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Autore: Annette85    07/04/2010    2 recensioni
[...] Silente, al sentire il suo nome completo, si alzò di scatto a sedere come se il letto fosse diventato bollente, gli occhi spalancati fissi sulla persona che aveva cercato in tutti i modi di svegliarlo.
«Oh, andiamo, Minerva,» disse una volta focalizzata la Vicepreside. «cosa vuoi che sia successo?»
«È successo che Hagrid, quando ha portato Thor a fare la sua passeggiata mattutina, ha trovato il cadavere di qualcuno. Mi sembra quanto mai opportuno che tu, Preside di questa scuola, faccia un salto nella Foresta per vedere… il corpo» [...]

Una fanfiction gialla ambientata nel mondo di Harry Potter e con personaggi originali e non.
Genere: Avventura, Mistero, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Nota: In questo capitolo iniziamo a conoscere i reali protagonisti di questa storia, come detto nel disclaimer nel capitolo precedente sono tutti nati dalla mia mente e spero che riescano a coinvolgervi nelle loro vite.
Buona lettura^^


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Putti e fantasmi per un omicidio

Capitolo 1 – Qualche giorno prima di San Valentino (1^ parte)

Le lezioni erano riprese da poco più di un mese nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e molti ragazzi pensavano all’imminente fine settimana, quello di San Valentino, durante il quale ci sarebbe stata la gita a Hogsmeade e avrebbero potuto trascorrere una giornata all’aria aperta facendo spese e, le coppiette, vagando per il paesino o fermandosi da Madama Piediburro per un tè.
Anche quel pomeriggio Olympia stava ritornando nella sua Sala Comune dalla Biblioteca con le braccia stracolme di libri e pergamene; un leggero sorriso le increspava le labbra e i codini ondeggiavano seguendo la sua andatura.
Svoltato un angolo si ritrovò davanti agli occhi una scena che ormai vedeva ovunque nel castello: due ragazzi si stavano baciando, proprio davanti al passaggio per la Sala Comune dei Corvonero. Olympia si bloccò immediatamente e ritornò dietro l’angolo dal quale era appena sbucata, riprendendo un attimo fiato e cercando di far smettere di battere così forte il suo cuore. Purtroppo aveva riconosciuto perfettamente chi erano i due che si baciavano: uno era il ragazzo di cui era sempre stata innamorata, Berengar Ackerley, e l’altra era la ragazza di Grifondoro con cui il primo faceva coppia fissa ormai da due anni, Henrietta Bode.
La giovane Corvonero non aveva il coraggio di oltrepassare l’ostacolo, era un po’ turbata dall’averli beccati per l’ennesima volta e un po’ invidiosa di Henrietta, così aspettò che la porta della Sala Comune scattasse e che la Grifondoro se ne andasse per la sua strada.
La dama di un quadro si ritrovò a fissare la ragazzina appoggiata al muro di fronte e non si trattenne dal rivolgerle la parola: «Cara ragazza, cosa aspetti?», chiese dolcemente.
«Che quei due stacchino le ventose e vadano ognuno per la propria strada», rispose asciutta Olympia, tenendo la testa bassa e non avendo il coraggio di “guardare in faccia” la dama che le stava parlando.
«Bambina, i due ne avranno ancora per un po’, temo. Sono lì da circa un’ora, ma non si sono mossi di un pollice», spiegò lei cercando di sorridere alla Corvonero che ormai stava scivolando lungo il muro per sedersi a terra.
«È sempre così. Me li ritrovo davanti ovunque e mi sembra impossibile che non siano solo visioni della mia mente», sospirò la ragazzina, poggiando i libri a terra e alzando, finalmente, lo sguardo sul quadro. «Lei pensa che smetteranno mai o che troveranno posti più appartati per scambiarsi le “tenere effusioni”?» domandò facendo una smorfia e mimando le virgolette sulle ultime due parole.
«Sono innamorati, quindi penso che potrebbero anche trovarsi un altro posto», rispose la dama. «Ma questo spetta a loro deciderlo».
«Neanche di chi ci innamoriamo lo decidiamo noi, vero?», chiese Olympia, pur sapendo perfettamente la risposta.
«Temo che sia vero, altrimenti tu corrisponderesti i sentimenti di qualcuno più in gamba di quel ragazzo», asserì la dama con un leggero sorriso che increspava le labbra.
Stettero per qualche istante in silenzio ascoltando i rumori che le circondavano, dopodiché Olympia ricominciò a parlare: «Madama, posso farle una domanda piuttosto personale?»
«Certo, non ho mai evitato di rispondere alle domande. Neanche alle più indiscrete», sorrise ancora la dama.
«Mi stavo chiedendo se anche lei fosse mai stata innamorata, cioè non una semplice cotta o cose così frivole, pensavo a qualcosa di più duraturo», disse Olympia un po’ titubante.
«Una volta è successo che mi sia innamorata perdutamente e irrimediabilmente di una persona. Chi pensi cha abbia fatto questo dipinto?» chiese e ricevette subito risposta dalla ragazza guardando la sua espressione stupita. «Esatto, è stato proprio l’uomo che ho amato e che forse amerò per sempre», aggiunse infine sorridendo alla giovane Corvonero. «Ma sapeva che si sarebbe innamorata di lui o è stata una cosa inaspettata?» chiese ancora Olympia.
«La mia anima sapeva che mi sarei innamorata di lui, ma io non l’avrei mai immaginato. Sono convinta che la tua anima sappia benissimo chi sia il prescelto a cui donerai il tuo cuore e penso anche che non sia il ragazzo che tanto si sta dando da fare con la sua fidanzata. Non lo dico perché sono come attaccati e lui non perderebbe tempo con te, ma ho come l’impressione che la tua sia solo un’infatuazione adolescenziale che non durerà ancora a lungo. Devi solo scoprire e capire chi è la persona a cui tieni di più», Olympia guardò il quadro a bocca aperta, mai nessuno le aveva parlato in quei termini e, probabilmente, la dama aveva ragione: doveva dimenticare Berengar, anche se non sembrava una cosa così semplice.
«Ti conviene dimenticarlo, sarai più libera di innamorarti di un ragazzo migliore», disse una voce alla destra di Olympia, facendola sobbalzare.
«D-da quanto sei lì?» chiese la Corvonero, non ancora ripresasi dallo spavento a causa dell’incursione dell’amica.
«Un po’, ma tranquilla, la mia bocca sarà cucita. Come sempre», scherzò Thecla guardando l’amica. «Comunque fuori è già buio, tra poco dobbiamo andare a cena ed è bene che tu metta in camera la mole di libri. Ti do una mano a superare i due fidanzatini», sorrise poi, aiutando Olympia ad alzarsi.
«Madama, è stato un piacere conversare con lei e la ringrazio per i consigli che mi ha dato», si congedò la mora in direzione del quadro.
«Sono sempre disponibile per le giovani ragazze innamorate», sorrise la dama mentre si alzava e si allontanava attraverso i quadri vicini.
Thecla prese alcuni libri di Olympia e iniziò a incamminarsi verso l’entrata della loro Sala Comune, i capelli castani e lunghi erano stranamente raccolti in una coda, la Corvonero era minuta e sembrava una bambola di porcellana pronta a rompersi al primo scossone; era sempre tranquilla e gentile con tutti, ma chi la faceva arrabbiare veramente assaggiava la sua bacchetta e passava un brutto quarto d’ora.
«Ok, piccioncini, avete dato abbastanza spettacolo per oggi, che ne dite di andare a trovarvi una stanza da qualche parte dove continuare questa cosa?» disse senza curarsi di offendere uno dei due.
«Ehi, Thecla, qualche problema?» chiese a sua volta Berengar, staccandosi improvvisamente da Henrietta come se fosse stato scottato. «Tuo fratello mi aveva detto che in questi giorni eri intrattabile, ma non pensavo che arrivassi a parlarmi così. Di solito sei molto più gentile, soprattutto con me».
«Beh, vederti con Miss-Io-Sono-La-Più-Bella-Anche-Senza-Curve mi dà la nausea, soprattutto quando vi scambiate tenere effusioni davanti alla porta della nostra Sala Comune», rispose lei con espressione schifata e squadrando dall’alto in basso la stampella appendiabiti che aveva davanti.
«Ehi, ragazzina, modera un po’ i termini», si infervorò Henrietta quando si sentì chiamare con quell’epiteto. Berengar alzò una mano per zittirla e si avvicinò di qualche passo a Thecla sovrastandola: «Non dirmi che sei gelosa», disse lui a denti stretti e con un ghigno perfido stampato sulle labbra.
La Corvonero in tutta risposta si mise a ridere: «Io gelosa di te e della stampella appendiabiti?! Starai scherzando, vero? Solo perché ho detto che tu e lei che vi scambiate effusioni mi dà la nausea dovrei essere gelosa? Berengar, tutte queste attenzioni da parte della tua ragazza ti hanno prosciugato il cervello e non riesci più a pensare lucidamente», disse tutto d’un fiato per il puro gusto di offenderlo. Tra i due c’era sempre stato una sorta di amore-odio per via dell’amicizia di Berengar con Tristan, fratello di Thecla, di solito il primo accusava il colpo e se ne stava buono per un po’, ma quella volta non sembrava intenzionato a lasciar perdere.
«Cosa ti ho fatto per meritarmi questo trattamento oggi?» chiese mentre si allontanava di qualche passo per permetterle di guardarlo in faccia senza dover alzare troppo la testa.
«Sei davanti all’ingresso della Sala Comune e io e Olympia vorremmo andare a mettere in camera i nostri libri prima che sia troppo tardi per andare a cena», rispose acida e pungente, versando addosso a Berengar un po’ dell’odio che provava negli ultimi tempi. Il Corvonero si spostò di lato per far passare lei e l’amica e abbozzò un inchino, come se si trattasse del passaggio della regina in persona.
«Dovresti trovarti un ragazzo, sai?» disse Berengar, una volta passate le sue compagne di Casa.
«E tu dovresti trovarti una vera donna, non un surrogato», rispose Thecla minimamente scalfita dalla provocazione del Corvonero.
Henrietta appena sentì l’ennesima offesa rivolta a lei sfoderò la bacchetta pronta a colpire Thecla, ma non riuscì a fare nulla perché il professor Vitious apparve alle sue spalle: «Cosa crede di fare, signorina Bode?» chiese vedendo la Grifondoro puntare la bacchetta verso la giovane Corvonero. «Non dovrebbe essere nella sua Sala Comune o in Sala Grande per la cena?»
«Sì, professore. Ma Thecla ha usato dei termini poco appropriati per descrivermi e...». iniziò Henrietta, tentando di dare la colpa alla Corvonero.
«E lei pensava bene di fargliela pagare con qualche Fattura? Mi meraviglio di lei, dovrebbe dare il buon esempio agli studenti più piccoli», disse il professore indicando un piccolo gruppetto di curiosi del primo e del secondo anno che si stavano dirigendo in Sala Comune. «E invece la trovo con la bacchetta sfoderata pronta a colpire alle spalle. Cinque punti in meno a Grifondoro per questa sua mancanza di giudizio. E ora ognuno nella propria Sala Comune o in Sala Grande per la cena, non voglio vedere altre bacchette alzate».
Vitious si allontanò dalla scena del misfatto sotto gli sguardi dei tre che avevano dato il via alla lite: «Ehi Thecla, non finisce qui. Me la pagherai», ringhiò Henrietta riponendo la bacchetta nel mantello.
«Non vedo l’ora», ghignò la Corvonero entrando nella Sala Comune, seguita da Olympia che aveva osservato l’accaduto stupefatta.


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Buonasera^^ Lo so, pensavate che avrei pubblicato subito qualcosa di legato al prologo... e invece no, prima di tutto è bene conoscere i personaggi principali della storia XD
Ok, taccio, ringrazio Dully che ha commentato il prologo (spero di non averti delusa se ho lasciato in sospeso per un po' ^^'''' sono contenta comunque che tu voglia seguire la mia storia... ah, anch'io adoro Minerva e Albus insieme^^) e tutti quelli che hanno letto la ff, se volete dire qualcosa, come sempre, lo spazio commenti è tutto vostro^^

Ciao ciao

   
 
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