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Autore: MarjiaA    23/08/2005    6 recensioni
Cosa succede se dal padre più improbabile nascesse una strega?
È la prima Fanfiction che pubblico e la prima di HP che scrivo...
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Non l'ho fatto nel primo capitolo ma lo faccio ora: i personaggi del mondo di Harry Potter, appartengono a J.K. Rowling, i primi 6 capitoli di questa storia sono stati scritti prima dell' uscita di HBP e se ci dovessero essere degli spoiler non erano voluti ma solo coincidenze, Petunia ed i ragazzi che compariranno nei prossimi capitoli sono frutto della mia immaginazione, somiglianze con persone realmente esistenti o con personaggi di altre fiction non sono intenzionali...
In questo capitolo e nei seguenti ci saranno accenni ad una storia uomo/uomo... niente più che baci e pensieri coccolosi ma siete avvisati
Penso di aver detto tutto quindi vi lascio al:

Capitolo 2

 

Al sorgere del sole mi svegliai, rifeci il letto, mi vestii e misi le ultima cose in borsa. L’anno prima una vicina di casa dei nonni mi regalò un orso di pezza e da allora lo tengo sempre nel letto con me. Se non sbaglio avvenne per il mio undicesimo compleanno. Ricordo che quell’anno zio si arrabbiò molto con papà, ma non sapevo il perché. Quando arrivammo a casa dei nonni c’era anche lui e con nonna dissero tante cose a papà, anche che era un idiota e altri insulti. Ripensavo a quell’episodio mentre legavo i miei capelli rossi in una treccia.

Scesi e preparai la colazione. Dopo i soliti rituali tornai in camera e presi un libro dal nascondiglio segreto sotto il letto. Lo appoggiai sulla scrivania e riposi ciò che rimaneva nel nascondiglio, nella borsa… preferivo portarmi via tutto quello che mi avrebbe creato dei problemi se Archi avesse rovistato in camera mia. Alle dieci suonò il campanello. Mi caricai di corsa la borsa in spalla e corsi alla porta: “Zio Harry!!!” La borsa cadde a terra e io mi fiondai tra le braccia dell’uomo apparso sulla porta. Sentii papà borbottare qualche cosa sulla discrezione ma non ci feci caso, felice di trovarmi tra due braccia amiche che mi stringevano. Zio mi piaceva per quello: mi faceva sentire al sicuro. Sentivo i lividi delle botte del giorno prima che facevano male, ma volli restare in quel abbraccio per diversi minuti. Non volevo che zio capisse che papà mi aveva picchiato.

Mi scostai andai a recuperare la borsa, intanto gli adulti ripresero a parlare. “Non la voglio più con me! Ieri è finita sul tetto di casa, come facesti tu, per scappare da un cane! Tienitela e non farmela più finire tra i piedi!” “Neanche due anni fa ti dissi che i suoi poteri sarebbero aumentati e che se non fosse andata nella scuola giusta non avrebbe saputo controllarli! Ma tu non mi desti retta. Anche tua madre cercò di convincerti! Ed ora vuoi abbandonarla? È tua figlia! Dudley non puoi scordarti di lei! E ancora meno che lei si dimentichi di te!” Non ero sicura di aver capito appieno il significato di quella conversazione, ma all’arrivo di mio fratello una cosa fu subito chiara: “Allora, papà, sei riuscito a trovare qualcuno che prenda in casa “Petulante”?” “Certo, andrà tra i suoi simili! Saluta Harry e Petunia… per un po’ non li rivedrai” “Ciao sorella! Spero che quelli come te possano picchiarti e punirti fino a farti tornare normale!” “Ciao Archi! Io a te auguro di vincere il prossimo incontro di boxe.” Certo lui mi odiava, ma per me era sempre mio fratello e l’ultima volta che lo vedevo volevo salutarlo in modo da non pentirmene in eterno. Così abbracciai lui e mio padre e li salutai. Poi andai da Zio, che prese la mia borsa e, tenendomi per mano mi portò via da quella casa. Io e zio Harry camminammo per un po’ in silenzio. I miei pensieri continuavano a vorticare. Perché papà non mi voleva più in casa? E qual’era la scuola di cui parlavano? Poi un pensiero improvviso! “Zio! Non vedrò più neanche nonna Petunia?” “Nonna Petunia? Come vuoi, se tu vorrai vederla la andremo a trovare” annuii soddisfatta. Nonna era l’unica, oltre a zio che mi voleva bene. Diceva che assomigliavo tanto a sua sorella Lily, e che non voleva commettere due volte lo stesso errore, ma non mi aveva mai spiegato quale errore. Poi zio Harry  interruppe i miei pensieri: “Petulante?” sghignazzò “Ma da dove la tira fuori una parola così complessa?” “Non lo so zio, so solo che ad un certo punto ,anni fa, cominciò a canticchiare un canzoncina su “Petunia petulante” e da allora mi chiama così, o mostro, il che non è molto meglio.” “E tuo padre?” “Bhè, lui mi chiama per nome, ma un paio di volte l’ho sentito fischiettare il motivetto di “petunia petulante”. È tanto lontana la tua casa, zio?” “Si la casa è un po’ lontana, ma abbiamo un mezzo che ci aspetta proprio in fondo alla strada.” La nostra casa, era in un isolato pedonale ed i parcheggi, anche per i domiciliati, stavano in fondo alla strada. Quando ci giungemmo vidi delle ragazze ferme a pochi metri da noi che squittivano. Seguendo il loro sguardo, spalancai la bocca. Un uomo biondo, vestito con pantaloni e giacca di pelle nera, lasciata aperta su una maglietta aderente bianca stava appoggiato alla portiera di una… non ci potevo credere…era la fuoriserie che avevo visto su un catalogo di Archi, decappottabile…. A quella vista mi ero bloccata, mentre zio procedeva e si avvicinava alla macchina lanciando la mia borsa sul sedile posteriore: non ci potevo credere. Sorrisi avvicinandomi a quel sogno di macchina quando le ragazze mi bloccarono. Ci conoscevamo: sapevo che avevano qualche anno più di Archi e che mio fratello aveva avuto delle relazioni con alcune di loro. “Ehilà. Petunia! Che ti credi di fare? Mica ci vorrai provare con quelli, vero? Non ti fileranno di striscio… guarda come si fa!” Prese com’erano dal biondo, le galline non avevano visto che arrivavo con zio… decisi di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori. Vidi la più alta del gruppo avvicinarsi alla coppia che si era girata per vedere dov’ero. Bloccai lo zio, che mi stava per chiamare, e gli indicai la bionda che si avvicinava a loro. Il biondo si tolse gli occhiali scuri. Osservandoli lanciarsi un occhiata ed appoggiarsi all’auto con occhi strafottenti non potei trattenermi dal sorridere. Certo avevano l’età di papà, 35 anni, ma dovevo ammettere che non erano affatto male ed ero certa che si sarebbero divertiti come una coppia di ventenni. Sono certa che quelle poche persone che verranno a conoscenza della mia storia si chiederanno come, a tredici anni, io potessi pensare certe cose… per questo dovevo ringraziare papà e nonna. Papà perché, non occupandosi troppo di me non si accorgeva di quanto leggevo e di come maturavo in fretta, nonna perché mi procurava tutti quei libri che mi avevano insegnato come il mondo girava. Allora dove eravamo rimasti? Ah gia, alla bionda che si avvicinava ai due uomini. I due incrociarono le braccia ed attesero che si avvicinasse con la sua andatura ancheggiante. Indossava solo il reggiseno di un bikini e dei jeans tagliati corti, molto corti e a vita bassa, molto bassa… ancora un po’ e se girava in costume non avrebbe coperto molto di meno. La vidi parlare e porgere la mano, che entrambi strinsero. Chiacchierarono per qualche minuto e poi vidi la bionda incollarsi al fianco del biondo ed appoggiare le mani sulla sua spalla, si allungò e gli stampò un bacio sulla guancia. Zio Harry a quel punto sorrise, si appoggiò allo stesso modo dalla parte opposta del ragazzo, portò una mano alla sua guancia e, girando il viso del biondo verso di lui…lo baciò sulla bocca. No, mi correggo, in bocca. Anche da quella distanza potevo distinguere le lingue saettare da una bocca all’altra. Dire che rimasi sorpresa è forse un po’ poco, ma sapevo abbastanza per pensare che se zio era contento a me non doveva importare che la persona che amasse fosse uomo o donna. La bionda a quel punto si era staccata e si era allontanata indietreggiando. Credo che quel bacio durò anche sei – sette minuti. Poi zio aprì la portiera dell’autista facendomi cenno di raggiungerli, mentre mi avvicinavo, il suo compagno si era seduto nel sedile del passeggero. Salii in macchina, salutai le ragazze e poi zio mise in moto la macchina e partimmo.

Prendemmo la principale, poi la superstrada e viaggiammo in silenzio per poco più di un ora. Durante quel tempo mi concentrai sul vento che mi scompigliava i capelli e gli affidai i miei pensieri, pensieri che per il resto del viaggio misi su carta, in un taccuino che mi portavo sempre dietro e che conteneva poesie, racconti, piccole frasi, tutto ciò che la mia testa macchinava. Piano piano mi accorsi che ci allontanavamo da qualsiasi centro abitato. Risalimmo una collina e, nella piccola valle dietro a questa un paesino, fatto di villette tutte uguali e nessuna uguale all’altra. Mi spiego, che forse è meglio. Tutte le villette avevano la medesima struttura di base, ma erano molto lontane una dall’altra ed ognuna aveva giunture di locali, in modo diverso (per intenderci, una cosa tipo “La Tana”: da una struttura di base tanti pezzi attaccati in periodi successivi… su quelli si differenziavano le villette. Se non fosse chiaro ditemelo che cerco di spiegarlo meglio). Sulla collina di fronte a quella da cui arrivavamo vidi la più vecchia di tutte le case…Il paesino contava una dozzina di case, più quella sulla collina. Erano tutte recintate e avevano i giardini…incolti, credo che sia la parola più giusta. Io venivo da un quartiere in cui tutto era pulito, in perfetto stato, e coltivato in modo che crescesse solo dove e come gli dicevi di crescere, ma tutto quel disordine di terrazze e torrette, quei giardini selvaggi, bhé mi piacevano più che casa mia. Presto arrivammo al paese, la strada si era interrotta chilometri prima della collina e gia da un quarto d’ora viaggiavamo su una strada sterrata. La macchina si arrestò nel cortile di una villetta color panna. Non aveva molte aggiunte, solo una torre sulla parete nord della casa, costruita di grosse pietre grigie. Scendemmo dalla macchina e il ragazzo biondo prese la mia borsa, mentre io mi avvicinavo lentamente alla casa, tenendo gli occhi fissi alla cima della torre… era altissima. Poi girai su me stessa, sempre lentamente, movendo piano i piedi, uno dopo l’altro, con la paura che un movimento più brusco mi avrebbe svegliato da quel paradiso. Vidi i due compagni che mi guardavano sorridendo. Harry teneva un braccio avvolto alla vita del biondo, che con la mia borsa sulla spalla si era appoggiato a lui. “Vuoi entrare?” Mi chiese zio. Non risposi e corsi alla porta. Girandomi indietro a vedere se arrivavano. Risero di gusto e si avvicinarono. “È aperto, vai!” Abbassai la maniglia ed aprii la porta.



Ed ecco il secondo capitolo... essendo questa storia un parto della mia mente che ogni tanto va in corto circuito, non so ben come andrà finire, un giorno mi è venuto in mente "Chissà se invece del cugino Dud avesse una figlia con poteri magici"...da lì è nata la storia e adesso sta andando avanti da sola... penso che se riesco metterò i capitoli online ogni 2-3 giorni.
Grazie a valeballerina, Dk86, Chihiro, Seyenne e slytherin_emy per aver recensito e anche chi ha solo letto.

A presto
Marjia
  
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