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Autore: Oceanid85    19/05/2010    2 recensioni
La nonna ha sempre detto che ad ognuno di noi è destinata una storia. Non avevo mai creduto di averne una, ma ora anche io so di averla. Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte, ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi, cercando di lasciartele alle spalle, o ti fermi e le affronti.
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre amato il mare. E’ un amore puro, disinteressato, perché non prevede vicinanza o contatto, è come se fosse un amore d’altri tempi che si nutre del ricordo, delle sensazioni vissute.

Adoro la sua immensità, la profondità misteriosa e il suo movimento perenne, lento, la sua sensuale carezza alla spiaggia.

L’odore del mare , quell’odore che sembra portare da sponde inimmaginate altri odori lontani.

Odore che può essere dolce o aspro, forte o appena accennato.

Nell’arcipelago delle Channel Island, a largo della costa sud della California, in una piccola isola per gran parte montuosa e dalle coste frastagliate esiste un piccolo centro abitato, Avalon, di circa tremila abitanti. L’unico collegamento con il continente è un traghetto che parte ogni ora, dodici volte al giorno.

Ed è proprio in questa città che i miei genitori mi mandarono a trascorrere,ogni estate, un mese di vacanza.

Mio padre è cresciuto in questa isola, ma il college prima e il matrimonio con mia madre dopo lo hanno portato a trasferirsi nel continente, a Rochester, New York.  

Probabilmente l’amore per il mare l’ho ereditato proprio da mio padre dato che il tempo a Rochester è decisamente rigido in inverno, con le sue abbondanti nevicate e temperature degne dell’Alaska.

Ho sempre pensato che prima o poi avrebbe deciso di ritornare nella sua amata isola, l’ho capito sin da piccola, quando la sera, per addormentarmi, mi raccontava bellissime storie sempre ambientate su  un’isola a largo delle coste della California.

 

Alyssa, la colazione è pronta” la voce di mia nonna giungeva dal fondo delle scale. La sua cucina era una delle migliori cose che avessi mai mangiato in vita mia. Mia madre non si può certo definire una grande cuoca.

La nonna è una delle persone migliori che avessi mai conosciuto. E’ una persona molto sensibile, attenta e sempre disponibile verso gli altri. A me piace definirla “poetica”, riesce a creare atmosfere magiche, e forse, avendo una società di organizzazione di eventi, è questo suo lato del carattere che la rendere la migliore nel suo lavoro.

Non lasciai che mi chiamasse due volte per la colazione, così mi alzai dalla poltrona della mia camera che si trovava proprio di fronte alla finestra che dava sul mare e scesi al piano di sotto. Passavo ore intere seduta su quella poltrona, il panorama che offre quest’isola è bellissimo.

La mattina mi alzavo sempre di buon ora, per guardare il sole sorgere sul mare. Il mare calmo che annuncia lontano un sole ancora non sorto, ne anticipa il chiarore come se lo sentisse arrivare ancora prima di vederlo.

La nonna mi aspettava in cucina con un piatto fumante di frittelle, uova e bacon posizionato sul bancone della cucina. Il profumo che emanava era divino.

Lo so, tua madre non vuole che tu mangi questa roba, ma non mi interessa. Una ragazza della tua età ha bisogno di carne sulle ossa” disse sorridendo mentre mi sedevo.

Ho abbastanza carne sulle mie ossa, nonna. Sto soltanto cercando di perdere qualche chilo, non è poi la fine del mondo

Non vorrai mica somigliare a quei bastoni malati delle riviste? O a quelle ragazze nelle loro BMW e Mercedes?”

Io e mia nonna Sedna ci somigliamo molto, fisicamente. Gli stessi capelli ricci ramati e gli stessi occhi, troppo grandi a mio avviso, azzurri come il cielo.  Un po’ come le bambole vecchia maniera, ma la pelle invece di essere di porcellana, è di un morbido e chiaro colorito bronzeo.

No, nonna, voglio solo perdere un po’ di peso. Infatti, dopo aver fatto colazione ho intenzione di fare una lunghissima corsa sulla spiaggia.”

Quella che vidi sulla faccia di mia nonna era senz’altro una smorfia di disapprovazione “Oh, e Aly, so che non ti piace quando prendo decisioni senza parlartene prima, quindi volevo avvisarti che ho intenzione di invitare per pranzo la signora Thompson con suo nipote Alec ”.

Sbuffai storcendo il naso.

Per quanto amassi quest’isola, non riuscivo proprio a farmi piacere altrettanto le persone che ci vivevano. Il quartiere in cui vive mia nonna e’ uno pseudo, ma più reale Hampton con enormi tentacolari country club, ville eleganti ed infinite e abiti griffati; e la signora Thompson era una di quelle classiche persone che considerava un paio di scarpe nuove da cinquecento dollari come qualcosa di irrinunciabile per ogni cena a cui avrebbe partecipato ogni sera.

Oh, avanti Alyssa, non fare la difficile … E’ una mia amica, so che non ti piace, ma puoi sforzarti di essere carina con lei solo per qualche ora? E poi ci sarà Alec con lei” non so perché ma quel nome gli portò un grande sorriso sulle labbra “Avete la stessa età, vi conoscete da quando siete bambini … vedrai non sarà un pranzo così terribile

Alzai gli occhi al cielo.

Sono felice di rivedere Alec, da quando sono arrivata non ho ancora avuto il tempo di salutarlo … ma sua nonna, mi dispiace, ma non so se posso farcela!” Sinceramente non sono mai stata il tipo di persona che sopportava bene quello stile di vita, non faceva per me, avrei preferito un buon libro letto in spiaggia a quel pranzo.

Ma la nonna ci teneva. E io le volevo bene.

Le sorrisi, rassegnata.

Questa mattina uscirò a fare delle compere, ma sarò di ritorno a casa per mezzogiorno, o giù di li, e voglio che tu sia pronta. Mi raccomando, metti un bel vestito.

Sissignora!” detto questo salii nella mia camera e mi misi una tuta comoda per la mia corsa sulla spiaggia. Presi una bottiglietta di acqua e uscii dalla porta posteriore.

La casa della nonna era sulla St. Catherine way, questa terra apparteneva alla mia famiglia da oltre un secolo.

Come tutte le abitazioni di questo quartiere, era enorme. Il giardino costeggiava tutto lo stabile, con una piscina non eccessivamente grande sul lato destro della casa. Seguiva una forma irregolare, fatta di curve e di sporgenze.

L’ingresso all’interno della casa somigliava molto alle hall di un albergo di lusso. Una rampa di scale conduceva al piano superiore dove vi erano ben quattro camere da letto con rispettivi bagni al loro interno.

Il piccolo giardino sul retro della casa, invece, si affaccia direttamente sull’oceano. La spiaggia quella mattina era deserta e si offriva come un ricco letto.

Iniziai a correre, l’oceano dolcemente bagnava i miei piedi e li accarezza dandogli quella sensazione di freschezza e benessere. Una leggera brezza scompigliava i miei capelli e mi lasciava sulla pelle quel sapore di salsedine che amo assaggiare mordicchiandomi delicatamente le labbra.

Sorrido, mi sento bene …

Mi guardai intorno, quella spiaggia era così bella.

E’ un incantevole spiaggia a mezzaluna con sabbia bianca, incastonata fra una grotta e un’alta rupe protetta da una barriera semicircolare di scogli.

E proprio mentre guardavo verso gli scogli mi ricordai che dal posto in cui mi trovavo, non ero così lontana dalla mia piccola grotta segreta. Quando ero bambina, quella grotta mi era sempre sembrata un luogo lugubre e spaventoso. Non avevo mai avuto il coraggio di superarne l’entrata.

Ma con gli anni, ero riuscita a vincere questa mia paura, iniziando piano piano a esplorarla.

Decisi che quello era un buon momento per continuare la mia perlustrazione al suo interno.

Tornai a casa e presi il mio zaino infilandoci il kit del pronto soccorso, insieme con una torcia e una coperta. Li infilai ordinatamente nella sacca, ci aggiunsi qualche barretta energetica e una bottiglia di acqua, o due, per ogni evenienza.

Mi guardai intorno assicurandomi di non aver dimenticato nulla e m’incamminai verso sud, verso la mia grotta.

Il buio al suo interno sembrava premere contro le pareti mentre camminavo, feci roteare più volte la mia torcia illuminando le facciate di roccia dura e il pavimento di sabbia che sembrava non finire mai.

Iniziai a ispezionare la parte posteriore, stringendo la felpa intorno al mio corpo, le mie scarpe da tennis raccoglievano molta più sabbia mano a mano che avanzavo e l’umidità dell’aria aumentava drammaticamente. Avevo indossato dei jeans sopra il costume da bagno che sembravano voler trattenere ogni singola particella di umidità presente in quella grotta; il loro peso era diventato insopportabile.

Ero disorientata, perplessa. Non era mai stato così prima.

Era quasi come se la grotta fosse … viva. Ed io mi sentivo come se fossi in attesa di qualcosa che doveva ancora accadere.

Cercai, scrutai con i miei occhi, ma l’unica cosa che riuscii a vedere era solo il buio sconfinato.

Continuai a illuminare le pareti e ritrovai il mio marchio poco dopo, quello che indicava dove mi ero fermata l’ultima volta che ero stata lì, una X fatta con un gessetto rosso.

Bene, vediamo cosa c’è oltre …” espressi i miei pensieri a voce alta.

Proseguii lungo quel piccolo sentiero di sabbia, ma tutto a un tratto il percorso si fermò davanti ad una parete di roccia.

Mi avvicinai e lo esaminai con attenzione. “A quanto pare la mia esplorazione finisce qui …

 Stavo per tornare indietro quando mi accorsi di una crepa nella roccia, larga quel tanto che bastava per consentire il passaggio di una persona. Sentivo il rumore dell’acqua poco distante da me e immaginai che quella piccola crepa conducesse proprio lì.

Esitai un momento. Mi muovevo lentamente rimanendo attaccata alla parete e capii che sarebbe stato facile tornare indietro in caso di necessità.

Quello che mi fece decidere di andare avanti era una straordinaria luce blu che proveniva dal fondo di quel piccolo tunnel.

Cautamente ed in punta di piedi sbirciai dietro quell’angolo.

Quello che vidi mi lascio la bocca aperta. Era la cosa più meravigliosa che avessi mai visto.

Era una piccola piscina. L’acqua era così chiara da riuscire a vedere il fondo. Sembrava non finire mai. Era evidentemente acqua di mare. Forse c’erano altre piscine sotterranee come questa. Le pareti e il fondale erano ingombri di un cristallo incandescente che non sembrava aver bisogno di luce.

Era questa l’origine di quel bagliore blu. L’altra sponda della piccola piscina era ad un salto da dove mi trovavo io, ma la cosa che più mi colpì erano le gallerie che si diramavano nel lato opposto.

Sembravano quasi create artificialmente.

I sentieri erano lisci, e non ruvidi come quelli che avevo attraversato fino ad oggi. Sembravano chiari segni di un abitazione passata.

Alcuni disegni scintillavano sul muro davanti a me. Era come se fossi entrata in un altro mondo.

Mi guardai intorno ancora un po’, prima di saltare quella piccola piscina.

Mi morsi il labbro quando raggiunsi l’imbocco delle diverse gallerie. Ce ne erano cinque ma da nessuna di esse sembrava provenire una luce. Le guardai esitante e poi decisi di entrare in quella al centro. Era quella che aveva la strada che sembrava più consumata, come se molte persone avessero usato quella grotta prima di abbandonarla. Illuminai con la mia torcia il sentiero. Le pareti erano lisce e dipinte dal pavimento al soffitto.

Sono così belli” esclamai a me stessa.

Le immagini erano chiare, nitide. Mi soffermai ad esaminarne una.

Raffiguravano … tritoni? Mi guardai intorno esaminando altri disegni e fui sorpresa di notare che in ognuno di essi vi erano raffigurati esseri umani e sirene.

E se questo fosse stato un luogo di incontro tra le due specie?

Ho sempre creduto che le sirene facessero parte di miti, che gli esseri umani, i pescatori o i marinai avessero scambiato delfini o lamantini per sirene e tritoni.

Continuai a camminare lungo quel sentiero, avevo i pensieri divisi tra i disegni che mi circondavano e dove stavo andando.

Quel sentiero continuava a scendere ancora e ancora, fino a quando non mi sembrò di non riuscire più a respirare per la mancanza di aria fresca.

Continuai a camminare fino a quando il sentiero non si interruppe nuovamente. Questa volta il passaggio era ostruito da rocce e alghe.

Ero confusa. Perche mai qualcuno avrebbe dovuto bloccare questo passaggio? Era chiaro che quelle rocce erano state messe li da qualcuno, era un lavoro troppo ben fatto per essere un semplice crollo all’interno di una grotta.

Fissai il percorso bloccato, e decisi di tornare indietro.

Arrivata di nuovo alla piscina, come avevo fatto prima, saltai. Ma mi spinsi troppo vicino al bordo che crepò leggermente facendomi cadere in acqua.

Accusai un dolore fortissimo alla testa e l’impatto con l’acqua gelida mi tolse i sensi.

L’ultima cosa che sentii fu un braccio che mi stringeva nella vita …

 

Quando arrivai sulla spiaggia aprii gli occhi tossendo leggermente. Ero turbata, sconvolta e ero viva

Non avevo mai visto una donna umana da vicino …” Una voce sussurrata arrivava metallica alle mie orecchie.

 Vidi una mano  allungarsi nel tentativo di toccare una mia gamba. Non so perché, ma lasciai che mi toccasse.

I suoi occhi erano fissi nei miei, mi guardava come se volesse scrutarmi nell’anima.

E quello che mi provocò quello sguardo fu una sensazione strana. Improvvisamente sentii stordita, la testa vuota …

Non ricordavo nulla di tutto quello che era accaduto.

Chi era quest’uomo, e perché mi trovavo sdraiata sul bagnasciuga con i vestiti completamente gocciolanti?

Ma cosa? …” cercavo di capire quello che era successo. “Ricordo di essere svenuta nella grotta … che stavo per annegare … ma …

Devo andare prima che qualcuno mi veda. Non dovresti nuotare così lontano dalla costa, non posso essere sempre qui per salvarti …” e si tuffò in mare, senza guardarsi indietro.

 

 

Una volta arrivata in casa mi concessi una lunga doccia calda. Ripensai agli eventi della mattinata e le domande iniziarono ad affollare la mia mente.

Non avevo mai visto una donna umana da vicino … Ero sicura di averlo sentito pronunciare quelle parole, ma cosa significavano realmente?

Ricordavo vagamente il viso del ragazzo che mi aveva tirato fuori dall’acqua … e non mi sembrava che vi fossero in lui lineamenti “non umani”.

Ma era strano … i pochi particolari che ricordavo di quella mattina, sembravano scomparire lentamente dalla mia mente con il passare delle ore.

Scossi la testa, convincendomi che fossi ancora sotto shock e mi preparai per il pranzo con gli ospiti della nonna.

 

  
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