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Autore: mycoXspica    05/03/2010    1 recensioni
È passato quasi un anno da quando, incerta sulle mie reali condizioni mentali, Monique mi regalò “l’ingresso al Saint Douglas Ville” senza che io ne sapessi assolutamente NULLA.
Il Saint Douglas Ville altro non è che un edificio situato sulla costa Nord-Occidentale dell’Australia, adibito a casa di cura - o più semplicemente “Manicomio” - per esseri di razze differenti, in altre parole: un punto di riunione per umani, vampiri, fantasmi, streghe, e compagnia cantante.
Io sono un ibrido. Una Neko per la precisione. Detto in maniera semplice sono per metà gatto e per metà umana.
Genere: Romantico, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mattina della Vigilia di Natale, mi risvegliai con i capelli più arruffati del solito e con il cuscino zuppo di lacrime versate, evidentemente, durante la notte. Dormendo, di solito, non controllo il mio corpo, quindi quando mi sveglio, guardandomi allo specchio, non mi spavento notando orecchie e coda da gatto nero. Solitamente le tengo nascoste, ma quando non ci presto attenzione o quando Hayley prende possesso del mio corpo, vengono fuori rivelando la mia vera natura.
Stanca per la nottata passata a ricordare, mi trascinai sino al bagno pensando a cosa ci fosse che non andava, poi ci arrivai: di solito a svegliarmi erano schiamazzi vari provenienti dalla stanza di Kyo e Beatrice, quella mattina invece erano più tranquilli. Forse Satori per la prima volta in vita sua è riuscito a dormire e non li stava tartassando come ogni giorno, pensai e risi tra me mentre il getto d’acqua fredda mi svegliava per benino.
Una volta pronta svegliai Miu, fu in quel momento che bussarono alla porta.
« Kayley, sei sveglia? » la voce di Beatrice.
« Si, entrate. È aperto. » presi un profondo respiro e mentre Beatrice e Kyosuke entravano in camera, io sorrisi loro come ogni volta. « Buongiorno! » li salutai.
« Buongiorno un corno... » fu la risposta di Kyosuke, lo scrutai e sospirai;
« Oh andiamo, non mi pare che stamattina ci siano stati casini con Satori, no?! Non ti ho sentito urlare quindi non ti ha buttato giù dal letto con la forza. » osservai.
« No. Ma ho passato la notte in bianco a cercare di allontanare la sua testaccia dura dalle tette di Beatrice. » Bea avvampò all’improvviso e io ridacchiai. Tutto come al solito.

Quel giorno passò veramente in fretta tra scherzi e battute. Le presidi del Saint Douglas avevano indetto una festa in maschera per quella sera, in modo da poter passare il Natale tutti quanti insieme. Perché poi “in maschera” a Natale, dovevo ancora capirlo. Eravamo davvero in un manicomio!
La stanza adibita al party era enorme e tutti – o quasi – i membri dell’istituto si stavano impegnando per adornare l’intero edificio. Finimmo soltanto nel tardo pomeriggio, e a quel punto ci congedammo tutti gli uni dagli altri per andare a prepararci.
Beatrice venne in stanza con me: portavamo quasi la stessa taglia, per cui ero solita prestarle qualche vestito occasionale. Io scelsi qualcosa di semplice: un vestito da sera rosso, a maniche corte e con il corpetto ricamato; Le spalline erano rigonfie e la gonna, a mezzo giro, era lunga sino alle ginocchia e lasciava intravedere i gambaletti neri merlettati che spuntavano dalle scarpe nere ed eleganti.
La mia amica, al contrario, preferì qualcosa di un po’ più sofisticato. Era un vestito nero e particolare in stile gotico: un top a fascia nero, tenuto su da un paio di sottili bretelle dello stesso colore e coperto da un vestito la cui parte superiore, a maniche corte, era fatta di una maglia sottilissima e semi trasparente e la gonna, a più strati di raso, a campana, e lunga di parecchi centimetri sopra le ginocchia. A pendant col vestito figuravano un paio di stivali lunghi fin sopra le ginocchia, con un tacco vertiginoso, e dei guanti di velluto nero che assieme al collarino in raso ricamato e alla crestina tra i capelli le donavano un aspetto più aristocratico di quanto già lei non fosse.
Beatrice era già pronta quando Kyo bussò alla mia porta, quindi prese la sua maschera e si avviò per prima, con lui, io salutai entrambi dicendo che li avrei raggiunti non appena i miei capelli fossero stati presentabili.
Persi circa un’ora solo a pensare a come fare per non sembrare scialba e a calmare Hayley che dispensava consigli inutili come “perché non ti rapi a zero?!” al ché, mi decisi: presi un paio di fiocchi viola, e li usai per legare i capelli in due, corti, codini. Mi specchiai, sospirando. « Sono patetica. » sussurrai a me stessa. L’occhio mi cadde sull’ora: ero tremendamente in ritardo. Dovevo correre! Senza pensarci sollevai un pezzo della gonna, per non inciamparvi e corsi fuori verso il salone.

Mi fermai a pochi passi dall’entrata al salone per riprendere fiato. Dall’interno sentivo il vociare dei partecipanti al ballo e la musica, lenta e melodica, appena percettibile. Deglutii. Ero decisa a non fare brutte figure, quindi cercai di dare un contegno al mio volto e mi avviai dentro con un sorriso.
Avevo appena oltrepassato la soglia quando, uno ad uno, vidi tutti voltarsi verso di me. Mi feci prendere dall’agitazione e mi bloccai lì dov’ero in preda ad una specie di panico, poi sentii dei sussurri. Pian piano tutti cominciarono a parlottare sottovoce, si levò il vociare generale che mi metteva sempre più in imbarazzo: parlavano di me! Con il mio udito, sentivo forti e chiari i loro sussurri.
Il mio gruppetto di amici mi si avvicinò e tornai per un attimo a respirare, mentre la musica si faceva sempre più movimentata e tutti tornavano ai loro affari.
« Kayley, finalmente! Dov’eri finita?! » mi chiese Beatrice.
« Ecco... ho avuto dei piccoli problemi con i capelli. » le risposi con una risatina nervosa.
« E la tua maschera...? » mi fece notare Kyo. Rimasi a pensarci, in silenzio per qualche minuto e quando mi resi conto di averla dimenticata in camera, avvampai dall’imbarazzo. Kyo respirò profondamente, si coprì il volto con la mano e borbottò qualcosa che suonava come “La solita sbadata...”.
« In effetti, come fai a dimenticarti della maschera ad un ballo in maschera?! Certo che non ti smentisci mai... » aggiunse Beatrice, io abbassai lo sguardo boccheggiando mortificata, facendomi sempre più piccola per la vergogna.
« Vado a prenderla! » esclamai poco dopo, voltandomi di scatto e riprendendo la via del corridoio, sentii alcuni “aspetta!!” ma non li ascoltai e continuai a correre per il corridoio, in preda alla fretta e alla vergogna.
“Sei davvero stupida, tu...” eccola lì. Mi domandavo quando avrebbe cominciato ad infierire anche lei, maledetta Hayley!
Mi fermai in mezzo ad un corridoio, poco lontano dalla mia stanza. « Quando mi lascerai in pace?! » gridai a gran voce.
“Dunque, vediamo... mai. Ti va bene come risposta?!” disse.
« No. » ribattei, secca.
“Sai, si dice che la vigilia di Natale sia la festa degli innamorati, se sei così triste, perché non raggiungi il tuo ragazzo?” propose, per poi scoppiare in una sonora risata.
Mi morsi il labbro inferiore. « Ti diverti?! » risposi poi, tra i denti.
“Oh si... e non sai quanto.” seguì una seconda risatina, questa volta più sommessa ma pur sempre maligna, io mi morsi un labbro e decisi di ignorarla.
Raggiunsi la mia stanza in pochi passi e richiusi la porta dietro di me. Non accesi la luce, sarebbe stata superflua. Mi era passata la voglia di tornare al salone, quindi non avevo bisogno della maschera. Mi lasciai cadere sul letto e, sospirando, presi a fissare la parete in fondo alla stanza tentando di rilassarmi, senza pensare a niente che non fosse quella parete, tuttavia, sentii la porta cigolare alle mie spalle e vidi una luce tenue riflettersi sul muro che stavo fissando per poi scomparire subito dopo, con il rumore della porta che si richiudeva.
« Non ho voglia di tornare al ballo, Kyo, sono stanca, ho sonno... » dissi, senza neanche voltarmi, convinta che alle mie spalle ci fosse lui. Ma la voce che sentii alle mie spalle non era la sua.
« Kyo?! Devo cominciare ad essere geloso? » disse. No, non era decisamente Kyosuke, questa voce era più bassa e calda della sua, il solo sentirla mi provocò un brivido lungo la schiena e le mie labbra, schiuse dalla sorpresa, presero a tremare improvvisamente. Deglutii e mi misi a sedere, ma continuavo a dare le spalle a quella persona. Spostai di poco lo sguardo dal muro concentrandomi sul riflesso della stanza nel vetro dell’anta della finestra e i miei dubbi scemarono improvvisamente. Mi premetti le mani sulla bocca, incredula, quasi come volessi soffocare un urlo. Non riuscivo a staccare gli occhi da quel vetro, ciò che vedevo era troppo sconvolgente per poter distogliere lo sguardo, temevo che se l’avessi fatto, quella visione sarebbe sparita.
« Cosa succede? » la sua voce era dolce, limpida, perfetta! Dal vetro lo vidi avvicinarsi al letto e subito dopo sentii il materasso sprofondare sotto un secondo peso, oltre al mio corpo « Non vuoi più parlarmi... Kayley? » mi parlò avvicinando il volto al mio orecchio destro. Quanto a lungo avevo sperato di risentire quella voce chiamare il mio nome? E quante altrettante volte mi ero arresa all’idea che fosse impossibile che tale desiderio si avverasse? Ma stava accadendo. Com’era possibile?
« Kao...ru... » la mia voce era un debole sussurro, persino la voce, per la sorpresa, mi aveva abbandonata.
Lo sentii ridacchiare. « Sono qui. » mi disse « Sono qui con te. » aggiunse.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime e mi voltai verso di lui in un improvviso scatto di coraggio.
Non era svanito come mi aspettavo. Era ancora lì! Era lì e mi guardava con quei suoi occhi limpidi e cristallini. Le labbra incurvate in un tenero sorriso. Senza pensarci due volte mi lanciai tra le sue braccia e cominciai a piangere, piangere e ancora piangere come una bambina, mentre lui mi stringeva a sé in un abbraccio da cui non avrei mai voluto staccarmi. Mai più.
« Ti sono mancato così tanto? » mi chiese, un po’ sorpreso.
« Sempre. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto avrei voluto che fossi con me! » risposi tra le lacrime e i singhiozzi « Io non volevo... non volevo ucciderti! È stata tutta colpa mia! Io... Io...!! » sentii il suo abbraccio farsi sempre più rassicurante.
« Hey... calmati adesso. Tranquilla... » mi ripeteva con la sua voce dolce e melodica, io annuivo ma le lacrime non accennavano a smettere. « Lo sai che non è stata colpa tua... » mi sussurrò, io alzai lo sguardo per incontrare il suo volto gentile e delicato. Lui poggiò una mano sulla mia fronte per spostare dei ciuffi di capelli che mi coprivano gli occhi, dopodiché sciolse l’abbraccio prendendo il mio volto tra le mani e asciugandomi con il pollice le lacrime. Io tirai su con il naso e, con gli occhi rossi dal pianto e le guance ancora umide, gli sorrisi. Fu uno di quei sorrisi spontanei che da quel maledetto 14 di agosto non avevo più avuto la forza di mostrare a nessuno.
« Dai, alzati. » mi intimò.
« Hn? » lo fissai, sorpresa, poi lui si alzò, e io dopo di lui. « Che cosa vuoi fare? » gli chiesi, ridacchiando, quando prese la mia mano sinistra e la indirizzò alla sua spalla destra, per poi prendere la mia mano destra nella sua sinistra.
« Stasera saresti dovuta essere ad un ballo, no? » mi rispose, con il suo sorriso tenero.
« S-Sì, ma... ecco... » abbassai lo sguardo, focalizzandolo sulla canotta bianca che gli copriva i pettorali scolpiti e arrossendo.
« Sta’ tranquilla. Ti guiderò io. » mi rassicurò, appoggiando la sua mano destra sul mio fianco sinistro e stringendomi a sé.
Cominciò così a guidarmi in una danza la cui musica, pensai fosse nella sua mente, se non che, improvvisamente, nella mia stanza potei sentire una melodia dolcissima che, a quanto pare, Kaoru stava seguendo.
Rimasi sorpresa da quanto fosse bravo a condurre le danze, tanto che mi sembrava quasi di volare. Per la prima volta, in vita mia, danzavo e volteggiavo senza inciampare, pestare piedi, o rovinare qualcosa. Insieme a Kaoru, mi sentivo capace di fare ogni cosa al meglio.
La musica aumentò di velocità sul finale, e assieme a lei, anche la nostra danza si velocizzò, fin quando, all’ultimo secondo della musica, Kaoru non mi prese in braccio sull’ultima nota della canzone, per poi rimettermi giù pochi secondi dopo.
Gli sorrisi, con il fiato corto e rossa in volto, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per i minuti di danza che dovevano essere stati poco meno di dieci.
« Ti sei divertita? » mi chiese Kaoru, per niente affannato.
« È stato eccezionale! Non avevo mai ballato prima d’ora! » gli risposi « Poi, con la tua guida magistrale è stato... indescrivibile! » lo abbracciai, incrociando le braccia dietro la sua nuca.
« Sei sicura di stare bene? Il tuo cuore batte velocissimo! Sei stanca...? » mi domandò, un po’ preoccupato.
« Non potrei stare meglio! Non sai per quanto tempo ho desiderato di poterti rivedere. » confessai, appoggiando la fronte sulla sua spalla destra, lui piegò la testa in modo da accarezzarmi i capelli con la guancia.
« Lo so. È da quando... » si bloccò e prese fiato « ...è da quel giorno, che ti sono sempre stato vicino, solo che non dovevi saperlo... » sussurrava al mio orecchio e ad ogni parola, il mio cuore sussultava. Amavo la sua voce. Amavo la sua dolcezza, il suo profumo, il suo sorriso, il suo tocco... amavo LUI, lui e nessun’altro.
« Sei sempre... stato con me? » chiesi, lo sentii annuire; Affondavo il volto nell’incavo del suo collo, quindi non potevo vederlo. « Ma se non potevi mostrarti a me... perché adesso...? » la frase mi morì in gola e lui non rispose. Allontanai il volto da lui per poterlo guardare in faccia. Il sorriso non aveva abbandonato le sue labbra, ma non era più il sorriso tenero di prima, era un sorriso malinconico e triste. Trattenni il respiro per qualche secondo, poi espirai, in pensiero.
Per quelli che mi sembrarono minuti interminabili, nessuno dei due parlò. Rimanemmo a fissarci l’un l’altra, fin quando non mi si avvicinò e premette le sue labbra sulle mie per un lungo, dolcissimo, bacio.
Quando si allontanò, poco dopo, spostò lo sguardo sulla sveglia accanto al mio letto che segnava le 23:50, guardai prima la sveglia, poi tornai a fissare lui con uno sguardo confuso... a cosa stava pensando?
« Sai... » cominciò, « ...prima, quando ti ho vista scappare dal salone del ballo, ho avuto paura. » disse « Ho temuto che, quando Hayley ti ha suggerito di “raggiungermi”, tu stessi pensando al suicidio... sono contento che invece tu le abbia risposto e non abbia fatto niente di sconsiderato. » raccontò. Io abbassai lo sguardo.
« Ci ho pensato... » sussurrai, lui sembrò allarmarsi. « ...ci ho pensato tante di quelle volte che mi domando ancora perché io sia ancora qui, viva e vegeta. » Presi fiato. « Però, sai... per quanto io voglia raggiungerti e stare con te per sempre, credo che, se morissi, molte persone ne soffrirebbero, e io non voglio dare loro questo dolore. » rialzai lo sguardo e lo vidi sorridere.
« Sei ancora così dolce... » sussurrò, carezzandomi la guancia. Io ricambiai il suo sorriso, poi il mio sguardo si fece serio.
« Però, ho una richiesta da farti. » gli dissi. Lui mi guardò confuso. « So che potrò sembrarti egoista, ma... » inspirai profondamente « ...aspetteresti, per me, il momento in cui potrò starti di nuovo accanto? » chiesi. « So che ci vorrà molto, e so anche che non ho il diritto di chiedertelo, ma non voglio pensare che dopo oggi non potrò mai più vederti... » aggiunsi, trattenendo le lacrime che sentivo voler sgorgare dai miei occhi.
Rividi in quel momento il suo sorriso tenero, diede un’ultima occhiata all’orologio e tornò a baciarmi senza darmi una risposta. Fu il bacio più lungo, tenero e allo stesso tempo triste che ci fossimo mai scambiati, al termine del quale, senza allontanare troppo il suo volto dal mio, Kaoru mi rivolse un ultimo sorriso malinconico.
« Ti chiedo di perdonarmi, Kayley, ma non posso esaudire il tuo desiderio... » sussurrò, affranto. « ...ho infranto una regola, permettendoti di vedermi, questa sera. Non potrò più starti accanto, ti chiedo scusa. » spiegò, e si allontanò di qualche passo. Rimasi per un attimo pietrificata, poi gli corsi incontro e lo abbracciai quanto più stretto potevo.
« Aspetta! Che significa?! » domandai, in preda al panico « Vuoi dire che... non potrai più stare con me?! Che non ti vedrò più?! Che non sentirò più neanche la tua presenza?! Perché?! Per quale motivo?! » senza neanche accorgermene, avevo cominciato a piangere e a urlare. Kaoru mi abbracciò, tentando di rassicurarmi, ma lo sentivo tremare, forse per la tristezza... ero quasi sicura che se avesse potuto piangere, lo avrebbe fatto.
« Ti chiedo scusa. Perdonami, Kayley, ti sto facendo piangere di nuovo. » la sua voce tremava. Scossi la testa, negando, ma continuai a piangere.
Vidi qualcosa illuminare la parete dietro Kaoru di una luce bianca e azzurra come il cielo sereno, poi Kaoru sciolse l’abbraccio. « Credo che sia ora... » disse.
« Per cosa?! Che sta’ succedendo?! » chiesi, singhiozzando.
« Devo andare... » rispose « ...avendo infranto una delle regole del mondo dei morti, probabilmente purificheranno la mia anima in modo che, negli anni a venire, possa reincarnarsi... » mi spiegò.
A quelle parole, fu come se mi crollasse il mondo addosso, ancora. «NO! » urlai e mi piazzai tra Kaoru e la luce.
« Kayley... » sussurrò Kaoru, sorpreso e intristito.
« Se tu adesso oltrepassassi quella soglia... io... io non riuscirei più a vivere! » urlai. « So bene di essere una stupida egoista! E so bene di essere troppo legata a te, ma... » abbassai il volto e, tremando, lasciai scorrere altre lacrime che bagnarono il pavimento.
« Kayley, ascolta... » tentò di dissuadermi con la sua voce dolce.
« No! Se proprio devi andare, allora verrò con te! » affermai, sicura di me.
« Non puoi. »
« Perché?! »
« Hai già dimenticato quello che mi hai detto poco fa’? Se scomparissi adesso, i tuoi amici ne soffrirebbero. Vuoi dar loro questo dolore?! » la sua voce si fece severa, mi stava mettendo in guardia sulle conseguenze.
« Certo che no, ma io... »
« Kayley... » camminò a passo lento verso di me e mi oltrepassò per poi voltarsi verso di me e dare le spalle al vortice, guardandomi negli occhi, « ...se anche volessi portarti con me, non potresti attraversare quel portale, solo la mia anima può, in quanto è destinata a farlo. » mi spiegò e mi poggiò il palmo della mano destra sulla guancia, mossi il volto per lasciarmi accarezzare, dolcemente e lui poggiò la sua fronte sulla mia.
Tirai su col naso. « Non te ne andare... » sussurrai, piangendo.
« Non posso fare altro, purtroppo... » mi diede un leggero bacio a stampo, poi tornò a parlare « ...ma non voglio che tu viva per sempre col mio ricordo, voglio che tu vada avanti, dopo stasera, e che trovi qualcuno che sappia renderti felice. » alle sue parole, senza spostare il viso, diressi gli occhi altrove, non riuscivo a guardarlo negli occhi.
« Non credo che ci riuscirò mai... » sussurrai.
« Se è andata a finire in questo modo, ci sarà una ragione. Evidentemente non era destino che stessimo insieme, Kayley...
« Trova la persona giusta per te e dalle tutto l’amore possibile. Io rimarrò per sempre in un angolino del tuo cuore. » l’indice della mano sinistra mi sfiorò il petto, all’altezza del cuore « Promettimi che sarai felice, solo in quel momento potrò andare col sorriso sulle labbra. » in quel momento tornai a fissarlo negli occhi, il suo sguardo era serio ma malinconico.
Cercai di trattenere le lacrime, mentre annuivo debolmente. Affondò le dita della mano destra tra i miei capelli, avvicinando con delicatezza il mio volto al suo e dandomi un ultimo, dolcissimo e tristissimo, bacio.
Fu in quel momento che uno strano vento cominciò a soffiare alle mie spalle, come se volesse spingerci verso il portale, allontanammo le nostre labbra e Kaoru mi rivolse il suo ultimo sorriso: tenero e tranquillo, mentre indietreggiava verso il portale senza staccare gli occhi dai miei, istintivamente mi feci avanti afferrandogli il braccio, nonostante ciò che avevo promesso, non volevo lasciarlo andare via! Per tutta risposta, lui, con già un piede oltre quel cielo sereno, si limitò ad accentuare il suo sorriso, mentre sentivo scemare pian piano la presenza del suo braccio nella mia mano.
Scomparve dalla mia vista con il sorriso sulle labbra come aveva detto che avrebbe fatto, presa da un’insopportabile sensazione di vuoto tentai l’impossibile, provai a raggiungerlo ma era troppo tardi, il portale si era già chiuso e rimasi a fissare il muro su cui era comparso con un’espressione afflitta.
La vista mi si fece sfocata e mi ritrovai a piangere di nuovo come una bambina.
Sentii dei passi dietro di me e mi voltai di scatto, come spaventata da qualcosa, davanti a me c’erano tutti i miei amici più cari... da quanto erano lì?!
Mi voltai di nuovo verso il muro asciugando le lacrime in fretta e furia con il braccio. Odiavo farmi vedere mentre piangevo. Mi schiarii la voce e mi voltai verso di loro con un sorriso « Ragazzi... che ci fate qui?! » domandai, apparentemente tranquilla.
« STUPIDA! » mi rimproverò Beatrice « Non sperare di fregarci! » era decisamente arrabbiata...
« Che ho fatto?! » domandai, incredula
« Sei fuggita dalla festa e non sei più tornata... ci hai fatto preoccupare! » a rispondere fu Kyo a seguito di un tentativo maldestro di nascondere un’occhiata guardinga.
Capii immediatamente che stava cercando di non farmi ricordare ciò che era appena successo per impedire che piangessi di nuovo e, anche se solo mentalmente, lo ringraziai, quindi mi alzai come se nulla fosse e mi stiracchiai.
Miagolai, e orecchie e coda da gatto spuntarono all’improvviso al loro posto. « Scusatemi tanto se vi ho fatto preoccupare, non era mia intenzione! » sorrisi loro e mi gettai sul letto, appallottolandomi al centro del materasso. « È solo che, non riuscivo a trovare la mia maschera e poi, ero stanchissima, quindi sono rimasta qui... » mentii, sperando di suonare convincente.
Vidi Beatrice aprire la bocca per ribattere, ma non emise alcun suono e la richiuse subito. Poi la riaprì dopo qualche secondo « Se sei così stanca... » disse, « ...allora è meglio che Miu dorma in un’altra stanza, per stasera, non vorrei che ti svegliasse durante la notte. » seguì la sua risatina nervosa, mentre prendeva in braccio Miu. Ringraziai anche lei, mentalmente. Non avevo proprio voglia di mettermi a piangere davanti a tutti, e con l’assenza di Miu, avevo tutta la notte per sfogare la mia frustrazione.
« Penso che sia una buona idea. » annuii, debolmente.
« Eh?! Ma io voglio restare con Tetta-San! » si lamentò, dimenandosi per scendere e finendo per cadere dalle braccia di Beatrice e spiaccicarsi con la faccia sul pavimento, mi alzai subito per andare a soccorrerla.
« Oh, Miu. Stai bene? » chiesi. Lei alzò una mano e senza parlare alzò il pollice all’insù, ridacchiai e l’aiutai ad alzarsi. « Se vuoi restare con me, va bene lo stesso... » le sorrisi amorevolmente, lei ci pensò un po’ su.
« No, non fa niente... » sospirò, forse un po’ delusa « ...vorrà dire che andrò a fare compagnia al Mini-Pipistrello e a Cameriera-San. » aggiunse, avviandosi verso la porta.
« Grazie, piccola! » le sorrisi.
« Bene! » esclamò Beatrice. « Ora credo sia meglio per tutti tornare nelle nostre camere e concederci un salutare riposo! Non credete?! » chiese, sia io che Kyo annuimmo all’unisono.
« Va bene, allora. Buonanotte a tutti! » salutai, chiudendo lentamente la mano a pugno e riaprendola subito dopo.
« Buonanotte!! » salutò anche Beatrice.
« Dormi bene, Kayley. » sottolineò Kyo, roteai gli occhi e mi sfuggì un versetto scettico.
« Tenterò. » risposi. « ‘notte! »
Kyosuke si richiuse la porta alle spalle ed io rimasi nuovamente sola, in camera. Sola... la solitudine non mi era mai piaciuta...
Sciolsi i codini e mi cambiai, indossando il mio comodo pigiama, dopodiché mi accoccolai di nuovo sotto le mie morbide e calde coperte tenendo stretto tra le braccia il vestito che avevo indossato quella sera – intriso del profumo che emanava Kaoru – e lì rimasi, piangendo in silenzio, finché non mi addormentai.

Il mio risveglio, la mattina dopo, fu alquanto traumatico.
Avevo pianto così tanto da essere ancora stanchissima, in più non avevo sentito la sveglia suonare e avrei fatto sicuramente tardi a lezione. Era un peccato essere l’unica del mio gruppetto di amici ad aver scelto quel corso, altrimenti di sicuro avrebbero potuto svegliarmi anche loro...
Pensando a questo, mi lavai la faccia in fretta e furia e dopo essermi vestita ed aver preso quaderno e penna per eventuali appunti da prendere, mi precipitai fuori.
I corridoi erano deserti e io non ero neanche sicura di sapere come arrivare alla classe, tuttavia, nonostante la fretta, quando una folata di vento portò l’odore di violette alle mie narici, mi fermai ad annusarlo. Il mio cuore batté forte, ricordando una cosa che Kaoru mi aveva rivelato tanto tempo prima: “Sai, il mio cognome è ‘Sumire’ che, in Giappone, si scrive con gli ideogrammi di ‘violetta’. Credo sia anche per questo che la violetta è il mio fiore preferito. Ha un buon profumo, vero?” mi aveva detto. Da quel 14 di Agosto, non avevo più avuto il coraggio di inspirare l’aroma di una violetta, ed ero convinta del fatto che non ci sarei mai più riuscita, ma in quell’istante, il vento soffiava forte nella mia direzione, e quel profumo mi rapiva. Mi avvicinai alla finestra aperta e spalancai le braccia, inspirando a pieni polmoni. Con mia grande sorpresa, mi ritrovai a sorridere. Di sicuro quello era un segno del destino. Kaoru Sumire non se n’era andato per sempre come credevo, sarebbe stato sempre con me, fin quando le violette non avessero perso il loro profumo, Kaoru sarebbe rimasto nel mio cuore, per l’eternità.

Un giorno ci rincontreremo, Kaoru, fino ad allora... Aishiteru

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