4:
ANCHE IN CAPO AL MONDO
La
sera, quando la famiglia Cullen tornò a casa dalla sua
caccia, Edward non era
con loro…
Aspettai
ancora qualche ora, ma non lo vidi far ritorno. Alla fine mi
preoccupai.
Sentivo una strana sensazione esplodermi dentro; avevo bisogno di
sapere che
stava bene; avevo bisogno di sapere che fosse come sempre, a pochi
metri da me,
nella stanza di fronte alla mia.
Bussai
con delicatezza alla porta dello studio dello zio.
“Carlisle…”
“Dimmi,
Bella.” Distolse lo sguardo dal suo libro di medicina, e nel
socchiuderlo tenne
il segno con un dito.
“Ehm,
Edward… beh…
dov’è?”
Lo
sentii sospirare, un gesto automatico ormai. “Credo che per
stanotte non
tornerà.”
Mi
rivolse un’occhiata rammaricata, ma non aggiunse altro, e io
non ebbi il
coraggio di domandar lui il motivo. Alla fine non erano fatti che mi
riguardavano.
“Capisco.”
Abbassai il capo verso il pavimento. “Ti
ringrazio.” Feci per richiudermi la
porta alle spalle ma una mano mi fermò. Carlisle, alla
velocità della luce, si
era portato a pochi passi da me.
Non
mi sarei mai abituata a quella loro odiosa rapidità!
“Non
stare in pena. Sai come è fatto Edward. Quando ha qualche
pensiero, preferisce
starsene da solo e riflettere.” Mi sorrise, un sorriso bello
da mozzare il
fiato; non mi sentii nemmeno all’altezza di poterlo
ricambiare.
Annuii
semplicemente e tornai in camera. Mancavano solamente tra giorni al
week end; tre
giorni e mi sarei trasferita.
“Uffa!
Dovresti passarli accanto a me!” Sbottai, calciando come
un’ossessa sul letto e
buttandomi il faccia il cuscino.
“Di
che parli?” Una voce improvvisa, leggermente rauca ma
comunque melodiosa,
proruppe nel silenzio facendomi sussultare. Mi alzai di scatto,
lasciando
scivolare il cuscino e mi misi seduta sul materasso; il cuore mi
martellava nel
petto come impazzito. Edward era comodamente seduto sul davanzale della
finestra, ora spalancata, e mi osservava incuriosito. Aveva i capelli
bronzei
leggermente bagnati dalla pioggia che era iniziata a scendere, e il
dolcevita
bianco che indossava, lasciava ben poco all’immaginazione.
Era davvero un
perfetto Dio Greco.
“Ma…
ma… ma…”
Scoppiò
in una fragorosa risata, una di quelle più rare da sentir
provenire dalla sua
persona, capace di farti mancare il respiro fino a soffocare.
“Hai perso le
parole?” Con un solo balzo me lo ritrovai di fronte, proprio
a pochi centimetri
dal viso; sorrideva beffardamente.
Percepii
le mie guance inondarsi di imbarazzo e colorarsi di un intenso rosso
pomodoro.
Cercai
di ricompormi. “Ma che ci fai qui?” Domandai,
indietreggiando.
“Non
avevo voglia di entrare dalla porta…”
“Già,
immagino sia troppo banale per un vampiro usarla…”
Ironizzai. Lui di nuovo
sorrise.
Sembrava
di ottimo umore.
“Comunque
mi pare che anche tu abbia una finestra in
camera…” Continuai.
“E’
vero, ma… volevo farti spaventare…”
Affermò in tutta sincerità, strizzandomi
l’occhio.
“Tu
sei odioso!” Feci per colpirlo, ma rapidamente prese il
cuscino dal pavimento,
e parò il colpo senza troppa difficoltà.
“E
tu sei… imbranata!” Nemmeno il tempo di realizzare
le sue parole, che già si
trovava davanti all’uscita; la mano sulla maniglia.
“Ecco,
scappa che è meglio!” Li feci la linguaccia.
“Sei
anche spiritosa!” ribatté. Questa volta fu a me
che uscì un rantolo dalla gola.
Ancora
sghignazzando se andò, lasciandomi sola. Il mio cuore ancora
batteva
all’impazzata, e non sembrava intenzionato a rallentare;
sicuramente non lo
avrebbe fatto fino a quando i miei pensieri si fossero soffermati sul
suo viso,
sui suoi capelli, sul suo fisico scolpito…
Scossi
la testa. “Ma che assurdità pensi,
Bella!” Mi auto rimproverai, dandomi una
manata sulla fronte.
Quella
notte non riuscii a prendere sonno; mi girai e rigirai nel letto
miliardi di
volte. Sentivo caldo e mi scoprivo, poi sentivo freddo, e mi rificcavo
sotto le
coperte. Finalmente mi addormentai che erano già le quattro
del mattino e,
ovviamente, quando tre ore dopo suonò la sveglia, la
stanchezza fisica mi fece
mancare la voglia di alzarmi. Avrei marinato volentieri la scuola.
Il
mio sguardo, ancora offuscato dal sonno, volse spontaneamente verso la
finestra; dalle veneziane non subentrava nessun raggio di sole, nemmeno
l’accenno. Questo mi diede un po’ più di
forza e volontà.
Con
la lentezza di un bradipo mi vestii, scegliendo a caso degli indumenti
dall’armadio bianco a due ante: un paio di jeans scuri, una
maglietta in cotone
verde militare con cappuccio e le solite all star nere, ormai
consumate. Forse
era ora di andare a fare un po’ shopping; avevo qualche soldo
da parte.
“Giorno
Bella!” zia Esme mi accolse con un gran sorriso materno e mi
invitò ad
accomodarmi al tavolo tondo della cucina, sul quale già mi
attendeva una
fumante tazza di latte, affiancata dalla scatola dei cereali.
“Grazie
zia, ma non c’è bisogno che mi coccoli
così tanto.” Le feci presente
mostrandole un sorriso per non risultare sgarbata. Apprezzavo le sue
attenzioni, ma sapevo che alcune, erano state aggiunte in vista del
nostro
trasferimento.
“Non
dire così…” Affermò,
sedendosi al mio fianco e stringendomi un mano con
delicatezza.
“Io..
so solo che mi mancherete terribilmente..” Mi
osservò con occhi velati di
tristezza, ma sulle labbra ostentava un sorriso.
“Anche
voi mi mancherete da morire.” Ci abbracciammo forte e
rimanemmo strette per un
lungo minuto. “Comunque…” Ripresi,
asciugandomi una lacrima sfuggita al mio
controllo. “Potremo vederci spesso, non cambierà
poi molto, no? Anzi direi che
sarò sempre qui a rompervi le scatole!”
Ironizzai,
sforzandomi di ridere e di non pensare al giorno in cui loro, avrebbero
dovuto
andarsene da Forks.
“Sarai
sempre la benvenuta.”
“Avanti,
niente smancerie!” Un vocione improvviso ci interruppe. Era
Emmett che si
avvicinava grossolano ma silenzioso. “Bella è
l’arbitro ufficiale delle nostre
partite di baseball! Vero ragazza?”
Chiese
tutto allegro, dandomi una pacca sulla spalla, fortunatamente
controllata, ma
comunque dolorosa.
Mi
massaggiai. “Lo dici solo perché io non riesco a
cogliere i falli, vista la
vostra velocità…”
Sorrise
contento, come un bambino. “Esatto!” La sua
sincerità disarmava e divertiva
allo stesso tempo.
“Be,
vado! Rose, Alice e Jasper mi stanno aspettando sulla
decapottabile!”
Bloccai
la cucchiaiata di cereali prima di introdurla in bocca.
“decapottabile?” Lo
chiesi al vento, Emmett era già uscito ed Esme non era
più in cucina. Perché
mai non utilizzavano la Volvo di Edward? E perché non lo
aveva nominato? Era
forse uscito di nuovo per i fatti suoi?
Riposi
la tazza nel lavandino e la sciacquai, presi lo zaino dal pavimento e
mi
affrettai ad uscire.
Rimasi
spiazzata nel vedere la Volvo argentata al solito posto. Mi accigliai
interrogativa e mi diressi verso il Pick up. Non ebbi però
nemmeno il tempo di
infilare la chiave nella serratura della portiera, che una mano fredda
come il
ghiaccio mi afferrò il polso con dolcezza, bloccandomi.
“Oggi
ti accompagno io.” Edward era ancora più bello del
solito se possibile.
Indossava un’aderente maglioncino grigio, dal quale si
intravedeva il colletto
di una camicia bianca; i jeans scuri gli ricadevano a pennello e i
capelli
scompigliati lo facevano sembrare un modello delle
pubblicità per gel.
Deglutii.
“Vuoi… accompagnarmi a scuola?” Domandai
incredula e senza capirne il motivo.
Scosse
lentamente la testa. “Ho detto che ti accompagno, non ho mai
nominato la
scuola.”
“Cosa??
Vuoi farmi marinare il terzo giorno di scuola? Sei
impazzito?!” Sbottai.
Le
sue labbra mostrarono il sorriso sghembo che tanto mi piaceva.
“Non ti
obbligherò.”
Il
mio cuore a quelle parole parve fermarsi e la mia mente mi diede
automaticamente
della stupida; cercai comunque di non dare a vedere la mia delusione.
“D’accordo, allora vado…” Mi
liberai dalla sua presa e riprovai ad aprire la
macchina.
“Ma…”
Continuò però lui, stupendomi. “Sarei
lieto se tu volessi venire con me…”
Dicendo
queste parole si inchinò leggermente e mi offrì
il palmo della sua mano, in
attesa che io poggiassi la mia.
Ora
il cuore aveva decisamente ricominciato a battere, a esplodermi in
petto,
ballando tango, mazurka e twist assieme. “Verrò
con te.” Nello stesso istante
la mia testa aggiunse:
‘
Anche in capo al mondo.
Ecco
a voi il quarto
capitolo! Non riesco a scrivere molto, ma almeno cerco di non farvi
aspettare
tanto per il proseguimento! Spero vi piaccia, mi raccomando, fatemi
sapere!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
vanderbit! Sono
felice ti piaccia la storia, spero sia lo stesso per questo capitolo!
Purtroppo
però non credo che Charlie cambierà
idea… Un bacione!
*
Grazie giuly97! Eccoti
il prossimo, con la speranza che possa piacerti come gli altri! Bacio!
*Grazie
Giulia_Cullen!
Credo che Edward abbia deciso di mostrare a Bella ciò che
prova in un modo
tutto suo… dopotutto è questo a renderlo
speciale, no? Hehe! Spero ti piaccia!
Bacio!
*Grazie
crista! Ti
assicuro che Edward tenterà di tenerla vicina a
se… anche senza trattenerla a
casa Cullen… Fammi sapere che ne pensi di questo! Bacione!
*Grazie
jenny95! Ahahah!
Mike in effetti è un tantino odioso, ma in questo capitolo
te l’ho risparmiato,
visto? =) Spero t piaccia! Bacione!
*Grazie
_Miss_! Sono
contenta ti piaccia la storia, grazie! Allora spero
continuerà a piacerti! Un
bacione!
Grazie
poi a tutti voi
che leggete, spero continuerete a farlo!
Baciiiiii!