Ciao a tutti! Come promesso eccovi il primo capitolo.
Ricordo ancora che prima di leggere questa storia sarebbe meglio
leggere Wrong Love (la trovate nella mia pagina personale).
Ringrazio coloro che hanno letto il prologo, chi ha inserito la
storia nei preferiti e chi nelle seguite e chi l’ha solamente letto.
Per chi non lo sapesse vi ricordo il mio blog dove potete trovare gli spoiler per tutte le storie e tutto ciò
che le riguarda.
Tra qualche minuto potete trovare anche lo spoiler del secondo
capitolo.
Nella mia pagina principale trovate tutti i miei contatti. Per qualsiasi
cosa sono a vostra completa disposizione.
Un bacio e buona lettura.
@ vchiego:
sono felice che il prologo per te sia stato stuzzicante. Spero che questo primo
capitolo ti piaccia. Alla prossima.
Awakening from Darkness
Capitolo I - One life isn’t
enough
Isabella
“Finalmente!” sospirai serena. Mi
accasciai sul letto come normalmente facevo da umana. Mi piaceva mantenere vive
alcune abitudine che avevo prima di diventare la Prescelta.
La Prescelta.
Era ancora difficile ammettere
quanto potere avevo ora tra le mani. Avevo paura di gestirlo male, di trovarmi
in situazioni più grandi di me. Mi diedi della stupida mentalmente, il peggio
ormai era passato. Julianne e Adam erano all’inferno e l’equilibrio ormai era
totalmente ripristinato.
Grazie alla saggezza di Carlisle e
all’amore di tutta la mia famiglia tutto era ritornato nell’ordine giusto delle
cose.
“Sei stanca?” un leggera risata
attirò la mia attenzione. Sorrisi.
Il suo sguardo divertito mi
penetrava l’anima.
Lui, l’amore della mia vita. Colui
che mi aveva salvato la vita.
Edward.
“Lo sai che mi piace far finta di
essere ancora umana.” Gli dissi.
“Sembra che non sia cambiato nulla.”
Ammise gettandosi accanto a me sul letto.
“Già, Forks è sempre la stessa.” La
battaglia sembrava non aver toccato la piccola cittadina. Anche se le perdite
umane erano state gravi, il mondo era ripartito con la solita routine.
“Sembra che nemmeno il tempo abbia
subito dei cambiamenti.” Sorrise.
“A me piace la pioggia. Mi rilassa.”
Dissi. Le sue braccia mi strinsero al suo petto.
Ero di nuovo a casa. Non era solo il
posto a me familiare, ma la mia nuova vita mi regalava una sensazione di
sicurezza che non provavo da tanto tempo, soprattutto dalla scomparsa delle persone
più importanti della mia vita.
“Sei pronta?” mi chiese, intuendo i
miei pensieri. A volte avevo l’impressione che lui potesse leggermi nel
pensiero.
“Non si è mai pronti per queste
cose.” risposi stringendomi di più a lui. Sapevo che anche per lui questo
giorno era difficile. Anche se molte cose, grazie ad Alice ci erano state
risparmiate, nessuno dei due era ancora pronto a dare l’ultimo addio alle
proprie persone care.
Per me il dolore era raddoppiato.
Non avevo mai conosciuto i genitori di Edward, li avevo solamente visti qualche
volta durante le mie visite ad Edward, ma la consapevolezza che avevano perso
la vita a causa mia, mi rendeva ancor più difficile gestire il dolore che
provavo per ciò che gli avevo causato.
“Mi dispiace.” Sussurrai.
“Bella, non devi sentirti in colpa.
Doveva andare così.” Mi disse.
“Edward vorrei davvero poter far
tornare il tempo indietro per …”
“Ma non puoi farlo.” Mi interruppe.
“Bella, è successo e non è colpa tua. Ci sei tu ora con me e solo questo adesso
conta.” Ecco, un altro tasto dolente.
Non bastava avergli tolto tutta la
sua famiglia, gli avevo anche privato di vivere una vita normale. Una vita
umana, con una donna accanto a lui umana.
“Lo so cosa stai pensando e ti prego
di smetterla. Quante volte devo dirti che non mi interessa una vita dove tu non
ci sei?” ancora una volta aveva capito ciò che mi passava nella testa. Mi
conosceva meglio di me stessa e non riuscivo a nascondergli nemmeno le mie
paure più intime.
“Edward, lo so. Me lo hai detto
tante volte, ma sappi che se un giorno avrai bisogno di qualcosa che io non
posso darti sei libero di andare.” Dissi prima di soffocare la sua risposta con
un bacio.
Un bacio che per me suggellava la
promessa di lasciarlo andare senza impedimenti da parte mia.
Un tuono ferì la quiete della nostra
camera. Edward prese il mio volto tra le sue mani e posò delicato un bacio sul
mio capo.
“C’è solo una cosa che desidero di
più al mondo.” Si fermò aspettando una mia reazione che sapeva non sarebbe
stata delle più dolci. Sapeva di star prendendo una strada che con ostinazione
non volevo prendere in considerazione.
Mi staccai da lui. Quel gesto era
solo l’inizio di quella discussione che ormai non faceva che ripetersi quasi
ogni giorno.
“Edward,” iniziai calma, “ti ho già
detto come la penso a riguardo e non ho nessuna intenzione di tornare sul
discorso.” Ormai ero in piedi di fronte al letto, Edward mi guardava
dispiaciuto.
Mi uccideva vedere quell’espressione
sul suo volto. Non riusciva proprio a capire che era una cosa che non doveva
essere presa alla leggera.
“Bella, ti prego.”Sentivo il suo
cuore battere furioso, sapeva ciò che gli aspettava adesso.
“Ho detto no. Quante volte devo
ripeterlo?” seccata lo guardai negli occhi. La rabbia si mischiò al dolore che
provavo ogni volta che gli negavo qualcosa.
Era sempre così, un dolore atroce e
lui pareva non capire quanto sforzo mi costasse dirgli no.
“Amore mio, ti prego.” Mi supplicò
ancora. I suoi occhi color dell’edera si fissarono nei miei.
“Edward, non posso. Hai visto con i
tuoi occhi quello che comporta essere un vampiro. Non puoi chiedermi di
condannarti ad una vita piena di ombre e orrore.” Provai per l’ennesima volta a
spiegargli la mia ostinazione a quella sua richiesta.
“So a cosa vado incontro e non mi
spaventa. Insomma guardati, e guarda i Cullen. È come voi che voglio essere.
Credi davvero che vorrei diventare una creatura sanguinaria? Io voglio solo
sentirmi legato a te in tutti i modi possibili. È scritto nel destino. Ti prego
amore mio, è tutto ciò che voglio.” Il tono della sua voce era una straziante
preghiera.
“Edward, smettila. Non voglio
privarti della cosa più bella che tu possieda. La tua anima è troppo speciale
per essere sprecata in questo modo.”
“Smettila tu. Non ne posso più di
questa tua risposta. Ogni volta mi dici la stessa cosa. Credi che non sappia a
cosa vado incontro? I miei genitori sono morti per mano della tua razza ed è
orribile, so che sarò condannato ad una vita eterna di tormento e sete di
sangue. So che è difficile essere un vampiro, ma so anche che il tempo che ho a
mia disposizione non mi basta per amarti. Voglio te per tutta l’eternità. Ti
prego?” ancora una volta mi tentava.
Non poteva immaginare che era ciò
che volevo anch’io. Un’eternità insieme a lui.
Un desiderio egoista che mi teneva
sospesa e inerme di fronte al temporale che le mie emozioni contrastanti
scatenavano dentro di me. Non smetteva di guardarmi e sapeva benissimo che la
sua insistenza mi avrebbe portato a cedere.
Un lieve bussare spezzò la
discussione.
“Avanti.” Sbottai furiosa.
“Bella, il reverendo ci aspetta tra
mezz’ora al cimitero.” La dolce Esme ci sorrise. Un sorriso imbarazzato per
quell’interruzione.
Costringevamo anche loro a sorbirsi
le nostre discussioni e il povero Jasper ogni volta faceva fatica a contenere le
nostre emozioni, una vera e propria esplosione di sensazioni che lo invadevano
e lo destabilizzavano.
“Arriviamo subito.” Sorrisi di
rimando ad Esme che con un cenno del capo si chiuse la porta alle sue spalle.
“Riprenderemo il discorso più
tardi.” Risposi brusca ad Edward che sbuffò alzandosi dal letto.
“Non ho alcun dubbio su questo. Ti
sfinirò fino a quando non mi dirai si.” Rispose sfidandomi.
“Vedremo chi l’avrà vinta.” Accettai
la sfida che mi aveva appena lanciato.
“Lo sai benissimo anche tu che non
riesci a negarmi nulla.” Sorrise venendomi incontro.
“Sei troppo sicuro di te Edward
Masen. Potresti rimanerci male quando ti dirò ancora no.” La rabbia si era
dissolta. Un nuovo gioco era iniziato.
“Non credo succederà, ho le mie
carte da giocare.” Il suo naso sfiorò delicato il mio collo. Le sue mani si
facevano strada leggere sui miei fianchi.
“Faremo tardi.” Sussurrai persa tra
le sue carezze.
“Andiamo.” Mormorò, lasciandomi un
dolce bacio sulle labbra.
Presi la sua mano tra le mie e lo
trascinai dolcemente verso l’uscita.
Il cimitero di Forks era pieno di
fiori. Piccole goccioline di pioggia brillavano tra i fili d’erba del prato,
tagliato quasi in maniera maniacale.
Nell’aria si respirava l’odore di
cera che bruciava. Riuscivo a percepire l’impercettibile suono di qualche
fiammella che si spegneva. L’odore d’incenso si mischiava a quello dalla terra
smossa da poco. Il numero di tombe era aumentato esponenzialmente.
Il cimitero si era notevolmente
ingrandito. Se solo avessi fatto più attenzione la maggior parte di queste
persone poteva ancora essere viva. Le tombe riportavano tutte le foto delle
persone scomparse, l’epigrafi recitavano quasi tutte la stessa frase: ‘… da violento morbo rapito …’.
Alice vedendoci arrivare si avvicinò.
Il suo abbraccio mi avvolse.
“Ho pensato che fosse meglio così.”
Mi disse, indicando un punto dietro di lei. Mi voltai verso la cappella che i
Cullen avevano acquistato per l’occasione. Un piccolo altare era stato
preparato per la cerimonia funebre.
“Va benissimo Alice.” Le sorrisi
debolmente. Mia sorella sciolse l’abbraccio e prese tra le sue gelide e
delicate mani il viso di Edward.
“Ci siamo noi con te adesso.” Gli
disse. Edward annuii e la strinse a se.
Mi persi ad osservare le urne
contenenti le ceneri di Charlie e Renee, dei genitori di Edward e di Robert.
Nonostante Robert mi aveva tenuta prigioniera per giorni interi mi era sembrato
giusto dargli l’onore di essere celebrato degnamente.
Per Edward Robert era uno di
famiglia e anche se lui non lo aveva mai ammesso apertamente, sapevo che
desiderava per lui lo stesso trattamento dei suoi genitori. Il reverendo,
discreto, si avvicinò a me e alla mia famiglia. Dopo qualche parola scambiata
con Carlisle ed Esme, si rivolse a me e ad Edward facendoci le sue condoglianze.
“Possiamo cominciare.” Disse il
reverendo Weber dopo aver indossato la tunica per la cerimonia.
Edward prese la mia mano nella sua.
Il rito iniziò nel più assoluto
silenzio da parte nostra. Solo la voce del reverendo interrompeva delicatamente
quel momento pieno di dolore.
Non importava che fossero passati
mesi dalla loro morte, avrei sempre sofferto per la loro perdita ed ero sicura
che anche per Edward era la stessa cosa.
Le parole del reverendo scorrevano
tra di noi mentre recitava il Requiem.
Mi sentivo spezzata, privata di un
legame primario. Ero totalmente spiazzata da quelle sensazioni. Pensavo di
poter superare meno dolorosamente quella cerimonia. Eppure mi mancava
terribilmente il sorriso di mio padre, i nostri silenzi quando ad entrambi bastava
quello per capirci, mi mancava l’affetto di mia madre, le sue idee bizzarre e
il suo continuo prendermi in giro per come ogni volta affrontavo le situazioni
che mi si presentavano.
Mi voltai verso Edward, il mio
sguardo doveva essere lo specchio del mio.
Una piccola lacrima mi solcò la
guancia. Edward l’asciugò in fretta con un lieve bacio. Sarebbe stato difficile
da spiegare al reverendo come mai piangevo lacrime di sangue. Fu in quel
momento che avvertii l’influenza di Jasper, stava tentando disperatamente di
placare il mio dolore.
“… Libera queste anime dalle pene
dell’inferno, sorreggile affinché non cadano nell’oscurità più profonda.
Portale alla luce e dona loro riposo. Amen.” Il reverendo terminò il rito
funebre e si apprestò ad incensare le cinque urne.
Quando ebbe finito rinnovò ancora le
sue condoglianze e lasciò liberi di muoversi gli uomini addetti alla sepoltura.
I Cullen, uno per uno ci strinsero in un abraccio di cordoglio e si congedarono
lasciandoci soli davanti alla tomba.
Aspettammo di essere completamente
soli per lasciarci guidare dal dolore che avevamo trattenuto fino a quel
momento e le sue lacrime silenziose si mischiarono alle mie.