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Autore: baby80    10/02/2010    5 recensioni
Quello che avrei voluto fosse successo dopo la famosa puntata dell'anime "un innamorato respinto"... la mia rivisitazione di ciò che successe dopo "lo strappo della camicia"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il domestico di palazzo Fersen fece accomodare Oscar nel salotto in attesa del conte, che non si fece attendere molto.
“Oscar, non vi aspettavo così presto. Come state?”
“Fersen. Sono venuta a comunicarvi che mio padre ha preso in considerazione la vostra proposta, credo che la vostra sarà l'unica. Il piano è riuscito.” Oscar non sembrava così felice.
“Oscar che bella notizia. Ora sta a voi far buon uso del tempo che vostro padre vi concederà” Oscar non disse nulla.
“Oscar state bene?”
“Oh, certo Fersen, sto bene. Sono solo un po' frastornata da tutta questa storia, e ho il timore di mettervi nei guai”
“Non mi mettete nei guai Oscar, ho deciso di aiutarvi e lo farò fino in fondo” Fersen prese la mano di Oscar, accarezzandola.
“Fersen...” Oscar ritrasse la mano e  poi riprese a parlare.
“...ho timore di compromettere il vostro rapporto con la Regina... se sapesse di questa proposta ne morirebbe.”
“Oscar, ascoltatemi, la proposta che ho fatto a vostro padre non porterà da nessuna parte, lo sappiamo entrambi, non vi è pericolo che qualcuno ne rimanga ferito. Per quanto riguarda la Regina vi posso assicurare che in questi anni è diventata una persona diversa, una donna matura e consapevole d'essere la Regina di Francia e la consorte del Re di Francia, non le farebbe piacere sapere di un mio matrimonio ma non ne sarebbe distrutta come un tempo. Le nostre vite sono divise e la Regina lo sa. Quindi non vi preoccupate Oscar.”
“Forse avete ragione Fersen” ad Oscar non riusciva di sorridere quel giorno.
“Posso offrirvi qualcosa da bere Oscar?”
“Vi ringrazio Fersen ma, no, debbo andare”
“Oscar, aspettate, guardatemi” Fersen portò il proprio viso di fronte a quello di Oscar.
“State bene? Ditemi la verità. Davvero state bene? Siete così strana.”
“Sto bene. Credetemi. Ora devo proprio andare, a presto Fersen” ad Oscar si riempirono gli occhi di lacrime, si voltò subito sperando che quel particolare fosse passato inosservato al Conte.
“A  presto Oscar” disse Fersen mentre Oscar era già lontana, le lacrime della donna non erano sfuggite al suo sguardo ma non volle dirle nulla, non in quel momento almeno.
Fersen ebbe un intera notte per pensare ad Oscar, alla promessa che aveva fatto ed anche a se stesso, passò un'intera notte insonne cercando di capire perchè le parole dette al generale Jarjayes erano state così facili da pronunciare, e perchè la mancanza di Oscar si faceva sentire sempre più spesso.


Oscar tornò a palazzo giusto in tempo per vedere la carrozza del Conte Louis varcare il cancello del palazzo ed andare via, “bene” pensò, un problema in meno. Entrò in casa, attraversò il corridoio passando davanti allo studio del padre, sentì vociare, riconobbe la voce di sua madre, stava piangendo, tra un singhiozzo ed un rimprovero di suo padre riuscì a sentire “Louis”, Madame Jarjayes era più dispiaciuta della figlia per la dipartita del conte Louis. Oscar non riuscì a trattenere una risata, la prima di quella giornata. Proseguì verso le cucine, avvertì la governante che non avrebbe cenato, si nascose dietro la scusa di un forte mal di testa e si ritirò nella sua camera.
Oscar si tolse i vestiti di dosso, fece un bagno caldo e si mise a letto, si sentiva così stanca in quei giorni, una stanchezza più mentale che fisica. Si appisolò per un po' fino a quando sentì bussare alla porta, si alzò svogliatamente per andare ad aprire.
“Oscar, mia nonna mi ha chiesto di portarti del the caldo. Come ti senti?”
“Entra André, poggia il vassoio sul tavolo” disse Oscar freddamente, e chiuse la porta dietro di se.
André poggiò il vassoio sul tavolo.
“Allora, come ti senti? La nonna ha detto che non ti sentivi bene.”
“Sto benissimo André, era solo una scusa per evitare mio padre e mia madre, tutto qui.” il suo tono era gelido.
“Oscar... per quello che è successo ieri sera, volevo chiederti scusa.”
“Non fa niente André, ho già dimenticato.”
André guardava Oscar davanti a lui, così bella, avrebbe voluto stringerla tra le braccia e baciarla come la sera prima, ne aveva ancora più voglia ora che sapeva che anche lei lo amava, avrebbe osato se solo non ci fosse stato il muro che lei gli stava mettendo davanti, un muro gelido e impenetrabile.
“Bene Oscar. Allora... buonanotte”
“Buonanotte André” disse voltandogli la schiena, ma André l'aggirò e gli si mise di fronte.
“Cosa ti prende Oscar?”
“Non mi prende niente André, se non ti spiace vorrei riposare.”
“Mi spiace invece, voglio che tu mi dica cosa sta succedendo. Adesso.” André stava perdendo la pazienza ed era una scena che si ripeteva spesso nell'ultimo periodo.
“Non sta succedendo proprio niente André, ed ora ti prego di uscire dalla mia stanza.” Oscar lo guardava con una freddezza assoluta.
“Puoi recitare con tuo padre, col conte di Fersen, con l'intera Francia, ma non con me Oscar, non con me. Ma se tu vuoi davvero che me ne vada, dimmelo, guardandomi negli occhi.” era una sfida.
Oscar lo guardò dritto negli occhi, una sfida era qualcosa a cui non si era mai tirata indietro.
“Voglio che tu esca da questa stanza” lo disse con decisione.
“Certo. Buonanotte Oscar.” André gli si avvicinò e gli diede un lieve bacio sulla guancia e si ritrasse  pronto ad andarsene, ma quando Oscar sentì il suo profumo lasciò che la maschera cadesse, smise di recitare e gli si buttò tra le braccia, spingendolo contro la porta, questa volta fu lei a baciarlo, e continuò a baciarlo fino a che non ebbe più fiato.
La sfida era persa.
“Sei una pessima attrice Oscar” André rideva mentre la guardava posare il viso sulla sua spalla.
Oscar sospirò profondamente, respirò il profumo del suo collo e avvicinò le labbra al suo orecchio, facendogli solletico.
“Non vorrei che te ne andassi André, ma dobbiamo stare attenti, Fersen sospetta qualcosa, è meglio non correre rischi, va bene?” Oscar ora lo stava abbracciando.
“Va bene Oscar, ma è così difficile starti lontano, specialmente ora.” la stava stringendo, rimasero così per parecchi minuti, poi André prese il vassoio del the ed uscì dalla stanza.


Oscar aveva ancora un paio di settimane di riposo in attesa di prendere servizio come comandante dei soldati della guardia, avrebbe dovuto rilassarsi ma la sua vita aveva subito parecchi cambiamenti, piacevoli certo, ma anche molto difficili, come era difficile stare lontana da André ora che aveva capito d'amarlo.
Da un paio di giorni, Oscar e André si rivolgevano la parola solo di sfuggita, era duro mantenere le distanze, ma era quello che avevano concordato per non alimentare i sospetti di Fersen e di chiunque altro.
Oscar cercava di riempire le sue giornate allenandosi, facendo lunghe passeggiate, leggendo nuovi libri e chiacchierando con Fersen che sembrava essere tornato quello di una volta, più di compagnia e meno sospettoso. E proprio quel giorno Oscar stava conversando con Hans nel giardino di palazzo Jarjayes sotto lo sguardo felice del generale.
“Oscar vostro padre ci sta guardando, o forse sarebbe meglio dire, spiando... di nuovo.” Fersen si fece più vicino.
“Lo so Fersen e mi spiace mettervi in questa sgradevole situazione.”
“Non è poi così sgradevole Oscar, è un piacere parlare con voi.”
“Anche per me è un piacere, ma lo sarebbe ancora di più senza la presenza di mio padre.”
“Diamo a vostro padre qualcosa che in che qualche modo forse potrà dare un po' di respiro anche a noi.” così dicendo Fersen si fece ancora più vicino ad Oscar, gli prese la mano e con l'altra le scostò una ciocca di capelli dal viso, la guardò per qualche istante e senza che lei potesse obbiettare le poggiò le labbra sulla guancia, in un bacio lieve, Fersen percepì in anticipo il corpo di Oscar allontanarsi, lo bloccò.
Il conte si staccò da lei e tornò a parlare delle splendide rose che crescevano nel giardino di casa Jarjayes.
Il generale vide tutta la scena, da principio ne rimase quasi sconvolto, non aveva mai visto nessuno interessarsi ad Oscar in quel modo, non aveva mai visto quegli atteggiamenti rivolti a sua figlia, era strano ma in fondo lo rendevano felice, era quello che voleva, un matrimonio per Oscar, una vita da donna che lui le aveva negato, ed ora c'era quest'uomo che l'accarezzava, la baciava, come farebbe ogni innamorato con la donna desiderata, Fersen era l'uomo giusto, ora il generale ne era più che sicuro. Jarjayes rientrò a  palazzo col sorriso sulle labbra, cercò sua moglie.
“Preparatevi questa sera vi accompagnerò alla festa di Versailles”
Il generale Jarjayes non fu l'unico ad osservare la recita di Fersen, anche André si trovava in un posto nascosto del giardino.


Il giorno seguente Oscar ricevette, di prima mattina, una buona notizia, il che succedeva di rado in quel periodo. Il generale Jarjayes e consorte decisero di trascorrere un paio di settimane nella villa in Normandia, e fu  proprio il generale a comunicarlo ad Oscar.
“Oscar tua madre ed io trascorreremo le prossime due settimane nella nostra tenuta in Normandia”
“Bene, padre” disse rimanendo in piedi vicino alla porta dello studio del generale.
“Oscar?”
“Si, padre?”
“Voglio che tu rifletta molto attentamente durante queste settimane, voglio che tu rifletta sul conte di Fersen e sull'eventualità di sposarlo. Non voglio metterti fretta Oscar, il fatto che mi assenti ne è la prova, sento di  poter allontanarmi tranquillamente, sento che non debbo più cercare altri pretendenti, il conte di Fersen è la persona giusta.”
“Padre... io... non...” ad Oscar tremava la voce.
“Ho visto, Oscar, come il conte ti guarda ammirato quando parli, ho visto con quali modi di riguardo ti tratta, ho guardato il suo sguardo ed è uno sguardo di un uomo innamorato, credimi Oscar.” gli occhi del generale si riempirono di lacrime.
“Sei mia figlia e voglio il meglio per te, dopo tanti anni di costrizioni, di mie colpe, voglio darti il meglio Oscar. Rifletti attentamente, quando tornerò ne riparleremo.”
“Certo padre, vi ringrazio.”
“Ti saluto Oscar”
“Fate buon viaggio padre.”
Il generale uscì dallo studio e qualche minuto dopo lui e madame Jarjayes furono pronti per partire, Oscar vide la carrozza allontanarsi da palazzo, respirò profondamente e il suo primo pensiero fu per André, doveva immediatamente trovarlo.
“Oscar, Oscar!” la vecchia governante la stava chiamando, urlando, come sempre.
“Si, dimmi...” disse Oscar con una pazienza infinita nella voce.
“Oscar debbo recarmi a Parigi per le provviste, starò via l'intero pomeriggio, ho già dato ordine di servirti il pranzo in salotto e di sistemare nella tua stanza i...”
“Fermati, ti prego, starai via solo un pomeriggio, credo che il resto della servitù se la saprà cavare egregiamente, ora vai...” disse Oscar sorridendo mentre teneva le mani sulle spalle della vecchina invitandola ad uscire dalle cucine.
“Ma...” la governante insisteva.
“Niente ma... vai, sopravviveremo.”
“Ah, bambina, stavo per dimenticarmene, André mi ha pregato di riferirti che si sarebbe assentato da palazzo per l'intera giornata.” e così dicendo la vecchia governante uscì dalla cucina e salì su una carrozza diretta a Parigi.
“Grazie...” disse Oscar alla governante, senza sorridere questa volta, era dispiaciuta, avrebbe voluto passare il  pomeriggio con André, ora che suo padre era partito. Uscì dalla cucina e salì nella propria stanza, dicendosi che avrebbe visto André quella sera.
Oscar salì in camera col sorriso sulle labbra, un bellissimo grande sorriso che continuò a giacere sulle sue labbra anche quando chiuse la porta dietro di se e camminò verso la scrivania. Era felice, erano giorni che non si sentiva così tranquilla e serena, nessun timore, nessuna paura di dire o fare qualcosa di sbagliato con André in presenza del padre o chiunque altro, ma ora, per due settimane avrebbe potuto vivere tranquilla.
Si sedette alla scrivania, si sbottonò un paio di bottoni della camicia ed aprì il libro che aveva lasciato la sera prima, iniziò a leggere le prime righe quando improvvisamente sentì una mano stringersi su una spalla, gridò istintivamente e la mano che un attimo prima era sulla spalla fu sulla sua bocca, per impedirgli di gridare. Prima ancora che potesse impugnare la spada o fare qualsiasi tipo di movimento sentì una voce.
“Sono io Oscar”
Oscar spostò la mano dalle sue labbra, bruscamente.
“André! Sei impazzito? Che cosa ti passa per la testa?”
“Volevo farti una sorpresa, ma a quanto sembra non è stato apprezzato questo mio gesto.” disse André camminando verso la finestra.
“Ti comporti in modo strano André” anche Oscar si avvicinò alla finestra.
“Strano? Dici? Ti sbagli Oscar.” la voce dell'uomo era senza tono.
“Si, forse mi sto sbagliando André, ma dovresti rivedere i tuoi modi, questo è un modo un po' rude di fare una sorpresa.” disse sorridendo.
“Rude...” ripeté André voltandosi verso di lei.
“Rude... hai ragione Oscar, non ho i modi delicati e raffinati di un Conte.”
“Con questo cosa vorresti dire André?” aveva definitivamente perso il sorriso.
“Forse dovrei fare così?” e mentre pronunciava quelle parole André scostò una ciocca di capelli dal viso di Oscar e le baciò delicatamente una guancia.
“Non sono questi i gesti e i modi che ti piacciono ora?” André le prese la mano guardandola con disprezzo.
“Ma... cosa?” riuscì a dire Oscar prima di ritrarsi dalla presa di André.
“Cosa? Ti ho vista Oscar, oggi, con Fersen.”
“André sei ridicolo. Tu non hai visto niente, tu non sai nulla.” Oscar si allontanò da lui.
“Non doveva essere solamente una farsa tutta questa storia Oscar?”
“E' una farsa André, Fersen mi sta aiutando, ci sta aiutando”
“Di certo non sta aiutando me Oscar. Ho visto come ti guardava, non era lo sguardo di un uomo che sta fingendo, credimi, io conosco bene quel tipo di sguardo, l'ho avuto nei tuoi riguardi per tanti anni.” la voce di André si fece lieve, abbassò lo sguardo e aggiunse.
“Credo che Fersen provi qualcosa per te Oscar, potrebbe anche essere innamorato.”
“André tu sei impazzito, davvero!”
“Non sono pazzo Oscar, è ciò che ho visto, come ho visto che tu non ti sei ritratta a quel gesto.” la voce di André era tornata dura.
“Hai frainteso tutto André. Fersen ha azzardato quel gesto per convincere mio padre che lui fosse davvero interessato a me. Mio padre ci ha osservati per l'intero pomeriggio, dovresti aver visto anche questo, dato che sembra non esserti sfuggito nulla, se non la verità dei fatti.”
“Credimi Oscar, Fersen non sta fingendo, non più almeno.”
“André basta! Non voglio sentire una parola di più. Vai via.”
“Te ne sei accorta anche tu, vero Oscar?”
“Esci da questa stanza.”
“E' per questo che vuoi mandarmi via, per farmi tacere. Hai paura di ammettere che sei lusingata da questa cosa? Hai paura di ammettere a te stessa che anche tu...” André fu interrotto, Oscar gli diede una spinta, intimandogli di andarsene, e lui reagì avvicinandosi a lei, col viso a pochi centimetri dal suo.
“Cosa hai provato, Oscar, quando il conte ti ha baciata. Ti è piaciuto? È così vero...” André le disse quelle parole con una cattiveria che non credeva potesse esistere in lui, Oscar lo spinse via ma lui continuava ad avvicinarsi.
“Si André mi è piaciuto, mi è piaciuto! È questo che vuoi sentirti dire?” gli urlò quelle parole in faccia. André la spinse contro la parete, la fece sbattere una, due, tre volte, sentiva il respiro di Oscar uscire dalle sue labbra in sussulti dolorosi, si fermò quando la vide piangere.
“Impazzisco quando ti vedo con Fersen. È più forte di me Oscar. Non sopporto quando lui ti tocca...”
Oscar gli prese il viso tra le mani, lo baciò lievemente, e poi lo abbracciò senza dire nulla poggiando la testa sulla sua spalle, respirò il suo profumo, il profumo della sua pelle e non potè fare a meno di baciargli il collo, dapprima con leggerissimi baci che portarono inevitabilmente a baci più intensi... André chiuse gli occhi, le mani scivolarono lungo il corpo di Oscar, la schiena, sfilò la camicia dai pantaloni, lungo i fianchi, le slacciò i pantaloni e li lasciò cadere lungo le sue gambe, mentre i baci di lei divennero piccoli morsi... André abbracciò ancora di più Oscar, la sollevò leggermente e in un attimo si unì a lei, senza i riguardi della prima volta, lo fece in modo quasi violento, spingendosi contro di lei con forza e quasi si stupì che lei non lo allontanasse, la sentì ansimare sempre di più vicino al suo orecchio, e allora aumentò il ritmo dei movimenti.
“André... questo mi piace... questo... ti amo.” sussurrò Oscar.
André si fermò, la guardò, rimase a guardarla senza dire o fare altro, poteva solo stare a guardare la donna che amava e di cui era geloso, aveva paura di perderla per tanti motivi, uno su tutti la loro differenza sociale, ma ora, non poteva far altro che guardarla, la donna che amava, ed era bellissima in quel momento, con il viso bagnato dalle lacrime e la voglia, la passione, dipinta negli occhi, sulle  labbra rosse, avrebbe voluto amarla, ancora, ma non poteva muoversi, non poteva far altro che guardarla.
“...non ti fermare” Oscar sembrava supplicarlo e lui accettò la sua supplica, si mosse ancora dentro di lei, con tutta quella forza che in tanti anni non le aveva mai mostrato, fecero l'amore così, in piedi contro una fredda parete, alla ricerca di un piacere che non tardò ad arrivare, lasciandoli spossati, ansimanti  l'uno nelle braccia dell'altro.
“Ti amo Oscar... perdonami per prima.” André nascose il viso sul petto di Oscar, lei gli cinse la testa con le braccia e non disse nulla, quello bastava più di tante parole inutili.
Si spogliarono, chiusero la porta della stanza a chiave e si misero a letto, insieme, dopo tanto tempo, si addormentarono.
  
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