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Autore: Invader_from_Hell    16/11/2003    1 recensioni
Eccoci dunque.. 6° capitolo raggiunto.. ma ne verranno altri! Angst, introspettivo... Amore, e adesso odio? E' possibile odiare al punto di amare? Io non lo so.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo #2

" Verità e Laceranti Consapevolezze"

 

Le chiome ancora rigogliose degli alberi del parco erano penetrate dalla sottile e pungente brezza che stava spazzando il suolo della città e portando via le antiche ansie dagli animi della gente.

Il vento stava suonando le foglie come un plettro che pizzica uno strumento dotato di migliaia di corde, ognuna con il suo timbro preciso ed unico, diverso da ognuna delle altre. Questo suono catturò l’attenzione di Adam, il quale notò come in realtà ci fosse una regolarità anche nella sinfonia che la brezza stava vai via componendo senza il minimo rispetto delle divisioni ritmiche della teoria musicale.

" E se il vento avesse scoperto un nuovo modo di dividere il tempo?" si chiese Adam senza staccare gli occhi da terra.

" Certo, forse il vento è davvero un musicista esperto. Più esperto del più tecnico chitarrista di questo mondo" pensando questo alzò gli occhi, " già, forse siamo noi che non capiamo.."

Questo ultimo pensiero aveva un sapore diverso dai precedenti, Adam era perfettamente consapevole del fatto che lui avesse perfettamente capito, a differenza della maggior parte delle persone. E l’affermare " forse siamo noi che non abbiamo capito" nascondeva un’arroganza molto ben mascherata, simile a quella superbia che può ragionevolmente mostrare una creatura volatile mentre racconta ad un essere incapace di volare, le emozioni del volo.

Adam lo sapeva benissimo, credetemi. Tuttavia non poteva proprio fare a meno di sentirsi una spanna al di sopra della massa in quei momenti.

È però necessario precisare che quella sua sensibilità era una lama a doppio taglio. Infatti il sentirsi un illuminato in mezzo ad una massa di persone ben lungi dall’essere profonde come lui lo faceva soffrire terribilmente. La solitudine divorava i suoi sogni giorno dopo giorno, ma questo non faceva altro che consolidare le sue riflessioni.

Adam sedeva su quella panchina, in uno splendido pomeriggio di Agosto, in mezzo al Parco, osservando le interazioni tra gli elementi naturali e non solo.

Erano più o meno le sei di pomeriggio e faceva tutt’altro che caldo, tanto che Adam era uscito con un giubbotto, sebbene piuttosto leggero.

Il vento giocava con i suoi capelli schiariti dal sole estivo, facendogli assumere posizioni che Adam riassettava brutalmente con un gesto della sua mano.

Sollevò lo sguardo da terra e si concesse una visione panoramica del parco, vedeva tutto: il laghetto davanti a sé, nascondiglio delle speranze e degli sguardi di generazioni di innamorati, le collinette intorno, da ere guardiane della città e degli sconvolgimenti dei fuggiaschi, i vialetti di platani e betulle che si protendevano in ogni direzione, mettendo in connessione le emozioni dei visitatori del parco con la società e la disarmante realtà, simboli di una fuga impossibile.

Infine sullo sfondo la grande città, stanca, malinconica nella sua grandezza. Adam si chiedeva cosa avrebbe visto al suo posto una qualsiasi altra persona. Ma preferì continuare ad immaginare vicende e storie di quel parco.

Tuttavia quei viali, quella crocevia di gente non lo convincevano. Sentiva qualcosa di più dietro tutto ciò. Un simbolo, un codice…

Il vento gli sussurrava parole d’amore… Adam sapeva di aver capito…

" Cosa hai capito oggi, Adam?" chiese una voce reale, appartenente ad un ragazzo sul metro e ottanta, capelli scuri ed occhi chiari.

Adam sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Senza volgere lo sguardo al nuovo interlocutore, continuando dunque a fissare il cielo, rispose.

" Non lo so Tom… stavolta non lo so…" Adam fu quasi sollevato dall’arrivo dell’amico. Era forse il suo unico conforto in quella realtà, Tom vedeva molte cose di quelle che vedeva Adam, ma non tutte, e questo li frustrava entrambi. Tuttavia non lo avevano mai detto esplicitamente. Orgoglio?

" Oh andiamo, non puoi farmi questo!" esclamò scherzosamente Tom.

" Beh no.. è difficile da spiegare " replicò Adam osservando la sua mano destra.

" Ah lo sai che ormai sono abituato ad interpretare i tuoi discorsi incomprensibili!" disse Tom ridacchiando e cercando con gli occhi il volto dell’amico, ma siccome era chinato, in quel momento non lo trovò.

" Grazie mille…" rispose Adam sarcastico, ridendo però dentro di sé alla battuta dell’amico.

" Eddai, lo sai che scherzo!" rispose Tom un po’ dispiaciuto.

" certo che lo so" replicò Adam sorridendo e spostando lo sguardo nella direzione dei viali.

" Vedi quei viali?" riprese il ragazzo.

" sì, certo" rispose Tom osservando a sua volta i vialetti alberati che percorrevano la collina collegando il parco – situato sulla cime di essa- alla città.

" No, non li vedi. Neppure io li vedevo prima" disse Adam fissando Tom.

Il vento gli scompigliò una volta di più i capelli, ed un brivido percorse la schiena di Tom.

" continua, ti ascolto" Tom lo incitò a continuare.

" Beh, come dire…rappresentano un dualismo!" esclamò finalmente il ragazzo.

Tom sedette sulla panchina vicino all’amico.

" In che senso?" domandò Tom perplesso.

" Tenterò di spiegarti. Possono essere sia le vie della salvezza che le strade della condanna. E assumono molteplici aspetti e colori da persona a persona." Iniziò Adam.

" uhm.. ti seguo poco…" disse Tom reclinando la testa all’indietro e grattandosi la fronte.

" Molta gente viene quassù per uscire dall’inferno laggiù." Disse Adam indicando la grande città sullo sfondo.

"… o anche per porre una fine più o meno giusta e liberatoria alla propria vita. Quando io imbocco questi viali dalla città per venire qua al Parco sono felicissimo perché per un’oretta dimenticherò tutta la fottutissima merda di cui è riempita questa vita, e mi immergerò nei pensieri che più mi aggradano, siano essi di carattere filosofico, riflessivo, autocritico, valutativo, erotico…" continuò Adam.

" …. Capisco cosa intendi" disse Tom facendosi serio anche nel tono di voce.

"… e di conseguenza la gente, mentre viene quassù, dimentica tutto e si gode la natura. E gli alberi sono verdi e rigogliosi, il vento ti sussurra nelle orecchie, gli uccellini duettano con il rumore delle frasche che si muovono. Le gente sembra sempre sorridere. Il cielo è sempre terso e limpido, ed i tramonti sono sempre mozzafiato. Tutto è perfetto!" proseguì Adam.

" uhm…." Tom si stava un po’ perdendo.

" …. Ma quando ce ne andiamo da quassù tutto cambia. I viali che prima ci avevano portati verso la salvezza e verso una seppur momentanea felicità, adesso ci fanno scendere muti nel gorgo. Il gorgo dell’angoscia, la realtà! Tutto nella discesa cambia aspetto: gli alberi appaiono quasi come mostri dalle lunghe ed orride braccia , quasi come fossero spogli; i canti degli uccellini sono strazianti e ci ricordano urla disperate di martiri condannati ad una fine certa. Il cielo ci appare offuscato e la gente malinconica ed indisponente." Finì Adam.

" Stavolta mi hai davvero sorpreso… accidenti, è notevole… " osservò Tom.

" è un dualismo in una sola cosa , bene e male nello stesso soggetto! Le nostre emozioni dipingono la nostra visione del mondo in maniera drastica in casi del genere. È incredibile a pensarci bene… non c’è scampo… eppure continuiamo a percorrere queste strade ogni giorno e per un po’ di conforto siamo disposti ad un ritorno sofferente. È la nostra natura?" Adam abbassò lo sguardo, la sua voce era corrotta da un principio di pianto.

Tom rifletté per alcuni minuti su quel discorso.

Il vento soffiava più forte ora.

Appoggiò il braccio sulle spalle dell’amico.

" Dai Adam, torniamo a casa adesso" disse Tom con un velo di apprensione nella sua voce.

Il cielo si faceva più scuro.

Si alzarono e si avviarono verso le strade che li avrebbero ricondotti alla realtà. Era vero, tutto appariva come Adam l’aveva descritto. Tom iniziava ad avere una sensibilità non indifferente. Si guardarono un attimo negli occhi…

Poi, muti, scesero nel gorgo.

 

 

  
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