Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyMorgan    24/05/2010    8 recensioni
Per descrivere questa coppia, a cui non sono affatto abituata, mi sono basata su uno spunto dato dalla Rowling in Harry Potter e il Principe Mezzosangue, mentre la signora Weasley si sta lamentando del prossimo matrimonio del suo figlio maggiore:
“[…] ‘Era così anche l’ultima volta che è stato potente, fughe d’amore da tutte le parti…’
‘Compresi tu e papà’. […]”

Benedicendo in tutte le lingue note alla mia mente inferiore questa frase, sulla quale non mi pare siano mai state date ulteriori informazioni, mi sono servita di questo spunto per costruire la mia storia.
Altri personaggi presenti: [Fabian e Gideon Prewett, Ignatius Prewett e Lucretia Black in Prewett, zia Muriel, Marlene McKinnon, Cederella Black in Weasley, Septimus Weasley, altri personaggi]
***Storia classificatasi SECONDA al Multicolor Contest indetto da _Mary, Nabiki93 e Fierobecca93 ^^***
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur Weasley, Molly Weasley | Coppie: Arthur/Molly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dove si narra di una Fuga, di un Matrimonio e di una gran Confusione

«Non voglio più sentirne parlare.»

«Ma zio…»

«Niente ‘ma’, nipote, sono stato chiaro?»

Gli occhi di una strana tonalità fra il blu e il grigio ferro dell’uomo si fissarono in quelli castani della giovane donna di fronte a lui senza alcuna pietà nello sguardo, ma con tanta autorità che la ragazza non osò ribattere.

Per quanto ci vivesse dalla morte dei genitori, Molly Prewett non si era mai sentita a casa nel lussuoso appartamento dello zio: era tutto troppo formale, senza un briciolo di colori caldi o suoni che ispirassero ospitalità. Lo studio, poi, era l’epitome di tutta la casa: illuminato solo dalla fredda luce proveniente dall’ampia finestra dietro la scrivania, tappezzato da scaffali di legno massiccio stracolmi di libri polverosi, dominata da una scrivania scura ricoperta di carte in ordine perfetto, sembrava invitare a tutto tranne alla familiarità ed all’affetto.

Molly la odiava e ne era intimorita, anche se era abbastanza onesta da ammettere che probabilmente era la presenza dello zio, unita a quella altrettanto temibile della moglie, a ispirarle quella soggezione.

Lucretia Prewett era tanto magra e alta quanto la nipote acquisita era piccola e formosa, e tanto scura di capelli e spenta di incarnato quanto lei era ramata e rosea.

«Immagino avremmo dovuto prevedere una richiesta del genere, Ignatius» osservò guardando con perfidia la ragazza, che a sua volta la fissava con risentimento. «Dopotutto sappiamo quali idee malsane abbia inalato ogni giorno finendo a Grifondoro… idee che, mi permetterei di aggiungere, hanno anche allontanato i suoi stessi fratelli…»

Molly si irrigidì automaticamente. I suoi fratelli maggiori, Fabian e Gideon, erano ufficialmente ‘partiti’, in realtà erano stati freddamente cacciati, quasi due anni prima, in seguito a un violento diverbio nato da alcuni fatti recenti che, a quanto Molly aveva capito, riguardavano sparizioni improvvise e assassinii senza motivo.

La ragazza sospettava fieramente la zia di aver preso posizioni contro di loro, come in fondo aveva sempre fatto fin da quando il marito si era assunto la loro tutela. Zia Lucretia non aveva mai fatto mistero della sua avversione per i nipoti, né per i due gemelli né per la piccola di famiglia, anzi aveva sempre adottato verso di loro un tono freddo e impersonale, rifiutandosi di vederli come figliocci, e aveva sempre fatto di tutto per rendere la loro vita più difficile possibile, non esitando nemmeno a mettergli contro lo zio. Era chiaro che li considerava solo un peso, un peso fastidioso e di cui avrebbe preferito liberarsi.

Più volte, da bambina, Molly aveva provato ad avvicinare la zia per chiederle un abbraccio o per mostrarle i suoi giochi, ma si era sempre sentita allontanare con un più o meno disgustato “Non ti avvicinare, bambina, hai le mani sporche di terra”, oppure “Cosa sei venuta a fare, non vedi che sono occupata?”. Si era sempre sentita assai ferita da quel comportamento, perché era di indole affettuosa e avrebbe tanto desiderato avere ancora una madre, o una sorella, con cui poter giocare e ridere.

I fratelli erano prontissimi a prendersi cura di lei ed a difenderla a spada tratta in qualunque occasione si fosse presentata, fin da quando erano piccoli, ma vivevano nel loro mondo a due che non condividevano intimamente con nessuno. La ragazza si era sentita sempre molto sola fino a quando non era giunta a Hogwarts. Ora che aveva finito gli studi, le sembrava di essere tornata bambina, di nuovo prigioniera di quella casa ostile.

«I miei fratelli sono ragazzi coraggiosi e leali» rispose guardando la zia accigliata. «E se si sono allontanati lo hanno fatto solo per seguire il loro cuore.»

«Certo. Finendo nel giro di quel Silente e di tutti quei Sanguesporco e Mezzosangue» sottolineò delicatamente la zia. «Vuoi fare la stessa fine, ragazza?»

Ecco un’altra cosa che odiava della zia: non la chiamava mai per nome. Per lei era solo ‘ragazza’, ‘bambina’, ‘sciocca’, o, con il marito, ‘quella creatura’, ‘la vostra piccola incosciente’. Mai una volta che la avesse chiamata ‘Molly’ o almeno ‘nipote’. Diceva che non era aristocratico.

«I miei fratelli non hanno fatto nessuna ‘fine’» ribatté tuttavia. Il suo profondo senso di lealtà verso i fratelli era reso più battagliero dal fatto che per colpa della zia non li vedeva da più di nove mesi. «Hanno solo fatto le loro scelte, ed è questo che voi non riuscite a sopportare…»

«Come osi rivolgerti a tua zia in questo modo, Marie Abigal Prewett[1]?» esclamò immediatamente lo zio.

Se c’era un’altra cosa che Molly odiava era essere chiamata con il suo nome completo. Lei non era ‘Marie’, era Molly. Molly e basta.

«Questa discussione è finita. Torna in camera tua e vedi di restarci, ho altri affari di cui occuparmi oltre ai capricci di una ragazzina.» Ciò detto, tornò ad intingere la piuma nel calamaio ed a controllare le sue carte.

Il sorrisetto soddisfatto di zia Lucretia fu il motivo per cui, uscendo, la ragazza sbatté la porta tanto forte che i vetri scricchiolarono. Sentendo le urla adirate dello zio, si precipitò al piano di sopra e si sigillò in camera con la magia, ma non riuscì a impedirsi di sorridere: la piccola ribellione alla calma piatta di tutta la casa l’aveva già messa di umore migliore. Che svanì completamente quando il dialogo appena avuto con lo zio le tornò in testa.

Sospirò e si gettò di peso sul letto, affondando la testa nel cuscino. Non era giusto. Non era assolutamente giusto! Era maggiorenne, diamine, lo zio non aveva il diritto di imporle ancora la sua volontà come se fosse stata una ragazzina!

Singhiozzò appena mentre ripercorreva i punti salienti del dialogo, inframmentato dai commenti maligni di zia Lucretia.

Era una sciocca se alla sua età pensava ancora a sciocchezze come l’amore.

Era assurdo supporre che alla sua età fosse già in grado di decidere cosa fosse meglio per lei.

Arthur Weasley era un ragazzino povero e per di più filobabbano, non degno dei Prewett e era meglio che le uscisse dalla testa.

I suoi zii erano più che in grado di garantirle un matrimonio decoroso al momento opportuno.

Non le avrebbero permesso di rovinarsi il futuro sposando un giovanotto imbelle senza carriera né mezzi per mantenere la moglie.

Doveva smetterla di continuare a pensare sempre e soltanto al proprio piacere e cercare di trovare un modo per onorare il suo nome dopo tutto ciò che i suoi affezionati zii avevano fatto per lei.

Non vedere più Arthur… una prospettiva talmente orribile che la ragazza non voleva neppure affrontarla.

Non riusciva a immaginare la sua vita senza Arthur, lui era sempre così… allegro, spensierato, entusiasta, affettuoso, espansivo… tutto ciò che lei aveva sempre sognato.

Cosa mai poteva importarle se non aveva tanti soldi? A cosa le sarebbero serviti tanti soldi?

Molly aveva dei ricordi rari ma precisi della sua infanzia prima della morte dei genitori, ed era sempre stata felicissima con loro anche se lo zio diceva sempre con una punta di commiserazione che il fratello era stato perennemente sull’orlo di un rovescio finanziario e la zia rincarava la dose aggiungendo che la moglie non aveva un momento libero con tre ragazzini urlanti e fastidiosi a cui badare. Be’, personalmente aveva preferito quel periodo della sua vita, forse povero e affollato ma felice, a tutti gli anni passati nella casa degli zii, tanto ricchi e aristocratici ma talmente aridi da spingere Fabian a soprannominare entrambi ‘Gli Avvoltoi Stitici del Maniero’. Un ritratto, per quanto insolente, assolutamente azzeccato.

Le venivano le lacrime agli occhi al pensiero di essere destinata anche lei ad una vita simile. Non lo avrebbe sopportato, ne era sicura.

Ma non lo avrai, si disse per confortarsi. Fab e Gid non te lo permetterebbero, e Arthur neppure…

Avrebbe tanto voluto parlare con i suoi fratelli, faccia a faccia. Ne aveva veramente bisogno, dopo tutto quel silenzio.

E con Arthur, ovviamente. Be’, con Arthur forse anche altro oltre che parlare, ma senz’altro dovevano studiare le loro mosse ora che si era esposta agli zii e le era stato seccamente risposto di non fare la bambina e dimenticarsi di lui.

 

***

 

Si sarebbe potuto pensare che, visto il loro malumore nei confronti della troppo intraprendente nipote anche a quasi una settimana di distanza, i signori Prewett si sarebbero rifiutati di accompagnarla al ‘piccolo trattenimento privato’, come si poteva leggere sull’elegante biglietto di invito, dei signori Crouch.

Tuttavia, essendo troppo ben inseriti nell’elite ministeriale di cui i padroni di casa erano uno dei massimi esempi, sapevano che sarebbe stato quantomeno sconsiderato non condurre la nipote ad una palese occasione per cominciare a presentarla ai possibili partiti presenti, ivi incluso il figlio maggiore dei Crouch.

La ragazza non appariva nel suo aspetto migliore, quella sera: il suo viso solitamente tanto solare pareva sciupato, la stanchezza dei suoi occhi era sottolineata dal trucco che la zia aveva deciso di metterle ed il vestito, troppo aderente per starle bene, era di un colore scuro che la faceva apparire ancora più pallida. Ma infondo, Lucretia Prewett nata Black era troppo concentrata su cosa potesse mettere in risalto lei per poter pensare che alla nipote avrebbe donato una ben diversa toletta.

Molly si sentiva decisamente un pesce fuor d’acqua: tutto, attorno a lei, sembrava gridasse “questo non è posto per te!”. E lei era troppo abbattuta per poter reagire. Aveva provato a scrivere sia ai suoi fratelli che ad Arthur, ma o perché non le avevano ricevute o per qualche altra misteriosa ragione, nessuno dei due aveva ancora risposto. Che fossero state intercettate lo riteneva abbastanza improbabile, fino ad allora lo zio non le aveva mai proibito di tenere una corrispondenza epistolare con i fratelli, ma allora perché nessuna notizia era giunta a confortarla?

Salutò con un sorriso spento e qualche frase di circostanza i giovani che le venivano mano a mano presentati e alla fine la zia, stanca della sua apatia e avendo trovato non meno di tre sue cugine presenti nella sala, la abbandonò a sé stessa e ad alcuni dei giovanotti che le aveva presentato, a cui la ragazza non dedicò più di un pensiero distratto. Non li sopportava. Non sopportava quel mondo, odiava tutte le persone ipocrite che le giravano attorno, i ragazzi sostenuti e arroganti, le ragazze altere e con una punta di sprezzo sempre evidente nello sguardo…

Non era proprio il suo elemento. A lei piaceva la campagna, le piaceva la compagnia dei bambini, dei ragazzi alla mano, schietti e liberali, le piaceva ballare di fronte a un falò acceso delle danze in cui nessuno poteva rimproverarla perché sbagliava i passi, le piaceva poter sorridere e ridere quando voleva, sicura che le persone che ridevano con lei lo facevano perché erano divertite e non perché la stavano prendendo in giro.

Partecipare ai ricevimenti degli zii era un’autentica tortura. Per di più, la facevano sentire stupida. Tutte le ragazze attorno a lei sembravano così eteree e perfette, magre, leggiadre come delle piccole principesse, lei si sentiva invariabilmente goffa e sgraziata. E pensare che da quando era una bambina aveva acquisito più sicurezza!

Arthur diceva sempre che lei era bellissima, che quei manici di scopa che gli altri ragazzi ammiravano non avevano più carattere di una tavola da fers, qualunque cosa fosse, che quando lei sorrideva sembrava che il sole avesse appena concentrato una buona parte dei suoi raggi su di lei…

La ragazza sorrise involontariamente al pensiero del suo fidanzato, ma subito si rattristò ricordando che non le aveva ancora scritto. Che avesse deciso di cambiare idea e di abbandonarla a sé stessa…?

Quasi il suo pensiero lo avesse appena evocato, intravide una chioma rosso scuro in un angolo della sala. Scosse la testa, come per accertasi di aver visto bene, e dovette ammettere che senz’altro c’era una chioma rossa a lato, ed apparteneva ad un uomo. E lei non aveva mai visto altri uomini che avessero i capelli rossi, nemmeno i suoi fratelli erano…

«Ciao, Lollymolly» le sussurrò una voce all’orecchio, maliziosa.

La ragazza sobbalzò, e una volta visto a chi apparteneva quella voce sarebbe saltata per aria se il proprietario della suddetta non le avesse passato una mano sulle labbra. «Zitta, sorellina, non è il momento di farti notare» le sussurrò con un sorrisetto.

«Fab…?» chiese con un filo di voce Molly guardando stupefatta il volto abbronzato del fratello che non vedeva da troppo tempo.

Lui fece una smorfia. «Gid» la corresse. «Insomma, Lollymolly, possibile che ancora non riesci a distinguerci? Eppure sei cresciuta con noi…»

«E poi lo sanno tutti che io sono il gemello bello…» proseguì una voce divertita alle sue spalle.

Là dietro, in tutto il suo splendore, stava Fabian, identico a Gideon dalla punta delle scarpe alla radice dei capelli mogano, persino con lo stesso completo blu oltremare.

«Voi… qui?» chiese lei ancora sopraffatta. «Ma cosa… come…?»

«Be’, dalla tua lettera abbiamo capito che zio Ignatius e zia Lucretia avevano passato il limite, come al solito» cominciò Gideon conducendo la sorella tranquillamente ma con fermezza verso il vano della finestra vicino a cui Molly credeva di aver visto Arthur.

«E siccome ci sembrava improbabile che la nostra dolce, affettuosa, pacifica sorellina si decidesse a prendere la bacchetta e lanciare un bello Stupeficium ai due Avvoltoi del maniero…» proseguì Fabian spostando la tenda che copriva la finestra.

«Abbiamo deciso di intervenire. Molly, non vestirti più di questo… questa specie di colore indefinito: ti sta malissimo» la informò Gideon.

Ma Molly non stava ascoltando: aveva visto, seminascosto nel vano della finestra, il possessore dei suddetti capelli rossi e aveva potuto constatare che il suo intuito di innamorata non l’aveva ingannata riguardo alla sua identità.

«Arthur!» esclamò gettandosi letteralmente fra le sue braccia.

Lui la strinse a lungo e le baciò i capelli. «Ciao, Lollymolly» le disse, in tono completamente diverso da quello usato dal fratello non più di cinque minuti prima.

I gemelli nascosero un sorriso nella mano.

Lei alzò il viso, ora radioso, per farsi baciare.

«Bene» esordì schiarendosi rumorosamente la gola Fabian, o Gideon. «Prima di scivolare nel porno vorrei ricordarvi il Piano.»

«Giusto» proseguì l’altro, quale che fosse. «Dunque, Lollymolly, siccome i nostri due augusti Avvoltoi non vogliono benedire le vostre nozze, abbiamo deciso che a questo punto la cosa più sensata da fare è che voi due piccioncini fuggiate dalla colombaia e vi facciate un nido vostro, tanto ormai va di moda.»

«Prima che ci tocchi giustificare un nipote senza padre agli Stitici» specificò il primo con un sorrisetto malizioso.

«Quindi, non preoccuparti delle tue cose, ci abbiamo già pensato noi…»

«… le abbiamo portate a casa di Arthur, sai che un suo prozio o qualcosa del genere gliene ha lasciata una?»

«Davvero, tesoro?» chiese lei guardando Arthur al colmo della felicità.

Lui annuì e la strinse nuovamente. «E ho cominciato a lavorare al Ministero, quindi sono più che in grado di mantenerti.»

«Non mi sarebbe importato comunque» sospirò lei soddisfatta poggiando la testa nell’incavo del suo collo.

Un nuovo ed eloquente ‘ehm ehm’ dei fratelli la riportò, a malincuore, al momento presente. «Ora, la fase uno comincia quando noi due ci presentiamo davanti ai nostri carissimi ed adorati congiunti e li costringiamo a mantenere le apparenze di fronte a tutti gli ospiti radunati…»

«Non vedo l’ora di vedere la faccia di zia Lucretia quando ci vedrà…» proseguì l’altro gongolando leggermente. «Non sa che essere Auror apre un sacco di porte…»

«Ma il punto è» riprese il primo, «che mentre loro e tutta la sala sarà impegnata in un sottile gioco diplomatico che consiste nel non mostrare a tutti quello che già sanno fin troppo bene…»

«Voi avrete tutto il tempo di svignarvela alla chetichella senza dare nell’occhio» sogghignò il secondo. «Quindi coglieremo l’occasione per farvi sposare secondo crismi e costumi locali. A quel punto nemmeno gli Avvoltoi potranno fare niente.»

Molly guardò entrambi i fratelli e annuì con un cipiglio deciso. Poteva essere dolce e pacifica quanto volevano, ma non era debole ed era ben sicura di ciò che voleva. «Mi sembra un buon piano» dichiarò quindi con decisione. Poi esitò. «Ma siete sicuri che non vi succederà…?»

«Molly, dacci un taglio con queste ansie da mamma!» esclamarono entrambi alzando gli occhi al cielo. «Siamo grandi e diplomati e in questa sala siamo probabilmente i maghi più abili.»

«I soliti modesti…» borbottò Molly ancora stretta ad Arthur.

«Quindi in caso le cose vadano storte possiamo sempre causare un gran casino e coprirvi comunque» le sorrise Fabian.

«Crouch non ci rivolgerà la parola per un po’, ma per quel che ce ne importa…»

«Sì, in effetti sia il padre che il figlio sono peggio di zio Ignatius quando si tratta di regole e convenzioni…»

«Quindi sarà un’ottima idea quella di farci odiare un po’.»

Molly si alzò. «Sì, ma il vostro lavoro?» proseguì ansiosa. «Non voglio che vi creino problemi…»

«Ma per favore, Molly…»

«Si spegnerà il sole prima che quel ragazzino e quella mummia del padre possano rappresentare un problema per noi due» la canzonò Gideon.

«Tranquilla, Lollymolly» le sussurrò Arthur, anche lui in piedi. «Loro non potranno essere incolpati di niente. In fondo, non è strano voler parlare con i propri zii…»

«Sì, tesoro, ma tu?» chiese Molly portandogli le mani al viso e scrutandolo negli occhi.

Lui si strinse nelle spalle, ma a rispondere furono nuovamente i gemelli. «Molly, davvero non li conosci se pensi che gli zii lasceranno trapelare il fatto che te la sei data a gambe sotto il loro naso nel bel mezzo di un ricevimento.»

«Già, dieci a uno si inventeranno che avevi una forte emicrania e sei tornata a casa. Poco dopo i tuoi magnanimi zii ti hanno permesso di coronare il tuo sogno d’amore, per quanto poco appetibile fosse il partito in questione.»

«La cerimonia si è svolta in forma privata, naturalmente. Senz’altro zia Lucretia troverà un modo per giustificarlo.»

«Zia Lucretia…» mormorò Molly passandosi una mano sulla fronte, con aria assente. «Zia Lucretia non mi rivolgerà più la parola, mi ripudierà completamente…»

«Sai che perdita…» borbottò Fabian.

«No, Fabian, a Molly dispiacerà perché è comunque sua zia» intervenne Arthur poggiandole una mano sulla spalla. Quando lei alzò gli occhi verso il suo viso, sorrise con un po’ di malinconia. «Ti sto chiedendo un grosso sacrificio, Molly» la informò con dolcezza. «Io… io non credo che potrò mai garantirti un tenore di vita come… come quello a cui sei abituata dai tuoi zii» disse con una certa difficoltà. «Quindi non potrò portarti a… ricevimenti del genere…»

Non poté continuare: Molly gli gettò le braccia al collo e lo baciò. «Tienimi lontana da ricevimenti del genere e giuro che non ti libererai di me neanche a suon di maledizioni…»

«Va bene, ragazzi, tutto questo è molto bello» intervenne Gideon guardando entrambi con una smorfia. «Però se fin’ora non ci hanno ancora scoperti vuol dire che abbiamo avuto una fortuna sfacciata, quindi sarà meglio passare alla fase uno del Piano.»

I due si staccarono e li guardarono.

«Fuoco alle polveri, allora!» esclamò Arthur entusiasta.

Tutti e tre lo guardarono perplessi.

«È un modo di dire Babbano» spiegò lui elettrizzato. «Vuol dire… be’, via all’operazione, avanti tutta, cominciamo subito…»

I due gemelli si scambiarono un’occhiata e poi guardarono la sorella come a voler dire “è proprio questo l’uomo con cui vuoi passare la vita?”, ma lei li ammonì con uno sguardo tanto stranamente simile a quello dello zio Ignatius che i fratelli uscirono dal vano della finestra e si addentrarono fra la folla della sala.

«Be’…» cominciò Molly guardando Arthur con una punta di timidezza, «fuoco alle ceneri anche noi, allora…»

 

***

 

Arthur si guardò attorno con una comica espressione di sgomento il giorno dopo: Molly poteva apparire solo una ragazza dolce e affettuosa, come dicevano i suoi fratelli, ma quando si metteva in testa qualcosa era impossibile smuoverla, tranne forse ricorrendo a sonniferi o maledizioni. Ma neppure in quel caso avrebbe garantito sul risultato.

E ora, guardando la sua casa trasformata in un campo da combattimento dall’intraprendenza della sua futura moglie, della sua migliore amica, Marlene McKinnon, e della sua stessa madre dovette ammettere con un sorriso imbarazzato che non l’avrebbe voluta in nessun altro modo.

Molly aveva deciso che non sarebbe bastata l’opposizione dei suoi zii per levarle un matrimonio degno di quel nome e si era subito organizzata per renderlo memorabile. Come avesse fatto, in meno di tre ore, a radunare abbastanza persone per renderlo possibile, restava un mistero.

Fattostà che l’incolto giardino retrostante la casa era già addobbato con numerosi palloncini magici bianchi e dorati, poco distante era stata montata una veranda ornata di fiori con tanto di leggio e un lungo tappeto bianco attraversava tutto il giardino dal palco fino alla porta di casa attorniato da file e file di panche verniciate di bianco.

Dove la sposa si fosse procurata tutti quegli attrezzi, Arthur non lo sapeva.

Sapeva però che trovava tutto perfetto, e dieci volte più bello di quanto avesse immaginato: non si sarebbe dovuto rimproverare per aver privato Molly di tutte le belle cose, abito, cerimonia e fiori, che sapeva piacevano alle giovani donne.

Lei e sua madre se la intendevano alla perfezione: dal momento che quei sadici dei suoi fratelli non si erano risparmiati di informare la temibile signora della novità, quella donna notevole si era precipitata alla velocità della materializzazione a casa loro per sovrintendere ai lavori di preparazione. Perché, come aveva spiegato ad uno stupefatto Arthur con un sorriso autoritario, non si era mai visto un matrimonio senza cerimonia e invitati che fosse durato. Poi aveva scambiato qualche parola con Molly, che aveva già incontrato altre volte, e le due si erano messe a discutere sui meriti comparati del pollo rispetto alla trota. La conclusione era stata che entrambe si erano fiondate in cucina per cominciare a preparare a tempo di record un pranzo – o meglio una cena – di nozze continuando a discutere di vari argomenti che andavano dai bambini alla gestione di una casa. Il loro livello di sintonia aveva dello stupefacente.

La data del matrimonio era stata decisa nel corso di quel dialogo e fissata per il pomeriggio successivo poiché, pur essendosi alzata relativamente presto per una ragazza fuggita la sera prima e divertitasi notevolmente il resto della notte, Molly non era riuscita a radunare tutto il personale sufficiente per organizzare un matrimonio prima di mezzogiorno e sia lei che tutto il team organizzativo necessitavano quindi più tempo

 Arthur diede il suo modesto contributo sistemando il giardino e riordinando la casa in attesa che venisse presa d’assalto dall’Esercito di Molly.

Poi venne requisito dai suoi fratelli e dai suoi futuri cognati perché, come dissero trascinandolo via da una riluttante sposa, sposarsi senza un addio al celibato che si rispettasse era quanto di più squallido si potesse immaginare, e loro erano già in ritardo per prenotazioni di locali adatti e organizzazione.

Quando il futuro sposo tornò, mezzo ubriaco per la bevuta a stomaco vuoto che quei pazzi terroristi di Fabian, Gideon, Gawain e Peregrine gli avevano praticamente imposto, si ritrovò in un luogo che aveva solo una vaga parvenza familiare, completamente addobbato e dove cominciavano anche ad arrivare i primi ospiti.

Sua madre gli arrivò incontro a passo di marcia tirandosi dietro il mite marito. «Dove siete stati?!» urlò indiscriminatamente a tutti e cinque. «Siete in ritardo clamoroso, Arthy, mi meraviglio di te! Vorresti far aspettare quella ragazza deliziosa dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per…»

«Lascia perdere, Cedrella» osservò una voce aspra che fece gemere Fabian e Gideon, quando la identificarono. «I giovani d’oggi non hanno un minimo di senso della responsabilità.» Riconoscibile dal color rosa confetto con cui si ostinava a volersi vestire malgrado i suoi quasi ottant’anni, il naso a becco e gli occhi infossati lucidissimi, Muriel Blishwick[2] avanzava verso di loro agitando minacciosamente il bastone da passeggio decorato, per l’occasione, con degli svolazzanti nastrini rosa coordinati al cappello piumato.

«Zia Muriel!» gemette Fabian lasciando andare Arthur e guardandola come se fosse certo di trovarsi in un incubo. «Cosa ci fai tu qui?»

Gli occhi scuri della vecchia signora si strinsero. «Con voi due, piccoli mocciosi ingrati, farò i conti dopo che quella tonta di mia nipote avrà finito di rovinare il suo futuro. Di tutte le sciocche…! Perché quella stupida ragazza non si è rivolta a me? Doveva davvero inscenare tutta questa insulsa fuga solo per poter sposare il suo gonzo? E voi due» aggiunse minacciosa alzando il bastone verso i gemelli, «immagino siate grandemente coinvolti in questa ragazzata! E quando mai?! Non solo avete gettato tutta la Famiglia nello scompiglio, ma mi avete anche costretto a sopportare una visita di Ignatius, cosa che mi sarei volentieri risparmiata. Non è migliorato di un’oncia da quando era uno sporco marmocchietto, e non vedo perché dovrei volerlo frequentare!»

«Nessuno che lo conosca, zia, la pensa diversamente» non poté trattenersi dall’osservare Gideon, guadagnandosi una tale occhiataccia che incassò la testa nelle spalle.

«Comunque, come chiunque che non fosse un idiota mummificato come Ignatius avrebbe capito, mi sono ricordata di quel ragazzetto che Marie frequentava a scuola e sono venuta subito a trovare Cedrella per capire cosa fosse successo; quando non l’ho trovata, mi sono fatta dare l’indirizzo di questa casa e sono venuta qui. E devo dire» aggiunse focalizzando i suoi occhi da rapace sui cinque tremanti ragazzi, e in particolare su quello al centro, «che per quanto sapessi che Marie non avesse un minimo di buon senso non mi sarei mai aspettata che avrebbe scelto un simile tonto! Ma guardatelo!» Invito superfluo dal momento che Arthur, dopo un titanico tentativo di rientrare in possesso delle sue facoltà e tirarsi in piedi, era caduto in braccio a Gawain attirandosi gli sguardi di tutti.

Il gesto che aveva suscitato il disgusto di Muriel attivò tuttavia gli istinti materni di Cedrella. «Cosa avete fatto al mio povero pulcino?» chiocciò slanciandosi in avanti e guardando il figlio maggiore. Una smorfia di disapprovazione le si dipinse sulle labbra. «Whiskey? Gawy, Perry, piccoli abominevoli disutili, non lo sapete che il povero Arthy è astemio?!»

«Ah, ecco perché…» mormorò Fabian guardando affascinato Arthur venire abbandonato nelle braccia della madre.

«Ora dovrò farlo tornare in sé. E mancano poche ore al matrimonio!» stava gemendo la donna. «Muriel, occupati dei tuoi nipoti, Septimus, vedi di punire i tuoi figli, e cerca di non fargli niente di visibile, e poi muovetevi tutti, insomma, perché devo fare tutto io…»

Stava ancora blaterando, trascinandosi dietro un barcollante Arthur, mentre entrava in casa.

Il ragazzo aveva una sgradevolissima sensazione alla testa e si sentiva la lingua di legno, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo di preciso. Come in un sogno, si sentì trascinare su per delle scale e gettare a viva forza su un letto da più persone, poi qualcuno gli avvicinò un calice fumante alla bocca e gli ordinò di bere. L’invito non era esattamente quello che Arthur avrebbe voluto sentire: non sapeva cosa lo aveva ridotto in quello stato, ma era più che sicuro che c’entrasse qualcosa il bere. Quindi non si fidava affatto a bere. No, per niente.

«Arthy!» Una voce acuta gli trapanò i timpani. «Bevi immediatamente o te lo faccio bere io!»

Tutto, pur di far tacere quella voce. Il beverone aveva un sapore orribile, ma almeno gli attenuò il dolore alla testa e gli sciolse un po’ la lingua. Provò ad aprire gli occhi, ma aveva ancora la vista sfocata. «I miei occhiali…?» chiese un po’ incerto.

«Occhiali?» Una voce vicino a lui si colorò d’ansia. «Non… non ci sono i tuoi occhiali, Arthur…»

Il ragazzo sbuffò con un principio di rabbia. Senza i suoi occhiali non ci vedeva, e non ci voleva un genio per capire che quel giorno doveva assolutamente vederci. «Dov’è la mia bacchetta?» chiese, a metà fra l’arrabbiato e il rassegnato.

La domanda parve rilassare il suo interlocutore. «Qui… qui» ripeté porgendogliela.

«Grazie.» Arthur la impugnò per il manico e la agitò. Nella sua mano tesa arrivarono i suoi occhiali. Mise a fuoco il viso ansioso di un suo giovane cugino, Tertius.

«Tua… zia Cedrella ha detto che il tuo vestito è nell’armadio e che lei non aveva il tempo di starti dietro.» Accennò all’anta semiaperta a lato della stanza. «E che si sarebbe occupata dei tuoi fratelli e poi te li avrebbe mandati su, e poi…»

«Va bene, va bene, Tertius, ho capito.» Il ragazzo si tirò su e si guardò attentamente attorno. «Che ore sono?» chiese poi cercando di controllare l’ancor presente senso di nausea.

Promemoria: mai più andare in un pub equivoco con Gawain e Peregrine.

«Credo… credo sia l’una, ormai…»

«Cosa?!»

Gigantesco promemoria: mai farsi trascinare in addii al celibato con Fabian e Gideon.

Arthur schizzò letteralmente dal letto sbattendo la testa contro una trave del soffitto. «A-a che ora è il matrimonio?» chiese con voce strozzata massaggiandosi l’incipiente bernoccolo.

«Cre… credo alle tre, di solito quando ne parlano…»

«Tertius, aiutami a prepararmi, io non ho idea di cosa devo fare…»

Dalla faccia disperata del ragazzino apparve chiaro che neanche lui aveva idea di cosa fare.

Mastodontico promemoria: non trovarsi nelle vicinanze di mia madre nelle prossime tre ore.

 

***

 

Tre ore e qualche crisi isterica dopo tutto era a posto.

Gli ospiti, pochi dato lo scarso preavviso, erano sistemati sulle panche a lato.

Fabian e Gideon erano riusciti a riscattarsi agli occhi di tutti evocando dei potenti incantesimi di protezione su tutta l’area del matrimonio.

Gawain e Peregrine avevano evitato una punizione andando a prendere il funzionario che avrebbe celebrato il matrimonio e che non aveva ancora avuto il buon gusto di presentarsi.

Cedrella era seduta accanto al marito e piangeva con molta grazia osservando tutta la scena.

Zia Muriel aveva costretto i più giovani della compagnia a scortarla al suo posto e si faceva servire e riverire da chiunque fosse a portata di ordini.

Arthur apparve dalla porta di casa, impeccabile nel suo abito da cerimonia, serio e tutto compreso dal suo ruolo. Accanto a lui c’era Perry, il suo testimone.

Si sentiva la testa stranamente vuota, quasi galleggiante, mentre passava fra due file di ospiti fino al palco. Non riusciva né a vedere né a sentire niente, in testa gli rimbombava uno strano ronzio, come se le sue orecchie fossero d’improvviso… dannazione, com’era? … mal sindomizzate. Ecco. Sì… Be’, più o meno una cosa del genere.

Il tragitto fino all’altare gli sembrò lunghissimo, ma mai quanto l’attesa prima dell’arrivo di Molly. Non arrivava. Forse era scappata. Forse sua madre gli aveva detto che si era ubriacato la sera prima e lei era stata così furiosa che non ne aveva più voluto sapere. Forse aveva ripensato a tutto ciò a cui rinunciava ed aveva deciso che invece voleva restare con i suoi zii, sposare un giovanotto ricco di belle prospettive e dargli tanti figli. Forse…

L’ennesimo forse gli venne bloccato nel cervello quando dai palloncini bianco-oro cominciò a partire una marcia lenta.

Arthur si girò di scatto e dovette intervenire Perry per ricollocare la sua mascella nella giusta ubicazione.

Era semplicemente… stupenda. Stupenda. La creatura più bella su cui avesse mai poggiato lo sguardo.

Dalla cima dei capelli vermigli con tanto di tiara dorata alla punta delle scarpette dal tacco basso era più sé stessa di quanto non l’aveva mai vista. E sorrideva… oh, se sorrideva… sembrava che il sole illuminasse solo lei. Persino  le leggere lacrime che le solcavano le guance sembravano splendere di luce propria. Era un sole. Il suo sole.

Quasi non riuscì a respirare quando Fabian – o Gideon, chi se ne importava – gli diede la mano della sorella.

Non sentì assolutamente una parola di ciò che quello strano ometto vestito di arancione e blu oltremare – un abbinamento che in generale, da uomo dalla mente aperta, non avrebbe contestato, ma che vicino alla purezza di Molly pareva straordinariamente fuori posto – disse durante tutta la cerimonia, ma avvertì distintamente il silenzio che scese quando gli chiese di ripetere la formula di rito.

Non se la ricordava affatto, ma per fortuna le parole gli vennero fuori, un poco per volta. Ad un certo punto si accorse che stava balbettando, così si interruppe e ricominciò daccapo intercettando imbarazzato lo sguardo della sua futura sposa, che per tutta risposta gli sorrise ancor più luminosamente.

Lei non sbagliò una sola parola della formula, e il tono deciso e fermo con cui la recitò gli riempì il cuore di una gioia tanto grande che se ne sentiva sopraffatto. Cosa poteva aver mai fatto per ottenere un dono così grande?

Quando finalmente la lunga tiritera dell’arbiter elegantiarum che celebrava il suo matrimonio ebbe fine, incontrò quasi di sfuggita gli occhi di Molly e si rese conto che, in tutta la sua vita, non avrebbe mai potuto provare una gioia più grande di quella.




[1] Nome in parte inventato: Molly è in inglese un diminutivo di ‘Mary’, la forma ‘Marie’ è un arcaismo o un francesismo. Il nome ‘Abigail’, seppur esistente, è completamente inventato e sarebbe, nella mia ottica, quello della madre. [N.d.A.]

[2] Il vero cognome di zia Muriel non è noto, io mi sono servita di un cognome classificato come purosangue e praticamente mai visto basandomi sull’ipotesi che la zia fosse del ramo non-Prewett della famiglia di Molly (una sorella della nonna paterna, per inciso) e che le famiglie purosangue sono tutte imparentate. Per maggiori informazioni sui Blishwick, vedere qui. [N.d.A.]




Spazio all’Autrice

Storia di una storia

Avevo notato già da tempo il concorso a cui poi ho partecipato, ma la prima volta che aprii la pagina tutti i colori erano esauriti. Me ne dimenticai per un apprezzabile lasso di tempo e quando tornai, per curiosità, a vedere come stava andando mi accorsi che c’erano nuovi colori.

Quindi, a dispetto della sempre maledetta S.C.U.O.L.A. e dei sempre maledicenti P.R.O.F.E.S.S.O.R.I., ho scelto un colore a cui era corrisposta una coppia che, in assoluto, deve essere quella a cui ho meno pensato in tutta la saga di Harry Potter: Molly/Arthur.

Panico.

Non mi era venuto in mente, là per là, che potevo cambiare colore, e poi mi iscrivo ai concorsi per poter sperimentare qualcosa di nuovo, sarebbe stato inutile sperare di trovare una coppia o un personaggio a cui ero abituata, perciò mi sono rimboccata le maniche (metaforicamente parlando).

E alla fine mi è venuto fuori questo.

E l’ho consegnata credo l’ultimo giorno possibile, perché come al solito mi ero trascinata all’ultimo.

E non mi aspettavo assolutamente niente da questa storia perché sia Arthur che Molly sono personaggi a cui non penso mai.

Perciò, per me, essere riuscita ad arrivare fin quassù con due personaggi così è una conquista maggiore di qualunque mi sarei mai potuta aspettare, e ne sono estremamente orgogliosa.

Ergo, grazie mille alle “giudicesse” per avermi dato lo spunto e per la votazione, e complimenti a tutte le ragazze che hanno partecipato (ho cominciato a leggere alcune delle vostre storie, sono tutte meravigliose!).

 

 

Il giudizio delle “Giudicesse”

Seconda classificata - a pari merito

Dove si narra di una fuga, di un matrimonio e di una gran confusione, di LadyMorgan

Blu oltremare – Molly/Arthur

 

Giudizio di fierobecca93

Grammatica e sintassi: 9. Non ho visto grandi errori di grammatica e sintassi.

Stile: 9.5. mi è molto piaciuto! Sullo stile devo esprimerti i miei massimi complimenti!!!

Sviluppo della trama: 8.5! Semplice!

Originalità: 10. Veramente troppo bello! Il massimo lo devi assolutamente ottenere.

IC dei personaggi: 9.5! direi che sono perfetti. Mi sono vista a paragone una Molly giovane della tua fan fiction, ed una ai fornelli di J.K Rowling, e devo essere sincera erano per me quasi identiche…brava!

Gradimento personale: 6.5

Prima di tutto, ti ho premiata per la tua originalità perché la fan fiction è veramente molto bella.

Secondo punto la adoro letteralmente, e partiamo dal fatto che di solito nella lettura di fan fiction mi butto su tutt’altro genere, quindi è una cosa che mi ha sorpreso tantissimo.

Terzo punto perché non c’è stato un attimo che io abbia deciso di smettere di leggere, magari per noia!!!

Complimenti!!!

Saluti fierobecca93

 

Quindi il mio punteggio totale è di: 53

 

Giudizio di Nabiki93

Grammatica e sintassi: 9/10

Grammatica e sintassi corrette, a parte alcuni errori di battitura.

Stile: 9.5/10

Stile davvero accurato. Hai utilizzato un lessico ricco e appropriato.

Sviluppo della trama: 10/10

Bè…non c’è che dire trama ben sviluppata. Non potevo non darti il massimo: sei stata bravissima. Hai studiato tutto nei minimi dettagli, andandoti a cercare le informazioni necessarie, tutti i parenti, i nomi degli zii di Molly, dei genitori di Arthur! Wow! Davvero brava!

Originalità: 9/10

IC dei personaggi: 9/10

Gradimento personale: 6.5/7

Fan fiction ben congeniata e davvero carina! Inoltre, a mio parere hai fatto benissimo a fare Gideon e Fabian gemelli: mi hanno ricordato tantissimo Fred e George!!! ( tali zii, tali nipoti!!!).

Sicuramente è da leggere! Complimenti!!!

 

Totale: 53

 

 

Giudizio di _Mary

Grammatica e sintassi: 10/10

Stile: 9/10

Sviluppo della trama: 9.5/10

Originalità: 10/10

IC dei personaggi: 9/10

Gradimento personale: 6/7

 

Totale: 53.5/57

 

Dal punto di vista grammaticale il tuo testo è praticamente perfetto, e posso segnalarti solamente un ‘fin’ora’ che va sostituito con ‘finora’ ed un ‘Cederella’ – e ho un altro piccolo dubbio: verso la fine scrivi ‘Gli ospiti […] sistemati sulle panche a lato’. Potrei essermi persa un pezzo io, ma… a lato di cosa?

Lo stile è molto buono, scorre via fluido e senza intoppi.

Anche lo sviluppo della trama è promosso quasi a pieni voti: da uno spunto molto semplice sei riuscita ad elaborare una trama articolata e davvero originale. L’unica cosa che mi è mancata, ma per cui non ti ho tolto molto, è stata un po’ di introspezione di Arthur. Hai approfondito il carattere di Molly e mi sarei aspettata qualcosa in più su di lui, ma anche così com’è la tua storia va più che bene.

Come ho già scritto, la tua idea è davvero originale: non avevo mai letto una storia sulla fuga di questi due innamorati, e mi è piaciuto come hai organizzato e gestito il tutto. Hai dato una personalità a personaggi che sono stati solamente nominati nella saga, ne hai creati altri e hai fatto entrare in scena vecchie conoscenze, e il risultato è stato più che apprezzabile. L’entrata in scena di Muriel è fantastica!

Non ti ho messo il massimo nell’IC solo perché mi aspettavo qualcos’altro su Arthur, come ho già scritto. Per il resto, Molly è perfetta: non è ancora la mamma leonessa che conosciamo, ma è una ragazza forte e determinata, ed è ‘in crescita’, pronta a diventare la Molly Weasley che incontrerà Harry Potter a King’s Cross il 1° settembre 1991.

È una storia originale, e questo ha sicuramente alzato il punteggio del gradimento personale. Sei riuscita a gestire un pairing che non è tra i più semplici e ad arricchire la tua storia con tanti piccoli particolari che l’hanno resa gustosa e frizzante. È una storia comica, leggera – ma non stupida – divertente e simpatica.



Allego il bellissimo banner che mi è stato dato in premio: davvero fantastico!


Tutorial Photoshop
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LadyMorgan