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Autore: I aint bothered    03/04/2010    0 recensioni
Innanzitutto il titolo è provvisorio. non avevo proprio idea di quale mettere e ho messo quello. cmq, siamo a Forks e i personaggi sono tutti quelli della Meyer con in più alcuni inventati da me, myself and I. Ah! tenete in considerazione che Bella è trasformata, Nessie è nata ma frequentano ancora il liceo. detto questo spero che vi piaccia, ci tengo molto.. Buona lettura! Prongsina... PS: mi piacerebbe trovare numerose recensioni. grazie!! :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Continuammo a “frequentarci” per un po’ di tempo, ed io mi sentivo in qualche modo affezionata a lui.

E, anzi, addirittura non sentivo neanche più il bisogno di avere sempre Jasper con me quando ero con lui.

Un giorno, dopo che avevamo finito di studiare per le lezioni del giorno seguente, ci trovammo a parlare del più e del meno.

Non so esattamente cosa mi spinse a pensare che quello potesse essere il momento giusto per approfondire l’argomento “me”.

  << Facciamo un gioco? >> gli chiesi riprendendomi da una risata.

  << Spara pure, sentiamo… >>

  << Se dovessi paragonarmi ad una creatura mitologica, quale sceglieresti a rappresentarmi? >> gli domandai, fingendo interesse innocente.

  << Beh, non saprei. Considerando che sei davvero bellissima… forse a una Sirena. Sì, credo proprio che tu potresti essere una Sirena. E tu? >>

  << Io? A te? Non saprei proprio… >>

  << Dai prova! Concentrati un po’! >> mi esortò entusiasta del mio stupido gioco.

  << Vediamo… Fammi pensare… Alla vittima della Sirena? >> dissi sorridendo, ma seria. Se avesse saputo la verità sul mio conto sicuramente

avrebbe afferrato il doppio senso.

  << Davvero simpatica, Grace. Credo di aver colto la battuta. >>

Ovvio che non era così. Lui non sapeva nulla su di me.

Non ancora.

  << Davvero? Ottimo segno. Vuol dire che mi è riuscita. >> affermai nervosamente.

  << Speravo che non fosse così palese la cotta che mi sono preso per te. Ma evidentemente non è così. >> confidò timidamente,

grattandosi dietro la nuca.

Feci finta di non sentire.

  << Sai Mirko, sento di potermi fidare di te… >>  cominciai con un’esplosione di coraggio.

  << Certo che puoi. >> mi assicurò lui, con un improvviso cambio d’espressione.

  << Vorrei confidarti un mio grandissimo, enorme segreto. Ma ho paura. >>

  << Non temere, non sarai criticata. Non da me, promesso! >>

  << Non ho paura di essere criticata, temo una tua possibile reazione negativa. >>

  << Posso credere che sia così grave? >>

  << Sai non è stato un caso che io ti abbia chiesto di fare quel gioco insensato. >>

  << Non dirmi che sei veramente una Sirena! >> mi schernì lui.

  << Non proprio… >> ammisi imbarazzatissima.

  << Che vuol dire “Non proprio”? non sarai mica una creatura mitologica sul serio?! >>

  << Veramente sì… >> tossii tra le labbra.

  << Come? Non ho capito. Potresti essere più chiara? >>

  << Veramente sì. >> affermai, stavolta più decisa.

  << S-sì? Sì che lo sei? O sì che lo ripeti? >> le parole gli uscirono dalla bocca tremando.

  << Sì che lo sono. >> dissi a testa bassa.

  << E cosa saresti esattamente? >> mi domandò ancora più sconvolto di prima.

  << Un Vampiro. >> dissi secca e sicura di me.

Forse.

Pensai che se avessi dimostrato sicurezza lui si sarebbe fidato e si sarebbe sentito a sua volta sicuro al mio fianco.

Ma mi fu abbastanza evidente che mi sbagliavo.

  << Un Vam-vampiro? >>

  << Già. Ma non sono pericolosa! >> cercai di rimediare, la sua espressione me la diceva lunga, << non ti farei del male. Mai.

Per nessun motivo al mondo. >>

improvvisamente Mirko sbiancò in viso, quasi quanto me, e cadde a terra privo di sensi.

  << Oh mio Dio! Carlisle, Esme! Vi prego, venite. È svenuto… >>

in un attimo i miei genitori furono accanto a me nella stanza.

Eravamo a casa mia, infatti.

Era da un paio di giorni che veniva qui. Da quando, dopo la prima volta, si era trovato bene con noi. Soprattutto per gli

squisiti pranzetti di mia madre.

  << Come svenuto? >> domandò apprensiva Esme.

  << Sì… beh! Colpa mia. Gli ho rivelato quello che sono e… “boom”, è caduto a terra. >> raccontai l’accaduto rivolgendomi soprattutto

a Carlisle, grattandomi la nuca, mortificata.

  << Okay, non ti preoccupare. Adesso ascoltami, va’ nella stanza di Alice o di Rose e prendi una delle loro boccette di profumo più

forte e portala qui. >> mi ordinò mio padre.

Corsi al piano di sopra senza perdere tempo, e dopo soltanto un paio di secondi ero nuovamente accanto a mio padre col profumo

stretto nella mano destra.

Gliela porsi un po’ esitante.

Avevo paura della reazione che avrebbe potuto avere Mirko una volta ripresosi dallo svenimento.

Dopo pochi minuti ecco che cominciò a riprendersi.

Cercai di prepararmi mentalmente un discorso per finire di spiegargli le situazione, senza che rischiasse divenire un’altra volta.

Quando tornò completamente in sensi, si ricordava tutto quello che gli avevo detto prima che lui svenisse… fortunatamente. Credo.

Fu proprio in quel momento che mi resi conto che tutto sarebbe cambiato radicalmente.

Mi pentii subito di quello che avevo fatto.

Istintivamente mi morsi la lingua, come a volerla punire per aver parlato troppo, ma ormai era troppo tardi.

Il terrore che provava glielo si leggeva in faccia, ed inoltre io riuscivo a sentire il battito accelerato del suo cuore.

Mi guardava con fare interrogatorio, ma nella sua espressione l’ansia e l’angoscia primeggiavano tra tutte le emozioni.

Avrei voluto fare qualcosa, dire qualcosa per tranquillizzarlo, ma non sapevo cosa fare, come comportarmi.

Avevo paura di spaventarlo più di quanto già non fosse.

Alla fine mi presi di coraggio e azzardai: << Se fossi stata pericolosa ti avrei ucciso da tempo ormai. Ho avuto tante di quelle occasioni,

che nemmeno ti puoi immaginare. Ma come puoi vedere non è successo, sei ancora vivo, perché non ho voluto, non potuto.

Io non sono un mostro e non ho intenzione assolutamente di diventarlo.

So che non mi crederai, ora come ora, ma quando sarai più lucido, prova a riflettere su quello che ti ho detto. >>  conclusi il mio monologo

con un tono drammatico e solenne.

Mi parve di essere stata abbastanza convincente, poi chissà.

Ora tutto dipendeva da lui.

Se non altro mi aveva ascoltata, o almeno, così sembrava.

Improvvisamente si alzò di scatto, barcollò un momento e corse in garage.

Presa la sua auto, mise in moto e accelerò di scatto con una sgommata.

Non occorreva il mio udito sopraffino per rendermi conto che la sua era stata una fuga vera e propria.

 

 

 

 

 

Grazie mille a tutti quelli che mi hanno aspettata e sono stati pazienti con me!

Spero di non avervi delusi con questo capitolo nuovo!

Ci vediamo presto col capitolo 8!

un bacione....

 

Prongsina

 

   
 
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