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Autore: londonlilyt    01/09/2005    4 recensioni
Oscar sapeva cosa voleva dalla vita, la sua carriera era la cosa piu' importante per lei, c'era poco posto nella sua vita per l'amore o le cose frivole. fino a quando il suo nuovo assistente, Andre', arriva in ufficio. I grandi occhi verdi e i suoi modi gentili le mostreranno un lato della vita che le era sempre stato negato dai suoi obblighi e doveri, facendo tremare le fondamenta di tutte le sue certezze. Ma Andre' ha un segreto, che presto si frapponera tra i due e la loro felicita', riusciranno a superare tutti gli ostacoli e rimanere l'uno affianco all'atro? BHE' LEGGETE E SCOPRITE!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Oscar sbadigliò soporitamente, mentre usciva dal piccolo caffé con una tazza di cioccolata calda in mano, doveva andare in ufficio, ma non ne aveva molta voglia. Faceva un freddo terribile e il taglio in fronte le pulsava un pochino. Tra qualche giorno sarebbe dovuta andare in ospedale a farsi togliere i punti, le sarebbe rimasta una bella cicatrice a testimonianza del suo incontro ravvicinato con un’abete, che sfortuna.

Stava per attraversare la strada in un punto poco trafficato, quando un furgone nero le si parò davanti con uno stidio di gomme e tre uomini vestiti con abiti scuri scesero dallo sportello laterale.

-Che diavolo...- la tazza le cadde di mano rovesciandosi sull’asfalto.

Non fece in tempo a finire la frase perché venne afferrata per la vita e scaraventata sui sedili in pelle del veicolo, che ripartì sgommando.

L’interno dell’abitacolo era fioccamente illuminato da una lampada posta sul tettuccio, la poca luce le permetteva di delineare vagamente i contorni degli uomini che l’avevano rapita, che ora se ne stavano in silenzio seduti davanti a lei. Che razza di rapitori erano?  Li poteva benissimo vedere in faccia, e con la memoria formidabile che si ritrovava il loro identikit sarebbe arrivato in tutte le centrali di polizia nel giro di ventiquattrore.

-Se sono soldi che cercate, vi posso dare il numero del mio conto in banca, così mi rispermiate del tempo prezioso, ho una riunione alle dieci- li avvertì, con una spavalderia che era lontana dal provare, ora come ora era grata agli insegnamenti del padre sul dimostrare nessuna paura all’avversario.

-Non siamo qui per farle del male signorina- cercò di tranquillizzarla uno di loro, che lei prontamente soprannominó “il buono”.

I tre tirarono fuori dalla tasca interna delle loro giacche i rispettivi distintivi, erano tutti agenti dell’FBI.

Lei non fece una piega, anche se dentro tremava, cosa potevano volere?

-Chi mi dice che le patacche non le abbiate vinte nella scatola dei coco pops?- chiese sarcastica.

-Ci avevano avvisato che lei era una testarda- disse l’altro, parecchio brutto, con la faccia buterata, ma una cura per l’acne quando era adolescente no?

-Mi perdonerete se non sono accondiscendente, vista la situazione-

-Basta con i convenevoli signorina, non siamo molto pazienti- quello che voleva dire era che lui perdeva la calma facilmente, si lui doveva essere il cattivo del gruppo pensò lei.

-Vi posso ricordare, chi ha rapito chi?- forse arrufargli il pelo non era la tattica migliore.

-Ha ragione. Siamo alla ricerca di informazioni- “il brutto” le gettó un fascicolo dalla copertina bianca sulle ginocchia –lo apra e mi dica se riconosce qualcuno di quegli uomini-

Con diffidenza fece come le era stato chiesto, la cartella conteneva una serie di foto in bianco e nero. Questa volta non riuscì a nascondere la sorpresa, in quasi tutte le fote era ritratto Roger in atteggiamenti amichevoli con diversi uomini, tra i quali riconobbe Mark Spencer, l’avvocato con qui aveva giocato a golf qualche mese fa, ma gli altri le erano sconosciuti.

-Credo che sia in grado di riconoscere almeno due degli uomini in quelle foto, non é vero?- le chiese “il cattivo” in tono mellifluo – mi permetta di dirle chi sono gli altri con cui i suo capo se la sta spassando-

Le strappo il fascicolo di mano e prese alcuni degli scatti.

-Questo- le indicò un uomo sulla cinquantina che stava stringendo la mano a Roger –é Vincent Marino, se il nome non le dice nulla, la informo che é il capo famiglia di una delle organizzazzioni mafiose emergenti del momento, temuto nell’ambiente e spietato come pochi. Questo- prese una’altra foto dove era ritratto anche Mark nel gruppo e stava accanto ad un’altro giovane sulla trentina –é Frank Marino, rampollo ed erede di Vincent. Inutile dirle che il signor Spencer é l’avvocato che copre tutte le loro malefatte trasformandole in attivitá legali. Gli altri uomini sono tutti tira piedi o guardie del corpo-

Oscar continuava a guardare le foto impassibile, non poteva credere che il suo capo si fosse fatto coinvolgere da persone del genere.

-E il punto sarebbe?- chiese con aria di sufficenza.

-Il punto signorina- si affrettò a rispondere “il buono”, per evitare al suo collega di iniziare con le maniere forti –é che Roger Whittaker sta utilizzando la Fasier Assicurazioni, per il riciclaggio di denaro sporco per conto della famiglia Marino-

Nell’abitacolo caló il silenzio.

-Non vi credo- il tono di voce asciutto –Roger non farebbe mai una cosa del genere!- non voleva crederci, le era sembrata una persona per bene, abile negli affari, ma mai l’avrebbe visto nelle vesti di criminale e per di più impegolato con la mafia locale.

-Sa come é nata la societá di assicurazioni per qui lavora signorina?- ma “il brutto” non si fermò per una risposta –circa venticinque anni fá Vincent Marino fornì al signor Whittaker il capitale necessario per acquistare una quota maggioritaria della compagnia, che all’epoca stava affondando ed era sull’orlo della banca rotta, le hanno cambiato il nome e l’hanno rimessa in sesto. Possiamo dire che nel corso degli anni l’investimento di Vincent ha reso cento volte tanto e gli ha fornito una roccaforte per riciclare i proventi dei suoi traffici illegali. Ora Roger Whittaker non é altro che il cane al guinzaglio della famiglia Marino-

-Avete le prove di quanto state dicendo?- si era innocenti fino a prova contraria.

-Per la maggio parte, piccole cose che non sono sufficenti per incastrare i grossi pesci. Speravamo che lei ci potesse aiutare-

-A far cosa? Spiare la mia compagnia e il mio diretto superiore?- era impazziti –se trapelasse una cosa del genere non troverei più nessun lavoro nell’ambiente!-

-Ma almeno conserverebbe intatto il collo- le disse sadico “il cattivo” –crede davvero che quel taglio sulla fronte sia stato un incidente?-

-Come?- di che cosa diavolo stava parlando?

-Uno dei nostri la stava seguendo, i suoi sci sono stati sabotati, una pressione accentuata e si sarebbero sganciati, per fortuna ha dei riflessi pronti, altrimenti non sarebbe riuscita a salvarsi-

-Non é possibile, state usando quel banale incidente solo per intimidirmi. Vi avviso che non funziona, non sono il tipo che cede ai bulletti!- precisò con voce alterata, ma con la sensazione di stare arrampicandosi sugli specchi.

-Creda ciò che le fa più comodo, ma la avviso che la prossima volta potrebbere non essere così fortunata-

“Il cattivo” tornò all’attacco.

-Come vuole. Parliamo allora del suo assistente- le disse lanciandole un’altra cartellina –o devrei dire il suo nuovo ragazzo?-

Oscar guardó la cartellina con il battito del cuore accellerato, cosa potevano avere contro André?

Lo sguardo le cadde sull’intestazione che diceva: “André Granier alias André Jones”, cosa significava?

-Non esiti, la apra. Credo che la troverá interessante-

Conteneva tutte le informazioni possibili e immagginabili su di lui, dove era nato, dove era andato a scuola, la sua famiglia, una lista di tutti lavori che aveva fatto e delle foto. André con degli uomini che non aveva mai visto, degli scatti di loro due a Playland, alla festa al parco con la sua famiglia, le loro uscite serali insieme. Da quanto tempo li stavano spiando?

-Mi permetta di fornirle i dettagli mancanti. Il gruppo di uomini con qui il suo spasimante é ritratto sono: l’editore della Bureau Gazzette e vari collaboratori del giornale. Il suo assistente altro non é che un giornalista a caccia di uno scoop. Ci incuriosisce sapere cosa ha scoperto-

No! Gridava ogni fibra del suo corpo, non poteva essere! Lui non poteva averla tradita in questo modo, non con delle bugie simili.

-Vedo che siamo riusciti ad attirare la sua attenzione-

-Da quanto tempo mi state spiando?- chiese fredda, non voleva dargli la soddisfazione di fargli capire quando l’avessero scossa, non pensarci, non ora, ora doveva pensare a come liberarsi dei federali.

-Poco dopo il suo arrivo- rispose “il buono” –volevamo essere sicuri che non fosse coinvolta nei traffici illegali del gruppo, dovevamo andarci cauti, dopo che il suo predecessore era atato eliminato a distanza di poco tempo dalla nostra comparsa-

-Il mio predecessore?- chiese sorpresa.

-Si, l’uomo che occupava il suo posto prima di lei, morto in circostanze misteriose, siamo convinti che abbiano scoperto che fosse stato avvicinato e magari lo credevano un anello debole. L’hanno eliminato senza batter ciglio-

Mio Dio, in quale pasticcio si era cacciata senza volerlo! Se tutto quello che le avevano detto era vero, ora si trovava nei guai fino al collo, soprattutto adesso che Roger sapeva che lei sospettava qualcosa.

-Si trova in grossi guai signorina, se hanno giá cercato di eliminarla, vuol dire che sospettano che lei sa qualcosa- tutto stava scoprire cosa fosse questo qualcosa -noi siamo in grado di proteggerla, se ci dará un mano possiamo fare in modo che lei sparisca senza lasciare traccia una volta che tutta la faccenda si sará conclusa-

Lei rise ma senza allegria.

-Fatemi capire bene, dovrei spiare per voi e cercare di non farmi ammazzare nel frattempo e poi fareste qualcosa per proteggermi? Scusate ma non lo trovo un patto vantaggioso!-

-Se accettasse di collaborare, saremo in grado di proteggerla mentre si procura le informazioni necessiarie- chiarì “il brutto”.

-Come avete fatto sulla pista di sci?- colpo basso ma andato a segno.

-Eravamo solo degli osservatori e non avevamo motivo di sospettare che la sua vita fosse in pericolo-

-Misera scusante. Ora se avete finito fatemi scendere!- ordinó, sfoderando il suo sguardo pietrificatore per la prima volta in mesi.

Al “buono” non restò altro da fare che cedere, dovevano convincerla a collaborare, non farla scappare o forzarla a raccontare ai suoi superiori che l’FBI stava conducendo un’indagine su di loro, non che lo non ne fossero a conoscenza, ma non volevano che sapessero quanto si stessero avvicinando alla veritá. Bussó sul vetro che li separava dall’autista, pochi minuti dopo si fermarono e “il brutto” le aprì lo sportello.

Stava per scendere quando lui le bloccó la strada con un braccio.

-Se per caso cambiasse idea mi chiami- le disse porgendole un biglietto da visita –le consigliamo, per la sua sicurezza, di non fare parola con nessuno del nostro piccolo incontro-

Le porse la valigetta e la fece scendere.

Mentre il furgone stava per ripartire “il cattivo” si sporse dalla portiera ancora aperta per gettare sul marciapiede i fascicoli che le avevano mostrato.

-Questi se li puó tenere, noi ne abbiamo diverse copie- le disse con un sorriso perfido, non era soddisfatto di come erano andate le cose e non ne faceva mistero.

  
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