Lee si voltò verso di lei non c’era alcuna traccia di lacrime,
nei suoi occhi.
Non voleva mostrarle la sua debolezza. Che stupido. Lei era lì anche per quello.
Nonostante Temari sapesse cosa stava provando veramente davanti alla tomba
del suo amato maestro, le stava rivolgendo un sorriso pieno di speranza e
determinazione, smorzato appena dal suo reale stato d’animo.
“Sai, Temari, ho deciso. Farò di tutto per vendicarlo. Ti prometto che la
guerra finirà presto e che sopravviveremo entrambi, per vedere il mondo che
verrà. Noi dobbiamo sopravvivere,
perché è quello per cui lui si è
battuto fino alla fine. Ed è quello che voglio anch’io. Non permetterò che avvenga
il contrario!”
Cercava di farle forza, di rassicurarla con tutto se stesso nonostante la
perdita del suo maestro lo avesse lacerato nel profondo.
Le stava sorridendo per mostrarle che “andava tutto bene”, che dopotutto la
situazione sarebbe tornata come quella di un tempo, che tutto si sarebbe
risolto.
Come ai vecchi tempi, quando la guerra e il dolore erano ancora lontani…
Lo stava facendo per lei.
Soltanto per lei.
Temari lo raggiunse camminando lentamente, gli occhi fissi in quelli di
Rock Lee.
Non appena furono uno davanti all’altra, la jonin si strinse a lui incapace
di trattenere il sollievo, felice che fosse sopravvissuto ancora una volta.
“Stupido… sei uno stupido!” mormorava a mezza voce.
“Hai ragione. Mi dispiace… ti ho fatto preoccupare, ma ora è tutto a posto,
Temari.”
L’abbraccio di Lee le trasmetteva un calore e una sicurezza mai provati, la
certezza che lui l’avrebbe sempre protetta e sostenuta con tutte le sue forze
anche ora che il mondo che conoscevano stava per essere spazzato via per
sempre.
Forse quella era l’ultima volta che avevano
modo di vedersi.
Si sentiva del tutto a suo agio, tra le sue braccia.
Le mani di Lee, libere dalle bende, segnate da anni di duro allenamento,
erano morbide e delicate nello sfiorare il suo corpo, quasi come se avesse
paura di rovinarlo.
Temari amava quel tocco che nel corso del tempo, aveva acquistato una
sempre maggiore sicurezza.
Di lì a poco vi si abbandonò percorrendo a sua volta quello flessuoso e
allenato del ninja della Foglia, i muscoli ben delineati perfettamente
percepibili sotto le sue dita.
Lo conosceva alla perfezione, ma si stupì delle sensazioni che
provava nello sfiorarlo, vivide come se fosse la prima
volta.
Decisa a marchiarsi nella memoria quegli ultimi momenti che avevano deciso
di concedersi e che appartenevano unicamente a loro, Temari si strinse a Lee
incapace di resistere oltre, e attento a non pesare su di lei, il giovane fece
lo stesso, attirandola a sé ancora una volta.
Le loro labbra si cercarono nella semi-oscurità del loro rifugio
improvvisato in un bacio dolce ma allo stesso tempo intriso di disperazione: la
consapevolezza che quella poteva essere l’ultima
volta investiva entrambi con la stessa intensità, lasciandoli entrambi
privi di respiro mentre traevano conforto dal calore reciproco dei loro corpi.
Cercando di imprimersi nella mente l’indescrivibile sensazione che essere con
Temari gli procurava, Lee si spinse in lei, gli occhi fissi in quelli
della donna che aveva imparato ad amare, il suo sguardo che rifletteva una
felicità dolce e amara, la stessa che anche lui provava.
Fu come se il resto del mondo non avesse più importanza.
Succedeva sempre così… ma questa volta era irrimediabilmente diverso.
Dopo averla baciata teneramente ancora una volta, lasciò che Temari lo
circondasse con il calore del suo corpo.
Cercando di facilitare i suoi gesti, affondò le dita nelle sue spalle adeguandosi
ai suoi movimenti, e in breve si lasciò andare del tutto, la mente sgombra da
ogni pensiero che non riguardasse Lee e il fatto che la stesse facendo sua per l’ultima volta.
La guerra sembrava così lontana che sembrava non esistere nemmeno.
Era impossibile per Lee distinguere dove finisse il proprio corpo provato
dalla guerra e dove cominciasse quello morbido e confortante di Temari, mentre
si fondevano in sincronia come i loro respiri, le
loro anime che cercavano di farsi forza a vicenda e che ora erano
indissolubilmente legate...
Avrebbero voluto che quegli attimi durassero per sempre. Lo avrebbero
voluto davvero.
Pochi attimi e un calore indescrivibile li avvolse all’improvviso,
lasciandoli sfiniti.
Le loro mani si cercarono, e si strinsero ancora una volta l’un l’altro,
senza smettere di tremare.
Si scostarono solo per potersi guardare negli occhi, e Temari sfiorò la
guancia di Lee con gratitudine, un sorriso che le illuminava debolmente il
volto arrossato.
Lui trasalì appena, le ciglia umide di lacrime a lungo trattenute che
inumidivano suo malgrado le dita della kunoichi.
“Sei sempre il solito, Lee” gli disse senza smettere di sorridere. “Non
devi piangere. Noi due ci rivedremo, non appena la guerra sarà finita.”
Ora era lei a fargli forza.
“Hai ragione, Temari. Ti ho fatto una promessa, e la manterrò… stanne
certa” mormorò il ragazzo asciugandosi gli occhi.
Non c’era più alcun bisogno di parlare.
Si distese accanto a lei e la strinse a sé, consapevole che era tutto
finito.
Era tutto finito.
Eppure, loro
sarebbero andati avanti.
Loro sarebbero
sopravvissuti.
Dovevano sopravvivere.
Per quello in cui
credevano…
Per gli ideali
per cui lottavano…
Per salvare se
stessi.
Perché dovevano
ritrovarsi a tutti i costi, non appena tutto sarebbe finito.
Perché era Rock Lee l’uomo di cui
le aveva parlato sua madre tanti anni prima, quando era ancora una bambina.
Era l’unico che fosse riuscito a raggiungerla sfidando l’incontenibile
forza del vento.
L’unico in grado di renderla veramente felice.
L’unico in grado di sentire amata, libera e protetta da ogni pericolo.
L’unico a cui avrebbe voluto legarsi per sempre.
Ne aveva appena avuto la conferma, e avrebbe lottato fino alla fine perché
i sogni di entrambi si realizzassero.
Si salutarono qualche ora più tardi, senza rimpianti e senza più alcun
timore, le parole di Lee che riecheggiavano nelle menti di entrambi con tutta
la loro forza illuminando i loro occhi di una nuova determinazione.
Ti prometto che la guerra
finirà presto e che sopravviveremo entrambi, per vedere il mondo che verrà.
Noi dobbiamo sopravvivere,
perché è quello per cui lui si è battuto fino alla fine.
Ed è quello che voglio
anch’io.
Coming soon:
La guerra era finita davvero, ma aveva portato con
sé innumerevoli vite come il vento che si abbatte sugli arbusti e riesce a
sradicarli al suo passaggio senza pietà, anche i più resistenti.
Alcuni però, pur piegandosi sotto la sua forza,
erano rimasti comunque in piedi… avevano resistito fino alla fine.
**
Ehm… ciao a tutti! Eccoci arrivati praticamente alla fine della storia, che stranamente ha
visto la luce del 2010. Pensavo che sarei riuscita a concluderla entro
settembre del 2009, ma esami e impegni vari mi hanno impedito di concentrarmi
sulla stesura come si deve! Comunque cercherò di aggiornare al più presto (se tutto va bene, entro questa settimana).
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la fic ai preferiti o alle seguite e hanno letto fino a questo punto, e in
particolare chi ha recensito lo scorso capitolo:
Shessomaru_junior: La guerra di cui si parla dovrebbe essere
quella che nel manga è stata appena dichiarata. Comunque dato che neanch’io ho
un’idea ben precisa di quali siano gli schieramenti, ho lasciato un po’ tutto
sul vago, anche perché chi legge possa immaginarsi quello che vuole. In effetti
anche se i ninja devono essere pronti a fronteggiare anche delle guerre, non
credo siano mai preparati fino in fondo ad affrontarle.
Beat: Grazie mille per i complimenti! Il tema
della guerra è sempre difficile da gestire, e spero di essere riuscita a dare
un’idea di quanto sia devastante, anche solo in poche righe ^^
Lady of Evil Nanto86: Ciao! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e mi fa piacere sapere di essere riuscita a
cambiare prospettiva in modo naturale e che le caratterizzazioni ti abbiano
colpito e convinto. Ero sicura che avresti apprezzato la parte con Gai… in
effetti non riesco a vederlo come un demente come altri, proprio perché non lo
è affatto! Ho cercato di mettermi nei suoi panni e in quelli di Lee e Temari,
provando a capire come la guerra potrebbe mutare il loro stato d’animo e il
loro mondo, e sapere di essere riuscita a “muovere” qualcosa dentro una fan
accanita di questi personaggi come te mi dà lo stimolo per andare avanti verso
la conclusione.
Spero mi perdonerai l’aver lasciato la morte di Gai sul vago, ma come avrai
capito dalla lettura, si è trattato sicuramente di un gesto eroico dettato dal
desiderio di proteggere il suo villaggio e i suoi compagni (non potrebbe essere
altrimenti visto il tipo che è), ed è proprio così che mi immagino una sua
eventuale dipartita nel manga. Speriamo il contrario, visto che il rischio
esiste ancora nonostante gli ultimi avvenimenti…
Mi farebbe molto piacere se tu mi dedicassi una GaiKurenai! Anche se è
passato del tempo da quando ho cominciato a leggere Naruto, sono e sarò sempre
una fan dei pairing un po’ insoliti come questo, e a dirla tutta, più
affascinanti di quelli che Kishimoto vuole proporre come canon. A presto e
ancora grazie per avermi seguito fin qui! ^^
Bè, al prossimo (e ultimo) aggiornamento!
Lyla