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Autore: Meirvellux    07/05/2010    0 recensioni
La vita di Rosalie Hale prima di diventare umana.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rosalie quella mattina si era svegliata di buon umore.
Non vedeva l’ora d’indossare il suo nuovo completo, regalo di suo padre.
Si sedette sulla sedia da toeletta e guardò deliziata il suo volto allo specchio: la camicia bianca di cotone leggero, risaltava sull’abbronzatura conquistata nel mese di Luglio.
“Sei un incanto!” commentò sua madre soddisfatta, apparendo sull'uscio della porta.
“Non credo che il figlio del dottor Cullen, pensi lo stesso” disse la ragazza passandosi il pettine di tartaruga tra i capelli biondi.
Era ancora arrabbiata con i suoi genitori per aver invitato i Cullen al suo compleanno.
“Mia cara, ma che dici!” esclamò la madre avvicinandosi alla sua creatura. “Per noi l’indifferenza di quel ragazzo così taciturno é un bene! La signora Welles mi ha detto che i Cullen sono strani, non frequentano la società e sono sempre rinchiusi nella loro gabbia dorata. Pensa che vita, con quel piccolo demonio del loro figlio!”.
Rosalie annuì convinta: lei amava il sole, la brezza del mattino, la vita che si sentiva in ogni singola cosa che le capitava tra le mani. Non avrebbe retto alla solitudine, al buio, e ad un clan strano come quello dei Cullen.
“Piuttosto oggi tuo padre vuole parlarti…” continuò la signora Hale, lanciando uno sguardo furtivo alla sua creatura. “C’è qualcuno che vorrebbe tu conoscessi”. “Basta mamma!” protestò Rosalie. “Hai visto l’ultima volta che…”
“Poche chiacchiere figlia mia!” la signora Hale aveva un’espressione severa sul volto. “Tu ci andrai all’incontro senza discussioni! Ti vuole far conoscere il figlio del proprietario della banca!”.
Rosalie le rivolse un’espressione insofferente. “No, non m’importa quanto sia ricco”
“Sarà diverso questa volta” disse la donna avvicinandosi alla finestra della camera di Rosalie, probabilmente la stanza più sfarzosa della casa.
“Royce King non è solo un bel partito, ma pare che sia così bello da aver fatto stragi di cuori; lui però ha chiesto di te e il motivo puoi ben capirlo”.
La donna si avvicinò alla figlia, e le poggiò le mani sulle spalle.
“Non sarai mai più bella e giovane come sei adesso, ascolta tua madre e fai quello che è giusto per tutti noi”.
“D’accordo mamma…” disse la ragazza, che stranamente si sentiva inquieta. “Voglio però che Vera venga con me!”.
“Vera?” sussultò sua madre. “Non vorrai farti vedere con quella donna!”
La signora Hale aveva sempre disprezzato Vera: di famiglia umile, priva di bellezza ed eleganza, secondo lei avrebbe fatto sfigurare sua figlia.
“Oh mamma…”
“Non voglio sentire ragioni… è sposata con un poco di buono, e ha pure avuto un figlio; che Dio protegga la creatura da due sciagurati come quelli!”.
“Da sola non posso certo andare in giro” disse Rosalie incrociando le braccia con fare sdegnoso.
La signora Hale agitò le braccia con impazienza. “D’accordo, d’accordo!”.
Rosalie rise vivacemente, e corse fuori dalla stanza con uno scatto agile e aggraziato.

Vera indossava un cappello a tesa inclinata, che copriva i folti ricci neri. Aveva indosso un semplice vestito da giorno, che messo a confronto con il completo di Rosalie sembrava uno straccio.
Conoscendo da anni la ragazza era abituata a quella situazione, ma per lei non aveva peso, dato che da quando si era sposata era inebriata dalla felicità.
“Davvero non conosci Royce King?”
Rosalie scosse la bella testolina bionda.“So che i King sono molto potenti, ma non conosco il loro figlio”.
“E’ un ragazzo molto affascinante, l’ho visto una volta in banca” disse Vera.
“Una donna sposata non dovrebbe lasciarsi andare a tali considerazioni”
L’amica arrossì lievemente: come tutte le ragazze di Ronchester, aveva avuto una cotta per quel bel giovane.
“Il matrimonio è una cosa seria, Vera” la rimproverò Rosalie con voce solenne. “Io quando m’innamorerò non vedrò nessun altro”.
La ragazza sorrise, notando che come sempre la bella figlia degli Hale attirava gli sguardi di tutti e quella mattina i raggi del sole baciavano i contorni morbidi e rosei delle sue labbra.
“Dicono che abbia viaggiato in tutto il mondo, e che sia tornato per prendere le redini dell’eredità di famiglia” cambiò argomento Vera.
La sua amica non disse nulla, ma ad ogni passo si faceva sempre più pensierosa. Piano, piano, era sempre più interessata al primogenito dei King: senza accorgersene il suo cuore aprì le porte al ragazzo prima di conoscerlo, forse perché le ricordava gli eroi dei romanzi che amava leggere in segreto. Dinnanzi a quelle descrizioni tanto affascinanti, anche le parole della sua adorata amica Vera, sfumarono come un ricordo lontano immerso nel presente.

Lo studio di suo padre era aperto.
Lui era seduto sul divano di pelle, e teneva tra le mani un whisky. Aveva un’aria insolente e galante allo stesso tempo. Indossava un completo gessato d’alta sartoria, ed emanava un virile profumo di colonia.
Rosalie, quando fu davanti a quell uomo così sicuro ed elegante, si sentì improvvisamente priva di difese. Il cuore cominciò a pesarle più di qualsiasi altra cosa, e d’istinto poggiò una mano sul petto.
L’uomo la fissò senza dire nulla e rimase ad osservarla a lungo, finché non poggiò con sicurezza il suo drink sul tavolino e le venne incontro a passi lenti ma incisivi.
“Non credo di aver bevuto molto, ma lei deve essere per forza una visione della mia immaginazione” disse squadrando la sua aggraziata figura senza farsi il minimo problema.
La ragazza arrossì violentemente, e si sentì soffocata da una sensazione devastante.
“L’ho spaventata?” chiese il ragazzo con premura.
“No…” biascicò Rosalie confusa.
“Ne sono felice, anche perché nessuno potrebbe fare del male ad una donna bella come lei”.
Royce pensò tra sé e sé a quante volte aveva ripetuto quelle frasi negli ultimi anni, e di quanto trovava comico l’effetto che facevano sulle giovani sprovvedute.
“Sono Royce King” disse con voce suadente. “…d’ora in poi farò in modo che lei non si dimentichi di me, io sicuramente non mi dimenticherò di lei”
“S-sono Rosalie Hale” rispose la ragazza come se fosse sospesa in un vortice sognante. “E’ un piacere conoscerla”.
Lei che aveva trattato con maestoso sdegno il mondo maschile che la circondava, si sentiva per la prima volta inadeguata e impaurita, come se il bel ragazzo dovesse andarsene da un momento all’altro.
“Non sapevo che il signor Hale avesse una figlia così affascinante, non credo che esista banca al mondo che possa contenere la cifra necessaria per comprare la sua bellezza”.
“Temo per lei di non essere un oggetto in vendita, signor King” Royce sentì una punta di risentimento nella voce della ragazza. Si affrettò a correggere il tiro.
“Non mi fraintenda, nessuno più di me sa distinguere il valore del denaro e quello di una persona”.
Il ragazzo a quel punto, prese la mano sottile della ragazza, sfiorandola appena con le labbra.
Rosalie, rimase a bocca aperta per quel gesto così galante.
Royce prese l’orologio da taschino e guardò attentamente l’orario.
“Signorina, spero di vederla ancora. Il dovere mi chiama”. Si voltò e prese la giacca dal divano.
“Si ricordi: se non potrò ancora avere il piacere di rivederla, allora sarò io a cercarla”
Disse l’ultima parola con tono austero, per poi aprire la porta e svanire nel buio del corridoio.

Una scia di petali di rosa l’aveva trovata.
Rosalie ormai si addormentava avvolta dal profumo delle rose: era abituata ai regali dei corteggiatori, ma quelle rose mandate da Royce tutti i giorni, avevano per lei un valore incommensurabile.
La ragazza strappava un petalo di rosa per ogni giorno che le riceveva, e lo custodiva in un elegante scrigno di legno pregiato, per contare i giorni che passavano e assicurarsi che il suo bello non smettesse di ricordarsi di lei.
Era arrivata persino ad immaginarsi il loro matrimonio, con lei vestita da uno sfarzoso abito da sposa, e il suo amato all’altare, sorridente.
La loro prima notte insieme li avrebbe uniti in una cosa sola, e una brezza leggera avrebbe accarezzato le loro pelli fatte per toccarsi.
Fantasticava su quel corteggiatore sfuggente, eppure sempre presente con i suoi doni e con le sue attenzioni.
In famiglia nel frattempo, pensavano già a come far morire d’invidia i vicini con il colpo messo a segno dalla loro bellissima figlia.

Rosalie si sentiva per la prima volta cullata dalla brezza dell’infatuazione, quando però meno se l’aspettò, le rose non arrivarono più.
Tutti sapevano che le poche volte che si era sentita giù, o chiedeva alla madre di andare dalla sarta o in cappelleria. In quei giorni, invece, passava il tempo a fissare lo scrigno e i petali ormai secchi.
“Tu sei crudele! Io qui ho lasciato ogni pezzo del mio cuore, che solo tu puoi ricomporre!”
Il suo ammiratore non si era mai fatto vedere, ed effettivamente Rosalie pensò che essendo un uomo di mondo, aveva puntato qualche altra preda, magari più affascinante e ricca di lei.
Una mattina si svegliò di pessimo umore. Era come se un cerchio malefico le girasse intorno alla testa, e scese le scale di malavoglia per recarsi in salotto. Fu in quel momento che vide sua madre parlare con qualcuno sull’uscio della porta, gesticolando ansiosamente.
Rosalie, spettinata e con il volto sciupato, si ritrasse d’istinto: mai si sarebbe fatta vedere così, ma lo sconosciuto fu più svelto di lei e le strappò un’esclamazione strana dalla bocca.
“Royce!”
“Sembra che lei non abbia fatto che pronunciare il mio nome, bella Rosalie”
Royce le sorrise, un sorriso perfetto da sano ragazzo americano.
“Rosalie!” disse la madre paonazza in volto. “Non puoi farti vedere in questo stato! Torna su e cambiati, mettiti qualcosa di decente”.
Rosalie però non si mosse: era inebetita, non riusciva neanche a muovere le labbra.
Royce dal canto suo la trovava ancora più bella con la sua veste da camera e l’aria selvaggia, ma non disse nulla.
Con uno scatto fulmineo la ragazza salì in camera sua. Ondulate ciocche bionde la seguirono.

“Sono venuto a portare delle commissioni che suo marito si era dimenticato nel suo studio” porse i fogli sul tavolo.
“E’ stato un pensiero veramente gentile” sorrise la signora Hale, poi si voltò verso sua figlia seduta accanto a lei e sussurrò qualcosa sperando di non farsi sentire: “Rosalie cosa hai! Stai dritta con la schiena!”
“Come sta lei, Rosalie?”
La ragazza però non gli rispose. Era imbronciata e lo fissavano con occhi sbarrati. “Scusa mamma, ma non mi sento molto bene” disse lei alzandosi dal divano con grazia.
Accennò un inchino con il capo, e poi si diresse nella camera da pranzo. Aveva il volto in fiamme e sentiva il cuore avvolto da una spirale di dolore e gioia.
L’uomo si alzò lasciando la signora Hale sul divano, che sorrise tra sé, continuando a sorseggiare il suo the, indisturbata.

“Rosalie, sono stato molto impegnato in questo periodo” disse lui afferrando il polso sottile, ma senza farle male.
“Davvero? Sembrava si fosse dimenticato di me”
“Nessun impegno potrebbe farmi dimenticare lei”
“Ha smesso d’inviarmi le rose”
La ragazza era imbarazzata, ma cercava di mostrarsi dignitosa.
“Solo perché sono stato impegnato, l’ho detto. Ho tante di quelle pressioni, perché crede che sia venuto? Per vedere suo padre?”
“Sono notti che non riesco a dormire. Penso a lei, alla sua bellezza e alla sua voce che mi parla in sogno ogni notte”. Lo disse portandosi le mani sul petto e continuando a sorriderle, ma dentro di sé soffocava le risa.
La povera Rosalie, invece, sorrideva emozionata. Non riusciva a trattenere la gioia, e i suoi occhi erano velati da un filo di commozione.
“Oh Royce, perdoni me se ho dubitato di lei!”
“Direi che possiamo fare a meno della formalità. Voglio parlarti come mia fidanzata, Rosalie Hale”
La ragazza coprì la bocca con una mano. Una lacrima solcò la guancia rosea.
Lui dal canto suo la asciugò con il suo dito.
“E’ un sì, vero?”
“Sì, sì, sì!” disse lei incrociando le mani, quasi stesse pregando.
Ringraziò il buon Dio.
Ringraziò la vita per averle dato tutto.
Ringraziò il destino.
Le mancava solo di baciare il cielo per ringraziarlo.
I giorni a seguire furono per Rosalie i più belli che aveva mai vissuto fino ad ora.
Passava molto tempo con Royce, tanto da farsi vedere raramente in casa, con gran gioia dei suoi fratelli che ora avevano le attenzioni tutte per loro.
Il suo fidanzato la portava nei posti più esclusivi, la colmava d’attenzioni, e l’affascinava con quello che aveva imparato durante i suoi viaggi.
Rochjester dal canto suo, non faceva altro che parlare di loro: la coppia più bella e invidiata della città. Il figlio del proprietario della banca aveva sposato la ragazza dagli occhi viola.
Una volta lui la portò al parco.
“Rosalie non mi piace, non è un nome che si adatta a te”
“Perché Royce” disse lei accarezzandogli il volto.
“Le rosalie erano cerimonie che celebravano i morti. In quei giorni le donne deponevano rose sulle tombe, ecco l’origine del tuo nome…”
Rosalie rabbrividì: come poteva lei, che sembrava un raggio di sole materializzatosi sulla terra per portare gioia e bellezza, aver avuto un nome tanto lugubre?
Royce la vide turbata.
“Non preoccuparti” disse cingendole la vita. “I tuoi occhi hanno il colore delle viole”
Staccò una viola dal prato, e la poggiò sulla sua guancia. Era proprio vero: avevano lo stesso colore.
“Sei fatta per essere baciata dal sole, nessuno potrà mai trascinarti nella notte”
Queste romanticherie che ipnotizzavano Rosalie, cominciavano a stufarlo. Doveva ammettere che pur essendo una ragazza molto ingenua e sciocca, aveva una forza tutta sua, era terribilmente ostinata.
Una volta provò a portarla in un alberghetto, con il pretesto di aver dimenticato un regalo per lei.
A dir la verità non era una bugia, dato che Royce amante delle donne e del vizio vi aveva portato una delle sue tante amanti. Pensò però che quel fidanzamento lo stesse annoiando, e non poteva andare avanti con quella farsa: lei doveva concedersi a lui per soddisfare i suoi deliri d’onnipotenza e mostrare agli amici il suo ultimo trofeo. Le voci stavano correndo in fretta, e non voleva sposarla davvero.
Aveva spogliato i biondi capelli dalla papalina che indossava, aveva cercato di denudarle le spalle. Con un movimento rapido, lei lo aveva respinto tremando con forza.
“Royce è così che tu mi vedi? Come una donna di strada?”
Lacrime bagnavano il suo volto. Le mani erano chiuse a pugno.
Lui l'aveva guardata con ostinata indifferenza.
“Non volevo offenderti, è che non posso resisterti”
In quel momento l'aveva desiderata ancora di più.
Rosalie aveva indietreggiato, e si coprì il volto con le mani.
“Lo voglio anche io, voglio appartenerti con tutta me stessa, amore mio” disse con foga. “Non posso però recare quest’offesa a Dio, perdonami ti prego!”.
Royce avrebbe voluto non solo “offenderla”, ma anche schiaffeggiarla per tutte le sue resistenze.
“Sposami Royce! Non voglio altro da te! Voglio un figlio e una bella casa in cui vivere…”. Continuava sempre più appassionatamente, credendo di scuotere l’anima di quel ragazzo.
“Voglio un giardino pieno di viole, ricordi? E’ il mio fiore”.
Lui si era irrigidito e l'aveva guardata come se la disprezzasse. Era arrivata a questo punto? Era stupida ogni singola parola che usciva da quella bocca, ed era arrivato al punto di volerle mozzare la lingua.
Senza dire nulla, Royce si vera voltato in silenzio, uscendo dalla camera e lasciando il suo rancore a Rosalie, in lacrime e con il cuore a pezzi.
  
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