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Autore: Fiamma Drakon    19/05/2010    1 recensioni
Jack e Glen convivono ormai da qualche mese, una relazione normale, con i suoi alti e i suoi bassi.
Tutto trascorre tranquillamente, finché un giorno Emily, una piccola orfanella, entra a far parte della loro vita, aggiungendo una buona dose di zucchero e vivacità alla convivenza dei due.
[2. Goodnight my angel...]
Emily si sporse a sbirciare nello spiraglio tra lo stipite e Glen, prima di lanciarsi di corsa nella stanza, correndo dal biondo.
Lo abbracciò al petto, dato che non era abbastanza alta per arrivare fino alle spalle.
Jack le carezzò amorevolmente la testa.
- Emily, che c’è che non va? - chiese.
Silenzio, solo il rumore dei suoi singhiozzi.
- Avanti, torna a dormire... -.
Fu a quel punto che la bimba alzò il viso verso il suo e scosse la testa, intimorita.
- Perché no? È tardi... -
- Ho paura... - si limitò a sussurrare Emily, riprendendo a piangere.
Jack lanciò uno sguardo all’altro.
- Credo che abbia fatto un brutto sogno... -
Glen inarcò un sopracciglio con fare interrogativo.
Il biondo si strinse nelle spalle.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Glen Baskerville, Jack Vessalius
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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5. Neve (spesso e volentieri sinonimo di ''malattia'')
5. Neve (spesso e volentieri sinonimo di “malattia”)
- Mamma, papà! Svegliatevi! -.
La squillante voce di Emily riecheggiò nel silenzio della camera, raggiungendo Jack e Glen chiara e forte.
- Emily... che ci fai qui? - chiese il moro, sbattendo le palpebre, mettendo bene a fuoco il mondo.
Jack si puntellò sui gomiti e alzò il busto, apparendo da sotto le coperte, girandosi malamente verso il fondo del letto, dove stava la bambina.
Certo era che, a guardarlo, si poteva benissimo pensare che avesse appena fatto a botte con il cuscino: i capelli erano tutti spettinati, mezzi ciuffi sparati in aria, altri appiattiti sul capo, gli occhi ancora gonfi di sonno.
A detta di Glen, aveva un’aria particolarmente innocente e tenera appena sveglio, anche se il fatto che dormisse seminudo non dava esattamente l’idea dell’innocenza.
- Mmh? Emily... che c’è? - mugolò il biondo, sistemandosi goffamente sotto le coperte, in modo da poter guardare meglio la bambina.
Glen si sedette sul materasso, fissandola: pareva molto più eccitata del normale.
- C’è... c’è... la neve! - esclamò la bambina, talmente entusiasta che riusciva a malapena ad articolare una frase comprensibile: la sua espressione parlava per lei.
Corse quindi alla finestra e tirò le tende, inondando la stanza di luce biancastra.
- Eh? - chiesero ad una voce gli altri due, scendendo dal letto.
Mancò poco che Jack cadesse dal materasso, tant’era sveglio.
Raggiunsero Emily, ambedue perplessi: oltre il vetro cadevano, leggeri, bianchi fiocchi di candida neve.
- Nevica...? - esclamò il bondo, a metà tra l’inebetito e il sorpreso.
- Sembrerebbe di sì - confermò Glen in tono più composto, lievemente rigido, avvicinandosi al vetro: sì, quella era proprio neve.
- Mamma, papà, possiamo uscireee? - domandò Emily, allegra, saltellando intorno a Jack, il quale era ancora troppo intontito dal sonno per riuscire a formulare una risposta coerente.
- Se ci tieni tanto, va bene - acconsentì Glen al posto del compagno, suscitando nella bambina una nuova, fanciullesca esultanza.
- Sììììì! - esclamò, saltando ad abbracciare il moro, arrivandogli a cingere appena il torace - Grazie, grazie, grazie... grazieee! -.
Schizzò fuori della stanza senza attendere ulteriori risposte.
- Diamine, quella bimba è peggio di te... - constatò Glen, scuotendo il capo in classico moto d’esasperazione.
- Dici a me? - chiese Jack, ancora fermo dov’era.
Il Baskerville gli rivolse un’occhiata.
- È il caso che tu ti dia una rinfrescata... - mormorò, quindi uscì dalla stanza a sua volta, lasciando da solo il Bezarius, il quale volse lo sguardo verso la porta, perplesso.
Glen si recò in cucina, dove si mise a preparare la colazione.
Non era un grande esperto ai fornelli, ma qualche cosa pure lui sapeva farla, anche se non al livello di Jack.
Non si sprecò neppure troppo: scaldò un po’ di latte e mise in tavola un piatto di biscotti, molto semplicemente.
Si affacciò alla porta e si guardò intorno: di Emily, nessuna traccia.
- Emilyyy! - chiamò, rientrando in cucina.
Dopo pochi minuti, ecco avvicinarsi i passi della bambina, seguiti dalla sua esuberante apparizione sull’uscio, l’espressione più felice del mondo stampata in viso.
Andò a sedersi a tavola e si mise a mangiare senza proferir parola e Glen la raggiunse.
Poco più tardi, Jack fece la sua entrata in cucina.
- Ah, finalmente - commentò il moro, distogliendo fugacemente la propria attenzione dalla colazione.
Il biondo si esibì in uno dei suoi migliori sorrisi di scuse.
- Fino a dieci minuti fa non connettevo - disse, sedendosi a tavola.
- L’ho notato... - aggiunse il Baskerville in tono lievemente insinuante e sarcastico.
- Ho bisogno del mio tempo per svegliarmi! - esclamò Jack.
Glen tacque: inutile ribattere.
Qualsiasi risposta che avrebbe potuto dare sarebbe stata inevitabilmente provocatoria.
Jack versò del caffè nella sua tazza azzurra decorata con l’immagine di un paffuto pinguino e iniziò a sorseggiare la bevanda.
Emily si allungò sul tavolo e afferrò qualche biscotto dal piatto al centro di esso.
- Muoviamoci, poi dobbiamo uscire! - esclamò la bambina.
- La neve non scappa... - disse Glen, sorseggiando a sua volta il caffè, senza scomporsi minimamente.
Jack, però, sembrava non essere del suo stesso parere, a giudicare dalla fretta con cui terminò la bevanda e si alzò, iniziando a lavare i piatti.
- Dai, Glen sbrigati! - esortò, su di giri.
Il moro gli rivolse un’occhiata assai eloquente, mentre si apprestava a finire di bere.
Emily era un tripudio d’eccitazione: si alzò con uno scatto che pareva più un salto e, sgranocchiando un biscotto, corse fuori della cucina.
- Glen, andiamo! - incitò Jack, asciugandosi le mani ad un asciugamano appoggiato lì vicino.
- Prima sistemiamo - lo bloccò il Baskerville.
Sul viso del biondo si dipinse istantaneamente un’espressione imbronciata.
Tuttavia, lo sguardo del moro non ammetteva repliche di alcuna sorta, come l’altro ben sapeva.
- Uff... e va bene... - si arrese infine Jack.
Sparecchiò diligentemente e sciacquò con cura i piatti, il tutto sotto la rigida supervisione di Glen.
Quando anche l’ultimo cucchiaino fu riposto, i due tornarono in camera e, presa una giubba più pesante, uscirono.
In soggiorno trovarono Emily graziosamente abbigliata con un delizioso completino rosso e bianco che le avevano comperato qualche settimana addietro, in vista del gelo imminente.
- Andiamo? - chiese, non appena vide entrare nella stanza i due.
- Sì, andiamo... -
- Evvivaaa! -.
La bambina fu la prima a catapultarsi verso la porta, aprendola e schizzando fuori.
- Com’è tenera...! - sospirò Jack, rimanendo indietro ad osservare la soglia oltre la quale la piccola era appena sparita.
- Se non ti muovi la perderemo - gli ricordò Glen, fermo sull’uscio ad aspettarlo.
- Ah, eccomi! -.
Uscirono.
Fuori faceva freddo e la neve ammantava ogni cosa del suo bianco perfetto e immacolato, dando alla città un che di surreale, molto suggestivo. E romantico, come si premurò di puntualizzare Glen, con gran sorpresa da parte dell’altro: di solito era lui a fare battutine e appunti insinuanti, non il contrario.
Lui e il moro camminavano fianco a fianco, ravvolti l’uno nella giacca a vento, l’altro nell’impermeabile.
Il biondo, poi, si era pure bardato il collo con una grossa sciarpa rossa che sarebbe stata certamente più adatta sotto Natale.
Emily, invece, saltellava allegramente qua e là, osservando con meraviglia i fiocchi che continuavano a cadere.
- Mamma! - si sentì chiamare dopo un po’ Jack, richiamo al quale, come un riflesso condizionato, si volse.
- S...? -.
Non finì di parlare che una palla di neve lo colpì in faccia, spargendogliela sui capelli dorati.
- Ehi...! - si lamentò, con fare infantile, cercando con lo sguardo la sua bambina, che trovò pochi istanti dopo, in preda ad uno scoppio di risa.
Si chinò a prendere una manciata di neve, che appallottolò.
- Jack, che cosa...? - esordì Glen, ma il Bezarius lo interruppe con un forbito lancio ai danni di Emily, che fu presa in pieno, tra scrosci di risa da parte di entrambi.
Il moro scosse la testa, esasperato.
- Sei un bambino, Jack, un bambino... - mormorò, continuando a camminare.
Fu tuttavia bloccato da un proiettile di neve che lo colpì alla nuca.
Girandosi, vide il Bezarius che gli faceva la linguaccia.
Irritato, si chinò a sua volta, raccogliendo un po’ di neve e appallottolandola, lanciandola all’indirizzo dell’amante.
Passarono così il resto della mattina, lanciandosi la neve e rincorrendosi. Jack finì per bagnarsi da capo a piedi nel giro di poche ore.
Solo all’ora di pranzo, il terzetto fece ritorno a casa.
- ATCÌ! - starnutì Jack, infreddolito e bagnato, varcando la soglia.
- Ti sei preso il raffreddore - osservò Glen con tono piatto: aveva già starnutito una dozzina di volte durante il tragitto fino all’appartamento.
- No, non è vero! - lo contraddisse il biondo, ma fu a sua volta contraddetto da un altro starnuto.
Il moro sbuffò e lo osservò di sottecchi, notando il rossore intenso delle guance dell’altro.
Gli si accostò e gli tastò la fronte.
- Febbre - constatò semplicemente e, senza lasciare al Bezarius neppure il tempo di replicare, aggiunse: - Vai a letto -.
- Uffa...! - mormorò l’altro, abbattuto, ubbidendo.
Emily fece per seguire Jack, ma Glen la riprese: - Vieni con me, ti preparo qualcosa da mangiare -.
La condusse in cucina.
Qui il moro si scosse i capelli, schizzando neve sul pavimento.
- Odio le giornate così: finisce sempre che Jack si ammala...! - sbuffò tra sé e sé, scuotendo esasperamente la testa, prendendo le stoviglie e iniziando a preparare il pranzo.





Angolino autrice
Finalmente aggiorno! Mi spiace immensamente per la lunga attesa e per questo ultimo capitolo che, sinceramente, è un obbrobrio inguardabile °-°
Chiedo venia.
Ringrazio namidachan e xXxNekoChanxXx per le recensioni allo scorso capitolo e quanti seguono, augurandomi che anche questo capitolo sia gradito.
F.D.
   
 
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