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Autore: Viandante88    08/04/2010    7 recensioni
Vi propongo una nuova, ulteriore versione di Twilight... E se Bella fosse cresciuta, assieme a suo padre, proprio con la famiglia Cullen? E se fosse sempre stata a conoscenza del loro segreto? Cosa accadrà tra lei e Edward,quando, all'età di 17 anni, comincierà a sentire nei confronti di quello che considera da sempre una sorta di cugino, dei sentimenti che vanno ben oltre un rapporto di parentela? Scopritelo! Buona lettura!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4: ANCHE IN CAPO AL MONDO

 

La sera, quando la famiglia Cullen tornò a casa dalla sua caccia, Edward non era con loro…

Aspettai ancora qualche ora, ma non lo vidi far ritorno. Alla fine mi preoccupai. Sentivo una strana sensazione esplodermi dentro; avevo bisogno di sapere che stava bene; avevo bisogno di sapere che fosse come sempre, a pochi metri da me, nella stanza di fronte alla mia.

Bussai con delicatezza alla porta dello studio dello zio.

“Carlisle…”

“Dimmi, Bella.” Distolse lo sguardo dal suo libro di medicina, e nel socchiuderlo tenne il segno con un dito.

“Ehm, Edward… beh… dov’è?”

Lo sentii sospirare, un gesto automatico ormai. “Credo che per stanotte non tornerà.”

Mi rivolse un’occhiata rammaricata, ma non aggiunse altro, e io non ebbi il coraggio di domandar lui il motivo. Alla fine non erano fatti che mi riguardavano.

“Capisco.” Abbassai il capo verso il pavimento. “Ti ringrazio.” Feci per richiudermi la porta alle spalle ma una mano mi fermò. Carlisle, alla velocità della luce, si era portato a pochi passi da me.

Non mi sarei mai abituata a quella loro odiosa rapidità!

“Non stare in pena. Sai come è fatto Edward. Quando ha qualche pensiero, preferisce starsene da solo e riflettere.” Mi sorrise, un sorriso bello da mozzare il fiato; non mi sentii nemmeno all’altezza di poterlo ricambiare.

Annuii semplicemente e tornai in camera. Mancavano solamente tra giorni al week end; tre giorni e mi sarei trasferita.

“Uffa! Dovresti passarli accanto a me!” Sbottai, calciando come un’ossessa sul letto e buttandomi il faccia il cuscino.

“Di che parli?” Una voce improvvisa, leggermente rauca ma comunque melodiosa, proruppe nel silenzio facendomi sussultare. Mi alzai di scatto, lasciando scivolare il cuscino e mi misi seduta sul materasso; il cuore mi martellava nel petto come impazzito. Edward era comodamente seduto sul davanzale della finestra, ora spalancata, e mi osservava incuriosito. Aveva i capelli bronzei leggermente bagnati dalla pioggia che era iniziata a scendere, e il dolcevita bianco che indossava, lasciava ben poco all’immaginazione. Era davvero un perfetto Dio Greco.

“Ma… ma… ma…”

Scoppiò in una fragorosa risata, una di quelle più rare da sentir provenire dalla sua persona, capace di farti mancare il respiro fino a soffocare. “Hai perso le parole?” Con un solo balzo me lo ritrovai di fronte, proprio a pochi centimetri dal viso; sorrideva beffardamente.

Percepii le mie guance inondarsi di imbarazzo e colorarsi di un intenso rosso pomodoro.

Cercai di ricompormi. “Ma che ci fai qui?” Domandai, indietreggiando.

“Non avevo voglia di entrare dalla porta…”

“Già, immagino sia troppo banale per un vampiro usarla…” Ironizzai. Lui di nuovo sorrise.

Sembrava di ottimo umore.

“Comunque mi pare che anche tu abbia una finestra in camera…” Continuai.

“E’ vero, ma… volevo farti spaventare…” Affermò in tutta sincerità, strizzandomi l’occhio.

“Tu sei odioso!” Feci per colpirlo, ma rapidamente prese il cuscino dal pavimento, e parò il colpo senza troppa difficoltà.

“E tu sei… imbranata!” Nemmeno il tempo di realizzare le sue parole, che già si trovava davanti all’uscita; la mano sulla maniglia.

“Ecco, scappa che è meglio!” Li feci la linguaccia.

“Sei anche spiritosa!” ribatté. Questa volta fu a me che uscì un rantolo dalla gola.

Ancora sghignazzando se andò, lasciandomi sola. Il mio cuore ancora batteva all’impazzata, e non sembrava intenzionato a rallentare; sicuramente non lo avrebbe fatto fino a quando i miei pensieri si fossero soffermati sul suo viso, sui suoi capelli, sul suo fisico scolpito…

Scossi la testa. “Ma che assurdità pensi, Bella!” Mi auto rimproverai, dandomi una manata sulla fronte.

Quella notte non riuscii a prendere sonno; mi girai e rigirai nel letto miliardi di volte. Sentivo caldo e mi scoprivo, poi sentivo freddo, e mi rificcavo sotto le coperte. Finalmente mi addormentai che erano già le quattro del mattino e, ovviamente, quando tre ore dopo suonò la sveglia, la stanchezza fisica mi fece mancare la voglia di alzarmi. Avrei marinato volentieri la scuola.

Il mio sguardo, ancora offuscato dal sonno, volse spontaneamente verso la finestra; dalle veneziane non subentrava nessun raggio di sole, nemmeno l’accenno. Questo mi diede un po’ più di forza e volontà.

Con la lentezza di un bradipo mi vestii, scegliendo a caso degli indumenti dall’armadio bianco a due ante: un paio di jeans scuri, una maglietta in cotone verde militare con cappuccio e le solite all star nere, ormai consumate. Forse era ora di andare a fare un po’ shopping; avevo qualche soldo da parte.

“Giorno Bella!” zia Esme mi accolse con un gran sorriso materno e mi invitò ad accomodarmi al tavolo tondo della cucina, sul quale già mi attendeva una fumante tazza di latte, affiancata dalla scatola dei cereali.

“Grazie zia, ma non c’è bisogno che mi coccoli così tanto.” Le feci presente mostrandole un sorriso per non risultare sgarbata. Apprezzavo le sue attenzioni, ma sapevo che alcune, erano state aggiunte in vista del nostro trasferimento.

“Non dire così…” Affermò, sedendosi al mio fianco e stringendomi un mano con delicatezza.

“Io.. so solo che mi mancherete terribilmente..” Mi osservò con occhi velati di tristezza, ma sulle labbra ostentava un sorriso.

“Anche voi mi mancherete da morire.” Ci abbracciammo forte e rimanemmo strette per un lungo minuto. “Comunque…” Ripresi, asciugandomi una lacrima sfuggita al mio controllo. “Potremo vederci spesso, non cambierà poi molto, no? Anzi direi che sarò sempre qui a rompervi le scatole!”

Ironizzai, sforzandomi di ridere e di non pensare al giorno in cui loro, avrebbero dovuto andarsene da Forks.

“Sarai sempre la benvenuta.”

“Avanti, niente smancerie!” Un vocione improvviso ci interruppe. Era Emmett che si avvicinava grossolano ma silenzioso. “Bella è l’arbitro ufficiale delle nostre partite di baseball! Vero ragazza?”

Chiese tutto allegro, dandomi una pacca sulla spalla, fortunatamente controllata, ma comunque dolorosa.

Mi massaggiai. “Lo dici solo perché io non riesco a cogliere i falli, vista la vostra velocità…”

Sorrise contento, come un bambino. “Esatto!” La sua sincerità disarmava e divertiva allo stesso tempo.

“Be, vado! Rose, Alice e Jasper mi stanno aspettando sulla decapottabile!”

Bloccai la cucchiaiata di cereali prima di introdurla in bocca. “decapottabile?” Lo chiesi al vento, Emmett era già uscito ed Esme non era più in cucina. Perché mai non utilizzavano la Volvo di Edward? E perché non lo aveva nominato? Era forse uscito di nuovo per i fatti suoi?

Riposi la tazza nel lavandino e la sciacquai, presi lo zaino dal pavimento e mi affrettai ad uscire.

Rimasi spiazzata nel vedere la Volvo argentata al solito posto. Mi accigliai interrogativa e mi diressi verso il Pick up. Non ebbi però nemmeno il tempo di infilare la chiave nella serratura della portiera, che una mano fredda come il ghiaccio mi afferrò il polso con dolcezza, bloccandomi.

“Oggi ti accompagno io.” Edward era ancora più bello del solito se possibile. Indossava un’aderente maglioncino grigio, dal quale si intravedeva il colletto di una camicia bianca; i jeans scuri gli ricadevano a pennello e i capelli scompigliati lo facevano sembrare un modello delle pubblicità per gel.

Deglutii. “Vuoi… accompagnarmi a scuola?” Domandai incredula e senza capirne il motivo.

Scosse lentamente la testa. “Ho detto che ti accompagno, non ho mai nominato la scuola.”

“Cosa?? Vuoi farmi marinare il terzo giorno di scuola? Sei impazzito?!” Sbottai.

Le sue labbra mostrarono il sorriso sghembo che tanto mi piaceva. “Non ti obbligherò.”

Il mio cuore a quelle parole parve fermarsi e la mia mente mi diede automaticamente della stupida; cercai comunque di non dare a vedere la mia delusione. “D’accordo, allora vado…” Mi liberai dalla sua presa e riprovai ad aprire la macchina.

“Ma…” Continuò però lui, stupendomi. “Sarei lieto se tu volessi venire con me…”

Dicendo queste parole si inchinò leggermente e mi offrì il palmo della sua mano, in attesa che io poggiassi la mia.

Ora il cuore aveva decisamente ricominciato a battere, a esplodermi in petto, ballando tango, mazurka e twist assieme. “Verrò con te.” Nello stesso istante la mia testa aggiunse:

‘ Anche in capo al mondo.

 

 

 

Ecco a voi il quarto capitolo! Non riesco a scrivere molto, ma almeno cerco di non farvi aspettare tanto per il proseguimento! Spero vi piaccia, mi raccomando, fatemi sapere!

RINGRAZIAMENTI:

*Grazie vanderbit! Sono felice ti piaccia la storia, spero sia lo stesso per questo capitolo! Purtroppo però non credo che Charlie cambierà idea… Un bacione!

* Grazie giuly97! Eccoti il prossimo, con la speranza che possa piacerti come gli altri! Bacio!

*Grazie Giulia_Cullen! Credo che Edward abbia deciso di mostrare a Bella ciò che prova in un modo tutto suo… dopotutto è questo a renderlo speciale, no? Hehe! Spero ti piaccia! Bacio!

*Grazie crista! Ti assicuro che Edward tenterà di tenerla vicina a se… anche senza trattenerla a casa Cullen… Fammi sapere che ne pensi di questo! Bacione!

*Grazie jenny95! Ahahah! Mike in effetti è un tantino odioso, ma in questo capitolo te l’ho risparmiato, visto? =) Spero t piaccia! Bacione!

*Grazie _Miss_! Sono contenta ti piaccia la storia, grazie! Allora spero continuerà a piacerti! Un bacione!

 

Grazie poi a tutti voi che leggete, spero continuerete a farlo!

Baciiiiii!

  
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