“Tesoro
della mamma, giuro che se fossi solo un pò più
estroversa e sorridente ogni
tanto ti prenderei come modella, sei una gioia per i miei
occhi!” esclamò mamma
entusiasta, vedendomi. “Dante, hai visto
com’è magnifica tua figlia?” aggiunse,
rivolto a papà che mi stava ancora squadrando.
“Certo,
sono senza parole” sussurrò lui, quasi ipnotizzato. “Sei magnifica,
piccolina”.
“Grazie
papà” biascicai, mentre al mio fianco Stella, con
il suo elegantissimo abito
nero un po’ ricamato e i capelli ribelli piastrati alla
perfezione sembrava non
accettare la mancanza di commenti nei suoi riguardi. “Anche
Stella è
fenomenale, vero?” domandai, notando il suo disappunto,
facendo si che lei mi
sorridesse apertamente.
“Si, si,
però, Stellina, di la verità, hai messo un altro
paio di chiletti, eh?” chiese
mamma, squadrando i suoi fianchi.
“Mamma!
Quando fai così ti strozzerei!” la
rimbeccò Stella, voltandosi e andando a
mettersi il soprabito.
“Dillo Alla
Luna” ,
Capitolo 18
Capitolo
II
Material
Girl
Luna P.O.V.
Non sapevo
cosa affollava il mio cervello onestamente, non riuscivo a distinguere
nulla
oltre ad una serie sfocate di immagini in cui, probabilmente, io e
Stella
giocavamo con un neonato dal volto sconosciuto. Era una cosa assurda,
di questo
ne ero certa: come poteva mia madre aspettare un figlio dopo che io e
la mia
gemella eravamo quasi vicine ai vent’anni? E poi lei e
papà come avevano potuto
non stare attenti? Non li credevo così stupidi, avevano
più di quarant’anni e
si lasciavano ancora trasportare da fattori come passione e voglia di
fregarsene di tutto, come due ventenni? Oppure…
“Luna, per
favore, non fare scenate! E poi io e tuo padre… Volevamo un altro figlio, ecco”.
Oh, certo. E
così si spiega l’arcano motivo!
“Siamo qui, da
soli, voi siete a Maddaloni e così abbiamo deciso di provare
ad avere un terzo
figlio, qualcuno a cui badare, crescere e che ci tenga
compagnia” l’appoggiò
papà, mettendole una mano sulla spalla e guardandoci molto
severamente.
“State
parlando di un figlio, non di una dama di compagnia!” gli
tenne presente
Stella, avvicinandosi a me. “Insomma, vi rendete conto?
Pappe, pannolini,
biberon, urla isteriche nel profondo della notte…”.
Entrambe
incrociammo le braccia e i nostri genitori sbuffarono spazientiti. Dal
canto
loro, Marco, Mario e quella “Vic” osservavano la
scena in silenzio,
probabilmente sentendosi di troppo.
“Fino a prova
contraria voi non dovrete essere disturbate dal bambino, se
è questo che vi
preoccupa, visto che starà qui con noi!”
ribattè mamma, in un modo che sfiorava
l’essere molto acida.
Sia io che mia
sorella tacemmo a quelle parole.
Mamma come
poteva pensare che il problema, almeno per quanto mi riguardava,
consistesse
nel non voler essere infastidita? Ci voleva tanto a capire che eravamo
solo
sconvolte, venendo a sapere che dopo diciannove anni e mezzo la nostra
famiglia, che per anni ed anni non era quasi esistita, deteriorata da
una
separazione e incomprensioni, si sarebbe allargata con
l’arrivo di un bambino?
Loro due erano ritornati insieme da poco più di quattro mesi e mezzo, e da quel momento io e mia
sorella
eravamo state lontane da loro, senza poter godere al meglio di una
normale
quiete e convivenza familiare come tutte le famiglie
normali… Come potevamo mai
sentirci nel sapere che erano passati dal ricongiungimento improvviso
al
programmare un altro figlio? E noi? Noi che a stento non ci eravamo
scannate in
quegli anni, come avremmo vissuto l’arrivo di un fratello? Ci
eravamo abituate
ad essere solo noi le figlie, le due gemelle…
“Io, e credo
anche Luna, non volevamo assolutamente obiettare su questo”
sussurrò Stella,
stringendomi forte il braccio.
Annuii con
vigore, ricambiando la stretta, per poi alzarmi per il nervosismo e
iniziare a
camminare per la stanza. “Siamo solo sconvolte, mamma, tutto
qui” cercai di
spiegare pacatamente.
Lei e papà
annuirono dopo qualche secondo, quasi convinti delle nostre parole.
“Comunque,
giusto per finire l’elenco delle sorprese, lì
dentro” domandai, indicando la
pancia di mamma, “Ci sono altri due gemelli?”.
“Oh, no, no,
non passeremo da due a quattro figli” rispose subito
papà, che, comunque,
sembrava sollevato al solo pensiero.
Ci fu un
momento di pausa, durante il quale ognuno sembrava immerso nelle
proprie
riflessioni, finchè mamma si ricompose in uno dei suoi
soliti sorrisi e disse:
“Comunque, ora però è meglio se parlate
un po’ con la nuova arrivata…”.
Stella parve
confusa, poi un suo piccolo cenno mi fece capire che aveva compreso a
chi si
riferisse, anche perché lei non aveva avuto modo di
presentarsi a Vic.
“Vado a
chiamarla insieme ai ragazzi” dissi, e senza aspettare alcuna
risposta uscii
dalla stanza e li trovai in cucina, dove una Victoria, apparentemente
nelle
vesti di buona padrona di casa, stava preparando il caffè a
Marco e Mario.
“Luna!
Do you want same coffee?”
chiese Victoria sorridendomi.
“No, thanks,
but I’d like to know why you are preparing coffee in my
kitchen as if you are
my house’s owner” ribattei
sarcasticamente.
“Because your
parents are hosting me…”.
I due ragazzi
ci fissavano, senza capire nulla, così Victoria decise di
passare al registro
italiano con il suo adorabile accento. “Non lo
sapevi?”.
“No, non
sapevo che i miei genitori avessero aperto un bed and
breakfast”. Ormai il
sarcasmo sembrava essere la mia unica arma visto che odiavo fare la
parte della
figlia a cui i genitori non dicono mai nulla.
“Hanno aperto
un bed and breakfast?” mi fece eco Marco, con
l’espressione che io solevo
utilizzare al liceo nelle ore di latino.
Lo guardai
torva, sbuffando. “Amore, la prossima volta studia inglese
invece di andare a
delle mostre stupide in cui non si capisce nulla”.
Lui fece per
rispondermi, offeso, quando l’entrata dei miei e Stella ci
interruppe.
“Ci avevi
detto che li andavi a chiamare, non che ti soffermavi a scambiare due
chiacchiere” mi riprese Stella. Il suo sguardo cadde sulla
macchinetta per fare
il caffè e aggrottò le sopracciglia, quando
notò che a prepararlo era Victoria.
“Perché lei…?”.
“Perché i
nostri genitori la ospitano” la anticipai. “Mamma,
papà, ci spiegate una volta
per tutte il ruolo definitivo di Victoria e perché ce
l’avete presentata?”.
“Perché la
settimana prossima verrà da voi a Maddaloni e voi la
ospiterete!” trillò mamma
entusiasta, avvicinandosi alla ragazza e cingendole affettuosamente le
spalle.
Victoria annuì
con giubilo, radiosa, mentre io e Stella ci guardavamo, incredule su
ciò che
avevamo appena sentito.
Victoria P.O.V.
“Anche tu sei
scappata di casa a diciott’anni?”.
Questa era
stata la prima domanda che Cristiana mi aveva rivolto la prima volta
che ci
eravamo incontrate, ad una festa di un’amica in comune, una
stilista emergente.
Era il 25 novembre scorso e eravamo appena state presentate da Claudia
Loretti,
sua cara amica e mia “talent scout” che mi aveva
portato a Firenze per farmi
lavorare per la sua linea quando era scaduto il contratto come modella
che
avevo firmato per una casa di moda di Milano.
Non avevo
capito ciò che aveva detto, “scappata”
non faceva ancora parte del mio
vocabolario italiano. Più che altro conoscevo bene parole
come “bello”,
“buono”, “foto”,
“calendario” e via dicendo, ragion per cui compresi
tutto
quando lei iniziò a tradurre la domanda con il suo inglese
elementare, ma di
certo dieci volte superiore al mio italiano.
Così avevo
annuito, senza aggiungere nulla, e nonostante tutto lei aveva aggiunto
che
anche le sue figlie, di diciotto anni e mezzo, erano andate via da
Firenze per
andare a vivere con il suo ex marito. Il modo in cui ne aveva parlato
mi aveva
assolutamente colpita, sembrava toccata dall’argomento, e
restai piacevolmente
sorpresa quando mi aveva lasciato l’indirizzo della sua
boutique e il numero di
telefono.
Andai a
trovarla il giorno dopo, e in un battibaleno Luna e Stella divennero
dei miti
per me, persone che avrei tanto voluto conoscere grazie agli amorevoli
dettagli
con cui la loro madre, una donna ormai sola che si pentiva di aver
fatto volare
le sue figlie lontano dal suo nido, descriveva il loro essere e le loro scaramucce quotidiane.
Poi, però,
giunse il momento in cui toccò parlare di me, della mia
storia, del perché
fossi venuta in Italia per fare la modella quando potevo avere ancora
più
successo e possibilità nella città in cui ero
nata e cresciuta, a Miami, in
Florida. Cristiana mi ascoltò con dolcezza e fu molto
comprensiva, tanto che da
quel momento in poi, anche se pochi giorni dopo partii per Parigi per
un
servizio fotografico, restammo sempre in contatto.
Tutto cambiò
poco dopo Natale, quando lei tornò da Maddaloni
perché era stata al matrimonio
di una delle sue nipoti e venne a sapere che Claudia Loretti aveva
trovato una
nuova modella per la sua linea ed era stata costretta a licenziarmi
perché
aveva investito quasi tutto su un nuovo contratto con dei milanesi.
“Vic, è dalla
prima volta che ci siamo incontrati che ti volevo come testimonial per
la mia
collezione primavera-estate 2010 solo che non ti ho mai chiesto nulla
per
rispetto verso Claudia, ma visto che si è dimostrata senza
cervello… Ti va di
rappresentare la mia linea?” mi aveva detto un freddo
pomeriggio di gennaio,
nel suo soggiorno.
Inutile dire
che ero rimasta senza parole per la sua offerta così
generosa, e mi ero
precipitata ad abbracciarla. “Sì! Of
course!!” avevo urlato euforica. “Solo
che, there is a problem…
Io abitavo con Claudia” avevo aggiunto in
seguito.
Lei aveva
sorriso e aveva scrollato le spalle. “E allora
d’ora in poi abiterai qui con
me, no? Sono sempre sola, Carlo viene a trovarmi ogni
tanto…”.
Detto fatto.
Già quella sera mi trasferii da lei, e subito mi fece vedere
il catalogo con i
vestiti che avrei indossato. Ero felice, anche se Cristiana poteva
essere mia
madre la sentivo come una mia cara amica; mi ricordava tantissimo
Alice, la mia
amica d’infanzia con cui avevo condiviso ogni singola
emozione fino al giorno
in cui non me n’ero andata da casa, momento in cui
probabilmente ero cambiata
molto, scacciando il mio lato introverso ed esternando quello
più simpatico,
forte e convincente. Se volevo essere scelta come modella per qualche
casa di
moda, dovevo mostrarmi sicura di me anche se non mi sentivo
così, no? Fu da
quel momento che capii che nella vita non dovevo permettere a nulla di
ostacolarmi e di impedirmi di raggiungere ciò che volevo
essere; mano a mano
avevo sempre più soddisfazioni, tanto che alla fine
riuscì a guadagnare
qualcosa in più rispetto ai primi miseri stipendi e potei
far uscire quella
parte di me un po’ “Material girl”, per
dirle con le parole di Madonna, visto
che fino ad allora ero stata costretta a privarmi di molte cose,
shopping prima
di tutto.
Ritornando
alla mia vita con Cristiana, dopo un po’ giunse il momento in
cui venne a
trovarci Dante, il suo ex marito, che l’aiutò a
lasciare Carlo perché aveva
capito che fosse inutile restare con lui ed io subito avevo capito che
tra i
due ci fosse stato un ritorno di fiamma.
“Cristiana,
come funziona qui in Italia? Ci si può risposare dopo la
separazione?”.
Lei aveva
accolto questa mia domanda con uno strano senso di stupore, ma non mi
aveva
risposto e, sorridendomi improvvisamente, era corsa nella stanza degli
ospiti
dove dormiva Dante e, miracolosamente, la mattina dopo
scoprì che erano tornati
insieme.
“Sai,
Victoria, ora nella nostra famiglia non c’è
più nessun single” aveva
cinguettato allegramente Cristiana a
colazione, mentre io mi sentivo un po’ in imbarazzo dato che
mi sentivo il
terzo incomodo.
Dante evitò di
strozzarsi per un pelo con un biscotto, e dopo che lei
iniziò a battergli
rumorosamente sulla spalla domandò: “E
perché mai?!”.
“Ho appena
chiamato Stella e mi ha detto che Luna si è finalmente messa
con Marco!”
annunciò, con gli occhi che le brillavano per la
contentezza.
“Che cosa?
Luna e… Marco?! Ma quelli si odiano, insomma,
cioè, è nostra figlia che lo
odia, lo so che lui non riesce a staccarle gli occhi di dosso, ci ho
fatto caso
ultimamente, ma… No, non è possibile!”.
L’indignazione
di Dante era palpabile, anzi, più che altro parlerei di una
normalissima
gelosia che alla fine è nutrita da tutti i padre verso le
loro figlie. Anzi, da
quasi tutti, pensai tristemente.
“Oh, Dante,
smettila di fare lo scemo e sii felice! Per una volta che Luna
è impazzita per
uno e lui la ricambia! Sai come sono difficili i gusti di tua
figlia!”.
Così da quel
momento Cristiana e Dante iniziarono a parlare del momento in cui
avrebbero
dato la notizia a Luna e Stella, ed io iniziai a posare per le sue
creazioni .
Vista la situazione che si era creata, a marzo decisi di andare a
vivere in un
monolocale, ma comunque restai a stretto contatto con Cristiana,
specialmente
quando seppe di aspettare un bambino, momento in cui decisi di tornare
a vivere
da lei per darle una mano in caso d’aiuto.
La novità,
però, giunse quando lei mi disse di voler aprire una
boutique nella città delle
sue figlie e mi propose di andare a vivere lì, dato che
aveva saputo che volevo
continuare gli studi e desideravo andare alla facoltà di
Lettere perché avevo
deciso di voler apprendere bene l’italiano e adoravo la sua
letteratura.
“Potresti
andare all’università a Napoli, dove va Luna, solo
che lei frequenta lingue, e
vivere con le mie figlie. Sai, una mia amica stilista ha visto dei tuoi
scatti
e sarebbe felice di averti come rappresentante della sua collezione per
i
prossimi due anni. La sua marca è molto famosa, e
guadagneresti molto di più
con lei…” mi aveva proposto con cautela a inizio
luglio. Il fatto era che lei
non poteva assicurarmi
un posto anche per quell’autunno visto che a causa della
gravidanza stava
facendo affari con una sua collega che aveva per diritto la
facoltà di gestire
fattori come modelle, tessuti e via dicendo, e quindi ovviamente lei
aveva
preso in considerazione un altro paio di ragazze italiane.
Ci meditai un
po’ su. “Ok, va bene. Credo sia giusto iniziare
l’Università, ormai ho
diciannove anni, e poi sai che per me sarebbe un piacere controllare
gli affari
nella tua nuova boutique” avevo detto infine.
Mi aveva
guardato sollevata e grata. “Va bene allora, però
ci resta una mission
impossibile da compiere prima che tu te ne vada con le mie figlie a
Maddaloni”.
“Cioè?”.
“Ti ricordi
Ivana, la modella che avevo scelto per le foto da fare per la mia
collezione di
costumi?”.
“Si…”.
“Si è rotta un
braccio giocando a pallavolo, e non ho tempo di firmare il contratto
con
un’altra modella, anzi, di cercarne una che vada bene, quindi
devi aiutarmi a
convincermi l’unica che secondo me è perfetta e
che posso agganciare senza
troppe difficoltà…”.
Luna P.O.V.
“Che cosa? La
gravidanza ti dà alla testa?” urlai incredula,
pensando di aver sentito fin
troppe idiozie in nemmeno mezz’ora, da quando ero tornata a
Firenze. Va bene
scoprire che tua madre è incinta, va bene venire a sapere
che ha legato molto
con un’americana che verrà a vivere da te, va bene
sapere che aprirà una
boutique nella tua città, ma questo era troppo per me. Fare
la modella e
mostrarmi in costume davanti a decine di milioni di italiani? Nemmeno
morta! E
poi, com’era che ora si era decisa a rivalutarmi? Lei aveva
sempre detto che
non andavo bene perché ero troppa mogia e non sorridevo mai,
me lo aveva anche
ribadito il giorno del matrimonio di Flavia…
“Oh, su, Luna,
smettila! Non ti ho mica chiesto di posare nuda per un
calendario?” ribattè
lei, sedendosi e sbuffando.
Papà la
guardò
male. “Non esageriamo! Io penso che se nostra figlia non se
la sente di posare
per una linea di costumi dovresti rispettare la sua scelta”
obiettò, dall’alto
della sua evidente gelosia di vedere sua figlia mezza nuda fotografata
e
mostrata davanti a milioni di persone.
“Ecco, bravo,
papà!” dissi battendo le mani. Guardai di sbieco
Marco: perché non diceva
qualcosa a mio favore, diamine? Probabilmente comprese quello che mi
passava
per la testa, perché scosse il capo e disse:
“Scusateci, posso parlare un
secondo con Luna in privato?”.
“Oh, non mi
dire che farai la parte del fidanzato geloso, Marco!” lo
riprese mamma.
“No, no,
affatto” la rassicurò lui, con il suo solito
sorriso che aveva imparato ad
usare per ottenere la sua approvazione, tanto che ottenne il suo
intento e così
mezzo minuto dopo ci ritrovammo nella mia stanza, anzi, in quella che
al
momento ospitava Victoria a quanto pareva, visto il poster di Johnny
Deep,
i trucchi esposti e la
valigia per
terra.
Guardai Marco
per qualche istante, in attesa di ciò che doveva dirmi, che,
chissà perché,
avevo l’impressione che non fosse nulla di buono.
“Luna, amore,
ascoltami…
Ricordi che sei stata licenziata dal tuo lavoro nemmeno un giorno fa,
vero?”
domandò con cautela.
Annuii, e tre
secondi dopo mi ritrovai schiacciata contro il muro, visto che lui
aveva
appoggiato un braccio ad esso e, di fronte a me, fece ritrovare il suo
viso
contro il mio.
“E quindi, fai
due più due… Fare da modella potrebbe aiutarti a
guadagnare un po’ e se le cose
vanno bene potrebbe diventare il tuo lavoro momentaneo, visto che tua
madre
aprirà una boutique a Maddaloni! Guadagneresti molto di
più… E sai che non c’è
niente di più eccitante che essere il ragazzo di una modella che tutti i ragazzi
osservano sui manifesti
pubblicitari, colmi d’invidia”
sussurrò nel mio orecchio, per poi afferrarmi con decisione
per la vita,
facendo aderire i nostri corpi.
Dire che in
quel momento mi sentii mancare il fiato era ben poco, ma cercai di
mantenere la
concentrazione, non dovevo mica lasciarmi abbindolare dai suoi discorsi
persuasivi che avrebbero fatto invidia ad un oratore!
“Pensavo fossi
almeno un po’ geloso di me, invece no, eh?”
risposi, cercando di allontanarlo
da me, ma senza esito data la sua forza.
Accennò uno
dei suoi ghigni da faccia da schiaffi prima di scuotere il capo e
avvicinarsi
ancora di più a me. “Sono geloso, ovvio, ma credo
che negare a tantissimi
ragazzi la possibilità di rifarsi un po’ gli occhi
con la mia sensualissima
ragazza sia una buona azione da compiere…”.
Ormai parlava
con una voce così bassa, roca e sensuale che nessuna ragazza
sana di mente
avrebbe dimenticato facilmente, e, soprattutto, non l’avrebbe
lasciata
indifferente.
Chiusi gli
occhi, scossa da una serie di brividi. “P-Perché
fai così? Mia madre ti ha
forse pagato..?” domandai, con l’ultimo briciolo di
lucidità che mi restava.
“Ma no, è solo
che secondo me non dovresti perdere questa possibilità visto
che le
potenzialità ce le hai” disse.
“Sicuro? Io mi
sentirei idiota nel posare per una linea di costumi” ammisi,
però stringendolo
più forte a me.
“Saresti tutto
tranne che idiota, fidati. Insomma, sei sempre così sensuale
in ogni gesto che
fai che non sai quante volte mi mandi in tilt, piccola,
perciò smettila e
accetta…”.
“Se lo dici
tu. Ma promettimi che verrai con me, assisterai al
servizio…”.
“Ovvio, devo
controllare che il fotografo non ne approfitti”
ridacchiò, prima di calarsi su
di me e suggellare quella decisione con un bacio che di casto non aveva
proprio
nulla. “Non vedo l’ora di stare da solo con te, in
Abruzzo” ammise, mentre io,
perdendo totalmente il controllo della situazione, avvinghiavo una
gamba contro
la sua.
Ma, udendo
quelle parole, non so come feci ma riuscii a tornare lucida, come se un
problema più grosso di un macigno si fosse improvvisamente
scaraventato su di
me e mi avesse riportato alla realtà.
“Cosa
c’è?”
domandò, notando la mia improvvisa freddezza.
“Niente…”
biascicai.
“Non prendermi
in giro, ho detto qualcosa di sbagliato...?’”
chiese preoccupato, prendendomi
per le spalle.
Scossi il
capo, girando poi lo sguardo, non riuscendo a fissare quelle pozze blu
che
tanto amavo. “E’ che… Ho sempre
immaginato la nostra prima volta come un
qualcosa di speciale ma soprattutto naturale, non programmata a
tavolino…
Capisci quello che voglio dire?” mormorai, convinta di
risultare assurda e
incomprensibile.
Lo sentii
sospirare, prima che mi prendesse il mento tra le mani e mi obbligasse
a
guardarlo. Vedere che mi stesse sorridendo amorevolmente mi
rilassò, per cui
cercai di calmarmi.
“La penso
anch’io così,per me non ci sono problemi se non ti
andrà” disse deciso.
“Oh, no, no!
Sarebbe un controsenso, ci lamentiamo sempre che non stiamo mai in
pace… Solo
che… Insomma, non vorrei che fosse quella cosa in stile
arriviamo, pranziamo,
usciamo e poi, puff!, la sera subito lo facessimo come se ce
l’avesse
prescritto il medico. Cioè, anche subito, appena arrivati,
andrebbe bene,
l’importante è che non sia una cosa fatta per
dovere nel momento sbagliato”
ironizzai alla fine.
Marco rise e
mi strinse a sé con una morse ferrea che però mi
ispirava tantissima sicurezza
e fiducia.
“Ecco perché
ti amo, perché fai discorsi assurdi ma alla fine riesco
sempre a capirti…”.
Ci baciammo di
nuovo, questa con più dolcezza, e così, avendo
deciso e messo in chiaro due
cose in una volta sola, ritornammo in cucina, dove, però,
trovammo una Stella
piuttosto arrabbiata che guardava torva mamma.
“Mamma mi ha
appena fatto notare per l’ennesima volta i miei sei chili e
mezzo in più a te,
senza che io dicessi né obbiettassi niente per il fatto che
avesse proposto
solo a te di fare da modella” mi informò subito,
e, senza aggiungere altro,
uscì dalla stanza con Mario alle calcagna che cercava di
calmarla.
Guardai male
nostra madre. “Mamma! Quando la smetterai? Ora mi fai sentire
in colpa…” dissi.
“Quindi vuol
dire che…”.
“Che accetto,
sì, ma solo perché sono senza lavoro”.
Ci impiegai un
quarto d’ora per spiegare la questione di Michele, e
così, poco dopo mi
ritrovai da sola con Victoria visto che mamma iniziò a
preparare il pranzo,
Stella era uscita con Mario per poter sbraitare più
tranquillamente su nostra
madre e Marco era stato invitato da papà a scendere nel
garage per vedere la
sua vecchia moto che usava verso i vent’anni.
“Sai, credo
che io non ti sto simpatica” disse senza giri di parole,
sedendosi sul mio letto. Mi
squadrò con i suoi occhi
da cerbiatta, ma sorrideva.
Esitai,
levando un sopracciglio, prima di sedermi a mia volta.
“E cosa te lo
fa dire?” chiesi.
“Tutto. Come
mi guardi, come mi parli… Invece tu mi sei troppo
simpatica!” annunciò, e mi
abbracciò improvvisamente con un trasporto mai visto.
“Ehi, ehi, Victoria,
senti…” tentai di attirare la sua attenzione, ma
invano.
“Sei
così… nice! E
anche io sono dell’acquario,
sai? Tua madre mi ha raccontato molto di te e Stella, so
I’lly try to become
likeable to you!” trillò, separandosi, sorridendomi apertamente in un modo
quasi diabetico.
“Tu sei
strana” disse subito, ma ridendo.
“Strana?”
chiese. “Cosa significa…?”.
“Strange”
tradussi subito, dicendomi che
dopotutto non parlava tanto male l’italiano.
“Ok! Strange
strano, strange
strano… Io imparò così le
parole!” spiegò, alzandosi e
iniziando a camminare per tutta la stanza.
“Beh, anche io
più o meno, anzi, quando non ho tempo…”.
“Puoi parlare
più piano, per favore?” mi chiese lentamente. Si
era fermata e mi guardava con
un’espressione un po’ confusa.
Risi, annuendo.
Onestamente, questa Vic iniziava ad acquistare un po’ di
punti in più!
“Si, certo,
scusami. Dicevo, anche io quando non riesco ad imparare alcuni vocaboli
me li
scrivo su un post-it e l’attacco da qualsiasi parte, tipo
l’armadio, il
frigorifero, così prima di aprirli devo prima
ripeterli” spiegai lentamente,
accennando a quell’abitudine che avevo preso negli ultimi
mesi sotto consiglio
di una mia amica di università.
“Oh, ok, understood.
A me piace molto italiano,
sai? E adoro un canto della Commedia di Dante, l’ho letto in
un tuo libro”
ammise, indicando la mia libreria alle sue spalle.
“E qual
è?”.
“Il numero
cinque dell’hell…
Come si dice.. In…
Inverno!”.
“Inferno,
Victoria, inferno! L’inverno è la
stagione! Winter!” dissi.
Allargò gli
occhi ed annuì. “Right! Oh,
I’m always so confused..!”.
“E come hai
fatto a capire per bene ciò che il canto diceva?
E’ molto complesso…” notai,
curiosa.
“Complesso?”
domandò, stranita.
“Si, si, vuol dire
difficile”.
“Oh! Beh, ho
visto su Internet… Amor
ch’nullo amato
amar perdona, mi prese di costui piacer sì forte
ch’ancor non m’abbandona!”
recitò con la sua tipica cadenza americana, tanto che mi
dissi che avrei
preferito avere lei che la leggeva al liceo invece che della mia noiosa
professoressa d’italiano. “E’ molto
romantico, e poi, poveri Paolo e
Francesca…”.
Non so quanto
tempo restammo a parlare di letteratura, tanto che passiamo da Dante a
Shakespeare, e scoprii che era molto colta e ben informata.
“Comunque io
ho fatto un piccolo regalo a te e Stella, per ringraziarvi
dell’ospitalità”
disse all’improvviso, dopo che avevamo finito di parlare
dell’’Otello.
Aprì l’armadio
e ne estrasse una busta dal fondo, mentre io la ringraziavo. Iniziai a
scartare, e restai sorpresa quando scoprii un completo intimo di
Victoria’s
Secret, nero con dei laccetti rosa.
“Non sapevo i
vostri gusti, così ho pensato che con l’intimo non
si sbaglia mai” ammise,
scrutando la mia reazione.
Ero un po’
imbarazzata ma comunque grata; non era da me comprare chissà
che cosa per
quanto riguardava l’intimo ma, in vista del viaggio in
Abruzzo, pensai che
avrei fatto bene a fare una scorta di quel tipo di capi…
Cercai di non
arrossire al solo pensiero.
Forse lei
comprese i miei pensieri,perché disse: “Io credo
che al tuo boyfriend piacerà”.
Arrossii, e lei
rise. “He’s an
handsome boy, isn’t he?”
domandò.
“Lo so meglio
di te” risposi, ed entrambe ridemmo. “Ma, sia
chiaro, d’ora in poi è meglio se
tieni gli occhi ben piantati su questo…” aggiunsi,
prendendo il mio vocabolario
di italiano in mano dalla libreria e porgendoglielo.
“E’ un regalo, ti sarà
utile all’università”.
“Piantato? Non
ho capito, come si fa a piantare gli occhi…?”
chiese, probabilmente non
cogliendo la mia ironia.
Sospirai,
conscia del fatto che con quella Victoria ne
avrei viste delle belle.
*°*°*°*
Ciao!
Eccomi qua con
il secondo capitolo… L’ho terminato qualche giorno
fa, ma visto che non ho
iniziato a scrivere il terzo mi sembrava inutile tenerlo
così, fermo nel
computer, senza farvelo leggere… Ormai ho deciso che anche
se molto piano,
continuerò a pubblicare, anzi, credo che una volta giunti ad
un certo punto e
passati i cap introduttivi sarò molto più veloce!
Comunque, nel prossimo
cap vedremo come se la cava Luna con il suo nuovo lavoro, ci faremo un
po’ di risate
con Vic e poi si parte tutti per l’Abruzzo ;-)
Riguardo
Vic,
cosa ne pensate del suo POV? Mano a mano la sua storia verrà
spiegata meglio… Il titolo del cap è dedicato a
lei,
preso dalla canzone di Madonna.
Comunque,
passando ai ringraziamenti, grazie di cuore a tutti coloro che hanno
messo la
storia tra i preferiti, le seguite, le storie da ricordare, che hanno
solo
letto e coloro che hanno recensito lo scorso cap:
alina_95:
Ciao
cara! Tranquilla, Vic non ci proverà con Marco, promesso! Ti
ringrazio per i
complimenti e sono felice di dirti che l’ispirazione
è tornata! ^^ Un bacione!
Giulietta7:
Ti
ringrazio mille cara per i tuoi complimenti! In effetti bisogna
abituarsi un po’
alla condizione della madre delle gemelle, ehehe! Invece riguardo Marco
e Luna,
beh, prima o poi riusciranno a starsene un po’ in pace,
promesso, e mi fa piacere
sapere che anche tu alla fine hai vissuto la loro stessa esperienza,
ciò vuol
dire che per fortuna non è una cosa che vivono solo loro in
questa fic ^^
Grazie mille, un bacio!
Lola
SteP: Tesoro
mio! Ti ringrazio con gli occhi a cuoricini come sempre, sul serio!
*___* Marco
migliora sempre di più, eh? xD in effetti le
novità sono molte, e spero che l’evolversi
delle cose ti piacerà! Un bacione e ancora grazie! ^^
CriCri88:
Ciao
carissima! No no, tranquilla, Vic non andrà in vacanza con
loro xD e non darà
nemmeno fastidio, strano ma vero, anche se Luna dovrà
abituarsi molto a lei, al
suo carattere e alle sue abitudini! Ancora garzie, un bacione! ^^
Lilyjuve:
Ciao, ti ringrazio tantissimo per aver messo la storia tra
le preferite *___*
No, le ragazze non si trasferiranno a Firenze, sono solo andate a
trovare i
genitori, dopo qualche giorno Stella e Mario torneranno a Maddaloni
mentre Luna
e Marco andranno in Abruzzo... E Vic le raggiungerà dopo un
po’ ^^ Non si
intrometterà tra le coppiette, promesso xD Ti ringrazio
tantissimo, anche sul
giudizio riguardo il fatto che secondo te va bene continuare su questa
linea!
Un bacione! ^^
BizzarreBiscuit:
Carissima, che bello risentirti! Appena ho un attimo di tempo rispondo
alla tua
e-mail, così parliamo un po’ ^^ Ti ringrazio per i
complimenti, e spero che la
storia continui a piacerti… Ancora grazie, un bacione!
Infine, ho
creato un account su facebook proprio per le ff, quindi se vi va di
aggiungermi
sono Mena Milly.. lì scriverò tutte le notizie
relative agli aggiornamenti, le
storie, posterò immagini e sarò disponibile per
vostre eventuali domande…. http://www.facebook.com/?ref=logo#!/profile.php?id=100000893863399
Lì a breve
caricherò anche la copertina di questo cap che non sono
riuscita a mettere,
quindi passate se vi và di vederla ^^
Detto ciò,
spero di aggiornare al più presto, anche se come sempre ci
impiegherò almeno
due settimane, ma almeno tra un po’ ci saranno le vacanze di
Pasqua e avrò
molto più tempo! Aggiungetemi su Facebook, vi aspetto,
oppure se vi va
lasciatemi il vostro contato via e-mail, recensione…
la vostra
milly92.