Materia: Economia Aziendale
Luoghi/oggetti: Aula, spugna per pulire la lavagna
Note dell'Autore: Prima di tutto, questa fic è una sottospecie di finale alternativo
della mia Teenagers, ma non c’è bisogno di averla letta, anche perché a parte i
personaggi non centra quasi un piffero.
L’unica
cosa che c’è da sapere è che Sakura, un anno prima, si era dichiarata a Sasuke,
e si erano messi insieme, rifiutando così Naruto. Tuttavia, Sasuke ha accettato
la proposta di Orochimaru e ha deciso di trasferirsi nella Oto
High School, in modo da avere più prospettive per il suo futuro calcistico.
Tutto
questo serve solamente come introduzione, perché per il resto...qui sotto c’è
semplicemente un “E come sarebbe andata se Sakura e Naruto...?”.
Teenagers – A new day has come
Guardavo spesso Naruto oltre il
vetro della finestra della mia aula, appoggiata ad essa e con mille pensieri
che affollavano la mia mente.
Lo guardavo ridere ed il cuore,
seppur non avrebbe dovuto, iniziava a galoppare forte, minacciando di uscirmi
dal petto.
Quando i suoi occhi cerulei – ben
visibili anche da dove mi trovavo io – si adombravano fino quasi a spegnersi,
mi mordevo le labbra in un vago tentativo di provare la sofferenza che lo
attanagliava.
Poi, a volte, capitava che lui
venisse attirato dal mio sguardo. Allora alzava gli occhi, e tutto il resto
perdeva senso: i messaggi di Sasuke, i rimproveri seccanti di Ino, i compiti
lasciati incompleti sul banco.
Smontai
dal sellino sgualcito del motorino di Naruto proprio di fronte all’entrata
della scuola, ignorando le occhiate che le ragazze del primo anno mi
rivolgevano, palesemente irritate da tutto quello.
In
quell’ultimo anno, da quando Sasuke se n’era andato alla Oto
High School, qualcosa si era mosso nei confronti di quel ragazzo dai ritti
capelli biondi ed un sorriso fin troppo esagerato sul volto abbronzato.
Quando
gli facevo notare quanto fosse diventato popolare, Naruto abbassava gli occhi
ed iniziava ad arrossire, borbottando su quanti castelli mentali mi facessi e
suggerendomi di rimanere coi piedi per terra.
«Comunque,
è naturale che accada.» Sbottò per l’ennesima volta qualche minuto dopo, di
fronte agli armadietti per il cambio scarpe. Inarcai un sopracciglio, in attesa
di un commento illuminante – non che ci sperassi, in ogni caso; si stava pur
sempre parlando di Naruto Uzumaki.
«Da
quando sono diventato capitano le ragazze urlano anche il mio nome in campo,
non sai che figata Sakura-chan!» Rise con orgoglio,
buttando all’interno del proprio armadietto un paio di consumate scarpe da
tennis arancioni, macchiate da scritte fluorescenti e insulti, probabilmente
scritti dai vari componenti della squadra.
Schioccai
la lingua contro il palato infastidita, mettendo una mano sul fianco ed
assumendo il cipiglio che più lo spaventava. Soddisfatta lo vidi iniziare a
gesticolare animatamente, in preda al panico frenetico di trovare una soluzione
alle sue parole.
«Non
che mi interessino, Sakura-chan! Insomma, so che fanno così solo perché Sasuke
non c’è più...»
I
suoi occhi azzurri, da luminosi qual’erano qualche attimo prima, si adombrarono
lievemente. Sentii chiaramente una stilettata al cuore, mentre il cellulare
nella tasca della mia gonna diventava quasi incandescente.
Che
diritto avevo io di infastidirmi se le ragazze lo reclamavano? Non erano affari
miei, non lo erano mai stati.
Eppure,
mentre indossava le pantofole, osservando la sua schiena curva e il disegno di
una smorfia sulle sue labbra, un gorgoglio basso e fastidioso si fece largo per
tutto il mio stomaco. Ancora.
«Sarebbe
meglio se ci sbrigassimo, Naruto. Le lezioni stanno per cominciare» Borbottai,
scostando una ciocca di capelli dal viso, improvvisamente messa a disagio dalla
sua presenza.
Si
sollevò lentamente, il sorriso di circostanza che non mi mostrava più dai primi
tempi in cui io e Sasuke avevamo deciso di uscire insieme sul viso.
Inghiottii
un boccone amaro, sorpassandolo con un’ampia falcata e cercando di ritrovare
tutta l’allegria di qualche manciata di minuti prima.
«Avanti,
scansafatiche! Sai che Sarutobi ci ammazza se arriviamo tardi alla sua lezione!
Vuoi per caso beccarti un altro cancellino in faccia?»
Non
potei vedere i suoi occhi, né comprendere i suoi pensieri. Eppure, mentre gli
davo la schiena, il suo sguardo bruciava contro di me. Doloroso, ma così
caloroso e piacevole da farmi sentire in colpa.
Dolore. Ansia. Romanticismo.
Annullamento totale dei sensi. Desiderio fisico. Sensi di colpa.
Tutte emozioni che si fondevano in
uno grande blocco dentro il mio cervello, scavando nella mia anima e
arpionandosi al mio cuore.
Sanguinavo, mentre Sasuke mi
aspettava di fronte al cancello ogni giorno e tu, Naruto, da lontano, ci
salutavi con quell’odioso sorriso di cortesia che pensavo avessi addirittura
dimenticato.
Pensavo mi avessi dimenticata. Perché c’erano stati gli incoraggiamenti, le
confessioni, gi abbracci e persino le lacrime durante i nostri pomeriggi di
studio.
Invece, ero semplicemente stata una
stupida. Stupida e crudele.
«Quindi,
hai capito almeno le basi della partita doppia? Non sono difficili Naruto,
persino una testa quadra come te ci può arrivare!» Sbottai per l’ennesima volta
con sguardo severo, mentre Naruto si grattava le tempie e serrava gli occhi in
un chiaro segno di sforzo.
Sbuffai,
allungando le gambe sotto il tavolo e godendo del silenzio di quei momenti. La
scuola deserta, il frinire delle cicale oltre il vetro che annunciava l’arrivo
dell’estate, un ricordo lontano dei clacson che in lontananza rovinavano quella
quiete.
Mi
piaceva studiare nelle aule vuote; un tempo forse l’avrei trovata assurda e
paurosa come idea, ma con Naruto al mio fianco tutto era più semplice. Forse
per via del fisico decisamente più muscoloso della norma, o forse perché
l’avevo visto un paio di volte stendere giganti più grossi di lui.
«Facciamo
una pausa, Sakura-chan?»
O
forse, semplicemente per il suo sorriso caldo e rassicurante, che scaldava
tutto ciò che avevamo intorno e mi inglobava, stringeva e proteggeva, come se
fosse una cosa naturale. Come se tutti i disagi di qualche giorno prima, i miei
fastidi verso la sua popolarità e il ricordo indelebile della presenza di Sasuke
al mio fianco fossero spariti.
«Oggi
mi puoi accompagnare a casa?» Domandai ricordandomi solo in quel momento che il
mio ragazzo aveva gli allenamenti fino a tardi, a causa di un novo giocatore
che faticava ad ambientarsi.
Naruto
inarcò le sopracciglia preso in contropiede, mentre già mi immaginavo quanto
quella mia sciocca proposta l’avesse messo a disagio.
«Perché?»
Domandò semplicemente, appoggiando il mento su una mano e fissandomi negli
occhi. Puntuale come un orologio svizzero, il mio cuore accellerò i battiti, le
gote di tinsero di un tenue rosso porpora e le mani iniziarono a sudare.
Stupida,
stupida, stupida traditrice!
«Sasuke
– la nota dolce che di solito usavo nei suoi confronti non riuscii ad
utilizzarla, quel giorno – ha gli allenamenti fino a tardi. Però se hai da
fare...posso tornare in autobus» Spiegai a disagio, gli occhi che guardavano
ovunque tranne che verso di lui.
Potevo
immaginarmi le sue iridi azzurre ghiacciate, come la piega delle sue labbra e i
suoi pensieri. Lo stavo ferendo ogni giorno di più con la mia vicinanza, eppure
non volevo allontanarmi. Non riuscivo a muovere un passo nella direzione
opposta a quella che lui avrebbe preso.
Da
quando Sasuke se n’era andato, era diventato un’ancora per me. Era l’unico
motivo per cui andare in quella scuola non mi pesava; saperlo sotto casa mia
con il suo motorino arancione mi riempiva di sollievo e questo, tutto questo, cercavo di nasconderlo.
Perché amavo Sasuke, anche se vederlo di fronte al cancello non mi faceva più
svolazzare le farfalle nello stomaco; anche se i suoi baci mi donavano un
piacere estatico che non se ne andava per ore.
Amavo
Sasuke, eppure...
«Non
sia mai che un maniaco ti uccida, Sakura-chan! Ti porto a casa a bordo del mio
cavallo bianco! Mi merito un bacio, per questo?» Esclamò con un’allegria troppo
finta per essere vera, mascherata malamente dall’ultima domanda che ricordava
un po’ i vecchi tempi.
Mentre
mi allungavo verso di lui per dargli un pugno sulla sua nuca, mi chiesi da quanto tutto ciò aveva avuto inizio.
Di sognarti mi capitava spesso negli
ultimi tempi.
Vedevo la tua figura dentro la
nostra aula vuota, le tue spalle incurvate ed uno sguardo accusatore che mi
faceva troppo male per essere sopportato.
Nel momento in cui sollevavo la mano
per darmi un pizzicotto e svegliarmi da quella tortura tu ti avvicinavi,
bloccandomi e facendo sfiorare le nostre bocche.
Era solo quando io chiedevo di
entrare nella tua che mi svegliavo, sudata ed ansante, alla ricerca della tua
figura nel buio della mia stanza.
Ino
mi guardò dall’alto delle gradinate, brandendo tra le mani due pon-pon verdi e
arancio orribili, abbinati ai colori delle divise da cheer-leader. A lei, che
aveva un corpo decisamente fantastico ed un viso particolarmente grazioso, la
divisa stava meglio che alle altre.
«Allora,
fronte spaziosa, qual è il tuo problema?» Domandò acida, mentre i ragazzi
avevano iniziato a riunirsi di fronte agli spogliatoi per gli accorgimenti
sull’allenamento.
Mi
torturai la gonna blu della divisa a disagio, mentre cercavo le parole per
descrivere tutto quello che provavo. Ino, in fondo, era stata colei che mi
aveva ostacolato in ogni modo con Sasuke l’anno prima, ed ora era l’unica che
potesse capirmi.
«Fammi
indovinare, Sasuke ti ha scaricata» Azzardò con un lampo omicida negli occhi,
facendomi arrotolare le budella. Checché chiunque altro dicesse qualcosa, io e
Ino eravamo grandi amiche con qualche tendenza all’odio l’una verso l’altra.
«La
tua bocca non sta mai chiusa, maiale?»
Fece
per parlare ancora, probabilmente per controbattere all’insulto, quando le
parole mi uscirono dalla bocca come vomito.
«Credo
di essere impazzita. Mentre sei mesi fa sognavo la mia prima volta con Sasuke,
negli ultimi mesi ho iniziato ad alternare queste ai baci con Naruto, fino ad
arrivare...alla nostra prima notte di nozze»
Notai
chiaramente la luce divertita negli occhi di Ino, ma apprezzai il suo sforzo di
farmi continuare.
«E
questo non capita solo di notte. Durante le lezioni mi capita di chiedermi come
sarebbe andata se avessi scelto Naruto un anno fa, come staremmo adesso e se
non avrei gli stessi dubbi che ho con Sasuke»
Osservai
Ino raggiungermi, le gambe lunghe che non facevano alcuna fatica a saltare gli
spalti. Per un attimo mi chiesi perché Sasuke non avesse scelto lei, ma poi mi
ricordai di Shikamaru Nara e mi diedi della stupida.
«Di’,
Sakura, davvero non hai capito?»
E
prima che potessi ribattere anche solo con una sillaba, il rumore della panca
sbattuta a terra e le urla delle ragazze a bordo campo attirarono la nostra
attenzione.
Ino
fu la prima a scattare, con la coda lunga che mi colpì in pieno viso facendomi
parecchio male. Mentre la seguivo chiedendomi di cosa fosse fatta quella sua
maledetta acconciatura, vidi chiaramente le due figure che meglio conoscevo in
quel campo l’uno di fronte all’altro, i pugni serrati e gli sguardi più
rabbiosi che mai avessi visto.
«Che
diavolo succede? Vi siete rincretiniti?!» Strillò Ino dando uno scossone a
Kiba, che la cacciò via malamente guadagnandosi un’occhiata di avvertimento sia
da Shikamaru che da Choji.
«Questo
fottuto bastardo» Inarcai un sopracciglio, chiedendomi cosa mai Naruto avesse
combinato di tanto grave per far arrabbiare Kiba in quel modo. Erano amici da
tempo, quindi doveva essere abbastanza grave. «Si è scopato Hinata, e ha avuto
le palle per dirmelo solamente ora!»
E
mentre Kiba gli si ributtava addosso, lo sentii. Sentii il rumore di vetri in
frantumi, sentii il dolore lancinante nel mio petto che si aggrappava ad ogni
fibra del mio corpo, dilaniandola e facendomi cadere le lacrime dagli occhi.
Naruto
mollò un pugno al castano, che fu prontamente trattenuto da Neji e Kankuro. Il
primo non aveva detto una parola, probabilmente non credeva fossero affari suoi
con chi la cugina decidesse di andare a letto. E poi, sicuramente sapeva bene
della relazione che i due avevano avuto, qualche tempo prima.
«Non
l’ho obbligata a fare niente, deficiente! Mi hai chiesto se fossi ancora
vergine e ti ho detto di no! Come se tu non ti fossi scopato metà delle ragazze
presenti in questa scuola!»
Probabilmente,
se Kiba fosse stato libero l’avrebbe colpito ancora. In quel momento non sapevo
se avvicinarmi a loro, mostrare la mia presenza o rimanere nascosta dietro al
corpo di TenTen. Che cosa avrei potuto fare, io? Non ero la ragazza di Naruto,
avevo solo incasinato la sua vita fino a farlo quasi litigare con il suo
migliore amico. Ero un peso per Naruto, solo un peso.
«Hai
fatto sesso con Hinata, pur amando Sakura!» Urlò proprio Kiba in quel momento,
e come se qualcuno l’avesse spinto a guardarmi, si girò.
Incrociai
i suoi occhi cerulei e li vidi chiaramente a disagio a causa delle lacrime che
solcavano le mie guance. Cercai di pulirle invano, mentre con lentezza ogni
persona lì presente portava il suo sguardo verso di me.
L’unica
cosa che mi venne in mente di fare, mentre Naruto si districava dalla presa
ferrea di Gaara, fu quella di girare i tacchi e correre via.
Se
mi fossi aspettata che Naruto mi avrebbe seguita implorandomi di fermarmi, mi
sarei sbagliata. Perché quella scena non era presa da uno shojo
manga, né da una Fan Fiction. Era la vita vera, e faceva fottutamente male.
Era un po’ come se la terra avesse
iniziato a girare al contrario.
Tu che facevi l’amore con Hinata, io
che piangevo la notte al sol pensiero di immaginarti schiacciato contro il suo
corpo, in un miscuglio di ansiti e gemiti in cui il mio ricordo non esisteva.
Idiota. Illusa. Innamorata.
Strano come queste verità
penetrarono nel mio corpo con estrema facilità, facendomi male solo in parte.
Picchiettai
la penna contro il quaderno a quadretti sotto il mio naso, osservandoti
scribacchiare numeri e parole probabilmente sbagliate, nella tua calligrafia
disordinata che solo con il tempo avevo imparato veramente a comprendere.
«Sakura-chan,
non ho nessuna colpa.» Disse qualche minuto dopo sbuffando e buttando la penna
sul banco.
Seguimmo
entrambi il suo rotolare, finché non cadde a terra con un sordo rumore che mi
fece riportare l’attenzione su di lui.
«Non
ti ho detto nulla.» Risposi come se quello potesse davvero mettere fine alla
questione, allungandomi alla mia destra e guardando ciò che aveva scritto.
«Merci
conto acquisti non va in avere, Naruto, quante volte...»
«Tu
fai sesso con Sasuke, io con altre ragazze. Cosa c’è di male?» Domandò ancora,
bloccandomi il polso. Se come me sentì la scarica elettrica al contatto delle
nostre pelli non lo diede a vedere; rimase immobile guardandomi dritta negli
occhi, in attesa di una risposta.
«Hinata
è una mia amica. E comunque, non sono affari miei.» Mi passai la mano libera
tra i capelli, cercando di riportare la sua (nostra) attenzione sui compiti di
economia di cui Sarutobi ci aveva riempito due giorni prima.
«Allora
perché stai piangendo, Sakura-chan?»
La
sua mano accarezzò la mia guancia, lasciando andare il mio polso. Il suo
respiro caldo contro le mie labbra quasi mi fece chiudere gli occhi, mentre mi
chiedevo quando di preciso avessi iniziato a piangere.
«Non
sono andata a letto con Sasuke.» Ci tenni a precisare senza un vero motivo,
mentre Naruto annuiva e coglieva ogni lacrima, dicendo qualcosa per farmi
ridere nonostante nemmeno lui ne avesse davvero voglia.
«Noi
siamo amici, Naruto, allora perché ci sta succedendo tutto questo?»
E
capii di aver detto la cosa sbagliata quando, in segno di protesta, le lacrime
aumentarono e Naruto con forza mi afferrò entrambi i polsi, spingendomi contro
il banco e avvicinando il suo corpo al mio.
«Non
fare la stupida, Sakura. Siamo tutto, ma non amici.»
Mi
diedi della sciocca quando mi aggrappai alle sue spalle, lasciando che le sue
mani mi afferrassero una coscia per accarezzarla. La bocca contro la mia, le
lingue che si attorcigliavano in una guerra muta e talmente ipnotica che mi
fece perdere la ragione.
Con
una spinta lo gettai a sedersi sulla sedia, il ginocchio appoggiato tra lo
spazio che le sue gambe aperte lasciavano.
Naruto
salì con lentezza lungo il mio fianco, accarezzando un seno con titubanza.
«Non
è...»
Di
preciso non seppi chi cercò di bloccare la situazione, l’unica cosa che ricordo
di quel pomeriggio è la voce roca di Naruto nelle orecchie, la sua pelle sotto
le mie unghie e il dolore mischiato ad un piacere che stordiva, bruciava,
uccideva.
La consapevolezza di aver tradito la
fiducia di Sasuke mi corrodeva.
Fissavo la tua figura da lontano e
quando tu sentivi i miei occhi ti giravi a guardarmi, mostrandomi un sorriso
colpevole e lasciando che il resto della scuola si estraniasse. Rimanevamo io e
te, che non stavamo insieme, non eravamo amici, non eravamo amanti.
Mentre le tue mani mi afferravano e
mi trascinavano in un’aula vuota non trovavo mai la forza né il volere di
ribellarmi.
Lasciavo che la tua bocca baciasse
la mia, toccavo ogni centimetro del tuo corpo e gemevo ad ogni spinta del tuo
bacino dentro di me.
Mentre osservavo il tuo corpo,
sfuocato a causa del desiderio che mi annebbiava, capivo che c’era solamente
una soluzione per sistemare le cose.
Era ora che prendessi in mano le
redini della mia vita e fare ciò che avrei dovuto da molto tempo.
Appoggiata
al muro della Oto High School, attiravo l’attenzione.
Forse a causa della mia fronte spaziosa, oppure per via della divisa scolastica
appartenente alla rivale numero uno di quella prestigiosa scuola per figli di
papà.
Dopo
una decina di minuti che aspettavo battendo il piede a terra e mangiando
imprecazioni contro le occhiate degli studenti maschi alla mia gonna,
accompagnato da un gruppo di tre ragazzi che non conoscevo, Sasuke comparì di
fronte ai miei occhi, la divisa slacciata e lo sguardo scocciato a causa delle
chiacchiere degli amici al suo fianco.
Sorrisi
impacciata quando i suoi occhi mi trovarono, cercando di ignorare lo sguardo
fulminante della rossa dietro di lui.
«Cosa
ci fai qui?» Domandò senza un vero interesse nel tono di voce, avvicinandosi a
me. Dopo un attimo di esitazione – esitazione che mai l’aveva colto, quando
eravamo soli – si chinò per baciarmi; i
suoi occhi antracite si allargarono di sorpresa quando mi scostai, premendo le
mani contro il suo petto e allontanandolo.
Per
un attimo, tuttavia, notai che nessun lampo di delusione o di ira l’aveva
colto. E mi sentii sollevata.
«Devo
parlarti, Sasuke-kun.»
Mi
stupii di aver usato quello sciocco suffisso, non lo facevo da tempo. Forse fu
a causa dei sentimenti contrastanti che lo pronunciai con estrema naturalezza
da farlo rimanere impassibile.
Inarcò
un sopracciglio color carbone, e presi un respiro profondo. Indietreggiò quando
mi inchinai in segno di rispetto.
«Ti
chiedo scusa per ciò che sto per dirti, ma voglio essere sincera. Mi sono
innamorata di Naruto.» Strillai con voce stridula, tanto che potei captare il
senso di disagio di Sasuke e degli amici accanto a lui.
Mentre
pronunciai quelle parole, quella realtà che mi era sembrata quasi impossibile,
capii che era solo la semplice verità. Amavo quello stupido casinaro con i
capelli biondi ritti in testa, che mi baciava sempre come se avrebbe potuto
morire da un momento all’altro e mi sussurrava parole dolci che se fossero
state dette da un altro avrebbero addirittura cariato i denti.
Sorrisi,
dandomi della stupida per non avergli detto nemmeno una volta quanto il mio
cuore battesse per lui, mentre i piedi di Sasuke si facevano più vicini ed il
ciarlare concitato degli studenti che avevamo attirato intorno a noi cessava.
«L’avevo
immaginato.» Disse mentre la sua mano mi imponeva di rialzarmi; quando lo vidi
negli occhi, notando che nessun sentimento di dolore li attraversava, non
rimasi nemmeno troppo colpita.
Una
lacrima cadde lungo la mia guancia, mentre Sasuke indossava la giacca della
divisa.
«Prenderò
la mia rivincita alla prossima partita.» Continuò imperterrito, lasciandomi di
stucco per la tranquillità con cui aveva attutito il colpo.
Quasi
il pensiero che non fosse innamorato veramente si fece largo in me, quando
incrociai gli occhi luminosi della ragazza con i capelli rossi, che aveva
afferrato Sasuke per la giacca e si stava trattenendo dal buttargli le braccia
al collo. E capii.
Perché
la vita non va mai come credi; ti metti con un ragazzo e pensi che ci starai
insieme per tutta la vita, poi la verità ti travolge e ti toglie il fiato, un
altro amore sulla strada pronto a prenderti come non mai.
Mi
inchinai nuovamente, questa volta verso entrambi.
«Buona
fortuna!» Urlai, mentre correvo verso la scuola, sicura che Naruto stesse
facendo i suoi stupidi compiti di economia senza di me, arrabbiato e con mille
e mille pensieri in testa.
Forse
mi immaginai solamente la voce di Sasuke che sussurrava un flebile “grazie”, ma
ciò mi fece sorridere come una stupida dodicenne.
Grazie
a te.
Saltare, correre, urlare, ridere,
piangere.
Quante cose si vogliono fare quando
la felicità ci afferra e sembra non ti voglia lasciare più?
Mentre la scuola si stagliava di
fronte a me già immaginavo il tuo volto.
Le tue mani che mi stringevano, le
lacrime che cadevano dai tuoi occhi fino a mischiarsi alle mie.
Spalancai
la porta dell’aula con forza, e scoppiai a ridere quando ti vidi sussultare e
quasi cadere dalla sedia.
Girando
lo sguardo verso destra, afferrai la spugna per pulire la lavagna e, correndo,
te la spiaccicai in faccia.
«Sakura-chan,
che schifo! Toglila!» Ignorai palesemente i tuoi strilli, coprendo i tuoi occhi
e sentendoti sbuffare. Il cuore che galoppava, le farfalle nello stomaco.
«Io
e Sasuke ci siamo lasciati.» Dissi dopo qualche minuto, e Naruto smise di
dibattersi di colpo.
Una
sua mano salì lungo la linea delle mie gambe troppo magre per essere chiamate
attraenti, ma non ci feci caso. Rabbrividii sotto quel tocco, scostando la
spugna dal suo volto.
«Gli
hai detto di noi?»
Non
feci fatica a captare la preoccupazione in quel tono; erano amici da tempi
immemori, ma la sicurezza che Sasuke aveva usato solo un’ora prima non l’avevo
scordata.
Mi
chinai verso Naruto, sfiorandogli la bocca con la mia.
«Ha
detto che ti batterà nella prossima partita, quindi ti conviene allenarti
usuratonkachi.»
E
mentre la risata scivolava via dalla mia bocca, fondendosi a quella di Naruto
più rumorosa e roca, capii di aver fatto la scelta giusta.
Mi
strinsi alle sue spalle con forza, mentre le braccia di Naruto circondavano la
mia vita e accarezzavano la mia schiena, baciandomi il collo, le spalle, le
guance, la bocca
«Facciamo
l’amore.» Gli dissi allontanandomi, e un’altra risata mi scappò quando le sue
gote si tinsero di rosso fuoco.
Mi
alzai, sedendomi sul banco; subito la sua bocca contro la mia, le mani sotto la
gonna e il rumore di matite e calcolatrici a terra.
Un
ansito mi sfuggì dalle labbra quando Naruto mi sfiorò tra le gambe, la sua
eccitazione che bruciava contro la mia coscia e gli occhi pieni di ogni cosa.
Inarcai
la schiena e mi premetti contro di lui, finalmente appagata.
Ogni
cosa, mentre Naruto si spingeva più a fondo dentro di me, andava al suo posto.
Avevamo scelto la strada più
tortuosa da percorrere.
Una strada che ci aveva portato a un
bivio, mi aveva obbligata a fare una scelta che non ho il coraggio di definire
sbagliata.
Con Sasuke mi sono sentita viva per
la prima volta. Ho lottato, l’ho amato, ho pianto.
Naruto è un’altra cosa. Naruto è
vita.
E solo quando sono aggrappata alle
sue spalle capisco che, anche se abbiamo preso la deviazione più lunga per
arrivare a questo punto, rifarei tutto mille e mille volte.
N/a
Uhm.
C’è poco da dire, se non che sono felicissima. Il giudizio di Vain_girl (tanto atteso! XD) è stato davvero positivissimo, quindi ho anche un po’ gongolato come una
cretina. Non mi aspettavo un primo posto, ma un gradino del podio sì, lo
ammetto anche se passerò come una stupida vanitosa! XD
Il
punto fondamentale di questa fic è stato l’IC di Sakura. Mi sono impegnata un
sacco con lei, e credo che ancora oggi sia il personaggio di Naruto che –
nonostante tutto – mi riesca meglio. Forse perché è più simile a me di quanto
voglia ammettere. O forse semplicemente perché è più presente degli altri –
ecco, più probabile.
La
fic mi è stata chiesta dalla Gin, dopo una sclerata (a distanza di due anni,
credo) sul finale di Teenagers. Così mi si è presentata l’occasione di
scriverla con un contest che, diciamocelo, trattava proprio delle mie situazioni
preferite.
Abbiamo
parlato per ore su emmessenne di sta fic; serio, ad
un certo punto si è pure messa a fare la telecronaca della scazzottata tra Kiba
e Naruto, che è stata una sua richiesta.
Beh,
alla fin fine sono contenta. Ci sono tutte le coppie che amo (escluso il SasuKa, che è lì per esigenza di copione .-.). Diciamo che
questa intera One-shot mi soddisfa più della long-fic
in sé. J
La
dedico alle mie tre ciaccole adorate: Kioss, Mara e Gin. Vi amo, ragazzeH,
anche se mi maltrattate e non scrivete mai se non sotto mia costrizione. XD
Grazie
a chi leggerà, recensirà, farà qualcosa.
Cà.