LASCIA CHE SIA
* UNA DELLE MIE SOLITE LUNGHE PREMESSE:
ragazzi esultate con me, arriva il cap 6 che
conclude il precedente, la mini ‘avventura’ per così chiamarla. Sono così carini e perfetti insieme, non
trovate? In questi giorni ho saputo tutti gli spoiler possibili sul manga, per
cui conoscendo anche la slashabilità assoluta dei 2, Zoro e Rufy, è stato tutto
più facile e ispirato. Non ho molto da dire se non che qua c’è una bella lemon. La cosa che mi ha mandato più in bestia èp
stato iniziare il cap lunedì e trovarmi venerdì ancora da finirlo…non mi
succede mai e non lo sopporto. Finisco sempre subito o al massimo in 2 giorni.
Ma questa settimana èp stata piena fra lavoro, centro estivo bambini, scuola
guida(ho passato l’esame di teoria), non sono mai riuscita a mettermi
decentemente. Ieri ad esempio sono stata a casa in tutto un ora…pensate…ero
uscita alle 8 di mattina e sono tornata alle 15 sono stata un ora. Poi sono
tornata via, sono rientrata per una doccia veloce e sono riuscita per ritornare
alle 22 e andare a nanna stanchissima! Vabbè a voi non interesserà. Dunque
ringrazio per i commenti del cap 5, cito i nomi che ricordo e che sono segnati
nei vari siti, mi scuso per chi dimentico ma non è mia intenzione. Nenya
Higurashi (anche io adoro la coppia ZoroXRufy…peccato non ci siano fic su
questo pairing in rete…sig!). Kairi84 (si, Zoro geloso è fantastico….uhuhu!).
Radano, Noahijiachi, Autrice, Noa90, Parsifal, Mikako. La dedico ancora ad
Asuka la lettrice ufficiale di questa fic(ai tempi che fu iniziata è stata la
prima lei a sostenermi e complimentarsi in ogni cap!), la dedico anche a tutte
le fan del pairing ZoroRufy….pregate con me affinché un domani tutte le fan di
questa coppia scrivano almeno una fic su sti due…così ne avremo più di
una(queste)in rete! A presto e buona lettura. Baci akane*
CAPITOLO 6:
FARE PACE
La porta si spalancò in un
tonfo rumoroso mostrando un Rufy alquanto alterato dall’espressione contratta dalla rabbia.
Il fumo gli usciva dalla
testa, dalle narici e dalle orecchie!
Tutti quelli che fino ad un
attimo fa erano rimasti davanti a quella porta per origliare, saltarono all’indietro spaventati provando a fare finta di nulla. Invano. Il
ragazzo dal cappello di paglia sbuffò come una teiera richiudendosi la porta
dietro di se.
Infine si diresse a passo di
carica verso la cucina senza guardare nessuno, richiudendosi dentro con un
altro rumore sordo.
Gli venne puntato addosso uno
sguardo freddo e indifferente. Gli
occhi azzurri di Sanji, per metà coperti dalla barriera di biondi capelli lisci
e ordinati, tornarono subito sul cibo quasi pronto.
- già fatto?-
senza tradire curiosità morbosa come
gli altri.
Rufy dal canto suo gli si parò
accanto stringendo i pugni in un espressione arrabbiata e al contempo in un
certo senso infantile…
- dimmi…cosa hai fatto con Zoro?-
glielo chiese mentre stava
assaggiando l’ultimo piatto…sputò tutto in faccia al capitano che impavido
rimase immobile ad attendere la risposta.
Lo fissò dopo aver tossito.
L’impassibilità dal biondo venne meno all’udire una tale domanda.
Ma era convinto?
Fece attenzione…eh si…altrimenti si
sarebbe già divorato tutto.
Ma possibile che non ci fosse
arrivato?
- e quando? -
effettivamente o si allenava, o
mangiava o stava con Rufy…c’era ben poco da fantasticare su lui e qualcun altro…
specie se quel qualcun altro era
Sanji il ‘donne-dipendente’.
- e che ne so…rispondi! Zoro ha
detto che tu lo sapevi!-
- e cosa sono, un indovino?-
si stizzì della faccenda…lo
mettevano in mezzo anche quando non c’entrava!
Rufy lo prese così per il colletto
della camicia attirandolo minaccioso a se…aveva disinserito il cervello, ma
quando era in quelle condizioni non era pericoloso…bastava dargli un colpo in
testa per farlo rinsavire!
- RISPONDI!-
Sanji gli tolse seccato le mani dai
suoi vestiti lisciandoseli. Poi con uno sguardo ancor più freddo, ma non ai
massimi livelli, disse lapidario e piatto:
- non siate ridicoli! Io non c’entro
nulla con le vostre gelosie!-
poi si voltò di fianco e si accese
una sigaretta borbottando:
- che idioti…sono gelosi a vicenda e
nemmeno se lo dicono!-
dal di fuori poteva sembrare comica
poiché entrambi pensavano che l’altro si prendesse troppe confidenze con il
biondo, il quale però non c’entrava proprio nulla…e cocciuti entrambi non
potevano nemmeno dirsi le cose chiaramente.
Sanji che li conosceva, perdeva
facilmente la pazienza!
- eh?-
ovviamente necessitava di
spiegazioni più chiare e semplici.
Sanji cercò un po’ di calma che con
certe persone svaniva subito. Si sedette in una delle sedie della cucina e senza guardare il moro spiegò con
parole semplici:
- Rufy…hai idea di cosa sia la
gelosia?-
- eh, non sono mica scemo…-
un dubbio si insinuò nella testa
dell’altro e decise di aver sentito un no per evitare altri equivoci.
- quando vuoi la tua dolce metà
tutta per te, non vuoi che guardi, tocchi, si concentri su nessuno. -
- oh…-
come volevasi dimostrare…
- te la metto su un piano semplice.
In realtà è una brutta rogna…ma sono solo equivoci…si può evitare…-
Rufy ora pendeva dalle labbra del
biondo tanto che non si perdeva nemmeno un suo respiro.
- e come?-
sembrava aver almeno capito che era
il loro caso.
- parlando di più con l’altro e
rassicurandolo con parole e gesti…-
si, a dirla così sembrava semplice.
Si illuminò un attimo il ragazzo ma poi sembrò pensarci(straordinariamente)
meglio.
Parlare con Zoro era un
impresa…certo loro si capivano al volo…ma allora perché si metteva a pensare
certe cose?
- si ma lui se pensa quelle cose non ha fiducia in me…e poi non è
facile con lui…-
un misto di correnti di pensieri
diversi unite in una frase. Era confuso e confusionario…stargli dietro era
difficile ma possibile conoscendolo bene.
- sei tu che ti sei messo con lui,
sai?-
alzò le mani in segno di resa…da lì
in poi doveva andare avanti da solo!
- e no…poi scusa di chi dovrebbe
essere geloso?-
con un treno un po’ ritardatario ma
ci era arrivato…e meno male…
Sanji lo fissò senza capire se era
serio o meno.
- ma Rufy…se ti ha mandato da me un
motivo c’è…-
- quale, dimmelo!-
gli cadde la cicca mezza consumata
dalle labbra…era stressante…non poteva veramente essere così!
Sospirò alzandosi, non ne poteva
più, era stancante! Gli aveva fatto venire mal di testa. Battè la mano sul
tavolo e autoritario nonché arci stufo sbottò poco gentile:
- è geloso di te e di me!-
la bocca gli cadde a terra facendo
sbattere il mento al legno del pavimento. Occhi sgranati in maniera esagerata e
incredulità sulle parole ascoltate.
- ma non è vero! Non è possibile.
Non…cioè….di cosa?????-
- eh, se è scemo non è colpa mia!
Vai a chiederlo a lui!-
tagliò corto Sanji sperando che così
lo lasciassero fuori da quei litigi e la pace tornasse.
- si, vado a chiederglielo e lo
picchio anche….come può pensare questo? Dove sta la fiducia? Io ce l’ho in
lui!-
si stava arrabbiando sul serio ma
come al solito era precipitoso.
- non si tratta di questo. La
gelosia non è venir meno a fiducia…è solo un mancato ragionamento. Se lo fai
pensare ci arriva, non è del tutto scemo come…ehm….-
si fermò, non voleva andare per le
lunghe. E se i due litigavano arrabbiandosi seriamente la nave affondava.
Voleva evitare un naufragio anche perché nessuno dei due avrebbe vinto mai!
- dici di no? A me sembra proprio
quello il punto. Io non sono geloso!-
- Rufy….parla con lui con calma se
ci riuscite. Non è quello che pensi. È una brutta rogna ma non una sciagura!
Lui in fondo credo sia una brava persona…in fondo…-
il moro si illuminò all’udire quelle
parole. Sanji sapeva come prenderlo per farlo tornare come al solito.
- si?-
indifferente col ciuffo biondo di
sempre sull’occhio rispose:
- si…ma non quanto il sottoscritto,
ovvio!-
Rufy si distese in un sorriso
battendogli la schiena. Scherzavano sempre così!
Tuttavia ora aveva la mente da
quella testa dura del fidanzato.
Doveva ricordarsi quelle parole. Non
mancava la fiducia…era solo stupido, ma una brava persona in fondo!
Ora glielo avrebbe detto e tutto
sarebbe tornato come sempre. Lui non poteva fare a meno di quei momenti intimi,
del pensiero che avrebbe avuto Zoro sempre accanto a se in ‘quel’ modo…con
l’anima, col cuore, col copro. Non poteva pensare di non avere la sua stessa
lunghezza d’onda…non poteva fare a meno di lui in ogni gesto, cosa,
particolare.
- vado!-
serio e determinato, dopo aver
seguito un filo conduttore nella sua mente, uscì risoluto e deciso tornando in
coperta nelle stanze.
La porta si aprì richiudendosi per
l’ennesima volta lasciando ancora fuori il resto della ciurma super curiosa di
sapere i dettagli.
L’unica che non era fra loro era
Nico Robin che al solito posto, sul retro della nave del ponte più alto,
guardava il mare assorta e impenetrabile.
Lo spadaccino con un espressione
tetra e cupa più del solito continuava da una mezzora abbondante a lucidare le
sue spade. Luccicavano a meraviglia e scivoloso ora le stava affilando. Era
riuscito a scrostare tutto lo sporco e il sangue che vi era rimasto negli
angolini sotto l’elsa.
Perfettamente assorto, o più che
altro testardamente, non si voltò per guardare il nuovo e solito entrato.
Rufy non si perse d’animo a passo di
carica si fiondò sul letto e si sedette in modo da vederlo in faccia, di
fronte.
Lo fissò concentrato e serio poi
disse seguendo i suoi pensieri contorti:
- sei una brava persona ma sei
stupido!-
ecco il riassunto della
chiacchierata con il cuoco!
Schietta e diretta nonché
profondamente onesta!
Zoro fermò la mano sulla lama mentre
l’affilava scrupoloso. Cosa diavolo diceva?
Alzò un sopracciglio sforzandosi di
non guardarlo e rimanere indifferente. Non avrebbe mai ammesso la sua
gelosia…tanto meno a se stesso. Lui aveva comunque ragione e il suo orgoglio smisurato
gli impediva di farsi un esame di coscienza…che a livello inconscio, sotto
sotto, molto, gli faceva sapere quanto sbagliato e idiota fosse risentirsi del
tempo che Rufy passava in privato con gli altri. Non era geloso di tutti. Ad
esempio poteva anche dormire con Usop, non lo toccava minimamente. Ma ad
esempio sia verso Sanji che verso Nami sentiva sempre la molla…e si spiegava i
malumori e le rispostacce acide e taglienti che riservava in alcuni momenti ai
due. Ma tutti conoscevano il caratteraccio di Zoro e ormai dopo uno scambio
verbale di insulti, lo lasciavano stare!
Era chiara come la luce del sole la
gelosia che lo spadaccino provava. A tutti fuorché ai due interessati.
Come al solito.
Rufy stufo di essere apparentemente
ignorato gli prese il viso e glielo voltò a forza verso di se.
- guardami, dannazione!-
dopo aver ottenuto, anche se non
spontaneo, lo sguardo dell’interessato, proseguì il rimprovero.
- sono arrabbiato con te ma cercherò
di non picchiarti….tu però non devi fare ancora lo stupido! Ti rendi conto che
lo sei, vero?-
era un discorso tipico del capitano.
La solita valanga di parole. Convinto, oltretutto. Ma effettivamente questa
volta aveva ragione.
Zoro lo fissava malamente per
partito preso. In verità sentiva che aveva ragione l’altro e si imbarazzava
solo al pensiero delle ammissioni che la sua coscienza e la sua mente gli
stavano facendo fare. Non sopportava fare certe figure. Lui geloso….ci si
sentiva in pieno, stupido.
Una volta ammesso era tutto più
facile…o difficile…perché sapeva che non aveva avuto senso il suo umore e il
suo comportamento…e si vergognava di ammetterlo.
Proprio un testone.
- Zoro, dimmi qualcosa, uffa!-
alzò la voce esasperato.
- e metti giù queste spade, mica mi
fai paura!-
gliele prese posandogliele, senza
sbatterle visto che sapeva quanto ci tenesse, a terra, accanto al letto.
L’altro lo lasciò fare, stava pensando ad una possibile risposta che gli
permettesse di non perdere la faccia.
- è impossibile farti paura e
fermarti, non ci proverei mai!-
ecco, non ci aveva pensato molto, ma
come inizio poteva andare. E che cosa dovevano dirsi di preciso? In certi
momenti era lui il più imbranato dei due!
- cosa dovrei dirti, Rufy?-
- che sei effettivamente stupido ma
ti impegnerai a dirmelo prima di farlo così mi regolo!-
spontaneamente fece quell’uscita che
normalmente avrebbe fatto sbellicare dalle risate Zoro. Ora no. Ora aveva un
suo senso, per quanto divertente potesse essere lo stesso. Per loro era giusto.
- non lo faccio a posta!-
il moro si portò una mano al lato
del viso prendendosi un po’ di capelli spettinati fra le dita e spettinandoli
un po’. I neuroni cominciavano a fumare…aveva pensato troppo…e non aveva ancora
finito!
- lo so, Sanji me l’ha spiegato bene
quel che hai…non si tratta di fiducia…vero?-
non sapeva bene nemmeno lui cosa
dire e come.
- io ho fiducia in te. Credo in te.
Non hai bisogno di dubitarlo.-
- io non dubito ma tu ogni tanto
metti a dura prova questo!-
Rufy si distese per facilitare le
corse dei neurotrasmettitori da una sinapsi all’altra. Non erano per lui quelle
cose…parlare, ragionare…che difficoltà.
- a me gli altri non mi interessano
nel modo in cui tu mi interessi…-
stettero in silenzio a lungo. Aveva
parlato ancora lui. Però non sapeva cosa altro dire. Non era più arrabbiato. Zoro
aveva capito ed era semplicemente testardo ed orgoglioso di carattere, questo
gli impediva di comportarsi normalmente. Ma se lo fosse stato avrebbe
sicuramente perso tutto il suo fascino.Si era innamorato di lui. Di quel
ragazzo. Perché era così pieno di
difetti da essere intrattabile, ma anche forte con una forza d’animo che
sfiorava l’impossibile. Perché aveva le sue fissazioni e la sua rigidità in
certe cose. Perché si fidava ciecamente di lui e non l’avrebbe mai
contraddetto.
Perché poteva contare in ogni
momento su di lui.
Perché sapeva che se gli avrebbe
chiesto di dargli la vita buttandosi in un mare in tempesta da solo, lui
l’avrebbe fatto perché glielo chiedeva il suo capitano, perché glielo chiedeva
lui.
Perché come lui non c’era nessuno.
Erano molti ad essere pazzi lì dentro. Ma nessuno capace di amarlo a quel modo,
assoluto e totale, dandogli tutto, rimanendo al suo fianco qualunque cosa
accadesse e dicesse.
Sapeva che non si sarebbe mai arreso
per lui, non avrebbe mai mollato finchè lui sarebbe stato in piedi. E anche
oltre.
Rufy si alzò con queste
consapevolezze inconsce nell’animo. Seduto si tese verso il compagno
cingendogli con la mano il collo, posò le labbra sulle sue.
Lieve, leggero. Accennato.
In quel tocco poi sussurrò:
- non importa. Ti amo perché sei
così.-
e a costo di affrontare lo stesso
discorso miliardi di volte, perdere la pazienza e finire alle mani in litigate
furiose…sarebbe sempre finita così. In un ‘non importa’ sussurrato, un bacio
approfondito dato col cuore, un ‘ti amo’ successivo, un ‘va bene così, te lo
spiegherò un'altra volta. Basta che non cambi…’ e la dimostrazione più pura dei
sentimenti.
All’udire quelle due parole, Zoro
aprì gli occhi guardandolo in volto. Aveva lo sguardo rilassato e le palpebre
abbassate, la cicatrice sotto l’occhio morbida come la sua pelle liscia e
calda, i capelli che gli coprivano la fronte spettinati.
Aveva dei lineamenti delicati e
affascinanti, puliti in un certo senso. Ma non gli piaceva solo per questo. Era
tutto in lui, ogni singolo particolare e dettaglio, che amava.
Gli fecero effetto quelle parole,
sentirsele dire così sinceramente. Quando faceva così era disarmante e tutto
sembrava insignificante. Perché fissarsi su certe sciocchezze? Quali? C’erano
cose più importanti? come non lasciar fuggire quel momento, lasciarlo andare
liscio e lento, intenso e violento, libero?
Trattenne il respiro ma se ne
accorse dopo averlo trattenuto. Non voleva rovinare con nessun rumore il
momento che si era creato.
Annullò la poca distanza che rimaneva
e si disse quanto era stupido certe volte. Non era la fiducia a mancargli,
tanto meno la sicurezza dei sentimenti e del rapporto, non era nulla. Solo un
po’ di quel che si diceva sale in zucca. Bastava ci pensasse solo un attimo in
più. O che non pensasse affatto.
Lasciò le loro labbra unirsi,
aprirsi e le loro lingue esplorarsi a vicenda in tocchi sicuri e profondi.
Mancava.
Anche se se ne erano scambiato uno
la mattina. E la notte. E la sera. E il giorno prima e quello prima ancora.
Mancava sempre.
Zoro immerse le sue dita dalla pelle
ruvida e rovinata per le molteplici ferite, fra i capelli morbidi ed
ingarbugliati dell’altro. Attirandolo più a se. Si avvicinò col copro anche lui
in modo da attaccarsi in un bacio non solo delle bocche ma anche fisico.
Rufy allacciò le gambe attorno alla
vita robusta del compagno incrociando le braccia dietro al collo.
Il bacio passionale sfociò in un
esplorazione totale approfondita. Rufy scese sulla clavicola dell’altro
seguendo con la lingua i muscoli tesi, amava disegnare sulle linee naturali di
quel corpo atletico e forte, non se lo spiegava ma gli dava una sensazione
liberatoria e di grandezza. Come pensare ‘lui è mio ed è fatto così bene!’
Per accertarsi che quel fisico forte
e sicuro che dava invidia a chi lo guardava, fosse sempre lì per lui.
Febbrile gli alzò la maglietta
aderente andando ai capezzoli. Glieli tormentò. Ora non servivano più le
direttive di Zoro su come si faceva a dare piacere all’altro.
Andava per intuito…a seconda di quel
che piaceva a lui.
Contraendo la mascella cercò di
controllarsi, poi decise di fare la sua parte togliendo i vestiti all’altro. Lo
stese poco gentilmente coprendo il corpo nudo che non aveva nulla da invidiare
agli altri. Certo la magrezza non dipendeva dal fatto che mangiasse poco, visto
che mangiava con un maiale(ma non fate caso agli scleri!).
Si trovarono ad unire le loro labbra
strofinando i bacini privi di vestiti, l’uno contro l’altro. In languidi
movimenti sempre più frenetici, toccarsi sempre di più per sentire veramente
l’altro.
Quando poi non bastava più e averne bisogno di più.
Volerne di più e ancora.
Come una musica sensuale che partiva
piano sottovoce e poi andava in crescendo diventando maestosa e apocalittica
insieme. Una marcia trionfale che produceva un suono immenso che sapeva di
eterno. E lo faceva unendo solo due strumenti che a contatto facevano scintille
elettriche.
Contatti intimi e volerne di più.
Ansiti riempivano la stanza, non
molto rumorosi. Respiri profondi come in contrasto coi tocchi leggeri per dar
più piacere possibile.
E un violino che iniziava la sua
sonata nelle loro teste.
Due violini in coro, un terzo che si
scostava dalle note degli altri in un suono da solista che si contraeva
sovrapponendosi agli altri. Incroci di più parti e sonetti.
Una voce lugubre di sottofondo che
mormorava parole arcane incomprensibili, rimbombavano senza far capire che
fossero. Brividi su brividi udendo solo questi due. Voce e strumento. Non
canto. Non si capiva. Si udiva e spaventava ma rendeva la bellezza più maestosa
e grande.
Questo si interruppe con l’unione
totale dei corpi degli artefici che creavano la grandezza da brivido.
Zoro entrò in lui accontentando
l’eccitazione di entrambi. Sfogando le voglie. Facendo ripartire la musica che
non cessava e riprendendo da un violino. Acuto. Due violini in sintonia. Tre
violini, uno dei tre che si scostava solista lungo e affusolato. Poi la voce
ritornava come un mostro sacro che diceva formule proibite per arrivare al
segreto di un apice raggiunto con la sintonia di tutto. E il buio e il silenzio
intorno si trasformava in una cascata di rosso, arancio e giallo mentre macchie
grandi e piccole sporcavano lo sfondo con cerchi che convergevano ingrandendosi
con l’andare della melodia.
I corpi si muovevano l’uno dentro l’altro.
Dentro.
Insieme.
Senza dolore, solo piacere. Per
sentirsi di più.
Sollievo iniziale e poi tornò a non
bastare più.
Sentimenti fluivano con colori e
strumenti che inscenavano uno scenario innominabile.
Dentro.
Movimenti lenti e delicati e via via
sempre più forti, ritmici, uniti.
Infine un unico coro di elementi che
portavano la fine. Una grande fine. L’inizio si fuse e tutte le forme si
unirono, i colori, i suoni, le esplosioni, lo scemare e la voglia che
riprendeva. Il movimento che ripartiva. Gli strumenti che risuonavano e la voce
che li indicava.
E ancora tornarono a darsi piacere.
Dentro.
Fecero l’amore come molte altre
volte l’avevano fatto, con la differenza che lì i sentimenti, ogni volta che lo
facevano ancora, erano sempre più forti, potenti e devastanti. Ed ogni volta
era più distruttivo e intenso.
Il respiro che non tornava, i
battiti che uscivano dal petto, la fatica, il sudore che colava, le lingue
danzanti in sincronia coi corpi che non cessavano di aver vita, palpitare e
andare.
Per completare un opera già perfetta
che arrivava a picchi assurdi.
- ti amo, Zoro…-
perché lui doveva dirlo. Lo sentiva
troppo immenso in se. Lo sentiva. Lui non poteva farne a meno. Era così.
Liberandosi, lasciandosi andare. Lasciando che tutto uscisse a andasse per la
sua strada. Una strada che coincideva con quella del compagno.
Un grazie. Un ricambio. Nel posare
le labbra sugli occhi di colui che aveva pronunciato quelle parole magiche.
Una stretta possessiva e forte.
Stare bene dopo aver avuto un
incomprensione per una pace fatta in quel modo e dei sentimenti liberati ancora
una volta così.
Giusto e perfetto.
Impossibile da scrivere.
Per questo ora mettere la parola
fine è giusto come il resto.
Perché più in là di così ci si
ripeterebbe e basta.
Perché oltre non si può andare.
Perché non si può descrivere
qualcosa di indescrivibile.
Ed è così che li si lascia.
Abbracciati, amarsi, sentirsi,
aversi.
Dentro.
FINE CAPITOLO 6
AKANE: oddio ragazzi spero di non
aver fatto troppi errori, ho letto a rate e ho scritto in fretta specie questo
ultimo pezzo. Sono contenta di averlo fatto ma mi è venuto di getto, spero sia
venuto bene. Non sono andata nei dettagli di una descrizione da sesso
selvaggio. Non è questa la fic ^///^…spero che vi sia piaciuta. Non escludo altri
futuri seguiti!