Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Bonhiver    29/04/2010    5 recensioni
Quarto anno. Tutto ha inizio la sera in cui Hermione Granger si presenta al Ballo del Ceppo e scopre un suo lato che tutti credevano inesistente. Nessun ragazzo non può non notare la sua bellezza, anche se si tratta di Draco Malfoy.
Si può ripartire da zero? Perchè a volte basta solo abbattere e ricostruire.
Cambio di finale. Grazie a tutti.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Break and Rebuild







Capitolo 19 -Il Sogno













Di come amare sia un bellissimo errore,
di come un sogno ci metta di fronte alla realtà.




«Mi dirai mai quello che ti passa per la testa?»
Quella frase sussurrata era stata accompagnata dal dolce gesto di Hermione, che lo aveva guardato negli occhi, in profondità, mentre gli passava un dito sulla fronte, scostandogli i capelli ancora sudati dal volto.
«Cambierebbe qualcosa in quello che abbiamo, se te lo dicessi?»
Una relazione stabile, stentava a crederci.
La guardò scuotere la testa, il sorriso che le addolciva ogni volta i lineamenti saldamente fisso sulle labbra.
«No. Ma quello che ti riguarda mi interessa, soprattutto se ti fa soffrire in questo modo.»
«Cambierebbe tutto, in peggio.»
Hermione continuò a guardarlo.
Draco cercò nella sua espressione qualcosa che lo trattenesse dal distruggere la sfera di inconsapevolezza che li aveva protetti fino ad allora. Per sua sfortuna, non trovò nulla.
«Verrò marchiato.»
Aveva immaginato una reazione sconvolta da parte della ragazza, lacrime agli occhi e qualcos’altro di totalmente tragico, invece non successe nulla. Era stato quasi certo che l’avrebbe respinto, guardato con odio, commiserato e che poi gli avrebbe voltato le spalle per lasciarlo solo, impartendogli così la più grande delle lezioni che gli si sarebbero potute insegnare: mai esporsi troppo, nella vita.
Ma lei non fece nulla, lo guardò con gli occhi sì lucidi, ma non di rabbia, e lo abbracciò. Sotto le tribune del Campo da Quidditch, facendolo ardere attraverso la tuta d’allenamento, come la più comune coppia di innamorati.
E poi lo disse, e tutto cambiò ancora una volta.
«Io ti amo



«Questi G.U.F.O. ci uccideranno.»
Theodore Nott si stravaccò su un divanetto della Sala Comune di Serpeverde, vicino ad un Blaise Zabini evidentemente occhiato, proprio mentre Draco Malfoy entrava a passo di marcia nella Sala, in divisa da Quidditch e col volto stravolto.
Entrambi i ragazzi, chi favorevole chi contrario, erano a conoscenza della relazione che lo stava impegnando, Draco questo lo sapeva.
Dopo essersi fatto la doccia più gelata della sua vita tornò in Sala Comune, a quell’ora deserta, e si sedette su una poltrona, di fronte ai due ragazzi. Avevano seguito tutte le sue mosse attentamente ed ora aspettavano una spiegazione.
«Gliel’ho detto.»
Draco si piegò in avanti e si prese il volto fra le mani.
«Del marchio.»
Ottenne due reazioni stranamente identiche, solo esternate in maniera differente.
Il primo a parlare fu Theodore: «Cosa ti è saltato in mente, Draco? Lei è dalla parte di Potter! So di averti detto che…»
«Appunto, gli hai riempito la testa di assurdità.» Blaise si girò verso Draco, per poterlo guardare negli occhi. «Hai fatto una cazzata, Malfoy.»
Draco chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie, poi li riaprì e sganciò la bomba finale. Quella che l’avrebbe distrutto insieme a loro.
«Ha detto che mi ama.»
Li guardò entrambi, catturando ogni emozione sui loro volti, sconvolti e pallidi.
«Dimenticala. Lasciala, pensa al futuro che ti hanno scelto, fai quello che ti dice tuo padre, segui il Signore Oscuro.»
Non capì il discorso di Theodore, proprio lui ora gli parlava in quel modo, o forse lo capì fin troppo bene.
«Il vero problema non è nemmeno questo.»
Esatto, il vero problema non era nemmeno quello. Era un altro, più terribile e sconcertante.
«Tu cosa le hai risposto?»
Sentiva gli occhi azzurri di Blaise su di sé. Lui lo conosceva meglio di chiunque altro, da quando erano piccoli si studiavano: avevano imparato quanto bastava per trovare la verità nelle parole dell’altro.
Theodore li stava guardando, e Draco si sentì un completo idiota. Lui non faceva confidenze a delle persone qualunque, lui era duro, lui era un Malfoy. Lui non amava. Non con una guerra alle porte, non una Mezzosangue.
Si alzò dal suo posto a sedere e girò le spalle ai suoi compagni. Stava lasciando la Sala Comune, quando la voce strisciante di Blaise lo raggiunse ancora una volta: «Ricorda cos’hai risposto a tuo padre. Hai già tra disonorato abbastanza il vostro nome, non continuare a farlo.»



Avrebbe voluto avere la forza necessaria, avrebbe voluto aprire quella porta e dire tutto. Tutto dell’immenso segreto che lo stava opprimendo, soffocando.
Avrebbe voluto, ma non lo fece. Si allontanò piano dall’ufficio di Silente, pensando, cercando di trovare una via di fuga che sapeva inesistente.
Non c’era possibilità di scelta, dunque. Era destinato a compiere ciò che altri avevano prestabilito per lui.
Se non l’avesse conosciuta tutto quello non sarebbe successo. Avrebbe continuato ad avere una mentalità ristretta, sarebbe stato convinto di fare ciò che voleva, quando invece era palese il contrario, e sarebbe stato felice nella sua ignoranza.
Eppure non rimpiangeva un solo istante con lei, eppure sentiva crescere ancora adesso un’insensata euforia quando la vedeva, o la pensava. Eppure l’amava.
Ed era così bello farlo.



«Sei impazzito? Lo sai cosa ci fanno se ci scoprono?»
Rideva Hermione Granger, felice di una felicità così strana su di lei.
«Non fare la santarellina con me, Granger. Guarda che lo so tutto quello che combinate tu, Potter e Weasel.»
«E io che pensavo di essere passata inosservata ogni volta!»
Draco si sedette, il sorriso sghembo sulle labbra, di fronte ad Hermione. Fra loro un semplice panno, su cui fluttuavano decine di candele. Aveva organizzato quella sorta di pic-nic notturno all’ultimo momento, non che ci fosse molto da organizzare, in effetti. La vista sul Lago Nero, certo, faceva la sua figura, ma era troppo concentrato sulla ragazza, per godersela davvero.
«Una cena romantica con Draco Malfoy, sono molto fortunata.»
Disse Hermione, come brindisi, alzando di poco il bicchiere che aveva fra le mani. Ecco cos’era quella: una cena romantica. Ecco le parole che non volevano venire fuori.
«Direi.» Rispose lui, levando anch’egli il suo. Si scontrarono in un leggero tintinnio, poi entrambi bevvero.
Quasi da subito Hermione si sciolse. E parlarono, e ricordarono momenti belli e momenti divertenti della loro permanenza ad Hogwarts.
Ma arrivò anche il momento di affrontare discorsi seri, di parlare di quanto lui le aveva confessato il giorno precedente.
«L’anno è praticamente finito…» Iniziò la ragazza, e Draco capì immediatamente dove voleva andare a parare.
Che ne sarebbe stato di loro, fuori da quelle protettive mura di pietra?
«Quest’anno mi fermerò più del tempo prestabilito ad Hogwarts…»
Cercava di rimandare il più possibile il giorno il cui il suo sogno sarebbe finito, il giorno del ritorno a casa, il giorno che lo avrebbe stravolto. E il giorno in cui avrebbe ceduto la sua anima ad un’altra persona.
«Non sei costretto a farlo, Draco.»
Draco si girò di scatto nella sua direzione, e si sarebbe sicuramente arrabbiato a morte se solo lei non avesse avuto uno sguardo tanto sicuro di quello che stava dicendo.
«Tu non puoi capire.» Cercò di zittirla, dicendole limpidamente quello che pensava.
Lei, dal suo mondo candido, non semplice ma comunque giusto, non poteva proprio capire. Bisognava viverlo il tormento che lui stava sperimentando, per poter davvero comprendere.
«Puoi chiedere aiuto a Silente e…» La vide esitare un attimo, prima di dire qualcosa che era rimasto volutamente all’oscuro fra loro. «C’è un’organizzazione, di cui presto anch’io farò parte, che…»
La interruppe prima che potesse dire qualcosa di compromettente, perché sapeva troppo bene le conseguenze che sarebbe seguite a quel suo gesto avventato: «Non dirlo. Un giorno, questa sarà un’informazione contro di voi.»
E abbassò gli occhi sull’erba umida di sera. Era così ingiusto, il mondo in cui vivevano.
Sentì che gli stava sfiorando una guancia con le dita, un tocco leggerissimo, e si lasciò cullare dalla sensazione di calore che lo invase. Era momentaneo, lo sapeva, eppure dava una così convincente illusione che potesse durare per sempre.
Poi la vide avvicinarglisi e chiuse gli occhi, lasciandole libertà di scelta e movimento.
Lo baciò lentamente, dolcemente. Quando si separarono, Draco vide che stava piangendo. La strinse a sé, con forza, e serrò gli occhi, affondando il volto nei suoi capelli.
«Non dovevi esistere.»
I suoi singhiozzi lo raggiunsero attutiti dal golf che portava.
Quella sera, Hermione lo portò per la prima volta nel suo dormitorio. Ovviamente condivideva la stanza con altre quattro persone quindi si fermarono alla Sala Comune. Occuparono uno dei tanti divani, si sdraiarono nascosti e voltati verso il camino, che avevano acceso solo per loro. Draco allargò le braccia e lasciò che lei gli si accoccolasse contro, stringendolo per proteggerlo da tutto al di fuori di loro, e per proteggersi anch’ella.
«Resti?»
Draco sorrise sulla fronte di Hermione, mentre le circondava la schiena con le braccia.
«Solo un momento.»
Voleva solo rilassarsi un attimo, con lei. Niente passione, niente discorsi. Solo quell’abbraccio così familiare. Pochi istanti, giusto qualche minuto…
Chiuse un attimo gli occhi e in un attimo il sonno lo avvolse.
Così Draco dormì lì, quella notte, incurante del fatto che il mattino dopo molto probabilmente si sarebbe svegliato circondato da dei Grifoni sconvolti, tra cui due particolarmente arrabbiati.



«Te la farà pagare sicuramente. Trattarlo in quel modo!»
Draco aprì piano gli occhi, stranito nel sentire la voce di Blaise, insolitamente acuta. Sbatté un paio di volte le palpebre, e vide che si trovava sdraiato sulla cattedra di Piton. E che, effettivamente, Piton era a pochi passi da loro.
«Cosa…?» Chiese rivolto al suo professore.
Ma l’uomo rimase fermo e rigido, senza espressione, come se non lo avesse sentito.
«Devi essere impazzito, Draco!»
Draco tornò a rivolgere la sua attenzione su Blaise, che aveva preso a camminare avanti e indietro velocemente. Guardandolo, il biondo ebbe modo di notare che indossava un mantello nero con cappuccio, che non gli aveva mai visto prima.
«Mi vuoi spiegare?»
Probabilmente il suo compagno l’avrebbe fatto, ma la porta dell’aula si spalancò all’improvviso e, in fila indiana, iniziarono ad entrare delle persone incappucciate, anch’esse con il mantello nero di Blaise, riempiendo in fretta la stanza. Con orrore, Draco collegò quel colore al suo unico significato: Mangiamorte. Ma da quando Blaise era entrato a farne parte?
Non ebbe tempo di reagire in alcun modo, perché la prima figura, al primo banco, si tolse il cappuccio e ciò che questo gesto svelò lasciò Draco basito.
Theodore Nott. La seconda figura fece lo stesso svelandosi, Gregory Goyle, e la terza anche, Vincent Tiger e così via tutti i Serpeverde del suo anno.
Cosa stava succedendo? Draco smise di chiederselo, quando tra le facce Serpeverde ne apparve una Grifondoro: Lavanda Brown, e poi Calì Patil. Tutti i Grifondoro, anche loro lì, vestiti in quel modo.
Saltò definitivamente giù dalla cattedra, quando fra quella massa di volti apparve Ron Weasley. Era successo tutto molto in fretta per capire davvero e poter fare qualcosa, ma vedere uno del Trio apparire fra i Mangiamorte lo scosse, e lo fece reagire.
«Weasley?»
Il ragazzo non diede segno, anch’egli come Piton, di averlo sentito. Draco si guardò intorno, tutti avevano un’aria persa, compreso Blaise, e si accorse che mancava una sola persona a rimanere nera, nell’ombra.
Velocemente le si avvicinò, strappandole via il cappuccio dal volto: Harry Potter.
«Potter? Potter sei tu? Si tratta di uno scherzo?»
Ma il ragazzo non gli rispose, gli puntò solamente un dito contro, lentamente, fino a premerglielo contro il petto, che si alzava e abbassava ad una velocità fuori dal normale.
«Potter…?»
Draco aveva paura, una paura viscerale e terribile. Tutti i suoi compagni erano Mangiamorte, Harry Potter lo era. Cosa significava?
«Tu hai tradito.» Disse quest’ultimo, con una voce gutturale che non gli apparteneva.
Draco si allontanò da lui, spaventato. Sbatté contro il muro alle sue spalle dopo troppo poco.
Gli ci volle più tempo del dovuto per capire che in quel quadro così assurdo mancava un’altra persona ancora, la più importante: Hermione.
Il nome della ragazza rimbombò nella sua testa, e fu come se anche nella stanza fosse successo lo stesso, perché tutti i ragazzi e Piton, iniziarono a strillare. Un suono acuto, non umano, che lo costrinse a tapparsi le orecchie con i palmi, serrare gli occhi e rannicchiarsi a terra.
Passò molto tempo in quella posizione, poi il grido cessò, e lui tornò a guardarsi intorno.
Ma ora non c’era più nessuno intorno a lui, si trovava in Sala Comune, che era deserta.
Cominciò a camminare piano fra i tavoli, cauto, con il timore di vedere un Mangiamorte spuntargli davanti.
Non successe nulla di quello temeva, ma di peggio. Inspiegabilmente, iniziò a sentire freddo, brividi gelati gli corsero lungo tutta la schiena. Una straziante sensazione di solitudine l’avvolse tra le sue spire, ma lui si costrinse a continuare a camminare, senza voltarsi per controllore cosa c’era alle sue spalle.
Nuovamente Hermione entrò nei suoi pensieri e il gelo sembrò crescere senza sosta.
Draco arrivò ad un punto in cui non poteva più avanzare, non poteva far altro che voltarsi. Così fece, e ciò che vide lo bloccò dov’era, senza permettergli di provare a scappare, cosa che in ogni caso non sarebbe servita a nulla. Un Dissennatore si parava di fronte a lui, immobile e di un altro mondo, facendolo precipitare sempre più nello sconforto totale.
Ma la creatura rimaneva ferma, come in attesa di un segnale per poter attaccare, e si limitava a respirare rumorosamente. Il tempo parve bloccarsi, per dar spazio alla confusione che stava stravolgendo dentro Draco. Sparita ogni traccia di sensazione rassicurante dettata dalla presenza di Hermione nella sua vita, ciò che l’attendeva fuori dalle mura di Hogwarts era fin troppo chiaro.
Dolore, pericolo, infelicità, paura. E morte, soprattutto morte.
Loro lo avrebbero schiacciato, se avesse opposto resistenza. Non sapevano ancora nulla, ma poco mancava perché scoprissero quello che stava facendo. Il Signore Oscuro e suo padre.
Pensare al nome di Voldemort lo portò ad alzare il volto.
Scoprì così che dietro al Dissennatore c’erano quattro persone. Harry Potter, Ron Weasley, ora non più incappucciati, e il suo futuro padrone che teneva fra le braccia Hermione.
Draco fece uno scatto in avanti, fu una reazione istintiva, e il Dissennatore scomparve, dimenticato. Corse verso la ragazza, che sembrava svenuta, ma più velocizzava i suoi movimenti, più la sua figura si allontanava, così come la Sala Grande si allungava.
Si accorse che ogni passo gli costava sempre più fatica, come se staccare i piedi dal terreno fosse diventata una sorta di impresa. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo corse, ma i secondi gli parvero ore. Quando non ce la fece più, si fermò ansimando e con lui anche il resto si fermò.
Fu allora che successe, quando le forze lo avevano completamente abbandonato: Hermione rinvenne improvvisamente e il Signore Oscuro alzò una mano affilata, con cui reggeva la sua bacchetta, che puntò su una tempia della ragazza.
Draco vacillò, non riuscendo a recepire del tutto la situazione che si era creata, ma il suo istinto lo portò a cercare di fare un ultimo sforzo per raggiungerli: tutto inutile, ormai era ancorato a terra.
Fu un attimo, un lampo di luce verde e tutto finì. Un secondo prima gli occhi di Hermione erano sgranati per il terrore, colmi di lacrime impossibili da reprime, un secondo dopo la luce era svanita dalla sua persona e il suo corpo si era afflosciato a terra. Draco urlò, in silenzio. Tutto era avvenuto nel silenzio più totale.



Si svegliò in un attimo, sgranando gli occhi e ansimando nel buio della Sala Comune dei Grifondoro. Si era addormentato, si disse per calmarsi. Non si trattava che di un sogno, un incubo.
Sbatté le palpebre, poi si alzò lentamente dal divano, per non svegliare Hermione vicino a lui.
L’aula di Piton, i suoi compagni Mangiamorte, la Sala Grande deserta, il Dissennatore, il Signore Oscuro che uccideva…
Si passò una mano fra i capelli, massaggiandosi la nuca con il palmo.
Anche se completamente illogico, ogni istante, e ogni sguardo, di quell’incubo erano stati fin troppo realistici. Aveva avuto paura, e l’aveva ancora adesso.
Gli incubi sono sogni che si stanno svelando troppo, dicono, e lui aveva visto esattamente quello che sarebbe successo ad Hermione se li avessero scoperti.
Si girò a guardarla: aveva il volto rilassato e sorrideva appena.
Le si avvicinò piano e la prese in braccio. Conosceva l’incantesimo per bloccare le scale che portavano ai dormitori femminili, per questo non ebbe problemi ad arrivare alla stanza della ragazza. Aprì senza rumori la porta in legno marrone e, incespicando leggermente nel buio, ma vedendoci abbastanza per non finire disteso dopo i primi due passi, raggiunse anche il letto. La stese e si piegò su di lei per coprirla con le coperte pesanti. Hermione si mosse appena, mugugnando qualcosa e accoccolandosi contro il cuscino, probabilmente in cerca del calore che il suo corpo le aveva dato fino a poco prima.
Draco si sporse in avanti e le sfiorò le labbra con le sue. La guardò un’ultima volta e poi lasciò la stanza, non dando conto alle tende aperte del baldacchino, non di Hermione, vicino alla porta.






Angolo Autrice:



Sono così dispiaciuta…
Dico tanto nelle recensioni e poi sono la prima a metterci un’eternità ogni volta che devo aggiornare.
Perdonatemi. Spero continuerete a seguirmi comunque.
Passando a questo capitolo… è arrivato il momento. Draco ha svelato ad Hermione il suo segreto più grande, come lei stessa sarebbe stata pronta a fare se solo lui non l’avesse fermata. Ormai si fidano l’uno dell’altra, anche se sanno di non poterselo permettere.
Theodore Nott arrivato a questo punto si tira indietro, capendo di aver esagerato con i consigli su un mondo astratto e perfetto, ma ormai sono felice di dirvi che è troppo tardi: Draco non può più lasciare Hermione, non ne è in grado.
Il sogno è stata una delle parti che ho preferito scrivere fino ad ora. Non è altro che un modo in cui l’inconscio di Draco cerca di fargli capire cosa succederà se andrà avanti così, ma, come ho già detto, è troppo tardi per fare qualsiasi cosa.

Ovviamente il capitolo è dedicato a Haley_James, dorota, Morgana, alice_thomas, ladykirahm, anna96 e giuliabaron.
Grazie di esserci sempre, BGreen.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Bonhiver