Questi personaggi non mi appartengono, ma
sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia
è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro.
CAPITOLO
1
Bella
buttò la testa
sul cuscino e quell’odore famigliare fu l’ennesima
prova che tutto fosse
svanito. Quel profumo zuccherino le trafisse il cuore e il nodo che
s’insinuava
alla gola non le facilitava la respirazione. In quel momento si rese
conto che
tutto era perduto!
Edward se
n’era andato
per sempre.
Non avrebbe mai
più
toccato i suoi capelli morbidi e perfettamente spettinati, mai
più guardato il
suo sorriso sghembo rivolto sempre a lei, non avrebbe più
condiviso il letto
con lui, mai più litigate, né riconciliazioni,
né sorrisi. Le restavano solo
bellissimi ricordi di una vita insieme e avrebbe pagato centinaia di
dollari se
questo fosse bastato a riaverlo indietro.
Il suo unico
progetto
era di rimanere a fianco a suo marito: la sua anima gemella. Non
chiedeva
altro, eppure le era stata tolta anche questa possibilità.
Edward, dopo
essersi
lamentato di un continuo mal di testa, aveva accettato il consiglio di
Bella ed
era andato dal medico per farsi prescrivere dei medicinali, atti a far
sparire
quel terribile dolore. Lui presumeva che il
“fastidio” fosse dovuto allo stress
o alla troppa stanchezza che accumulava a lavoro. Non immaginava,
però, che gli
avrebbero diagnosticato un tumore al cervello.
Edward aveva
venticinque anni. La morte era arrivata troppo presto a bussare alla
sua porta.
Bella si
alzò
frettolosamente dal letto, non aveva la forza di continuare a
ricordare.
Tuttavia, il girare a vuoto per la casa, le ricordava sempre lui.
Stanca e
afflitta,
ritornò a sdraiarsi sul letto, forse con un po’ di
riposo sarebbe riuscita a
far trascorrere la notte più velocemente. Peccato che, per
far ciò, fosse
necessario andare a spegnere la luce, posizionata vicino alla porta
della
camera. E questo la fece crollare nuovamente in un pianto disperato.
Ogni sera,
Edward e
Bella lanciavano una monetina decretando che il perdente avrebbe dovuto
alzarsi
e arrivare fino all’interruttore per spegnere la luce. Lei
odiava quel gioco,
perché, ogni volta che usciva testa, doveva alzarsi senza
controbattere,
accentando la sconfitta. Odiava perdere, odiava alzarsi da quelle
lenzuola
calde e accoglienti, ma ogni volta doveva farlo e, adesso, lei
l’avrebbe fatto
anche volentieri, pur di avere accanto ancora suo marito.
Bella
s’impose di non
piangere e decretò infine che, per quella sera, avrebbe
fatto a meno di alzarsi
e spegnere quella maledetta luce! Con questa decisione, chiuse gli
occhi e
crollò fra le braccia di Morfeo.
Il suono del
telefono
la svegliò di soprassalto. Si rese conto che, dopo essere
riuscita ad aprire
con fatica gli occhi, la notte era passata, portando con sé
un nuovo giorno da affrontare.
Si alzò lentamente e prese in mano il cordless posto sopra
il comodino.
<Pronto.>
rispose con la voce ancora impastata dal sonno.
<Oh,
tesoro, ti ho
svegliata?> chiese premurosa la madre.
Renée
la chiamava ogni
mattina, assicurandosi che la figlia stesse bene. Odiava non poter fare
altro,
ma Bella aveva chiaramente affermato di poter stare in casa da sola.
<Non ti
preoccupare.> rispose senza troppa enfasi.
<Tuo
padre è andato
a lavoro. Pensavo ti avrebbe fatto piacere una mia telefonata.>
disse
sconsolata.
Renée
non era di certo
una donna furba, ma conosceva molto bene sua figlia e sapeva che le
chiamate mattutine
non erano gradite. Ma era pur sempre sua madre e non poteva lasciarla
in balia
di se stessa.
D’altro
canto per
Bella era diverso. Amava la madre, ma, sentendola, le ricordava le
facce buffe
che faceva Edward quando stava al telefono con lei e questo non faceva
altro
che aumentare il dolore della sua perdita.
Edward e
Renée non
erano mai andati d’accordo, non per colpa del marito,
bensì della madre che lo
considerava un ragazzo troppo esuberante: decisamente un uomo da non
sposare.
Per questi
futili
motivi il loro rapporto non si era mai spinto oltre. Adesso non ci
sarebbe
stata più nessuna occasione per recuperare il loro rapporto
“d’amore”.
<Bella,
perché non
vieni a trovarmi? C’è ancora quella busta che non
hai letto, magari è
importante. Perché non fai un salto?>
<Mamma,
sarà un
altro biglietto di condoglianze. Non ci faccio niente, buttalo.>
<Non
credo. Davanti
c’è scritto “Lista”.>
Bella chiuse la
chiamata senza salutare la madre.
Quella parola le
ricordava uno strano discorso di Edward…
<Ahia!>
strillò Bella.
Aveva
perso, anche questa volta, al gioco del lancio della
monetina e quando aveva spento la luce, era andata a sbattere contro il
comodino, collocato vicino al letto. Edward rideva sotto le coperte,
adorava
questo momento. La sua Bella era tremendamente goffa, cadeva sempre da
qualunque parte e al buio il suo equilibrio era ancora più
scarso.
Si
ricordò di quando la conobbe per la prima volta.
Era
al quarto anno e si era trasferito a Forks dalla nonna. I
suoi genitori erano sempre in viaggio per via del lavoro e lui si era
stufato
di essere scaraventato continuamente da uno stato all’altro
senza avere la
possibilità di instaurare una solida amicizia.
Per
questi validi motivi, decise che l’ultimo anno
l’avrebbe
trascorso in un unico posto.
Il
primo giorno di scuola si ritrovò nel corridoio intento a
cercare l’aula di biologia e una ragazza apparsa dal nulla si
scontrò con lui,
cadendo poi per terra. Quella ragazza era Bella e da quel giorno non si
separarono mai. Certo, non avrebbe mai immaginato che la goffaggine
della
moglie sarebbe andata a peggiorare negli anni.
<Edward,
smettila di ridere!> disse la moglie alterata.
<Ma,
amore, sei così buffa.> rispose aiutandola ad
alzarsi e portandola nel caldo lettone.
<Sai,
stavo pensando.> continuò.
<Edward
Cullen che pensa. Questa è nuova.> disse
ironica Bella, interrompendo il discorso del marito.
<Ah,
che ragazza sciocca. Come farai se un giorno io non
ci fossi più per salvarti? Dovrei scriverti una lista,
così saprai come
cavartela.>
<Tranquillo.
Jake sarà lieto di aiutarmi.> Bella sapeva
che nominando quel nome, Edward sarebbe esploso dalla gelosia.
Jacob
-o Jake, come si faceva chiamare- era il suo spasimante
ai tempi del liceo. Quando Edward entrò nella sua vita,
Jacob ci provò
spudoratamente e spesso finiva tutto con una scazzottata tra i due.
Il
marito, all’epoca, aveva temuto di perdere Bella. Temeva
che il suo rivale riuscisse nel suo intento, ma, quando le disse il
fatidico
“si”, non si preoccupò più e
lasciò stare definitivamente quel “cane”
insopportabile.
Proprio
per questo, Edward non si fece prendere dalla rabbia
e continuò il suo giochetto: stuzzicare Bella Swan.
<Al
primo posto scriverò: comprare un’abat-jour. Cosi
non
hai bisogno di alzarti per spegnere la luce ed eviterai di
cadere.>
<Ah
ah ah, che simpatico umorista.> disse ironica
Bella.
<Al
secondo posto: comprare una sveglia. Ti piace troppo
dormire e se non ti svegliassi io ogni mattina, faresti sempre tardi a
lavoro.> precisò il marito.
<Terzo
punto: comprare un cerca-chiavi. Le perdi
sempre.>
<Edward,
finiscila!>
<Quarto
punt...>
<Amore,
che ne diresti di fare un altro giochetto?>
Bella
cercò in qualche modo di fermarlo. Come una gattina, si
strusciò maliziosa contro di lui, gli baciò il
collo e posò un leggero bacio
sulle sue labbra.
<Quarto
punto: ricordare di pagare le bollette. Se non ci
pensassi io, ci avrebbero già staccato la luce.>
Edward
non demordeva, il tentativo di seduzione della moglie
non l’aveva scosso neanche un secondo.
<Buona
notte, Cullen.>
Adirata
e sconfitta, la moglie si girò dall’altra parte e
cerco di dormire.
A quel tempo
Bella non
aveva dato peso alle parole del marito. “Edward
non poteva averlo fatto davvero.” pensò
sconcertata.
Si
aprì un barlume di
speranza per lei.
Desiderava tanto
poterlo sentire ancora una volta accanto a lei…
Ho
preso spunto dal
bellissimo film e libro “P.S. I love you”.
L’ho rivisto questa sera per
l’ennesima volta e non ho fatto altro che immaginare i nostri
personaggi in
questa storia. Così non ho potuto tenere a freno questa idea
e l’ho scritta xD
xD spero vi piaccia!