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Autore: milly92    23/03/2010    3 recensioni
Seguito di "Dillo Alla Luna". Luna e Marco, finalmente insieme. Nonostante siano insieme da poco, sembrano cresciuti moltissimo e tantissime responsabilità si accavallano addosso a loro: una casa da gestire da sola con sua sorella per Luna, l’ultimo anno di università per Marco, che lo condurrà alla fatidica laurea in architettura. Eppure, come tutti i rapporti, il loro dovrà consolidarsi e superare varie prove, rappresentate soprattutto da Tommaso, affittuario di una stanza in casa di Luna. “Vedi, Tommaso, il fatto è che a pelle non mi hai dato una buona impressione, ed io sono fatta un po’ così, pensa che fino a quasi un anno fa avevo un brutto rapporto con Stella e con Marco stesso… Poi il fatto di averti trovato alla mia porta quando aspettavo Marco…”. “Ma c’è sempre Marco in mezzo? Cioè, voglio capire che state insieme, ma a me sembra quasi che non respiri se non te lo dice lui..!” m’interruppe Tommaso, con un’accentuata vena critica nella voce che non mi piacque affatto. “Ma come ti permetti? Tu non mi conosci…”. “E non ti conoscerò mai se continui a lanciarmi frecciatine in presenza sua e a parlare sempre e solo di lui!” ribattè. Lo guardai furente, alzandomi dal letto. “E dove sta scritto che devi conoscermi per forza? Te lo ha prescritto il medico?”. Tommaso si alzò a sua volta, guardandomi con disprezzo. “E pensare che quando ti vedevo all’Università mi ispiravi simpatia e dolcezza. Sei solo una vipera insicura che non vive senza il suo cagnolino da guardia” disse.
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Odi, Sed Amo'
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“Tesoro della mamma, giuro che se fossi solo un pò più estroversa e sorridente ogni tanto ti prenderei come modella, sei una gioia per i miei occhi!” esclamò mamma entusiasta, vedendomi. “Dante, hai visto com’è magnifica tua figlia?” aggiunse, rivolto a papà che mi stava ancora squadrando.

“Certo, sono senza parole” sussurrò lui, quasi ipnotizzato. “Sei magnifica, piccolina”.

“Grazie papà” biascicai, mentre al mio fianco Stella, con il suo elegantissimo abito nero un po’ ricamato e i capelli ribelli piastrati alla perfezione sembrava non accettare la mancanza di commenti nei suoi riguardi. “Anche Stella è fenomenale, vero?” domandai, notando il suo disappunto, facendo si che lei mi sorridesse apertamente.

“Si, si, però, Stellina, di la verità, hai messo un altro paio di chiletti, eh?” chiese mamma, squadrando i suoi fianchi.

“Mamma! Quando fai così ti strozzerei!” la rimbeccò Stella, voltandosi e andando a mettersi il soprabito.

“Dillo Alla Luna” , Capitolo 18

Capitolo II

Material Girl

Luna P.O.V.

Non sapevo cosa affollava il mio cervello onestamente, non riuscivo a distinguere nulla oltre ad una serie sfocate di immagini in cui, probabilmente, io e Stella giocavamo con un neonato dal volto sconosciuto. Era una cosa assurda, di questo ne ero certa: come poteva mia madre aspettare un figlio dopo che io e la mia gemella eravamo quasi vicine ai vent’anni? E poi lei e papà come avevano potuto non stare attenti? Non li credevo così stupidi, avevano più di quarant’anni e si lasciavano ancora trasportare da fattori come passione e voglia di fregarsene di tutto, come due ventenni? Oppure…

“Luna, per favore, non fare scenate! E poi io e tuo padre… Volevamo un altro figlio, ecco”.

Oh, certo. E così si spiega l’arcano motivo!

“Siamo qui, da soli, voi siete a Maddaloni e così abbiamo deciso di provare ad avere un terzo figlio, qualcuno a cui badare, crescere e che ci tenga compagnia” l’appoggiò papà, mettendole una mano sulla spalla e guardandoci molto severamente.

“State parlando di un figlio, non di una dama di compagnia!” gli tenne presente Stella, avvicinandosi a me. “Insomma, vi rendete conto? Pappe, pannolini, biberon, urla isteriche nel profondo della notte…”.

Entrambe incrociammo le braccia e i nostri genitori sbuffarono spazientiti. Dal canto loro, Marco, Mario e quella “Vic” osservavano la scena in silenzio, probabilmente sentendosi di troppo.

“Fino a prova contraria voi non dovrete essere disturbate dal bambino, se è questo che vi preoccupa, visto che starà qui con noi!” ribattè mamma, in un modo che sfiorava l’essere molto acida.

Sia io che mia sorella tacemmo a quelle parole.

Mamma come poteva pensare che il problema, almeno per quanto mi riguardava, consistesse nel non voler essere infastidita? Ci voleva tanto a capire che eravamo solo sconvolte, venendo a sapere che dopo diciannove anni e mezzo la nostra famiglia, che per anni ed anni non era quasi esistita, deteriorata da una separazione e incomprensioni, si sarebbe allargata con l’arrivo di un bambino? Loro due erano ritornati insieme da poco più di quattro mesi e mezzo, e da quel momento io e mia sorella eravamo state lontane da loro, senza poter godere al meglio di una normale quiete e convivenza familiare come tutte le famiglie normali… Come potevamo mai sentirci nel sapere che erano passati dal ricongiungimento improvviso al programmare un altro figlio? E noi? Noi che a stento non ci eravamo scannate in quegli anni, come avremmo vissuto l’arrivo di un fratello? Ci eravamo abituate ad essere solo noi le figlie, le due gemelle…

“Io, e credo anche Luna, non volevamo assolutamente obiettare su questo” sussurrò Stella, stringendomi forte il braccio.

Annuii con vigore, ricambiando la stretta, per poi alzarmi per il nervosismo e iniziare a camminare per la stanza. “Siamo solo sconvolte, mamma, tutto qui” cercai di spiegare pacatamente.

Lei e papà annuirono dopo qualche secondo, quasi convinti delle nostre parole.

“Comunque, giusto per finire l’elenco delle sorprese, lì dentro” domandai, indicando la pancia di mamma, “Ci sono altri due gemelli?”.

“Oh, no, no, non passeremo da due a quattro figli” rispose subito papà, che, comunque, sembrava sollevato al solo pensiero.

Ci fu un momento di pausa, durante il quale ognuno sembrava immerso nelle proprie riflessioni, finchè mamma si ricompose in uno dei suoi soliti sorrisi e disse: “Comunque, ora però è meglio se parlate un po’ con la nuova arrivata…”.

Stella parve confusa, poi un suo piccolo cenno mi fece capire che aveva compreso a chi si riferisse, anche perché lei non aveva avuto modo di presentarsi a Vic.

“Vado a chiamarla insieme ai ragazzi” dissi, e senza aspettare alcuna risposta uscii dalla stanza e li trovai in cucina, dove una Victoria, apparentemente nelle vesti di buona padrona di casa, stava preparando il caffè a Marco e Mario.

“Luna! Do you want same coffee?” chiese Victoria sorridendomi.

“No, thanks, but I’d like to know why you are preparing coffee in my kitchen as if you are my house’s owner” ribattei sarcasticamente.

“Because your parents are hosting me…”.

I due ragazzi ci fissavano, senza capire nulla, così Victoria decise di passare al registro italiano con il suo adorabile accento. “Non lo sapevi?”.

“No, non sapevo che i miei genitori avessero aperto un bed and breakfast”. Ormai il sarcasmo sembrava essere la mia unica arma visto che odiavo fare la parte della figlia a cui i genitori non dicono mai nulla.

“Hanno aperto un bed and breakfast?” mi fece eco Marco, con l’espressione che io solevo utilizzare al liceo nelle ore di latino.

Lo guardai torva, sbuffando. “Amore, la prossima volta studia inglese invece di andare a delle mostre stupide in cui non si capisce nulla”.

Lui fece per rispondermi, offeso, quando l’entrata dei miei e Stella ci interruppe.

“Ci avevi detto che li andavi a chiamare, non che ti soffermavi a scambiare due chiacchiere” mi riprese Stella. Il suo sguardo cadde sulla macchinetta per fare il caffè e aggrottò le sopracciglia, quando notò che a prepararlo era Victoria. “Perché lei…?”.

“Perché i nostri genitori la ospitano” la anticipai. “Mamma, papà, ci spiegate una volta per tutte il ruolo definitivo di Victoria e perché ce l’avete presentata?”.

“Perché la settimana prossima verrà da voi a Maddaloni e voi la ospiterete!” trillò mamma entusiasta, avvicinandosi alla ragazza e cingendole affettuosamente le spalle.

Victoria annuì con giubilo, radiosa, mentre io e Stella ci guardavamo, incredule su ciò che avevamo appena sentito.

Victoria P.O.V.

“Anche tu sei scappata di casa a diciott’anni?”.

Questa era stata la prima domanda che Cristiana mi aveva rivolto la prima volta che ci eravamo incontrate, ad una festa di un’amica in comune, una stilista emergente. Era il 25 novembre scorso e eravamo appena state presentate da Claudia Loretti, sua cara amica e mia “talent scout” che mi aveva portato a Firenze per farmi lavorare per la sua linea quando era scaduto il contratto come modella che avevo firmato per una casa di moda di Milano.

Non avevo capito ciò che aveva detto, “scappata” non faceva ancora parte del mio vocabolario italiano. Più che altro conoscevo bene parole come “bello”, “buono”, “foto”, “calendario” e via dicendo, ragion per cui compresi tutto quando lei iniziò a tradurre la domanda con il suo inglese elementare, ma di certo dieci volte superiore al mio italiano.

Così avevo annuito, senza aggiungere nulla, e nonostante tutto lei aveva aggiunto che anche le sue figlie, di diciotto anni e mezzo, erano andate via da Firenze per andare a vivere con il suo ex marito. Il modo in cui ne aveva parlato mi aveva assolutamente colpita, sembrava toccata dall’argomento, e restai piacevolmente sorpresa quando mi aveva lasciato l’indirizzo della sua boutique e il numero di telefono.

Andai a trovarla il giorno dopo, e in un battibaleno Luna e Stella divennero dei miti per me, persone che avrei tanto voluto conoscere grazie agli amorevoli dettagli con cui la loro madre, una donna ormai sola che si pentiva di aver fatto volare le sue figlie lontano dal suo nido, descriveva il loro essere e le loro scaramucce quotidiane.

Poi, però, giunse il momento in cui toccò parlare di me, della mia storia, del perché fossi venuta in Italia per fare la modella quando potevo avere ancora più successo e possibilità nella città in cui ero nata e cresciuta, a Miami, in Florida. Cristiana mi ascoltò con dolcezza e fu molto comprensiva, tanto che da quel momento in poi, anche se pochi giorni dopo partii per Parigi per un servizio fotografico, restammo sempre in contatto.

Tutto cambiò poco dopo Natale, quando lei tornò da Maddaloni perché era stata al matrimonio di una delle sue nipoti e venne a sapere che Claudia Loretti aveva trovato una nuova modella per la sua linea ed era stata costretta a licenziarmi perché aveva investito quasi tutto su un nuovo contratto con dei milanesi.

“Vic, è dalla prima volta che ci siamo incontrati che ti volevo come testimonial per la mia collezione primavera-estate 2010 solo che non ti ho mai chiesto nulla per rispetto verso Claudia, ma visto che si è dimostrata senza cervello… Ti va di rappresentare la mia linea?” mi aveva detto un freddo pomeriggio di gennaio, nel suo soggiorno.

Inutile dire che ero rimasta senza parole per la sua offerta così generosa, e mi ero precipitata ad abbracciarla. “Sì! Of course!!” avevo urlato euforica. “Solo che, there is a problem… Io abitavo con Claudia” avevo aggiunto in seguito.

Lei aveva sorriso e aveva scrollato le spalle. “E allora d’ora in poi abiterai qui con me, no? Sono sempre sola, Carlo viene a trovarmi ogni tanto…”.

Detto fatto. Già quella sera mi trasferii da lei, e subito mi fece vedere il catalogo con i vestiti che avrei indossato. Ero felice, anche se Cristiana poteva essere mia madre la sentivo come una mia cara amica; mi ricordava tantissimo Alice, la mia amica d’infanzia con cui avevo condiviso ogni singola emozione fino al giorno in cui non me n’ero andata da casa, momento in cui probabilmente ero cambiata molto, scacciando il mio lato introverso ed esternando quello più simpatico, forte e convincente. Se volevo essere scelta come modella per qualche casa di moda, dovevo mostrarmi sicura di me anche se non mi sentivo così, no? Fu da quel momento che capii che nella vita non dovevo permettere a nulla di ostacolarmi e di impedirmi di raggiungere ciò che volevo essere; mano a mano avevo sempre più soddisfazioni, tanto che alla fine riuscì a guadagnare qualcosa in più rispetto ai primi miseri stipendi e potei far uscire quella parte di me un po’ “Material girl”, per dirle con le parole di Madonna, visto che fino ad allora ero stata costretta a privarmi di molte cose, shopping prima di tutto.

Ritornando alla mia vita con Cristiana, dopo un po’ giunse il momento in cui venne a trovarci Dante, il suo ex marito, che l’aiutò a lasciare Carlo perché aveva capito che fosse inutile restare con lui ed io subito avevo capito che tra i due ci fosse stato un ritorno di fiamma.

“Cristiana, come funziona qui in Italia? Ci si può risposare dopo la separazione?”.

Lei aveva accolto questa mia domanda con uno strano senso di stupore, ma non mi aveva risposto e, sorridendomi improvvisamente, era corsa nella stanza degli ospiti dove dormiva Dante e, miracolosamente, la mattina dopo scoprì che erano tornati insieme.

“Sai, Victoria, ora nella nostra famiglia non c’è più nessun single” aveva cinguettato allegramente Cristiana a colazione, mentre io mi sentivo un po’ in imbarazzo dato che mi sentivo il terzo incomodo.

Dante evitò di strozzarsi per un pelo con un biscotto, e dopo che lei iniziò a battergli rumorosamente sulla spalla domandò: “E perché mai?!”.

“Ho appena chiamato Stella e mi ha detto che Luna si è finalmente messa con Marco!” annunciò, con gli occhi che le brillavano per la contentezza.

“Che cosa? Luna e… Marco?! Ma quelli si odiano, insomma, cioè, è nostra figlia che lo odia, lo so che lui non riesce a staccarle gli occhi di dosso, ci ho fatto caso ultimamente, ma… No, non è possibile!”.

L’indignazione di Dante era palpabile, anzi, più che altro parlerei di una normalissima gelosia che alla fine è nutrita da tutti i padre verso le loro figlie. Anzi, da quasi tutti, pensai tristemente.

“Oh, Dante, smettila di fare lo scemo e sii felice! Per una volta che Luna è impazzita per uno e lui la ricambia! Sai come sono difficili i gusti di tua figlia!”.

Così da quel momento Cristiana e Dante iniziarono a parlare del momento in cui avrebbero dato la notizia a Luna e Stella, ed io iniziai a posare per le sue creazioni . Vista la situazione che si era creata, a marzo decisi di andare a vivere in un monolocale, ma comunque restai a stretto contatto con Cristiana, specialmente quando seppe di aspettare un bambino, momento in cui decisi di tornare a vivere da lei per darle una mano in caso d’aiuto.

La novità, però, giunse quando lei mi disse di voler aprire una boutique nella città delle sue figlie e mi propose di andare a vivere lì, dato che aveva saputo che volevo continuare gli studi e desideravo andare alla facoltà di Lettere perché avevo deciso di voler apprendere bene l’italiano e adoravo la sua letteratura.

“Potresti andare all’università a Napoli, dove va Luna, solo che lei frequenta lingue, e vivere con le mie figlie. Sai, una mia amica stilista ha visto dei tuoi scatti e sarebbe felice di averti come rappresentante della sua collezione per i prossimi due anni. La sua marca è molto famosa, e guadagneresti molto di più con lei…” mi aveva proposto con cautela a inizio luglio. Il fatto era che lei non poteva assicurarmi un posto anche per quell’autunno visto che a causa della gravidanza stava facendo affari con una sua collega che aveva per diritto la facoltà di gestire fattori come modelle, tessuti e via dicendo, e quindi ovviamente lei aveva preso in considerazione un altro paio di ragazze italiane.

Ci meditai un po’ su. “Ok, va bene. Credo sia giusto iniziare l’Università, ormai ho diciannove anni, e poi sai che per me sarebbe un piacere controllare gli affari nella tua nuova boutique” avevo detto infine.

Mi aveva guardato sollevata e grata. “Va bene allora, però ci resta una mission impossibile da compiere prima che tu te ne vada con le mie figlie a Maddaloni”.

“Cioè?”.

“Ti ricordi Ivana, la modella che avevo scelto per le foto da fare per la mia collezione di costumi?”.

“Si…”.

“Si è rotta un braccio giocando a pallavolo, e non ho tempo di firmare il contratto con un’altra modella, anzi, di cercarne una che vada bene, quindi devi aiutarmi a convincermi l’unica che secondo me è perfetta e che posso agganciare senza troppe difficoltà…”.

Luna P.O.V.

“Che cosa? La gravidanza ti dà alla testa?” urlai incredula, pensando di aver sentito fin troppe idiozie in nemmeno mezz’ora, da quando ero tornata a Firenze. Va bene scoprire che tua madre è incinta, va bene venire a sapere che ha legato molto con un’americana che verrà a vivere da te, va bene sapere che aprirà una boutique nella tua città, ma questo era troppo per me. Fare la modella e mostrarmi in costume davanti a decine di milioni di italiani? Nemmeno morta! E poi, com’era che ora si era decisa a rivalutarmi? Lei aveva sempre detto che non andavo bene perché ero troppa mogia e non sorridevo mai, me lo aveva anche ribadito il giorno del matrimonio di Flavia…

“Oh, su, Luna, smettila! Non ti ho mica chiesto di posare nuda per un calendario?” ribattè lei, sedendosi e sbuffando.

Papà la guardò male. “Non esageriamo! Io penso che se nostra figlia non se la sente di posare per una linea di costumi dovresti rispettare la sua scelta” obiettò, dall’alto della sua evidente gelosia di vedere sua figlia mezza nuda fotografata e mostrata davanti a milioni di persone.

“Ecco, bravo, papà!” dissi battendo le mani. Guardai di sbieco Marco: perché non diceva qualcosa a mio favore, diamine? Probabilmente comprese quello che mi passava per la testa, perché scosse il capo e disse: “Scusateci, posso parlare un secondo con Luna in privato?”.

“Oh, non mi dire che farai la parte del fidanzato geloso, Marco!” lo riprese mamma.

“No, no, affatto” la rassicurò lui, con il suo solito sorriso che aveva imparato ad usare per ottenere la sua approvazione, tanto che ottenne il suo intento e così mezzo minuto dopo ci ritrovammo nella mia stanza, anzi, in quella che al momento ospitava Victoria a quanto pareva, visto il poster di Johnny Deep, i trucchi esposti e la valigia per terra.

Guardai Marco per qualche istante, in attesa di ciò che doveva dirmi, che, chissà perché, avevo l’impressione che non fosse nulla di buono.

“Luna, amore, ascoltami… Ricordi che sei stata licenziata dal tuo lavoro nemmeno un giorno fa, vero?” domandò con cautela.

Annuii, e tre secondi dopo mi ritrovai schiacciata contro il muro, visto che lui aveva appoggiato un braccio ad esso e, di fronte a me, fece ritrovare il suo viso contro il mio.

“E quindi, fai due più due… Fare da modella potrebbe aiutarti a guadagnare un po’ e se le cose vanno bene potrebbe diventare il tuo lavoro momentaneo, visto che tua madre aprirà una boutique a Maddaloni! Guadagneresti molto di più… E sai che non c’è niente di più eccitante che essere il ragazzo di una modella che tutti i ragazzi osservano sui manifesti pubblicitari, colmi d’invidia” sussurrò nel mio orecchio, per poi afferrarmi con decisione per la vita, facendo aderire i nostri corpi.

Dire che in quel momento mi sentii mancare il fiato era ben poco, ma cercai di mantenere la concentrazione, non dovevo mica lasciarmi abbindolare dai suoi discorsi persuasivi che avrebbero fatto invidia ad un oratore!

“Pensavo fossi almeno un po’ geloso di me, invece no, eh?” risposi, cercando di allontanarlo da me, ma senza esito data la sua forza.

Accennò uno dei suoi ghigni da faccia da schiaffi prima di scuotere il capo e avvicinarsi ancora di più a me. “Sono geloso, ovvio, ma credo che negare a tantissimi ragazzi la possibilità di rifarsi un po’ gli occhi con la mia sensualissima ragazza sia una buona azione da compiere…”.

Ormai parlava con una voce così bassa, roca e sensuale che nessuna ragazza sana di mente avrebbe dimenticato facilmente, e, soprattutto, non l’avrebbe lasciata indifferente.

Chiusi gli occhi, scossa da una serie di brividi. “P-Perché fai così? Mia madre ti ha forse pagato..?” domandai, con l’ultimo briciolo di lucidità che mi restava.

“Ma no, è solo che secondo me non dovresti perdere questa possibilità visto che le potenzialità ce le hai” disse.

“Sicuro? Io mi sentirei idiota nel posare per una linea di costumi” ammisi, però stringendolo più forte a me.

“Saresti tutto tranne che idiota, fidati. Insomma, sei sempre così sensuale in ogni gesto che fai che non sai quante volte mi mandi in tilt, piccola, perciò smettila e accetta…”.

“Se lo dici tu. Ma promettimi che verrai con me, assisterai al servizio…”.

“Ovvio, devo controllare che il fotografo non ne approfitti” ridacchiò, prima di calarsi su di me e suggellare quella decisione con un bacio che di casto non aveva proprio nulla. “Non vedo l’ora di stare da solo con te, in Abruzzo” ammise, mentre io, perdendo totalmente il controllo della situazione, avvinghiavo una gamba contro la sua.

Ma, udendo quelle parole, non so come feci ma riuscii a tornare lucida, come se un problema più grosso di un macigno si fosse improvvisamente scaraventato su di me e mi avesse riportato alla realtà.

“Cosa c’è?” domandò, notando la mia improvvisa freddezza.

“Niente…” biascicai.

“Non prendermi in giro, ho detto qualcosa di sbagliato...?’” chiese preoccupato, prendendomi per le spalle.

Scossi il capo, girando poi lo sguardo, non riuscendo a fissare quelle pozze blu che tanto amavo. “E’ che… Ho sempre immaginato la nostra prima volta come un qualcosa di speciale ma soprattutto naturale, non programmata a tavolino… Capisci quello che voglio dire?” mormorai, convinta di risultare assurda e incomprensibile.

Lo sentii sospirare, prima che mi prendesse il mento tra le mani e mi obbligasse a guardarlo. Vedere che mi stesse sorridendo amorevolmente mi rilassò, per cui cercai di calmarmi.

“La penso anch’io così,per me non ci sono problemi se non ti andrà” disse deciso.

“Oh, no, no! Sarebbe un controsenso, ci lamentiamo sempre che non stiamo mai in pace… Solo che… Insomma, non vorrei che fosse quella cosa in stile arriviamo, pranziamo, usciamo e poi, puff!, la sera subito lo facessimo come se ce l’avesse prescritto il medico. Cioè, anche subito, appena arrivati, andrebbe bene, l’importante è che non sia una cosa fatta per dovere nel momento sbagliato” ironizzai alla fine.

Marco rise e mi strinse a sé con una morse ferrea che però mi ispirava tantissima sicurezza e fiducia.

“Ecco perché ti amo, perché fai discorsi assurdi ma alla fine riesco sempre a capirti…”.

Ci baciammo di nuovo, questa con più dolcezza, e così, avendo deciso e messo in chiaro due cose in una volta sola, ritornammo in cucina, dove, però, trovammo una Stella piuttosto arrabbiata che guardava torva mamma.

“Mamma mi ha appena fatto notare per l’ennesima volta i miei sei chili e mezzo in più a te, senza che io dicessi né obbiettassi niente per il fatto che avesse proposto solo a te di fare da modella” mi informò subito, e, senza aggiungere altro, uscì dalla stanza con Mario alle calcagna che cercava di calmarla.

Guardai male nostra madre. “Mamma! Quando la smetterai? Ora mi fai sentire in colpa…” dissi.

“Quindi vuol dire che…”.

“Che accetto, sì, ma solo perché sono senza lavoro”.

Ci impiegai un quarto d’ora per spiegare la questione di Michele, e così, poco dopo mi ritrovai da sola con Victoria visto che mamma iniziò a preparare il pranzo, Stella era uscita con Mario per poter sbraitare più tranquillamente su nostra madre e Marco era stato invitato da papà a scendere nel garage per vedere la sua vecchia moto che usava verso i vent’anni.

“Sai, credo che io non ti sto simpatica” disse senza giri di parole, sedendosi sul mio letto. Mi squadrò con i suoi occhi da cerbiatta, ma sorrideva.

Esitai, levando un sopracciglio, prima di sedermi a mia volta.

“E cosa te lo fa dire?” chiesi.

“Tutto. Come mi guardi, come mi parli… Invece tu mi sei troppo simpatica!” annunciò, e mi abbracciò improvvisamente con un trasporto mai visto.

“Ehi, ehi, Victoria, senti…” tentai di attirare la sua attenzione, ma invano.

“Sei così… nice! E anche io sono dell’acquario, sai? Tua madre mi ha raccontato molto di te e Stella, so I’lly try to become likeable to you!” trillò, separandosi, sorridendomi apertamente in un modo quasi diabetico.

“Tu sei strana” disse subito, ma ridendo.

“Strana?” chiese. “Cosa significa…?”.

Strange” tradussi subito, dicendomi che dopotutto non parlava tanto male l’italiano.

“Ok! Strange strano, strange strano… Io imparò così le parole!” spiegò, alzandosi e iniziando a camminare per tutta la stanza.

“Beh, anche io più o meno, anzi, quando non ho tempo…”.

“Puoi parlare più piano, per favore?” mi chiese lentamente. Si era fermata e mi guardava con un’espressione un po’ confusa.

Risi, annuendo. Onestamente, questa Vic iniziava ad acquistare un po’ di punti in più!

“Si, certo, scusami. Dicevo, anche io quando non riesco ad imparare alcuni vocaboli me li scrivo su un post-it e l’attacco da qualsiasi parte, tipo l’armadio, il frigorifero, così prima di aprirli devo prima ripeterli” spiegai lentamente, accennando a quell’abitudine che avevo preso negli ultimi mesi sotto consiglio di una mia amica di università.

“Oh, ok, understood. A me piace molto italiano, sai? E adoro un canto della Commedia di Dante, l’ho letto in un tuo libro” ammise, indicando la mia libreria alle sue spalle.

“E qual è?”.

“Il numero cinque dell’hell… Come si dice.. In… Inverno!”.

“Inferno, Victoria, inferno! L’inverno è la stagione! Winter!” dissi.

Allargò gli occhi ed annuì. “Right! Oh, I’m always so confused..!”.

“E come hai fatto a capire per bene ciò che il canto diceva? E’ molto complesso…” notai, curiosa.

“Complesso?” domandò, stranita.

“Si, si, vuol dire difficile”.

“Oh! Beh, ho visto su Internet… Amor ch’nullo amato amar perdona, mi prese di costui piacer sì forte ch’ancor non m’abbandona!” recitò con la sua tipica cadenza americana, tanto che mi dissi che avrei preferito avere lei che la leggeva al liceo invece che della mia noiosa professoressa d’italiano. “E’ molto romantico, e poi, poveri Paolo e Francesca…”.

Non so quanto tempo restammo a parlare di letteratura, tanto che passiamo da Dante a Shakespeare, e scoprii che era molto colta e ben informata.

“Comunque io ho fatto un piccolo regalo a te e Stella, per ringraziarvi dell’ospitalità” disse all’improvviso, dopo che avevamo finito di parlare dell’’Otello.

Aprì l’armadio e ne estrasse una busta dal fondo, mentre io la ringraziavo. Iniziai a scartare, e restai sorpresa quando scoprii un completo intimo di Victoria’s Secret, nero con dei laccetti rosa.

“Non sapevo i vostri gusti, così ho pensato che con l’intimo non si sbaglia mai” ammise, scrutando la mia reazione.

Ero un po’ imbarazzata ma comunque grata; non era da me comprare chissà che cosa per quanto riguardava l’intimo ma, in vista del viaggio in Abruzzo, pensai che avrei fatto bene a fare una scorta di quel tipo di capi… Cercai di non arrossire al solo pensiero.

Forse lei comprese i miei pensieri,perché disse: “Io credo che al tuo boyfriend piacerà”.

Arrossii, e lei rise. “He’s an handsome boy, isn’t he?” domandò.

“Lo so meglio di te” risposi, ed entrambe ridemmo. “Ma, sia chiaro, d’ora in poi è meglio se tieni gli occhi ben piantati su questo…” aggiunsi, prendendo il mio vocabolario di italiano in mano dalla libreria e porgendoglielo. “E’ un regalo, ti sarà utile all’università”.

“Piantato? Non ho capito, come si fa a piantare gli occhi…?” chiese, probabilmente non cogliendo la mia ironia.

Sospirai, conscia del fatto che con quella Victoria ne avrei viste delle belle.

*°*°*°*

Ciao!

Eccomi qua con il secondo capitolo… L’ho terminato qualche giorno fa, ma visto che non ho iniziato a scrivere il terzo mi sembrava inutile tenerlo così, fermo nel computer, senza farvelo leggere… Ormai ho deciso che anche se molto piano, continuerò a pubblicare, anzi, credo che una volta giunti ad un certo punto e passati i cap introduttivi sarò molto più veloce!

Comunque, nel prossimo cap vedremo come se la cava Luna con il suo nuovo lavoro, ci faremo un po’ di risate con Vic e poi si parte tutti per l’Abruzzo ;-)

Riguardo Vic, cosa ne pensate del suo POV? Mano a mano la sua storia verrà spiegata meglio… Il titolo del cap è dedicato a lei, preso dalla canzone di Madonna.

Comunque, passando ai ringraziamenti, grazie di cuore a tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti, le seguite, le storie da ricordare, che hanno solo letto e coloro che hanno recensito lo scorso cap:

alina_95: Ciao cara! Tranquilla, Vic non ci proverà con Marco, promesso! Ti ringrazio per i complimenti e sono felice di dirti che l’ispirazione è tornata! ^^ Un bacione!

Giulietta7: Ti ringrazio mille cara per i tuoi complimenti! In effetti bisogna abituarsi un po’ alla condizione della madre delle gemelle, ehehe! Invece riguardo Marco e Luna, beh, prima o poi riusciranno a starsene un po’ in pace, promesso, e mi fa piacere sapere che anche tu alla fine hai vissuto la loro stessa esperienza, ciò vuol dire che per fortuna non è una cosa che vivono solo loro in questa fic ^^ Grazie mille, un bacio!

Lola SteP: Tesoro mio! Ti ringrazio con gli occhi a cuoricini come sempre, sul serio! *___* Marco migliora sempre di più, eh? xD in effetti le novità sono molte, e spero che l’evolversi delle cose ti piacerà! Un bacione e ancora grazie! ^^

CriCri88: Ciao carissima! No no, tranquilla, Vic non andrà in vacanza con loro xD e non darà nemmeno fastidio, strano ma vero, anche se Luna dovrà abituarsi molto a lei, al suo carattere e alle sue abitudini! Ancora garzie, un bacione! ^^

Lilyjuve: Ciao, ti ringrazio tantissimo per aver messo la storia tra le preferite *___* No, le ragazze non si trasferiranno a Firenze, sono solo andate a trovare i genitori, dopo qualche giorno Stella e Mario torneranno a Maddaloni mentre Luna e Marco andranno in Abruzzo... E Vic le raggiungerà dopo un po’ ^^ Non si intrometterà tra le coppiette, promesso xD Ti ringrazio tantissimo, anche sul giudizio riguardo il fatto che secondo te va bene continuare su questa linea! Un bacione! ^^

BizzarreBiscuit: Carissima, che bello risentirti! Appena ho un attimo di tempo rispondo alla tua e-mail, così parliamo un po’ ^^ Ti ringrazio per i complimenti, e spero che la storia continui a piacerti… Ancora grazie, un bacione!

Infine, ho creato un account su facebook proprio per le ff, quindi se vi va di aggiungermi sono Mena Milly.. lì scriverò tutte le notizie relative agli aggiornamenti, le storie, posterò immagini e sarò disponibile per vostre eventuali domande…. http://www.facebook.com/?ref=logo#!/profile.php?id=100000893863399

Lì a breve caricherò anche la copertina di questo cap che non sono riuscita a mettere, quindi passate se vi và di vederla ^^

Detto ciò, spero di aggiornare al più presto, anche se come sempre ci impiegherò almeno due settimane, ma almeno tra un po’ ci saranno le vacanze di Pasqua e avrò molto più tempo! Aggiungetemi su Facebook, vi aspetto, oppure se vi va lasciatemi il vostro contato via e-mail, recensione…

la vostra milly92.

  
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