Capitolo
19 –
Dies Irae
Nel quale
si assiste
all’avvento del primo Giorno del Giudizio
La musica cominciò lenta, quasi morbida, mentre la ragazza si sedeva sulla poltrona con un libro in mano. Non c’era fretta, né ansia nelle parole e nel motivo, era una constatazione, semplice e pura, ispirava un senso di malinconica pace che riusciva a calmare anche gli animi tormentati con poche, semplici battute.
« Requiem aeternam dona eis, Domine,
et lux perpetua luceat eis.
Te decet hymnus, Deus, in Sion,
et tibi reddetur votum in Jerusalem.
Exaudi orationem meam;
ad te omnis caro veniet.
Requiem aeternam dona eis, Domine,
et lux perpetua luceat eis. »
Licia Davenport stava camminando lungo lo stretto passaggio che collegava il principale corridoio del secondo piano all’aula di trasfigurazione, da cui era appena uscita. In realtà, erano veramente pochi quelli che lo usavano, forse perché il soffitto era troppo basso, o perché era poco conosciuto. Ma infondo, passare anni con i Ridde faceva provare un vago senso di disagio al pensiero della calca delle ore di punta, e un senso di strano conforto nei passaggi angusti e vuoti.
Inoltre, proprio a causa delle sue caratteristiche questo passaggio era collegato, nella sua mente, a Tom Riddle.
Erano passati più di due anni da quando l’aveva conosciuto, e ancora non riusciva a toglierselo dalla testa: ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva il suo viso da angelo caduto, il suo sorriso ironico e mordace, sentiva la sua voce nella sua testa dire frasi che non gli aveva mai sentito dire, lo adornava delle virtù più ammirabili, ammantandolo di tutto ciò che faceva di lui il suo dio.
Non sapeva cosa lui provava per lei, né provava a capirlo: era certa che il suo unico, grande amore fosse non corrisposto, eppure era altrettanto certa che per lui sarebbe stata capace di buttarsi nel fuoco. Non sapeva, non capiva da cosa derivasse questa ossessione, ma era un dato di fatto: e, ben lungi dal diminuire col passare del tempo, sembrava acquisire sempre nuova forza.
I pensieri si rincorrevano nella mente di Licia, mentre attraversava il corridoio principale e si insinuava in un nuovo passaggio che portava alle scale. Momenti della giornata in cui poteva vederlo, in cui sorrideva…
A volte le faceva paura.
Fu pensando questo che quasi inciampò in qualcosa che era a terra e che non aveva notato. Abbassando lo sguardo, vide il corpo di un ragazzo che non conosceva paralizzato in una smorfia di orrore, la bocca ancora aperta in un muto grido, la lente destra degli occhiali spezzata.
Morgan stava sfogliando il suo libro mentre la musica proseguiva, un susseguirsi di accelerazioni e pause che creavano insieme un’armonia che ammantava l’intera Sala Comune. Nessuno di loro conosceva quel genio che era stato Mozart, ma lei non era così schizzinosa da rifiutarlo solo perché era un Babbano. Persino Tom gli riconosceva la palma di straordinario musicista.
«
Kyrie eleison
Christe,
eleison
Kyrie
eleison. »
D’istinto, Licia urlò e fece un salto indietro, lasciando cadere la borsa a terra.
Era morto… doveva essere morto, non respirava, né si muoveva. Si avvicinò per guardarlo meglio. No, non poteva essere morto: la posizione era troppo rigida, troppo innaturale.
Ma quello non era neanche un normale incanto di pietrificazione.
Senza neppure curarsi più della borsa, corse giù lungo le scale, continuando a chiamare aiuto, fino ad attirare l’attenzione di un insegnante: il professor Silente uscì dall’aula e le si mosse incontro. «Signorina Davenport, cosa le succede?»
Quasi gli andò a sbattere contro per la foga con cui si mosse verso di lui.
«Professor Silente! Deve venire, è successa una cosa…» esclamò col fiatone muovendosi nuovamente verso il posto dove aveva trovato il ragazzo.
Il mago aggrottò le sopracciglia. «Signorina Davenport, di cosa sta parlando?»
«Un ragazzo, c’è un ragazzo in un corridoio… io… non so cosa sia successo, ma è tutto rigido, sembrava morto, ma non credo che lo sia…»
Gli scintillanti occhi ghiacciati del professore sembrarono illuminarsi per un secondo. «Mi faccia strada.»
La ragazza lo condusse fino al passaggio, a passo di corsa, mostrandogli ciò che aveva trovato.
Il professore si chinò immediatamente ad osservarlo. «Earnest Gemmel, Tassorosso» dichiarò quietamente tirando fuori la bacchetta e cominciando a mormorare formule. Quando non successe niente, si volse verso Licia, che lo guardava terrorizzata, e le chiese: «Sa dove si trova l’ufficio del preside, signorina Davenport?»
Lei scosse la testa.
«Nel corridoio del secondo piano, in fondo, ha mai notato un grande gargoyle in una nicchia?»
La ragazza ci pensò un secondo. «Andando a destra rispetto alle scale dal primo piano?»
«Precisamente. Vada lì, dica al gargoyle “Onagro” ed entri. Avvisi il preside di quanto è successo, gli dica che lo aspetto nel mio ufficio.»
Licia si precipitò a fare quanto le era stato ordinato.
Dio, cosa stava succedendo? Cosa poteva mai avere quel ragazzo così brutalmente aggredito da restare con solo una parvenza di vita tale da mostrare a tutti il suo sguardo terrorizzato?
Morgan sorrise mentre guardava una delle spiegazioni presenti nel libro, anche se la sua mente vagava.
Tom, poco lontano da lei, era intento in un’occupazione simile, stava ripassando tutte le fasi del loro piano, la sua applicazione, le varie implicazioni possibili.
Ma intanto, loro sapevano cosa stava succedendo: il tempo del giudizio era infine arrivato, era ora che la feccia che invadeva il loro mondo venisse ripulita con la massima severità, con la stessa assenza di scrupoli con cui loro si erano mischiati a loro.
« Dies irae, dies illa solvet saeclum in
favilla,
teste David
cum Sybilla! Quantus
tremor est futurus, quando judex est
venturus, cuncta stricte discussurus. »
«C-cosa?» Il preside guardò Licia stupefatto mentre lei, affannata e terrorizzata, gli raccontava l’accaduto. «Non è possibile, non può essere accaduto niente del genere…»
«Giorno d’ira!» esclamò uno dei ritratti appesi alle pareti in abito medievali.
Tutti cominciarono in contemporanea a parlare, tanto che Licia rimase stordita per qualche secondo: era evidente che il fatto non aveva precedenti, ed era altrettanto evidente che il preside Dippet era sconvolto, forse anche per la preoccupazione di Silente.
«Come può essere successo? Cosa può causare una cosa del genere?»
«Dobbiamo fare in modo che la voce non si diffonda, o si scatenerà il panico!»
«Chi è il ragazzo, cara?» chiese il ritratto di una donna con lunghi boccoli biondi sporgendosi verso Licia.
«Earnest Gemmel, di Tassorosso» soffiò la ragazza con un filo di voce.
«Earnest Gemmel, eh?» sogghignò un altro ritratto, stavolta di un uomo, accarezzandosi il pizzetto. «Bene, bene… chi è… o forse dovrei dire chi era questo ragazzo? Non ricordo di aver mai sentito pronunciare il nome “Gemmel” in tutta la mia… esistenza.»
Dei mormorii, di disapprovazione a volte, di pacato assenso altre, accompagnò questa affermazione. Il preside si volse verso il ritratto. «Era il Capitano del circolo di Gobbiglie di Hogwarts, Phineas, e un ottimo studente, diligente e coscienzioso.»
«Ne sono più che sicuro» rispose lui annoiato guardandosi i guanti, «ma non mi riferivo a quello…» Ridacchiò fra sé e sé mentre gli altri lo guardavano come se fosse impazzito. Alle occhiate interrogative, rispose con un nuovo sorriso. «Sembra che il giudice sia finalmente arrivato… oh, posso solo immaginarmi il terrore che questo scatenerà…»
Morgan si appoggiò allo schienale della poltrona chiudendo gli occhi e assaporando il momento.
La notizia dell’aggressione si era sparsa più velocemente di quanto non sarebbe stato possibile in qualunque altro posto non fosse Hogwarts, e nella Sala Comune erano già arrivati alcuni ragazzi che pretendevano di sapere tutto sull’accaduto.
Senza neanche accorgersene, Morgan ridacchiò mentre, dall’altra parte della stanza, Tom faceva altrettanto, l’espressione beata nascosta dall’oscurità dell’angolo in cui si trovavano.
Il loro compito era appena iniziato, e quel primo attentato avrebbe richiamato l’attenzione di tutti, risvegliando pensieri latenti, terrori nascosti e segrete speranze, mentre tutti si sarebbero sentiti, e sarebbero stati, giudicati con la massima spietatezza.
In fondo, la loro creatura, rimasta nascosta per quasi mille anni, era appena risorta, per rispondere al comando dei due nuovi giudici: il libro della storia era stato aperto, e in base a quello tutti sarebbero stati giudicati, nulla sarebbe restato senza giudizio.
Entrambi i gemelli risero, divertiti. Come sarebbero potuti stare tranquilli i Sanguesporco, che nessuno avrebbe difeso, quando anche i Mezzosangue erano in pericolo?
«
Tuba mirum
spargens sonum per sepulchra
regionum, coget omnes ante thronum. Mors
stupebit
et natura,
cum resurget creatura,
judicanti
responsura. Liber scriptus proferetur,
in
quo totum
continetur, unde mundus judicetur.
Judex
ergo cum
sedebit, quidquid latet apparebit,
nil inultum remanebit. Quid sum miser tunc
dicturus,
quem
patronum rogaturus, cum
vix
justus sit
securus? »
«Silente! Dunque?»
Il lungo naso adunco dell’insegnante si alzò mentre i suoi occhi azzurri trapassavano il preside, seguito da altri tre o quattro insegnanti che alla vista del corpo sobbalzarono e cominciarono a tremare.
Il professor Lumacorno fece un mezzo salto e si portò subito un fazzoletto alla fronte, mormorando: «Merlino… Albus…?»
«Earnest Gemmel è stato pietrificato» li informò Silente tranquillo. «Ma è ancora vivo. Da chi – o meglio da cosa – sia stato ridotto in questo stato, non so dirlo.»
Gli altri insegnanti si fecero tutti attorno a lui, cercando – sperando – di vedere qualcosa che magari a Silente era sfuggito, non che comunque ci credessero davvero. Il corpo del ragazzo venne esaminato da tutte le angolazioni possibili, alcuni incantesimi furono provati su di lui senza successo.
Dopo, non si poté fare altro che portarlo in Infermeria con la maggior discrezione possibile, dopodiché gli insegnanti si riunirono nello studio del preside a discutere dell’accaduto.
«Cosa può aver mai fatto una cosa del genere ad uno studente?» chiese subito la professoressa Greta Hovey di Erbologia, stropicciandosi le mani.
«Nessuno studente, di sicuro» esclamò subito Franck Cooper di Aritmanzia. «È magia molto, molto avanzata, nemmeno al livello dei M.A.G.O. si potrebbe arrivare a fare una cosa del genere…»
Silente si voltò per un secondo a quelle parole, poi tornò a guardare fuori, pensoso.
Le discussioni si protrassero fino a quando il preside Dippet non tacitò tutti e si volse verso l’unico che era rimasto in silenzio tutto quel tempo. «Albus, tu che ne pensi?»
Tutti gli sguardi della stanza, compresi quelli dei ritratti, che avevano entusiasticamente partecipato al dibattito, si calamitarono sul mago che, immobile nel vano della finestra, si era nuovamente volto a guardarli.
«Io credo che non sia stato niente di umano a fare una cosa del genere» disse con grande lentezza nel silenzio che si era creato. «E credo che questo sia solo un avvertimento. O forse un annuncio. Ho la sensazione che, qualunque sia stata la cosa che ha causato… quello che è successo… non abbia finito. Che questo sia il suo modo per informarci della sua presenza, del pericolo che sta arrivando.» Sorrise senza traccia di felicità. «Earnest Gemmel era un ragazzo senza nemici, che non aveva mai infastidito nessuno e che amava il quieto vivere» disse pacato. «Il che mi fa pensare che sia stato scelto quasi a caso come vittima. A scopo dimostrativo» specificò.
«Tom! Morgan!» Licia raggiunse i due ragazzi a pranzo, mentre entrambi si voltavano in perfetta sincronia con due identiche espressioni interrogative. «Avete saputo?» chiese, ancora ansante per la corsa.
Entrambi annuirono, e la ragazza rabbrividì. «È orribile» disse piano mentre anche gli altri ragazzi si fermavano attorno ai due. «Orribile! Chi può aver fatto una cosa tanto tremenda…?»
Solo grazie alla consumata abilità di attori di entrambi due sorrisi non apparvero sui loro volti.
L’immagine era presente nella loro mente: quelle persone, tutte possibili bersagli, che li imploravamo di salvarli, in quanto erano gli unici a poterlo fare.
«
Rex tremendae
maiestatis, qui salvandos
salvas
gratis, salva
me, fons pietatis. »
Dippet sbiancò. «Mi stai dicendo che questo potrebbe non essere l’ultimo attentato?» chiese attonito guardando di sfuggita gli altri colleghi, come sperando che saltassero su esclamando “Che follia!”.
Silente annuì. «È improbabile» disse con calma. «Qualcuno – o qualcosa – non vuole mostrarsi per quello che è ma vuole mostrarci cosa è capace di fare.» Il suo sguardo percorse tutti i visi presenti. «Non credo che una sola vittima gli sarà sufficiente.»
Quella notte, quando le stelle ripresero a brillare, entrambi i gemelli guardarono fuori, verso il cielo, dall’alto della torre di astronomia.
Non avevano bisogno di parlare per sapere cosa pensava l’altro, in quel momento la loro connessione era tanto perfetta che avrebbero potuto pensare che tutte le loro divergenze erano appianate per sempre.
Le mosse erano già tutte stabilite, quando e come colpire e quando e come attaccare. C’era un momento per ogni cosa, anche quella in cui si sarebbero diventati i salvatori.
«
Recordare Jesu
pie, quod sum causa
tuae
viae, ne me
perdas illa die.
Quaerens me sedisti lassus, redemisti
crucem passus; tantus labor non
sit cassus. Juste judex ultionis,
donum fac remissionis ante diem
rationis. Ingemisco tamquam
reus,
culpa rubet vultus meus: supplicanti
parce, Deus. Qui
Mariam absolvisti,
et
latronem
exaudisti, mihi quoque
spem
dedisti. Preces
meae non sunt
dignae,
sed tu,
bonus, fac benigne,
ne
perenni cremer
igne. Inter oves
locum praesta, et ab haedis me
sequestra,
statuens
in parte dextra. »
Meno di un mese dopo venne trovato un nuovo corpo, ma stavolta l’espressione era differente: aveva un che di supplice, sembrava aver implorato a lungo prima di essere pietrificato.
Venne identificato come Peter Heyer, Grifondoro, secondo anno, ragazzo tranquillo e dal profilo poco appariscente, che pochi conoscevano e ancor meno odiavano. Anche in questo caso, si era agito senza un apparente movente, non c’era niente in lui che potesse suggerire qualche motivo per la sua aggressione.
Non si poté fare altro: il suo corpo venne messo insieme a quello di Gemmel, mentre l’infermiera lavorava con l’insegnante di Erbologia per importare le Mandragole, l’unico rimedio trovato per quello stato.
Morgan e Tom, in quanto prefetti, avevano privilegi che gli altri studenti non potevano contestare. Come lo stare fuori dai dormitori oltre i coprifuochi, per le ronde, ora obbligatoriamente in gruppi per evitare incidenti.
Non che la cosa gli pesasse, conoscevano tanto bene il castello che erano più che in grado di raggirare chiunque decidesse di creargli difficoltà.
« Confutatis maledictis, flammis acribus
addictis,
voca me cum benedictis. Oro supplex et acclinis,
cor
contritum quasi
cinis, gere curam mei finis. »
Gli “amici” più fidati dei Riddle erano tutti nella loro torre, mentre i due ragazzi, gli unici seduti, li guardavano con il loro solito sguardo tranquillo e pacato.
«Milord… Milady… cosa sta succedendo? Le aggressioni sono salite a quattro, con quella duplice di ieri, cosa…?»
Un doppio sguardo si puntò verso il grosso ragazzo che aveva parlato. «Come, Lestrange?» mormorò dolcemente Tom. «Pensavo che la scomparsa di alcuni sudici Sanguesporco non sarebbe stata tanto traumatizzante per te…»
Il ragazzo arrossì sotto lo sguardo ironico del suo capitano. «N-non mi dispiace, Milord» disse calcando con forza le parole. «Ma è… sicuro… che solo i Sanguesporco verranno attaccati?»
«Oh, no» ribatté Tom con molta lentezza ed il suo sorriso più affascinante. «Dimentichi i Mezzosangue, Lestrange…»
«Non è quello, il compito di Serpeverde, Edgar?» chiese Morgan con una risata silenziosa. «Non è forse vostro dovere, in quanto Serpeverde, supportare la sua opera?»
Il ragazzo parve rimpicciolirsi sotto quelle parole.
«L’Erede di Serpeverde è tornato» scandì con voce dolce la ragazza. «I suoi nemici, i nemici della sua stirpe, bruceranno nel loro tradimento, come avrebbero dovuto fare già secoli fa. I suoi alleati verranno salvati, in quanto tali. Non esiste possibile pentimento né espiazione per i suoi nemici.»
«Spariranno tutti» concluse Tom con un mezzo sorriso.
Un uomo dalla lunga veste blu mezzanotte guardava il cielo fuori dalla finestra del suo studio, pensoso.
La faccenda continuava a complicarsi, gli attentati stavano superando le stime del possibile, molti genitori parlavano già di ritirare i loro figli da scuola…
E nessun indizio sul possibile colpevole. Fra gli studenti circolavano varie voci fra le più assurde e fantasiose, ma per la maggior parte prive di fondamento. Niente che potesse provare alcunché, né il semplice accettare che fosse uno degli studenti a fare questo era facile. Eppure, accanto ad ogni attentato, dopo aver guardato con attenzione, si potevano notare strani segni che non potevano essere stati lasciati da nessun mostro: nel primo caso, una S sinuosa disegnata col sangue sotto li corpo della vittima, nel secondo, in caratteri gotici, la scritta “Erede”, nel terzo un serpente in fase di attacco, rosso per il sangue ancora fresco che componeva la figura.
Quindi, l’identità dell’attentatore non era più un mistero: il fantomatico quanto elusivo “Erede di Serpeverde”. E non c’era niente che potesse suggerire la sua identità.
Il mago guardò nuovamente fuori dalla porta. Dal suo punto di vista, molto più difficile era provare la reale identità dell’aggressore piuttosto che identificarla. Ma nessuno avrebbe mai dato credito ai suoi sospetti, visto che lui stesso faticava a crederci.
Aveva sempre creduto che i Riddle fossero dei ragazzi estremamente dotati e che fossero molto più di quanto non apparissero, ma era difficile pensarli come aggressori a sangue freddo. O meglio, lo sarebbe stato non fosse stato per un particolare: gli occhi. Perché la luce che li animava lui l’aveva già vista, quasi in un’altra vita, in un mago che non esitava a fare le cose peggiori per arrivare.
« Lacrimosa dies illa, qua resurget ex
favilla
judicandus homo reus. Huic ergo parce, Deus.
Pie Jesu Domine, dona eis requiem! Amen!
»
«Be’, sta solo punendo i colpevoli, no?»
Decine di paia d’occhi si voltarono verso di lui guardandolo con disgusto. «Come puoi dire una cosa del genere, Phineas?» ruggì disgustato un mago dal viso arrossato agitando il pugno contro di lui.
L’altro si limitò a lisciarsi la veste con un sorrisetto. «Mi pare che fin’ora non sia stato aggredito un solo Purosangue, sbaglio?»
«Ancora con questa storia, Phineas?» chiese una strega dai boccoli biondi. «Come puoi dire una cosa del genere? Sono solo ragazzi, ragazzi giovani, per di più…»
«Nessuno li ha obbligato a venire qui, o sbaglio?» ribatté l’altro con un sogghigno. «Se non volevano correre rischi potevano restare a casa loro.»
«Basta, Phineas!» esclamò Dippet esasperato. «Ora sono qui, e in quanto studenti a tutti gli effetti della nostra scuola hanno diritto allo stesso grado di protezione di tutti gli altri.» Lo guardò con una rabbia in lui insolita. «Immagino ti renderai conto che se non riusciamo ad acciuffare il colpevole la scuola potrebbe anche venir chiusa, vero? Come pensi che andrebbero le cose, una volta che Hogwarts sparisse?»
«Non arriveremo a tanto» ribatté Phineas annoiato. «Chiunque sia a muovere le fila non è uno stupido, saprà fermarsi al momento giusto…»
«Voleva vedermi, preside?» chiese una voce mentre il suo proprietario entrava nello studio.
«Albus, sì» esclamò il professor Dippet voltandosi verso di lui. «Cosa hai scoperto della Camera dei Segreti e dell’Erede dei Serpevere?»
«
Domine, Iesu
Christe, Rex gloriae, libera animas
omnium fidelium defunctorum de poenis inferni et
de profundo lacu. Libera eas de ore leonis,
ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in obscurum;
sed signifer sanctus Michael repraesentet eas
in lucem
sanctam,
quam olim
Abrahae promisisti et semini eius. »
A marzo il numero delle vittime era salito a sette, e in più dodici studenti, per lo più mezzosangue, erano stati ritirati dalla scuola e il Ministero rumoreggiava e proclamava future ispezioni.
I ragazzi non si muovevano più da soli, e in ogni caso non dopo che era calata la luce, molti Prefetti avevano paura di fare le loro ronde e fra tutti serpeggiava il cieco terrore di qualcosa che non si conosce e può colpire in qualunque istante. Si sviluppavano strane superstizioni all’interno del castello, alcuni ragazzi arrivavano a pregare entità irriconoscibili di allontanare quel pericolo, si verificavano sempre più frequentemente attacchi di panico collettivo.
Serpeverde
era
l’unica casa incolume, e questo fatto muoveva istintivamente
tutta la scuola
contro di loro, sebbene nessuno osasse fare niente, paralizzati come
erano dal
terrore che potesse verificarsi qualche rappresaglia in risposta. Tutta
E i due gemelli restavano estranei, perfettamente consapevoli di tutto questo e pronti a qualunque evenienza. Avevano già tessuto i loro piani, quanto andava fatto era stabilito, e ora li divertiva vedere l’insulso, impotente terrore di cui tutta la scuola era piena. No, non la scuola: la scolaresca. Hogwarts restava impassibile, nei suoi muri di pietra colmi di magia, a guardare l’epurazione dei mezzosangue. Anche lei sapeva che quel momento sarebbe giunto, dopotutto Serpeverde era uno dei suoi fondatori…
Il giorno del giudizio era arrivato, finalmente.
Non c’era pietà possibile, non c’era redenzione possibile, tutte le anime erano uguali davanti a loro, il loro sangue era una garanzia di condanna più che sufficiente.
I giudici erano giunti.
Spazio
all’Autrice
Amen, mi verrebbe da
aggiungere.
Ebbene no, non sono morta,
non sono neanche dispersa e
per quanto la scuola rompa mica poco non sono neanche così
clamorosamente in
ritardo per colpa sua. Il problema è sempre lo stesso: pare
assurdo che io sia
cambiata così tanto in così poco tempo, ma questa
storia comincia a starmi
stretta (penso si sia già intuito dal semi-apocalittico
capitolo appena letto,
se siete riusciti ad arrivare in fondo). L’unico suggerimento
che mi sento di
darvi è di sentirvelo con sottofondo il Requiem
di W. A. Mozart (non si era mica capito), ma avendo aggiunto
questo
suggerimento in fondo esso si rivela del tutto inutile.
So che una cosa del genere
è… be’, a metà fra il
ripetitivo e il troppo solenne, ma onestamente non riuscivo a rendere a
dovere
l’atmosfera che doveva respirarsi a Hogwarts…
chissà, magari mi verrà da
aggiungere un capitolo con le sensazioni dello Studente Qualunque in
questo
periodo, in modo da scandirlo meglio, ma avete presente quelle
sequenze, nei
film, in cui tutto sembra d’improvviso accelerato, le scene
si susseguono senza
che vi sia un solo dialogo scandito ma tutto vada di fila senza
interruzione?
Ecco, mi era venuta in mente un’immagine del genere.
La morte di Mirtilla
ovviamente verrà discussa a parte,
sempre che la sempre presente minaccia di sospensione non si attui.
Non credo di dover dire
altro, se non che sono
francamente stupefatta per il fatto che continuiate a seguirmi malgrado
gli
aggiornamenti discontinui e il clima pietosamente oscureggiante. Ma
grazie,
devo ammettere che mi fa molto piacere.
Quindi, siccome sono una
persona coerente –
sì, senz’altro – aggiungerò
in allegato i Ringraziamenti:
·
A Nausicaa212:
Vorrei dire che mi
dispiace, ma non è così. Morgan è
stata creata così esattamente perché
così la
volevo. Tu dici che è una Mary Sue e che per
di più ha il mio nome. L’ipotesi che io
abbia il suo nome perché
questa è
la mia prima fan fiction in assoluto e lei ne è il
personaggio principale
purtroppo temo non ti sia venuta in mente. Mi dispiace dovertelo dire,
ma è
quello che è successo: io mi
chiamo
così per colpa sua. Sono sinceramente dispiaciuta che tu sia
stata costretta a
leggere una fiction per te evidentemente tanto sgradevole, ma purtroppo
allora
un dubbio mi sorge spontaneo: perché l’hai fatto?
Quando una storia è
particolarmente brutta, i personaggi insopportabili e quel poco che
può (ma non
è questo il caso) esserci di buono non riesce a compensare i
difetti, è sempre
meglio lasciarla, no? Però hai ragione, è meglio
segnalarlo in modo che gli
autori si possano correggere. Purtroppo questo non è il mio
caso: vedi, tu dici
che Morgan è un personaggio troppo irreale in quanto
“ha una bellezza tanto
eterea da sembrare sovrannaturale furba, fredda e
calcolatrice”. Vero, è
esattamente così. Come lo è Voldemort, a cui io
ho provato, succube delle mie
modestissime capacità, a ispirarmi.
·
A Erika91:
grazie! Temo di averti presa
un po’ troppo in parola, aggiornando dopo non
“pochi” mesi ma… quanti ne sono
passati, sette? Un tempo mostruosamente lungo, anche secondo i miei
standard…
Sono contenta che la resa psicologica dei personaggi ti sia piaciuta,
è una
delle cose che più mi piace rendere, e in quanto allo
stile… be’, a questo
punto più che barocco temo che sarebbe più adatto
il termine”dark”. Mi sa che
sto esagerando con il tentativo di rendere le atmosfere… xD
E assolutamente non
ti preoccupare per il fatto di non aver recensito gli altri capitoli,
già il
fatto che la storia ti piacesse fin dall’inizio è
una soddisfazione incredibile
per un’autrice, specie una discontinua come me. Credimi,
recensioni come le tue
sono un vero toccasana per l’autostima, e proprio
perché sono rare hanno questo
valore! Spero che questo capitolo malconsigliato non abbia
completamente
abbattuto le mie quote, nel caso ti prego di farmelo sapere,
perché da sola non
sono più in grado di giudicare… temo. Grazie
ancora, a risentirci o meno fa
piacere pensare che ci sarai! LadyMorgan
·
A Luna95:
purtroppo, a causa della mia
maledetta pigrizia, per così dire, il capitolo è
uscito in notevole ritardo
sulla tabella di marcia, e di questo chiedo umilissima venia, ma prima
che mi
venisse lo spunto di seguire il mitico Mozart per poter descrivere il
clima di
terrore che la prima apertura della Camera dei Segreti ero a dir poco
in alto
mare. Stavo, letteralmente, affogando in un blocco creativo, e non
c’era un’anima
pia disposta a tirarmi un salvagente. Spero, anche se sarebbe
pretendere
troppo, di ritrovarti anche alla fine di questo capitolo, ma credo
anche che
sarebbe giusto mandarmi una maledizione per posta visto il mio
abominevole
ritardo. Ma m’illudo anche che non lo farai ^^ A risentirci,
se ti andrà, e
grazie mille per le belle parole, devo confessare con notevole mancanza
di
modestia che mi hanno rischiarato la giornata in positivo xD LadyMorgan
·
A Bebbe5:
confesso, non ci speravo più
neanche io. E per quanto riguarda Stars, nel
tempo in cui io ho fatto un aggiornamento tu ne hai fatto
più o meno cinque,
quindi pensarci non mi fa affatto stare meglio -.- E sto anche peggio
se dico
che non ho idea di come sia questo stramaledetto capitolo, se devi
mandarmi
peste e corna contro per questo fallo e fallo in fretta, dopo tutto
questo
tempo non sono riuscita a procreare che questo, è un
autentico insulto al
panorama letterario attuale… diciamo passato che quello
attuale sta accogliendo
troppo facce incapaci xD Va bene, la smetto di sparare ca***te e ti
saluto,
ciao ciao! Silvia
·
A JiuJiu91:
sono completamente d’accordo,
ogni tanto quando ti prendono i blocchi è a dir poco
impossibile andare avanti.
Ne so decisamente qualcosa. Ed è ancora più
assurdo quanto siano selettivi, perché
non è che in questi periodi non si scriva
nient’altro, anzi! Ma per questa,
nada, anzi, se non era per quel notevolissimo genio di Mozart, semper laudatus sit, sarei ancora in
altissimo mare, il che non è
piacevole. Purtroppo
in questo capitolo sembro smentire completamente le divergenze fra i
due
fratelli, ma esse continuano e continueranno ad esserci anche se in
questa
particolare circostanza non si notano. Per ora continuerò ad
aggiornare, non so
a che ritmo, ma direi che continuerò, a meno che un giorno
di particolare “depressitudine
(parola presa a prestito dalla mia infanzia xD)” non
decidessi di buttare la
spugna. Spero di vedere presto la tua nuova storia fra le
pubblicazioni, fammi
un fischio quando succede che vado a vedere! Grazie, sia per la
recensione che
per il ritardo, ebbene sì, mi ha fatto sentire un
po’ meglio, sebbene poi abbia
abbondantemente ritardato sul ritardo, il che mi ha fatto deprimere di
nuovo… ora
sto meglio, ma solo perché ho messo in bocca diversi bocconi
di cioccolato di
Pasqua xD Va bene, la smetto di parlare di aria fritta e ti saluto o
non
finisco più. Ciao e grazie, LadyMorgan
Ringrazio anche i 23 che
hanno questa storia fra le
preferite e i 10 che ce l’hanno fra le seguite, non so come
facciate ad
esistere ancora ma mi fa veramente piacere!
E per
concludere, ne approfitto per augurare a tutti, recensori, lettori
etc.etc una
Buonissima
Pasqua!!!
e
tante uova, ma questo non si potrebbe dire…