Appena
uscì dal castello i raggi del sole
gli ferirono gli occhi: era una bella giornata, limpida e calda.
Si passò una mano tra i capelli, guardandosi
attorno. C’era sempre un sacco di gente, in giardino, quando
spuntava il sole
da dietro le coltri di nubi scozzesi.
Trovò all’istante il suo obiettivo, seduto
all’ombra del solito faggio, ormai diventato un luogo di
ritrovo per gli
studenti di tutte le generazioni di Hogwarts.
Si avvicinò senza fretta, arrivando talmente
in silenzio da non attirare la sua attenzione.
Allora si mise a fissarla.
Era seduta con le gambe strette al petto e
il mento appoggiato sulle ginocchia. I lisci capelli biondi le
ricadevano oltre
le esili spalle. L’espressione sul suo volto era impassibile;
solo dagli occhi
azzurri, puntati lontano nel vuoto, emergeva qualcos’altro,
una dolorosa
tristezza.
«Sam» Lei non si voltò neanche, quando
la
chiamò. Si limitò a stringersi nelle spalle e
aggrottare la fronte.
Le si sedette accanto, confuso dal suo
atteggiamento. Certo, non che le altre volte gli saltasse addosso, ma
almeno lo
salutava.
«Cos’è successo?»
Per tutta risposta lei si chiuse ancora di
più.
James sospirò e le passò un braccio intorno
alle spalle, attirandola a sé. Senza dire una parola la
bionda lo strinse,
affondando il volto nel suo petto. Con un colpo al cuore il ragazzo
sentì
qualcosa bagnargli la camicia.
Era impossibile. Non poteva
essere.
«Sam» la chiamò sconvolto,
accarezzandole i
capelli «Perché piangi?»
«Non sto piangendo» borbottò finalmente
lei,
scostandosi in malo modo e passandosi una mano sugli occhi, per
cancellare le
lacrime, invano.
Lui le porse un fazzoletto e, con tutto il
tatto che riuscì a racimolare, le chiese di nuovo cosa fosse
successo. Ancora
una volta la ragazza non rispose, ma accettò il pezzo di
stoffa che le aveva
gentilmente offerto.
«Cosa hai fatto al braccio?» le afferrò
bruscamente l’arto in questione e lo osservò con
attenzione. C’era un livido
intorno al polso, tendente al violaceo, circondato da un alone
giallastro.
«Niente!» se lo portò dietro la schiena,
nascondendolo alla vista.
«Chi è stato?» sillabò
gelido, lo sguardo
incupito dall’ira. Se
avesse preso il colpevole, di lui non sarebbero
rimaste neanche le ossa.
«Non è niente. Ho sistemato tutto io».
«Samantha, chi è stato?»
«Qualcuno che in questo momento si trova in
Infermeria. E non osare comportarti da cavaliere vendicatore. Non ne ho
bisogno».
Si calmò, vedendo di nuovo le lacrime
affacciarsi dai suoi occhi azzurri.
Aveva bisogno solo di
qualcuno che la consolasse.
«Vieni qui» allargò le braccia,
seppellendo
momentaneamente la rabbia nel profondo del suo animo, lasciando la
vendetta in
un angolo. Samantha lo abbracciò, senza pensarci due volte,
e affondò il volto
contro la sua spalla.
«Grazie» gli sussurrò
all’improvviso.
Lui alzò un sopracciglio, confuso «Per
cosa?»
«Per esserci sempre quando ho bisogno di te,
per consolarmi e starmi accanto, per sopportarmi e volermi bene
così come sono,
anche se potrei essere migliore; per passare il tuo tempo con me. Scusa
se a
volte mi arrabbio o mi comporto in modo antipatico, se non ti mostro le
mie
emozioni o i miei pensieri. Ma
tu sei l’unico.
L’unico di cui ho
bisogno. E non mi importa del resto del mondo, non mi importa quello
che
succede o potrebbe succedere. Mi basta questo momento…mi
basta sapere che tu ci
sei quando ho bisogno. Grazie di amarmi…».
James sorrise, baciandole gli occhi chiusi.
Poi rimase ad osservare la sua espressione beata.
«E io ti ringrazio per aver bisogno di
me…così mi permetti di starti accanto».
Lei alzò il viso, dipinto di pura felicità,
e lo baciò, senza più pensieri.
E allora lui
pensò che
avrebbe fatto qualsiasi
cosa pur di vederla felice.
Felice per sempre.
Tuttavia non importa se le ami,
le odi, desideri che muoiano o sappia che non potresti vivere senza di
loro…
Non
ha
importanza.
Perché
per una volta nella tua vita, qualsiasi cosa fossero per il mondo,
diventano tutto
per te.
Quando le guardi negli occhi,
viaggiando nelle profondità delle loro
anime,
e dici un milione di cose senza il
minimo suono,
sai
che la tua vita è inevitabilmente
consumata all'interno dei battiti del loro cuore.
Le amiamo per un milione
di motivi,
nessun foglio di carta
potrebbe rendere loro giustizia.
E' una cosa non
della mente ma del cuore.
Questa è una catena
d'amore.
Ed eccoci alla
fine! This was the last
reason.
Sono un po’
triste a dire la verità, ma allo stesso tempo contenta di
aver portato a
termine la raccolta. E’ un sollievo sapere di riuscire a
terminare una storia:
io odio lasciare le cose a metà.
Comunque era un
altro motivo che mi spingeva a finirla. Perché finalmente mi
sono messa
d’impegno per scrivere la storia di questa mia nuova
generazione e sono davvero
contenta e soddisfatta di come sta procedendo e sinceramente avrei
proprio
voglia di iniziare a postarla. Se vi sono piaciuti i personaggi di
“Un salto
nel futuro” e “20 Reasons for a boy to love a
girl”, spero che vogliate dare
un’occhiata anche alla prossima (quando la
posterò, ovviamente).
Un grosso grazie
a fanny91 per
aver recensito lo scorso capitolo: sono
davvero contenta che ti sia piaciuta! ^.^
Grazie a tutti
coloro che l’hanno letta, soprattutto le cinquanta persone
rimaste fino alla
fine, perché è bello sapere di avere qualche
lettore. Non conta tanto il numero
(anche se sarei ipocrita a dire che non mi fa piacere avere tante
letture,
recensioni e preferiti: ogni autore lo desidera), perché se
davvero vi è
piaciuta io sono contenta lo stesso!
Grazie alle
sedici persone che l’hanno aggiunta ai preferiti e grazie
alle sedici che l’hanno
aggiunta alle seguite.
Grazie anche
solo a chi ci ha dato un’occhiata.
Grazie per
essere rimasti fino a qui e per chiudere con me questa raccolta.
Grazie.