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Autore: LadyMorgan    04/04/2010    6 recensioni
Morgan Electra Riddle era generalmente considerata una delle personalità più affascinanti di Hogwarts.
Tom Orvoloson Riddle era generalmente considerato uno degli astri nascenti più promettenti della scuola.
Insieme, fratello e sorella erano chiamati i Gemelli Prodigio, Milady e Milord.
La scuola era ai loro piedi allo stesso modo, un modo che sfruttavano con lo stesso sadismo.
Erano sempre stati considerati uguali, due pezzi di un puzzle modellati l’uno sull’altra. Una visione che entrambi, in comune accordo, si erano studiati di dargli per tutto quel tempo.
[...] «Allora ci vediamo a scuola, fratellino» disse Morgan con un ghigno.
Che si rispecchiò sul viso dell’altro. «Conterò ogni secondo, sorellina.»
Poi si diresse dalla parte opposta.
Un sorriso beffardo si disegnò sulle labbra ben disegnate della ragazza.
Non c’era affetto, non c’era amore, ma fra i due era appena nata una tacita promessa: quella di aiutarsi per entrare fra i grandi.
[...]
Fratello e sorella sono separati, ma complici e con lo stesso scopo in mente. Ma non possono esserci due grandi nello stesso momento. Quale sarà il percorso che seguiranno, e dove li potrà portare il loro desiderio di potere? Chi dei due riuscirà a predominare sull'altro?
Genere: Triste, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19 – Dies Irae

Nel quale si assiste all’avvento del primo Giorno del Giudizio

La musica cominciò lenta, quasi morbida, mentre la ragazza si sedeva sulla poltrona con un libro in mano. Non c’era fretta, né ansia nelle parole e nel motivo, era una constatazione, semplice e pura, ispirava un senso di malinconica pace che riusciva a calmare anche gli animi tormentati con poche, semplici battute.

 

« Requiem aeternam dona eis, Domine,

et lux perpetua luceat eis.

Te decet hymnus, Deus, in Sion,

et tibi reddetur votum in Jerusalem.

Exaudi orationem meam;

ad te omnis caro veniet.

Requiem aeternam dona eis, Domine,

et lux perpetua luceat eis. »

 

Licia Davenport stava camminando lungo lo stretto passaggio che collegava il principale corridoio del secondo piano all’aula di trasfigurazione, da cui era appena uscita. In realtà, erano veramente pochi quelli che lo usavano, forse perché il soffitto era troppo basso, o perché era poco conosciuto. Ma infondo, passare anni con i Ridde faceva provare un vago senso di disagio al pensiero della calca delle ore di punta, e un senso di strano conforto nei passaggi angusti e vuoti.

Inoltre, proprio a causa delle sue caratteristiche questo passaggio era collegato, nella sua mente, a Tom Riddle.

Erano passati più di due anni da quando l’aveva conosciuto, e ancora non riusciva a toglierselo dalla testa: ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva il suo viso da angelo caduto, il suo sorriso ironico e mordace, sentiva la sua voce nella sua testa dire frasi che non gli aveva mai sentito dire, lo adornava delle virtù più ammirabili, ammantandolo di tutto ciò che faceva di lui il suo dio.

Non sapeva cosa lui provava per lei, né provava a capirlo: era certa che il suo unico, grande amore fosse non corrisposto, eppure era altrettanto certa che per lui sarebbe stata capace di buttarsi nel fuoco. Non sapeva, non capiva da cosa derivasse questa ossessione, ma era un dato di fatto: e, ben lungi dal diminuire col passare del tempo, sembrava acquisire sempre nuova forza.

I pensieri si rincorrevano nella mente di Licia, mentre attraversava il corridoio principale e si insinuava in un nuovo passaggio che portava alle scale. Momenti della giornata in cui poteva vederlo, in cui sorrideva…

A volte le faceva paura.

Fu pensando questo che quasi inciampò in qualcosa che era a terra e che non aveva notato. Abbassando lo sguardo, vide il corpo di un ragazzo che non conosceva paralizzato in una smorfia di orrore, la bocca ancora aperta in un muto grido, la lente destra degli occhiali spezzata.

 

Morgan stava sfogliando il suo libro mentre la musica proseguiva, un susseguirsi di accelerazioni e pause che creavano insieme un’armonia che ammantava l’intera Sala Comune. Nessuno di loro conosceva quel genio che era stato Mozart, ma lei non era così schizzinosa da rifiutarlo solo perché era un Babbano. Persino Tom gli riconosceva la palma di straordinario musicista.

 

« Kyrie eleison

Christe, eleison

Kyrie eleison. »

 

D’istinto, Licia urlò e fece un salto indietro, lasciando cadere la borsa a terra.

Era morto… doveva essere morto, non respirava, né si muoveva. Si avvicinò per guardarlo meglio. No, non poteva essere morto: la posizione era troppo rigida, troppo innaturale.

Ma quello non era neanche un normale incanto di pietrificazione.

Senza neppure curarsi più della borsa, corse giù lungo le scale, continuando a chiamare aiuto, fino ad attirare l’attenzione di un insegnante: il professor Silente uscì dall’aula e le si mosse incontro. «Signorina Davenport, cosa le succede?»

Quasi gli andò a sbattere contro per la foga con cui si mosse verso di lui.

«Professor Silente! Deve venire, è successa una cosa…» esclamò col fiatone muovendosi nuovamente verso il posto dove aveva trovato il ragazzo.

Il mago aggrottò le sopracciglia. «Signorina Davenport, di cosa sta parlando?»

«Un ragazzo, c’è un ragazzo in un corridoio… io… non so cosa sia successo, ma è tutto rigido, sembrava morto, ma non credo che lo sia…»

Gli scintillanti occhi ghiacciati del professore sembrarono illuminarsi per un secondo. «Mi faccia strada.»

La ragazza lo condusse fino al passaggio, a passo di corsa, mostrandogli ciò che aveva trovato.

Il professore si chinò immediatamente ad osservarlo. «Earnest Gemmel, Tassorosso» dichiarò quietamente tirando fuori la bacchetta e cominciando a mormorare formule. Quando non successe niente, si volse verso Licia, che lo guardava terrorizzata, e le chiese: «Sa dove si trova l’ufficio del preside, signorina Davenport?»

Lei scosse la testa.

«Nel corridoio del secondo piano, in fondo, ha mai notato un grande gargoyle in una nicchia?»

La ragazza ci pensò un secondo. «Andando a destra rispetto alle scale dal primo piano?»

«Precisamente. Vada lì, dica al gargoyle “Onagro” ed entri. Avvisi il preside di quanto è successo, gli dica che lo aspetto nel mio ufficio.»

Licia si precipitò a fare quanto le era stato ordinato.

Dio, cosa stava succedendo? Cosa poteva mai avere quel ragazzo così brutalmente aggredito da restare con solo una parvenza di vita tale da mostrare a tutti il suo sguardo terrorizzato?

 

Morgan sorrise mentre guardava una delle spiegazioni presenti nel libro, anche se la sua mente vagava.

Tom, poco lontano da lei, era intento in un’occupazione simile, stava ripassando tutte le fasi del loro piano, la sua applicazione, le varie implicazioni possibili.

Ma intanto, loro sapevano cosa stava succedendo: il tempo del giudizio era infine arrivato, era ora che la feccia che invadeva il loro mondo venisse ripulita con la massima severità, con la stessa assenza di scrupoli con cui loro si erano mischiati a loro.

 

« Dies irae, dies illa solvet saeclum in

favilla, teste David cum Sybilla! Quantus

tremor est futurus, quando judex est

venturus, cuncta stricte discussurus. »

 

«C-cosa?» Il preside guardò Licia stupefatto mentre lei, affannata e terrorizzata, gli raccontava l’accaduto. «Non è possibile, non può essere accaduto niente del genere…»

«Giorno d’ira!» esclamò uno dei ritratti appesi alle pareti in abito medievali.

Tutti cominciarono in contemporanea a parlare, tanto che Licia rimase stordita per qualche secondo: era evidente che il fatto non aveva precedenti, ed era altrettanto evidente che il preside Dippet era sconvolto, forse anche per la preoccupazione di Silente.

«Come può essere successo? Cosa può causare una cosa del genere?»

«Dobbiamo fare in modo che la voce non si diffonda, o si scatenerà il panico!»

«Chi è il ragazzo, cara?» chiese il ritratto di una donna con lunghi boccoli biondi sporgendosi verso Licia.

«Earnest Gemmel, di Tassorosso» soffiò la ragazza con un filo di voce.

«Earnest Gemmel, eh?» sogghignò un altro ritratto, stavolta di un uomo, accarezzandosi il pizzetto. «Bene, bene… chi è… o forse dovrei dire chi era questo ragazzo? Non ricordo di aver mai sentito pronunciare il nome “Gemmel” in tutta la mia… esistenza.»

Dei mormorii, di disapprovazione a volte, di pacato assenso altre, accompagnò questa affermazione. Il preside si volse verso il ritratto. «Era il Capitano del circolo di Gobbiglie di Hogwarts, Phineas, e un ottimo studente, diligente e coscienzioso.»

«Ne sono più che sicuro» rispose lui annoiato guardandosi i guanti, «ma non mi riferivo a quello…» Ridacchiò fra sé e sé mentre gli altri lo guardavano come se fosse impazzito. Alle occhiate interrogative, rispose con un nuovo sorriso. «Sembra che il giudice sia finalmente arrivato… oh, posso solo immaginarmi il terrore che questo scatenerà…»

 

Morgan si appoggiò allo schienale della poltrona chiudendo gli occhi e assaporando il momento.

La notizia dell’aggressione si era sparsa più velocemente di quanto non sarebbe stato possibile in qualunque altro posto non fosse Hogwarts, e nella Sala Comune erano già arrivati alcuni ragazzi che pretendevano di sapere tutto sull’accaduto.

Senza neanche accorgersene, Morgan ridacchiò mentre, dall’altra parte della stanza, Tom faceva altrettanto, l’espressione beata nascosta dall’oscurità dell’angolo in cui si trovavano.

Il loro compito era appena iniziato, e quel primo attentato avrebbe richiamato l’attenzione di tutti, risvegliando pensieri latenti, terrori nascosti e segrete speranze, mentre tutti si sarebbero sentiti, e sarebbero stati, giudicati con la massima spietatezza.

In fondo, la loro creatura, rimasta nascosta per quasi mille anni, era appena risorta, per rispondere al comando dei due nuovi giudici: il libro della storia era stato aperto, e in base a quello tutti sarebbero stati giudicati, nulla sarebbe restato senza giudizio.

Entrambi i gemelli risero, divertiti. Come sarebbero potuti stare tranquilli i Sanguesporco, che nessuno avrebbe difeso, quando anche i Mezzosangue erano in pericolo?

 

« Tuba mirum spargens sonum per sepulchra

regionum, coget omnes ante thronum. Mors

stupebit et natura, cum resurget creatura,

judicanti responsura. Liber scriptus proferetur,

in quo totum continetur, unde mundus judicetur.

Judex ergo cum sedebit, quidquid latet apparebit,

nil inultum remanebit. Quid sum miser tunc

dicturus, quem patronum rogaturus, cum

vix justus sit securus? »

 

«Silente! Dunque?»

Il lungo naso adunco dell’insegnante si alzò mentre i suoi occhi azzurri trapassavano il preside, seguito da altri tre o quattro insegnanti che alla vista del corpo sobbalzarono e cominciarono a tremare.

Il professor Lumacorno fece un mezzo salto e si portò subito un fazzoletto alla fronte, mormorando: «Merlino… Albus…?»

«Earnest Gemmel è stato pietrificato» li informò Silente tranquillo. «Ma è ancora vivo. Da chi – o meglio da cosa – sia stato ridotto in questo stato, non so dirlo.»

Gli altri insegnanti si fecero tutti attorno a lui, cercando – sperando – di vedere qualcosa che magari a Silente era sfuggito, non che comunque ci credessero davvero. Il corpo del ragazzo venne esaminato da tutte le angolazioni possibili, alcuni incantesimi furono provati su di lui senza successo.

Dopo, non si poté fare altro che portarlo in Infermeria con la maggior discrezione possibile, dopodiché gli insegnanti si riunirono nello studio del preside a discutere dell’accaduto.

«Cosa può aver mai fatto una cosa del genere ad uno studente?» chiese subito la professoressa Greta Hovey di Erbologia, stropicciandosi le mani.

«Nessuno studente, di sicuro» esclamò subito Franck Cooper di Aritmanzia. «È magia molto, molto avanzata, nemmeno al livello dei M.A.G.O. si potrebbe arrivare a fare una cosa del genere…»

Silente si voltò per un secondo a quelle parole, poi tornò a guardare fuori, pensoso.

Le discussioni si protrassero fino a quando il preside Dippet non tacitò tutti e si volse verso l’unico che era rimasto in silenzio tutto quel tempo. «Albus, tu che ne pensi?»

Tutti gli sguardi della stanza, compresi quelli dei ritratti, che avevano entusiasticamente partecipato al dibattito, si calamitarono sul mago che, immobile nel vano della finestra, si era nuovamente volto a guardarli.

«Io credo che non sia stato niente di umano a fare una cosa del genere» disse con grande lentezza nel silenzio che si era creato. «E credo che questo sia solo un avvertimento. O forse un annuncio. Ho la sensazione che, qualunque sia stata la cosa che ha causato… quello che è successo… non abbia finito. Che questo sia il suo modo per informarci della sua presenza, del pericolo che sta arrivando.» Sorrise senza traccia di felicità. «Earnest Gemmel era un ragazzo senza nemici, che non aveva mai infastidito nessuno e che amava il quieto vivere» disse pacato. «Il che mi fa pensare che sia stato scelto quasi a caso come vittima. A scopo dimostrativo» specificò.

 

«Tom! Morgan!» Licia raggiunse i due ragazzi a pranzo, mentre entrambi si voltavano in perfetta sincronia con due identiche espressioni interrogative. «Avete saputo?» chiese, ancora ansante per la corsa.

Entrambi annuirono, e la ragazza rabbrividì. «È orribile» disse piano mentre anche gli altri ragazzi si fermavano attorno ai due. «Orribile! Chi può aver fatto una cosa tanto tremenda…?»

Solo grazie alla consumata abilità di attori di entrambi due sorrisi non apparvero sui loro volti.

L’immagine era presente nella loro mente: quelle persone, tutte possibili bersagli, che li imploravamo di salvarli, in quanto erano gli unici a poterlo fare.

 

« Rex tremendae maiestatis, qui salvandos

salvas gratis, salva me, fons pietatis. »

 

Dippet sbiancò. «Mi stai dicendo che questo potrebbe non essere l’ultimo attentato?» chiese attonito guardando di sfuggita gli altri colleghi, come sperando che saltassero su esclamando “Che follia!”.

Silente annuì. «È improbabile» disse con calma. «Qualcuno – o qualcosa – non vuole mostrarsi per quello che è ma vuole mostrarci cosa è capace di fare.» Il suo sguardo percorse tutti i visi presenti. «Non credo che una sola vittima gli sarà sufficiente.»

 

Quella notte, quando le stelle ripresero a brillare, entrambi i gemelli guardarono fuori, verso il cielo, dall’alto della torre di astronomia.

Non avevano bisogno di parlare per sapere cosa pensava l’altro, in quel momento la loro connessione era tanto perfetta che avrebbero potuto pensare che tutte le loro divergenze erano appianate per sempre.

Le mosse erano già tutte stabilite, quando e come colpire e quando e come attaccare. C’era un momento per ogni cosa, anche quella in cui si sarebbero diventati i salvatori.

 

« Recordare Jesu pie, quod sum causa

tuae viae, ne me perdas illa die.

Quaerens me sedisti lassus, redemisti

crucem passus; tantus labor non

sit cassus. Juste judex ultionis,

donum fac remissionis ante diem

rationis. Ingemisco tamquam reus,

culpa rubet vultus meus: supplicanti

parce, Deus. Qui Mariam absolvisti,

et latronem exaudisti, mihi quoque

spem dedisti. Preces meae non sunt

dignae, sed tu, bonus, fac benigne,

ne perenni cremer igne. Inter oves

locum praesta, et ab haedis me

sequestra, statuens in parte dextra. »

 

Meno di un mese dopo venne trovato un nuovo corpo, ma stavolta l’espressione era differente: aveva un che di supplice, sembrava aver implorato a lungo prima di essere pietrificato.

Venne identificato come Peter Heyer, Grifondoro, secondo anno, ragazzo tranquillo e dal profilo poco appariscente, che pochi conoscevano e ancor meno odiavano. Anche in questo caso, si era agito senza un apparente movente, non c’era niente in lui che potesse suggerire qualche motivo per la sua aggressione.

Non si poté fare altro: il suo corpo venne messo insieme a quello di Gemmel, mentre l’infermiera lavorava con l’insegnante di Erbologia per importare le Mandragole, l’unico rimedio trovato per quello stato.

 

Morgan e Tom, in quanto prefetti, avevano privilegi che gli altri studenti non potevano contestare. Come lo stare fuori dai dormitori oltre i coprifuochi, per le ronde, ora obbligatoriamente in gruppi per evitare incidenti.

Non che la cosa gli pesasse, conoscevano tanto bene il castello che erano più che in grado di raggirare chiunque decidesse di creargli difficoltà.

 

« Confutatis maledictis, flammis acribus addictis,

voca me cum benedictis. Oro supplex et acclinis,

cor contritum quasi cinis, gere curam mei finis. »

 

Gli “amici” più fidati dei Riddle erano tutti nella loro torre, mentre i due ragazzi, gli unici seduti, li guardavano con il loro solito sguardo tranquillo e pacato.

«Milord… Milady… cosa sta succedendo? Le aggressioni sono salite a quattro, con quella duplice di ieri, cosa…?»

Un doppio sguardo si puntò verso il grosso ragazzo che aveva parlato. «Come, Lestrange?» mormorò dolcemente Tom. «Pensavo che la scomparsa di alcuni sudici Sanguesporco non sarebbe stata tanto traumatizzante per te…»

Il ragazzo arrossì sotto lo sguardo ironico del suo capitano. «N-non mi dispiace, Milord» disse calcando con forza le parole. «Ma è… sicuro… che solo i Sanguesporco verranno attaccati?»

«Oh, no» ribatté Tom con molta lentezza ed il suo sorriso più affascinante. «Dimentichi i Mezzosangue, Lestrange…»

«Non è quello, il compito di Serpeverde, Edgar?» chiese Morgan con una risata silenziosa. «Non è forse vostro dovere, in quanto Serpeverde, supportare la sua opera?»

Il ragazzo parve rimpicciolirsi sotto quelle parole.

«L’Erede di Serpeverde è tornato» scandì con voce dolce la ragazza. «I suoi nemici, i nemici della sua stirpe, bruceranno nel loro tradimento, come avrebbero dovuto fare già secoli fa. I suoi alleati verranno salvati, in quanto tali. Non esiste possibile pentimento né espiazione per i suoi nemici.»

«Spariranno tutti» concluse Tom con un mezzo sorriso.

 

Un uomo dalla lunga veste blu mezzanotte guardava il cielo fuori dalla finestra del suo studio, pensoso.

La faccenda continuava a complicarsi, gli attentati stavano superando le stime del possibile, molti genitori parlavano già di ritirare i loro figli da scuola…

E nessun indizio sul possibile colpevole. Fra gli studenti circolavano varie voci fra le più assurde e fantasiose, ma per la maggior parte prive di fondamento. Niente che potesse provare alcunché,  né il semplice accettare che fosse uno degli studenti a fare questo era facile. Eppure, accanto ad ogni attentato, dopo aver guardato con attenzione, si potevano notare strani segni che non potevano essere stati lasciati da nessun mostro: nel primo caso, una S sinuosa disegnata col sangue sotto li corpo della vittima, nel secondo, in caratteri gotici, la scritta “Erede”, nel terzo un serpente in fase di attacco, rosso per il sangue ancora fresco che componeva la figura.

Quindi, l’identità dell’attentatore non era più un mistero: il fantomatico quanto elusivo “Erede di Serpeverde”. E non c’era niente che potesse suggerire la sua identità.

Il mago guardò nuovamente fuori dalla porta. Dal suo punto di vista, molto più difficile era provare la reale identità dell’aggressore piuttosto che identificarla. Ma nessuno avrebbe mai dato credito ai suoi sospetti, visto che lui stesso faticava a crederci.

Aveva sempre creduto che i Riddle fossero dei ragazzi estremamente dotati e che fossero molto più di quanto non apparissero, ma era difficile pensarli come aggressori a sangue freddo. O meglio, lo sarebbe stato non fosse stato per un particolare: gli occhi. Perché la luce che li animava lui l’aveva già vista, quasi in un’altra vita, in un mago che non esitava a fare le cose peggiori per arrivare.

 

« Lacrimosa dies illa, qua resurget ex favilla

judicandus homo reus. Huic ergo parce, Deus.

Pie Jesu Domine, dona eis requiem! Amen! »

 

«Be’, sta solo punendo i colpevoli, no?»

Decine di paia d’occhi si voltarono verso di lui guardandolo con disgusto. «Come puoi dire una cosa del genere, Phineas?» ruggì disgustato un mago dal viso arrossato agitando il pugno contro di lui.

L’altro si limitò a lisciarsi la veste con un sorrisetto. «Mi pare che fin’ora non sia stato aggredito un solo Purosangue, sbaglio?»

«Ancora con questa storia, Phineas?» chiese una strega dai boccoli biondi. «Come puoi dire una cosa del genere? Sono solo ragazzi, ragazzi giovani, per di più…»

«Nessuno li ha obbligato a venire qui, o sbaglio?» ribatté l’altro con un sogghigno. «Se non volevano correre rischi potevano restare a casa loro.»

«Basta, Phineas!» esclamò Dippet esasperato. «Ora sono qui, e in quanto studenti a tutti gli effetti della nostra scuola hanno diritto allo stesso grado di protezione di tutti gli altri.» Lo guardò con una rabbia in lui insolita. «Immagino ti renderai conto che se non riusciamo ad acciuffare il colpevole la scuola potrebbe anche venir chiusa, vero? Come pensi che andrebbero le cose, una volta che Hogwarts sparisse?»

«Non arriveremo a tanto» ribatté Phineas annoiato. «Chiunque sia a muovere le fila non è uno stupido, saprà fermarsi al momento giusto…»

«Voleva vedermi, preside?» chiese una voce mentre il suo proprietario entrava nello studio.

«Albus, sì» esclamò il professor Dippet voltandosi verso di lui. «Cosa hai scoperto della Camera dei Segreti e dell’Erede dei Serpevere?»

 

« Domine, Iesu Christe, Rex gloriae, libera animas

omnium fidelium defunctorum de poenis inferni et

de profundo lacu. Libera eas de ore leonis,

ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in obscurum;

sed signifer sanctus Michael repraesentet eas in lucem

sanctam, quam olim Abrahae promisisti et semini eius. »

 

A marzo il numero delle vittime era salito a sette, e in più dodici studenti, per lo più mezzosangue, erano stati ritirati dalla scuola e il Ministero rumoreggiava e proclamava future ispezioni.

I ragazzi non si muovevano più da soli, e in ogni caso non dopo che era calata la luce, molti Prefetti avevano paura di fare le loro ronde e fra tutti serpeggiava il cieco terrore di qualcosa che non si conosce e può colpire in qualunque istante. Si sviluppavano strane superstizioni all’interno del castello, alcuni ragazzi arrivavano a pregare entità irriconoscibili di allontanare quel pericolo, si verificavano sempre più frequentemente attacchi di panico collettivo.

Serpeverde era l’unica casa incolume, e questo fatto muoveva istintivamente tutta la scuola contro di loro, sebbene nessuno osasse fare niente, paralizzati come erano dal terrore che potesse verificarsi qualche rappresaglia in risposta. Tutta la Casa si era come contratta attorno ai Riddle in vari gradi, non abbastanza stretti da poterlo mostrare ad uno sguardo esterno, ma abbastanza evidente in quanto la loro calma esprimeva sicurezza, permetteva di sentirsi fuori pericolo, come se con la loro semplice presenza potessero allontanare qualunque fosse il pericolo che li minacciava.

 

E i due gemelli restavano estranei, perfettamente consapevoli di tutto questo e pronti a qualunque evenienza. Avevano già tessuto i loro piani, quanto andava fatto era stabilito, e ora li divertiva vedere l’insulso, impotente terrore di cui tutta la scuola era piena. No, non la scuola: la scolaresca. Hogwarts restava impassibile, nei suoi muri di pietra colmi di magia, a guardare l’epurazione dei mezzosangue. Anche lei sapeva che quel momento sarebbe giunto, dopotutto Serpeverde era uno dei suoi fondatori…

Il giorno del giudizio era arrivato, finalmente.

Non c’era pietà possibile, non c’era redenzione possibile, tutte le anime erano uguali davanti a loro, il loro sangue era una garanzia di condanna più che sufficiente.

I giudici erano giunti.





Spazio all’Autrice

Amen, mi verrebbe da aggiungere.

Ebbene no, non sono morta, non sono neanche dispersa e per quanto la scuola rompa mica poco non sono neanche così clamorosamente in ritardo per colpa sua. Il problema è sempre lo stesso: pare assurdo che io sia cambiata così tanto in così poco tempo, ma questa storia comincia a starmi stretta (penso si sia già intuito dal semi-apocalittico capitolo appena letto, se siete riusciti ad arrivare in fondo). L’unico suggerimento che mi sento di darvi è di sentirvelo con sottofondo il Requiem di W. A. Mozart (non si era mica capito), ma avendo aggiunto questo suggerimento in fondo esso si rivela del tutto inutile.

So che una cosa del genere è… be’, a metà fra il ripetitivo e il troppo solenne, ma onestamente non riuscivo a rendere a dovere l’atmosfera che doveva respirarsi a Hogwarts… chissà, magari mi verrà da aggiungere un capitolo con le sensazioni dello Studente Qualunque in questo periodo, in modo da scandirlo meglio, ma avete presente quelle sequenze, nei film, in cui tutto sembra d’improvviso accelerato, le scene si susseguono senza che vi sia un solo dialogo scandito ma tutto vada di fila senza interruzione? Ecco, mi era venuta in mente un’immagine del genere.

La morte di Mirtilla ovviamente verrà discussa a parte, sempre che la sempre presente minaccia di sospensione non si attui.

Non credo di dover dire altro, se non che sono francamente stupefatta per il fatto che continuiate a seguirmi malgrado gli aggiornamenti discontinui e il clima pietosamente oscureggiante. Ma grazie, devo ammettere che mi fa molto piacere.

Quindi, siccome sono una persona coerente – sì, senz’altro – aggiungerò in allegato i Ringraziamenti:

·         A Nausicaa212: Vorrei dire che mi dispiace, ma non è così. Morgan è stata creata così esattamente perché così la volevo. Tu dici che è una Mary Sue e che per di più ha il mio nome. L’ipotesi che io abbia il suo nome perché questa è la mia prima fan fiction in assoluto e lei ne è il personaggio principale purtroppo temo non ti sia venuta in mente. Mi dispiace dovertelo dire, ma è quello che è successo: io mi chiamo così per colpa sua. Sono sinceramente dispiaciuta che tu sia stata costretta a leggere una fiction per te evidentemente tanto sgradevole, ma purtroppo allora un dubbio mi sorge spontaneo: perché l’hai fatto? Quando una storia è particolarmente brutta, i personaggi insopportabili e quel poco che può (ma non è questo il caso) esserci di buono non riesce a compensare i difetti, è sempre meglio lasciarla, no? Però hai ragione, è meglio segnalarlo in modo che gli autori si possano correggere. Purtroppo questo non è il mio caso: vedi, tu dici che Morgan è un personaggio troppo irreale in quanto “ha una bellezza tanto eterea da sembrare sovrannaturale furba, fredda e calcolatrice”. Vero, è esattamente così. Come lo è Voldemort, a cui io ho provato, succube delle mie modestissime capacità, a ispirarmi. La Rowling ci dice chiaramente che Tom Riddle da giovane era il più attraente dei suoi compagni, senza dubbio il più intelligente, freddo certamente lo era, non mi ha mai dato l’impressione di una persona calorosa, calcolatore in quanto è riuscito ad ingannare anche Silente e furbo per lo stesso motivo di prima. Un suo alter ego femminile come avrebbe potuto essere? Dici che è una bambina prodigio: hai indovinato, lo è. Come Voldemort, per quanto mi sembri inutile sottolinearlo nuovamente. Dal capitolo 13, Il Riddle segreto, di Harry Potter e il Principe Mezzosangue, Silente dice di Voldemort che “i suoi poteri, come hai sentito, erano sorprendentemente sviluppati per un mago così giovane e – ciò che è più interessante e sinistro – aveva già scoperto di poterli in qualche modo controllare e cominciato ad usarli con consapevolezza. Come hai visto, non erano gli esperimenti a casaccio tipici dei giovani maghi: usava la magia contro altre persone, per spaventare, per punire, per manipolare. Le storie del coniglio impiccato e dei bambini attirati in una caverna erano assai eloquenti… So ferirli, se voglio…”. Non credo che, se davvero avesse avuto una sorella speculare a lui, ci sarebbero stati grandi differenze. Non è un personaggio realistico: non credo potrebbe esserlo, visto che questo è un racconto di fantasia. Non ha difetti: ci sono persone che grazie alla propria intelligenza riescono a nasconderli, i propri difetti. Che li abbiano, è indubbio, ma se riescono a venir sopraffatti possono evitare di mostrarli a tutto il mondo. La tua recensione ovviamente non vuole essere una critica alla mia persona: ti concedo tutti i diritti che ritieni necessari nel criticare i miei personaggi, le mie storie e il mio stile, ma per nulla al mondo intendo riconoscerti il diritto di dire qualunque cosa su di me come persona. Tanto per cominciare sarebbe maleducato, e poi sarebbe semplicemente arrogarsi un diritto non tuo. Quindi, stai tranquilla, questo dubbio non mi ha mai attraversato la testa. Sono d’accordo che leggere di una Mary Sue che sa fare tutto possa essere noioso, fastidioso o irritante, o come meglio preferisci definirlo, e quindi mi dispiace che Morgan si sia rivelata tale dal tuo punto di vista. Ma, se posso permettermi, dare a Tom Riddle una sorella brutta, stupida e con tendenza alla balbuzie mi sarebbe sembrato un insulto verso di lui. Comunque, sono aperta a tutte le possibilità: quali difetti dovrebbe, secondo te, avere Morgan? Aspetto con ansia i tuoi pareri, fammi sapere! LadyMorgan

·         A Erika91: grazie! Temo di averti presa un po’ troppo in parola, aggiornando dopo non “pochi” mesi ma… quanti ne sono passati, sette? Un tempo mostruosamente lungo, anche secondo i miei standard… Sono contenta che la resa psicologica dei personaggi ti sia piaciuta, è una delle cose che più mi piace rendere, e in quanto allo stile… be’, a questo punto più che barocco temo che sarebbe più adatto il termine”dark”. Mi sa che sto esagerando con il tentativo di rendere le atmosfere… xD E assolutamente non ti preoccupare per il fatto di non aver recensito gli altri capitoli, già il fatto che la storia ti piacesse fin dall’inizio è una soddisfazione incredibile per un’autrice, specie una discontinua come me. Credimi, recensioni come le tue sono un vero toccasana per l’autostima, e proprio perché sono rare hanno questo valore! Spero che questo capitolo malconsigliato non abbia completamente abbattuto le mie quote, nel caso ti prego di farmelo sapere, perché da sola non sono più in grado di giudicare… temo. Grazie ancora, a risentirci o meno fa piacere pensare che ci sarai! LadyMorgan

·         A Luna95: purtroppo, a causa della mia maledetta pigrizia, per così dire, il capitolo è uscito in notevole ritardo sulla tabella di marcia, e di questo chiedo umilissima venia, ma prima che mi venisse lo spunto di seguire il mitico Mozart per poter descrivere il clima di terrore che la prima apertura della Camera dei Segreti ero a dir poco in alto mare. Stavo, letteralmente, affogando in un blocco creativo, e non c’era un’anima pia disposta a tirarmi un salvagente. Spero, anche se sarebbe pretendere troppo, di ritrovarti anche alla fine di questo capitolo, ma credo anche che sarebbe giusto mandarmi una maledizione per posta visto il mio abominevole ritardo. Ma m’illudo anche che non lo farai ^^ A risentirci, se ti andrà, e grazie mille per le belle parole, devo confessare con notevole mancanza di modestia che mi hanno rischiarato la giornata in positivo xD LadyMorgan

·         A Bebbe5: confesso, non ci speravo più neanche io. E per quanto riguarda Stars, nel tempo in cui io ho fatto un aggiornamento tu ne hai fatto più o meno cinque, quindi pensarci non mi fa affatto stare meglio -.- E sto anche peggio se dico che non ho idea di come sia questo stramaledetto capitolo, se devi mandarmi peste e corna contro per questo fallo e fallo in fretta, dopo tutto questo tempo non sono riuscita a procreare che questo, è un autentico insulto al panorama letterario attuale… diciamo passato che quello attuale sta accogliendo troppo facce incapaci xD Va bene, la smetto di sparare ca***te e ti saluto, ciao ciao! Silvia

·         A JiuJiu91: sono completamente d’accordo, ogni tanto quando ti prendono i blocchi è a dir poco impossibile andare avanti. Ne so decisamente qualcosa. Ed è ancora più assurdo quanto siano selettivi, perché non è che in questi periodi non si scriva nient’altro, anzi! Ma per questa, nada, anzi, se non era per quel notevolissimo genio di Mozart, semper laudatus sit, sarei ancora in altissimo mare, il che non è piacevole. Purtroppo in questo capitolo sembro smentire completamente le divergenze fra i due fratelli, ma esse continuano e continueranno ad esserci anche se in questa particolare circostanza non si notano. Per ora continuerò ad aggiornare, non so a che ritmo, ma direi che continuerò, a meno che un giorno di particolare “depressitudine (parola presa a prestito dalla mia infanzia xD)” non decidessi di buttare la spugna. Spero di vedere presto la tua nuova storia fra le pubblicazioni, fammi un fischio quando succede che vado a vedere! Grazie, sia per la recensione che per il ritardo, ebbene sì, mi ha fatto sentire un po’ meglio, sebbene poi abbia abbondantemente ritardato sul ritardo, il che mi ha fatto deprimere di nuovo… ora sto meglio, ma solo perché ho messo in bocca diversi bocconi di cioccolato di Pasqua xD Va bene, la smetto di parlare di aria fritta e ti saluto o non finisco più. Ciao e grazie, LadyMorgan

 

Ringrazio anche i 23 che hanno questa storia fra le preferite e i 10 che ce l’hanno fra le seguite, non so come facciate ad esistere ancora ma mi fa veramente piacere!

 

E per concludere, ne approfitto per augurare a tutti, recensori, lettori etc.etc una

Buonissima Pasqua!!!

e tante uova, ma questo non si potrebbe dire…

 

  
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