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Autore: Pervinca Potter 97    22/05/2010    7 recensioni
Tutti noi sappiamo che si deve morire.
Ma nessuno che cosa può capitare in punto di morte.
Walter Elias Disney, morto il 15 dicembre 1966 alle 9 e 30, per esempio, ha incontrato il suo personaggio.
Collasso circolatorio. Sintomi: disorientamento.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell' autrice: salve, miei tre lettori!:) Spero che anche questo capitolo soddisfi le vostre esigenze: non preoccupatevi se non riconoscerete l'identità di questo Mortimer Right...vedrete ;) Grazie a chi leggerà e, chissà, commenterà. =)
Ringraziamenti: ringrazio vivamente Julia Weasley, la mia beta e Girl95Devil per le loro recensioni, mi soffermerò su ognuna nel prossimo capitolo. =)

WALT DISNEY'S CAROL
-Prologo


...hello there my angel
from the my nightmare...
[I miss you - Blink 182]




Inizialmente Walter pensò a un brutto scherzo.
Fece per arretrare, benchè sapesse benissimo che stando straiato, non poteva.
Si spaventò quando si accorse di essere in piedi.
-Che...che mi succede?- disse, preoccupato. Non sapeva precisamente se lo chiedeva a quella misteriosa visione o a se stesso.
Chiuse gli occhi. Era sicuro che fosse un miraggio. Mickey non esisteva. Era solamente un buffo scherzo della sua mente infatti olo lì quel topo esisteva. Rimase per qualche secondo con gli occhi chiusi.
-Fino a quando hai intenzione di rimanere così?Non ho poi così tanto tempo.-- Walt li spalancò di colpo. -St...sta...stammi lontano.- sussurrò, nel tono più calmo che potè.
-Se no?- come in un cartone, delle carte apparvero tra le mani del topo.
Walt vide che una rappresentava una clessidra. In movimento. Si sentì mancare.
-Ehm...sono armato.- disse, rendendosi conto che l'intercultore aspettava una risposta, “sparando” la prima cosa che gli venne in mente.
-Già, vero.- disse serio Mouse. Disney si guardò le mani, sentendole pesanti.
Con orrore vide una pistola. La scagliò per terra.
I suoi occhi si mossero avanti e indietro spaventatissimi, scrutando con un misto di paura e di curiosità lo schizzo che la sua mano aveva prodotto tanti anni prima.
-Cosa...cosa vuoi da me?- sussurrò con le poche forze che aveva in sé. Stava sudando.
Mickey sorrise. -Portarti via.- Walt spalancò la bocca per ribattere ma un gesto del topo lo zittì. -Devo farti vedere delle cose. Ti dirò strada facendo. Dai, vieni. Non ho tanto tempo.- gli porse la mano, coperta da un guanto giallo.
-L'hai già detto- replicò Walt -E io sono malato. Non posso. Non capisco nemmeno perchè sono in piedi, e perchè d'improvviso mi sia apparsa una pistola tra le mani.- Mickey fece un altro sorriso, più comprensivo del precedente.
-Tu non sei in piedi. La tua mente si. Girati.- l'uomo obbedì e quel che vide lo stravolse.
Con un braccio penzolante dal letto, il suo corpo si trovava lì, mentre l'orologio segnava le 9 e 15. A Walt parve strano che fossero passati solo tre minuti dall'ultima volta che l'aveva guardato.
-Sono morto?- disse, sentendo un altro brivido scorrere sulla sua schiena.
-No, non ancora. Vieni??Perfavore papà.- il fumettista lo guardò negli occhi. Se veramente Mickey era solo un miraggio della sua mente si poteva fidare. Nel caso fosse stato un maniaco, non importava, tanto non gli rimaneva molto da vivere.
-Che...che cosa mi devi fare vedere, Mickey?- disse allora, avvicinandosi al topo.
Se era un sogno, tanto valeva viverlo. L'essere drizzò le orecchie.
-Papà, lo senti il rumore dei ricordi?- replicò senza rispondere alla domanda.
-Il rumore del ricordi?Ohibò.- esclamò Walt sorpreso.
-Esatto. Il passato non è morto. Ci chiama. Ti chiama. E non hai nessuna intenzione di arrivare in ritardo, vero?Sarebbe un disastro andare già al presente.
-I...io...- spalancò ancora gli occhi. Ma non più per paura. Mickey Mouse rise. Walt conosceva bene quella risata, gliel'aveva donata lui stesso, un tempo.
-Dai papà,che cosa vorresti chiedere al passato?Che vorresti vedere?O meglio,rivedere?- il topo fece una faccia tenera, come quella che a volte indirizzava a Minnie.
-Intendi che sai viaggiare nel tempo?- chiese allora cominciando a capire qualcosa.
-No papà. Intendo che ti farò viaggiare nel tempo, non che lo so fare. In fondo stai per morire.-Walt Disney ricadde in confusione.
-Ma...ma io non voglio morire.- affermò allora. Si accorse che stava tremando.
-Nessuno l'ha mai voluto. Nemmeno Mortimer Right. Ti ricordi, vero?- un' ombra di rimprovero apparve sul viso del topolino. E Walt non la seppe reggere.
-Io non centravo niente. Non so chi l'ha ucciso. Mai saputo.
-Lo so, papà. Ma non ti farebbe piacere scoprirlo?- il tenero prese il posto del rimprovero.
-No. Non voglio. Vorrei vedere solo cose belle nella prossimità della mia morte.- Disney scosse la testa. Mortimer Right...quella era la testimonianza che Mickey era una parte della sua mente. Ma l'avrebbe guidato davvero nel tempo? Gli ricordava troppo gli spiriti di Dickens. Ma lui sapeva di non avere una seconda possibilità: sarebbe morto.
-Allora?Spicciati che non ho tempo.- Mickey fece comparire un orologio. Nove e diciassette. Si stupì ancora. Walt si grattò la testa, pensando.
-No caro- rise – Tu sei il tempo. Comunque, ho deciso.- sorrise lui, stavolta.
-Ebbene?- chiese Mickey, facendo trasparire un po' di curiosità.
-12 novembre 1918.- lo stesso sorriso comparve sul viso del topo.
-Si, il passato non è morto, ma tanta gente, in quegli anni, si.- commentò concludendo la frase con tono malinconica, quasi come l'avesse combattuta lui, la guerra. Un topo per di più non ancora nato. Ma Walter sapeva molto bene che stava covando delle uova nella sua mente, a quei tempi.
E non si dica niente a Donald Duck. Rimasero qualche secondo fra i loro rispettivi pensieri, quando Mickey fece comparire una sfera grande il triplo dell'uomo lì presente.
-Vuoi entrare?- Walt non rispose. Era pazzo. Era...magico.
Ubbedì e quel passo fu il primo passo verso la sua morte.
  
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