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Autore: Hi Ban    09/04/2010    9 recensioni
“Non lo so.” Dissi con voce afona, schiarendola subito dopo, quasi per riflesso.
“Non lo sai? Eppure sei a casa sua.” Disse con voce allegra Deidara, tirando fuori la mano che aveva messo in quel borsellino in cui teneva l’argilla.
Le possibili risposte:
‘Non abito veramente qui, faccio finta.’
‘L’ho cacciato un mese fa fuori di casa perché non si toglieva le scarpe prima di entrare.’
‘L’ho ucciso e messo in una sacca da bowling perché non voleva farmi tenere un famigerato cervo.’
‘Era troppo bello allora l’ho rinchiuso in cantina per non rimanere abbagliata dalla sua bellezza.’
‘Itachi Uchiha sono io.’
‘Prima di mettere le mani su di lui dovrete passare sul mio cadavere!’
Oppure...
‘Dovrebbe rincasare per cena, potete aspettarlo in soggiorno.’

[Storia sospesa]
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Itachi, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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~In questo capitolo ci saranno degli spoiler per quanto riguarda la parte dello scontro tra Itachi e Sasuke, o meglio, sul piano dell’Uchiha maggiore, anche se non vado molto nei dettagli. Negli avvertimenti c’è l’avviso spoiler, vero, ma ho pensato di dirlo anche qui!^^


Capitolo 19


Oh, beh, quindi c’era anche la possibilità che non finisse ammazzato?
Allora esisteva Jashin!


Rimanemmo poi in silenzio, io a gongolare per la scoperta che Jashin faceva i miracoli, lui perché, evidentemente, credeva che la mia attività cerebrale non fosse abbastanza integra da sopportare altre rivelazioni di qualsiasi genere.
Itachi non sarebbe morto – o almeno c’erano meno probabilità che andasse a far compagnia alla famiglia –, ma quella, purtroppo, era l’unica cosa che avevo capito. Non li facevo così poco intelligenti, infatti da quel che avevo capito dovevo essere lì per salvare Sasuke Uchiha.
Si erano resi conto tutti che le mie abilità ninja – o inerenti al loro mondo in generale – non comprendevano neanche la maestria necessaria per usare un paio di bacchette per il ramen. Ed era grave, inutile negarlo. Evidentemente speravano che andassi in giro uccidendo gente a caso giusto per riportare a Konoha il loro ninja fedifrago.
Poi quella con l’intelligenza di Naruto ero io, eh!
“Non mi è chiara una cosa, Sensei...”
“Perché non me ne stupisco?”
Ma brutto deficiente! Come si permetteva? Quello con il quoziente intellettivo di una capra morta era lui, non ero stata io a richiamare un’inetta a Konoha e, di certo, non avevo tentato di insegnarle qualcosa, peraltro fallendo. Certo, forse ero io che avevo scarse attitudini a ciò che tentava di spiegarmi, ma lui non aveva aiutato.
"Perché non me ne stupisco?" Mormorai, ma le sue capacità uditive non lasciavano a desiderare come le mie, perciò sentì.
“Mi stai imitando?” Chiese, alzando un sopracciglio. No, era evidente che non aveva mai avuto a che fare con gente che aveva avuto il coraggio – o l’insanità mentale – di provocarlo. Se ce n’erano state le aveva uccise, molto probabilmente.
Quella consapevolezza che era assai veritiera, mi colse mentre stavo dando atto della mia idiozia all’Uchiha.
Mi stai imit... Chi, io? Ma non scherzare!” Mi affrettai a trasformare la mia imitazione in una riposta educata e stupita.
Mi stava guardando con fare minaccioso o sbagliavo? Io non avevo fatto niente e lui se la prendeva per troppo poco. In fondo lo stavo solo prendendo per il culo, niente di più. Se voleva attivare lo Sharingan per così poco... oh oh. Aveva attivato lo Sharingan.
Non era giusto, quello era ricatto psicologico.
“V-vuoi qualcosa per gli occhi? Un po’ di collirio magari... Sai, li vedo un po’ arrossati!” Risatine nervose a parte, lui non sembrava aver gradito la mia offerta di pace, perciò mi aggiustai meglio sulla sedia. Leggasi tra le righe: mi misi in una posizione che mi consentisse di scappare in fretta. Molto in fretta.
“Cos’è che non hai capito?” Chiese spazientito, mentre mi osservava armeggiare con la gamba del tavolo e quella della sedia, che si erano prodigate – sì, avevano preso vita propria – per farmi restare bloccata per una caviglia in mezzo alle due. Addio piano di fuga.
Era stato lui, a manovrare la mente di quei poveri pezzi di legno! Non si vergognava, manipolare così dei poveri esseri non viventi? Mi resi conto di star andando incontro a dei pensieri leggermente sragionati e vagamente isterici, perciò tentai di riprendere la calma.
Calma... certo, la calma interiore.
Diedi di colpo uno strattone con il piede bloccato, con il chiaro intento di liberarmi, ma, evidentemente, avevo fatto male i calcoli.
L’unica cosa che ottenni facendo così fu che persi l’equilibrio; il piede si liberò, certo, ma io finii per terra insieme alla sedia.
Itachi non si sporse neanche per vedere che fine avessi fatto, se ero viva o se, malauguratamente, la sedia si fosse rotta. Un pensiero che, sicuramente, lo avrebbe mandato incontro ad una crisi depressiva senza eguali che non lo aveva colpito neanche quando aveva mandato all’altro mondo i suoi parenti. Che cuore d’oro quel ragazzo.
“Hai rotto qualcosa?”
Oh, ma allora per me si preoccupava!
“No, no, tutto ok, non mi sono fatta male...”
“Non mi riferivo a te.” Rispose lapidario, senza darmi il tempo di finire di parlare.
Davvero, quel ragazzo era di una simpatia disarmante, un fascino da buttarsi giù dal balcone. Ero appena caduta, mi ritrovavo dolorante e terra e lui mi chiedeva se avevo rotto la sedia? Aveva un concetto di priorità che faceva ribrezzo.
“No, ma se vuoi provvedo!” Sbottai, leggermente scocciata dalla domanda stupida.
Aveva più valore la sedia di me? Beh, allora perché non si richiamava una poltrona dal mio mondo? Avremmo risolto il problema.
Mi fulminò nuovamente con lo sguardo e io mi limitai a girare la testa dall’altro lato – atteggiamento molto maturo – e mi alzai. Certo, non fui in piedi prima di essere inciampata nei miei piedi, nelle gambe della sedia e poi in quelle del tavolo.
“Se tanto ci tieni alla sedia fattene costruire una da Sasori! E lui che si diverte a fare il cretino con il legno, no?”
Credeva di spaventarmi se teneva attivato lo Sharingan? Lo credeva davvero?
Tzé.
Ci riusciva.
“È morto.”
“Ah.”
Con molta disinvoltura iniziai a girarmi i pollici, guardando il soffitto. Che bello: sapere di essere sempre pronta ad incappare in una figuraccia mi allietava la giornata.
Poi mi sorse un altro dubbio, che mise a tacere quello precedente. Per la prima volta da quando Itachi mi aveva conosciuta, mi vide con un’espressione che poteva essere definita seria e si allarmò probabilmente, perché disattivò lo Sharingan.
Sì, anche io ero capace di avere dei momenti di serietà, anche se decisamente effimeri.
“Itachi... A che punto siamo qui a Konoha?”
Wow. Una capacità di esprimermi che avrebbe fatto impallidire anche Orochimaru.
Effettivamente non mi ero espressa proprio in modo consono, ma io ero solita parlare senza pensare, perciò il risultato era poco soddisfacente.
Sembrava che piuttosto di indirizzarmi a Itachi mi stessi rivolgendo ad un esperto di manga, perché era a quelli che stavo facendo riferimento.
“Nella parte ovest del villaggio.” Rispose, tentando di capire dove volessi andare a parare.
Mi schiarii la voce, tentando di trovare le parole adatte e smettere di esprimermi come Naruto appena sveglio.
“Ehm... volevo dire... Quanti membri dell’Akatsuki avete già uccis... cioè, perso?”
Come dovevo rivolgermi ad Itachi? Era o no un membro di Alba? Perché non ero in grado di mettere insieme tre parole senza fare qualche disastro?
Mi osservò per un attimo, poi fece scomparire il rotolo.
Non nelle mutande, quello era stato appurato.
“Orochimaru è andato via. Sasori è morto per mano di una Chuunin di questo villaggio e della nonna. Deidara è appena ricomparso.”
Fin lì lo avevo ipotizzato anche io, ma non erano quelli i membri di cui volevo avere informazioni.
“E gli altri? Stanno bene? Problemi di salute? Di soldi? Hanno ancora la testa attaccata sul collo, vero?”
Mi resi vagamente conto che stavo esagerando e che mi stavo comportando come una pazza isterica, pretendendo anche di sapere le pause bagno dei suoi compagni; optai perciò per tornare a sedermi sulla sedia da cui mi ero alzata per poter meglio condurre la mia arringa. Tolsi anche le mani dal tavolo e feci cessare il tic al sopracciglio che era quantomeno fuori luogo.
Anche inquietante, in effetti.
“Se ti riferisci a Hidan è partito per una missione con Kakuzu meno di una settimana fa. Sai già chi sono, vero?”
Le parole ‘albino’ e ‘figo’ mi ritornarono in mente e mi chiesi perché si trovava sempre lì quando ero sul punto di iniziare a sbavare.
Annuii lentamente e poi feci mente locale. E scattai nuovamente in piedi. Itachi poteva anche pensare che avessi le emorroidi e che non potevo stare seduta sulla sedia per più di un minuto, ma c’erano vari problemini da sistemare.
“Cioè, tu sai la missione che stanno per compiere e te ne stai seduto a evocare rotoli e quant’altro dalle mutande? Genio Uchiha mia nonna! O la tua!”
Mai offendere nonna Uchiha o qualsiasi altro parente, la cosa poteva diventare pericolosa, infatti gli occhi del nipote divenirono rossi.
“N-no, no, la mia di nonna!”
“Carmen, Hidan è immortale.” Mi fece notare dopo un po'.
Ma grazie al cazzo, quello lo sapevo anche io! Però nel manga è molto poco immortale e molto tanto senza testa e sotterrato sotto la terra del clan Nara, concimata con la merda dei cervi.
Poi c’era giusto qualcuno di non immortale ed era Asuma Sarutobi, che guarda caso ci avrebbe lasciato le penne.
“Ma la missione è al Tempio del Fuoco! Poi ci saranno anche quelli di Konoha, mandati per prenderli!”
“I ninja sono addestrati anche a morire.”
Voleva crepare anche lui? Ah, già, giusto, lui era quello del piano suicida, chi meglio di lui sapeva a cosa erano addestrati i ninja?
“Se Asuma muore, Shikamaru lo vendica e Hidan muore. Poi verrà Naruto che accoppa Kakuzu e... e... crepano tutti!” Terminai in maniera teatrale, riversandomi sul tavolo. Non poteva non capire la gravità della situazione.
Non disse nulla e interpretai il suo silenzio a mio piacimento.
“Bene! Fai come credi! Fantastico! Io vado a salvare il culo a Hid... ehm, a chi di dovere.”
Così dicendo, mi avviai verso la porta, lasciandolo lì, a guardare il tavolo. Sperai per lui che fosse interessante.
Corsi a perdifiato e rischiai di far fuori qualche vecchietta perché per poco non gli finii addosso. Aggirai con maestria Naruto che mi salutava come un demente e gli feci una cosa che doveva assomigliare ad un sorriso, ma sembrava più una smorfia schifata, visto che ero troppo impegnata a correre e a respirare insieme.
Lo sentii soltanto chiedermi ‘come si sta a Villa Uchiha’ e gli risposi semplicemente che le marmotte erano davvero poco pacifiche.
Raggiunsi il palazzo dell’Hokage mezza morta, ma evitai bene di accasciarmi per terra e di riposare, perché il mio compito non poteva aspettare i miei comodi. Dovevo salvare Hid... cioè, Asuma!
Entrai, feci una rampa di scale correndo e per poco non inciampai, rompendomi l’osso del collo, perciò optai per un’andatura a me consona: un gradino per volta!
Finiti gli scalini killer, iniziai a correre a perdifiato per il corridoio, per poi spiaccicarmi contro la porta di Tsunade, che presi provvidenzialmente a pugni. Non c’era pericolo che stesse facendo qualcosa di sensato, probabilmente stava dando fondo alle sue abilità ninja per cercare altro sakè. Attaccata come una cozza alla porta, non mi resi conto che qualcuno aveva detto avanti e che, notando che una squilibrata continuava a battere contro la porta, l’aveva aperta.
E io cos’avevo fatto?
Ovvio, da grande ninja con potenziali che avrebbero fatto impallidire anche Madara Uchiha, utilizzai i miei pronti riflessi.
Eh, sì, caddi a terra.
“Che diavolo ci fai qui? Non dovresti essere a far saltare i nervi di Itachi?” Chiese Tsunade, nascondendo prontamente la bottiglia di sakè sotto delle scartoffie.
Essendo sincera, del sakè me ne importava veramente poco, infatti mi fiondai sulla scrivania e mi ci spalmai sopra, finendo faccia a faccia con Tsunade, che mi rivolse un’espressione confusa.
Vedendo che non accennavo ad abbassare lo sguardo, poggiò i gomiti sulla superficie di legno e fissò i suoi occhi nei miei.
Il silenzio regnava in quella stanza, finché Tsunade non proferì parola.
“Carmen, sei venuta qui per giocare a chi ride prima?”
Non abbandonando il mio sguardo, alzò un sopracciglio.
Tornò il silenzio che io ruppi, mettendo in moto quel povero neurone che tormentavo solo in caso di emergenza. Battei i palmi delle mani sul legno, giusto per darmi un contegno.
“Non abbiamo tempo per questi giochetti, vecchia!”
“Guarda che hai iniziato tu!”
“Sì, sì, certo, contaci. Ora ci sono cose più importanti!”
“Vuoi anche dirmi cosa?” Chiese, leggermente spazientita.
“Non farti alzare la pressione, basta che chiedi!”
E a quel punto mi chiesi quanto stupida fossi, visto che continuavo a temporeggiare, ma la verità era che non sapevo come porle la domanda. Vediamo, avrei potuto chiederle semplicemente di rivelarmi i piani delle missioni di livello S della Foglia, così ci saremmo tolti il disturbo.
O la facevo ubriacare e le facevo vuotare il sacco.
O usavo tutta la mia arte e finezza per arrivare al punto.
“Allora TsuTsu, quali sono le missioni che coinvolgono l’Akatsuki e di cui non potresti parlare? Ovvio, sarò muta come un pesce, non lo direi ad anima viva! In caso lo facessi tu saresti morta già da un pezzo, in fondo l’età avanza anche per te!”
Il tono doveva essere tanto convincente che la felicità la travolse in men che non si dica.
Felicità, certo: mi prese per il colletto della maglia e prese a sbatacchiarmi come se fossi un tappeto. Niente di così grave, mi stava solo frantumando le ossa per l’attrito con l’aria, niente d’irrisolvibile.
Furono le urla a farmi prendere in considerazione l’idea che forse - solo per ipotesi, eh! – la mia tattica era poco discreta e altrettanto poco proficua.
Shizune, che era rimasta accanto alla porta da quando l’aveva aperta, si era portata vicino alla scrivania e gesticolava nella nostra direzione, cercando di far smettere Tsunade di scuotermi come un sacco di patate.
Evidentemente non ci riuscì, perché iniziavo a sentirmi leggermente male; essere scrollata a quel modo non era molto congeniale per lo stomaco.
“Sme-e-e-e-tti-i-i-l-l-l-a-a-a!” Tentai, ma i miei sforzi erano vani. Neanche io riuscivo a sentire la mia voce a momenti.
Quando ebbe finito di scaricare la tensione, mi lasciò andare e mi osservò furente.
Beh, mi era andata meglio di altri: solitamente, il suo benvenuto era caloroso tanto quanto un pugno ben assestato che ti faceva avere una panoramica completa dell’alto dei cieli.
“Sì può sapere che razza di domande fai? Vedere Itachi ti ha fulminato i neuroni?”
In quel momento i neuroni li aveva fatti scappare lei con le sue maniere da scaricatrice di porto, ma non ebbi la forza di farglielo notare: lo stomaco non si era ancora ripreso.
“Che modi! Volevo solo parlare!” Esclamai, offesa da quel comportamento. Poi quando vedevo Itachi i neuroni si prendevano un’immeritata pausa, perché le figure di merda avevano già formato una latrina, in cui io sguazzavo alla grande quando ero in sua presenza.
Mi fulminò con lo sguardo e capii che era meglio arrivare al sodo, per davvero.
“Hai già inviato Asuma e company a stanare quei simpatici agnellini dell’Akatsuki?”
“E anche se fosse?”
Non si fidava per caso di me? Come poteva? Io sarei stata molto discreta in caso mi avesse dato qualche informazione. Visto che dovevo darle una buona motivazione per ottenere rivelazioni, usai tutto il tatto possibile e immaginabile di cui ero dotata.
“Dimmelo o non ti dico che Asuma muore!”
Mi guardò sconvolta e neanche lei sapeva se credermi o no.
Shizune era prossima ad un collasso.
“Allora? Vuoi mandare a morte Asuma, il figlio del Sommo et Illustrissimo Terzo Hokage? Molto ligio al suo dovere, non come qualcuno di mia conoscenza...” Vedendo l’occhiata che mi rivolse, mi affrettai a proseguire: “... dicuinonfaccionénomenécognome?”
“Come fai a saperlo?” Chiese sospettosa, mentre si posizionava meglio sulla sedia.
“Che non sei ligia al dovere?” Domandai innocentemente.
Vedendo come teneva saldamente i braccioli della sedia, pregai in tutte le lingue che mi ricordavo in quel momento – solo italiano – che al posto del bracciolo non ci fosse la mia testa. “Spiegati meglio, cosa intendi con morte di Asuma?” Sorvolò abilmente sulla mia precedente domanda, trovando più interessante sapere qualcosa su Asuma. Le spiegai velocemente cosa accadeva nel manga, la parte che trattava di Hidan e Kakuzu. Un abile descrizione, certo, nei minimi particolari; la conclusione aveva lasciato leggermente a desiderare, forse.
“... e Hidan muore, capisci vecchia? È morto morto! Morto crepato, comprendi? Morto!”
Stesa per metà sulla scrivania, davo voce al mio tormento sulla morte del fantomatico ‘albino figo’, cercando di farle comprendere il mio dolore.
Invano, perché se inizialmente mi aveva osservato con una faccia che aveva tutto tranne che comprensione, ora sbuffava apertamente e tentava di scollarmi dalla scrivania.
“Hai ragione, è davvero... e scollati!... un grande dolore per l’umanità uccidere... togliti, sembri una piovra!... un pericoloso ninja!”
“Esatto, esatto! Visto? Anche tu hai un cuore vecchiaccia!” Piagnucolai.
Tsunade, spazientita, probabilmente ‘vecchiaccia’ era stata l’ultima goccia, mi aveva dato una spinta degna di un toro inferocito, facendomi staccare dal mio ‘scoglio’.
Finii di faccia contro il muro ed era già tanto che non lo avevo sfondato.
Mi rimisi in piedi, tenendomi alla maniglia della porta e mi massaggiai il naso: una grazia degna della principessa delle mucche.
“Aggraziata come Naruto, eh!” Mi lamentai, cercando di capire se avessi qualche osso rotto e se sì quale; l’impresa risultava difficile visto che mi facevano male tutte.
“Allora? Li hai già mandati o no?!” Chiesi spazientita, cercando anche di tenermi alla larga.
Abbassò lo sguardo su una pila di documenti e prese quello al fondo. Lo sfogliò e sospirò.
“Ho mandato ieri una squadra di ninja all’inseguimento di due membri dell’Akatsuki. Asuma Sarutobi è tra questi, insieme a Shikamaru Nara, Ino Yamanaka, Choji Akimichi e altri.”
Oh, bene, ora almeno sapevo in che punto del manga ero. Faceva uno strano effetto sapere che di lì a poco avrebbe fatto la sua entrata in scena anche Pain. Hidan sarebbe morto in poco tempo e dubitavo fortemente di poter fare qualcosa.
Per l’albino no, ovviamente, anche perché non me lo avrebbe permesso nessuno, ma forse potevo evitare che Asuma morisse.
Bastava dirottare la missione. Per quanto quella possibilità fosse la migliore, Tsunade non avrebbe cambiato la disposizione della missione, così come la missione stessa.
Io non potevo fare un accidente, perciò era meglio trovare qualcosa che potesse essere più fattibile anche dalla posizione in cui si trovava la Godaime.
Lei non avrebbe richiamato indietro la squadra, quello era ovvio e di certo non avrebbe mandato altri ninja a posto loro: non poteva sacrificare altre vite e fare favoritismi su altri, lei era l’Hokage.
Ripensai a ciò che era successo nel manga, a ciò che poteva essere cambiato.
Poi l'illuminazione.
“Tsunade! Oh somma Tsunade-baa-chan! La squadra di soccorso!”
“Eh?”
“Renditi utile e manda una squadra di soccorso in più! Non all’ultimo momento, che serve solo per guardare Asuma crepare!”
“Cosa?” Tsunade non sapeva se essere sconvolta o arrabbiata.
Non aveva capito dove volessi andare a parare con la squadra di soccorso, ma di certo io non mi ero prodigata per esprimermi decentemente. Lei aveva i suoi problemi con la vecchiaia, l’udito e la memoria, ma non centravano. Ero proprio io che aveva delle abilità espressive che facevano evacuare anche uno stitico, per intenderci.
“Non mandare la squadra dopo, mandala subito, con ninja forti, così nessuno muore!” Ritentai, cercando di farle capire l’antifona.
“La squadra la mando in caso di pericolo, quando serve.” Specificò, irritata dalla mia insistenza e dalla mia intromissione nel suo ruolo di Hokage.
“No! Non mandarla solo per pararti il culo, mandala ora! Te lo dico io, l’emergenza c’è eccome!” Esasperata, conclusi la mia arringa riprendendo fiato.
Sospirò e diede un’altra occhiata a dei fascicoli.
Mi guardò come se volesse convincersi che avevo ragione – certo che avevo ragione, vecchia! – e poi spostò lo sguardo fuori dalla finestra.
“Shizune” sbottò poi, porgendole quel fascicolo “raduna questi ninja e falli venire qui.”
“Certo Signorina Tsunade.” Disse, sparendo velocemente fuori dalla porta.
Non indagai neanche: quella che aveva mandato a chiamare, anche se non ne conoscevo i membri, era la tanto citata squadra di soccorso.
Il silenzio tornò a regnare nella stanza e nessuna delle due voleva dire niente. Io avevo terminato il mio compito e potevo benissimo tornarmene da dove ero venuta, anche se l’idea di allenarmi con Itachi non era molto allettante.
“Beh, allora io...” Cominciai, ma non finii perché la Senju prese la parola.
Era estremamente seria; molto probabilmente si era convinta del pericolo di cui le avevo parlato. Era tanto difficile fidarsi di me? So che non avevo una buona formazione ninja e che venivo da un mondo che per loro era tanto sconosciuto quanto il cibo sano per Naruto, ma ero attendibile.
Abbastanza.
“Come faccio ad essere sicura che accadrà ciò che hai detto?”
Eh, io lo avevo detto che la vecchiaia la portava ad una mancanza sul piano della memoria; evidentemente non si ricordava che io, fino a quando mi era stato concesso, avevo seguito i manga, creati da Masashi Kishimoto e sapevo ciò che sarebbe successo. Certo, non ero completamente certa che tutto ciò che era stato disegnato sarebbe avvenuto anche lì, ma c’era comunque una possibilità ben fondata.
“Chiedi ad Itachi di tirare un altro rotolo fuori dalle mutande, così richiama i miei manga!”
“Mutande?” Chiese allibita.
Ops.
“Nah, niente! Non ci perdere sonno, che altrimenti le occhiaie iniziano a diventare visibili. Più di quanto lo sono già, intendo!”
La sua mira era decisamente migliore rispetto alla mia, infatti il primo oggetto random che le capitò a tiro fu molto vicino a colpire la mia faccia.


Mi era toccato tornare da Itachi, dal momento che Tsunade mi aveva scambiata per un bersaglio vivente. Se mi andava bene, Itachi avrebbe fatto la stessa cosa, peccato che lui non avrebbe tentato di centrarmi con oggetti, ma con le fiamme della palla di fuoco.
E non avrebbe tentato, mi avrebbe sicuramente centrato. Se mi andava bene, certo. Se mi andava male lo avrei trovato dove lo avevo lasciato, uguale, tranne che per l’umore.
Sarebbe stato arrabbiato, molto.
Naturalmente, non mi sarebbe andata bene e perciò lo trovai in cucina, seduto, che si rigirava le bacchette.
Bene, aveva deciso anche per una morte dolorosa, che gentile.
Magari voleva ficcarmeli per traverso nella gola e guardarmi soffocare, mentre rideva satanicamente, con le fiamme dell’Amaterasu dietro.
No, quella era una visione apocalittica di Kira, meglio non confondere i due.
A lui, massimo massimo, sarebbe comparso un ghigno satanico, certo, ma niente di appariscente.
Da brava ninja addestrata ad affrontare anche i nemici più astrusi, mi avviai silenziosamente verso la porta della stanza.
Mi tolsi anche le scarpe per non fare rumore, perché il mio intento era quello di non farmi sentire e di sgattaiolare sopra molto in silenzio, sfuggendo alla furia omicida dell’Uchiha.
Arrivata di sopra mi sarei barricata da qualche parte e avrei inventato un piano sul momento.
Ci sono quasi, ci sono quasi!, mi dissi d’incoraggiamento, quando ero ad un passo dal sorpassare quella dannata porta – o fusuma* che fosse.
Ripeto, brava ninja riferito a me, perciò le conseguenze furono disastrose.
Evitai accuratamente di sbattere nel fusuma, finendo per inciampare nel tatami*.
Io caddi, le scarpe che tenevo in mano volarono, mi finirono in testa e Itachi si voltò appena per vedere che fine avessi fatto.
Sì, per sua sfortuna ero viva e potevo affermare, dopo un’esperienza da vicino, che quei mezzi stivali del cavolo facevano male in testa.
Mi misi seduta e aprii completamente la porta scorrevole.
“Ehi, ciao!” Esordii nervosamente, mentre salutavo con la mano e finendo per agitare lo stivale che avevo provvidenzialmente tolto dalla testa. Lo lasciai cadere a terra e lo guardai con uno sguardo tra il sorridente e il terrorizzato.
Non aveva posato le bacchette.
“Ciao.” Disse lui, con una calma che avrebbe fatto risuscitare un morto.
Aveva salutato, pessimo segno, magari voleva lasciarmi sentire la sua bellissima voce prima di farmi vedere la luce. Un ottimo compromesso.
“S-sono belle? Le bacchette...”
Ma a chi importa!, certo, però dovevo prendere tempo.
Si voltò verso di me e posò quei dannati pezzi di legno che mi avevano fatto sudare freddo da quando avevo fatto visita al pavimento. Sapevo che a Konoha Ibiki Morino aveva dato fondo a tutta la sua fantasia per creare nuove tecniche di tortura, ma bastava lui: Itachi poteva continuare a lasciar stare la sua fervida immaginazione e non pensare a modi per torturare con le bacchette.
Anche se non metteva in moto l’intelletto mi faceva cagare addosso, ma era una sua dote innata. Insieme allo Sharingan. Che schifo di accoppiata.
“Credo che la tua uscita sia stata inutile.” Commentò lapidario, riferendosi alla mia scampagnata da Tsunade. Non volli neanche sapere come facesse a saperlo, sicura che la cosa mi avrebbe sconvolto. “Secondo me sì, invece. So che Hidan morirà comunque, ma Asuma, magari...” Tentai, ma lui scosse la testa. Sembrava sicuro di ciò che diceva, come se lui sapesse.
“Le cose sono già state stabilite, non puoi cambiarle.”
“Allora io che cavolo ci sono venuta a fare qui, eh?”
Gita di piacere? Sbavament tour? Tranquilla vacanza derivata da un trip oppiaceo? Certo che si poteva cambiare, altrimenti io non sarei stata catapultata con tanta grazia in quel covo di psicopatici.
“Niente deve cambiare.” Affermò freddo, con un tono che non ammetteva repliche. Era anche troppo serio e intuii che c’era qualcosa sotto.
“È già cambiato troppo, meglio non tirare la corda.” Continuò imperterrito su quella linea, come se avesse anche senso. Per lui, forse.
“Perché tu non lo chiami cambiamento il fatto che una pazza sia stata richiamata qui, vero?”
Mi osservò con uno sguardo severo e si alzò dalla sedia.
Tanto per fare scena, mi alzai anche io, ma forse sarebbe stato meglio se fossi stata seduta. La differenza di altezza era anche troppa e mi metteva in soggezione. Fui tentata di sedermi nuovamente, ma dovevo tener testa alla situazione.
“Il minimo cambiamento può anche far crollare un piano ben congeniato.” Continuò ostinato e finalmente il mio cervello mi permise di comprendere.
Itachi.Era.Stupido.
Si riferiva senza ombra di dubbio a ciò che aveva in serbo per Sasuke.
Altro che genio, era un vero cretino e credeva anche di poterla spuntare con quelle sue uscite. Cioè, aveva molte probabilità di riuscirci se usava delle scorciatoie – tipo uccidermi –, ma gli avrei tenuto testa.
“Beh, mi dispiace, ma il tuo poco intelligente piano suicida è già stato mandato a farsi benedire quando sono atterrata in un prato poco tempo fa, rammenti?”
Lui e il suo stupido piano. Credeva davvero che ora che io mi trovavo lì lui avrebbe potuto tranquillamente andare a farsi uccidere da Sasuke, così, per fargli attuare la sua infantile vendetta? Così io avrei dovuto piangere di nuovo, così com’era successo quando quel cretino si era fatto uccidere da quello scoiattolo con gravi problemi mentali.
Per carità, il ragazzo aveva il suo fascino, ma lo perdeva nel momento in cui uccideva Itachi.
“Hai per caso intenzione di metterti in mezzo?” Chiese il maggiore degli Uchiha, capendo che io avevo capito ciò che lui non voleva che io capissi.
Però io avevo capito!
“Io? Oh, beh, se ti decidi ad insegnarmi qualcosa di vagamente utile invece che saltare da un ramo all’altro come una scimmia, sì, voglio provare a evitare che tu crepi!” Esordii fiera di me stessa, incurante di ciò che stavo dicendo.
Sì, perché dall’alto della mia sanità mentale gli avevo appena chiesto di allenarmi di più.
Intelligentias abbundas sullas buccam de stoltius!*
Al di là del discutibile latino, ero sicura di non voler sapere la risposta. Se non ero ancora morta probabilmente stava pensando ad un piano che gli avrebbe permesso di freddarmi in poco tempo e senza lasciare macchie. L’ultima volta non aveva pensato a quel particolare, eh?
Continuava a non palare e la cosa diveniva fastidiosa. Voleva o non voleva uccidermi?
“È un piano senza senso. Lasciamo perdere la parte degli occhi e cose varie che dice tutto da sola! Almeno sai cosa fa quel demente di tuo fratello una volta che si sarà messo l’anima in pace?” L’avevo punto evidentemente sul vivo, infatti si era irrigidito. Lui, per quanto fosse un abile ninja, non aveva potere sulle azioni future degli altri.
“Non è cosa che mi riguardi.”
“Bene, allora te lo dico io. Non è niente di intelligente, infatti la furbizia ve la siete tramandata tra voi Uchiha, eh?” Iniziai, non lasciandogli il tempo di parlare.
O di uccidermi.
O di uccidermi mentre parlava.
O di uccidermi mentre lui parlava e io pure.
“La sua vendetta si focalizzerà su Konoha, che vorrà radere al suolo. Giustamente, eh! Infatti è per Konoha che tu sei morto, non è stato mica lui a farti secco, per carità!” Continuai, incurante che, molto probabilmente, non gradiva quel velato – ma neanche tanto – sarcasmo verso l’adorabile fratellino idiota.
Io, dal canto mio, non avevo intenzione di lasciare che si sacrificasse come un fesso, perché per quanto potesse essere nobile la ragione che lo spingeva a tanto, restava comunque una grande perdita per l’umanità.
“Io non...” Aveva iniziato lui, ma io ero partita in quarta e la possibilità che mi potesse uccidere anche solo con lo sguardo non mi toccò minimamente.
“Silenzio, qui parlo io! E sai poi cosa farà quel deficiente? Tenterà di uccidere le uniche tre persone che lo hanno sorbito e hanno sopportato i suoi sproloqui sulla vendetta! E così mi fa morire anche il SasuSaku!”
Alzò un sopracciglio, sia incuriosito dal mio ultimo punto, sia contrariato dalla mia scaltra quanto effimera presa di potere. Una vocina nella mia testa mi diceva di chiedergli immensamente perdono e di prostrarsi ai suoi piedi, in modo da evitare che mi staccasse la testa in quattro e quattr’otto, ma non vi diedi peso. Doveva dissuaderlo e, se le parole non fossero bastate, avrei tentato con un’azione di forza.
“Tutto si può cambiare!” Esordii, continuando nel mio tentativo di fargli cambiare idea.
“Tu non ti farai uccidere da Sasuke, punto, fine e addio!”
Continuò a fissarmi, impassibile come al solito, come se quel fiume di parole che gli avevo riversato addosso, tutto ciò che avevo detto gli fosse entrato da un orecchio e gli fosse uscito dall’altro.
Incoraggiante, davvero. Parlare con lui era come parlare ad un sordo.
“Non credo tu riesca a fare granché, ma se proprio ci tieni ci puoi provare.” Mi informò tranquillamente, come se la cosa dovesse essermi indifferente.
In poche parole mi aveva detto che potevo tentare di evitare che morisse, mi aveva dato una possibilità.
Ero riuscita a fare qualcosa di vagamente sensato da quando ero lì; qualcosa significativo per me soprattutto. Certo, per il momento ero riuscita solo a convincerlo che forse c’era un altro modo per far finire la questione Uchiha, ma prima o poi avrei trovato anche il modo.
Finalmente potevo capire anche io i limiti di tempo che ‘i grandi’ si ostinavano a rimarcare e, come loro, sapevo che era davvero poco.
“Ora puoi venire ad allenarti, suppongo. Il volontariato per oggi è finito.”
Così dicendo, si apprestò ad uscire dalla stanza, come se fosse la cosa più normale del mondo. Oh, lo era, certo, se non ti eri sgolata per mezz’ora nell’intento di traviare quella mente contorta con delle massime che sembravano uscite dai biscotti della fortuna cinesi.
Mentre mi mettevo le scarpe iniziai a rincorrerlo per il corridoio e per poco non mi spezzai l’osso del collo.
“Ahm... Sensei! Non è for... Waaaa!” Non conclusi la mia domanda perché ruzzolai a terra e presi ad imprecare come una scaricatrice di porto.
Lo vidi affacciarsi dal corridoio che aveva imboccato e avvicinarsi.
“Non sai allacciarti neanche le scarpe. Diventerai sicuramente un'ottima ninja.” Disse poi con una punta di sarcasmo che a lui era estranea oltre ogni dire. Perlomeno da quando lo conoscevo di persona non lo aveva mai visto fare qualcosa che fosse lontanamente ricollegabile ad una battuta di spirito.
Non feci neanche caso a quello che aveva detto, ero troppo presa dalla novità.
“T-tu!” Dissi indicandolo come un’assetata verso una fonte d’acqua.
Saltai in piedi e mi portai davanti a lui, osservandolo meravigliata.
Era la volta buona che mi rinchiudeva da qualche parte, magari in un’illusione dove c’erano tanti morti e tanto sangue; avrebbe dato fondo a tutte le sue capacità ninja per utilizzare al meglio lo Sharingan.
Itachi era in attesa della mia rivelazione che, dai miei modi di fare, doveva essere qualcosa di davvero sconvolgente.
“Tu! Hai fatto del sarcasmo!”
La mia scemenza aveva colpito ancora e aveva mietuto anche una vittima. La mia idiozia aveva sconvolto anche Itachi che, con fare sconsolato, si era passato una mano tra i capelli ed era ritornato sui suoi passi.
“Vieni o potrei cambiare idea.”
“Arrivo!”


*
- Tatami: tipica pavimentazione giapponese, formata da dei pannelli triangolare.
- Intelligentias abbundas sullas buccam de stoltius!: non è scritta in latino, ci tengo a precisare, anche se credo si veda da come è scritta!xD L’ho inventata sul momento, così, ma non è ricollegabile al latino.
- Fusuma: sono delle porte formate da dei pannelli scorrevoli.


Udite udite! Sono tornata!^^
Sì, so che non aggiorno da un bel po’, ma la solfa è sempre quella!^^’ Quando la scuola chiuderà prometto che gli aggiornamenti saranno più celeri.
Sono arrivata al ventesimo capitolo!** Bisogna festeggiare! *stappa lattina di thè* Io non pensavo nemmeno di arrivare al secondo, invece eccomi qui! Beh, tecnicamente i capitoli sono 19 senza contare il prologo, ma in definitiva sono venti!xD Felici, eh?!=3
Beh, ci ho messo un po’, ma vi ho portato un capitolo abbastanza lungo, no? Abbastanza lungo da potermi perdonare, vero? *occhi da cagnolina bastonata*
Allora... che c’è da dire su questo capitolo? Beh, c’è la parte che riguarda il piano di Itachi e, dal momento che in Italia non si è ancora giunti a quel momento, all’inizio della pagina ho scritto che c’era questo spoiler. Itachi ha anche fatto del sarcasmo e prima che iniziate a chiedervelo, sì, c’è da preoccuparsi. Io faccio le mie solite figure che mi fanno apparire come una persona molto intellettuale e fine, ma quello è di casa!;D
Bene, chissà se sarà cambiato qualcosa per quanto riguardo lo scontro tra Hidan, Kakuzu, Asuma, Shikamaru e company!
Sappiate che le cose stanno per iniziare a complicarsi, infatti, come ho detto nel capitolo, il tempo inizia a scarseggiare. Chissà cosa succederà! Itachi mi ucciderà nel sonno? Lo farà Tsunade appena ne avrà occasione? Naruto saprà cosa sono le marmotte?
Scoprirete tutto nel prossimo capitolo, anche se non so darvi una risposta precisa per quanto riguarda Naruto!**
Beh, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perché non so quando potrò aggiornare nuovamente e non vorrei avervi lasciato con l’amaro in bocca!xD


Choco_DN: l’aroma di Itachi è qualcosa di unico! Dovrei quasi imbottigliarne un po’!xD O forse dovremmo imbottigliare lui, perché anche Itachi stesso è unico, non trovi?*-* Sono molto contenta che la ‘storia’ del clan Uchiha sia stata apprezzata, anche perché cedevo che me l’avreste tirata dietro!xD Sono ancora più felice del fatto che il capitolo in sé ti sia piaciuto, perché non lo nego: scriverlo è un impresa titanica tutte le volte!°° Spero che questo non sia da meno! E che la protezione delle mutande di Itachi Uchiha (con l’aroma, eh!) sia con te!^^

Samirina: sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto!** Mi rende molto felice sapere che continui a seguirmi, grazie!=) Spero che anche questo ti piaccia e in caso non fosse ti autorizzo a picchiarmi!xD

IvI: no! Non perdere la speranza, sono tornata!xD Ci ho messo un po’, ma ce l’ho fatta! La parte delle mutande a mietuto diverse vittime, eh?xD Fa parte del fascino di Itachi anche quello, eh!ù_ù Spero che l’attesa sia stata ripagata da questo capitolo! (Se ti riferisci al Jake/attore non posso dire molto sulla bellezza, eh!xD)

DebbyUzu: sono contenta che la storia ti piaccia!** Grazie della comprensione per quanto riguarda la scuola. Ti assicuro che è davvero massacrante!_-_ Sì’, sì, Jashin esiste!*-* Nella storia perlomeno sì!ù_u Ora dobbiamo vedere se esiste anche nella realtà!*_* Eh, chissà se Itachi la spunterà in questa storia o se il destino sarà crudele con lui! Aspettare e vedere!xD Spero che il capitolo ti piaccia!^^

fafnir: la parte delle mutande ha steso tutti!xD Chissà, magari ci tiene davvero le pergamene dentro!ù_ù Sono contenta che abbia deciso di aspettarmi anche se gli aggiornamenti sono, veramente, ogni morto di papa!xD Il fatto che non mi vuoi tirare dietro il pezzo sugli Uchiha è una cosa che mi ha reso davvero felice! Spero che il capitolo compensi l’attesa!*_*

Burdock 95: sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! Addirittura magnifico?°° Grazie!^^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia e che non lasci a desiderare! Chiedo scusa per il ritardo, ma non riesco proprio a postare prima!ç_ç

Pain Hatake 94: i motivi per cui non vuoi uccidermi sono davvero sensati, sai Pain?xD Anche se dopo tutta l’attesa mi sa che vorrai uccidermi più di quanto voglia fare Itachi già di suo!ç_ç Sono contenta che continui a seguirmi! E lo sono ancora di più che la storia ti piaccia!** Che la benedizione delle mutande sia anche con te!^^ *Pain Hatake la prende a testate xD*

neko_yuki: sono contenta che la storia ti tiri su di morale!*-* Mi rende davvero felice che questa storia sortisca questo effetto!^^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia!=3 Oh, e grazie per avermi messo tra gli autori preferiti!** *si inchina*

Ne approfitto per ringraziare anche Garconne per aver segnalato questa storia tra le preferenza per il concorso 'Storia coi migliori personaggi originali'! Davvero, per me è un onore! Ti ringrazio davvero tanto!*-*


Beh, ringrazio di cuore chi ha messo la storia sia tra i preferiti che tra i seguiti e vi chiedo nuovamente scusa per il ritardo! So che sono imperdonabile, ma abbiate fece (ancora): aggiornerò di nuovo prima o poi!*-*
Ciao!
  
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