Non so perché, ma mentre lanciavo i missili dalle fiancate del mio
aereo, provai come un groppo alla gola, piansi tanto che le lacrime
appannarono la visiera del mio casco.
In quel momento percepii una strana sensazione, mi sentii male per la
prima volta durante una missione in volo.
Era del tutto inverosimile per una donna forte e coraggiosa come me.
La mia mente vacillò, convogliandosi in un unico pensiero.
Andrè!
Ebbi un sussulto.
Non riuscivo a respirare e prima di svenire come per istinto atterrai
in quell’inferno in fiamme in cerca di superstiti.
Ebbi un cattivo presentimento: ricordai che il mio amore durante la
rivoluzione francese favoreggiava il popolo dai soprusi del governo
assolutistico. Era un plebeo ed Io una nobildonna.
Un tempo ero la schiava del giglio di Francia, ora ero la lecchina
della bandiera stelle a strisce! Non era cambiato niente.
Ricordai il tradimento verso la corona.
La nostra fuga.
E come diventammo disertori.
E se la storia si fosse ripetuta in chiave moderna?
I terroristi avevano ideologie ribelli e rappresentavano la rivoluzione
nei confronti degli Stati Uniti.
Che rappresentava la potenza moderna più potente della terra
dei nostri giorni.
Atterrai in verticale con il mio aereo supertecnologico, che ricordava
la forma di un disco volante. Scesi e passeggiai per ore in
quell’inferno in terra. C'erano corpi bruciati, cadaveri sparsi
dappertutto, fumo acre nell’aria.
Quanta crudeltà, ricordai il 14 luglio del 1789, da allora l’uomo non
era cambiato nulla, si modificava lo scenario, avanzavano le
tecnologie, ma la natura umana rimaneva sempre immutata.
Ero in piedi immersa nei miei pensieri, che qualcuno mi colpì alla
nuca. Persi i sensi non so per quanto tempo, mi risvegliai distesa su
un tappeto persiano situato su una grossa pietra simile a un'ara.
Capii di essere in una di quelle grotte d’argilla ammanettata e
imbavagliata.
Qualcuno mi aveva tolto la giacca dell’uniforme lasciandomi indosso
soltanto la canotta verde militare e i pantaloni d’aviatore, inoltre i
miei capelli erano stati sciolti che ricadendomi sulle spalle davano
l’impressione di una cascata di stelle filanti dorate.
Ormai sapevano chi ero, perché mi avevano sottratto i gradi e i
documenti.
Comunque nessuno aveva osato violare la mia virtù, ne ero certa.
Due uomini con il volto coperto dal kefiah stavano di guardia
all’entrata dell’antro, con il mitra carico pronto per l’uso.
Parlavano tra loro in arabo, Io non capivo i loro discorsi sicuramente
rivolti verso la sottoscritta.
Mi venne in mente il rapimento di Oscar, da parte del cavaliere nero e
il riscatto in armi chiesto al generale Jarjayes in cambio della mia
liberazione.
Lì nel lontano passato di fine settecento c’era stato il mio Andrè a
salvarmi, adesso invece ero sola e in pericolo.
Un uomo dal volto coperto, basso di statura, schifosamente
grasso e
sudaticcio che emanava un fetido odore di orifizi non lavati, si
avvicinò a me con arroganza, esprimendosi con un pessimo inglese tanto
da non capire inizialmente cosa volesse dire. Mi parve di intuire che
un certo Abbas Mohamed Mariah, detto “Il misericordioso”, era disposto
a patteggiare la mia vita con gli infedeli invasori in cambio di armi.
Il bruto si rivolse a me con un tono aspro e autoritario, come se
stesse parlando a un cane e non a un essere umano.
Appresi che quel pomeriggio mentre ero priva di sensi, Mariah mi aveva
proclamato d’innanzi a tutti di sua proprietà, come se Io fossi un
oggetto, quindi nessuno tranne Lui aveva il diritto di toccarmi, pena
la morte per fucilazione.
Non so che dire di più a riguardo, forse quest'ordine per me sarebbe
stato un bene, e avrei evitato uno stupro di massa.
A Mariah avrei pensato più tardi.
Qualche istante dopo, si avvicinò anche un altro uomo: era un gigante
alto e robusto, disse qualcosa in arabo che il primo terrorista si
precipitò fuori la caverna gridando chissà quale diavoleria nella sua
lingua.
Io ero talmente inebriata che associai la corporatura di
quell’estremista a quella di Alain, forse anche il timbro di voce? In
seguito Egli mi tolse il bavaglio come se avesse pietà di me.
Avevo le labbra secche e mi bruciava la gola.
Tossii in preda alla disperazione.
L’omone mi porse dell’acqua fresca incitandomi a bere, con
modi
gentili rispetto a tutti gli altri. Scrutai intorno a me per escogitare
una possibile via di fuga, ma mi resi conto che era alquanto
impossibile. Ormai tutto era perduto.
A un tratto non so che mi prese, inspirai profondamente gridando in
francese con tutto l’aria all’interno dei miei polmoni: “Andrè Grandier
dove sei?”- “Aiutami amore mio ti prego, ho bisogno di te!”.
Ripetei queste frasi più volte in tono lamentoso e monotono.
Era la prima volta dopo le sedute con l’analista che pronunciavo di
fronte a qualcuno quel nome.
L’uomo d’innanzi a me, rimase di stucco, fu come impietrito, Egli
indietreggiò lasciando il mitra cadere per terra.
Che cosa era accaduto?
Egli mi rispose timoroso con il suo inglese meno che scolastico pieno
di errori. “Tu conosci quell’uomo?”.
“Si- gridai come una pazza- dov’è, voglio parlargli”- chiesi impaziente.
Negli anni passati avevo fatto una miriade di ricerche, ma quel cognome
non esisteva affatto nel nostro tempo.
Era una misteriosa coincidenza? Oppure il miracolo si stava avverando.
“Dov’è questo fantomatico Andrè Grandier, ti prego per me è di vitale
importanza incontrarlo”.
Quel gigante si avvicinò a me per parlarmi all’orecchio a bassa voce.
L’energumeno ridacchiò divertito, sorvolando la mia domanda,
poi
sussurrandomi all’orecchio con un corretto francese aggiunse - “Non mi
dire che tuo padre in qualche occasione ti ha presentato un uomo con
questo nome?”- “E Lui con il suo fascino da marpione ti ha fatto
innamorare!”
“No- risposi al mio interlocutore, molto confusa - che centra mio
padre?”.
Mio padre conosce un uomo di nome Andrè Grandier e da quando?
“Allora è stato il colonnello Patterson!” – ribatté ancora il soldato,
come se fosse più curioso di me di conoscere la verità.
“Ma no- dichiarai infastidita, poi aggiunsi con maggiore
sicurezza -
tu conosci il generale Smith?”- “Parli di Lui come se fosse
un Tuo
alleato, non hai paura che quelli ti possano uccidere?”.
“Sta tranquilla mio bel comandante, quelli come li chiami Tu, non
conoscono il francese come Tu non comprendi l’arabo, per Loro le nostre
frasi non hanno nessun significato, sono solo suoni”- “Cerchiamo di
essere degli attori e di stabilire un tono di voce che possa
ingannarli”- “ Se Io sarò alterato e tu sottomessa, penseranno che ti
stia interrogando per capire dov’è la vostra base”.
“Ok”- risposi con voce assoggettata.
“Tornando a tuo padre, Lui è il capo dell’intera missione rosa del
deserto, pensavo fossi informata che ci fossero degli infiltrati tra
gli estremisti”.
Annuii in silenzio, facendo cenno di sì.
“Devi mantenere la calma colonnello Smith o rischieremo tutti la vita”-
“Sappi che Io sono dalla tua parte, ma devi stare al gioco se vuoi
vivere”.
“Sei uno degli uomini di Jarah?” – domandai a stento con un filo di
voce.
“Sì, ma adesso devo fingere il contrario, non possiamo permetterci di
compiere passi falsi”.
Stava accadendo Il miracolo che mi avrebbe portato alla salvezza!
Proprio in un momento privo di speranza stavo dialogando pacificamente
con un carceriere alleato degli americani.
Ma che cosa centrava Andrè Grandier in tutta questa storia?
Io non so perché, ma come sotto ipnosi rivelai che il suo modo di fare
mi rammentava una persona che avevo conosciuto parecchio tempo prima,
urlai il nome di quell’uomo tutto a un fiato- “Tu mi ricordi Alain
Soissawn!”
Il mio “amico sorvegliante” in quella situazione
rappresentava il
braccio destro del “misericordioso”, quest’ultimo era una specie di
Iman, Egli ordinò ai miliziani di lasciarci soli.
A un certo punto mi scrutò dalla testa ai piedi centimetro per
centimetro, tanto che mi mise in imbarazzo. Cominciò a ridere
a
crepapelle. Egli confabulava in arabo qualcosa di molto divertente come
se fossi Io la causa di tutto quel sogghignare.
Non capii il perché del suo strano comportamento.
Dopo un po’ riprendendosi dagli scossoni cercò di assumere un
atteggiamento più dignitoso- “Ora capisco il nesso, soprattutto
comprendo il perché del suo modo di fare nei tuoi confronti: sai quando
ti ha visto è come impazzito, rischiando di mandare tutta la missione a
puttane”- “Per proteggerti si è messo contro tutti quei maledetti
minacciando di morte chiunque ti torcesse un capello”.
“Chi è impazzito?”- “Rispondi”- gridai con un tono di comando.
Egli sorvolò ancora le mie petulanze da donnicciola isterica, ma
aggiunse in tono serio qualcosa che mi sconvolse.
“Tu conosci un uomo, una donna o un trans, non sono sicuro di che
genere sessuale sia, che si chiama Oscar?”.
“Françoise de Jarjayes?”- aggiunsi con ansia senza alcuna remora.
“Come fai a conoscere Andrè e Oscar e Alain - s’infuriò di
brutto il
terrorista- sono solo il frutto della fantasia di un pazzo visionario,
sono alcuni dei personaggi finti, inventati che usiamo come copertura
nelle nostre missioni”.
“A che gioco state giocando?”-risposi irritata- “Per caso mi avete
ipnotizzata per estorcermi delle informazioni e avete scoperto il mio
segreto?”- “Adesso volete farmi impazzire, rivoltando le mie illusioni
contro di me”.
“No, niente di tutto questo”.
“Abbas, qui tutti lo conoscono come un irakeno che si è cresciuto tra
la Francia e, l’Inghilterra, è diverso dai rozzi pastori del deserto,
sa farsi rispettare poiché ha la stoffa del leader, è diventato il loro
capo in breve tempo ”.
“E’ anche il mio migliore amico, ed è Sayd Jarah”.
“Alias Andrè Grandier, uno dei suoi falsi nomi che usa quando lavora
sotto copertura e si trasforma in un occidentale” – “Io mi chiamo
Rachid ma il mio capo a volte mi consiglia di assumere l’identità di un
certo Alain Soissawn, poiché afferma che Io e Lui siamo identici”.
“Alain”- sussurrai tra me.
“Mentre Oscar è una donna dal nome da uomo che tormenta i sogni di Sayd
sin da quando aveva sei anni, per di più non lo ama”.
“Non ero sicuro della sua esistenza, fino a quando non sei apparsa tu,
così identica alla descrizione di quella donna soldato di altri tempi
fornita dal mio amico da quando lo conosco”.
“Sono Io Oscar – risposi felice – anch’Io sogno di Lui da quando avevo
cinque anni, e se vuoi saperlo, sono duecento anni che lo amo da
morire”.
“Sayd ha rischiato il linciaggio da parte dei suoi parenti per aver
rivelato ingenuamente di essere innamorato di qualcuno che si chiamasse
Oscar”- “A quindici anni fuggì dall’Iraq come un ladro, riuscendo a
farsi adottare da una famiglia inglese, successivamente frequentò
l’accademia militare, viaggiando molto e nella speranza di trovare la
sua chimera entrò a far parte della CIA diventando un mito nel settore
e un nemico del suo popolo”.
L’uomo continuava a raccontare episodi di vita del mio amore, ma la mia
mente si trovava altrove, probabilmente al settimo cielo. Lo avevo
finalmente ritrovato, ora niente e nessuno ci avrebbero più diviso.
Avevo capito tutto su Sayd Jarah, non era gay era solo innamorato di me!
“Quando posso vederlo?” – chiesi impaziente, mentre le lacrime
solcavano le mie guance incessantemente.
“Presto, ma non dovrete farvi scoprire, soprattutto se entrambi
desiderate coronare il vostro sogno d’amore” – “Tu non hai idea di
quanto mi ha stressato con i suoi patetici racconti in cui tu”.
La nostra conversazione ebbe fine bruscamente poiché fummo interrotti
da un arabo che entrando nella grotta con il fucile spianato gridò
parole per me incomprensibili.
Il mio amico tradusse in francese immediatamente quel messaggio
comunicandomi che “Il misericordioso” voleva vedermi all’istante nel
suo bunker. Di nascosto dei guerriglieri mi strizzò l’occhio e con un
enorme sorriso mi disse “E’ fatta, colonnello Oscar, il vostro sposo vi
aspetta”.
Due uomini mi accompagnarono d’innanzi all’uscio d’ingresso, seguiti
dal mio amico “Alain” che ancora non mi aveva mostrato il volto. Quando
la porta si aprì e mi gettarono dentro con molta volgarità, la
richiusero bruscamente ridendo e grugnendo come dei maiali. Sentii la
voce di Alain che ordinava qualcosa in arabo, sicuramente nessuno
doveva disturbare Abbas. Mi tremavano le gambe, al pensiero che stavo
per riabbracciare Andrè dopo un eternità. Lui era lì e mi stava
aspettando. Entrai con il volto avvampato per l’emozione. L’uomo era in
piedi, immobile rivolto verso di me: possedeva un fisico asciutto e
muscoloso, molto alto proprio come lo avevo sempre ammirato nelle mie
visioni oniriche. Quel giorno indossava il tipico abbigliamento arabo
completo di un foulard bianco sporco quadrettata in nero con fili di
lana bianca annodati con maestria da formare ciondoli all’estremità dei
bordi. La sciarpa mascherava il suo volto lasciando intravedere
soltanto i suoi bellissimi occhi colore dello smeraldo. Mi guardò
intensamente da provocarmi forti tremori interni. La mia
testa
vacillò, deglutii a vuoto. Mi avvicinai come una sonnambula verso di
Lui, che togliendosi il kefiah si mostrò a me splendido come
nei miei
sogni. In quell’istante i nostri cuori batterono all’unisono e come se
fossimo due calamite attratte l’una dall’altra, ci abbracciammo e ci
baciammo a lungo senza dire nemmeno una parola.
Lui mi sussurrò piano - “Oscar ti amo da morire, ho vissuto solo per
questo istante” - Io risposi- “Anch’io mio adorato Andrè”.
A quel punto successe l’inevitabile.
Ci amammo in modo completo per tutta la notte, entrambi come nella
prima vita eravamo rimasti vergini per assaporarci meglio, come se i
nostri corpi fossero destinati a un'unica fusione.
In quegli istanti di passione mi affiorarono in mente gli stessi
momenti travolgenti accaduti secoli prima durante la notte del 12
luglio 1789. Nel 2010 c'eravamo aspettati per donarci l’uno con l’altra
proprio come allora, perché in qualsiasi epoca noi nasceremo, saremo
destinati a essere sempre marito e moglie.
La mattina seguente entrambi ricordammo con entusiasmo le vicende
vissute durante la vita precedente, come se fossero successe ieri.
Mentre mi stuzzicava dolcemente il lobo dell’orecchio, mi chiese
perdono se in questa vita non fosse riuscito a chiamarmi mai Sophia,
poiché Lui mi conosceva come Oscar, allo stesso modo ricambiai
altrettante scuse con altrettanti baci sul suo collo, per non essere
capace di chiamarlo Sayd, in quanto era è sarà sempre il mio Andrè.
Anche Lui si era fatto ipnotizzare scoprendo tutta la storia,
ma a
differenza mia Andrè aveva avuto delle reminescenze relative
all’aldilà. Mi raccontò che il momento dell’unione delle nostre anime
fu sublime. La sua anima non era ancora volata in cielo quando mi aveva
visto dall’alto, con le sembianze di una colomba bianca. Ricordai da
una delle sedute d’ipnoterapia che in quel momento ero disperata e la
mia vita non aveva più un senso.
Mi piazzai al comando dei soldati della guardia durante la presa alla
Bastiglia, in prima linea in attesa di morire per raggiungere il mio
amore. Ricordo che notai quella colomba proprio nel momento che fui
colpita all’addome da sette colpi di fucile. Mi accascia a terra
morente, i miei amici, mi soccorsero immediatamente portandomi al
riparo in un vicolo. Tutto fu vano, morii dopo qualche minuto con il
nome del mio tesoro sulle labbra. La morte per me fu una liberazione.
Egli era immerso in un’immensa luce ad aspettarmi sorridente, mi
afferrò per mano e mi tenne stretta a sé per duecento anni. Poi venne
l’ora di rinascere in altri corpi: le anime dovevano essere riciclate
per legge divina. Ma da lassù nessuno si sarebbe mai aspettato che la
nostra unione fosse talmente forte da ricordare la vita passata.
Io l’avevo sempre saputo!
Nel giorno del nostro ritrovamento giurammo ancora una volta eterna
fedeltà: ci saremmo amati come uomo e donna, ma anche come spiriti puri
nel caso in cui fossimo morti, e così per tutta l’eternità.
Eravamo incredibilmente felici, ma dovevamo stare attenti a non
rischiare un'altra volta il grande e prezioso amore che avevamo appena
ritrovato.
Quella mattina facemmo ancora una volta l’amore sublimando la nostra
completezza.
Nessuno osò disturbarci.
Andrè era un uomo splendido, tenero e sensuale, ero così presa da Lui
che sarei impazzita se lo avrei perduto nuovamente.
A un tratto scoppiai a ridere, Egli curioso mi chiese il perché di
tanto divertimento, Io dissi semplicemente che mio padre lo credeva
omosessuale.
“Ti sembro gay?” – mi rispose ironico – “No, ma alcuni ufficiali del
mio reggimento pensano che il tuo Oscar sia un uomo!”.
“Beh non potevo dire a tutti che Oscar è la donna più bella che possa
essere vissuta su questa terra in duecento anni”- “Sei troppo di parte,
mio amato soldato” – risposi punzecchiandolo.
“Vedrai che sorpresa farò a mio padre!”- “Egli è favorevole alla nostra
unione”.
“Se è per questo, lo era anche nel passato, ricordi cosa mi disse nelle
scuderie la sera prima di fuggire?”- “Come potrei dimenticarlo”.
Passarono due giorni dalla mia scomparsa e alla postazione americana
tutti fremevano per la mia vita, ignari della mia salvezza e della mia
felicità.
Andrè stava organizzando un piano per tirarci fuori dai guai: mi legò
le mani dietro la schiena imbavagliandomi, finse di tenermi prigioniere
portandomi fuori dalle grotte, mi scaraventò su una jeep. Doveva
apparire rude e spregevole con me che ero ilo nemico, poiché Abbas “Il
misericordioso” aveva comunicato ai suoi uomini che Smith aveva
accettato lo scambio: gli ordini erano che Lui e Rachid alias Mohamed
alias Alain sarebbero dovuti andare da soli all’incontro.
Nessuno si sarebbe dovuto intromettere per nessuna ragione al mondo.
I terroristi temevano Abbas come loro capo, quindi ubbidirono senza
fare storie come delle marionette.
Anche se molti di loro lo avevano invidiavano per essere
stato due
notti consecutive assieme ad un fiore del deserto di quella
ineguagliabile bellezza, era pur sempre ammirato e riverito.
Partimmo senza problemi e dopo dieci ore di deserto arrivammo stremati
all’accampamento USA.
Andrè nel frattempo aveva telefonato a mio padre avvertendolo
dell’esito positivo della missione con un messaggio in codice molto
strano: “ Andrè ha salvato Oscar, stiamo venendo a Parigi”.
Il generale Smith appena vide la figlia in forma smagliante corse
immediatamente da lei per abbracciarla.
Andrè scese dalla jeep e con disinvoltura gli tese la mano in segno di
saluto, ignorando le formalità verso i gradi di un suo superiore,
quindi in francese disse- “Signore, vi ho riportato vostra figlia sana
e salva!”.
“Tu devi essere l’eccentrico Sayd Jarah?” – “ Sono felice di conoscerti
di persona, grazie per quello che hai fatto, come posso sdebitarmi?”.
“Generale, chiedo ufficialmente la mano di vostra figlia, non desidero
altro nella vita”.
“Pensavo che tu amassi alla follia un uomo di nome Oscar”.
“Il punto è che Oscar è stata sempre una donna ed è vostra figlia
Sophia”.
“Sì, gridai Io con tutte le mie forze siamo innamorati da secoli, e
anche se la lontananza ci ha separato il nostro amore, è sopravvissuto
nel tempo”.
“Signore- s'intromise Andrè – vi ripeto che sarei l’uomo più felice dl
mondo se voi ci deste la santa benedizione alle nozze”.
“Smettila di parlare come un cicisbeo della corte di Luigi XV, e
chiamami William se vuoi entrare in famiglia”.
“Mi spiegate cosa è successo?”- reagì infine confuso e stremato il
generale.
“E’ una storia troppo lunga, papà risposi in coro assieme al mio
amore”- suscitando tra il pubblico stupore e un clamoroso battimani.
Poi il generale borbotto tra sé – “Erano innamorati da tanto tempo,
sono stato uno stupido a non capire che Oscar era la mia bambina”.
Dopo qualche mese ci sposammo e giuro che in questa vita abbiamo vinto
ottenendo un'altra possibilità!
Fine