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Autore: Amy Dickinson    20/04/2010    1 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Un folletto e un damerino


Era pomeriggio inoltrato e Alice se ne stava sdraiata sul divano del soggiorno davanti alla televisione con una tazza di tè fumante in mano, visibilmente annoiata.

Fuori era quella che per il periodo si poteva definire una bella giornata, il cielo era sereno, poche nuvole qua e là con tanto di qualche pallido raggio di sole, cosa alquanto insolita a Manchester di quei tempi. E lei se ne stava lì in casa, senza nulla da fare, niente università e al pub ci avrebbe lavorato l’indomani.

“Che fanno in tivù?” domandò Bella sporgendosi dalla cucina.

“Assolutamente niente, facevo zapping ma non ho trovato nulla di interessante”

“Capisco, stai su, fra poco arriverà tuo fratello”

“Eddie?”

“Certo”

“Non aveva da fare al lavoro?” chiese, stiracchiandosi.

“Già, ma fortunatamente si è liberato”

Alice andò in cucina e mise la sua tazza nel lavandino.

“Che c’è stasera per cena?”

“Stasera rincaserò tardi, quindi ordineremo qualcosa da Marini’s” spiegò Bella mentre sistemava i piatti nella lavastoviglie. 

“Ah, d’accordo. Che hai di bello da fare? Appuntamento galante con un altro?” la stuzzicò.

“Dai, non scherzare! Stasera esco con Rosalie, finalmente abbiamo il tempo di fare un’uscita decente visto che siamo sempre così occupate”

“Sono contenta per te e poi anch’io potrò salutarla, in effetti è un po’ che non la vedo”

“Ma che dici, Alice? Tu non ci sarai quando verrà a prendermi”

“E perché no?”

“Ma come, te ne sei dimenticata?”

“Non ti seguo, Bella…” disse grattandosi la testa. 

“Stasera tu e i tuoi fratelli andrete a Old Trafford, no?”

Alice spalancò la bocca e sgranò gli occhi: dovevano andare allo stadio a vedere lo United, Emmett aveva ottenuto i biglietti diverse settimane prima, come aveva fatto a dimenticarlo?

“A giudicare dalla tua faccia te ne eri scordata, eh?”

“Già… Mi era proprio uscito di mente! Beh, allora vado a prepararmi”

“Fa’ presto, Edward sarà qui a momenti”

“Okay!”

Corsa in camera, Alice si cambiò d’abito, indossando un golfino a scacchi, un paio di pantaloni di vellutino e gli stivaletti di camoscio neri. Dopodiché andò in bagno e terminò di prepararsi, ravviando i capelli e truccando leggermente occhi e labbra.

Pochi minuti dopo scese la rampa di scale e andò in soggiorno. Suo fratello Edward era seduto sul divano accanto a Bella e i due si stavano scambiando qualche effusione, finché Alice si schiarì sonoramente la voce e allora si staccarono l’un dall’altra.

“Attenti o rischiate di consumarvi le labbra, piccioncini!” disse in tono dispettoso.

“Ciao, anch’io sono felice di vederti, sorellina pestifera” rispose causticamente Edward.

“Non ti avevamo sentita, sai?”

“Lo avevo immaginato, Bella. Allora, che si fa? Andiamo?”

“Certo” fece suo fratello alzandosi dal divano e andando alla porta.

Alice intanto si infilò il cappotto di panno e il basco e sistemò la borsetta sulla spalla mentre Edward salutava affettuosamente la sua ragazza.

“Ci vediamo più tardi” fece Alice uscendo dalla porta principale.

“A stasera Bella, divertiti”

“Anche tu, tesoro” e dopo un altro bacio Edward si decise a seguire sua sorella che già stava scendendo le scalette di casa.

“Emmett ti ha detto dove ci incontriamo?”

“Ci aspetta in Gilbert Way, c’è un po’ di traffico dalle nostre parti”

Pochi istanti dopo erano seduti nella Volvo di Edward e allacciavano le cinture.

“Chi affrontiamo oggi?”

“Il Tottenham” rispose mettendo in moto.

“E pensare che me ne stavo dimenticando”

“Del match? Accidenti a te, Alice, ma dove hai la testa?”

“A breve ho un esame importante e sono concentrata sugli argomenti, mi sembra comprensibile che dimentichi qualcosa”

“Ma hai fatto il diavolo a quattro per venire con me ed Emmett! A proposito di lui, viene anche un suo amico che ci teneva tanto a venire con noi, sei contenta?”

“Mah, sinceramente non mi interessa se saremo tre oppure quattro…Perché dovrei, comunque?”

“Perché a quanto mi risulta non hai ancora un ragazzo…”

“Ed, te l’ho detto un mucchio di volte, non sono fatti tuoi, chiaro?”

“Shane non è malaccio, vedrai che ti piacerà”

“Ma hai sentito quel che ti ho detto? Non mi interessa!”

“Okay, non innervosirti adesso. Aspetta prima di vederlo”

Alice sbuffò e voltò la testa verso il finestrino.

“Mi trattate sempre come una bambina eppure ormai ho vent’anni”

“Non sono poi tanti” rispose suo fratello.

Possibile che nessuno potesse fare a meno di ficcare il naso nella sua vita? 

Non molto tempo dopo arrivarono a destinazione dove Emmett e Shane li stavano aspettando nella Ford del maggiore dei Cullen. Cercarono un parcheggio non troppo lontano dallo stadio e quando l’ebbero trovato scesero dalle auto e si salutarono.

Emmett e il suo amico, così come Edward, indossavano maglie e cappelli dello United e spille verde e oro.

“Ehi, Alice!” il fratello corse a salutarla. “Nervosa, eh? Ci aspetta una bella partita” e, così dicendo, Emmett tirò fuori da una busta una sciarpa verde e oro e un cappellino rosso e li porse entrambi a sua sorella “Questi sono per te, mettili”

“Oh, grazie, fratellone!”

“Ciao, io sono Shane” si presentò l’amico di Emmett poco dopo. Era un ragazzo alto e smilzo, con i capelli biondo-rossicci e le lentiggini che gli coprivano parte del viso.

“Piacere di conoscerti, sono Alice” gli rispose educatamente, stringendogli la mano.

“Siamo in perfetto orario. Direi che possiamo cominciare a muoverci”

“Okay, Mett”

Si incamminarono verso l’Old Trafford e parecchi minuti più tardi presero posto in tribuna.

“Wow, da qui si vede benissimo!” si complimentò Alice.

“Lo so, è stata una vera fortuna che un mio collega me li abbia venduti” fece Emmett guardandosi attorno con espressione compiaciuta.

“Ehi, io vado a prendere da mangiare, cosa vi porto?” chiese Edward.

Tornò poco prima che si diffondesse dagli altoparlanti l’inno della squadra, il Glory Glory Manchester United. Dopo qualche minuto le squadre entrarono in campo e dopo il fischio dell’arbitro la partita incominciò.

 

 

Durante l’intervallo Alice si alzò per andare in bagno. Uscita dalla porta della toilette però, nella piccola folla che faceva la fila, andò a sbattere contro qualcuno. Quando alzò gli occhi per scusarsi rimase a bocca aperta. Il ragazzo che le stava davanti era talmente carino da mozzarle il fiato coi suoi capelli biondo scuro e due penetranti occhi nocciola che la fissavano intensamente. Avrebbe voluto chiedere scusa ma dalle labbra non le uscì nemmeno un suono.

“Ehi, fa’ attenzione! Cosa sei, una sottospecie di folletto?” le domandò con voce limpida, un sorrisetto divertito dipinto sulle labbra. Questo fece riprendere Alice che, indignata, chiese: “Scusa?”

“Dico, sei svampita e hai la testa fra le nuvole, sarai mica un folletto dei boschi?”

La cosa punse Alice nell’orgoglio – ma come si permetteva quello sconosciuto di prenderla in giro? Non volle replicare però, decisa a non dargli alcuna soddisfazione, d’altronde era soltanto uno sconosciuto, si disse. Sistemò la sciarpa attorno al collo e risistemò il colletto della giacca con un colpo della mano, quindi con aria di superiorità se ne ritornò in tribuna.

“…speriamo solo di rimontare, questi tre punti ci farebbero proprio comodo”

“Vedrai che entra Chicharito e sistema tutto”

“Sicuro, adesso passiamo in vantaggio. Sta’ a guardare che combina Wazza!”

I ragazzi stavano parlando tra loro della partita quando Alice riprese il suo posto.

“Alice, ti abbiamo ordinato una cola light”

“Grazie mille, Mett, è quello che mi ci vuole”

“Ma che hai sorellina? Successo qualcosa?”

“Sta’ tranquillo, Edds” e così dicendo bevve un sorso della sua bibita.

I tre accompagnatori ripresero a parlare del match e lei sbollì il nervosismo a poco a poco e, una volta dato il via al secondo tempo, decise che quel ragazzo, carino sì, ma impertinente, non gli avrebbe di certo rovinato la partita, così prese in mano la fotocamera e iniziò ad immortalare varie sequenze del match in corso.

 

 

“Cosa ti dicevo? Ah ah ah!”

“Gli Spurs adesso sì che devono mangiarsi le mani!”

“Fletcher è stato grandioso!”

“Un ottimo risultato, davvero” si aggregò anche Alice. “Rooney, Giggs e Carrick prodigiosi!”

“Ben detto, sorellina!” disse Emmett battendole affettuosamente un colpetto sulla spalla.

“Adesso aspettaci qui, andiamo a prendere le auto e torniamo subito”

“Okay”

“Shane, ti spiacerebbe far compagnia a Alice nel mentre?”

“So badare a me stessa”

“Lo so” fece Edward “Ma è bene stare attenti, c’è troppa gente”

“Per me non c’è problema” rispose Shane, rivolgendo un ampio sorriso alla ragazza.

“Non fare quella faccia, ci metteremo poco” le sussurrò Emmett in un orecchio.

“Dì un po’ Alice, quanti anni hai?” le domandò il ragazzo poco dopo, tanto per fare conversazione.

“Venti, e tu?”

“Ventitré”

Alice annuì semplicemente.

“Da quanto segui lo United?”

“Praticamente da sempre, Emmett e Edward mi facevano guardare le partite in tivù quando eravamo bambini ed abitavamo a Londra”

“Anche per me è andata così, mio padre lo ha sempre adorato e mi ha trasmesso la sua stessa passione”

Shane era simpatico, un tipo alla mano. Curioso, ma alla mano, si capiva subito. Parlarono finché Alice si sentì battere un colpetto sulla spalla, si voltò di scatto e vide il ragazzo che l’aveva presa in giro fuori dai bagni sorpassarla.

“Mi fa piacere rivederti, piccolo folletto” disse. “Spero che non sia l’ultima volta, alla prossima”

“Non ci sarà una prossima volta, razza di… Razza di damerino!”

Stavolta era stato più forte di lei, aveva messo da parte le buone maniere e gli aveva urlato contro, contro uno sconosciuto, in mezzo ad una strada inverosimilmente affollata. Il biondino sorrise divertito e si allontanò insieme ad un altro paio di ragazzi che erano con lui, salutandola con un rapido cenno della mano.

“Alice, calmati” le disse poco dopo Shane prendendola per una spalla.

“Sono calmissima!” rispose, divincolandosi dalla presa del ragazzo.

Dieci silenziosi minuti più tardi la folla si era esaurita quasi del tutto e le auto di Emmett e Edward raggiunsero la strada.

“Ce ne hai messo di tempo” si lamentò la ragazza salutando Emmett e Shane e montando sulla Volvo. “Sta anche iniziando a piovere!”

“C’era traffico” si giustificò suo fratello, piccato.

Una mezz’oretta dopo Alice rientrò a casa e la trovò buia, visto che Bella era uscita con la sua amica Rosalie, la ragazza storica di Emmett.

Lesse il biglietto che Bella le aveva lasciato in cucina in cui le diceva che avrebbe cenato fuori e che poteva ordinarsi la cena al ristorante italiano considerando che in frigo non c’era molto. 

‘Devo ricordarmi di fare la spesa’ pensò, aprendo il portafogli. Ma si rese subito conto che lo stipendio scarseggiava, perciò in quell’occasione non poteva permettersi di spendere più di una dozzina di pounds. Si concesse un bagno caldo, poi ordinò la cena e si mise a guardare la tivù. In realtà però stava ripensando a quel ragazzo e le montava su la rabbia ogni volta che si ricordava del modo semplice e sfacciato con cui l’aveva derisa. Non l’aveva insultata, d’accordo, ma era pur sempre uno sconosciuto che l’aveva presa in giro pubblicamente. 

‘Che rabbia!’ pensò mentre lavava i piatti.

Bella rincasò verso le undici e volle sapere com’era andata la partita, così Alice la raccontò il pomeriggio trascorso coi fratelli.

“Oh, andiamo, te la sei presa per così poco?” commentò alla fine la Swan.

“Non è per quel che mi ha detto, ma il suo tono mi ha davvero infastidita!” spiegò. 

“Su, ora calmati, tanto non lo rivedrai più” la rassicurò Bella accarezzandole una spalla.

“Me lo auguro!”

“Stai tranquilla”

“Ah! Guarda: ti ho comprato la tazza di Van Persie al megastore dello United. E poi dici che non penso mai a te quando faccio shopping!”

“Wow, ma è bellissima! Grazie Alice, sai che lo adoro!” disse, abbracciandola.

“Figurati, Bella” rispose. “Tu che mi racconti, invece?”

 

_____________________________

L’angolo di Amy 

Ciao gente,

ma chi sarà mai questo sfacciato ragazzo? Qualcosa mi dice che voi lo sapete già… Ma come la prenderà Alice quando saprà che, contrariamente a quanto ha detto Bella, è destinata a rivederlo? 

Prima di salutarvi ci tenevo a ringraziare chi sta seguendo la storia, grazie mille! ^^

Vi aspetto nel prossimo capitolo, 

Amy 


  
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