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Autore: RiceGrain    06/05/2010    3 recensioni
"..because the only people for me are the mad ones, the ones who are mad to live, mad to talk, mad to be saved, desirous of everything at the same time, the ones that never yawn or say a commonplace thing, but burn, burn, burn..." - Jack Kerouac
E' esattamente così che si sente Mallory ogni volta che, alzando lo sguardo incontra quello blu elettrico di River, folle e squilibrato, musicista nell'animo. Perchè l'importante non è trovare quello che si cerca, ma continuare a cercare, perchè è quando smetti di andare avanti e ti accontenti che hai perso per davvero, perchè quando c'è quella scintilla ad illuminarti la strada tu la devi seguire.
E la parte più difficile è che devi fidarti di lei.
Genere: Malinconico, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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the madcap laughs
2.



Addormentarsi e svegliarsi in un posto nuovo che sa di destino.

Rivedere negli occhi dei tuoi compagni di viaggio metà del sentiero percorso e sentire dentro di te che va bene, che stiamo crescendo e le cose cambiano.

Risi di me stessa e di quei pensieri così banali. Dio, ma quante volte sono state dette frasi del genere dall’inizio dei tempi?

Che schifo. E nessuno ha mai trovato la soluzione, nessuno è mai riuscito a stare meglio.

Bella fregatura davvero.

Spostai lo sguardo sulla figura addormentata di River accanto a me e un po’ mi venne da sorridere.

Il cappuccio della felpa calato sulla testa lo faceva assomigliare al protagonista di qualche canzone punk, una di quelle che sono in grado di incendiare i cuori di miliardi di teenagers arrabbiati col mondo.

River, River, River. Dovunque andassi, qualsiasi cosa facessi c’era sempre e solo lui nei miei pensieri e quella cosa mi dava fastidio, perché io odiavo dover dipendere da qualcuno, dover focalizzare il centro delle mie giornate su un altro essere umano.

Ma con lui non poteva essere diversamente.

Chissà se un giorno mi avrebbe raccontato la sua storia?

Io l’avevo fatto con lui.

Una sera d’estate, sulla sabbia di Venice Beach fra le bottiglie di vodka e i mozziconi di sigaretta, non avevo potuto fare altro che riversare tutta me stessa nel blu elettrico dei suoi occhi.

Non mi aveva chiesto niente, ma semplicemente mi era sembrata l’unica cosa possibile da fare, l’unica cosa giusta. Avevo desiderato che quell’anima grande conoscesse tutto ciò che c’era da sapere su quella squallida ragazzina di Fresno dalle gambe sottili e i sentimenti perduti.

Nessuna famiglia disastrata, nessuna storia melodrammatica o da film in seconda serata, nessun fratello morto o padre alcolizzato o madre sgualdrina.

Una famiglia più che normale la mia.

Una normalità che mi aveva lentamente resa priva di qualsiasi voglia di vivere.

Alzarsi la mattina e non riconoscere la figura di fronte a me sullo specchio del bagno, scendere a fare colazione e scoprirmi nauseata al pensiero di conversare con i miei familiari.

Non c’era mai stato un qualcosa di veramente tangibile per giustificare i miei stati d’animo da sociopatica, ma soltanto lunghi pomeriggi dove la musica e i soliti pochissimi libri mi avevano convinta che per me ci doveva per forza essere qualcosa di meglio nel mondo.

Qualcosa di più.

O semplicemente qualcosa.

River mi aveva capita.

Forse era il suono delle onde sul bagnasciuga, o forse era stata la vodka o la sabbia fredda appiccicata alle mie gambe nude, ma in quell’esatto momento mi ero sentita bene.

Lo avevo guardato e il suo mezzo sorriso mi era sembrato la cosa più meravigliosa che avessi mai visto.

E mi ero sentita bene perché mi ero resa conto che finalmente ciò che provavo adesso lo provava anche qualcun altro, e questo qualcun altro mi capiva.

Questo qualcun altro aveva letto il mio dolore non sulle mie labbra, mentre stavo parlando, l’aveva letto dalla curva delle mie spalle, dalla frangia troppo lunga che mi ricadeva sugli occhi, l’aveva letto da come prima di parlare pensassi sempre 2 volte alla cosa da dire.

Il greyhound frenò dolcemente e si fermò ad una stazione di servizio.

River socchiuse gli occhi e si drizzò a sedere sul sedile.

-Dove siamo?- chiese ed io mi chiesi se davvero volesse saperlo o se lo chiedesse giusto per farmi sentire partecipe di quel viaggio.

-Phoenix-

Annuì e si guardò intorno nel pullman quasi completamente pieno.

-Voglio una birra e un pacchetto di Twizzlers-

Senza aggiungere altro si alzò e si chiuse la zip della felpa. Qualcuno spostò lo sguardo su di lui mentre si faceva strada nel piccolo corridoio del greyhound e una ragazza si passò nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Già, come se frivolezze del genere avrebbero mai potuto catturare l’attenzione di River.

Continuai a guardarla e mi accorsi che non doveva avere più di 15 anni.

Beh a quell’età un tipo come River doveva sicuramente apparire come il principe azzurro uscito direttamente dal libro di fiabe e piombato nella realtà di tutti i giorni.

Era proprio un peccato che invece River di azzurro avesse solamente gli occhi e di regale giusto il modo di accarezzare le corde del basso.

Ed io non avrei voluto che fosse diversamente.

Perché quando suonava si trasformava. Diventava l’incarnazione di qualcosa di infinitamente superiore, come il tramite fra Dio e i comuni mortali.

Ecco perché l’avevo aspettato accanto all’uscita quella notte di 6 mesi prima, con il cuore in gola e il respiro corto.

Fregandomene della mia amica Judy che doveva avermi dato per dispersa, fregandomene del freddo e del trucco che doveva essermi colato sul viso in una maschera di eyeliner e rossetto rosso sbavato.

Perché lì sopra a quel palco io avevo visto il mio futuro riflesso nel suo sguardo elettrizzato.

Mi ero immaginata stretta contro di lui e mi ero immaginata l’esatta piega che avrebbe assunto il suo sorriso quando si fosse reso conto che era proprio me quella persona che neanche sapeva di stare aspettando.

E così ero rimasta ferma fuori della porta del backstage, facendomi largo tra la folla e gli addetti alla sicurezza, e come se da qualche parte fosse sempre stato scritto, ad un certo punto lui uscì e si fermò esattamente ad un centimetro da me.

-Ci vieni al Molly Malone con me?- mi aveva detto.

Una frase ed ero stata sua.

Quella sera non ero tornata a casa.

Quella sera Mallory Knox si era presa in mano la sua vita.

E se fossi scesa lì a Phoenix?

Improvvisamente quel pensiero mi colpì così forte che quasi mi ritrovai a girovagare per le vie assolate della città con la forza dell’immaginazione.

Non sarebbe stato certo male e mi chiesi a chi poi sarei mancata.

Dubitavo fortemente che River sarebbe venuto a cercarmi.

Avrebbe sentito la mia mancanza solo di notte forse, quando non avrebbe più trovato la certezza del mio corpo avvolto nelle lenzuola accanto a sé.

Ma anche di quello avrebbe imparato presto a farne a meno.

Ne avrebbe trovate a bizzeffe di ragazze desiderose di trascorrere le proprie nottate con lui.

Battei una mano sullo zaino posato ai miei piedi e tentai di cercare almeno una motivazione valida per restare.

Forse avrei davvero fatto meglio a tornare a casa dai miei genitori.

Non mi avevano più cercata da quando gli avevo chiuso il telefono in faccia e gli avevo urlato di dimenticarsi di avere una figlia, ma dubitavo che l'avessero fatto sul serio.

Anche se ce l'avevano con me, mi avrebbero sempre perdonata.

Ma non era questo ciò che volevo perchè mi conoscevo troppo bene da sapere che sarebbe bastato solo un mese per tornare a ripiombare nel baratro dell'apatia da cui tanto faticosamente ero riuscita a tirarmi fuori.

Un ticchettio sul finestrino e mi riscossi dai pensieri, spostando lo sguardo verso il rumore.

C'era River lì fuori, con un pacchetto di Oreo in mano e un sorriso da infarto.

Dimenticai più in fretta di un battito di ciglia tutte le pazze teorie e piani di fuga che in quei pochi minuti mi avevano affollato il cervello e mi sentii sciogliere dentro da un improvviso calore.

Era bastato quell'insignificante pacchettino di biscotti e tutto era tornato in prospettiva.

River mi conosceva e nel suo strano, pazzo modo, comprarmi un pacchetto dei miei biscotti preferiti equivaleva a un "ti amo e grazie per essere con me in questo viaggio senza meta", una cosa che a voce non sarebbe mai stato capace di dirmi.

Perciò gli sorrisi e lui si voltò, diretto a tornare sul pullman.

Il suo basso, chiuso da qualche parte insieme agli altri bagagli dei passeggeri, mi dava sicurezza, perchè sapevo che finchè River avesse avuto la sua musica niente avrebbe potuto scalfire la perfezione di quei momenti rubati al tempo.

La musica gli scorreva nelle vene e di riflesso scorreva anche nelle mie. La musica era il filo che ci aveva fatti incontrare e che reggeva in mano il nostro destino.

-Alla prossima fermata scendiamo- disse, quando raggiunto il suo posto accanto a me si lasciò cadere sul sedile.

-E Madison?- gli chiesi, anche se in fondo non c'era nemmeno bisogno di farla una domanda del genere.

Che si fotta Madison e tutti i suoi abitanti, mi avrebbe probabilmente risposto.

-Ti interessa davvero un'inutile cittadina della Georgia?- difatti rispose.

Scossi la testa e lui mi porse il pacchetto degli Oreo.

-La prossima fermata è ad Albuquerque.-

Si tolse il cappuccio della felpa e addossandosi al sedile chiuse gli occhi.

-Hai 7 ore di tempo per convincermi che Madison è un posto migliore-

Sorrise un po' ed io lo imitai. -Non voglio affatto convincerti, River. Scendiamo ad Albuquerque. Il New Mexico mi sembra un ottimo posto per cominciare.-

-Cominciare cosa?- mi guardò, cercando forse di leggere chissà quale risposta a chissà quale domanda.

Io scrollai le spalle però, perchè di risposte non ne avevo neanche se le avessi cercate.

-Cominciare, River.-

Rise con la sua solita risatina sommessa, quella che mi faceva scorrere i brividi lungo la spina dorsale e mi mandava il cuore in fibrillazione, perchè si era accorto del mio tentativo di scimmiottare ciò che lui aveva detto il giorno prima.

-Cominci a piacermi, Mallory- e spostò impercettibilmente il ginocchio destro a sfiorare il mio.



Alloraaaaa non ho scuse...cominciamo col dire questo intanto!

Non ho idea di quanti mesi siano passati dal primo capitolo di questa storia, ma so che sono troppi!

Purtroppo l'ispirazione se n'era andata e non è più tornata fino a oggi pomeriggio..per cui scusatemi!

A questa storia tengo tantissimo e ci tengo a precisare che verrà portata avanti, non verrà lasciata a metà..perchè anche se per ora mi è sempre un tantino oscura è tutta scritta da qualche parte nel mio cervello XD e anche se a rilento prima o poi verrà fuori tutta :)

Nel frattempo ringrazio dal profondo del mio cuore le mie amorine DADI e ALE che l'hanno messa fra i preferiti <3 e ELAINTARINA che l'ha messa fra le seguite!

E ovviamente:

Elaintarina: Grazie mille *-* sono stata felicissima di leggere la tua recensione e con te mi voglio scusare particolarmente perchè alla fine ho lasciato passare quasi 3 mesi prima di aggiornare ç__ç Ti ringrazio per tutto ciò che mi hai detto, soprattutto sui miei personaggi :) Spero che anche questo ti sia piaciuto e ti prometto che non lascerò passare tutto questo tempo per il prossimo capitolo! Un bacione

winnie poohina: Aleeeeee oggi mi do alle ff, hai visto? XD ahahahhaha mi è presa l'ispirazione e mi sono messa a scrivere! Spero ti sia piaciuto questo, a me non tanto perchè mi sembra un po' campato per aria ma insomma..staremo a vedere!

Ti amo aleeeeeeeeeeeee (mi devi ancora raccontare di paul!! ç__ç) <3

doddie: Tesoroooooo ç___ç sono da fucilare lo so da me, ahimè. 3 mesi sono 3 mesi..mi perdoni??  Non sai quanto mi abbia fatto venire gli occhi a forma di stelline il tuo commentino *___* cioè tesorooo io t'amo <3 e mi manchi anche. Tanto. Voglio sentirtiiiii

Piccola Ketty: Tesoro! Che dire di te che mi segui anche qui in questa follia alla quale non so trovare neanche nome XD Eh si loro azzardano, rischiano e io con loro dato che sto scoprendo insieme a loro quello che succede ahahahha

Ti amo tesoro e grazie per tutto <3

Beh al prossimo aggiornamento e giuro che sarà prima stavolta :D

 

   
 
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