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Autore: JoJo    04/03/2010    0 recensioni
“Oh.- annuì, rivelando infine i propri dubbi- Mi dispiace, ma sono una scettica. La psiche è troppo instabile per farci affidamento, preferisco di gran lunga le prove concrete.”
Non era esattamente la cosa più giusta da dire, perlomeno a due profiler del loro calibro.
“Tu credi?” la rimbeccò quindi l'agente Morgan, incrociando le braccia con sicurezza, come se avesse appena raccolto una sfida troppo facile da vincere.
Genere: Generale, Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva una mano appoggiata mollemente sulla maniglia della porta ma l'intenzione di aprirla lo abbandonò per qualche secondo. Era distrutto, su questo non c'era alcun dubbio, soprattutto dopo che si era recato insieme alla scientifica a casa Donovan per setacciarla in lungo e in largo alla ricerca, che poi si era rilevata infruttuosa, di qualche prova. Sospirò stancamente prima di aprire definitivamente la porta: sua moglie aveva ragione, quel lavoro lo stava facendo invecchiare più velocemente rispetto alle persone normali.
Nella stanza, la squadra di analisi comportamentale dell'FBI era al completo e dalle loro facce il detective Meyer intuì che le notizie che gli dovevano comunicare non erano delle migliori.
“Abbiamo steso un nuovo profilo - annunciò infatti Aaron Hotchner, seduto compostamente sulla sedia- volevamo comunicarlo a te prima che a tutti i tuoi uomini.”
“Un profilo?Perchè mai?- Meyer non riuscì a contenere lo stupore. Quel caso era praticamente chiuso!- Ormai abbiamo la Donovan.”
Derek Morgan incrociò le muscolose braccia al petto “Non è stata la Donovan a compiere questi omicidi.” disse con sicurezza.
“Ah sì?E cosa ve lo fa pensare?” ribattè esasperato il poliziotto.
“Statisticamente più del settanta per cento degli omicidi seriali è compiuto da uomini non appartenenti alle minoranze.”
“Bene. Peccato che questa non sia una statistica!- borbottò di nuovo il detective, rivolgendosi al ragazzo magro che aveva fatto quella constatazione- Secondo i racconti dei vicini quella ragazza è stata l'amante di una notte di ciascuna delle vittime. Una sua ciocca di capelli è stata trovata sulla scena dell'ultimo omicidio. Sono forse coincidenze tutte queste?”
“Non è stata la Donovan a compiere questi omicidi.” ribadì Emily.
Meyer sbuffò. FBI o no, profilers o meno, lui credeva nei fatti, non nelle teorie “Mi state dicendo che quella ciocca di capelli era lì per caso?”
“No, non per caso.- convenì quindi Rossi- Il nostro S.I. è troppo razionale per lasciare un elemento del genere senza motivo.”
“E il motivo sarebbe?” incalzò quindi, sempre più con i nervi a fior di pelle.
“Odio.- continuò semplicemente l'agente anziano della squadra- Il nostro uomo prova una profonda ostilità per Katerine Donovan e probabilmente la presenza di una sua ciocca di capelli è stata un avvertimento. Le vittime precedenti sono state una sorta di prova generale, ma dal suo modus operandi non si nota nessuna rabbia nei loro confronti.”
“Il suo modo di agire fa più pensare a una sorta di esperimento scientifico- gli diede man forte Derek- e probabilmente è esattamente quello che è.”
“State dicendo- cominciò a parlare Meyer, meditabondo, passandosi una mano sul mento irsuto- che sta cercando di affinare la tecnica per poi applicarla al meglio sulla ragazza?”
“Crediamo di sì.- confermò Prentiss- Katerine Donovan è la costante di questi omicidi e probabilmente perchè lei conosce l'S.I.”
“Avete idea di che relazione potrebbe avere con lei?” domandò di nuovo il detective.
“Un fidanzato respinto, qualcuno a cui ha fatto un torto.- ipotizzò Hotch- Dobbiamo parlare di nuovo con lei per vedere se conosce qualcuno che corrisponda al nostro profilo.”
“D'accordo.- capitolò infine Meyer-Ma non intendo rilasciarla, almeno finchè non ci saranno delle prove concrete e non delle semplici supposizioni.”

Katerine si ritrovò a deglutire rumorosamente quando intravide la figura del proprio legale. Se ne stava immobile, con le mani appoggiate sul tavolo, l'una sull'altra, la schiena dritta appoggiata alla sedia. Non si accorse nemmeno di aver iniziato a camminare più lentamente da quando era entrata nella stanza. Si domandò se forse non fosse più saggio dire alla guardia che l'aveva accompagnata fin lì che non se la sentiva di avere un colloquio con l'avvocato, perlomeno non in quel momento, ma nel momento stesso in cui stava formulando quel pensiero l'uomo si chiuse la porta alle spalle, lasciando le due ragazze da sole.
Alicia lasciò che la sua cliente le si sedesse di fronte e continuò a fissare un punto indefinito fuori dalla finestra corredata di sbarre. Non aveva intenzione di farle passare liscio il fatto che le aveva nascosto una cosa di vitale importanza come un presunto disturbo psichico.
“Non sono contenta, Katerine.” la informò, puntando i suoi severi occhi ambrati sulla ragazza in tuta arancione.
La bionda abbassò lo sguardo all'istante, incapace di sostenere il suo, così carico di rimprovero.
“L-lo so...- balbettò impacciata- Non potevo dirtelo. Avevo paura che avresti abbandonato il mio caso.”
“Io non ti abbandonerò.- chiarì l'avvocato sporgendosi verso di lei, seria- Ora ti va di dirmi la verità?”
Katerine si mordicchiò nervosamente le labbra e dopo di che cominciò a torturarsi le mani prima di iniziare finalmente a parlare“La verità?La verità è che non so neanche io che cosa mi sta succedendo: da qualche mese non sono più me stessa.”
Alicia si abbandonò sullo schienale della sedia, pur senza abbandonare la postura un po' rigida che la contraddistingueva “Che cosa intendi?”
“Io...io te l'ho detto. Non ricordo bene che cosa posso avere fatto, ho dei completi black out...” la voce usciva tremante dalla bocca della bionda e i suoi occhi azzurri le si riempirono di lacrime.
“Katerine!Smettila di giocare con me!- sbottò Kensington, battendo una mano sul tavolo in modo tanto violento che l'altra sobbalzò spaventata- Io non sono qui per giudicarti, quindi nascondermi la verità può cadere solo a tuo svantaggio.”
Non ottenne risposta però, tranne che per qualche singhiozzo soffocato.
Alicia Kensington non sapeva affrontare le crisi emotive, tanto più se non le riteneva giustificate. Poteva affrontare da sola una giuria scettica, i giornalisti arrabbiati e i media in subbuglio ma, davanti alle lacrime, spesso perdeva la sua proverbiale freddezza.
“Dimmi. Tutto. Quello. Che. Sai.” sillabò, senza nascondere il fastidio che provava.
Katerine, dal canto suo, non poteva fare a meno che tenere le labbra serrate, troppo spaventata per proferire verbo. Non era tanto il suo avvocato, che sembrava più un folletto dai capelli scompigliati, a farle paura, ma se stessa. Aveva paura che forse, in un momento di totale incoscienza, avesse potuto davvero uccidere tutta quella gente.
“Come vuoi.- annunciò spazientita Alicia, vedendo che non riuscivano ad arrivare a nessun traguardo- Ci vediamo in aula e ti consiglio di assumere un'aria sciupata e innocente per cercare di convincere la giuria.”
Si alzò di scatto, stizzita e non rivolse nemmeno una volta lo sguardo alla ragazza mentre si dirigeva alla porta per chiamare la guardia carceraria.
La voce di Katerine, quindi, le arrivò alle spalle, all'improvviso. “Si chiama Pam.”
“Chi?” incalzò l'avvocato, girandosi di nuovo verso di lei.
“L'altra...l'altra me.- balbettò la Donovan- Si chiama Pam.”
Alicia annuì “Va avanti.”
“I-io non so come faccia a uscire dalla mia testa, ma a volte lo fa.-singhiozzò la ragazza, passandosi ripetutamente le mani sul viso-E incasina sempre tutto.”
“Può essere stata lei a uccidere quei ragazzi?” domandò quindi l'altra. Se la risposta fosse risultata affermativa, non avrebbe avuto vita facile nell'impostare una possibile difesa.
“Forse.- disse con voce incerta la bionda-Non lo so.”
“D'accordo, Katerine.- sospirò Alicia, bussando alla porta per attirare l'attenzione della guardia- Abbi fiducia. Non ti lascerò marcire in prigione, non quando sono convinta che tu sia innocente.”
Non sentì se la ragazza le rispose qualcosa. Aveva troppa fretta di correre dal giudice per cercare di salvare la situazione prima che la pubblica accusa o i media potessero peggiorare il tutto ulteriormente.

Non aveva fatto in tempo a sgattaiolare fuori dall'intricato labirinto di uffici del tribunale che già si era ritrovata un uomo che la inseguiva con fare concitato. Quando le si affiancò, dopo qualche minuto, aveva l'aria furente e la cravatta fuori posto, ma dei particolari tanto insignificanti non gli avrebbero di certo tenuto a freno la lingua.
“Alicia questo è stato un colpo sotto la cintura.” sputò con voce bassa Mark Randall, vice procuratore capo. Gli era stata affidato quel caso e contava, come il suo capo del resto, di riuscire a portarlo in tribunale nel minor tempo possibile. Ovviamente non aveva fatto i conti con i piani, di tutt'altro genere, dell'avvocato difensore.
“Sempre meglio che una pugnalata alle spalle, non trovi?” ribattè Kensington, girando leggermente il bel viso verso di lui.
Randall sbuffò, in un misero tentativo di ritrovare la calma “Una richiesta di perizia per l'infermità mentale?!” sbottò quindi, fermandosi di colpo e allargando le braccia.
La ragazza rallentò il passo e si girò per fronteggiarlo “E' del tutto legittima, considerando gli ultimi sviluppi della situazione.”
“Già, Meyer me l'ha detto.- borbottò scontroso, grattandosi il mento solcato da una leggera barba- Ma questo non cambia il fatto che tu stai facendo tutto questo solo per guadagnare un po' di tempo.”
“E vuoi biasimarmi per questo?” replicò con tono smaliziato, rivolgendogli un sorrisetto supponente.
Non era raro per loro finire in situazioni del genere. Mark Randall e Alicia Kensington si erano già fronteggiati più volte, sia in tribunale che fuori, e non c'era mai stata nessuna occasione che avesse visto uno dei due rivali uscire dallo scontro totalmente incolume. Erano avversari e vivevano ogni incontro come se fosse una sfida, anche se erano pochi quelli che potevano scorgere quell'atteggiamento dietro alle battutine e agli sguardi incandescenti che si lanciavano ogni volta.
“Voglio solo dirti- continuò l'uomo, incrociando le braccia con un gesto secco- che questo non cambierà le cose per la tua cliente. La sua presenza sulla scena la inchioda, Alicia, e questo è un dato di fatto.”
La ragazza scosse la testa, sul viso aveva il sorriso di qualcuno che la sa lunga“Io invece dico che qualcosa sta già cambiando.”
“Ah, sì?” sbuffò Mark, alzando le sopracciglia scettico
“Un uccellino mi ha detto che gli agenti dell'FBI stanno lavorando a un profilo, un profilo che non corrisponde a Katerine, Randall.”
“Un profilo?Vorrai dire uno stereotipo scientificamente accettabile.-sbottò spazientito- È come leggere i fondi del caffè oppure l'oroscopo: non posso credere che tu possa credere a delle sciocchezze del genere. Non sei forse Miss Razionalità?”
“Cielo.-disse l'altra, facendo roteare i grandi occhi- Quando penso che non potresti cadere più in basso dici sempre qualcosa che mi costringe a ricredermi.”
“E' perchè riesco ancora a stupirti che la nostra relazione è sempre così fresca.” le sorrise di rimando l'uomo.
“Oltre che immaginaria.” aggiunse Kensignton, senza riuscire a trattenere una smorfia.
“Meyer non mi ha ancora detto niente di questo fantomatico profilo.- continuò Randall, riportando la conversazione sui binari che intendeva seguire- Non credi forse che i tuoi informatori questa volta abbiano preso un abbaglio?”
Alicia stava per aprire bocca per rispondere ma qualcuno, alle sue spalle fu più veloce.
“Maschio, bianco, tra i trenta e i trentacinque anni.-iniziò a parlare una voce profonda a lei conosciuta-Probabilmente ha un quoziente intellettivo superiore alla media, ma un aspetto ordinario che non attira l'attenzione.”
Un'altra voce si sostituì alla prima e lei non potè che sorridere soddisfatta mentre notava la faccia del suo rivale di sempre cambiare espressione ad ogni parola “Da come ha sezionato le sue vittime è possibile che sia un medico, o che comunque abbia buone conoscenze di anatomia, forse è un professore di scienze.”
Anche Morgan sembrava lo stesso soddisfatto di come erano riusciti a zittire quell'uomo supponente “Dobbiamo andare avanti o ritiene che questo sia sufficiente, signor...”
“Randall. Mark Randall, vice procuratore capo.- disse brusco l'interpellato- Spero che le vostre indagini procedano più velocemente di quanto hanno fatto finora, dato che pare abbiate un nuovo profilo più accurato.” Aveva la faccia di bronzo tipica degli avvocati, quindi non potè fare altro che rivolgere ai due agenti che si trovava di fronte un sorriso mellifluo e cercare di far sembrare quella conversazione civile.
“Lei si preoccupi di fare il suo lavoro, signor Randall,- ribattè Rossi con tono calmo- e noi ci occuperemo del nostro, che ne dice?”
L'avvocato fece in risposta un vago cenno del capo, prima di rivolgersi di nuovo ad Alicia “La faccenda non finisce qui, Kensington. Non voglio farmi scappare l'unica sospettata che abbiamo tra le mani.”
Se ne andò con passo stizzito mentre la ragazza lo salutava con un cenno della mano.
“Wow.- commentò poi, girandosi verso i due agenti-Scommetto che se possedessi anche io il cromosoma Y avrei trovato questo scontro decisamente più epico, vero?”
“Devi sempre avere a che fare con individui del genere?” domandò Rossi con un sorriso divertito.
Alicia scrollò le esili spalle “Dici così perchè non hai visto come posso essere io quando voglio fare la stronza...” disse, provocando una risata di Morgan.
“Che vi porta in queste lande desolate fatte di eccessiva burocrazia e lavoratori svogliati?” continuò quindi la ragazza, facendo ai due uomini segno si seguirla mentre si incamminava lungo il corridoio.
“Stavamo cercando te, in effetti.- cominciò a spiegare David-La tua cliente...”
“E' rinchiusa coattivamente all'istituto psichiatrico Mayfield per un esame approfondito e accurato autorizzato dal giudice Todd questa mattina e a nessuno di esterno all'ospedale è permesso di vederla senza una mia firma.- concluse per lui l'avvocato-Deduco che abbiate scoperto qualcosa di nuovo, se la volete interrogare.”
Morgan annuì serio “Probabilmente la Donovan conosce l'S.I.”
“S.I.?” ripetè confusa Alicia, non riuscendo a capire quella sigla.
“Significa soggetto ignoto. È così che li chiamiamo.” spiegò paziente Rossi.
“Certo. Beh, farò avere allo psichiatra di Katerine il permesso che vi serve al più presto. Ma vi consiglio di andarci giù pesante con gli interrogatori perchè sembra particolarmente portata a mentire.”
Il tono secco che aveva usato nell'ultima affermazione stupì non poco i due profiler.
“Sembra che tu nutri un certo risentimento verso di lei.” constatò Derek.
“Già.- rise sarcastica Alicia- Diciamo che i rapporti idilliaci fra avvocati e clienti ci sono solo nelle puntate di Perry Mason.”
“Non ti va giù il fatto che ti abbia mentito, immagino.” commentò quindi David, pensieroso.
“Sì, ma il lavoro è lavoro. E poi- ammise- sul fatto che è innocente non mentiva, quindi la verità è un'altra e io intendo scoprirla.”
Morgan aggrottò le sopracciglia “Non è il tuo compito farlo, ma il nostro e della polizia.”
“Sì, certo. La mia era solo un'espressione figurata...-commentò vaga, cambiando repentinamente argomento- Avete detto che conosce Katerine. Potrebbe avercela con lei?”
“Probabilmente.” confermò Derek.
“Una bella fortuna che io l'abbia fatta rinchiudere in manicomio, allora.- il tono di Alicia era particolarmente soddisfatto mentre parlava-Il procuratore Maloni dovrà ammettere la propria incompetenza.”
Rossi annuì, con espressione meditabonda “Ho sentito sta muovendo mari e monti per inchiodare la Donovan.”
“Sì, è piuttosto coinvolto.” ammise la ragazza.
“C'è un motivo particolare?” indagò quindi l'agente dell'FBI.
Alicia scrollò le spalle con noncuranza “Una delle vittime risulta essere il figlioccio di Noah Samuelson.”
“Il governatore?- chiese conferma Derek, perplesso-E...?”
L'avvocato smise di camminare, per poi voltarsi di modo da far passare il suo sguardo su entrambi i due uomini “Non so come vada nel vostro mondo, ma in quello in cui vivo io se il governatore Samuelson chiama, il procuratore Maloni risponde. Il vice procuratore Mark Randall, tuttavia, non può fare niente per impedire la perizia psichiatrica che il giudice ha già autorizzato quindi, per ora, ho io il coltello dalla parte del manico.”
“Ma se le prove non sono così fondate perchè accusare la Donovan con così tanto ardore?” domandò quindi Morgan. Non aveva molta familiarità con le varie manovre politiche che impregnavano i rapporti fra i procuratori distrettuali.
“Era logico che sarebbe finita così:- spiegò Alicia, gesticolando in modo casuale- fra due settimane ci sono le elezioni e potete immaginare quanti voti si guadagnerebbe il procuratore distrettuale se riuscisse ad incriminare un serial killer.”
“Rielezione assicurata.” concluse per lei Rossi.
La ragazza annuì “Probabilmente a quest'ora starà già facendo la conferenza stampa per annunciare che Katerine Donovan è sospettata degli omicidi e per accusarmi di essere Satana, od Osama Bin Laden o Darth Veder per essere stata così meschina da farle fare una perizia psichiatrica.”
Derek aggrottò la fronte perplesso. Aveva visto avvocati andare su tutte le furie per molto meno, ma lei era tranquilla come ad una gita fuori porta “Non sembri particolarmente arrabbiata per questa situazione.”
“Il perseguimento della gloria personale è un diritto naturale di tutti, agente Morgan, quindi non posso certo biasimare il procuratore per le sue manovre.” spiegò semplicemente.
“Che manovre prevedi?” domandò David, incuriosito.
“Una guerra mass-mediatica, per cominciare. E poi passerà ad azioni strettamente legali, come una richiesta per una controperizia psichiatrica. Insomma, faranno solo il loro lavoro. Il che mi fa ricordare che devo essere in aula fra poco.-disse additando la porta di legno che aveva alle spalle.-Ho altri casi a cui lavorare. Come mi avete ricordato prima, prendere i cattivi è il vostro lavoro, il mio è difendere chi me lo chiede.”
“Ci serve quel permesso, Alicia.” le ricordò Derek.
La ragazza annuì “Andate pure all'istituto psichiatrico. Quando arriverete, sarà già là ad aspettarvi.” gli assicurò, prima di sparire velocemente dentro la stanza di tribunale.

Joe Horgan si mosse nervosamente sulla sedia, cercando inutilmente di trovare una posizione confortevole per il suo massiccio fisico. Gli piaceva fare il grafico pubblicitario ma il suo capo non aveva ancora capito che rinchiudere un uomo alto un metro e novanta in un ufficio piccolo come quello poteva benissimo essere ritenuto un crimine contro i diritti inviolabili della persona umana.
Stava ancora sbuffando quando alzò la cornetta, che squillava insistentemente “Pronto?”
“Hey!- lo salutò una voce gioviale dall'altro capo del filo-Parla la donna protagonista dei tuoi sogni proibiti!”
Il sorriso gli comparve immediatamente sulle labbra “Davvero?Sai, Megan Fox, hai la voce uguale a quella di Alicia che, come sai, è stata retrocessa a semplice comparsa.”
“Joe, così mi rattristi. Pensavo di essere l'unica per te.” scherzò l'altra, immaginandosi la faccia seria che stava mantenendo l'amico per dissimulare una telefonata privata.
“Scusami, ma lo sai che gli uomini sono infedeli.” continuò quindi Horgan, passandosi una mano fra i corti capelli rossi.
“E le donne troppo buone, infatti voglio proporti lo stesso un giochino telefonico.” disse ironica, mentre si sistemava l'auricolare prima di entrare in macchina.
“Dovrai fare tutto tu, però,-la assecondò il tono scherzoso Joe- perchè come sai sono in ufficio e il mio capo non è stato molto d'accordo l'ultima volta che ti ho aiutato.”
Alicia sbuffò “Lo so. Quell'uomo è di una noia mortale.”
“Allora, che devo fare?” capitolò quindi l'altro, sapendo già che cosa stava per chiedergli. Conosceva quella ragazza da diversi anni e, da quando abitavano nello stesso palazzo di proprietà della famiglia di lei, erano anche diventati amici. E questo voleva significare per lui che Alicia non avrebbe esitato ad utilizzare le sue abilità tecnologiche per lavorare ai propri casi.
“Cercare informazioni.-confermò quindi la sua ipotesi-Un mucchio di informazioni, tutte quelle che riesci ad ottenere, per vie legali e non. Ti mando un messaggio con i nominativi.”
Joe annuì, elettrizzato da quella nuova sfida “Definisci vie non legali.”
“In qualsiasi modo non autorizzato dal governo degli Stati Uniti.” affermò con convinzione l'altra. In fondo, conoscere qualcuno che sapesse aggirare dei sistemi di sicurezza informatica poteva essere sempre utile.
“Mi stai dicendo che stai facendo guerra agli agenti dell'FBI?- si informò, ricordando che la ragazza gli aveva accennato ad una squadra arrivata da Quantico-Sei una ragazza cattiva, Alicia!”
“Io non faccio guerra a nessuno.- si giustificò lei- Li sto semplicemente aiutando, solo che loro non lo sanno ancora.”
“Hey!-esclamò quindi l'uomo, battendosi una mano sulla fronte-Ho avuto un'improvvisa epifania!”
Alicia, ferma in macchina davanti al semaforo rosso, non potè fare a meno di aggrottare la fronte “Mi spaventi quando dici queste cose.”
“Ascoltami, è geniale:- continuò Joe, ignorandola- questi agenti dell'FBI sono forse agenti speciali?”
“Sì...” borbottò la ragazza in risposta, confusa da quella domanda.
“Tutti quanti?” incalzò l'altro, entusiasta.
“Già, è questo il loro titolo.- sbottò Kensington, spazientita- Joe, dove vuoi arrivare?”
“Se sono tutti agenti speciali allora vuol dire che nessuno di loro è speciale, no?-esultò il rosso, estremamente soddisfatto di quella rivelazione- Altrimenti non avrebbe più senso usare la parola speciale, quindi sono tutti normali e ordinari!”
“Tu sei pazzo!- rise la ragazza, scuotendo la testa- Facciamo che tu ti limiti a infiltrarti nei sistemi informatici e qualsiasi altra considerazione la lasci a me, ok?
“D'accordo.-acconsentì Joe, mentre già faceva battere velocemente le dita sulla tastiera-Ti mando tutto quello che trovo via mail. Mi devi un favore, bellezza.”
“E tu l'affitto.” chiuse la comunicazione Kensington, senza riuscire a smettere di ridere sotto i baffi.


Michael Bell abitava da solo in una casa semplice, ma decorosa. Aveva venticinque anni e stava lavorando sodo per avviare una propria attività in campo informatico. Quando la madre, che sentiva al telefono tutti i giorni, non aveva più avuto sue notizie si era preoccupata e, perciò, aveva avvertito immediatamente la polizia. Il novello poliziotto che era andato a casa del giovane per controllare che cosa fosse successo ma si era sentito male non appena aveva visto la vittima.
La posizione di Micheal Bell al momento della morte ricordava quella dei corpi all'obitorio, al momento dell'autopsia. Sdraiato sul tavolo di formica della sua cucina, aveva un'incisione a Y sul petto, lasciata volutamente aperta di modo da mostrare la maggior parte degli organi interni. Il cuore, invece, gli era stato asportato dal petto ed era stato riposto con minuziosa precisione dentro un vecchio barattolo di burro d' arachidi. L'assassino era stato freddo e preciso in ogni sua azione, proprio come un chirurgo, ma sui titoli dei giornali il nome che gli avevano affibbiato era Il macellaio di Tulsa.
“Il corpo della vittima è stato trovato in cucina, sul tavolo.” disse Reid, indicando la scena del crimine.
“Gli ha legato i polsi e le caviglie alle gambe del tavolo con del nastro adesivo che si è portato da casa, così come l'arma e il barattolo in cui ha riposto il cuore.” aggiunse Morgan, dando un'ultima scorsa al rapporto che aveva portato con sé.
“E' meticoloso, segue un rituale preciso.- commentò Rossi, facendo passare lo sguardo su ogni singolo particolare della stanza-L'asportazione del cuore probabilmente ha per lui un significato preciso, magari associato alla Donovan.”
“Non sono stati trovati segni di colluttazione e tutte le finestre erano chiuse dall'interno.- riflettè ad alta voce Reid- Su tutti i barattoli c'era scritto il nome della vittima, ma la scientifica ha detto che è nessuna penna ritrovata sulla scena corrisponde con quell'inchiostro, quindi aveva preparato anche quello a casa.”
Derek alzò le spalle “L'S.I. sapeva già chi voleva colpire, probabilmente li ha osservati per giorni prima di agire.”
“O forse li conosceva.” azzardò il più giovane dei tre.
David fece dondolare il capo, pensieroso “Proviamo a fare un giro della casa per vedere se ci è sfuggito qualcosa.” suggerì, prima di imboccare la porta che dava sul salotto, subito seguito da Reid.
Morgan rimase per qualche minuto solo a riflettere. Se il vero obiettivo dell'S.I. era davvero Katerine, il fatto che in quel momento lei si trovasse al sicuro, seppure momentaneamente in stato d'accusa, l'avrebbe dovuto fare andare su tutte le furie. Eppure non c'era stata nessuna escalation di violenza: gli omicidi erano cessati con l'arresto della donna.
Scosse la testa, frustrato dal fatto che non riusciva a capire pienamente quale fosse l'obiettivo del killer, e seguì gli altri nella stanza attigua.
Non appena varcò la soglia, però, un tonfo leggero lo fece voltare di scatto verso il seminterrato.
Dalla sua posizione riusciva a vedere Rossi, che stava camminando nel corridoio per raggiungere un'altra stanza.
“Reid?” chiamò quindi Morgan, avvicinandosi alla porta che dava sul seminterrato con già una mano sulla pistola. Per quale motivo il suo collega sarebbe dovuto andare là sotto?Lui odiava il buio.
Il giovane dottore sporse la testa dal salotto “Che c'è?”
Non appena realizzò che c'era qualcun altro oltre a loro in quella casa, Derek impugnò la pistola e la puntò verso la porta che stava per aprire con un calcio ma, lasciandolo completamente sorpreso, quella si spalancò da sola davanti ai suoi occhi.
L'intruso fece un balzo sul posto, spaventato da quell'improvvisa imboscata, e si ritrovò a fissare con occhi spalancati l'agente che aveva di fronte.
“Alicia?” disse sorpreso Derek, sconcertato dal fatto di essersi trovato di fronte la ragazza.
Lei, dal canto suo, mantenne lo sguardo fisso sulla pistola “Ti dispiace puntare quell'arma da fuoco lontano dalla mia persona?”
“Che cosa ci fai qui?- la rimproverò mentre riponeva l'arma nella fondina- Questa è la scena di un crimine, nessuno può entrare.”
“Credevo che quelle strisce gialle fossero prettamente decorative...” provò a ironizzare, mentre gli altri due agenti le si avvicinavano.
“Alicia Kensington?” domandò stupito Rossi nel vederla.
La ragazza strinse le labbra, con l'aria di una colta in fallo “Agente Rossi. Dottor. Reid.”
“Che cosa ci fai qui?” ripetè Morgan.
Alicia fece passare lo sguardo sui volti dei tre e trovò che l'unico a non esserle completamente ostile era quello di Spencer.
“Speravo di poter trovare qualcosa di utile per far dirigere in un'altra direzione le accuse di Randall.- ammise stringendosi nelle spalle- E, sinceramente, pensavo che voi foste da Katerine, altrimenti non sarei venuta qui.”
“Quindi ti sei nascosta nel seminterrato quando ci hai visto arrivare.” concluse per lei Rossi, con tono contrariato.
“No!-sbottò la giovane-Sono entrata pochi minuti fa. Non avete visto che non ho rotto i sigilli della polizia?”
Reid corrugò la fronte “E allora da dove sei entrata?”
“Dalla grata di areazione del seminterrato.” rispose semplicemente l'altra.
“Forse è quello che ha fatto anche l'S.I.-ipotizzò quindi Morgan-Dalla cucina e dal salotto non si sarebbe sentito nessun rumore e in quel modo sarebbe riuscito a cogliere la vittima di sorpresa.”
“Quindi,-ricapitolò Spencer- se conosceva le vittime, non erano in buoni rapporti tanto da giustificare una visita a casa.”
“La scientifica ha trovato qualcosa nel seminterrato?” domandò Rossi, sperando in una risposta affermativa.
“Non c'era niente.- ribattè Alicia, facendo così ricordare la sua presenza- Ho provato a setacciarlo poco fa alla ricerca di qualche fibra o altro ma a quanto pare nessuno si è fatto sfuggire niente.”
David la fissò con sguardo serio “Non puoi fare quello che stai facendo. È illegale.”
“Diciamo che più che altro sto agendo nella sottile linea di demarcazione che separa ciò che è legale da ciò che non lo è.” azzardò la ragazza.
Agiva sempre in quel modo e nessuno l'aveva mai beccata. Forse il coinvolgimento dell'FBI le avrebbe tolto qualche libertà che era solita concedersi in altre indagini più semplici.
“Non so quanto il tuo capo, il procuratore e il detective Meyer siano contenti di questo tuo comportamento- continuò Morgan, invitandola con un braccio a seguirli fino in cucina per farla uscire dalla porta sul retro- Una cosa del genere potrebbe anche rovinarti la carriera.”
Alicia increspò le labbra ma, piuttosto che ascoltare le parole dell'agente fece passare il suo sguardo attento e indagatore in ogni angolo della scena del crimine. Alla fine però, scostò da sé la mano di Derek e fece qualche passo verso l'uscio.
“D'accordo, d'accordo, d'accordo. Me ne vado di mia spontanea volontà.- capitolò, alzando le mani in segno di resa- Almeno spero che abbiate riservato lo stesso trattamento a quello che è entrato prima di me.”
“Come?” domandò Reid, non capendo a cosa si riferisse.
Sul volto della ragazza si dipinse immediatamente un sorriso soddisfatto.
“Immagino che siate stati così scortesi anche con l'altro intruso che si è introdotto in questa casa prima di me.” continuò quindi, voltandosi nuovamente verso di loro con aria innocente.
Rossi aggrottò la fronte “Intendi che qualcuno estraneo alle forze di polizia è entrato in questa casa?”
La ragazza annuì lasciandoli inerdetti.
“Hai visto qualcuno uscire da qui?” incalzò quindi Morgan, spostando il peso da un piede all'altro leggermente spazientito.
“No.- disse tranquillamente Alicia- Ma è evidente che qualcuno è entrato qua dentro.”
“Come fai a dirlo se non hai visto nessuno?” si informò Reid perplesso.
Lei scrollò le spalle e con un ampio gesto della mano indicò la stanza “Ci sono delle prove che qualcuno è entrato in questa casa, in questa cucina, più precisamente. Laggiù, sotto il frigorifero, ci sono delle schegge di vetro e manca un bicchiere sul ripiano della cucina. A quel rotolo di carta da cucina è stato tolto un foglio. La tenda della finestra è più abbassata di come lo era al momento del ritrovamento del corpo, e in questa stanza non ci sono correnti d'aria abbastanza rilevanti da giustificare uno spostamento del genere. Immagino che chiunque si sia presentato qui avesse molta fretta e fosse molto agitato e per questo ha fatto inavvertitamente cadere il bicchiere, ha spostato suo malgrado la tenda quando ha cercato di prendere la carta per rimediare al danno ma ovviamente non ha potuto evitare di lasciare delle tracce dietro di sé.”
I tre agenti osservarono la stanza: ogni cosa che aveva detto l'avvocato coincideva alla perfezione, ma erano dettagli talmente piccoli che loro ad un primo sguardo non vi avevano fatto caso.
“C-come hai fatto a notare queste cose?” chiese Spencer interdetto.
Alicia scrollò le spalle, rispondendo con noncuranza “Ho visto la foto della scena del crimine.”
“Memoria fotografica.” aggiunse, picchiettandosi la tempia con l'indice, per rispondere alla domanda implicita che gli stavano facendo quelle occhiate interrogative.
“L'S.I. è tornato per cercare qualcosa.- concluse allora Rossi, mettendo mano al cellulare- Chiamo Hotch, ma prima vorrei assicurarmi che tu te ne vada.”
La ragazza sbuffò, prima di acconsentire infilando la porta “D'accordo.”
“Sei portata per le indagini.-commentò Derek, mentre la seguivano fuori- Perchè non sei entrata in polizia?”
La mora si passò una mano fra i corti capelli, pensierosa“In effetti, ho fatto l'esame per diventare detective subito dopo il liceo.”
“E non l'hai passato.” ipotizzò Morgan.
“Sì,invece: cento su cento. Era piuttosto elementare.- lo contraddisse subito lei-Ma pare che i quindicenni non siano abbastanza adulti per esercitare quella professione.”
Rossi alzò le sopracciglia sorpreso “Quindi saresti anche tu una specie di genietto in stile Reid?”
“Impossibile, lei sembra normale...”scherzò l'altro, dando un buffetto sull'esile braccio del collega.
“Ho avuto degli insegnanti privati e ho finito prima gli studi, ho una buona memoria, sono molto sveglia e ho visto tutte le puntate del tenente Colombo. Tutto qui” si giustificò la ragazza, leggermente imbarazzata prima di rivolgersi a Reid.
“Quindi tu sei un genio,uh?”
“Beh, io ho...ho un QI di 187, una memoria eidetica e riesco a leggere ventimila parole al minuto.” spiegò il ragazzo, stringendosi nelle spalle.
“Wow. Dev'essere una bella sensazione sapere di essere sempre la persona più intelligente nella stanza.” Alicia non soffriva certo di problemi di bassa autostima, ma avere una certezza del genere le avrebbe fatto piuttosto comodo.
“L'intelligenza è relativa, non assoluta.- si ritrovò quindi ad affermare il genietto della squadra, sotto agli sguardi esasperati dei due colleghi ormai abituati- Howard Gardner ha individuato ben nove macro gruppi intellettivi, ciascuno posizionato in una particolare area del cervello ed ha dimostrato come non siano affatto statici ma piuttosto capaci di essere sviluppati attraverso l'esercizio oppure in grado di decadere. Inoltre si può dire che cercare di mettere etichette alla nostra intelligenza sarebbe riduttivo considerando che i rami su cui si sviluppa sono troppo numerosi e articolati.”
La Kensington lo guardò interdetta “Sei tutto vero?”
“Direi...direi di sì.” balbettò Spencer, imbarazzato
“Sei strano.” sorrise quindi la ragazza.
Quella squadra di federali stava quasi incominciando a piacergli.

   
 
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