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Autore: gio_dy    15/02/2010    6 recensioni
Lei ha la voce di un angelo, lui traduce in ritmo e melodia ogni stato d'animo.. sarebbero fatti per stare insieme se non si odiassero da troppo tempo... in una nuova città, in nuovo contesto forse le cose possono cambiare... forse... E' la mia seconda ff, nonché la prima su HP, spero possa piacervi..
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Nuovo personaggio, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LA SOLITUDINE DI UNA CASA VUOTA

Hermione giunse di fronte all’edificio costruito in pietra antica coi bowindow di legno e dal tipico tetto spiovente senza quasi rendersene conto, aveva fatto il tragitto da casa fino a Montmartre persa nei suoi ricordi e nelle sue speranze,

– Ecco, ci sono –
si disse sentendosi terribilmente nervosa e mentre si accingeva a suonare il campanello indicato dall’annuncio il suono delle campane di una Chiesa vicina la fece desistere, rintoccavano le 10.00 e il suo appuntamento era previsto mezz’ora dopo; non volendo sembrare invadente arrivando a casa di estranei con così largo anticipo decise di concedersi un caffè in un bistrot sito di fronte alla bella palazzina che era la sua meta. Si sedette in un piccolo tavolino esterno al locale guardandosi intorno con curiosità e ordinò la bevanda alla giovane cameriera che l’aveva subito raggiunta, mentre aspettava la sua consumazione si guardò intorno quasi meravigliata, sembrava di stare a una piccola fiera, la piazza era affollata da turisti incuriositi che si soffermavano lungo le bancarelle degli artisti di strada che esponevano i loro quadri e cercavano di vendere le loro opere ricorrendo, a volte, a trucchetti che se non si potevano definire disonesti erano di sicuro poco leali; i negozi che si affacciavano sulla piazza avevano un non so che di caratteristico tipicamente bohemien che ti faceva quasi pensare di essere stato catapultato in una cartolina dei primi del 900 e il tutto era permeato da quell’atmosfera leggera e allegra che deriva direttamente dalla predisposizione d’animo rilassata e momentaneamente lontana dai problemi che risplende sui volti delle persone che si trovano in vacanza. Hermione sorseggiò il suo caffè, beandosi del calore del sole di fine giugno, rapita da quell’atmosfera così viva e in quel momento si rese conto per la prima volta di desiderare con tutto il cuore che l’incontro che stava per avere luogo andasse bene.
Le piaceva quel posto e viverci sarebbe davvero stato un sogno. Il caffè la stava lentamente risvegliando dallo stato di torpore in cui l’avevano gettata i pensieri che l’avevano accompagnata durante tutto il percorso, d’altronde ne aveva davvero bisogno, quella mattina era uscita presto e aveva saltato di fare colazione per paura di fare tardi a causa di un qualsiasi contrattempo nell’attraversare quasi l’intera città e fare così una cattiva impressione a quelli che sperava sarebbero diventati i suoi coinquilini.
Si era arresa a dividere l’appartamento con qualcuno perché era stufa della solitudine di un appartamento vuoto, da quando era arrivata a Parigi aveva avuto difficoltà a stringere rapporti con le persone che la circondavano, i colleghi di lavoro erano simpatici, ma la sera al ristorante finivano talmente tardi ed erano talmente stanchi che difficilmente si riusciva a scambiare più di qualche parola, oltretutto durante il giorno era quasi sempre stata presa a studiare per gli esami in conservatorio, prima per poter parificare quelli già sostenuti in Inghilterra alle leggi francesi e poi per quei due esami che le mancavano per il diploma, insomma aveva la vita sociale di un orso delle nevi, paragonabile soltanto al suo primo periodo a Hogwarts, ma almeno quando era a scuola divideva la stanza con delle altre persone, ed era stato proprio questo pensiero a frullarle per la testa quando aveva cominciato ad accarezzare l’idea di smettere di vivere da sola per andare in un appartamento in condivisione. Poi c’era anche la questione economica, nonostante fosse partita dall’Inghilterra con un bel po’ di risparmi, questi si andavano via via assottigliando poiché mantenersi con il suo stipendio da cameriera, nell’attesa che prima o poi sarebbe riuscita a vivere solo del proprio talento, stava diventando davvero troppo oneroso; così il giorno prima mentre era in conservatorio dopo aver sostenuto l’ultimo esame da privatista per il diploma in canto lirico, si era fermata davanti alla bacheca e aveva notato un messaggio in cui si faceva sapere che si cercava una persona, possibilmente una ragazza, per la condivisione di un appartamento in Place du Tertre;

- questo è un segno del destino –
la voce di Sibilla Cooman le aveva gracchiato nella testa facendola rabbrividire e così, spinta dalla preoccupazione datale dal fatto di udire la voce della stramba prof. di divinazione nel suo cervello e nel tentativo di zittirla per non sentirla mai più, aveva staccato il piccolo biglietto con il numero di telefono dalla frangia di carta che coronava la parte bassa del foglio e appena uscita dall’edificio aveva composto il numero fissando un appuntamento per la mattina seguente.
Il rintocco singolo della campana le comunicò che era arrivata l’ora dell’incontro, si alzò e dopo aver pagato si diresse verso la palazzina che le stava di fronte. Suonò il campanello ma nessuno rispose, attese un po’ e suonò di nuovo ma inutilmente, stava già cominciando a perdere le speranze quando il portone si aprì e fu travolta da una persona che, evidentemente di corsa, la urtò gettandola in terra. Alzò il viso per capire cosa fosse successo e incontrò due occhi di ghiaccio che la fissavano perplessi.
- Oh, scusa, mi dispiace non ti avevo vista ! –
Una ragazza le tese la mano per aiutarla ad alzarsi.
- E’ tutto ok? Non ti ho rotto qualche osso vero? -
La sconosciuta le sorrise e le rivolse uno sguardo mortificato. Era una bellissima ragazza, circa della sua stessa età, portava i lunghi capelli biondi legati in una treccia bassa, i lineamenti del viso erano fini e delicati e sfoggiava un sorriso aperto e solare che si rifletteva in quegli occhi incredibilmente chiari, così nonostante l’irritazione per essere finita a gambe all’aria come un sacco di patate in una piazza gremita di gente, invogliata da quel sorriso birichino, Hermione accettò l’aiuto e si rialzò sorridendo di rimando.
- No, stai tranquilla è tutto ok! Hai solo ammaccato un po’ la mia dignità. –
La sconosciuta sorrise ancor di più, divertita dalla battuta.
- Scusa è che quando ho fretta tendo a non prestare molta attenzione a ciò che mi circonda, e siccome sono quasi sempre in ritardo ho quasi sempre fretta! Se non ti sei fatta niente io andrei –
- Ok, tranquilla sto bene –
La ragazza fece per lanciarsi nuovamente nella sua folle corsa quando Hermione la fermò.
- Però... potrei chiederti un’informazione? –
- Si, ok. –
Nonostante la fretta dimostrata poco prima la ragazza si predispose ad ascoltarla con calma e Hermione cominciò a intuire il perché fosse quasi sempre in ritardo.
- Avevo un appuntamento alle 10.30 con Marcus Herbell, ho provato a suonare ma non risponde, sai dove abita così eventualmente gli lascio un messaggio. –
- Oh, tu devi essere Jane la ragazza che è venuta per la stanza! Marcus sta ancora dormendo e siccome ha il sonno di un orso in letargo non deve aver sentito il campanello, aspetta ci penso io. –
Si attaccò al pulsante del campanello premendolo senza sosta e senza pietà finché una voce assonnata e piuttosto irritata non rispose al citofono.
- MA CHI DIAVOLO E’? –
- Sono io, è arrivata la ragazza per vedere la stanza apri e vedi di renderti presentabile!-
- CAZZO!!! MA E’ IL CASO DI SUONARE COSI’??? MI E’ VENUTO UN INFARTO!! –
- Tu non rispondevi e mi sono dovuta arrangiare, ho fretta, l’aereo arriva tra meno di un’ora ed io sono ancora qui! Te la mando su e lavati almeno i denti! Ciao Ciao! –
Poi ridacchiando si rivolse a Hermione
Entra nel cortile, sulla sinistra c’è un cancelletto aperto che porta all’atrio entra lì e vai all’ultimo piano. Stai tranquilla, Marcus non morde, abbaia solo! Comunque è con lui che devi parlare perché a me va bene chiunque è lui il sofistico!-
A questo punto l’abbracciò augurandole buona fortuna e auspicando di rivederla presto riprese a correre verso la sua meta. Hermione piacevolmente frastornata da quell’uragano la osservò allontanarsi chiedendosi se all’aeroporto ci sarebbe andata correndo o se avesse una vettura da qualche parte; entrò nel portone seguendo le indicazioni della ragazza, era molto simpatica pensò, le sarebbe piaciuto averla come coinquilina, dava l’idea di una di quelle persone con le quali è difficile annoiarsi, e Dio solo sapeva quanto avesse desiderio di stare in compagnia, soprattutto in quell’ultimo periodo in cui sentiva più che mai la mancanza di Harry, Ron e Ginny, del calore della loro amicizia, delle loro chiacchiere allegre, dei loro sorrisi confortanti; attraversò il cancelletto nell’interno cortile e si ritrovò in un atrio dall’aspetto elegante, salì sull’ascensore pigiando il pulsante del 4° piano diretta verso quella che sperava, ora ancora di più, diventasse la sua nuova casa.

Quando arrivò al piano un ragazzo che poteva avere circa la sua età la stava aspettando sorridente sullo stipite dell’unica porta del pianerottolo.
- Ciao, io sono Marcus e la pazza che hai incrociato sul portone è Antlia la mia coinquilina pazza, accomodati prego –
- Piacere io sono Jane –
Hermione strinse la mano che il ragazzo le porgeva, senza riuscire a trattenere un sorriso di fronte alla definizione che il ragazzo aveva dato della coinquilina.
- Non sei francese, di dove sei? –
- Inglese, di Londra per l’esattezza! –

- Bene, io invece sono tedesco, di Berlino ad essere precisi -
Hermione sorrise nuovamente al ragazzo studiandone di sottecchi l’aspetto. Non era più alto di un metro e ottanta, forse anche qualcosa di meno, aveva un fisico esile, anche se muscoloso, il bel viso dai tratti mediterranei portava le tracce di una leggera barba ancora da radere, ed era illuminato da un paio di grandi occhi verdi i capelli erano neri e mossi, nell’insieme davvero un bel ragazzo si disse.
- Beh, forse è meglio se ti faccio entrare, non credo che tu sia venuta qui per vedere il pianerottolo-

Così dicendo si fece da parte per farla accomodare.
Hermione si guardò intorno ammirata e desiderò ancora una volta più che mai poter vivere in quella casa, la porta dava direttamente in una grande sala-soggiorno arredata con gusto, sulla parete di sinistra in una grande nicchia stava la cucina separata dal resto della stanza da una penisola a ferro di cavallo circondata da alti sgabelli sul tipo di quelli da bar. La parete di fronte era composta di una grande vetrata che dava su un enorme terrazzo, sulla parete a fianco all’ingresso, invece stava una grande scala a chiocciola.
Marcus colse lo sguardo ammirato della ragazza mentre vagava sulla stanza per poi soffermarsi sulla scala.
- Quella porta alle camere da letto, mentre la porta che c’è di fianco alla vetrata da sul bagno ti va di finire di visitare la casa così poi chiacchieriamo un po’? –
In tutta risposta Hermione sorrise annuendo con il capo al ragazzo che si avviò facendole segno di seguirlo.
Due ore dopo erano seduti sugli alti sgabelli del soggiorno davanti a due tazze di caffè e alle briciole di alcuni biscotti chiacchierando come due vecchi amici, parlando di sogni e di speranze, Marcus le aveva raccontato di essere il primo ballerino al Petit Opera, un teatro che ultimamente era molto apprezzato dagli amanti della musica lirica e classica, mentre Hermione gli aveva raccontato del suo sogno di poter cantare nei teatri come quello in cui lui danzava.
- E’ quasi l’una, ti va di mangiare un’omelette al volo?-
Hermione rimase titubante davanti a questa proposta
- Guarda che non ti avveleno mica, sono un ottimo cuoco –
- Resterei volentieri, ma non vorrei sembrare invadente… –
- Invadente? A casa tua?-
La ragazza che stava bevendo l’ultimo sorso del suo terzo caffè quasi si strozzò per la sorpresa

- Come scusa?-
- Hai capito bene, quando conti di trasferirti?-
- Oggi è il giorno di chiusura del ristorante, sarebbe troppo presto se cominciassimo da stasera? –
Marcus sorrise annuendo e lei ringraziò mentalmente Sibilla Cooman.



 
 
 
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Ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia, perché per me è stato molto faticoso da scrivere, ma almeno cominciamo a entrare nella storia dopo le brevi parentesi sugli ultimi anni dei protagonisti nei capitoli precedenti.

Ora nella miglior tradizione teatrale mi inchino e ringrazio:

Alaide: (ti rispondo a due recensioni in una) Ti ho già spiegato in privato le ragioni per cui nel primo capitolo ero stata un po’ schematica, però ho fatto tesoro della tua critica e credo che il secondo sia andato un po’ meglio. Ora vediamo cosa mi dirai su questo, anche se tremo un po’, visto che ho paura che risulti freddino. Comunque ancora grazie per l’aiuto che mi hai dato. Spero di non aver scritto qualche cavolata in merito agli esami di Hermione. Ti abbraccio.

For ever cullen: Grazie per le tue parole, non sai quanto mi abbiano fatto piacere.

barbarak: Grazie per quello che mi scrivi, beh, Draco non parla di Amore per descrivere Antlia per una ragione precisa che spiegherò più avanti… sai com’è ci sono tanti tipi di amore!

silvia90: Grazie per il complimento, non sai quanto sia importante per me quello che mi scrivi alla fine della tua recensione. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.

   
 
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