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Autore: LadyMorgan    14/04/2010    6 recensioni
«Vedo» disse alla fine Lord Voldemort mentre i suoi occhi continuavano a concentrarsi sul suo viso. «Ma non è di questo che mi sei venuto a parlare, o sbaglio?»
Senza volerlo, Severus si sentì deglutire. Era arrivato alla parte fondamentale della sua missione, la più rischiosa. Quella che assolutamente non doveva fallire, nonostante il quasi nullo preavviso.
«Il mio signore vede tutto» disse con un filo di voce. «Sono venuto a parlarvi… a proposito della profezia…»
«Ah… la profezia che tu stesso mi hai così opportunamente riferito, mio giovane seguace?» Rise appena, mentre si voltava. [...]

Basata sulle note di Geordie di Fabrizio de André, una shot a proposito delle reazioni di Severus Piton alla scoperta che Lord Voldemort si preparava all'eccidio dei Potter.
***Dedicata a mia sorella Gattina_, in quanto prima fic, praticamente, pubblicata senza i suoi vitali incoraggiamenti.***
Genere: Dark, Song-fic, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lily Evans, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Rimpianti del Principe'
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Salvate il suo Sorriso

Mentre attraversavo London Bridge

un giorno senza sole

vidi una donna pianger d'amore,

piangeva per il suo Geordie.

 

Una figura incappucciata stava correndo lungo il ponte al crepuscolo, il mantello nero che le svolazzava attorno alle caviglie e le mani artigliate sui bordi del mantello, che il vento le incollava al corpo. Non si guardava attorno, non incrociava gli occhi dei radi passanti, si muoveva silenziosamente e con una certa ansia. Raggiunse la metà del ponte prima di fermarsi: la persona che stava cercando era lì, malgrado tutto.

Un uomo magro vestito di scuro era appoggiato alla balaustra e guardava l’acqua, lo sguardo fisso e sfocato di chi vaga altrove con la mente.

«Severus!» chiamò la figura incappucciata accelerando il passo.

Nulla, se non un grugnito quasi impercettibile, manifestò che l’uomo stava ascoltando.

La figura si fermò solo quando gli arrivò accanto. «Severus, che fine avevi fatto? Lucius era preoccupato, ha detto che eri assente alla riunione di ieri sera, mi ha detto di venirti a cercare… e anche Mulciber e Benoit non c’erano… il Signore Oscuro era… era furioso, pensava che aveste fallito, che foste morti tutti…»

«Sono morti tutti» sottolineò atono Severus scrollando appena le spalle. «Mulciber combattendo, Benoit poco dopo essere stato catturato. Eravamo in netta minoranza numerica.»

La figura gemette. «Non è possibile… perché non sei andato a fare rapporto, Severus? Ti stavamo per dare per disperso, non sapevamo cosa pensare, tu e Mulciber siete fra i nostri migliori…»

«Narcissa, eravamo dieci contro tre, la maggior parte della squadra speciale» ribatté Severus con una punta di impazienza. Ci fu un attimo di silenzio, poi proseguì: «E tra loro Evans…»

Narcissa rimase un attimo confusa, poi esclamò mentre un lampo di comprensione le illuminava la mente: «La Sanguesporco di Potter? Quella che ha cercato di… che si è scontrata con il Signore Oscuro lo scorso gennaio? Severus, è assurdo! Chi li aveva informati?!»

«Non lo so» rispose lui piatto. «Ma è grazie proprio a quella Sanguesporco se sono qui, Narcissa, quindi ti prego di moderare i termini.»

La donna si morse le belle labbra, e proseguì con una certa incertezza: «Tu… tu hai un… debito… con la Sang… con la Potter

«Di vita» specificò algido l’uomo. «E sarebbe stato lo stesso per Benoit se le avessero dato tempo. Non è a favore delle esecuzioni a sangue freddo.»

Un po’ stupita dalla piega presa dalla conversazione, Narcissa proseguì: «Ma è un’Auror… non vorrai dirmi che ti ha lasciato andare?!»

«Mi ha messo in mano una bacchetta e mi ha intimato di non farmi più vedere» rispose Severus con freddo sarcasmo. «Non proprio il comportamento della classica Auror con intenzioni omicide, non credi?»

Qualcosa, nel suo tono, spinse la donna a chiedere stupita: «Severus, tu… tu non sei più suo amico, vero? Avevi capito alla fine che era totalmente indegna di te, una Mezzabbabbana dal sangue sporco, vero?»

All’assenza di qualunque reazione da parte dell’uomo lo guardò stralunata e poi disse velocissimamente: «Avresti dovuto partecipare alla riunione di ieri sera, Severus, perché si è… si è parlato molto di Lily Potter, e della sua famiglia.»

 

Impiccheranno Geordie con una corda d'oro,

è un privilegio raro.

Rubò sei cervi nel parco del re

vendendoli per denaro.

 

Un movimento, subito represso, scusse il viso dell’uomo.

«Davvero!» sibilò poi. «E dimmi, chi è il fortunato incaricato di ucciderli? Per due Aurur della levatura dei Potter, membri dell’Ordine e allievi di Silente, immagino abbiano scomodato i Lestrange come minimo…» Si interruppe al movimento frenetico della testa di Narcissa. «No? E chi altri, allora?»

«Tu non capisci, Severus!» esclamò la donna guardandolo con attenzione. «Non è una normale spedizione, è qualcosa di molto più grande… andrà il Signore Oscuro in persona!»

Per la prima volta dall’inizio del dialogo, Severus parve preso alla sprovvista. «Il… Signore Oscuro?» articolò con un’ombra di incertezza nella voce. «Pensavo che non intendesse esporsi dopo l’omicidio di…»

«Severus, non hai proprio capito!» esclamò la donna impaziente. «I Potter sono la famiglia della profezia, Harry Potter è il ragazzo che sconfiggerà il Signore Oscuro, e lui intende liberarsene!»

Nulla, se non la contrazione delle mani e l’irrigidirsi dell’espressione, avrebbe indicato che dentro l’uomo qualcosa era appena esploso. Il tempo si fermò e parve espandersi mentre ogni singola parola scendeva lentamente nel suo cervello e vi faceva breccia.

La famiglia della profezia…

I Potter…

Liberarsene…

«Pensavo fossero i Paciock…» riuscì a sibilare mentre il suo controllo vacillava pericolosamente.

«I Paciock?» Narcissa parve sorpresa. «Cosa c’entrano i Paciock, sono i Potter che…»

«Sono io che ho riferito quella profezia, Narcissa!» Lo scoppio la fece indietreggiare, scioccata. «Sono io che l’ho riportata, parlava di un bambino nato a luglio da genitori che avevano tre volte sfidato il Signore Oscuro! I Paciock hanno avuto un bambino a luglio, e hanno partecipato a tre scontri contro il Signore Oscuro, sono loro! Sono loro» Si voltò bruscamente contro la ringhiera, passandosi le mani sul viso.

Narcissa era francamente stupefatta, e anche un po’ spaventata. «Severus, cosa stai dicendo? Non si è mai parlato dei Paciock, quando Lucius mi ha detto di venirti a cercare e ad aggiornare mi ha detto soltanto di riferiti che il Signore Oscuro ha esposto la profezia ai Mangiamorte e gli ha detto che intendeva sventarla con l’uccisione del bambino di cui parla, Harry Potter…»

«Ma perché i Potter?!» esclamò l’uomo quasi fuori di sé. «Li ucciderà tutti, dal primo all’ultima…»

«Severus, cosa – stai – dicendo?» Narcissa era sempre più perplessa. «Sono nemici, combattono contro di noi! Devono essere uccisi! Anzi, è un privilegio che sia il Signore Oscuro in persona a scomodarsi per loro, non credo che lo avrebbe fatto per tanti altri. E poi sono un pericolo per Lui, rischiano di far crollare tutto ciò per cui abbiamo sempre combattuto! È necessario per noi come per lui che vengano eliminati, o non potremo mai raggiungere il nostro obbiettivo…»

 

Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera

sellatele il suo pony

cavalcherà fino a Londra stasera

ad implorare per Geordie

 

Con gli occhi quasi fuori dalle orbite, l’uomo tornò a girarsi. «Devo parlare al Signore Oscuro, devo dirgli…»

«Severus, che ti prende?» La donna gli appoggiò una mano sul braccio. «Sono solo nemici, non ti sei mai fatto scrupolo ad agire contro nemici…»

Ci fu un attimo di silenzio, mentre Severus riprendeva in mano le redini del suo autocontrollo. «Non è per… è che il Signore Oscuro rischia… rischia di commettere un tremendo… errore, sono i Paciock, non i Potter, non… non riuscirà ad estinguere la minaccia con la loro morte…»

Bugia, bugia…

A lui non importava niente del Signore Oscuro, né dei Paciock, né di Potter o di suo figlio, ma se lei ne restava coinvolta… Spariva tutto il resto. Costasse il mondo, lei doveva sopravvivere.

«Devo andare, Narcissa» disse in tono impersonale spostando la sua mano quasi con malagrazia. «Devo… scongiurare questo… questo equivoco, la posta è troppo alta, l’hai… l’hai detto anche tu, sarebbe la fine del nostro sogno…»

La donna lo guardò con una punta di scetticismo. «Severus, cosa hai intenzione di…?»

«Lasciami andare, Narcissa!» rispose lui facendo un passo indietro. «Dov’è il Signore Oscuro, ora?»

Un ultimo sguardo, prima di rispondere. «Era… ieri sera era a Lestrange Hall, è il… il nuovo quartier generale, a che io sappia…»

La guardò fissamente, fino a quando lei non cominciò a muoversi, a disagio, con la sensazione di essere sviscerata fino all’anima da quegli occhi neri, completamente privi di luce, spenti come se qualcosa dietro ad essi si fosse fulminato. «Grazie, Narcissa» disse solo Severus prima di smaterializzarsi con un piccolo pop.

Riapparve di fronte ad un lussuoso cancello di ferro battuto dal chiavistello impreziosito da serpenti incisi che si attorcigliavano attorno alla serratura.

Severus si limitò a tendere il braccio marchiato e i serpenti si contorsero fino ad avviluppare il suo polso, per poi ritrarsi mentre il cancello si apriva con un lieve cigolio.

Non ci si poteva materializzare all’interno della tenuta dei Lestrange, lo sapeva bene, quindi cominciò a correre, supportato da un incantesimo che lo condusse per tre miglia di selciato in meno di un minuto. Il portone si aprì davanti a lui senza che fosse necessario bussare, e in cima alle scale dell’ingresso apparve la figura fasciata di nero della padrona di casa.

«Ma tu guarda… la nostra piccola serpe uccisa» commentò ironica. «Venuto a pagare il prezzo del fallimento, Piton?»

«Devo parlare con il Signore Oscuro» disse lui muovendosi velocemente verso di lei. «Ho… notizie da riferirgli…»

«Davvero?» Il tono di Bellatrix si fece canzonatorio mentre guardava il suo aspetto stravolto. «E tu sei proprio sicuro che lui voglia parlare con te, Piton? O che gli importi quello che vuoi dirgli? Non era molto contento quando ieri abbiamo saputo del fallimento della vostra missione, non so se ti riaccoglierà bene… E ora tu vieni qui. Oh, devo ammettere che non credevo fossi tanto… autolesionista.»

«Lestrange, dov’è il Signore Oscuro?» ringhiò Severus, la pazienza che andava definitivamente a farsi benedire.

Lei lo guardò con un sorriso beato. «Sta lavorando all’attuazione del nostro obbiettivo, come sempre, Piton… non si stanca mai di sognare un futuro migliore per noi Purosangue, è per questo che lo serviamo, non credi?»

«Dove posso trovarlo?»

Un sopracciglio della donna scattò verso l’alto. «Piton, non hai sentito cosa ho detto? Il Signore Oscuro sta lavorando. Non andrai a disturbarlo. Non credo che nemmeno il piacere di sentire le tue grida potrebbe distoglierlo dalla sua concentrazione…»

«È una questione che… che lo riguarda personalmente.»

Maledetta donna, che godeva nel tenerlo sulle spine!

Una scintilla di interesse si accese negli occhi di Bellatrix. «Se è tanto urgente, Piton, puoi dirlo a me. Come sua luogotenente lo informerò non appena sarà libero, senza tralasciare il tuo coinvolgimento.»

Ma lui scosse il capo: l’ultima cosa di cui aveva bisogno era che quella pazza esaltata della Lestrange si mettesse in mezzo. «È una cosa di cui parlerò solo con il Signore Oscuro in persona» disse fermamente. Se fosse stato più calmo sarebbe riuscito a ironizzare, ma in quel momento non se ne sentiva né in grado né in vena: l’urgenza della sua missione si scontrava e fondeva con il terrore per il risultato.

Gli occhi di lei lampeggiarono. «Dimentichi te stesso, ragazzino!» sibilò, simile a un serpente e come esso letale. «Pensi che l’aver riferito una miserabile profezia ti elevi al rango di suo confidente?! Ah!» Rise, una risata acuta, di gola, da far rizzare i capelli. «Inventati qualcos’altro, serpentello, dovranno passare anni prima che tu sia degno di parlare con il Signore Oscuro in momenti inopportuni!»

«Ma dopotutto sarebbe poco gentile rifiutare un colloquio all’unico sopravvissuto del nostro ultimo, fallimentare esperimento, non credi, Bella?»

 

Geordie non rubò mai neppure per me

un frutto o un fiore raro.

Rubò sei cervi nel parco del re

vendendoli per denaro.

 

Non serviva chiedere a chi appartenesse quella voce; sarebbe valsa l’espressione di Bellatrix, un misto di adorazione e reverenza, a informare che la voce fredda, modulata ma in qualche modo inumana apparteneva al mago più ricercato di tutta la Gran Bretagna.

«Mio signore…» mormorò la donna chinandosi fino a terra e rialzandosi solo quando un uomo alto, vestito completamente di nero le passò accanto poggiandole appena una mano sulla spalla.

«Severus…» proseguì Lord Voldemort cominciando a scendere le scale. «Di ritorno e ancora sconvolto, vedo. Spero tu mi sia venuto a spiegare cosa sia andato storto.»

Automaticamente, l’uomo si inchinò fino a terra e, quando il Signore Oscuro gli fu vicino, gli baciò l’orlo della veste. «Sì… sì, mio signore» disse dopo essersi alzato.

Tutti i suoi sensi erano all’erta, non poteva permettersi nessuna distrazione, nessun tentennamento: era nella fossa dei leoni solo e disarmato, e sapeva di dover dosare ogni parola, ogni espressione per poter ottenere quello che voleva.

«Siamo… stati presi alla sprovvista, mio signore.» La sua voce, automaticamente, riprese il consueto tono freddo e impersonale. «I traditori del loro sangue dovevano essere stati informati della nostra prossima… visita… perché al loro posto c’erano dieci Auror di cui almeno otto della Squadra Speciale. Non posso dire che abbiamo prevalso, ma ci siamo battuti: quando il combattimento è terminato, cinque di loro erano morti e almeno due feriti in modo grave.» Fece una pausa, poi continuò come se stesse riferendo un qualunque fatto di cronaca: «Mulciber è morto nello scontro, io e Benoit siamo stati imprigionati. Io sono riuscito a fuggire poco dopo l’esecuzione di Benoit.»

Gli occhi dardeggianti di Lord Voldemort lo scrutarono a lungo da sotto il cappuccio.

Concentrati. Controlla la tua mente, non sei un debole…

Sapeva che l’unico modo per poter mantenersi in vita era non mostrare la verità. Ma in fondo, a mentire era bravo, lo era sempre stato.

Sono state le mie bugie ad allontanarti…

«Vedo» disse alla fine Lord Voldemort mentre i suoi occhi continuavano a concentrarsi sul suo viso. «Ma non è di questo che mi sei venuto a parlare, o sbaglio?»

Senza volerlo, Severus si sentì deglutire. Era arrivato alla parte fondamentale della sua missione, la più rischiosa. Quella che assolutamente non doveva fallire, nonostante il quasi nullo preavviso.

«Il mio signore vede tutto» disse con un filo di voce. «Sono venuto a parlarvi… a proposito della profezia…»

«Ah… la profezia che tu stesso mi hai così opportunamente riferito, mio giovane seguace?» Rise appena, mentre si voltava. «Bella, dobbiamo trovare gli autori della… delazione… che ha causato il decesso del mio vecchissimo amico Mulciber e del povero Benoit. Vuoi occupartene tu? Assieme a Rodolphus, magari?»

«Certo, mio signore» rispose lei all’istante, inchinandosi nuovamente. «Sarà un onore, mio signore.»

Si diresse subito verso l’uscita, senza guardarsi indietro.

Lord Voldemort la guardò uscire con un mezzo sorriso. «E così siamo soli, Severus. Spero ti renda conto di cosa significhi questo.»

«Il mio signore è troppo buono, è tutto magnanimità…» Sentiva le parole fluirgli dalla bocca, ma non poteva credere di essere lui a pronunciarle. La bocca singolarmente asciutta, cominciò: «Credo… di aver trovato la famiglia a cui si riferisce la profezia, mio signore.» Fece una pausa per inumidirsi le labbra e attese le reazioni della figura di fronte a sé.

«Davvero, Severus?» La voce sotto il cappuccio suonava divertita. «Che servo infaticabile non sei mai… mi vergogno quasi a dirti che anche io l’ho trovata.» Lo guardò con un piccolo sogghigno. «Ma sarei curioso di sapere se i nostri pareri coincidono.»

Ci fu una piccola pausa prima che Severus dicesse: «I Paciock… mio signore, non so come ho fatto a non capirlo prima! I Paciock erano presenti in tutti gli scontri a cui il mio signore ha preso parte, ed hanno avuto un figlio uno degli ultimi giorni di luglio… deve essere lui il bambino a cui la profezia…»

«Ah, Severus, mi dai un grande dolore!» Il tono, esageratamente dispiaciuto, era da solo un insulto. «Speravo che avessi capito… e invece…» Sorrise appena mentre i suoi occhi si fissavano in quelli agghiacciati di Severus. «I Paciock sono una famiglia antica e purosangue, di discendenza purissima, e per quanto al momento la loro linea di azione sia deviata, nulla vieta che in futuro possano condividere la nostra causa.» Studiò con velato divertimento l’irrigidirsi dei suoi muscoli e proseguì con letale dolcezza: «Forse conosci anche l’alternativa, Severus? Sei sempre stato un ragazzo intelligente… fortunatamente per le nostre file, esiste un altro bambino nato esattamente l’ultimo di luglio, da genitori che continuano ostinatamente a mettersi in mezzo al mio cammino.» Rise quasi affettuosamente. «E… in questo caso, il ragazzo è molto più appetibile, la sua stirpe sfortunatamente è corrotta, e potrebbe diventare un fastidio.»

«Mio… signore, un bambino… mezzosangue non potrebbe mai diventare un… un pericolo, senz’altro.» Si impose di controllare la voce. «Un bambino purosangue, se cresciuto nel modo sbagliato, potrebbe più facilmente raggiungere un potere maggiore di un piccolo mezzosangue…»

«Ah, ma i mezzosangue non sempre sono inermi, Severus» lo interruppe in tono ammonitore Lord Voldemort. «Io e te ne siamo la prova vivente, non credi? E quel bambino non sarebbe in grado di cancellare la macchia sul suo albero genealogico, come abbiamo fatto noi, non ti sembra?»

«Mio signore è… è preso per poter dire cosa farà…»

«Esatto, Severus. Non intendo aspettare di vedere cosa potrà diventare in grado di fare.» Lo guardò piegando appena la testa di lato, come di fronte ad un esperimento interessante. «Quindi, Harry Potter deve morire, e con lui chi prova a impedirmelo.»

 

Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso,

non ha vent'anni ancora

cadrà l'inverno anche sopra il suo viso,

potrete impiccarlo allora

 

Sarebbe stato difficile descrivere il miscuglio di emozioni che quelle parole scatenarono in lui. Paura, dolore, delusione, disperazione, rabbia, impotenza… vorticavano tutti nella sua testa, a stento contenuti. Non poteva permettersi di perdere il controllo, non poteva permettersi cedimenti. Nessuno sapeva sfruttare i cedimenti meglio di Lord Voldemort.

Con lui chi prova a impedirmelo…

Gli venne quasi da ridere per la disperazione. Con quella clausola al suo discorso, il suo padrone, il suo maestro aveva appena apposto su Lily Evans una condanna di morte sicura come quella sul ragazzo.

Se non fosse stato così coinvolto, si sarebbe sentito esasperato dalla sua ex-migliore amica. Provare a impedirlo… si sarebbe fiondata in mezzo per ricevere la maledizione in pieno petto piuttosto che permettere a qualcuno di fare male a una persona che amava. Perché non era in grado di pensare a sé stessa, per una volta? Doveva sempre andare in mezzo, cercare di fare qualcosa… maledetta Grifondoro orgogliosa!

«Considerando che non daresti della “orgogliosa” al padre e dubito che il ragazzo possa improvvisamente diventare una lei, immagino che tu ti stia riferendo alla madre» sottolineò con delicatezza Lord Voldemort.

Severus sussultò e cercò di riassumere il controllo della sua mente, ma due occhi scuri spietatamente divertiti lo stavano ancora scrutando.

«Quanta fretta, Severus… quali pensieri vuoi tenere nascosti al tuo signore?» Senza dargli il tempo di rispondere, aggiunse: «Che cos’è quella donna per te?»

Ci fu una pausa di silenzio in cui Severus a malapena si accorse di essere nuovamente uscito nel buio del giardino, mentre rifletteva sulle implicazioni della domanda. «È… colei che mi ha permesso di fuggire, mio signore» disse alla fine, cercando la via più diplomatica per esporre la sua richiesta.

Una smorfia contrasse le labbra sottili dell’Erede di Serpeverde. «In debito con una Sanguesporco, Severus?» chiese in tono di disapprovazione. «E perché mai avrebbe dovuto farlo?»

Domanda che avrebbe dovuto prevedere.

«Siamo cresciuti insieme, signore» confessò alla fine, chinando la testa.

«Povero Severus» lo compatì Lord Voldemort passandogli una mano gelida sulle spalle. «Quasi dimenticavo che anche tu sei dovuto crescere fra Babbani e feccia per la stupidità di tua madre…» Si voltò verso di lui e sorrise nuovamente. «Ma non devi sentirti in debito con lei, lo sai» sussurrò. «È solo una Sanguesporco, non è degna di poter vantare un credito su di te…»

Oh, sì che lo è, è più degna lei di vantare tutti i crediti che vuole su di me di quanto non lo siano tutti i vermi che ti strisciano attorno…

«Ciò nonostante, mio signore, vorrei poter… perorare per la sua vita, presso di voi.»

L’aveva fatto. Il dado, come si soleva dire, era stato tratto. Ora poteva solo aspettare le sue reazioni.

Il suo silenzio era snervante, specie se avvertito in contrasto con la sua mente, che stava urlando.

Non può morire, non lei! Salazar, ha a malapena vent’anni! Salvatela, non chiedo altro! Farò qualunque cosa, ucciderò il bambino con le mie stesse mani, ucciderò Silente, brucerò Londra da solo, ma salvatela!

«Severus…»

Gli sembrava ancora di vederla, una bambina dai capelli mogano ridere spensierata su un’altalena sbilenca, quella stessa ragazzina sorridere a lui, abbracciarlo, porgergli la mano… Sei il mio migliore amico, Sev… E quegli occhi… quegli occhi non potevano andare distrutti.

«… senz’altro puoi capire…»

Quegli occhi così unici, così espressivi… sapeva controllarsi, lei, ma gli occhi la tradivano sempre. Quando lo stava prendendo in giro, quando stava urlando contro Potter, quando si concentrava sulle sue pozioni… e quando sorrideva. Aveva il sorriso più bello del mondo.

Non può venir cancellato, non può! Il suo sorriso deve restare! Dovessi ingannare, mentire o uccidere il suo sorriso deve essere salvato!

«… che la vita di una Sanguesporco, a dispetto del tuo ammirevole senso d’onore…»

Quegli stessi occhi che si erano colmati di un dolore insostenibile, quando lui l’aveva tradita.

Sanguesporco.

Perché il tradimento era l’unica cosa in grado di ferirla, e l’aveva sperimentato due volte, nella sua breve vita, sempre da parte delle persone a cui teneva di più.

Dolore, rabbia, delusione, tristezza… c’era tutto nelle iridi chiare, in quei momenti…

«… è assolutamente irrilevante.»

Il macigno posto sul suo petto si fece più pesante. «Mio signore, posso chiedervi, malgrado questo, di risparmiare la sua vita?»

Lord Voldemort fissò su di lui uno sguardo troppo acuto, poi parve sorpreso. «Severus, non mi dirai che desideri quella donna!»

Era possibile nascondere tante cose, ma non in quel momento. «Per paradossale che possa sembrare, mio signore, è stata praticamente l’unica persona in grado di…» Si interruppe, non sapeva cosa dire. Comprenderlo? Capirlo? Accettarlo? Volergli bene? «… di annullare le influenze che il mondo babbano aveva operato su di me.»

«E senza dubbio è una bella donna» concluse l’altro con un sogghigno. «Ma così non va, Severus! Non hai più cinque anni, ne hai venti e devi pensare al futuro! Quella donna è solo una macchia sul tuo passato… dovresti liberartene, se già non l’hai fatto. Esistono molte alternative, altrettanto piacevoli ma più degne, a cui potresti rivolgerti.»

E ora era con le spalle al muro. Se c’era una cosa di cui era assolutamente inutile e addirittura dannoso parlare a Lord Voldemort erano i sentimenti. Un Mangiamorte non ha sentimenti, un Mangiamorte si lascia guidare dalla logica o dalla devozione.

«Mio signore, ci… sarà tempo per risolvere il problema del ragazzo… non… sarebbe… più semplice… aspettare e vedere quali dei due manifesti poteri maggiori?»

Tutto, pur di ritardare quel momento.

«Severus, Severus» lo rimproverò con sarcasmo estremo il suo padrone. «Non cercare di scivolare così. Ne abbiamo già parlato, il bambino deve morire prima di poter rappresentare una minaccia. E mi sembra che stessimo discutendo di sua madre, ora.»

«Sì, mio signore.» Prese un respiro profondo, cercando con scarso successo di riordinare le sue idee.

«Sentiti libero di esprimerti, Severus» lo raggiunse la voce pesantemente ironica di lord Voldemort. «Mi divertirebbe sapere cosa pensi esattamente…»

Ma non potresti mai capirlo…

La prudenza non serviva, e l’orgoglio non l’avrebbe salvata.

«Mio signore, vi supplico, come grazia personale, di risparmiare la vita di Lily Evans.»

 

Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re

Geordie potran salvare,

anche se piangeran con te

la legge non può cambiare.

 

Il mago piegò capricciosamente la testa. «Severus, devo dire che il tuo comportamento mi preoccupa…»

Si divertiva a prenderlo in giro, a studiare le sue reazioni come avrebbe potuto fare un gatto particolarmente sadico con un topo particolarmente gustoso.

«Mio signore?»

«La tua singolare ossessione per quella donna è anormale» spiegò portandosi una mano al mento, come in preda ad un’astrusa ponderazione. «Immagino che l’età influisca… dopotutto sei ancora giovane, malgrado io tenda a dimenticarmelo…» Un sorriso particolarmente sgradevole si disegnò sulle sue labbra. «Gli svantaggi dell’età, spero vorrai comprendere…» Lo guardò, come colto da un’ispirazione improvvisa. «O forse è proprio il fatto che ti abbia liberato a scatenare in te questa atipica reazione?»

Per quanto lo riguardava, poteva credere quello che preferiva, l’importante era che lei si salvasse. «Non… lo so, mio signore.» Aveva di nuovo le labbra secche. «So che… credo che non sarà necessario arrivare al suo… omicidio per liberarsi del bambino…»

«Necessario?» Il Signore Oscuro parve soppesare la parola. «Necessario… no, non sarà necessario arrivare al suo omicidio, Severus, ma non vedo per quali motivi andrebbe evitato. È una Sanguesporco, e nient’altro, e sarò io stesso ad ucciderla, malgrado questo… Noi intendiamo epurare il nostro mondo da quella feccia, è il nostro scopo… Non vorrai veramente cambiare il nostro scopo solo per una bella donna, Severus?»

«No, mio signore, ma…»

«E temo che sia per noi tempo di rientrare, Severus» proseguì dolcemente Lord Voldemort. «O i miei fidi Mangiamorte potrebbero cominciare a temere che tu mi abbia rapito…» Rise. L’ipotesi nella sua mente era tanto surreale da poter essere risibile.

Ma Severus non avvertiva nessuna voglia di ridere. Piuttosto di sguainare la bacchetta ed eseguire un anatema che uccide. Ma non poteva. Avrebbe vanificato tutto, avrebbe reso tutto inutile… «Il mio signore prenderà in considerazione la mia richiesta?»

Il mago, già sul punto di voltarsi, tornò nuovamente a guardarlo. Parve riflettere qualche secondo prima di dire: «Ci penserò su, Severus… Sì, credo che mi risolverò con grandissimo rammarico a uccidere la tua donna, dopo una così appassionata difesa.» Gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla. «Sappi che avrai tutto il mio supporto emotivo nel caso fossi tentato di restituirle l’Avada di cui mi ha fatto oggetto qualche tempo fa.» E tornò ridendo al castello ad una velocità tale che parve Smaterializzarsi.

E tutta la tensione di quel tremendo dialogo parve riversarsi su Severus tanto da gettarlo a terra, nelle ombre incalzanti della notte.

 

Così lo impiccheranno con una corda d'oro,

è un privilegio raro.

Rubò sei cervi nel parco del re

vendendoli per denaro.

 

Non l’avrebbe salvata, lo sapeva.

Era stato stupido poterlo anche solo sperare.

Non avrebbe mai risparmiato una Sanguesporco, per lui era già un segno di distinzione che una simile plebaglia si fosse meritata il suo interessamento personale… sarebbe stato quello il suo regalo: ucciderla personalmente e non devolvere il compito ad altri.

Le ginocchia non lo sostenevano, ma lui doveva allontanarsi, la sua mente non era protetta, era troppo sconvolto, era troppo vicino…

Con un intenso sforzo di volontà si costrinse ad andare verso il limitare del parco, procedendo alla massima velocità consentita dalle sue conoscenze di incantesimi. Si smaterializzò non appena toccò i confini, per ripiombare nella sua casa.

Uccisa.

Lily stava per essere uccisa.

Lily si sarebbe spenta.

Ed era stato lui, con le sue stesse mani, a costruirle il patibolo.

Lui aveva riferito al Signore Oscuro la profezia. Lui si era adoperato affinché il suo signore prendesse in considerazione la minaccia, lui aveva lavorato per ottenere la sua approvazione.

Lui aveva condotto passo per passo la morte da Lily.

E non c’era modo di salvarla.

O forse sì…

Il barlume di un’idea nacque nella sua mente, e acquisì la forza della disperazione.

C’erano due grandissimi poteri che si stavano scontrando in Inghilterra. Uno, il suo, a cui aveva dedicato tutta la sua vita, era quello di Lord Voldemort. L’altro, rappresentato dai suoi nemici, a cui lei aveva dedicato tutta la sua vita, era quello di Albus Silente.

Si era rivolto a Lord Voldemort, e aveva fallito. Davvero stava ancora esitando di fronte alla prospettiva di andare da Albus Silente?

Senza nemmeno accorgersene era di nuovo in piedi nel mezzo del suo salotto. Poteva farlo? Era davvero abbastanza coraggioso da tradire palesemente Lord Voldemort?

Tu sei una delle persone più forti che io conosca, Sev, non permettergli di convincerti del contrario!

Riuscì a recuperare il controllo mentre la sua mente riacquistava il suo sangue freddo. Silente era l’unico in grado di impedire la morte di Lily, e andava avvisato. Ma non poteva farlo via lettera, o attraverso un qualunque altro canale. Doveva farlo di persona. Avrebbe capito. Doveva capire, non c’era nessun altro.

Esitò un ultimo attimo.

Non si era unito a Lord Voldemort per paura. Si era unito a lui perché condivideva i suoi ideali, la sua sete di potere, il desiderio di rivalsa su un mondo inferiore che li teneva bloccati, confinati e compressati. Tradire lui significava tradire il lavoro di una vita, significava gettare via tre anni di preparativi e sogni.

Non arrivò neanche a completare il pensiero: l’immagine di una Lily quindicenne, sorridente, si sovrappose a entrambe.

Non permettergli di convincerti del contrario!

Non lo avrebbe fatto mai più.

Non l’avrebbe tradita di nuovo.

Con un colpo di bacchetta, aprì la porta e si inoltrò nelle strette strade della sua città, mentre da cielo cominciavano a cadere i primi fiocchi.

 

  
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