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Autore: Andy Grim    26/05/2010    3 recensioni
E se i personaggi di Candy Candy fossero vissuti 30 anni più tardi? E se la guerra che incombeva sullo sfondo non fosse stata la Prima ma la Seconda Guerra Mondiale?
E se la collega di Candy - Flanny Hamilton - avesse incontrato una persona speciale mentre faceva la crocerossina?
E se questo capitolo incontrasse il vostro favore e ne seguissero altri, cronologicamente successivi?
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9: Chi non muore si rivede

Se ti trovi in combattimento e desideri far ritorno a casa,

 la cosa migliore è trovarsi ai comandi di un Thunderbolt.

(H.Zemcke, comandante del 56th FG)

Capitolo 20: Gli ordini non si discutono

 

UCPFH 20

 

 

D

opo avere affidato casa e bambino alla buona Mrs. Piggot - una dolce signora quarantenne, vedova di un pilota della RAF caduto nella Battaglia d’Inghilterra che le faceva volentieri da governante per arrotondare il suo magro sussidio - la signora Greason s’incamminò per la strada che lasciava il paese di Newhaven in direzione nord, conducendo verso la base americana di Grant Field. Erano ormai passate le quattro e Flanny calcolava che il reparto del marito sarebbe rientrato entro un’ora o poco meno.

Voleva assolutamente riceverlo a bordo pista per sbattergli in faccia la lieta novella che, di lì a dicembre, sarebbe ridiventato papà. Ah, se soltanto la guerra fosse terminata prima di allora! Sarebbe stato meraviglioso se la famiglia Greason - la sua vera famiglia - avesse potuto rimpatriare al completo (e poco importa se il nuovo arrivato si fosse trovato ancora dentro il pancione), per poi, a travaglio compiuto, andare tutti a vivere in quella bella casa vicino al mare dove il marito l’aveva portata dopo aver conosciuto Candy e i coniugi Cornwell.[1]

Avrebbe fatto di tutto purché suo marito fosse stato accanto a lei, quando il loro secondogenito sarebbe venuto al mondo. Percepiva ancora il forte rimpianto per non aver potuto posare di persona il piccolo Paul fra le braccia di suo padre, quando l’aveva dato alla luce nel Settembre precedente; ma c’erano voluti tre mesi prima che il Distaccamento di Andy abbandonasse il teatro italiano per rientrare in Gran Bretagna, a predisporre le successive operazioni sul continente.

Era stato buffo pensare alla faccia del marito nel leggere quel dispaccio:

 

col. a.s.greason -  xii usaaf - greason detachment - comiso airfield - sicily - mto: missione compiuta mascalzone - sei padre di un maschietto di  otto libbre - neozie candy e natalie ti salutano - neomamma ok ma giura che questo non diventa militare - stop[2]

 

Tuttavia, far sapere al proprio compagno di avergli dato un figlio per telegramma era quantomeno squallido e la signora Flanny non aveva mai digerito del tutto la cosa.

Sinceramente, anche l’idea di diventare mamma nel pieno di quel tremendo conflitto non l’aveva affatto vista piena d’entusiasmo. All’inizio, la malaugurata ipotesi di rimanere sola con un figlio l’aveva spaventata abbastanza, anche se poi aveva gradualmente mutato parere, confidandone il motivo alla collega del cuore: “Vedi, Candy… se per disgrazia dovesse accadergli davvero qualcosa… a me resterebbe il bambino e sarebbe un po’ come averlo ancora qui con me!”

Così aveva detto allora, tentando di credere davvero in quelle parole. Ma adesso che un’altra vita stava germogliando dentro di lei, sapeva per certo di voler crescere i suoi figli accanto al suo uomo, la cui posizione, purtroppo, non glielo avrebbe consentito fin tanto che sarebbe durata quella maledetta guerra!

Una volta tornata la pace, il suo Andy avrebbe probabilmente dismesso l’uniforme per dedicarsi all’aviazione civile, ma fino ad allora difendere il mondo libero sarebbe rimasta la sua principale ragione di vita, proprio come la medicina lo era per lei.

Del resto, quando Andy e Flanny si erano uniti, il patto fra loro era stato ben chiaro: nessuno dei due avrebbe mai messo in discussione il lavoro dell’altro. E se suo marito manteneva gli impegni, sua moglie avrebbe fatto lo stesso, qualunque ne fosse stato il prezzo da pagare.

*Purché l’inflazione non vada alle stelle…* si concesse Flanny una battuta sarcastica, giungendo all’ingresso della base.

“Buon pomeriggio, signora Greason” la salutò il sottufficiale di guardia “è venuta a prendere il generale?”

“Appunto, caporalmaggiore” rispose lei, con un sorriso di circostanza “sono già atterrati?”

“Non ancora, ma non tarderanno gran che. Può raggiungere il capitano Lennox alla torre, se crede.”

“Grazie, Thorton: è ciò che farò.”

“A più tardi, signora.”

Mentre Flanny attraversava il piazzale diretta verso la torre di controllo, la quiete pomeridiana dell’aerodromo venne rotta dalla voce degli altoparlanti: “A tutto il personale di terra: prepararsi all’atterraggio della Squadriglia n° 30. Sezioni antincendio in posizione. Gruppo di soccorso in allerta!”

L’ultima frase fece sorridere la donna. Aveva più volte constatato con malcelata soddisfazione la notevole efficienza raggiunta dai reparti medici della Decima. Due anni prima, quand’era arrivata in Gran Bretagna, il livello del personale preposto dell’aviazione militare le era apparso a dir poco scandaloso.[3] La signora Greason non era rimasta a guardare e aveva convinto il marito a istituire degli opportuni corsi di perfezionamento, ai quali avevano collaborato attivamente proprio le ex allieve della Mary Jane School. Cosicché, grazie alla sua stessa First Lady, la divisione aerea di Andy Greason poteva attualmente usufruire d’un servizio sanitario di primissimo livello.

Mentre la moglie del generale saliva le scale che conducevano al primo piano del fabbricato, i Mustang della squadriglia di Roger Williams cominciavano a scendere sulla pista n° 2. Flanny si trattenne momentaneamente sul terrazzino intermedio per osservare i vari gruppi degli specialisti che circondavano rapidamente ogni caccia rollante verso il suo parcheggio, per offrire assistenza al pilota. Con sollievo constatò che tutti e sei i componenti del reparto erano rientrati, seguiti subito dal leader del 99° Gruppo, maggiore Roland “Roy” Master. Quando poi l’altoparlante tornò a berciare, annunciando l’arrivo della 20a Squadriglia di Samuel Harris, Flanny strinse convulsamente la ringhiera: il prossimo annuncio avrebbe dovuto riguardare proprio la squadriglia del marito.

Anche i Thunderbolt di Harris erano rientrati al completo, accompagnati dal P-51 del generale di brigata Victor Sanders, comandante del Primo Stormo. Qualche aereo presentava evidenti postumi della baruffa (un’ala bucherellata, una deriva sbrecciata); nondimeno i Terrori della Luftwaffe - come si facevano chiamare, un po’ pomposamente - erano riusciti a farsi onore.

***

Vic Sanders arrestò il Pakard del suo Big Beautiful Doll, tirò il freno di parcheggio e si slacciò la cinghia di sicurezza, sconnettendo con furia rabbiosa tubi e cavetti. Scavalcò il bordo dell’abitacolo, saltò sul cemento del piazzale e procedette con andatura sostenuta verso la torre. Probabilmente non vide la figura di Flanny, ancora in piedi sulla balconata intermedia o il suo cervello non la registrò. Fatto sta che aggirò la costruzione per varcare l’ingresso principale, salendo poi le due rampe di scale che conducevano in sala operativa. Qui trovò il maggiore Craig Anderson, capo dell’ufficio operazioni del 99° Gruppo Caccia, che gli andò incontro con visibile sollievo: “Bentornato, generale. È andato tutto bene?”

“Non del tutto, purtroppo! Dov’è Spillett?”

“Su alla radio, signore. Ci sono state perdite?”

“Due fortezze abbattute: Boman e Gerryson. Zero fra i caccia… almeno al momento!” rispose Sanders, marcando le ultime parole.

La Squadriglia del capitano Maxim non ci ha ancora contattati, generale. Ma sarà questione di poco…”

“Ci vorrà un po’ di più, invece: sono ancora sulla Manica.”

“Come mai questo ritardo, signore?” chiese l’ufficiale operativo, aggrottando la fronte “Non li vediamo nemmeno sul radar.”

“Per forza non li vedete” rimpallò con veemenza il Comandante di Stormo “volano a regime minimo per risparmiare più carburante possibile, scortando il generale Greason!”

Scortando, signore?” ribatté Anderson, con la forte incredulità che traspariva dal suo accento svedese.

“Ha avuto un incidente sopra il bersaglio, il suo aereo è ridotto male” Sanders deglutì “sarà un miracolo se riuscirà a rientrare intero!”

“Ma è ferito??!”

Victor trasalì, sentendo dietro di lui quella nota voce. Giratosi, rimase di stucco davanti alla moglie del capo, che li aveva ascoltati silenziosamente dopo essere rientrata dal terrazzo.

*Questa non ci voleva!* imprecò fra sé, per poi balbettare: “Flanny, che ci fai qui?!”

“Rispondimi Victor: cosa gli è successo?”

Quegli occhi d’acciaio non consentivano repliche. Il maggiore dei Compari di Chicago si schiarì la voce, sforzandosi di mantenerla ferma: “Non lo so… temo sia ferito, ma non credo gravemente. Io non l’ho visto da vicino, ci ho solo parlato per radio. Avevamo l’autonomia contata, non potevo andare avanti e indietro… e mi ha ordinato tassativamente di restare con la mia squadriglia![4] Perdonami, Flanny, non potevo agire diversamente…”

“Non preoccuparti” fece lei, con un cenno benevolo “perché pensi che non riesca a rientrare?”

“Beh, ha forato il serbatoio principale. Ormai dev’essere proprio agli sgoccioli con la benzina…”

*È davvero un vizio!* masticò amaro la moglie dell’asso, sentendo le ginocchia piegarsi sempre più.

“Signore, mi scusi…” dalla sua scrivania il maggiore Anderson attirò l’attenzione di Sanders, scostando dall’orecchio il ricevitore del telefono.

“Sì, Craig… novità?”

“Spillett è in contatto con la 10a Squadriglia.”

Gli altri due vennero scossi da una forte scarica elettrica, certo più dolorosa per la signora.

“Ok, andiamo su” sospirò il comandante del 99°, volgendo lo sguardo verso  quest’ultima: “Flanny…”

La donna scosse appena il mento, muovendosi di nuovo verso la porta del balcone, per salire stavolta la scala esterna che permetteva di raggiungere il terrazzo, dov’era ubicata la cabina della radio. Sanders, tergendosi la fronte, la seguì a ruota. Non aveva certo avuto l’intenzione di persuadere la moglie del comandante in capo a restare dov’era: sapeva bene che convincere la sorella del capitano Legan a baciare sulle gote quella piacente infermiera bionda coi codini sarebbe stato di sicuro più proficuo!

 

***

Più o meno a metà del Canale, il comandante della Decima aveva iniziato a preoccuparsi un po’ più seriamente. Sentiva le sue povere gambe farsi sempre meno sensibili, nonostante avesse stretto al massimo i due lembi della sciarpa per limitare la perdita di sangue. Aveva preso una compressa di analgesico, ma era servito a poco e non osava far uso della morfina compresa nel kit di pronto soccorso, per timore di perdere i sensi. A preoccuparlo più di tutto era però la sinistra luce arancione proveniente dalla spia della riserva, degna comare della lancetta bastarda sull’indicatore di livello, che oscillava sempre più prossima a quella maledetta E[5]

La cupa visione delle acque verdastre che scorrevano sotto la pancia ferita del Thunderbolt lo spingeva a darsi del coglione per non essere atterrato in Olanda assieme a Schultz… ma il pensiero di trascorrere il resto della guerra dietro un reticolato non lo attirava per niente e nemmeno poteva pretendere che il suo amico si mettesse nei guai, assieme alla sua famiglia - dopo che Andy l’aveva salvata con quel gesto folle - per cercare di sottrarlo alla cattura; impresa del tutto aleatoria, giacché il generaloberst Otto von Kruppen[6] avrebbe rivoltato l’intera l’Europa come un calzino occupata, pur di mettergli le mani addosso!

Per distrarsi da quei pensieri allegri il pilota ascoltava la più bella musica che poteva sentire attualmente: il rombo del radiale Pratt & Whitney che, qualora avesse cessato di cantare, avrebbe trascinato il P-47 direttamente in fondo alla Manica, come tanti suoi colleghi anglo-tedeschi durante quell’epica battaglia di quattro anni prima. Ne erano finiti parecchi, in bocca ai pesci… e ci sarebbe finito anche lui, perché, se pur fosse riuscito ad abbandonare il cockpit prima che il bestione andasse a picco, non era affatto certo che sarebbe stato in grado di nuotare con le gambe in quello stato. È vero che la Mae West l’avrebbe mantenuto a galla, ma l’acqua salata non avrebbe permesso alle ferite di cicatrizzarsi e rischiava di morire dissanguato prima che i soccorsi potessero raccoglierlo.[7]  

Come se non bastasse, quei dannati spifferi provenienti dagli squarci nella pancia del velivolo lo stavano letteralmente congelando!

*Flanny… cosa stai facendo, ora? Fa un freddo cane, quassù… e ho tanto bisogno delle tue braccia!*

Anche laggiù in acqua avrebbe fatto piuttosto freddo… per questo lo sguardo del pilota non riusciva a distaccarsi dal disco dell’elica, consapevole che ad ogni nuovo giro se ne andava un’altra goccia di benzina. Per un vero miracolo nessuna delle quattro pale della robusta Hamilton Standard Hidromatic era stata danneggiata nello scoppio della bomba colpita su Eiserfeld, anche se forse non era del tutto illogico.[8]

“Tieni duro, Andy” continuava a rassicurarlo Stone “ormai ci siamo quasi: la base dista solo poche miglia! Mi ricevi…?”

“Cinque su cinque… stai tranquillo, Jim: ce la farò!” rispondeva l’aquila americana, lottando coi suoi dubbi e il torpore della febbre.

Con le gambe quasi inerti sui pedali, ma le mani strette a morsa sulla barra, come pronte a sostenere il velivolo in aria quando il motore avesse bruciato l’ultima particella di carburante, il nostro eroe era deciso a lottare fino in fondo. Voleva rimanere in gioco e continuare a combattere per quello in cui credeva, alla testa dei suoi meravigliosi compagni. Ma più di tutto voleva tornare dalla sua famiglia, coccolare il suo bambino e stringere la sua donna fantastica; fare ancora l’amore con lei per sciogliersi nel suo calore e addormentarsi col capo poggiato sul suo seno…

“Forza, Juggy: non cedere proprio adesso” diceva al suo fido compagno d’avventure “Nathan ti rimetterà a nuovo, tranquillo: ne abbiamo da fare ancora tante, noi due…!”

 

***

“Eagle, mi ricevete? Qui torre di Grant Field… vi ho appena rilevati sullo schermo, a sei nautiche da qui. Rispondete, Eagle… over!” stava dicendo il sergente Spillett, al microfono, mentre Anderson, Sanders e la signora Greason stavano entrando nel casotto. I nervi di quest’ultima si tesero fino allo spasimo; sul momento l’altoparlante della grossa trasmittente non restituì che fischi e scariche, ma poco dopo la voce del maggior-generale Stone si poté udire con discreta limpidezza: “Vi ricevo, Grant Field… qui Eagle Two… stiamo sorvolando la costa in questo istante, ma siamo in riserva da mezzo Canale: i motori potrebbero piantarsi da un momento all’altro…”

“Digli di posarsi sui campi, dovunque possono!” intervenne Sanders.

“Grant Field a Eagle Two… il generale Sanders dice di atterrare sul primo spiazzo utile che vedete. Ricevuto?”

“Negativo, Grant Field… l’aereo del comandante ha il ventre squarciato. Non può eseguire un atterraggio di fortuna: gli serve una pista!”

Per poco le parole ventre squarciato non causarono un colpo apoplettico alla povera Flanny, come se il buon James avesse parlato del pilota. Non potendo resistere oltre, afferrò la spalla di Spillett: “Mi faccia parlare con mio marito…!”

“Ma, signora… il regolamento…”

“Si fotta, il regolamento! Mi dia quel microfono…!!” urlò Flanny disperata.[9]

Sconcertato, l’ufficiale guardò il Wing Leader, che annuì subito con la testa. Spillett porse allora lo strumento alla moglie dell’asso, che lo ricambiò con uno sguardo a mezza via fra il rammarico e la riconoscenza.

“Andy… sono Flanny… mi senti…?”

Dopo qualche altra crudele interferenza le orecchie della donna poterono essere raggiunte dalla più bella voce che conoscevano: “Forte e chiaro… amore mio!”

In un istante gli occhi della bruna dalla coda di cavallo si riempirono di lacrime: “Sei ferito…? Dimmelo, ti prego!!” chiese, con voce tremante.

“Ecco, temo… di essermi procurato qualche… graffietto nelle zampe… niente di che.”

Flanny si gelò. Data l’abitudine di Andy a minimizzare i suoi danni fisici (quasi temesse di venir preso a ceffoni come un qualsiasi marmocchio fattosi male per aver disobbedito alle raccomandazioni della mamma), poteva star certa che, se non fosse stato nulla di serio, il suo compagno avrebbe negato di avere alcunché! Se invece si sentiva spinto a confessarle di essersi procurato qualche graffio, c’era da temere seriamente che le sue condizioni fossero abbastanza gravi.

“Ma ce la fai a tornare qui… vero, tesoro?”

La risposta non fu esattamente quella che voleva sentire: “Beh, sto facendo… del mio meglio… ritengo di avere una discreta probabilità. Ma se…”

Allenata a intuire le conclusioni persino dei suoi monosillabi, la moglie non lo lasciò continuare: “Andrew Steve Greason… io ti ordino di tornare qui da me!! Sono stata chiara?”

L’asso deglutì, tornando con la mente a quel famoso pensiero di Shakespeare[10]

“Affermativo, signora!”

“Ricevuto” rispose Flanny, parzialmente rassicurata “e ancora una cosa…”

“Parla, cara…”

“A dicembre saremo in quattro!”

La mente dell’asso, intorpidita dallo spossamento, ci mise un po’ per giungere alla conclusione: “Vuoi dire che aspetti un…”

“Adesso come adesso aspetto solo mio marito” taglio corto la sua sposa “vedi quindi di atterrare tutto intero! Hai capito bene?”

Il dolore, il torpore e l’angoscia vennero spazzati via da un potente guizzo di energia gioiosa: “Cinque su cinque!! Attendimi sulla pista, amore… chiudo!”

Mentre Flanny, con le spalle tremanti per i singhiozzi che stava soffocando, posava il microfono sulla console, il radarista, sergente Paxton, annunciava ai superiori: “Ho i loro eco, signori… stanno per entrare nel circuito.”[11]

“Bene” rispose il maggiore Anderson, tamponandosi la fronte col fazzoletto “servizi di soccorso a bordo pista. Tutto il personale ai propri posti!”

 

***

“Aeroporto in vista!” annunciò John Maxim dal suo Dallas Blonde, in testa alla formazione.

“Bene, ragazzi” intervenne James Stone “allargatevi e lasciate la pista al capo: è senz’altro più agli sgoccioli di noi! Sei pronto, Andy?”

“Affermativo… ma non fate troppo gli eroi, voialtri: abbiamo tre piste a disposizione. Venitemi subito dietro, prima che i motori vi piantino in asso!”

“Tu non preoccuparti e pensa ad atterrare più in fretta che puoi. Togli manetta, abbassa i flaps e fai scendere il carrello.”

“Grazie delle informazioni, Jimmy: non ricordavo più come si fa…”

“Taci ed esegui, spiritoso!”

“Agli ordini…” rispose Greason, calando motore.

La pista numero 1 dell’aerodromo di Grant Field si stendeva dritta davanti allo Yankee Eagle. L’altimetro segnava 120 piedi e l’anemometro registrava una velocità di 85 nodi… quanto al televel, la lancetta era già inerte sullo zero…

“Spero bruci anche i vapori di benzina…” mormorò l’asso “…flaps…!”

Un istante dopo l’indice degli ipersostentatori si trovava nella posizione giusta. Il variometro registrava una discesa di 30 piedi al minuto e il pilota accentuò la spinta sulla barra.

“Ok… giù il carrello!”

Non c’è nulla che angosci un aviatore al rientro più dell’eseguire un atterraggio sul ventre. Andy l’aveva già fatto due volte ed entrambe gli era andata bene, soprattutto dal lato sentimentale (dopo la prima aveva conosciuto Flanny, dopo la seconda si era fidanzato).

Ma stavolta, col ventre dell’aereo ridotto in quello stato, gli servivano le ruote, altrimenti sotto le “dolci grinfie” della sua infermiera ci sarebbe rimasto fino a guerra conclusa, plausibilmente su una sedia a rotelle.  Con enorme sollievo osservò quindi le spie verdi che confermavano l’avvenuta discesa delle gambe del Thunderbolt, che per fortuna, al contrario delle sue, erano rimaste illese…

PRAT… PRAT… PRAT…

“Oh, no…!! Lo sapevo… lo sapevo…!!!”

Sentir battere in testa i pistoni, non regolarmente sollecitati quando non entra più miscela nei cilindri, è l’altro incubo di chi conduce una macchina volante. Circa venti piedi separavano ancora le ruote dal cemento della pista. Andy pigiò subito il pulsante per la messa in bandiera dell’elica,[12] ma ciò non impedì alla velocità di scemare rapidamente sotto i 78 nodi… l’aereo era in stallo.

La poderosa massa del P-47 piombò al suolo in un istante, piegando i robusti carrelli d’acciaio come spaghetti stracotti e accartocciando impietosamente le pale della povera Hamilton… che comunque stava meglio dell’omonima consorte del pilota, non lontana spettatrice in prima fila, assieme alla squadra di soccorso.

*Andy… tu mi farai morire, brutto bastardo!!* imprecò.

***

I solerti membri della squadra d’emergenza s’affrettarono a sbloccare dall’esterno il tettuccio del velivolo, lo spalancarono e si diedero da fare per svincolare il pilota dal seggiolino. Andy sembrava svenuto… certo aveva preso una gran bella botta!

“Piano… fate piano!” disse uno.

“Non riesco a sganciare la cinghia…”

“Tranciala, fai svelto!”

“Ecco, ho fatto: tiriamolo fuori.”

“Cristo, ha le gambe spappolate…!”

“No, no… è solo il sangue.”

“Ma è vivo…?”

“Speriamo di sì!”

“Forza, sbrigatevi a metterlo giù” ordinò il maggiore medico della base “presto, con quella barella!”

Non appena il generale venne coricato sulla medesima, il dottor Robert Farrell gli tastò subito il polso per poi auscultargli il torace con lo stetoscopio. Rivolse quindi lo sguardo alla moglie, non certo rinfrancata dalle precedenti battute dei soccorritori: “È vivo, signora, stia tranquilla!”

“E le sue condizioni…?” domandò lei, con voce tremula.

“Serie, purtroppo: qui ci vuole l’ospedale. Mettiamolo sull’ambulanza.”

La Dodge attendeva a breve distanza, con gli sportelli aperti. Gli assistenti caricarono a bordo la barella, seguiti dal maggiore Farrell e dalla stessa Flanny. La vettura si mise in moto procedendo spedita verso il cancello, diretta all’ospedale St.Mary.

Mentre un infermiere sistemava la maschera dell’ossigeno sul volto del povero Andy, la sua compagna gli aveva afferrato la mano dopo avergli sfilato il guantone, in modo che potesse percepire il suo calore. Il gesto funzionò, giacché il ferito aprì lentamente gli occhi…

“Tesoro… mi senti?!” lo chiamò dolcemente la moglie “Parlami, ti prego…!!”

Andy la guardò, mettendola lentamente a fuoco, finché il più bel sorriso che Flanny gli avesse mai visto non spuntò su quella faccia da schiaffi. Siccome faceva cenno di voler parlare, la moglie gli scostò la maschera dalle labbra: “E… ehi… c… ciao, bellezza…!!”

La donna soffocò un singhiozzo: “Ciao… maledetto scavezzacollo!”

Il marito arrossì discretamente, per poi rabbuiarsi: “Devo… darti una brutta notizia…”

“Un’altra?!” chiese lei, tra l’irato e l’ironico.

“Sì… vedi… ho dovuto… la tua sciarpa…”

“Non si agiti, generale!” lo esortò il medico.

Notando i due lembi del povero indumento stringere i polpacci del marito, Flanny sorrise mestamente: “Non ci pensare, sciocco… te ne farò un’altra.”

“È stata un’ottima idea, signore.” approvò anche il dottor Farrell.

“Beh… ho avuto… cough… una brava… maestra… cough… cough…!”

“Ora basta, Andy” lo esortò la moglie “cerca di star sveglio, ma non parlare più!” e gli risistemò la maschera sul viso.

A sirene spiegate l’ambulanza giunse ben presto al St.Mary Hospital, dove l’intera equipe era stata già allertata dalla base. Il primario, dottor George Waxman, dopo avere ascoltato il rapporto di Farrell e della signora Greason e visitato il pilota, fu concorde col collega militare sul fatto che il comandante della Decima andava operato d’urgenza: occorreva levargli tutte le schegge che aveva nelle gambe, prima che gliele infettassero, altrimenti avrebbe rischiato di perderle. Sentito ciò, un brivido gelido non scosse soltanto Flanny: accorsa prontamente all’annuncio di quanto accaduto, nella mente della dolce Candy balzò subito il nome di Susanna Marlowe…

“Malauguratamente le sue condizioni sono critiche” disse il dottor Waxman “ha perso parecchio sangue e gli serve una trasfusione per affrontare l’intervento senza rischi.”

“Oh, no…!” gemette Flanny, con angoscia.

“Qual è il gruppo di suo marito?” le chiese il maggiore Farrell.

“È lo Zero RH negativo, il più raro che c’è!” rispose lei, sconfortata, coprendosi gli occhi con la mano.

“Questa non ci voleva” esclamò Candy “non ne abbiamo di scorta, dottore?”

“Purtroppo no, miss White” rispose Waxman “abbiamo utilizzato completamente quello che ci avevano racimolato in tutta l’Inghilterra, nelle ultime settimane!”

“E per farlo arrivare dall’America ci vorrebbero almeno dodici ore” disse Farrell, sconsolato “troppe!”

*E proprio il pilota doveva fare, quello sconsiderato?!* inveì Candy all’indirizzo del suo quasi omonimo, guardando con pena la sua consorte… poi ebbe un guizzo improvviso: “Terence…!!!”

“Cosa…?” chiese Flanny, riscuotendosi.

“Terence Grenchester, l’attore di teatro: anche lui ha l’RH negativo!”

“Ma… ne è sicura?!” la incalzò il maggiore Farrell.

“Sicurissima!” rispose la bionda, con decisione.

“Scusi, ma… come fa a saperlo?” chiese Waxman, perplesso.

La giovane arrossì: “Beh… vede dottore, io e lui… insomma, stiamo insieme…”

“Ah… capisco. E dov’è, adesso, a Londra?”

“Magari” Candy allargò le braccia “purtroppo è andato in Scozia, a trovare i suoi.”

“Allora siamo fregati!” imprecò il primario dell’ospedale scuotendo desolato la testa, mentre la povera Flanny si lasciava sfuggire un singulto.

“Un momento” intervenne Farrell “dove risiedono, esattamente, i Grenchester?”

“In un castello nei dintorni di Pitcairngreen, nella Contea di Perthshire.” rispose la bionda.

Il medico della base aerea fece mente locale: “Se non sbaglio, la base della RAF di Redgorton non è lontana. Dov’è un telefono?”

“Da questa parte, venga!” gli rispose Candy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 



[1] Vedi capitolo 8.

[2] Il Greason Detachment era il reparto formato dalle squadriglie da caccia di Andy, trasferite dalla Ottava Forza Aerea in Inghilterra alla Dodicesima nel Mediterraneo (Mediterranean Theatre of Operations), prima in Algeria e quindi in Sicilia.

[3] Questo aspetto era stato accennato nel capitolo 10.

[4] E per un altro “crucco” come lui, gli ordini sono ordini!

[5] Sta per Empty (vuoto).

[6] Il nemico personale di Andy Greason, che i lettori della sua biografia completa conosceranno a tempo debito.

[7] La Mae West è il giubbotto salvagente. Per quanto mi risulta, all’epoca soltanto gli aerei plurimotori erano dotati di canotti gonfiabili.

[8] “È bello affidarsi a una Hamilton!” questa frase di Andy Greason era diventata uno slogan pubblicitario dell’azienda costruttrice, la Hamilton Standard Propeller Corporation di Hartford (Connecticut), anche se i responsabili del marketing non avevano capito se l’aviatore volesse alludere all’elica oppure alla moglie!

[9] Quando la signora Mary Jane, direttrice dell’omonima scuola per infermiere, venne a conoscenza di quell’episodio, ebbe a commentare: “Beh, probabilmente soltanto un uomo come Andrew Steve Greason sarebbe riuscito a far esprimere un concetto simile alla mia migliore allieva!”

[10] Vedi capitolo 9.

[11] Il segnale di ritorno di un radar, riflesso dall’oggetto rilevato, veniva e viene gergalmente chiamato eco.

[12] Procedura che consiste nel ruotare le pale in modo che non offrano più resistenza all’aria.

  
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