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Autore: BaBa88    10/02/2010    4 recensioni
Può un amore superare la barriera tra la vita e la morte? Edward ama Bella più di ogni altra cosa. Proprio per questo, prima di morire, le promette che non l'avrebbe abbandonata...p.s. niente vampiri in questa storia, ma solo un amore che supera ogni confine!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

CAPITOLO 1

 

 

 

 

Bella buttò la testa sul cuscino e quell’odore famigliare fu l’ennesima prova che tutto fosse svanito. Quel profumo zuccherino le trafisse il cuore e il nodo che s’insinuava alla gola non le facilitava la respirazione. In quel momento si rese conto che tutto era perduto!

Edward se n’era andato per sempre.

Non avrebbe mai più toccato i suoi capelli morbidi e perfettamente spettinati, mai più guardato il suo sorriso sghembo rivolto sempre a lei, non avrebbe più condiviso il letto con lui, mai più litigate, né riconciliazioni, né sorrisi. Le restavano solo bellissimi ricordi di una vita insieme e avrebbe pagato centinaia di dollari se questo fosse bastato a riaverlo indietro.

Il suo unico progetto era di rimanere a fianco a suo marito: la sua anima gemella. Non chiedeva altro, eppure le era stata tolta anche questa possibilità.

Edward, dopo essersi lamentato di un continuo mal di testa, aveva accettato il consiglio di Bella ed era andato dal medico per farsi prescrivere dei medicinali, atti a far sparire quel terribile dolore. Lui presumeva che il “fastidio” fosse dovuto allo stress o alla troppa stanchezza che accumulava a lavoro. Non immaginava, però, che gli avrebbero diagnosticato un tumore al cervello.

Edward aveva venticinque anni. La morte era arrivata troppo presto a bussare alla sua porta.

Bella si alzò frettolosamente dal letto, non aveva la forza di continuare a ricordare. Tuttavia, il girare a vuoto per la casa, le ricordava sempre lui.

Stanca e afflitta, ritornò a sdraiarsi sul letto, forse con un po’ di riposo sarebbe riuscita a far trascorrere la notte più velocemente. Peccato che, per far ciò, fosse necessario andare a spegnere la luce, posizionata vicino alla porta della camera. E questo la fece crollare nuovamente in un pianto disperato.

Ogni sera, Edward e Bella lanciavano una monetina decretando che il perdente avrebbe dovuto alzarsi e arrivare fino all’interruttore per spegnere la luce. Lei odiava quel gioco, perché, ogni volta che usciva testa, doveva alzarsi senza controbattere, accentando la sconfitta. Odiava perdere, odiava alzarsi da quelle lenzuola calde e accoglienti, ma ogni volta doveva farlo e, adesso, lei l’avrebbe fatto anche volentieri, pur di avere accanto ancora suo marito.

Bella s’impose di non piangere e decretò infine che, per quella sera, avrebbe fatto a meno di alzarsi e spegnere quella maledetta luce! Con questa decisione, chiuse gli occhi e crollò fra le braccia di Morfeo.

 

Il suono del telefono la svegliò di soprassalto. Si rese conto che, dopo essere riuscita ad aprire con fatica gli occhi, la notte era passata, portando con sé un nuovo giorno da affrontare. Si alzò lentamente e prese in mano il cordless posto sopra il comodino.

<Pronto.> rispose con la voce ancora impastata dal sonno.

<Oh, tesoro, ti ho svegliata?> chiese premurosa la madre.

Renée la chiamava ogni mattina, assicurandosi che la figlia stesse bene. Odiava non poter fare altro, ma Bella aveva chiaramente affermato di poter stare in casa da sola.

<Non ti preoccupare.> rispose senza troppa enfasi.

<Tuo padre è andato a lavoro. Pensavo ti avrebbe fatto piacere una mia telefonata.> disse sconsolata.

Renée non era di certo una donna furba, ma conosceva molto bene sua figlia e sapeva che le chiamate mattutine non erano gradite. Ma era pur sempre sua madre e non poteva lasciarla in balia di se stessa.

D’altro canto per Bella era diverso. Amava la madre, ma, sentendola, le ricordava le facce buffe che faceva Edward quando stava al telefono con lei e questo non faceva altro che aumentare il dolore della sua perdita.

Edward e Renée non erano mai andati d’accordo, non per colpa del marito, bensì della madre che lo considerava un ragazzo troppo esuberante: decisamente un uomo da non sposare.

Per questi futili motivi il loro rapporto non si era mai spinto oltre. Adesso non ci sarebbe stata più nessuna occasione per recuperare il loro rapporto “d’amore”.

<Bella, perché non vieni a trovarmi? C’è ancora quella busta che non hai letto, magari è importante. Perché non fai un salto?>

<Mamma, sarà un altro biglietto di condoglianze. Non ci faccio niente, buttalo.>

<Non credo. Davanti c’è scritto “Lista”.>

Bella chiuse la chiamata senza salutare la madre.

Quella parola le ricordava uno strano discorso di Edward…

 

<Ahia!> strillò Bella.

Aveva perso, anche questa volta, al gioco del lancio della monetina e quando aveva spento la luce, era andata a sbattere contro il comodino, collocato vicino al letto. Edward rideva sotto le coperte, adorava questo momento. La sua Bella era tremendamente goffa, cadeva sempre da qualunque parte e al buio il suo equilibrio era ancora più scarso.

Si ricordò di quando la conobbe per la prima volta.

Era al quarto anno e si era trasferito a Forks dalla nonna. I suoi genitori erano sempre in viaggio per via del lavoro e lui si era stufato di essere scaraventato continuamente da uno stato all’altro senza avere la possibilità di instaurare una solida amicizia.

Per questi validi motivi, decise che l’ultimo anno l’avrebbe trascorso in un unico posto.

Il primo giorno di scuola si ritrovò nel corridoio intento a cercare l’aula di biologia e una ragazza apparsa dal nulla si scontrò con lui, cadendo poi per terra. Quella ragazza era Bella e da quel giorno non si separarono mai. Certo, non avrebbe mai immaginato che la goffaggine della moglie sarebbe andata a peggiorare negli anni.

<Edward, smettila di ridere!> disse la moglie alterata.

<Ma, amore, sei così buffa.> rispose aiutandola ad alzarsi e portandola nel caldo lettone.

<Sai, stavo pensando.> continuò.

<Edward Cullen che pensa. Questa è nuova.> disse ironica Bella, interrompendo il discorso del marito.

<Ah, che ragazza sciocca. Come farai se un giorno io non ci fossi più per salvarti? Dovrei scriverti una lista, così saprai come cavartela.>

<Tranquillo. Jake sarà lieto di aiutarmi.> Bella sapeva che nominando quel nome, Edward sarebbe esploso dalla gelosia.

Jacob -o Jake, come si faceva chiamare- era il suo spasimante ai tempi del liceo. Quando Edward entrò nella sua vita, Jacob ci provò spudoratamente e spesso finiva tutto con una scazzottata tra i due.

Il marito, all’epoca, aveva temuto di perdere Bella. Temeva che il suo rivale riuscisse nel suo intento, ma, quando le disse il fatidico “si”, non si preoccupò più e lasciò stare definitivamente quel “cane” insopportabile.

Proprio per questo, Edward non si fece prendere dalla rabbia e continuò il suo giochetto: stuzzicare Bella Swan.

<Al primo posto scriverò: comprare un’abat-jour. Cosi non hai bisogno di alzarti per spegnere la luce ed eviterai di cadere.>

<Ah ah ah, che simpatico umorista.> disse ironica Bella.

<Al secondo posto: comprare una sveglia. Ti piace troppo dormire e se non ti svegliassi io ogni mattina, faresti sempre tardi a lavoro.> precisò il marito.

<Terzo punto: comprare un cerca-chiavi. Le perdi sempre.>

<Edward, finiscila!>

<Quarto punt...>

<Amore, che ne diresti di fare un altro giochetto?>

Bella cercò in qualche modo di fermarlo. Come una gattina, si strusciò maliziosa contro di lui, gli baciò il collo e posò un leggero bacio sulle sue labbra.

<Quarto punto: ricordare di pagare le bollette. Se non ci pensassi io, ci avrebbero già staccato la luce.>

Edward non demordeva, il tentativo di seduzione della moglie non l’aveva scosso neanche un secondo.

<Buona notte, Cullen.>

Adirata e sconfitta, la moglie si girò dall’altra parte e cerco di dormire.

 

A quel tempo Bella non aveva dato peso alle parole del marito. “Edward non poteva averlo fatto davvero.” pensò sconcertata.

Si aprì un barlume di speranza per lei.

Desiderava tanto poterlo sentire ancora una volta accanto a lei…

 

Ho preso spunto dal bellissimo film e libro “P.S. I love you”. L’ho rivisto questa sera per l’ennesima volta e non ho fatto altro che immaginare i nostri personaggi in questa storia. Così non ho potuto tenere a freno questa idea e l’ho scritta xD xD spero vi piaccia!

 

 

  
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