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Autore: daeran    17/08/2005    9 recensioni
Chi è davvero Remus Lupin? Cosa pensa? Cosa prova e sopratutto come ha superato e come supererà la morte di tutti i suoi più cari amici? La sua natura lo ostacolerà nella faticosa ricerca della luce? Dopo la pioggia torna sempre il sole, sarà vero anche per un lupo mannaro? ATTENZIONE SPOILER Paring Remus/Tonks CONCLUSA
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Descalimer: I personaggi descritti in questa Fan Fiction sono tratti dalla serie di Harry Potter ed appartengono esclusivamente a J K Rowling. Questo racconto è scritto per puro piacere personale senza alcuno scopo di lucro.

Avviso: Come ho già segnalato nella presentazione, questa ff presenta alcuni SPOILER del 6° libro, che partono sopratutto dal terzo capitolo (anche perchè prima di scrivere quello non avevo letto ancora il libro ^_^'' ) quindi fate attenzione, alcuni di essi saranno piuttosto pesanti, via via sempre di più, sopratutto in conclusione.





Questa Fic è basata su Remus Lupin, è scritta in prima persona. Effettivamente è un pò una follia ma è la prima volta che cerco di immedesimarmi così in un personaggio, spero di non aver esagerato in alcuni passaggi ^_^ .
Oh, esiste anche un paring Remus-Tonks che si scoprirà poco alla volta.
Chiaramente, l'azione avviene dopo la morte di Sirius alla fine del 5° libro poi si sposterà fino alla fine del 6° libro. Fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie, Dae.
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Pioggia


Piove.
Piove da una settimana, ormai.
Sembra che il cielo pianga.
Piange la tua morte, piange la mia disperazione.
Da quanto tempo sono sdraiato su questo dannato letto?
Non sopporto più l’odore di muffa di questa maledetta stanza.
Odio queste mura, odio questa casa, odio tutto ciò che rappresentava per te.
Vorrei solo andarmene, vorrei alzarmi e sparire.
Lasciarmi alle spalle tutto; il dolore, l’odio, la disperazione.
Vorrei dimenticare questa maledetta guerra, lasciare che il mondo si distrugga da solo.
Non ho alcun interesse, non voglio, né posso salvare nessuno.
Perché dovrei preoccuparmi per chi mi disprezza? Per chi disprezza la mia natura?
Perché dovrei morire per questi ingrati?
Tu sei morto per loro.
A cosa è servito?
Continueranno a crederti un traditore, continueranno a crederti un pazzo.
Probabilmente lo sei…
…Lo eri…
Pazzo, completamente pazzo.
Così fiero di ciò che ti eri proposto.
Così fiero di far parte dell’Ordine da considerare giusto morire per la causa, come morirono James e Lily.
Ora rimango solo io.
Sarò il prossimo?
Morirò a mia volta ucciso in battaglia?
Mi ucciderà lo stesso Voldemort?
Figurarsi.
Il più grande mago oscuro di tutti i tempi che scende in campo a sporcarsi le mani con il sangue di un abietto lupo mannaro, mezzo babbano per giunta.
Che idea stupida… uno come me non avrà mai la possibilità di morire in maniera tanto dignitosa.
Dignitosa.
Come se la morte potesse esserlo.
La morte può essere una sola cosa: morte e io non voglio morire.
Mi dispiace, Sirius, non voglio raggiungerti.
Non mi importa più di nulla.
Mi sento svuotato, solo, inutile ma non voglio assolutamente morire.
Non voglio più ricordare ciò che abbiamo vissuto insieme, non voglio ricordare i giorni in cui tu e James decideste di diventare miei amici.
Vorrei solo poter cancellare il passato per sempre.
Ricordare, mi pesa. Ricordare mi fa rivivere la vostra perdita.

Sono un codardo, niente più che un codardo.
Ho paura di continuare a vivere in questo modo, ho paura di morire, ho paura di ricordarvi.
Ho paura di abbandonare questa casa, perché se lo facessi, so che non tornerei mai più indietro.


La pioggia continua a cadere incessante.
La sento picchiettare sulle finestre, invisibili agli abitanti di Grimmauld Place; la sento scorrere indifferente sulle grondaie.
Quanto vorrei che la pioggia potesse lavare via ogni emozione, cancellare l’intera lavagna della mia vita, lasciarmi scevro, puro e immacolato come un foglio bianco, pronto ad essere nuovamente iniziato ad una nuova vita, colma di nuove forme e colori.
Perché la pioggia non può aiutarmi?
Perché invece di pulirmi di dosso queste sensazioni atroci, non fa altro che ricordarmi che sono l’ultimo di noi ancora vivo?
L’ultimo…
No. Non sono l’ultimo.
Rimane anche Peter; Peter Minus.
Il piccolo Peter, la nostra mascotte.
Colui che ci preoccupavamo tanto di proteggere.
Colui che temeva la sua stessa ombra.
Povero piccolo Peter.

“MALEDETTO BASTARDO!” non riesco a trattenermi, la rabbia, l’odio e il rancore mi sorprendono ancora una volta.
Devo spaccare qualcosa, questa quiete mi sta uccidendo.
Questa calma e il calore di questa casa, dall’animo gelido come il marmo, mi stanno facendo impazzire.
Devo alzarmi, non posso rimanere in eterno sdraiato su questo letto, prigioniero del mio tormento.
Odio queste mura, odio questa casa! Vorrei solo distruggerla!
Cancellare tutto ciò che possa ricordarmi chi sono, dove mi trovo, che cosa ho perso.

Afferro una sedia e comincio a sbatterla contro le pareti, nella folle fantasia che il sangue che mi investe ad ogni colpo, appartenga a questa casa maledetta.
Sento il legno disintegrarsi sotto la mia morsa, le schegge mi squarciano la pelle.
Il sangue che mi schizza sul volto è solo mio. Sto forse cercando di annientare me stesso?
Che importanza ha? Che cos'altro voglio?
Le mie mani sanguinano, la mia carne si lacera ma non sento dolore, ciò che mi dilania lentamente e inesorabilmente da dentro è molto peggio.
“Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio!”
Mio Dio, sto ringhiando… mi comporto come una bestia, come un… lupo…
Un lupo.
E’ quello che sono, dopotutto. Perché mai dovrei negare la mia natura?
Sono un lupo mannaro.
Sono uno fottutissimo lupo mannaro.
Non voglio fermarmi solo per paura di essere considerato un animale.
Io sono un animale!

.
Il mio sangue può insozzare questa cazzo di casa?
Ebbene se lo vuoi, è tutto tuo, il sangue di un mezzosangue!
Vorrei imbrattare la faccia della vecchia ritratta nell’ingresso.
Vorrei affogare l’elfo domestico nel mio sangue.
Vorrei poter cancellare e lavare via ogni singolo giorno della mia vita nel mio stesso sangue.


“Remus? Remus, stai bene?”
E’ la voce di Tonks. Devo aver fatto troppo rumore, mi avranno sentito anche di sotto.
“Si…. si sto bene… “ sto ansimando.
“S… sei sicuro? Posso entrare?”
“NO!”
Ti prego non entrare. Sono coperto di sangue. Non voglio spaventarti
La mia risposta è stata brusca, la sento vacillare dietro la porta.
“V..va tutto bene, Nympha… Tonks.” Odia quando la chiamo per nome. Non voglio farmi odiare, non voglio farle del male.
Perché sono così?
Perché penso sempre e soltanto ai sentimenti degli altri?
“N.. non preoccuparti. Davvero. Non c’è bisogno che tu entri.”
“Va bene…” tentenna ancora. Sento la preoccupazione più sincera nella sua voce.
“Vuoi che ti porti qualcosa, Remus? Sono tre giorni che non scendi, hai mangiato pochissimo.”
Molly deve averle detto di chiedermi se voglio mangiare.
Quella donna si comporta come una madre anche con me, maledizione.
Non ne ho bisogno. Non voglio legarmi a nessun altro.
Non voglio perdere nessun altro.
“No, Tonks, grazie. Non ho fame. Mi sento un po’ lo stomaco sottosopra. Appena starò meglio, scenderò giù a mangiarmi mezza cucina.” Cerco di sembrare allegro, non credo di aver mai sentito la mia voce tanto falsa.
Le parole di Sirius mi rimbombano nelle orecchie.
“Lunastorta, quando racconti balle, sembra quasi che ti infilino degli aghi incandescenti sotto le unghie dei piedi. Anche quell’imbecille di Snivellus capirebbe che menti. Fatti da parte e lascia fare gli esperti.”
Il suo volto, i suoi occhi e il suo sorriso beffardo da quindicenne mi ritornano davanti agli occhi.
Le mie ginocchia cedono. Non ho più la forza di riprendermi, non ce la faccio.
Ti prego Nymphadora, non farmi altre domande. Vattene ora.
“Va bene. Allora io torno giù. Se ti serve qualcosa chiamaci, va bene?”
“S.. si..” non balbettare, Lunastorta, non balbettare!
“Si, grazie.” Meglio.
Sento i suoi passi che si allontanano, sono di nuovo solo.
Striscio fino al letto e appoggio la schiena al supporto di legno.
Il soffitto è sempre stato così grigio?
Complimenti Lunastorta, hai appena scoperto la fonte dell'odore di muffa..
Questa casa mi fa vomitare.


Stringo i pugni e per la prima volta sento le fitte provocate dalle schegge.
Ho le maniche della camicia ricoperte di sangue, le mie mani fanno impressione.
Grosse schegge di legno mi fuoriescono da sotto le unghie; il sangue gronda come la pioggia qua fuori che non accenna a fermarsi.
Mi guardo le dita con sguardo vuoto.
Dovrei chiamare qualcuno per farmi medicare?
Molly?
Per poter ascoltare un’altra sua ramanzina?
Nymphadora?
Per vederla scoppiare in lacrime preoccupata mentre, cercando di aprire la scatola dei cerotti, se li vede esplodere in faccia?
Moody?
“Le cicatrici indicano quanto siamo fortunati, ragazzo. Avere una cicatrice significa essere un sopravvissuto, procurarsele da soli, indica solo stupidità e tu non sei stupido. Almeno così mi auguro!”
Ed esattamente, dove starebbe il problema se io fossi davvero uno stupido?
Basta! Non ne posso più!
Odio questa casa! Odio le persone che si nascondono qua dentro!
Ordine della fenice.. tsk, ma a chi vogliono raccontarla?
Siamo solo dei rifugiati!
Dei poveri profughi che si nascondono alla furia omicida di un folle.
Dei topi da laboratorio in attesa di essere massacrati uno per uno, nella disperata speranza di non essere noi i prossimi.

“Remus…”
Una voce profonda spezza i miei pensieri come un tuono che squarcia il cielo notturno.
Quasi urlo per lo spavento.
“S…Silente?...”
Come diavolo è entrato? Non ho sentito la porta aprirsi, non ho sentito il tonfo che precede le materializzazioni. E’ semplicemente comparso dal nulla, senza un fruscio.
Mi guarda con occhi tristi ma pur sempre severi.
Non vedo compassione nel suo sguardo. Grazie a Dio. Se mi compatisse anche lui, gli salterei al collo.

Bastardo… è colpa tua…
Penso questo mentre lo guardo. Lui abbassa gli occhi.
Sa che cosa penso? Conosce l’odio che provo e non riesce a reggere la mia vista?
No… sta guardando le mie mani, sta guardando il sangue che ricopre i miei vestiti.
I suoi occhi azzurro cielo tornano a puntarsi su di me.
Mi vergogno, mi sento un animale braccato.
Non posso nascondermi a quello sguardo, non posso nascondermi agli occhi di Albus Silente.
Incombe su di me come un gigante.
Da questo punto di vista, sembra un colosso, non sembra affatto il vecchio mago che in effetti è.
Mi fa ripensare ai brividi che provai tanti anni fa, quando lo incontrai per la prima volta.
Ero ferito e dolorante, da poco era passata la luna piena ed egli era venuto a casa dei miei genitori per dire loro che sarei stato ammesso ad Hogwarts, nonostante la mia “particolare situazione”.
Quando mi fissò per la prima volta, ebbi paura di lui. Temevo volesse punirmi per qualche crimine commesso la notte precedente, sottoforma di lupo mannaro.
Ebbi l’impulso di scappare via piangendo, di nascondermi.
Ebbi la certezza che quel mago dagli occhi di ghiaccio volesse braccarmi per tutta la vita come una bestia, finchè non mi sorrise.
Quando il suo viso si allargò nel primo grande sorriso che mi rivolse, lo considerai una sorta di sole, un punto di riferimento.
Un meraviglioso nuovo inizio per la mia vita da inetto.
Lo tradii pochi anni più tardi.


Mi fisso di nuovo le mani, il sangue mi ha imbrattato i pantaloni, probabilmente ne sono ricoperto anche sul volto, ne sento l'odore acre che mi invade le narici.
Alzo di nuovo lo sguardo sul vecchio mago, continua a fissarmi in silenzio, fermo come un pilastro.
Non riesco a reggere i suoi occhi, non posso continuare a vagare nell’azzurro limpido di quei cieli immensi.
La finestra è dietro di lui, mi impongo di guardare il cristallo dietro il quale si staglia solo l’oscurità della notte.
Le gocce di pioggia continuano a scendere imperterrite, rigano il vetro e scivolano inesorabili verso la terra che le ha generate.
Le lacrime del cielo danno vita alla terra che un giorno ci ricoprirà compassionevole.

“Remus…” ripete il mio nome.
Perché? Teme che lo dimentichi?
So come mi chiamo anche se vorrei dimenticare me stesso.
Non lo guardo, rimango cocciuto con gli occhi persi nel buio.
In questo modo anche il più grande mago bianco del mondo, dovrebbe arrivare a capire che non ho alcuna intenzione di parlare.
Allunga verso di me una mano. Ha le dita lunghe, sottili e affusolate.
Fisso la mano senza capire.
Che cosa diavolo vuoi ancora da me?
Vattene.
Lasciami solo nel mio dolore.
Non ho bisogno di nessuno! Non ho bisogno di niente!
“Alzati.” Scandisce chiaro. La sua voce è metallica, autoritaria.
Mi sento ancora una volta come uno scolaretto colto a copiare il compito.
La mia mano si muove automaticamente per afferrare la sua ma, un attimo prima di serrare le dita attorno al fragile polso, una voce grida nella mia testa:
NO!
Lo colpisco con rabbia.
Mi allontano con un gemito.
Non ho bisogno del tuo aiuto…
“NON HO BISOGNO DI LEI!” mi alzo a fatica appoggiandomi al letto sotto lo sguardo sorpreso del vecchio.

Cosa c'è?
Non ti aspettavi che il piccolo tranquillo Remus si comportasse così?
Beh, Vaffanculo!
Sono adulto, non ho bisogno della compassione di nessuno!
“Non ho bisogno del suo rimorso, professore. Quello di noi che è morto è Sirius, non io! Se vuole mettersi la coscienza a posto, cerchi di riportare indietro lui. Io non ho bisogno di nulla!”
Parlo con rabbia, senza neppure rendermi conto di ciò che dico, tuttavia le mie parole lo colpiscono poiché lo vedo barcollare lievemente.
Indietreggia.
Il suo stanco volto imperscrutabile ha un lieve tremito.
Sospira fissando per un attimo il pavimento di legno.
“Stai sanguinando, Remus… Dovresti farti medicare da Molly.” Bisbiglia senza guardarmi.
Annuisco, guardandomi nuovamente le mani.
La mia gola è completamente secca, ho gli occhi gonfi, non dormo da una settimana.
Devo avere un aspetto terribile. Se Molly mi vedesse in questo stato, mi scambierebbe per un Molliccio.
“Harry è di sotto… vorrebbe vederti…” parla ancora in un sussurro.
Alzo la testa di scatto.
Harry?
La sola idea di rivederlo mi terrorizza. Cosa penserebbe se mi vedesse in questo stato?
“Io… n.. non.. non posso..” mi trascino fino alla finestra e appoggio la fronte al vetro.
Il freddo umido del cristallo mi dà sollievo, chiudo gli occhi e inspiro faticosamente.
Il vento si sta alzando, sento le gocce picchiettare più forti.
Per un folle istante, desidero che il canto liberatorio della pioggia mi pervada, desidero sentire solo il rumore dell’acqua che scende sul mondo, cancellando ogni altro suono, ogni altra voce, ogni altro pensiero.
Voglio perdermi così, solitario poter sparire, annichilendomi sotto la pioggia.

“Non potrai nasconderti per sempre, Remus.”
Perché le parole di quest’uomo riescono sempre a distogliermi da qualsiasi momento di quiete?
Perché ogni volta che mi parla mi sento distruggere dentro, come se la sua sola voce potesse straziare quel poco di anima che ancora resiste in me?
Che cosa vuoi saperne di me? Che cosa vuoi sapere di cosa posso o non posso fare?
Non ne posso più delle tue belle parole! Non ne posso più dei tuoi maledetti consigli!
Lasciami in pace… lasciami…
“Se ne vada, Silente.” Non mi volto neppure. La voce mi esce dalle labbra in un ringhio.
“Remus…” ripete ancora il mio nome.
Continua a ripeterlo come un disco rotto, anche mio padre non faceva altro quando ero in ospedale.
Quando scoprì che la mia vita sarebbe cambiata per sempre, cominciò a ripetere il mio nome, come se la cosa potesse consolarmi, come se il pensiero di avere un nome umano potesse farmi dimenticare la mia natura.
Non ho più bisogno di ricordare il mio nome umano, ho accettato la mia natura, sono un lupo mannaro!
“Se ne vada, Silente. Per favore.” Ripeto atono.
Il mio corpo sta vibrando di rabbia, non respiro più, rantolo.
Ancora una parola, Silente e giuro che ti ammaz…
“Così ti farai solo del male, Remus.”
“LASCIAMI IN PACE!!”
Mi volto con il viso deformato dalla rabbia, sembro… me stesso.
Questa è la mia natura, accettala!

Sento un rombo improvviso, un boato assordante mi spacca i timpani.
Silente indietreggia e solleva una mano verso di me.
Qualcosa mi colpisce alle spalle con forza inaudita.
Cado in avanti senza un gemito ed il mago mi afferra, mentre le sue ginocchia cedono sotto il mio peso.
Sento il calore del suo corpo anziano, sento il battito accelerato del suo cuore premuto contro il mio volto.
Allora ce l’hai ancora un cuore, vecchio bastardo.
Una strana sensazione di pace mi pervade nuovamente, mentre qualcosa di caldo mi scorre lentamente dalla nuca lungo tutta la schiena.
Non riesco a muovermi, ogni muscolo del mio corpo si sta intorpidendo.
"MINERVA, ARTHUR!! PRESTO!" Le urla di Silente mi raggiungono da molto lontano; che strano, avrei giurato che fossimo uno accanto all'altro, forse mi sbagliavo...
Sento solo lo scrosciare della pioggia.
Ogni ricordo sta svanendo, ogni sensazione si scioglie sotto il pianto del cielo.
Mi sento afferrare da mani forti, mi sento sollevare.
Galleggio, sospinto dalle acque di un fiume in piena, scivolo lentamente negli abissi degli oceani più scuri.
Raggiungo finalmente ciò che bramo più di ogni altra cosa: l'inconsapevolezza nell'oblio.
Sono finalmente libero di sparire come le lacrime cancellate da un folle ed alienato sorriso.

  
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