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Autore: ChiaraBella    13/03/2010    5 recensioni
Per la mia prima fan fiction ho scelto la mia coppia preferita: Edward e Bella. In pratica loro si incontreranno e diventeranno amici, però in una città in cui sono entrambi momentaneamente. Non sanno però che una serie di intrecci li lega indiscutibilmente. Dal secondo capitolo: Solo allora mi accorsi di non conoscere il suo nome. "Ehm, come ti chiami?" chiesi titubante. "Isabella" "Edward" e ci stingemmo la mano. Nel momento stesso del contatto sentì una scossa percorrere il braccio e sembrava arrivare dritto al cuore. Sono tutti umani. Avviso: sospensione causa esami
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora ragazze/i ditemi: mi davate per dispersa? Invece sono ancora qui!

Allora ringrazio in particolare Bianca, che è divenata la mia beta per questa storia e sono giorni che mi sopporta! GRAZIE MILLE!

 Poi, le recensioni: 

 Elysa 172: Tesora! Grazie mille e domani tutti al forum!!!!!!!!!!! Vero?                                                                

Giova71: Ora vedrai un deciso avvicinamento!Baci.                                                                                          

_Miss_: Grazie bella! Hai ragione ma oggi succede una cosina... Bacioni!                                                            

simply_io: Belle loro vero? Grazie per il parere sull'immagine. Anche la tua si sente di mancanza. Kiss kiss.                 

Volpessa22: Claire e Kate, che carine! Un bacione grosso come una casa!

Pensieri fissi

                                                        

New York New York

 

Pov Edward

Ero rimasto mezzora incantato a guardarla, prima di entrare in palestra. E non ero l'unico ad avere un punto fisso, no no. Anche i miei amici avevano qualcosa da raccontare.

-Oddio. Quando mi guarda mi sento svenire. Giuro che Rosalie è bellissima!- Emmet che parlava così, era da segnarlo. E Jasper lo sapeva, difatti lo guardò sorpreso, ma per nulla spaventato. Era uno dei suoi migliori amici, si fidava di lui.

Ma non diedi molto peso alla conversazione sull'incredibile bellezza di Rosalie, essendo ancora impegnato a pensare a quella ragazza dai capelli color mogano che rispondeva al nome "Bella".

Oggi si era dimostrata simpatica, socievole, mantenendo quella nota di timidezza che la caratterizzava sempre, che la rendeva unica nel suo genere.

All'improvviso sentii qualcuno che mi scrollava per le spalle e una mano che mi veniva sventolata davanti agli occhi.

- Edward. Ehi, Edward. Ci sei?- Ben richiamava la mia attenzione come si fa con un bimbo piccolo, come se sapesse che il centro dei miei pensieri era qualcosa di importante. E avesse intuito che ero come in una bolla di sapone quando pensavo a lei, un abolla delicata che si può rompere come niente, anche con un solo soffio.

-Si, si. Scusate ragazzi, stavo solo pensando- ok, una scusa migliore, Edward? Effettivamente potevo fare di meglio, ma ero come stato privato dalla mie abilità recitative mentre ero ancora un po' imbambolato.

Senza accorgermene, quasi, mi ero infilato la divisa gialla con le righe rosse, che sul retro portava il mio cognome e poi la scritta "Spartans" FHS. Che originalità, mi ero sempre detto!

- Non è che stavi pensando a Bellina, vero?- chiese Emmet, seriamente curioso,quel luccichio negli occhi non prometteva niente di buono.

Non essendo stato abbastanza pronto nel dare la risposta mi rivolse uno sguardo malizioso, dicendo

- Allora avevo ragione!! Lo sapevo che Eddino e Bellina a New York avevano combinato qualcosa!

Ed ora chi lo fermava più?

-Quindi Edward, ti sei preso una bella cotta?- Jasper, che non aveva ancora proferito parola si era, molto gentilmente, occupato di rincarare la dose.

Ben pareva ancora spaesato, chissà chi...-Ragazzi, Angela mi piace troppo! Cosa devo fare?- ed ecco la risposta alla domanda che non avevo ancora finito di pensare.

Gli allenamenti finirono presto, più che altro era un incontro di informazione per i quattro ragazzi, che avevano ascoltato pazientemente le spiegazioni del coach.

L'argomento Edward e Bella, non era più stato toccato dagli altri. Ma tutti erano sicuri di dover scoprire cosa c'era sotto. Emmet era tutto impegnato a capire come conquistare Rosalie, mentre Jasper lo ammoniva con lo sguardo e non solo, infatti: -Emmet, sei uno dei miei più cari amici, e mi fido di te. Ma se fai soffrire mia sorella, giuro che te la faccio pagare- e, nonostante tutto, il suo tono era calmo e tranquillo, come se minacciarlo fossa una cosa normale e il messaggio che gli dava fosse ovvio.

Lui, che aveva capito che non stava scherzando, mantenendo comunque la sua aria da burlone, alzò una mano e la portò alla fronte, come un militare sull'attenti.

Ridacchiammo tutti e, al contempo, disse -Tranquillo Jasper, non mi permetterei mai. E tu poi picchi duro!

Il solito scemo, mio fratello. Non che fosse una cima ma era molto simpatico e probabilmente il suo essere burlone lo rendeva meglio di come sarebbe stato altrimenti, e noi gli volevamo bene così com'era.

Tornammo a casa, dopo aver fatto una doccia calda, negli spogliatoi.

-Ciao, ragazzi. Passo domani, ok?- chiesi mentre Jasper e Ben scendevano insieme dall'auto,visto che abitavano vicini.

-Certo, ciao- risposero, in coro.

Tornammo a casa ascoltando vecchie canzoni. Ah, la musica! La mia passione, una delle tante. Però con la musica ho un attaccamento particolare, riesci ad esprimerti con lei. Riesci ad immergerti in un mondo tutto tuo, a non pensare a niente. Infatti io suonavo il pianoforte, da quando ero molto piccolo.

Emmet era stranamente silenzioso, ed avrei scommesso tutto che stava pensando alla "sua Rose", anche se non era ancora sua. Ma credevo che, con la sua forza di volontà, sarebbe andato avanti fino allo stremo. Con tutte le sue forze, comunque non credevo che Rosalie gli fosse indifferente. Decisamente aveva una possibilità.

Arrivati nel vialetto di casa sentii un'esile vocina, come quella di un fringuello giovane ed inesperto, che canticchiava un'ottava sopra la melodia. Un melodia dolce ed entusiasmante, in un certo senso, coinvolgente. E chi, se non quel piccolo uragano che avevo come sorellina?

Entrammo in case e Emmet si fiondò direttamente sulla magnifica torta al cioccolato che nostra madre aveva preparato, doveva fare la sua merenda pomeridiana.

Urlai un -Ciao mamma!- che ricevette come risposta un -Ciao tesoro- e andai a trovare la piccola Claire, trovandola nella sua cameretta che saltava come una pazza sulle note della musica mentre cantava.

Si girò e mi fece un mega sorriso, di quelli che ti scaldano il cuore e ti rapiscono letteralmente. Il sorriso di un bambino.

-Eddy!- urlò e mi corse un contro saltando per farsi prendere in braccio al volo. La presi, le diedi un bacio sulla fronte, e la feci girare tre volte. Poi la misi giù, e la lasciai da sola a cantare.

Andai nella mia camere a fare i compiti e poi cenai con tutta la famiglia, chiacchierando allegramente.

C'eravamo tutti tranne mio padre, causa turno di notte al piccolo ospedale di Forks.

Un 'ora dopo ero in giardino ad osservare il cielo, quando vidi un'ombra muoversi nel vialetto davanti a me. Era buio e non ci vedevo bene, le lanterne poste ai lati del viale che precedeva la casa erano stati staccati, non sapevo per quale motivo.

-Ehi, chi va la?- dissi alla figura che risiedeva nell'oscurità.

-Oh- la voce, per quel poco che avevo potuto udire, sembrava familiare- Edward, sei tu?

-Bella! Ecco chi era- e mi avvicinai a lei, arrivandole direttamente di fronte potendo scorgere i lineamenti del suo bel volto.

-Cosa ci fai qui? Da sola, al buio e al freddo?- oddio, suonava come se fosse una poveretta che dorme in strada. Che disastro che ero!

-Tranquillo Edward, mi ha accompagnato Charlie, mio padre. Ho dimenticato il cellulare qui e aspettavo una chiamata di mia madre, è molto apprensiva.

Sembrava quasi preoccupata della mia reazione, come se la sua irruzione non fosse ben voluta, soprattutto da me. Quanto sbagliava, con quelle congetture.

Non capì bene come successe, ma prima sentii l'abbaiare di un cane, probabilmente un randagio.

Lei sobbalzò spaventata, e mi si avvicinò e mi abbracciò per lo scatto della paura.

Le mie braccia l'avvolsero subito, senza quasi esitazioni e la scaldarono, dato l'esile giubbottino che portava.

All'improvviso mi sentii completo, come se il posto di bella fosse proprio quello. Lei tra le mie braccia, che la stringevano amorevolmente, e il suo viso affondato nel mio petto.

Quel contatto, a mio parere, finì troppo presto e mi parve che anche lei esitò un poco nel separarsi da me.

Si mise a sussurrare, in preda all'imbarazzo, scuse non dovute -Mi dispiace, non volevo, ho avuto paura e...- non la feci finire e le posai un dito sulle labbra rosse e morbide al tocco.

In quel momenti vidi i suoi occhi sgranarsi e fissarsi nei miei, e mi resi con dell'avventatezza del mio gesto. Potevo sempre zittirla con uno "shh", ed invece mi ero lasciato andare a quel gesto strano quanto intimo. Il mio indice premuto ancora sulle sue labbra percepiva ancora quelle piccole scariche elettriche che avevo percepito a Central Park, e anche successivamente. Che cosa strana, non lo avevo mai provato.

Tolsi velocemente la mano, non dovevo lasciarmi andare così.

Una vocina squillante raggiunse le nostre orecchie, Alice.

-Bella, il tuo telefono, me ne sono accorta ora. Stavo venendo a portartelo ma... tu che fai qui?- disse, sempre rivolta a Bella.

-Ero venuta a prendere il telefono- rispose prendendolo dalle mani di Alice- appunto.

-Bhe, allora ci vediamo domani, Bella- salutai evitando di incontrare quei magnifici occhi color cioccolato.

Alice depositò un bacio sulla sua guancia e andammo a dormire, ma il sonno per me non arrivò molto presto.

Mentre ancora pensavo a lei, riuscì a prendere sonno per la troppa stanchezza.

Allora, che fate mi uccidete? Fatemi sapere tutto!

Chiara. 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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