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Autore: whateverhappened    11/02/2010    6 recensioni
Da quando, durante la battaglia di Hogwarts, aveva proposto di consegnare Potter al Signore Oscuro per poter evitare che questi attaccasse la scuola e gli studenti, la ragazza si sentiva tacciata come colei che avrebbe consegnato senza problemi l'Inghilterra magica nelle mani del più temibile dei maghi oscuri. Non passava giorno che la giovane non si svegliasse senza pensare per prima cosa a quell'avvenimento, a quell'attimo in cui aveva ceduto ai suoi propositi di non sbilanciarsi troppo nelle sorti della guerra, a quel momento in cui aveva detto quelle poche parole che a suo parere avrebbero potuto mettere fine a tutto. Era semplicemente esasperata da quella situazione di perenne insicurezza, avrebbe solo voluto tornare alla normalità e in quella manciata di secondi le era apparso uno spiraglio di salvezza: se Potter avesse affrontato il Signore Oscuro tutto sarebbe finito. Che avesse sbagliato se ne era resa conto non appena tutto era finito.
Sono passati cinque anni e mezzo dalla fine della guerra, tutti hanno voltato pagina e si sono ricostruiti una vita. Tutti? Non proprio: Pansy Parkinson è rimasta incatenata al passato e ai suoi errori, incapace di reagire.
E, forse, a strapparla dalla sua situazione di torpore sarà l'ultima persona che Pansy si aspetta.
Semel in anno licet insanire.
Partecipa all'iniziativa "Carnevale" di Fanworld.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Pansy and the King.



Ostacolata nei movimenti dall'ingombrante costume che indossava, Hermione Granger raggiunse con non poca difficoltà il palco allestito dove solitamente vi era il tavolo dei professori. Fino al suo arrivo avevano suonato le Sorelle Stravagarie, ma era giunto il momento tanto atteso dell'elezione del Re e della Regina della Festa. L'idea era stata sua, aveva sempre pensato che fosse bello premiare la fantasia nei costumi, avrebbe invogliato i partecipanti a non giungere vestiti da muratori.
« Buona sera a tutti! - salutò cordiale, aiutata da un provvidenziale Sonorus, non appena raggiunse il centro del palco – E grazie per essere venuti a questa festa. Era parecchio tempo che tutti gli studenti del nostro anno non si ritrovavano insieme in questa Sala, ed è bello poter dire che ciò riavviene in un'occasione gioiosa come questa. Ma bando alle ciance! Scommetto che siete tutti curiosi di sapere a chi andranno le corone e, beh, lo sono anch'io! »
L'intera sala scoppiò a ridere. Hermione non era mai stata quel tipo di ragazza capace di intrattenere un pubblico, eppure quella sera tutte le persone presenti alla festa pendevano dalle sue labbra. Con un gesto della bacchetta evocò due uccellini, che cominciarono a volare intorno alla sua testa.
« Sfortunatamente non abbiamo nessuna busta da aprire con un rullo di tamburi! Sarebbe stato complicato, non trovate? “Ehi, tu, con il costume da pulcino! Hai vinto! No, non tu qui davanti, quello là dietro nell'angolo!” - di nuovo la sala scoppiò a ridere – Perciò ho pensato a qualcosa di alternativo. Da quando il primo di voi è entrato nella sala questi due uccellini hanno girato ininterrottamente, registrando i nostri pensieri sui costumi degli altri. Tranquilli, solo sui costumi, li ho “programmati” io stessa! Ora torneranno a girare finché non ritroveranno il costume maschile e quello femminile più apprezzati, fermandosi sulla testa dei possessori. Via! »
Non appena Hermione smise di parlare i due uccellini cominciarono a vagare per la sala grande, a volte planando su qualcuno – che per un attimo si illudeva di essere il prescelto – per poi tornare a volare alto. Non ci misero molto a trovare i due ragazzi, i sovrani di quel ballo, una dama seicentesca e un giovane dall'abito elegante e una maschera argentata.
« Sembra che abbiamo il nostro Re e la nostra Regina! - annunciò Hermione solenne – Chi siano non è ancora dato scoprirlo, ma possiamo ammirare i nostri reggenti in un ballo. Si dia inizio alle danze! »
« Permette questo ballo, madamigella? » il Re della Festa aveva rapidamente raggiunto la sua consorte e, nella migliore rappresentazione di un gentiluomo, si era inchinato a chiedere la mano della ragazza per il ballo.
« Vuoi davvero ballare con me? » chiese sorpresa lei.
« Ma certo, sei la mia Regina questa sera. »
« Sai benissimo chi sono, e la risposta non è affatto “una regina”. » a quelle parole il giovane si rialzò dalla scomoda posizione, afferrò rapidamente una mano della ragazza e la trascinò al centro della sala, dove altre coppie stavano già danzando.
« Cosa diavolo staresti facendo, Potter? » bofonchiò a denti stretti Pansy, la Regina.
« Sto ballando con te, no? » rispose lui con tono da finto innocente.
« Seriamente... - le sue parole vennero interrotte da una giravolta indotta da Harry – Tutto questo mi confonde. Tu... tu mi odi, perché stai ballando con me? »
« Io non ti odio. » A quelle parole Pansy si bloccò istintivamente sul posto, gli occhi spalancati dallo stupore. Istintivamente Harry le strinse un braccio attorno alla vita, attirandola a sé e ricominciando a ballare.
« Non è educato fermarsi al centro della pista, sai? »
« Che... che cos'hai detto, scusa? »
« Che non è educato fermarsi al centro della pista! » ripeté lui con un sopracciglio alzato.
« No, prima! »
« Che non ti odio. »
« E perché no? »
« E perché dovrei, invece? »
« Io volevo consegnarti al Signor... - Harry la fissò dritto negli occhi – ...a Voldemort. » terminò Pansy con un brivido. Anche se si era volontariamente estraniata dal mondo era a conoscenza della battaglia che Potter stava combattendo: evitare che il nome del Signore Oscuro venisse taciuto ulteriormente. Non lo concepiva prima – come si poteva avere paura di un nome? - e ancor meno lo comprendeva ora che egli era stato definitivamente sconfitto.
« Tu avevi paura. » a quelle parole Pansy alzò la testa di scatto, incatenando nuovamente gli occhi castani a quelli verdi di lui.
« Come...? »
« Come l'ho capito? Ho visto il tuo sguardo in quel momento. E poi me l'ha confermato Theodore qualche tempo fa! »
« Theodore... Theo?! » Pansy era a dir poco sorpresa dal tono di confidenza che Potter aveva utilizzato per nominare l'amico.
« Sì, lavoriamo a stretto contatto ogni giorno, non te l'ha detto? - lei scosse la testa – Mi ha raccontato un po' come stanno le cose. »
« Ma bene! Vi sarete fatti quattro risate alle mie spalle, scommetto. » rispose con acidità lei, tentando di allontanarsi dal ragazzo e venendo nuovamente attirata dal braccio di lui.
« Era preoccupato. Ti vuole bene, dovresti capire il suo gesto. »
« Non capisco perché ha messo in mezzo te, no. »
« Ma io ero già in mezzo! - rispose Harry esasperato – Ed è per questo che ti ho fatto venire qui questa sera. »
« Scusami? » le sopracciglia di Pansy erano alzate, simboli dello scetticismo che la colpiva in quel momento.
« Ho organizzato questa festa per aver modo di parlarti. »
« Tu sei pazzo, Potter! »
Le parole di Pansy, sempre più stupita e incredula, vennero udite a malapena da Harry, sormontate dagli applausi del resto della sala. I due non se ne erano nemmeno accorti, ma la musica era terminata e tutti gli invitati li fissavano, festeggiavano i sovrani della serata.
« Un applauso al Re e alla Regina della Festa! » diceva Hermione in lontananza, ignorata dai due, che – fermi in mezzo alla pista da ballo – continuavano a fissarsi.
« Se vuoi chiamare pazzia il cercare di dare una mano... » sussurrò Harry, in modo da non farsi sentire dalle persone attorno a loro.
« E perché dovresti farlo, Potter? Non ne hai motivo. »
« E tu non hai motivo di isolarti dal mondo. »
« Non è la stessa cosa! »
« Ma venite sul palco, Re e Regina! - continuava Hermione imperterrita – Fateci scoprire chi siete! »
Harry afferrò la mano di Pansy e la attirò a sé, spingendola poi verso il palco da cui continuava a provenire la voce di Hermione.
« Certo che non è la stessa cosa – le disse all'orecchio – Io ho un motivo valido per farlo, tu no. »
« Da quando sei diventato il paladino delle ragazze in difficoltà, Potter? Non ti bastava essere l'eroe del mondo magico? » ironizzò Pansy, seccata che il ragazzo si intromettesse nelle sue vicende. Non ne aveva alcun diritto, anzi, era l'ultima persona che avrebbe dovuto cercare di risollevarla dal baratro in cui lei stessa si era infilata.
« Non se qualcuno si rovina la vita per colpa mia. Attenta ai gradini. » erano ormai giunti sul palco, Harry continuava a spingere la giovane e lei non opponeva resistenza, sempre più sorpresa da tutta la vicenda.
« Benvenuti, Re e Regina! - Hermione era ormai accanto a loro – Dunque, vediamo chi siete! Evanesco! » senza che Pansy potesse far nulla per fermarla, con un gesto della bacchetta la Granger fece scomparire le maschere sui loro volti, rivelando la vera identità dei due.
« Harry Potter e Pansy Parkinson! E chi avrebbe mai detto che questi due avrebbero mai formato una coppia? » l'intera sala scoppiò a ridere, mentre Pansy diveniva rapidamente color pomodoro maturo. Come un automa si fece incoronare dalla Granger e si mise in posa per le foto di circostanza, desiderosa solamente di scappare ed andarsene da lì.
« Andiamo. » le disse ad un certo punto Potter, afferrandole un polso e conducendola verso l'uscita della sala.
« Dove pensi di portarmi? Lasciami! » cercò di divincolarsi, ma Harry la teneva salda.
« Ti porto a casa, non è lì che vuoi andare? »
« Io... sì.» sussurrò lei, calmandosi e lasciandosi portare nel parco.
Nell'immenso verde di Hogwarts, all'aria aperta e lontani dalla confusione della sala grande, tutto appariva ancor più strano e surreale.
« Non dovresti comportarti così. - disse Harry dopo qualche istante, inspirando a pieno l'aria fredda della sera inglese – Fai preoccupare chi ti vuole bene. »
« Non vedo come questo possa interessare te. »
« Interessa se lavori a stretto contatto con persone distratte perché preoccupate per un'amica. E interessa ancor di più se quando chiedi spiegazioni ti viene detto che l'amica in questione si sente in colpa per qualcosa legato a te. »
« Non è solo senso di colpa... - confessò Pansy. Non lo aveva mai detto a nessuno, e non riusciva a credere di confessare quei segreti così a lungo custoditi proprio a Potter – O, almeno, non proprio. Ho rischiato di far vincere Voldemort, capisci? L'ho desiderato. »
« Volevi soltanto che finisse tutto. » rispose con calma Harry, avvicinandosi alla ragazza.
« Non è una scusante. »
« Oh, andiamo, sii realista! - sbottò Harry, sorprendendo Pansy – Malfoy è fuori da Azkaban dopo aver tentato di uccidere Silente perché non aveva altra scelta! Io stesso ho messo una buona parola per lui... Perché per te dovrebbe essere diverso? »
« Io... »
« Riflettici. Se sei in questa situazione è perché l'hai voluto tu, non per altro! Devi reagire, Parkinson, perché l'unica che può fare qualcosa per rimediare al passato sei tu. Hai fatto una cazzata? Bene, l'hai capito e te ne sei pentita, ora volta pagina. La vita va avanti! »
Pansy osservava il ragazzo con gli occhi spalancati: era lo stesso Potter che fino a qualche attimo prima le parlava con tranquillità? E le sue parole... non sembravano pronunciate a caso, ma piuttosto frutto di un discorso ben ponderato in precedenza. Si voltò verso il castello illuminato, ho organizzato questa festa per aver modo di parlarti, le aveva detto.
« Smettila di rimanere chiusa nel tuo guscio. Esci, fatti una vita, riallaccia i rapporti col mondo. - in un attimo Harry le si fece vicino e le alzò il mento con un dito, in modo da poterla guardare negli occhi - E te lo sta dicendo quella stessa persona che cinque anni fa volevi mandare contro Voldemort. »
« E suppongo di doverti ascoltare... » sussurrò Pansy, mentre calde lacrime solcavano il suo viso. Potter aveva ragione, detestava ammetterlo ma non aveva torto su nulla: doveva affrontare la vita ed il mondo.
« Ovvio, sono il Re della Festa! E si suppone che una Regina ascolti il suo Re, no? » ridacchiò lui, mentre Pansy non riusciva a smettere di piangere: era come se tutto il dolore e la rabbia che aveva provato in quegli anni si stessero sciogliendo, lasciandola finalmente davvero libera. Trascorsero diversi minuti in silenzio, a fissarsi, mentre Pansy si sfogava fino a svuotarsi. Doveva molto a Potter, lo sapeva, ma mai gli avrebbe detto grazie: lui sapeva già di aver vinto, sapeva di averla convinta, sapeva di aver creato un'importante base su cui costruire un rapporto pacifico, non aveva bisogno dei suoi ringraziamenti. In quel momento gli avrebbe chiesto solamente una cosa, una curiosità che l'attanagliava, passata in secondo piano rispetto alla sua situazione.
« Dimmi una cosa: da quando la Granger è così spiritosa? »
« Oh, beh, George le ha scritto le battute giorni fa! »











*








Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo, scritto basandosi sul prompt "Regina della Festa".
Non ho molto da dire, quindi mi limito a ringraziare di cuore chi ha inserito la storia fra i preferiti o le seguite!
Ah, fatemi sapere cosa ne pensate *____*
   
 
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