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Autore: Salice    05/03/2010    2 recensioni
Kakashi ha una nuova missione: Deve coordinare i maestri dei nuovi gruppi di genin, ma si troverà a fare i conti con una persona che non gradisce affatto la sua presenza, e che arriva diretta dal suo passato, quando ancora era vivo Obito.
(Tratta dal primo capitolo)
Kakashi si svegliò di soprassalto, ansimando. Ci mise qualche istante a identificare, nella luce grigia, la sua stanza. Inspirò profondamente, realizzando che il sole doveva ancora sorgere. Ogni notte sognava una missione del suo vecchio team. Non importava quale fosse, finivano tutte nello stesso identico, orribile modo. Si alzò, mentre il cuore tornava a battere ad un ritmo normale. Anche oggi sarebbe arrivato alla tomba all’alba.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Consigli musica di sottofondo:
Butterfly and Hurricanes – Muse - Testo tradotto
To the moon and back – savage garden - Testo tradotto




Capitolo 3 – Team 13




- Non farti prendere dal panico, ricordati che sono solo dei bambini. –


La voce di Kakashi le rimbombava nelle orecchie mentre si sfilava in fretta gli indumenti da ANBU, slacciandosi il corpetto e lasciandolo lì dove era caduto. Tra tutte le persone che pensava di incontrare, (non che fossero molte, comunque.) Kakashi era di certo una delle ultime. Aveva sperato di poter pregare qualche istante davanti alla lapide col nome dei suoi genitori, e invece si era trovata davanti lui. Era stato un attimo ed i ricordi di Obito s’erano fatti all’improvviso forti e dolorosi come il giorno in cui aveva appreso della sua scomparsa da Rin. Ricordava perfettamente di essere scoppiata a piangere tra le braccia della ragazzina, che le sussurrava di non essere triste, perché una parte di Obito viveva ancora nell’occhio di Kakashi, e che sarebbe sempre e comunque vissuto nei loro cuori.
Prima non le piaceva Kakashi. Da quel momento in poi lo aveva odiato. E i suoi sentimenti non erano cambiati quando aveva scoperto che era proprio per colpa di Kakashi se Obito era morto, anzi, forse si erano acuiti ancora di più. Semplicemente il pensare che dietro il coprifronte ci fosse un pezzo di Obito le riusciva intollerabile. Si guardò allo specchio, rendendosi conto di avere un’espressione scossa e si concentrò per assumere un aspetto perlomeno neutro. Senza il corpetto e le protezioni per le braccia, aveva la sgradevole sensazione di essere nuda; per non parlare dell’assenza della maschera, che la faceva sentire vulnerabile. Indossare di nuovo gli abiti da ninja con sopra la stella, simbolo della sua famiglia, le faceva uno strano effetto.


***



Kokoro raggiunse Yugao fuori dall’aula dove Iruka stava sgridando i genin appena promossi. Nel vedere l’aria insolita che la ragazza aveva senza gli indumenti della squadra speciale, si sentì leggermente consolata. L’amica le sorrise e le fece un cenno, indicandole la porta con il capo.
- Ibiki ed Anko sono già dentro, a “ritirare i pacchi” –
Kokoro le si accostò, sbirciando dallo spiraglio di porta aperto e facendo una smorfia.
- Ma sono dei bambini col moccio al naso! Riusciranno a svolgere le missioni? –
Yugao fece spallucce.
- Spero di si, o il lavoro toccherà tutto a noi! – L’attimo successivo dopo Kokoro dovette scostarsi bruscamente dalla porta, per lasciar passare Ibiki che uscì dalla stanza a passo di marcia, seguito da tre ragazzini che si guardavano intorno come se non dovessero tornare mai più.
- Sopravviveranno? – Le chiese la ragazza.
Kokoro ridacchiò.
- Hai guardato bene la faccia di Ibiki? Dopo quello che ha detto ieri, dubito che possa sopravvivere lui! -
Un istante dopo la voce troppo alta di Anko si fece sentire da dentro l’aula, e un certo tramestio le convinse a sbirciare, scoprendo così che la donna aveva costretto il suo gruppo ad uscire dalla finestra.
- Tipico di Anko… Li spremerà per bene, quei bambini. Senti Kokoro… -
- Si? -
- Dove li porterai per la presentazione della squadra? –
Kokoro spalancò la bocca, inorridita.
- Non ci avevo ancora pensato! Dove li porterai tu? Potrei prendere spunto… -
- Io credo che andrò dove li ha portati il maestro Kaka… -
Kokoro le posò in fretta un dito sulle labbra.
- Non fa niente! Tutto sommato non ho così tanta voglia di saperlo! -


***



Kokoro aveva portato il suo team su una terrazza coperta che si affacciava sul villaggio della foglia. Le piaceva quel posto sempre ventoso e sperava che avrebbe contribuito a calmarla. Osservò con cura la sua nuova squadra, cercando di mantenere un atteggiamento impassibile. La prima impressione era fondamentale, si disse.
Il gruppo tredici era composto da due ragazzine ed un solo maschio. Questo non la aiutava. Avrebbe preferito avere a che fare con tre maschi, meno inclini a piagnucolare e di più a combattere, fosse anche per spirito di competizione tra di loro.
La prima era bionda, con grandi occhi castani e un’aria vivace. Aveva un enorme shuriken dalle punte ricurve legato dietro la schiena, ed a quanto ricordava, doveva far parte della famiglia Sangaku, i fabbri del villaggio. Tutti gli armamenti ninja di Konoha erano forgiati dalla loro famiglia, che era in grado di fabbricare anche strumenti che potevano assorbire il chakra dell’usufruitore. Sicuramente quello che aveva sulla schiena non era uno shuriken normale; ammesso che si potesse considerare normale un’arma da lancio del diametro di circa un metro.
Il ragazzino aveva capelli color castagna e sembrava piuttosto imbronciato, con le mani ficcate nelle tasche della sua giacca celeste, che sulla spalla sinistra e sulla schiena aveva rappresentato il kanji della parola “Orso”. I suoi capelli erano dritti e ispidi sulla testa, e contribuivano a dargli l’aspetto di un riccio arrabbiato.
L’ultima bambina aveva lunghi capelli chiari dai riflessi violetti e occhi rossi, sempre rivolti verso il basso ed era seduta tra gli altri due. Gli indumenti che portava erano piuttosto anonimi, con lunghe maniche che terminavano con dei guanti dalle mezze dita e pantaloni scuri che si infilavano direttamente nei sandali. Le sue gambe si muovevano su e giù in un tic fastidioso e si torceva le dita nervosamente.
Kokoro dovette trattenersi dal fare una smorfia di disappunto. Di certo l’aspetto complessivo non era dei migliori. Si sforzò comunque di parlare in tono neutro.
- Bene, ora vi presenterete, e direte chi siete, cosa vi piace o non vi piace, e anche quali sono le vostre ambizioni… Siccome non avremo molto tempo per fare amicizia, mi presenterò io per prima e poi lo farete voi. – Fece un attimo di pausa, ma visto che sembravano abbastanza concentrati, continuò:
- Mi chiamo Hoshino Kokoro, mi piace l’ordine e non sopporto dover dire due volte la stessa cosa. Quanto alle mie aspirazioni… Mh. – Terminò la frase con un brontolio, indicando la ragazzina bionda, che balzò in piedi sull’attenti, piena di entusiasmo.
- Il mio nome è Sangaku Midori, odio le persone deboli e la cosa che mi piace di più sono i combattimenti! Il mio sogno è quello di dimostrare a tutti che posso essere forte più dei maschi! –
Il ragazzo sbuffò a questa affermazione, ma Kokoro decise di ignorarlo, indicando l’altra bambina. Questa dopo aver sollevato fugacemente lo sguardo, parlò talmente veloce che fu necessario sforzarsi per comprenderla. Mentre parlava continuava a muovere su e giù le ginocchia e guardava ovunque fuorché lei o i suoi compagni.
- Io mi chiamo Akino Wabi mi piacciono i fiori e gli animali e vorrei diventare un ninja medico o veterinario… - Quando terminò la frase sembrava decisamente sollevata, oltre che a corto di fiato.
- Wabi tira fuori un po’ di grinta! Prova a dire invece: Diventerò sicuramente un ninja medico! – L’apostrofò Midori, assestandole una pacca su una spalla. Wabi annuì, arrossendo vistosamente.
Kokoro si trattenne dal sospirare.
- Bene, ora il ragazzo. –
Il bambino sembrava sul punto di sbuffare di nuovo, ma non lo fece. Parlò invece con una voce leggermente seccata.
- Io sono Ichiro Kuma, del clan Kuma. Il mio sogno è diventare forte come mio padre, Isamu Kuma. E quello che odio di più… - Ichiro scoccò un’occhiataccia alle sue compagne. – E’ di essere stato messo in gruppo con due femmine! – A quell’affermazione Midori cacciò un urlo soffocato ed esplose.
- Ma come ti permetti? Chi ti credi di essere? – Strillò la ragazzina, lanciandosi verso di lui con un pugno che Ichiro schivò agevolmente, rispondendo con un calcio. Kokoro intervenne proprio in quell’istante. Con una mano parò il secondo pugno di Midori, mentre con l’altra bloccò la gamba di Ichiro, scagliandoli entrambi per aria. In un attimo creò due copie, con cui afferrò al volo entrambi i ragazzini. Quando li ebbe bloccati entrambi parlò con voce dura.
- Forse non ci siamo capiti. Voi non mi piacete e io non devo piacere a voi. Non dovete neanche essere amici, dovete solo lavorare come una squadra. – I ragazzini si erano zittiti, fremendo. Wabi era pallida e sembrava addirittura terrorizzata. Kokoro continuò.
- Ora ve ne andate tutti e tre a casa, a riflettere sul concetto di lavoro di squadra. -
Nascosto in una macchia di alberi poco distante, Kakashi aveva osservato tutta la scena e scuoteva il capo.
- Un bell‘inizio, non c’è che dire, Kokoro. – Estrasse dalla tasca un fogliettino, che esaminò con attenzione.
- Se lei ha fatto così, non voglio immaginare cosa possano aver combinato gli altri. Quasi quasi Anko la lascio per ultima. Se quando arrivo ha già ucciso la sua squadra, potrei avere del lavoro in meno… – Il ninja sospirò, poi rimise il foglio in tasca e saltò via.



***



- Allora, come è stata la tua prima impressione sulla squadra? – Le chiese la nonna, sorridendole.
- Pessima. – Fu la risposta senza mezzi termini della ragazza, che nonostante cercasse di controllarsi, sapeva che il suo pallore e il suo silenzio forzato non sarebbero sfuggiti agli occhi attenti e amorevoli della vecchia Ginko.
- Sono così terribili? – Un’altra domanda, in tono pacato, mentre disponeva accuratamente le tazze per il tè. Quei piccoli gesti quotidiani l’avrebbero calmata, se si fosse trattato di una missione qualsiasi. Invece all’improvviso si trovava alle prese con tre mocciosi con cui avrebbe voluto non aver niente a che fare.
- Sono anche peggio, nonna. Hanno litigato immediatamente… Se dovessero fare una cosa del genere in missione, morirebbero subito. – Tentò di tagliare corto la ragazza, agitando debolmente una mano.
- E’ di questo che hai paura, Kokoro? – La voce della donna anziana era gentile, ma fermissima. Sua nonna l’aveva allevata da quando aveva cinque anni, dopo che aveva perso i genitori. Le grandi doti di osservazione e l’attenzione che le avevano permesso di sopravvivere a innumerevoli missioni e diverse guerre, non l’avevano certo abbandonata in ambito domestico. Kokoro ebbe come l’impressione di trovarsi inchiodata alla parete da una freccia. Fino a pochi istanti prima non aveva avuto la forza di ammetterlo neanche con sé stessa, ma l’idea di avere la responsabilità di quei bambini addosso le gravava sulle spalle come un macigno. Si trovò a deglutire un paio di volte, prima di annuire debolmente e uscire dalla stanza.
- Anche. -


***



Subito dopo la discussione, si era rifugiata sul tetto dell’abitazione. La luna stava sorgendo proprio in quell’istante, piena e luminosa, riflettendosi nel grande stagno in fondo al cortile. Stava quasi per rientrare in casa, quando dei movimenti appena fuori dal giardino attirarono la sua attenzione. La grande casa della famiglia Hoshino, ormai in disuso salvo le quattro stanze abitate da Kokoro e sua nonna, era situata ai confini del villaggio, leggermente più a sud della villa degli Hyuga. Era perciò insolito che qualcuno passeggiasse in quella zona, a meno che non fosse diretto proprio lì.
Kokoro si mosse velocemente, saltando con agilità sulla staccionata, rimanendo in equilibrio perfetto su un piede solo e guardò in basso, verso una di quelle figure che scelse proprio quel momento per alzare lo sguardo e… Si trovò improvvisamente di fronte un muso peloso e due occhi color ambra. Sorrise appena. Erano cinque cani ninja, di cui uno aveva addosso degli strani occhiali da sole.
- Kokoro! – La voce di Kakashi la raggiunse mentre saltava giù dallo steccato di bambù, proprio accanto agli animali.
Perfetto! La sua giornata iniziava e terminava con Kakashi. Non riusciva a immaginare una conclusione peggiore. Lo avrebbe spedito volentieri da dove veniva, ovunque fosse, ma si trattenne. Non aveva ragione di essere maleducata con lui, per ora.
- Kakashi. Questi sono i tuoi famosi cani ninja, dunque… - Mormorò la ragazza, indicando gli animali con un gesto della mano. Kakashi sgranò appena l’occhio visibile.
- Non sono in molti a ricordarseli… -
Kokoro abbozzò un sorriso, che si trasformò in fretta in una smorfia.
- Yugao è stata nella tua squadra ANBU. So di te molte più cose di quelle che vorrei sapere… Credimi. –
Ad esempio di chi è quell’occhio che sta sotto il tuo coprifronte… Avrebbe voluto dirgli, ma fece per girarsi, pronta a saltare. La voce dell’uomo la impietrì proprio mentre stava per staccarsi da terra.
- Non riuscivi a dormire? Il tuo gruppo ti dà dei grattacapi? – Le chiese con naturalezza.
Kokoro si voltò verso di lui, rigidamente.
- Cosa te lo fa pensare? -
- Ho assistito alla scena di presentazione, Kokoro. –
La ragazza si voltò verso di lui, con espressione terrea. Avrebbe voluto rispondergli in maniera pungente, ma sentiva la lingua come appiccicata al palato, e la gola secca.
- Ah… Hai visto tutto. Ora Capisco. Sei venuto per farmi la predica? –
Da sotto la maschera Kakashi sospirò, grattandosi dietro la testa.
- Solo per darti dei consigli, sempre che tu voglia sentirli. – Parlava in tono cauto, come si farebbe con gli animali o coi bambini, si trovò a pensare Kokoro. Il pensiero la fece infuriare.
- Non c’è molto da consigliare, Kakashi, sono dei ragazzini immaturi e non sono pronti a fare i ninja. Sono appena usciti dall’Accademia e non hanno mai visto un vero combattimento, né hanno sentito in bocca il sapore del sangue e della polvere… Non ce la faranno. – Kakashi scoccò un’occhiata verso i suoi cani, disperdendoli poi con un gesto.
- Controllate che non ci sia niente di sospetto e poi tornate qui. – Sollevò poi lo sguardo sulla ragazza, appoggiandosi con la schiena alla parete di bambù che divideva il giardino dal sentiero.
- Capisco la tua opinione, credimi, ma forse sei troppo severa con loro, Kokoro. Quasi nessun gruppo di ragazzini va d’accordo fin dall’inizio… Più andranno avanti le missioni e più miglioreranno. Inizierete con cose semplici. – La voce pacata di Kakashi ebbe lo stesso effetto di un soffio di vento su un fuoco di paglia. La giovane, già innervosita, esplose definitivamente.
- Non funzioneranno, Kakashi! –
L’uomo dai capelli argentati si raddrizzò accanto a lei, superandola in statura di tutta la testa, costringendola a sollevare il viso per poterlo guardare in volto. L’espressione dura che aveva assunto all’improvviso, la colpì come una secchiata d’acqua gelida. Era completamente diversa dal volto indolente che si era abituata a scorgere negli ultimi anni, ma assomigliava molto di più a quegli occhi che aveva da ragazzino, con una durezza ed un dolore che però non vi aveva mai scorto.
- Kokoro, il gruppo è tuo. Se non funziona, la colpa è tua. Se i tuoi sottoposti sbagliano, tu vieni sgridata. Se fallisce la missione, la responsabilità è tua. Se muoiono, è tua la colpa. Sei tu il capo. Quando avrai il loro cadavere tra le braccia sarà già troppo tardi. – La frase era iniziata in tono calmo, ma il ninja sembrava essersi spazientito a metà discorso. – Hai sempre fatto solo quello che ti riusciva bene. E’ ora di aprire i tuoi orizzonti e imparare a superare i tuoi limiti. Altrimenti saranno le persone intorno a te a pagarne le conseguenze. –
Kokoro sulle prime non rispose, ma si limitò a serrare i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. Avrebbe voluto mordersi la lingua e scappare, ma le parole le sfuggirono dalle labbra senza che riuscisse a controllarle.
- Dici bene tu. Se non funziona è colpa del capo. Se i sottoposti muoiono, è colpa di chi guida la missione, vero Kakashi? Ricordo perfettamente ogni istante passato con Obito prima che morisse in missione! – Gli sibilò, sollevandosi in punta di piedi, a fronteggiarlo. Kakashi era immobile, le braccia lungo i fianchi, e non smise di fissarla neanche per un istante, fino alla fine del discorso. Non sembrava particolarmente colpito o innervosito dalle sue accuse, solo profondamente addolorato.
- Si, Kokoro. Se i sottoposti… Se i tuoi amici muoiono, è colpa tua, se guidi tu la missione. Per questo sono qui da te, adesso. Perché non voglio che certe cose si ripetano mai più. – Nel parlare, la voce si era fatta più bassa e roca, e le aveva posato una mano sulla spalla. Un tocco lieve, senza stringere, eppure a Kokoro quella mano sembrava bruciare.
- Non permettere a quei ragazzini che la loro inesperienza li uccida. Non permettere che succeda ancora quello che è successo ad Obito. –
La ragazza non disse niente, ma si accorse che una lacrima bollente le stava scivolando giù per la guancia, senza che lei se ne fosse neanche resa conto. Si sfiorò la pelle umida, dopodiché si voltò e corse verso casa.





1. Per chi ha letto il fumetto e visto l’anime, ho immaginato per questa scena la terrazza dove Gai ha portato il suo team a presentarsi, che è anche il posto dove Lee ha preso la decisione di operarsi ad opera di Tsunade. Siccome sia nell’anime che nel manga sono state mostrate le presentazioni di due squadre (Di Kakashi e Gai, rispettivamente) Ho dato per scontato che fosse una pratica comune per rompere il ghiaccio e far familiarizzare i gruppi.

2. Letteralmente Sangaku vuol dire “Monte” e Midori significa “Verde” in giapponese. Il nome completo può essere quindi letto “Verde Monte”.

3. In questo caso ho scelto un cognome composto: Aki significa “Autunno”, No è una particella possessiva come il nostro “Di” e Wabi significa Malinconica. Il nome può essere quindi letto come “Malinconica d’autunno”

4. Ichiro è un nome composto abbastanza comune in Giappone, e significa “primo figlio” mentre Kuma significa “Orso”. La traduzione può quindi essere “Primo figlio Orso”

5. Isamu significa “Coraggioso”. Unito al cognome, in questo caso significa “Orso coraggioso”








@ Elos : Sì, la vecchia Ginko è una signora tosta, anche se ho il sospetto che le piaccia fingersi una debole e arrendevole vecchietta. Chi la conosce bene sa che non è affatto così :D

Sproloqui dell'autrice:
Ecco finalmente presentati i miei pupilli! E con questo ritengo di aver "svelato" uno dei grandi misteri ninja, ossia: Chi forgia tutti quei kunai e quegli shuriken che vengono sprecati a destra e a manca? Dalla famiglia Sangaku! Wabi, Midori ed Ichiro mi piacciono particolarmente. E' tutto più facile quando ci sono loro nei paraggi e li trovo tanto tanto carini! Restate sintonizzati su questo canale, perchè prima o poi, svelerò un altro mistero ninja!


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