che
razza di tempi erano quelli
in cui noi
in cui noi da qualche parte
qualcuno di noi azzeccava
una frase
tempeste di silenzi
o risate che si infrangevano alle stelle
che razza di tempi
cosė lontani, miglia e
miglia
e ancora accanto al mio orecchio
voci disperse
custodite gelosamente
e un gufo
un gufo viene a posarsi sull'albero davanti alla finestra e mi chiama addosso i sogni
vola via prima che mi risvegli
che razza di pensieri
colano tra le
pareti del cranio saldate
colorano i capelli e gli occhi
e un istante dopo non sono pių lė
ma in qualche modo le
afferro
manciate di sguardi
attraverso folle di persone
attraverso maree di niente che ci desse niente
ma una rete invisibile e tangibile
una rete di occhiate
per ritrovarsi appigli reciproci
di cui fidarsi sempre
anche per gli errori
e un gufo
un gufo da qualche parte mi spia le spalle e il collo e cerca di
leggere nelle mie
interiora il futuro
non so
che vede, ma tiene d'occhio e non dice niente
che razza di parole
parole che trafiggono gli spazi
come lame
e fissano tacche che noi
soli leggiamo
cosė ci orientiamo per ritrovarci
ritrovare attraverso il tempo
trovarci con il pensiero rivolto a loro
loro che non dicono niente
ma quello che hanno detto č proprio qui
nelle orecchie
e il
loro contatto ancora caldo sulle mani
attraverso ogni fredda distanza
la resistenza fiorisce
lentamente paziente
florida nell'attesa
del ricongiungimento
e un gufo
un gufo mi prende dalla testa le parole e le porta via, magari a
coloro a cui sono
rivolte
o forse
da nessuna parte
e un gufo
un gufo che vola apparentemente senza direzione sembra sapere
esattamente
dove andare
voglio credere che la direzione sia giusta
che strano modo č questo
tracciare segni su un foglio
e affidarlo a sconosciuti
mancanza di codici
mancanza dei nostri modi
dei nostri tempi e momenti
per scambiarci occhi o parole
sguardi o silenzi
mentre ormai qui
qui rimangono solo pensieri affaticati
si trascinano a morire sull'impotenza
come animali feriti da troppi colpi
e qui, qui dove batte la loro
assenza
il cuore tace
e aspetta
e un gufo
un gufo si siede di fronte a me per bere, nei suoi occhi spettri presenti e passati
non ha nulla da dirmi prima di spiccare il volo
e di quel gufo
di quel gufo vedo la traiettoria di ali fumo disegnarsi nel contenuto
del bicchiere
ovunque
sia diretto gli auguro buona fortuna, anche per la deriva
forse il problema č facile
che
siano solo idee, che siano solo modi
diversi, quanto?
eppure diventano tutto
diventano il no se ti
offre da bere
la mano che prima e dopo ti colpisce
la mano che porta via
ha portato via loro
loro quelli con cui bere aveva senso
li ha messi in gabbia come canarini
e loro no, so che non
cantano per quelle mani
cantano
per sč, se cantano
cantano
per noi, se cantano
qui si balla, si beve, si canta per loro
e un cappello ci fissava dalla cima
di una bottiglia vuota
segnava la direzione del vento
o non segnava niente di pių e di meno
della direzione che prendono i nostri pensieri
via su oltre quelle
montagne, e aldilā...
tre punti cardinali
il quarto, il quarto siamo noi
e il gufo
il gufo la sua ombra inghiottita dalla nebbia non ha bisogno di
alcun riferimento
scioglie nell'umiditā dell'aria qualsiasi cosa, nebulosamente
e un gufo
un gufo ha capito che non ho pių niente oggi da ballare, cantare
e rimuginare
egli si sveglia quando noi chiudiamo gli occhi, e in silenzio porta
via le nostre fatiche su penne grigie