Aveva una mano appoggiata
mollemente
sulla maniglia della porta ma l'intenzione di aprirla lo
abbandonò
per qualche secondo. Era distrutto, su questo non c'era alcun dubbio,
soprattutto dopo che si era recato insieme alla scientifica a casa
Donovan per setacciarla in lungo e in largo alla ricerca, che poi si
era rilevata infruttuosa, di qualche prova. Sospirò
stancamente prima di aprire definitivamente la porta: sua moglie
aveva ragione, quel lavoro lo stava facendo invecchiare più
velocemente rispetto alle persone normali.
Nella stanza, la squadra di analisi
comportamentale dell'FBI era al completo e dalle loro facce il
detective Meyer intuì che le notizie che gli dovevano
comunicare non erano delle migliori.
“Abbiamo steso un nuovo profilo -
annunciò infatti Aaron Hotchner, seduto compostamente sulla
sedia- volevamo comunicarlo a te prima che a tutti i tuoi
uomini.”
“Un profilo?Perchè mai?- Meyer
non riuscì a contenere lo stupore. Quel caso era
praticamente
chiuso!- Ormai abbiamo la Donovan.”
Derek Morgan incrociò le
muscolose braccia al petto “Non è stata la Donovan
a
compiere questi omicidi.” disse con sicurezza.
“Ah sì?E cosa ve lo fa
pensare?” ribattè esasperato il poliziotto.
“Statisticamente più del
settanta per cento degli omicidi seriali è compiuto da
uomini
non appartenenti alle minoranze.”
“Bene. Peccato che questa non sia una
statistica!- borbottò di nuovo il detective, rivolgendosi al
ragazzo magro che aveva fatto quella constatazione- Secondo i
racconti dei vicini quella ragazza è stata l'amante di una
notte di ciascuna delle vittime. Una sua ciocca di capelli è
stata trovata sulla scena dell'ultimo omicidio. Sono forse
coincidenze tutte queste?”
“Non è stata la Donovan a
compiere questi omicidi.” ribadì Emily.
Meyer sbuffò. FBI o no,
profilers o meno, lui credeva nei fatti, non nelle teorie “Mi
state
dicendo che quella ciocca di capelli era lì per
caso?”
“No, non per caso.- convenì
quindi Rossi- Il nostro S.I. è troppo razionale per lasciare
un elemento del genere senza motivo.”
“E il motivo sarebbe?” incalzò
quindi, sempre più con i nervi a fior di pelle.
“Odio.- continuò semplicemente
l'agente anziano della squadra- Il nostro uomo prova una profonda
ostilità per Katerine Donovan e probabilmente la presenza di
una sua ciocca di capelli è stata un avvertimento. Le
vittime
precedenti sono state una sorta di prova generale, ma dal suo modus
operandi non si nota nessuna rabbia nei loro confronti.”
“Il suo modo di agire fa più
pensare a una sorta di esperimento scientifico- gli diede man forte
Derek- e probabilmente è esattamente quello che
è.”
“State dicendo- cominciò a
parlare Meyer, meditabondo, passandosi una mano sul mento irsuto- che
sta cercando di affinare la tecnica per poi applicarla al meglio
sulla ragazza?”
“Crediamo di sì.- confermò
Prentiss- Katerine Donovan è la costante di questi omicidi e
probabilmente perchè lei conosce l'S.I.”
“Avete idea di che relazione potrebbe
avere con lei?” domandò di nuovo il detective.
“Un fidanzato respinto, qualcuno a
cui ha fatto un torto.- ipotizzò Hotch- Dobbiamo parlare di
nuovo con lei per vedere se conosce qualcuno che corrisponda al
nostro profilo.”
“D'accordo.- capitolò infine
Meyer-Ma non intendo rilasciarla, almeno finchè non ci
saranno
delle prove concrete e non delle semplici supposizioni.”
Katerine si
ritrovò a deglutire
rumorosamente quando intravide la figura del proprio legale. Se ne
stava immobile, con le mani appoggiate sul tavolo, l'una sull'altra,
la schiena dritta appoggiata alla sedia. Non si accorse nemmeno di
aver iniziato a camminare più lentamente da quando era
entrata
nella stanza. Si domandò se forse non fosse più
saggio
dire alla guardia che l'aveva accompagnata fin lì che non se
la sentiva di avere un colloquio con l'avvocato, perlomeno non in
quel momento, ma nel momento stesso in cui stava formulando quel
pensiero l'uomo si chiuse la porta alle spalle, lasciando le due
ragazze da sole.
Alicia lasciò che la sua cliente
le si sedesse di fronte e continuò a fissare un punto
indefinito fuori dalla finestra corredata di sbarre. Non aveva
intenzione di farle passare liscio il fatto che le aveva nascosto una
cosa di vitale importanza come un presunto disturbo psichico.
“Non sono contenta, Katerine.” la
informò, puntando i suoi severi occhi ambrati sulla ragazza
in
tuta arancione.
La bionda abbassò lo sguardo
all'istante, incapace di sostenere il suo, così carico di
rimprovero.
“L-lo so...- balbettò
impacciata- Non potevo dirtelo. Avevo paura che avresti abbandonato
il mio caso.”
“Io non ti abbandonerò.-
chiarì l'avvocato sporgendosi verso di lei, seria- Ora ti va
di dirmi la verità?”
Katerine si mordicchiò
nervosamente le labbra e dopo di che cominciò a torturarsi
le
mani prima di iniziare finalmente a parlare“La
verità?La
verità è che non so neanche io che cosa mi sta
succedendo: da qualche mese non sono più me
stessa.”
Alicia si abbandonò sullo
schienale della sedia, pur senza abbandonare la postura un po' rigida
che la contraddistingueva “Che cosa intendi?”
“Io...io te l'ho detto. Non ricordo
bene che cosa posso avere fatto, ho dei completi black
out...” la
voce usciva tremante dalla bocca della bionda e i suoi occhi azzurri
le si riempirono di lacrime.
“Katerine!Smettila di giocare con
me!- sbottò Kensington, battendo una mano sul tavolo in modo
tanto violento che l'altra sobbalzò spaventata- Io non sono
qui per giudicarti, quindi nascondermi la verità
può
cadere solo a tuo svantaggio.”
Non ottenne risposta però,
tranne che per qualche singhiozzo soffocato.
Alicia Kensington non sapeva affrontare
le crisi emotive, tanto più se non le riteneva giustificate.
Poteva affrontare da sola una giuria scettica, i giornalisti
arrabbiati e i media in subbuglio ma, davanti alle lacrime, spesso
perdeva la sua proverbiale freddezza.
“Dimmi. Tutto. Quello. Che. Sai.”
sillabò, senza nascondere il fastidio che provava.
Katerine, dal canto suo, non poteva
fare a meno che tenere le labbra serrate, troppo spaventata per
proferire verbo. Non era tanto il suo avvocato, che sembrava
più
un folletto dai capelli scompigliati, a farle paura, ma se stessa.
Aveva paura che forse, in un momento di totale incoscienza, avesse
potuto davvero uccidere tutta quella gente.
“Come vuoi.- annunciò
spazientita Alicia, vedendo che non riuscivano ad arrivare a nessun
traguardo- Ci vediamo in aula e ti consiglio di assumere un'aria
sciupata e innocente per cercare di convincere la giuria.”
Si alzò di scatto, stizzita e
non rivolse nemmeno una volta lo sguardo alla ragazza mentre si
dirigeva alla porta per chiamare la guardia carceraria.
La voce di Katerine, quindi, le arrivò
alle spalle, all'improvviso. “Si chiama Pam.”
“Chi?” incalzò l'avvocato,
girandosi di nuovo verso di lei.
“L'altra...l'altra me.- balbettò
la Donovan- Si chiama Pam.”
Alicia annuì “Va avanti.”
“I-io non so come faccia a uscire
dalla mia testa, ma a volte lo fa.-singhiozzò la ragazza,
passandosi ripetutamente le mani sul viso-E incasina sempre
tutto.”
“Può essere stata lei a
uccidere quei ragazzi?” domandò quindi l'altra. Se
la
risposta fosse risultata affermativa, non avrebbe avuto vita facile
nell'impostare una possibile difesa.
“Forse.- disse con voce incerta la
bionda-Non lo so.”
“D'accordo, Katerine.- sospirò
Alicia, bussando alla porta per attirare l'attenzione della guardia-
Abbi fiducia. Non ti lascerò marcire in prigione, non quando
sono convinta che tu sia innocente.”
Non sentì se la ragazza le
rispose qualcosa. Aveva troppa fretta di correre dal giudice per
cercare di salvare la situazione prima che la pubblica accusa o i
media potessero peggiorare il tutto ulteriormente.
Non aveva fatto in tempo a sgattaiolare
fuori dall'intricato labirinto di uffici del tribunale che
già
si era ritrovata un uomo che la inseguiva con fare concitato. Quando
le si affiancò, dopo qualche minuto, aveva l'aria furente e
la
cravatta fuori posto, ma dei particolari tanto insignificanti non gli
avrebbero di certo tenuto a freno la lingua.
“Alicia questo è stato un
colpo sotto la cintura.” sputò con voce bassa Mark
Randall,
vice procuratore capo. Gli era stata affidato quel caso e contava,
come il suo capo del resto, di riuscire a portarlo in tribunale nel
minor tempo possibile. Ovviamente non aveva fatto i conti con i
piani, di tutt'altro genere, dell'avvocato difensore.
“Sempre meglio che una pugnalata alle
spalle, non trovi?” ribattè Kensington, girando
leggermente
il bel viso verso di lui.
Randall sbuffò, in un misero
tentativo di ritrovare la calma “Una richiesta di perizia per
l'infermità mentale?!” sbottò quindi,
fermandosi di
colpo e allargando le braccia.
La ragazza rallentò il passo e
si girò per fronteggiarlo “E' del tutto legittima,
considerando gli ultimi sviluppi della situazione.”
“Già, Meyer me l'ha detto.-
borbottò scontroso, grattandosi il mento solcato da una
leggera barba- Ma questo non cambia il fatto che tu stai facendo
tutto questo solo per guadagnare un po' di tempo.”
“E vuoi biasimarmi per questo?”
replicò con tono smaliziato, rivolgendogli un sorrisetto
supponente.
Non era raro per loro finire in
situazioni del genere. Mark Randall e Alicia Kensington si erano
già
fronteggiati più volte, sia in tribunale che fuori, e non
c'era mai stata nessuna occasione che avesse visto uno dei due rivali
uscire dallo scontro totalmente incolume. Erano avversari e vivevano
ogni incontro come se fosse una sfida, anche se erano pochi quelli
che potevano scorgere quell'atteggiamento dietro alle battutine e
agli sguardi incandescenti che si lanciavano ogni volta.
“Voglio solo dirti- continuò
l'uomo, incrociando le braccia con un gesto secco- che questo non
cambierà le cose per la tua cliente. La sua presenza sulla
scena la inchioda, Alicia, e questo è un dato di
fatto.”
La ragazza scosse la testa, sul viso
aveva il sorriso di qualcuno che la sa lunga“Io invece dico
che
qualcosa sta già cambiando.”
“Ah, sì?” sbuffò
Mark, alzando le sopracciglia scettico
“Un uccellino mi ha detto che gli
agenti dell'FBI stanno lavorando a un profilo, un profilo che non
corrisponde a Katerine, Randall.”
“Un profilo?Vorrai dire uno
stereotipo scientificamente accettabile.-sbottò spazientito-
È
come leggere i fondi del caffè oppure l'oroscopo: non posso
credere che tu possa credere a delle sciocchezze del genere. Non sei
forse Miss Razionalità?”
“Cielo.-disse l'altra, facendo
roteare i grandi occhi- Quando penso che non potresti cadere
più
in basso dici sempre qualcosa che mi costringe a ricredermi.”
“E' perchè riesco ancora a
stupirti che la nostra relazione è sempre così
fresca.”
le sorrise di rimando l'uomo.
“Oltre che immaginaria.” aggiunse
Kensignton, senza riuscire a trattenere una smorfia.
“Meyer non mi ha ancora detto niente
di questo fantomatico profilo.- continuò Randall, riportando
la conversazione sui binari che intendeva seguire- Non credi forse
che i tuoi informatori questa volta abbiano preso un
abbaglio?”
Alicia stava per aprire bocca per
rispondere ma qualcuno, alle sue spalle fu più veloce.
“Maschio, bianco, tra i trenta e i
trentacinque anni.-iniziò a parlare una voce profonda a lei
conosciuta-Probabilmente ha un quoziente intellettivo superiore alla
media, ma un aspetto ordinario che non attira l'attenzione.”
Un'altra voce si sostituì alla
prima e lei non potè che sorridere soddisfatta mentre notava
la faccia del suo rivale di sempre cambiare espressione ad ogni
parola “Da come ha sezionato le sue vittime è
possibile che
sia un medico, o che comunque abbia buone conoscenze di anatomia,
forse è un professore di scienze.”
Anche Morgan sembrava lo stesso
soddisfatto di come erano riusciti a zittire quell'uomo supponente
“Dobbiamo andare avanti o ritiene che questo sia sufficiente,
signor...”
“Randall. Mark Randall, vice
procuratore capo.- disse brusco l'interpellato- Spero che le vostre
indagini procedano più velocemente di quanto hanno fatto
finora, dato che pare abbiate un nuovo profilo più
accurato.”
Aveva la faccia di bronzo tipica degli avvocati, quindi non
potè
fare altro che rivolgere ai due agenti che si trovava di fronte un
sorriso mellifluo e cercare di far sembrare quella conversazione
civile.
“Lei si preoccupi di fare il suo
lavoro, signor Randall,- ribattè Rossi con tono calmo- e noi
ci occuperemo del nostro, che ne dice?”
L'avvocato fece in risposta un vago
cenno del capo, prima di rivolgersi di nuovo ad Alicia “La
faccenda
non finisce qui, Kensington. Non voglio farmi scappare l'unica
sospettata che abbiamo tra le mani.”
Se ne andò con passo stizzito
mentre la ragazza lo salutava con un cenno della mano.
“Wow.- commentò poi, girandosi
verso i due agenti-Scommetto che se possedessi anche io il cromosoma
Y avrei trovato questo scontro decisamente più epico,
vero?”
“Devi sempre avere a che fare con
individui del genere?” domandò Rossi con un
sorriso
divertito.
Alicia scrollò le esili spalle
“Dici così perchè non hai visto come
posso essere io
quando voglio fare la stronza...” disse, provocando una
risata di
Morgan.
“Che vi porta in queste lande
desolate fatte di eccessiva burocrazia e lavoratori
svogliati?”
continuò quindi la ragazza, facendo ai due uomini segno si
seguirla mentre si incamminava lungo il corridoio.
“Stavamo cercando te, in effetti.-
cominciò a spiegare David-La tua cliente...”
“E' rinchiusa coattivamente
all'istituto psichiatrico Mayfield per un esame approfondito e
accurato autorizzato dal giudice Todd questa mattina e a nessuno di
esterno all'ospedale è permesso di vederla senza una mia
firma.- concluse per lui l'avvocato-Deduco che abbiate scoperto
qualcosa di nuovo, se la volete interrogare.”
Morgan annuì serio
“Probabilmente la Donovan conosce l'S.I.”
“S.I.?” ripetè confusa
Alicia, non riuscendo a capire quella sigla.
“Significa soggetto ignoto. È
così che li chiamiamo.” spiegò paziente
Rossi.
“Certo. Beh, farò avere allo
psichiatra di Katerine il permesso che vi serve al più
presto.
Ma vi consiglio di andarci giù pesante con gli interrogatori
perchè sembra particolarmente portata a mentire.”
Il tono secco che aveva usato
nell'ultima affermazione stupì non poco i due profiler.
“Sembra che tu nutri un certo
risentimento verso di lei.” constatò Derek.
“Già.- rise sarcastica Alicia-
Diciamo che i rapporti idilliaci fra avvocati e clienti ci sono solo
nelle puntate di Perry Mason.”
“Non ti va giù il fatto che ti
abbia mentito, immagino.” commentò quindi David,
pensieroso.
“Sì, ma il lavoro è
lavoro. E poi- ammise- sul fatto che è innocente non
mentiva,
quindi la verità è un'altra e io intendo
scoprirla.”
Morgan aggrottò le sopracciglia
“Non è il tuo compito farlo, ma il nostro e della
polizia.”
“Sì, certo. La mia era solo
un'espressione figurata...-commentò vaga, cambiando
repentinamente argomento- Avete detto che conosce Katerine. Potrebbe
avercela con lei?”
“Probabilmente.” confermò
Derek.
“Una bella fortuna che io l'abbia
fatta rinchiudere in manicomio, allora.- il tono di Alicia era
particolarmente soddisfatto mentre parlava-Il procuratore Maloni
dovrà ammettere la propria incompetenza.”
Rossi annuì, con espressione
meditabonda “Ho sentito sta muovendo mari e monti per
inchiodare la
Donovan.”
“Sì, è piuttosto
coinvolto.” ammise la ragazza.
“C'è un motivo particolare?”
indagò quindi l'agente dell'FBI.
Alicia scrollò le spalle con
noncuranza “Una delle vittime risulta essere il figlioccio di
Noah
Samuelson.”
“Il governatore?- chiese conferma
Derek, perplesso-E...?”
L'avvocato smise di camminare, per poi
voltarsi di modo da far passare il suo sguardo su entrambi i due
uomini “Non so come vada nel vostro mondo, ma in quello in
cui vivo
io se il governatore Samuelson chiama, il procuratore Maloni
risponde. Il vice procuratore Mark Randall, tuttavia, non
può
fare niente per impedire la perizia psichiatrica che il giudice ha
già autorizzato quindi, per ora, ho io il coltello dalla
parte
del manico.”
“Ma se le prove non sono così
fondate perchè accusare la Donovan con così tanto
ardore?” domandò quindi Morgan. Non aveva molta
familiarità
con le varie manovre politiche che impregnavano i rapporti fra i
procuratori distrettuali.
“Era logico che sarebbe finita così:-
spiegò Alicia, gesticolando in modo casuale- fra due
settimane
ci sono le elezioni e potete immaginare quanti voti si guadagnerebbe
il procuratore distrettuale se riuscisse ad incriminare un serial
killer.”
“Rielezione assicurata.” concluse
per lei Rossi.
La ragazza annuì “Probabilmente
a quest'ora starà già facendo la conferenza
stampa per
annunciare che Katerine Donovan è sospettata degli omicidi e
per accusarmi di essere Satana, od Osama Bin Laden o Darth Veder per
essere stata così meschina da farle fare una perizia
psichiatrica.”
Derek aggrottò la fronte
perplesso. Aveva visto avvocati andare su tutte le furie per molto
meno, ma lei era tranquilla come ad una gita fuori porta “Non
sembri particolarmente arrabbiata per questa situazione.”
“Il perseguimento della gloria
personale è un diritto naturale di tutti, agente Morgan,
quindi non posso certo biasimare il procuratore per le sue
manovre.”
spiegò semplicemente.
“Che manovre prevedi?” domandò
David, incuriosito.
“Una guerra mass-mediatica, per
cominciare. E poi passerà ad azioni strettamente legali,
come
una richiesta per una controperizia psichiatrica. Insomma, faranno
solo il loro lavoro. Il che mi fa ricordare che devo essere in aula
fra poco.-disse additando la porta di legno che aveva alle spalle.-Ho
altri casi a cui lavorare. Come mi avete ricordato prima, prendere i
cattivi è il vostro lavoro, il mio è difendere
chi me
lo chiede.”
“Ci serve quel permesso, Alicia.”
le ricordò Derek.
La ragazza annuì “Andate pure
all'istituto psichiatrico. Quando arriverete, sarà
già
là ad aspettarvi.” gli assicurò, prima
di sparire
velocemente dentro la stanza di tribunale.
Joe Horgan si mosse nervosamente sulla
sedia, cercando inutilmente di trovare una posizione confortevole per
il suo massiccio fisico. Gli piaceva fare il grafico pubblicitario ma
il suo capo non aveva ancora capito che rinchiudere un uomo alto un
metro e novanta in un ufficio piccolo come quello poteva benissimo
essere ritenuto un crimine contro i diritti inviolabili della persona
umana.
Stava ancora sbuffando quando alzò
la cornetta, che squillava insistentemente “Pronto?”
“Hey!- lo salutò una voce
gioviale dall'altro capo del filo-Parla la donna protagonista dei
tuoi sogni proibiti!”
Il sorriso gli comparve immediatamente
sulle labbra “Davvero?Sai, Megan Fox, hai la voce uguale a
quella
di Alicia che, come sai, è stata retrocessa a semplice
comparsa.”
“Joe, così mi rattristi.
Pensavo di essere l'unica per te.” scherzò
l'altra,
immaginandosi la faccia seria che stava mantenendo l'amico per
dissimulare una telefonata privata.
“Scusami, ma lo sai che gli uomini
sono infedeli.” continuò quindi Horgan, passandosi
una mano
fra i corti capelli rossi.
“E le donne troppo buone, infatti
voglio proporti lo stesso un giochino telefonico.” disse
ironica,
mentre si sistemava l'auricolare prima di entrare in macchina.
“Dovrai fare tutto tu, però,-la
assecondò il tono scherzoso Joe- perchè come sai
sono
in ufficio e il mio capo non è stato molto d'accordo
l'ultima
volta che ti ho aiutato.”
Alicia sbuffò “Lo so.
Quell'uomo è di una noia mortale.”
“Allora, che devo fare?” capitolò
quindi l'altro, sapendo già che cosa stava per chiedergli.
Conosceva quella ragazza da diversi anni e, da quando abitavano nello
stesso palazzo di proprietà della famiglia di lei, erano
anche
diventati amici. E questo voleva significare per lui che Alicia non
avrebbe esitato ad utilizzare le sue abilità tecnologiche
per
lavorare ai propri casi.
“Cercare informazioni.-confermò
quindi la sua ipotesi-Un mucchio di informazioni, tutte quelle che
riesci ad ottenere, per vie legali e non. Ti mando un messaggio con i
nominativi.”
Joe annuì, elettrizzato da
quella nuova sfida “Definisci vie non legali.”
“In qualsiasi modo non autorizzato
dal governo degli Stati Uniti.” affermò con
convinzione
l'altra. In fondo, conoscere qualcuno che sapesse aggirare dei
sistemi di sicurezza informatica poteva essere sempre utile.
“Mi stai dicendo che stai facendo
guerra agli agenti dell'FBI?- si informò, ricordando che la
ragazza gli aveva accennato ad una squadra arrivata da Quantico-Sei
una ragazza cattiva, Alicia!”
“Io non faccio guerra a nessuno.- si
giustificò lei- Li sto semplicemente aiutando, solo che loro
non lo sanno ancora.”
“Hey!-esclamò quindi l'uomo,
battendosi una mano sulla fronte-Ho avuto un'improvvisa
epifania!”
Alicia, ferma in macchina davanti al
semaforo rosso, non potè fare a meno di aggrottare la fronte
“Mi spaventi quando dici queste cose.”
“Ascoltami, è geniale:-
continuò Joe, ignorandola- questi agenti dell'FBI sono forse
agenti speciali?”
“Sì...” borbottò la
ragazza in risposta, confusa da quella domanda.
“Tutti quanti?” incalzò
l'altro, entusiasta.
“Già, è questo il loro
titolo.- sbottò Kensington, spazientita- Joe, dove vuoi
arrivare?”
“Se sono tutti agenti speciali allora
vuol dire che nessuno di loro è speciale,
no?-esultò il
rosso, estremamente soddisfatto di quella rivelazione- Altrimenti non
avrebbe più senso usare la parola speciale, quindi sono
tutti
normali e ordinari!”
“Tu sei pazzo!- rise la ragazza,
scuotendo la testa- Facciamo che tu ti limiti a infiltrarti nei
sistemi informatici e qualsiasi altra considerazione la lasci a me,
ok?
“D'accordo.-acconsentì Joe,
mentre già faceva battere velocemente le dita sulla
tastiera-Ti mando tutto quello che trovo via mail. Mi devi un favore,
bellezza.”
“E tu l'affitto.” chiuse la
comunicazione Kensington, senza riuscire a smettere di ridere sotto i
baffi.
Michael Bell abitava da solo in una
casa semplice, ma decorosa. Aveva venticinque anni e stava lavorando
sodo per avviare una propria attività in campo informatico.
Quando la madre, che sentiva al telefono tutti i giorni, non aveva
più avuto sue notizie si era preoccupata e,
perciò,
aveva avvertito immediatamente la polizia. Il novello poliziotto che
era andato a casa del giovane per controllare che cosa fosse successo
ma si era sentito male non appena aveva visto la vittima.
La posizione di Micheal Bell al momento
della morte ricordava quella dei corpi all'obitorio, al momento
dell'autopsia. Sdraiato sul tavolo di formica della sua cucina, aveva
un'incisione a Y sul petto, lasciata volutamente aperta di modo da
mostrare la maggior parte degli organi interni. Il cuore, invece, gli
era stato asportato dal petto ed era stato riposto con minuziosa
precisione dentro un vecchio barattolo di burro d' arachidi.
L'assassino era stato freddo e preciso in ogni sua azione, proprio
come un chirurgo, ma sui titoli dei giornali il nome che gli avevano
affibbiato era Il macellaio di Tulsa.
“Il corpo della vittima è
stato trovato in cucina, sul tavolo.” disse Reid, indicando
la
scena del crimine.
“Gli ha legato i polsi e le caviglie
alle gambe del tavolo con del nastro adesivo che si è
portato
da casa, così come l'arma e il barattolo in cui ha riposto
il
cuore.” aggiunse Morgan, dando un'ultima scorsa al rapporto
che
aveva portato con sé.
“E' meticoloso, segue un rituale
preciso.- commentò Rossi, facendo passare lo sguardo su ogni
singolo particolare della stanza-L'asportazione del cuore
probabilmente ha per lui un significato preciso, magari associato
alla Donovan.”
“Non sono stati trovati segni di
colluttazione e tutte le finestre erano chiuse dall'interno.-
riflettè ad alta voce Reid- Su tutti i barattoli c'era
scritto
il nome della vittima, ma la scientifica ha detto che è
nessuna penna ritrovata sulla scena corrisponde con quell'inchiostro,
quindi aveva preparato anche quello a casa.”
Derek alzò le spalle “L'S.I.
sapeva già chi voleva colpire, probabilmente li ha osservati
per giorni prima di agire.”
“O forse li conosceva.” azzardò
il più giovane dei tre.
David fece dondolare il capo,
pensieroso “Proviamo a fare un giro della casa per vedere se
ci è
sfuggito qualcosa.” suggerì, prima di imboccare la
porta che
dava sul salotto, subito seguito da Reid.
Morgan rimase per qualche minuto solo a
riflettere. Se il vero obiettivo dell'S.I. era davvero Katerine, il
fatto che in quel momento lei si trovasse al sicuro, seppure
momentaneamente in stato d'accusa, l'avrebbe dovuto fare andare su
tutte le furie. Eppure non c'era stata nessuna escalation di
violenza: gli omicidi erano cessati con l'arresto della donna.
Scosse la testa, frustrato dal fatto
che non riusciva a capire pienamente quale fosse l'obiettivo del
killer, e seguì gli altri nella stanza attigua.
Non appena varcò la soglia,
però, un tonfo leggero lo fece voltare di scatto verso il
seminterrato.
Dalla sua posizione riusciva a vedere
Rossi, che stava camminando nel corridoio per raggiungere un'altra
stanza.
“Reid?” chiamò quindi
Morgan, avvicinandosi alla porta che dava sul seminterrato con
già
una mano sulla pistola. Per quale motivo il suo collega sarebbe
dovuto andare là sotto?Lui odiava il buio.
Il giovane dottore sporse la testa dal
salotto “Che c'è?”
Non appena realizzò che c'era
qualcun altro oltre a loro in quella casa, Derek impugnò la
pistola e la puntò verso la porta che stava per aprire con
un
calcio ma, lasciandolo completamente sorpreso, quella si
spalancò
da sola davanti ai suoi occhi.
L'intruso fece un balzo sul posto,
spaventato da quell'improvvisa imboscata, e si ritrovò a
fissare con occhi spalancati l'agente che aveva di fronte.
“Alicia?” disse sorpreso Derek,
sconcertato dal fatto di essersi trovato di fronte la ragazza.
Lei, dal canto suo, mantenne lo sguardo
fisso sulla pistola “Ti dispiace puntare quell'arma da fuoco
lontano dalla mia persona?”
“Che cosa ci fai qui?- la rimproverò
mentre riponeva l'arma nella fondina- Questa è la scena di
un
crimine, nessuno può entrare.”
“Credevo che quelle strisce gialle
fossero prettamente decorative...” provò a
ironizzare,
mentre gli altri due agenti le si avvicinavano.
“Alicia Kensington?” domandò
stupito Rossi nel vederla.
La ragazza strinse le labbra, con
l'aria di una colta in fallo “Agente Rossi. Dottor.
Reid.”
“Che cosa ci fai qui?” ripetè
Morgan.
Alicia fece passare lo sguardo sui
volti dei tre e trovò che l'unico a non esserle
completamente
ostile era quello di Spencer.
“Speravo di poter trovare qualcosa di
utile per far dirigere in un'altra direzione le accuse di Randall.-
ammise stringendosi nelle spalle- E, sinceramente, pensavo che voi
foste da Katerine, altrimenti non sarei venuta qui.”
“Quindi ti sei nascosta nel
seminterrato quando ci hai visto arrivare.” concluse per lei
Rossi,
con tono contrariato.
“No!-sbottò la giovane-Sono
entrata pochi minuti fa. Non avete visto che non ho rotto i sigilli
della polizia?”
Reid corrugò la fronte “E
allora da dove sei entrata?”
“Dalla grata di areazione del
seminterrato.” rispose semplicemente l'altra.
“Forse è quello che ha fatto
anche l'S.I.-ipotizzò quindi Morgan-Dalla cucina e dal
salotto
non si sarebbe sentito nessun rumore e in quel modo sarebbe riuscito
a cogliere la vittima di sorpresa.”
“Quindi,-ricapitolò Spencer-
se conosceva le vittime, non erano in buoni rapporti tanto da
giustificare una visita a casa.”
“La scientifica ha trovato qualcosa
nel seminterrato?” domandò Rossi, sperando in una
risposta
affermativa.
“Non c'era niente.- ribattè
Alicia, facendo così ricordare la sua presenza- Ho provato a
setacciarlo poco fa alla ricerca di qualche fibra o altro ma a quanto
pare nessuno si è fatto sfuggire niente.”
David la fissò con sguardo serio
“Non puoi fare quello che stai facendo. È
illegale.”
“Diciamo che più che altro sto
agendo nella sottile linea di demarcazione che separa ciò
che
è legale da ciò che non lo
è.” azzardò
la ragazza.
Agiva sempre in quel modo e nessuno
l'aveva mai beccata. Forse il coinvolgimento dell'FBI le avrebbe
tolto qualche libertà che era solita concedersi in altre
indagini più semplici.
“Non so quanto il tuo capo, il
procuratore e il detective Meyer siano contenti di questo tuo
comportamento- continuò Morgan, invitandola con un braccio a
seguirli fino in cucina per farla uscire dalla porta sul retro- Una
cosa del genere potrebbe anche rovinarti la carriera.”
Alicia increspò le labbra ma,
piuttosto che ascoltare le parole dell'agente fece passare il suo
sguardo attento e indagatore in ogni angolo della scena del crimine.
Alla fine però, scostò da sé la mano
di Derek e
fece qualche passo verso l'uscio.
“D'accordo, d'accordo, d'accordo. Me
ne vado di mia spontanea volontà.- capitolò,
alzando le
mani in segno di resa- Almeno spero che abbiate riservato lo stesso
trattamento a quello che è entrato prima di me.”
“Come?” domandò Reid, non
capendo a cosa si riferisse.
Sul volto della ragazza si dipinse
immediatamente un sorriso soddisfatto.
“Immagino che siate stati così
scortesi anche con l'altro intruso che si è introdotto in
questa casa prima di me.” continuò quindi,
voltandosi
nuovamente verso di loro con aria innocente.
Rossi aggrottò la fronte
“Intendi che qualcuno estraneo alle forze di polizia
è
entrato in questa casa?”
La ragazza annuì lasciandoli
inerdetti.
“Hai visto qualcuno uscire da qui?”
incalzò quindi Morgan, spostando il peso da un piede
all'altro
leggermente spazientito.
“No.- disse tranquillamente Alicia-
Ma è evidente che qualcuno è entrato qua
dentro.”
“Come fai a dirlo se non hai visto
nessuno?” si informò Reid perplesso.
Lei scrollò le spalle e con un
ampio gesto della mano indicò la stanza “Ci sono
delle prove
che qualcuno è entrato in questa casa, in questa cucina,
più
precisamente. Laggiù, sotto il frigorifero, ci sono delle
schegge di vetro e manca un bicchiere sul ripiano della cucina. A
quel rotolo di carta da cucina è stato tolto un foglio. La
tenda della finestra è più abbassata di come lo
era al
momento del ritrovamento del corpo, e in questa stanza non ci sono
correnti d'aria abbastanza rilevanti da giustificare uno spostamento
del genere. Immagino che chiunque si sia presentato qui avesse molta
fretta e fosse molto agitato e per questo ha fatto inavvertitamente
cadere il bicchiere, ha spostato suo malgrado la tenda quando ha
cercato di prendere la carta per rimediare al danno ma ovviamente non
ha potuto evitare di lasciare delle tracce dietro di
sé.”
I tre agenti osservarono la stanza:
ogni cosa che aveva detto l'avvocato coincideva alla perfezione, ma
erano dettagli talmente piccoli che loro ad un primo sguardo non vi
avevano fatto caso.
“C-come hai fatto a notare queste
cose?” chiese Spencer interdetto.
Alicia scrollò le spalle,
rispondendo con noncuranza “Ho visto la foto della scena del
crimine.”
“Memoria fotografica.” aggiunse,
picchiettandosi la tempia con l'indice, per rispondere alla domanda
implicita che gli stavano facendo quelle occhiate interrogative.
“L'S.I. è tornato per cercare
qualcosa.- concluse allora Rossi, mettendo mano al cellulare- Chiamo
Hotch, ma prima vorrei assicurarmi che tu te ne vada.”
La ragazza sbuffò, prima di
acconsentire infilando la porta “D'accordo.”
“Sei portata per le
indagini.-commentò Derek, mentre la seguivano fuori-
Perchè
non sei entrata in polizia?”
La mora si passò una mano fra i
corti capelli, pensierosa“In effetti, ho fatto l'esame per
diventare detective subito dopo il liceo.”
“E non l'hai passato.” ipotizzò
Morgan.
“Sì,invece: cento su cento.
Era piuttosto elementare.- lo contraddisse subito lei-Ma pare che i
quindicenni non siano abbastanza adulti per esercitare quella
professione.”
Rossi alzò le sopracciglia
sorpreso “Quindi saresti anche tu una specie di genietto in
stile
Reid?”
“Impossibile, lei sembra
normale...”scherzò l'altro, dando un buffetto
sull'esile
braccio del collega.
“Ho avuto degli insegnanti privati e
ho finito prima gli studi, ho una buona memoria, sono molto sveglia e
ho visto tutte le puntate del tenente Colombo. Tutto qui” si
giustificò la ragazza, leggermente imbarazzata prima di
rivolgersi a Reid.
“Quindi tu sei un genio,uh?”
“Beh, io ho...ho un QI di 187, una
memoria eidetica e riesco a leggere ventimila parole al
minuto.”
spiegò il ragazzo, stringendosi nelle spalle.
“Wow. Dev'essere una bella sensazione
sapere di essere sempre la persona più intelligente nella
stanza.” Alicia non soffriva certo di problemi di bassa
autostima,
ma avere una certezza del genere le avrebbe fatto piuttosto comodo.
“L'intelligenza è relativa,
non assoluta.- si ritrovò quindi ad affermare il genietto
della squadra, sotto agli sguardi esasperati dei due colleghi ormai
abituati- Howard Gardner ha individuato ben nove macro gruppi
intellettivi, ciascuno posizionato in una particolare area del
cervello ed ha dimostrato come non siano affatto statici ma piuttosto
capaci di essere sviluppati attraverso l'esercizio oppure in grado di
decadere. Inoltre si può dire che cercare di mettere
etichette
alla nostra intelligenza sarebbe riduttivo considerando che i rami su
cui si sviluppa sono troppo numerosi e articolati.”
La Kensington lo guardò
interdetta “Sei tutto vero?”
“Direi...direi di sì.”
balbettò Spencer, imbarazzato
“Sei strano.” sorrise quindi la
ragazza.
Quella squadra di federali stava quasi
incominciando a piacergli.