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Autore: Kokato    18/05/2010    2 recensioni
Raccolta di one shot sul team seven.
8- Cocci di vetro
Naruto vide le dita di Sakura indicarlo, Sasuke voltarsi verso di lui e rimpicciolirsi nella presa delle braccia bianche e scheletriche di Sakura, come se si stesse allontanando da lui.
Li aveva prosciugati entrambi, bevendo il loro amore dalla loro pelle, espellendolo senza averne bisogno, senza dissetarsene.
Sasuke, Sakura & Naruto
[Attenzione Lemon]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Apriva le labbra in maniera lentissima, lasciandole luccicare, lasciando che lui le venerasse dal basso con un’espressione fissa e maniacale

1- You Ignored me

 

 

Tu mi hai ignorato”

Sasuke strabuzzò gli occhi, riemergendo dal silenzio di una mattinata insonnolita. Non si sprecò a chiedere spiegazioni ad un Naruto dagli occhi insopportabilmente grandi e languidi, con la bocca umida di latte bevuto dal cartone. Gli sembrava insomma inutile controbattere che non gli sembrava affatto di averlo ignorato, la sera prima.

“Vorresti negarlo, bastardo?”

Sasuke alzò un sopracciglio, insolitamente paziente rispetto alla norma. “Mi sarebbe effettivamente impossibile, dato che non ho idea di cosa tu stia parlando”. Esalò, accennando al suo collo lucido e prendendo un’altra sorsata di succo di pomodoro, per non lasciar trasparire un interesse eccessivo. Una vita pacifica gli aveva fatto scoprire che le sue guance candide sapevano arrossire con intensità impensabile, e che non tutto poteva essere risolto con un silenzio inquietante –Naruto lo avrebbe infranto in men che non si dica-, perciò si nascose per un attimo dietro il bicchiere.

Naruto, che sapeva di non disporre di un’espressione davvero minacciosa, strinse le labbra e lo guardò direttamente, con l’ebbrezza del sapere di essere l’unico capace di diluire di rosso il bianco incorruttibile della sua pelle. “Mi hai fatto male…”.

“Oh beh, scusa. Sarò più delicato la prossima volta”. Mentì, sorridendo ironico.

“Non intendevo quello!”. Urlò Naruto.

“E allora cosa?”.

“Te lo sei già scordato?”. Evidentemente sì, perché non gli veniva in mente proprio nulla di attinente –attinente a cosa, poi, era un’altra domanda da porsi-. C’era una linea di tristezza sul viso dorato di Naruto che lo fece pensare più in fretta e torcersi le mani sotto il tavolo con un nervosismo che solo le persone adulte conoscono. E un'altra cosa che non risolveva davvero tutto, oltre al silenzio inquietante, era il sesso selvaggio.

Erano dure realtà che andavano accettate. Ma ancora gli rodeva l’ammettere che non aveva una risposta per tutto, da quando le sue domande si erano moltiplicate a ritmo esponenziale. “Se non mi spieghi che diavolo intendi non saprò cosa devo cercare di ricordare, baka”.

Naruto tirò indietro la testa, mordendosi le labbra e dilatando gli occhi umidi come se conoscesse l’effetto che gli faceva –e sperò davvero che non lo sapesse-, mise le braccia conserte senza accennare a chiarirgli alcun dubbio per qualche teso secondo. Lo stava sfidando, era evidente, e per quanto un ninja dovesse essere sempre pronto alla lotta riconobbe che litigare era l’ultima cosa che gli andasse di fare in quel momento –anche se lo facevano al minimo una decina di volte al giorno, ma sono dettagli-. Tra loro tutto era cominciando litigando, tutto era scaturito dal conflitto come il mondo era nato da un’esplosione nel mezz0 di uno spazio vuoto, e così avrebbero voluto fare i loro fantasmi, le loro anime, i loro cadaveri. Le loro lapidi si sarebbero sbriciolate l’una contro l’altra se avessero evitato di consumarsi nello scorrere degli anni, l’una accanto all’altra.  

Quella voglia di ferirlo era la stessa che aveva di toccarlo. Profondamente, ben oltre qualunque ferita sarebbe stato in grado d’infliggergli.

Scosse la testa impercettibilmente, sperando che il pomodoro avrebbe assorbito le sue elucubrazioni schifosamente umane e reso lui più simile a com’era una volta –meno… rosso, insomma-.

“Nella valle della fine… nel covo di Orochimaruquell’altra volta ancora… mi guardavi come se non fossi esistito davvero. Come se non avessi importanza per te”. Non sapeva cosa rispondergli… perché non se ne ricordava.

Forse non risolveva tutto, ma lo baciò perché gli andava di farlo e perché odiava la parte di lui che era una dannata checca isterica che chiedeva di essere sbattuta con violenza su un letto ad ogni piè sospinto. Lo avrebbe fatto, in realtà, se solo non fossero stati nella fase di pianto e recriminazione del passato che faceva di lui un bastardo e di Naruto una mogliettina innamorata pronta a rincorrerlo nonostante tutto.

Le guance morbide rimbalzavano sul marmo della sua carne, e l’insufficienza di un bacio romantico lo persuadevano a spingere le mani lentamente verso il fondoschiena e sotto la maglia che supplicava di essere tolta. Fece reclinare il suo corpo sullo schienale della sedia, tenendolo inerme tra le sue braccia come la vittima dell’omicidio che non aveva mai commesso.

Aveva avuto bisogno di dimenticarsi di lui, perché aveva avuto un obbiettivo da raggiungere, un’utopia infantile da realizzare pronta a divorare ogni altra cosa nella sua esistenza e nella sua anima. Una dimensione nera di vuoto ed inutilità che un’effimera soddisfazione non avrebbe ripagato.

Non avrebbe ripagato le gambe lisce di Naruto che lo avvolgevano, i suoi occhi che per amore volevano affogarlo e l’eccitazione di divorarlo in una vita lineare, limpida, luminosa, innocente –una vita in cui il cannibalismo era un crimine, come lo spezzare il cuore di chi ti ama-.

Aveva dovuto eliminarlo perché aveva un sogno inutile e pesante da realizzare.

E preoccuparsi per le persone importanti è la cosa più stancante che esista.

 

 

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2- If you never had been in this world

Sakura & Sasuke

   
 
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