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Autore: BigMistake    02/06/2010    12 recensioni
I PARTE: Vi ricordate dove eravamo rimaste in Grey Day in Darkness? Non l'avete letta, ma allora cosa aspettate? (necessario leggere prima quella) Nessie e Jake sono felicemente sposati, con due splendidi bambini. Riuscirà la nostra coppia preferita a superare la crisi del settimo anno? Spoiler dal capitolo XVI: < Perché ti ho data sempre per scontata? Pensavo che la nostra vita insieme sarebbe stata perfetta. Non dovevo. La perfezione non esiste, nemmeno per due anime complementari come noi … > Buona lettura! II PARTE: Passano gli anni e la vita continua. Per stabilizzare gli equilibri bisogna ancora agitare il bicchiere. EJ e Sarah crescono e si scoprono ragazzi, affrontando le problematiche annesse. Dal Capitolo X: - Lui vampiro ed io licantropo, ma con un po’ dell’uno nell’altro. Il freddo e laconico Yin, l’autunno della vita, il nord, il ventre buio dell’animo umano rischiarato da un punto di luce dello Yang che dall’altro lato della collina sorride al sole seppure con una parte oscura di lui nascosta agl’occhi di chi non guarda, alle orecchie di chi non ascolta, agl’animi che non esistono. La perfezione. L’equilibrio. Perfetti e completi solo se insieme. - Buona lettura!
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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EPILOGO: Le Moire non taglieranno i nostri fili.  

Rimaneva solo una cosa che ancora mi tormentava. Bruciava di rimorso, anche se gli avevo salvato la vita. Gabriel. Mentre lo stavo lentamente accompagnando all’inferno, le parole che mi aveva sussurrato continuavano a stare nella mia mente martellando le mie remore e la mia coscienza, che in quel momento era praticamente scomparsa, soppressa da un bestia benpiù grande di lei.

“Questa è la morte che mi sarei scelto, Ti amo!” ed era allora che un minimo di razionalità prese il sopravvento; sapevo che dovevo staccarmi che lo stavo uccidendo, ma ad ogni misera goccia del suo sangue morbido e dolce intriso dell’aroma delle arance nel pieno della loro maturazione, io perdevo ogni possibilità di farlo. Era buono, molto più caldo e con un sapore puro rispetto a quello bevuto dal calice a Volterra contaminato dagl’anticoagulanti, vellutato come un petalo di una rosa, si rifrangeva contro il mio palato la mia lingua attraversava ogni stadio del gusto,  il dolce, il salato, l’amarezza per il gesto che stavo per compiere. Lo sentivo penetrarmi nello stomaco e nelle ossa come un ricostituente, mi rinvigoriva, mi rendeva invincibile e poco o nulla della Renesmee umana era rimasto. La ragione venne spodestata del suo ruolo, scacciata e sopita in un angolo. Il mostro aveva battuto i suoi ultimi rintocchi, gridava vittoria mentre io avevo miseramente fallito. Se non fosse stato per l’intervento delle persone che più amavo, rischiando di essere attaccati da me che di Me avevo ben poco se non la Bestia che giaceva mansueta nel mio Io, avrei finito nella tragedia più oscura la nostra ultima sciagura ed avrei capovolto un lieto fine. Avevo imparato a mie spese che per quanto si possa dominare l’istinto da predatore, quando esso è librato, nulla potrebbe fermaci dall’uccidere qualunque cosa ci stesse accanto. Eppure non avevo neanche tentato di ribellarmi, mi ero lasciata staccare con cautela e forza. Ero riuscita a scindere ragione e sentimento e finalmente anche la prima poteva tentare una rivalsa contro la seconda. Totalmente concentrata su chi avevo dietro le mie spalle cominciai a contare i secondi. Dovevo solo attendere un pochino, solo quel tanto che bastava   I miei Sarah ed EJ, sapevano che non me lo sarei mai perdonato, continuavo a non perdonarmi nemmeno se tutto era finito per il meglio.

“Avanti!”sentivo la sua voce ancora stanca al di là della porta. Tentennai sulla maniglia prendendola tra le mani per poi lasciarla, ogni tanto la mia vigliaccheria tornava a farsi sentire. “Nessie so che sei tu, non ti mangio puoi entrare!”

< Lui no, ma io … > ormai mi aveva scoperta. Percorsi con la punta delle dita il legno della porta fino all’ottone della maniglia. Tentennai ancora impugnandola molto leggermente quasi non fossi ancora sicura di quello che stavo per fare.

“Ehy, Ness mi sta crescendo la barba!” almeno il suo buon umore non l’aveva perduto. Afferrai la maniglia violentemente e con uno scatto aprii la porta. Gabriel era sdraiato, coperto da un lenzuolo fino al bacino e sulla spalla una benda leggermente macchiata di rosa. Sopra la sua testa la sacca delle trasfusioni penzolava ed un tubicino con del liquido scuro arrivava fino al suo polso. Solo il nonno riusciva ad infilarci degl’aghi, non avevo mai capito come fosse possibile.  

“Ciao!” mi stavo comportando come una ragazzina scema.

“Che vuoi il dessert?”a quelle sue parole io rimasi a bocca aperta. Non sapevo che rispondere mi sentivo così in colpa. Mi tremarono le palpebre e lo sentivo,  il pianto che premeva sulla gola. Gabriel rimase a guardarmi serio, inflessibile, quasi con disprezzo se non fosse stato per  quel sorriso naturale che gli era spuntato improvvisamente diventando una buffa risata. Mi sentii confusa e non riuscii a reagire fino a che Gabriel non mi tirò un cuscino in piena faccia, che io abilmente schivai. “Dovresti vedere la tua faccia!” e giù un’altra risata. La mia vista si appannò cominciai a vederci nero e sono sicura che il mio viso avesse una bella tonalità rosso pompeiano, tanto per dimostrare il fuoco della rabbia che mi stava divorando.

“Brutto, figlio …” mi trattenni dal dire il continuo però come ero tentata in quel momento “Te lo insegno io a prendermi in giro!” in quel momento dimenticai tutto: flebo, dissanguamento, ferite. Mi gettai su di lui per giocare come due leoncini ma prima che potessi fare una qualsiasi cosa bloccò i miei polsi. Solo allora mi accorsi di essermi messa a cavalcioni su di lui. Poco tempo prima non sarebbe stato un problema, quando ci allenavamo nel corpo a corpo potevano capitare le posizioni più disparate ed ambigue. Ma ora con quello che sapevo di lui, mi sentii profondamente in imbarazzo.

“Ecco la vera Nessie!” disse lui con un ghigno soddisfatto “Ce ne hai messo di tempo ad uscire fuori!” scavallai le gambe dal suo busto e le incrociai a farfalla accanto alle sue ginocchia, imponendo così una giusta distanza. “Nessie, ti posso chiedere un favore, solo per oggi poi da domani torniamo a tutte le regole e divieti che ci siamo imposti!” non risposi, cominciai a capire quanto fosse interessante l’analisi del pulviscolo intorno a noi “Stenditi qui accanto a me, lasciati abbracciare. Ti prego!” continuai ad ignorarlo “Me lo devi!” disse con più fermezza. E bravo Gabriel che aveva imparato a giocare sporco sui miei sentimenti di compassione. Sbuffai tutta l’aria che aveva in corpo ma lentamente mi ritrovai distesa lungo la sua destra con un braccio sotto il mio collo ed il mio viso sul suo petto. Lui non fece altro che chiudere le sue mani su di me e con la testa si posò sopra la mia.

 “Pensi che dopo tutto quest’aiuto, Jake diminuirà la distanza di sicurezza a cinque metri?” e con quella battuta finalmente mi sentii un pochino più sollevata. Poco, pochissimo ma sempre meglio di niente.  

“Non lo so potresti provare a contrattare!” risposi quasi di getto “A che quota siamo ormai? Ho perso il conto!”

“Di cosa, Nessie?”

“Quante volte mi hai salvato la vita!”

“Allora se non sbaglio dovremmo essere ad un buon punteggio …” mugugnava come per sforzarsi a ricordare, io ridacchiai. Mi sembrava di essere tornata a pochi mesi prima quando tutto questo faceva parte della mia vita, la nostra complicità, il nostro modo di scherzare. In qualche modo mi ricordava molto il Jake amico che avevo, quando ero ancora una ragazzina. Forse era questa mia tendenza a circondarmi di persone che mi ricordava lui in un aspetto o nell’altro “La prima è stata Volterra …”

“Ma dai quella non può contare, se non ci fosse stata la mia famiglia …”

“Ti devo ricordare chi si è schierato contro chi?” stava facendo lo stizzito. Feci segno di cucirmi la bocca sollevando la testa per farmi vedere, lui sorrise ed io tornai a posarmi sul suo petto “Poi con Joyce, lì ho salvato anche tuo marito quindi conta doppio! E siamo a tre!”

“Voglio il punteggio separato da Jake, non vale così!” diedi un piccolo colpetto sul petto mentre lui mi redarguiva con lo sguardo.

“Zitta, io calcolo come mi pare il punteggio!” riprese a contare mentalmente “Ed infine con l’ultima parte della nostra scombinata esistenza, siamo a quota sei!”

“Perché sei?”

“Questa volta ho salvato tutta la tua famiglia merito tre punti, che dici?” ci fu un attimo di silenzio. Io ero affranta, e sentivo il rimorso corrermi lungo la schiena, lo stomaco si strinse e sentii il preponderante desiderio di sangue irrompermi di nuovo nei pensieri. Non potevo fare a meno di pensarci. “Però non ho messo in conto alcuni aspetti che vanno ad annullare alcuni miei punti …” quella sua affermazione mi aveva incuriosita, alzai la testa ed iniziai ad osservarlo “… per prima cosa mi hai salvato anche tu la vita, togliendomi il veleno che avevo in circolo!”

“Non ti scordare che ti ho quasi ucciso!” non  mi bastava il suo perdono che mi aveva elargito con trasporto quando ancora sotto di me era in fin di vita. No. Io dovevo trovare il perdono per me stessa, e vederlo sul letto, a causa mia, con la spalla fasciata e la flebo di sangue che ricordava il mio ritorno da Volterra, non mi aiutava in questo.

“Nessie, hai fatto la cosa giusta, tu non sei velenosa! Chiunque altro avesse provato a spurgare il veleno probabilmente avrebbe aggravato la mia situazione! Senti superala perché io sono felice che sia stata tu per mille motivazioni che non ti sto qui a spiegare!” prese il mio mento, sollevandolo con la mano libera dalla flebo “Vuoi sentire la ragione che più di tutti azzera il tuo debito con me, quella che in assoluto è la più importante?” annuii rimanendo ancorata a quello sguardo magnetico incollato al mio “Tu mi hai consentito la gioia di riscoprire una vera famiglia, adesso ho dei veri genitori e degli autentici fratelli e sorelle, e poi ho te, Sarah, EJ, e veri amici. Questo è il più grande regalo che tu potessi farmi!”iniziai a mordermi il labbro. Non volevo piangere, avevo versato talmente tante lacrime che non ero sicura di averne ancora. Però quelle parole mi avevano colpita dritta al cuore.

“E quanto vale a livello di punti questo regalo?”  scherzai per nascondere malamente la mia reale commozione. La voce mi aveva tremato ed una lacrima ce l’aveva fatta a superare la barriera che mi ero imposta.

“Vale abbastanza che se dovessi passare la mia eternità a cacciarti fuori dai guai, io sarei ancora in debito con te!”  

 

Ripartimmo appena Gabriel e i ragazzi si sentirono meglio, praticamente il nostro soggiorno durò poco più di quarantotto ore. Volevamo affrettarci per mettere kilometri di oceano tra noi e Bucarest con l’incubo che avevamo vissuto. Al ritorno a Forks, ci ritrovammo immersi nel preparativi di un matrimonio anticipato. Claire dopo le nostre vicissitudini aveva deciso che non voleva in alcun modo perdere altro tempo. I ragazzi del branco si erano tutti complimentati con me, Embry come al solito si era guadagnato un ringhio furioso da Jake che non faceva altro che abbracciarmi e marcarmi come un terzino di calcio. Paul e Quil, concordi entrambi, mi avevano confessato di non volersi assolutamente mai battere con me e, come cosa più assurda, non scherzavano. Jared anche era rimasto affascinato dal mio modo di combattere e mi aveva chiesto qualche lezione sulle mie tecniche, come aveva fatto Jasper in passato. Seth non smetteva mai di ringraziarmi. Quando riuscii ad incontrarlo, lui in una forma più adatta alla parola ed io dopo la mia razione no stop di figli e marito, mi disse ‘ottimo lavoro’ dopodiché mi abbracciò per restare così praticamente quasi un quarto d’ora. A forza di stare con i vampiri il piccolo Seth, aveva acquisito la loro immobilità. Anche Leah mi ringraziò, ma a modo suo di sottecchi in un momento in cui tutti non ci stavano guardando, per poi dirmi ad alta voce ‘che se non fossi arrivata sarebbe evasa di lì a poco’, solo per non smentirsi davanti agl’altri. Per quello mi aveva anche chiesto scusa dicendo che doveva mantenere una certa facciata altrimenti si sarebbero tutti rivoltati al caporale di ferro. Al nostro rientro mi regalò un piccolo bracciale di cuoio, con gl’intrecci e i colori profondamente diversi rispetto a quello di Jacob, così come il suo significato: fiducia. Quella era la vera dichiarazione di pace fra noi due. Finalmente potevamo coesistere senza cercare di prevalere l’una sull’altra, in armonia. Con Sarah il suo rapporto era perfetto, dopo tutto quello che avevano vissuto erano diventate davvero sorelle. E così la vita aveva ripreso più o meno il suo corso. I miei genitori non mi avevano ancora del tutto perdonata, almeno così cercavano di dare a vedere. Volevano fare i sostenuti, peccato per i miei immensi occhi da cerbiatto che li fecero uscire allo scoperto. Rosalie ed Alice mi obbligarono alle famose tre settimane di shopping, che con l’avvento del matrimonio erano diventate il loro gioco preferito, ovvero vestiamo la bambolina Nessie. Esme invece, per smorzare la tensione, si lanciò in un nuovo progetto con Gabriel, volevano ampliare la villa e la mia casa, mandando ai pazzi sia me che la mamma. In più, cucinò per due giorni interi; per non sperperare l’industriale quantità di cibo, i lupi non si sprecarono in molti complimenti, ed impiegarono meno di tre ore per spazzolarsi il tutto. Carlisle deviò il suo viaggio e rimase per qualche giorno a Volterra con Marcus, prima di tornare. Forse era andato in Italia per stabilire qualche nuova legge o regola da rispettare affinché una cosa simile non accadesse più. Non seppi quale fu il destino di Vladimir e Stefan e nemmeno m’importò. Il nonno era intenzionato a dirmelo ma io come una ragazzina mi tappai le orecchie e non volli ascoltare. Preferivo non sapere. L’unica cosa di cui fui informata fu che loro non avrebbero più in alcun modo nociuto alla mia famiglia. Emmett e Jasper vollero sapere ogni minimo dettaglio. Lo zio rimase visibilmente sorpreso delle mie doti, e concordò con Massimo su come io sarei stata davvero un ottimo agente segreto. I giorni passarono e quella brutta avventura ormai apparteneva all’album di famiglia. Ogni ricordo di quella tremenda giornata era vivido, scolpito sulla pietra della mia memoria infallibile. Nonostante tutto fosse volto ad un lieto fine, dentro di me la paura e l’angoscia che potesse ricapitare era sempre viva. Troppe volte avevamo abbassato la guardia, troppe volte la nostra sicurezza ci aveva arrischiati. Troppe volte la calma piatta era il prologo della tragedia. La sera prima di addormentarmi osservavo quella cicatrice dietro la schiena di Jake. Ed ogni volta mi sentivo morire, perché non ero pronta ancora ad affrontare di nuovo un ostacolo anche solo lontanamente simile. Un peso, che comprime e si espande dall’interno, ti prende e ti sbatte appena pensi che sia finita. Ora ero tranquilla tra le braccia della mia eternità, ma il domani? Il domani era vicino ed assolutamente sconosciuto, per esseri come noi non esistevano preveggenze o miracoli. Per noi esseri rari c’era solo l’ignoto, il terrore di rivivere l’ agonia di una vita tormentata, fatta soltanto di pura lotta per la sopravvivenza. A cosa avevo condannato i miei figli mettendoli al mondo?

“Non me la racconti giusta, tu!” ero tra le sue braccia, dondolando con la testa  sul suo petto mentre una musica dolce vibrava nell’aria di gioia e festa del matrimonio di Quil e Claire.  Sarah poco più lontana stava ballando con Nathan, il sorriso sulla bocca felice e rilassato. EJ parlava invece con una ragazza, aveva le guance rosse, all’inizio pensai che fosse accaldato ma poi fece una mossa che riconobbi subito. Iniziò a passarsi una mano dietro la nuca sui suoi capelli. Jake lo faceva sempre soprattutto quando io lo mettevo in imbarazzo. La ragazza era molto carina i capelli biondo scuri con qualche riflesso color caffè, magra ma non eccessivamente, piccolina di statura, portava un bel vestito rosa antico, ai piedi delle scarpe con un bel tacco a sopperire ciò che la natura non le aveva donato in altezza. Sul suo incarnato pallido due begl’occhi scuri, color del cioccolato fuso ed ad ogni suo sorriso due fossette spiccavano sulle gote rosate. Chissà perché …

“Che intendi?”

“Stai ancora pensando all’ultima battaglia!” forse all’inizio era così, ma poi vedendo i miei figli ogni cattivo pensiero era stato scacciato.

“Veramente stavo pensando a chi fosse la ragazza, con cui EJ sembra essere tornato un bambino impacciato!” indicai dietro le sue spalle, dove i suoi bellissimi occhi si andarono a posare.

“Credo che sia un’amica di Claire!” rispose tornando a guardarmi ed a studiarmi “Non so, sinceramente ero troppo impegnato a notare come ti doni essere una damigella! Sei bellissima, mostriciattola!” mi donò uno sguardo malizioso, poi molto lentamente avvicinò le sue labbra al mio orecchio, sussurrando caldo all’interno di esso “Sai cosa si dice del testimone con la damigella?” tremai quasi violentemente, ma mi imposi una faccia sconvolta; quanto mi piaceva giocare con lui.

“Signor Black, non mi starà facendo una proposta indecente!”

“Sarebbe indecente non provarci!” sorrise sornione cercando di baciarmi ma io allontanai il viso rifiutandolo.

“Non ti facevo così tipo da cliché!”  prese il mio braccio lo sollevò facendomi fare una giravolta per poi farmi tornare fra le sue braccia.

“Sai che forse con qualche lezione potresti diventare un buon ballerino!” baciò le mie labbra leggere sfiorandole due volte ed io mi sciolsi, persa nella contemplazione di quell’infantile rotondità sul mento, percorrendo la piega delle labbra, la sporgenza del naso e perdendomi in quegl’infiniti pozzi neri, in quello sguardo sicuro e strafottente con una nota di esperienza accresciuta insieme.

“Non esageriamo, nella nostra famiglia ci sono già abbastanza damerini che sanno ballare il minuetto!” quel nostra mi colpì ancora una volta. Non era la prima volta che Jake includeva la mia famiglia nella sua, però mi fece uno strano effetto. Forse il pensare che erano nemici giurati che la sua esistenza era destinata a farne un assassino di quelli come noi, rendeva la nostra unione ancor più speciale. Tutto quello che ci aveva portato a quel punto era perfetto sia gli orrori a cui avevamo partecipato, sia le cose belle. Non poteva succedere altro, non potevamo vivere in maniera diversa troppo speciali per essere normali. Troppo speciali per non far gola a qualche pazzo con le manie di protagonismo.

“Ehy, che succede? Ti sei improvvisamente rattristata!” infatti avevo abbassato lo sguardo senza accorgemene. Non avrei voluto guardarlo negl’occhi ma in fondo cosa potevo realmente nascondergli.

“Pensavo quante volte dovremmo rischiare la vita prima che possiamo tirare un sospiro di sollievo!” lo stesso buio che mi aveva invaso, ora si trovava sul suo volto. I nostri movimenti erano diventati sempre meno evidenti, quasi fermi sul posto, non ascoltavamo nemmeno la musica.

“Ultimamente ci pensavo anch’io!”  si volse a Sarah, bellissima nel suo abito corallo che le lasciava una porzione di schiena scoperta, attirando gli sguardi dei ragazzi sulla sua figura longilinea, ma con Nate vicino nessuno provava ad avvicinarsi “Purtroppo sono giunto ad una conclusione spiacevole; non ci lasceranno mai in pace!” stava praticamente spezzando tutte le mie speranze di una vita normale “Siamo oggetto d’invidia, non siamo speciali solo per il mondo comune, anche per quello non comune, ti ricordi cosa disse il biondone di Denali allo scontro con i Volturi?”

“Stai parlando si Garrett?”

“Si!” guardai Jacob curiosa di sapere dove voleva andare a parare “I Cullen spaventavano i Volturi perché erano una famiglia, non un semplice Clan, c’erano dei legami troppo forti fra di voi!” tornò a guardarsi intorno scorrendo lo sguardo ad uno ad uno con i suoi fratelli. Seth e Leah giocavano con Crystal la bellissima figlia di Sam ed Emily, impegnati sulla pista a ballare persi l’uno nell’altra. Embry con la nuova ragazza di turno si stava pavoneggiando con Paul e Jared, sull’orlo di una sfida mentre la povera Rachel  stava cercando di far mangiare Ephraim che non ne voleva sapere, e pensare che prima o poi sarebbe diventato un lupo e non avrebbe più fatto tante storie. Alexander giocava con il piccolo Billy con delle carte, sotto lo sguardo attento di Kim. Tutti in una perfetta armonia. Un armonia che aveva una data d’inizio, ma non una di fine “Poi ai Cullen ci siamo uniti noi, licantropi, nemici mortali dei vampiri questo ci ha resi più forti, collaboriamo da troppo ed  abbiamo creato l’anello di congiunzione tra le due specie! Questo mi terrorizza di più, far rivivere a Sarah ed EJ le nostre esperienze, quanto possono far gola alle sanguisughe senza scrupoli? La storia si ripete sempre, evolve e continua! Passa da padre in figlio come il mio essere lupo, o il tuo essere per metà vampira …” tornò a guardarmi negl’occhi e per un secondo si perse nei miei, era così con lui ogni cosa era intensa e vissuta fortemente, persino la semplice attesa dei cambiamenti costanti che la nostra frenetica esistenza ci concedeva.

“Però tutti noi saremo sempre pronti per proteggerli!”

“Tu sei la cosa migliore che gli potesse capitare!” quell’affermazione mi colse di sorpresa e forse si vedeva sul mio viso quello che provavo “Hai attraversato mezzo mondo pur di salvarli …”

“Avresti fatto lo stesso anche tu!”

“Si, lo avrei fatto ma non sarei stato così freddo e così geniale!”

“Non dimenticare Gabriel …” alzò gli occhi al cielo odiava enormemente ammettere quanto fosse stato cruciale il suo intervento, soprattutto quando simulando una lotta fra loro due eravamo riusciti a fuggire dalla nostra cella. Senza volerlo gli feci rivivere quel momento, glielo mostrai.

“Sei solo un bastardo, Jacob non sai nemmeno proteggere la tua famiglia!” lo sguardo soddisfatto di mio marito che finalmente poteva sfogarsi sulle ossa di Gabriel. Iniziarono con una serie d’insulti e di urla attirando così le nostre care amiche guardie. Quando passarono al vero combattimento le minacce dei vampiri non furono più sufficienti e per cercare di dividerli furono costretti ad aprire la grata calare la scala per dividerli. Certo anche io avevo messo del mio piangendo e implorando ai secondini d’intervenire. L’affermazione fondamentale fu proprio rivolta ai loro cari padroni.   Brutto errore. Continuammo a fare baccano, Jacob si era addirittura trasformato. Appena misero piede in terra Massimo  ci coprì con il suo scudo facendoci diventare dei fantasmi. Vladimir e Stefan dovevano imparare ad istruire meglio le proprie guardie sui prigionieri, c’erano caduti come dei pesci lessi. Per poter entrare ed eliminare la guardia della torre ad Est, avevo nascosto un accendino a benzina dentro il calzino utile quando hai dei pezzi di vampiro da bruciare. Per fortuna che la loro perquisizione era stata piuttosto sommaria. Non volevano sporcarsi troppo le mani con una come me. Da lì in poi era solo storia.

“Ok, il mezzo ha fatto un buon lavoro, sono contento che sia riuscito a proteggerti e ad accompagnarti ma è meglio che non ci faccia l’abitudine! Altrimenti gliele spezzo davvero le ossa!” le divergenze tra i due si erano decisamente appianate. I divieti erano stati revisionati e corretti, le distanze leggermente ridimensionate e Sarah poteva finalmente rivolgere la parola  a Gabriel. Questo permise anche di chiarire fra i due, che finalmente tornarono ad essere un po’ amici.

“Sai mi sorprende che tu non sia tremendamente geloso, lui in fondo si è apertamente dichiarato innamorato di me!”

“Dopo tutto quello che abbiamo passato non credo che ci possano più separare! Nemmeno un mezzo vampiro belloccio che ci prova spudoratamente da quasi dodici anni!” un tempo non avrebbe mai preso con così tanta leggerezza la sua estrema vicinanza, ovviamente gli avevo parlato anche della tenda a cui non aggiunse altro che un grugnito simile ad una motosega. Stava realmente diventando molto più saggio “Non riesco a non dirtela tutta …” ridacchiò in maniera buffa attirando la mia curiosità  “Tuo padre mi ha garantito che se fa anche solo un pensiero fuori posto su di te o su Sarah me lo porta legato ed imbavagliato! Sto decisamente più tranquillo con super - Cullen - radar attivato e dalla mia parte!”

“Ti fidi ciecamente di mio padre?” mi ritrovai a chiedermi se Vladimir e Stefan fossero davvero sotto chiave. Dopo questo come minimo un meteorite si sarebbe abbattuto su di noi. Ed era il minimo. Come massimo la fine del mondo era molto vicina, sarebbe scoppiato nuovamente il big bang e la Terra si sarebbe trasformato in pulviscolo intergalattico.

“Incredibile ma vero, si!” sorrise donandomi un lieve bacio sulle labbra. “Io e la sanguisuga leggi pensieri, chi l'avrebbe mai detto!” ma mentre ancora stavamo tubando come due piccioni, la faccia di Embry sbucò dalla spalla di Jacob con un sorrisone furbo. Cosa avevano in mente?

“Scusa Nessie ma mi serve il mio collega testimone qui presente, per fare una piccola conversazione privata con lo sposo, ci vuoi scusare?” li scrutai perplessa troppi sotterfugi e chiamate vaghe, stavano organizzando qualcosa dal pomeriggio precedente, cosa sarebbe toccato al povero Quil?

“Non temere mostriciattola, tornerò a breve!” disse baciandomi le labbra, appena sfiorandole.

“Basta che rimaniate tutti interi! Tutti, nessuno escluso!” mi rivolsi ad Embry ormai appeso sulla spalla di Jake come una scimmia “Te lo posso affidare?”

“Certo, capo!” affermò con una mossa militare verso di me. Sconsolato Jake scosse la testa mentre io ed il suo amico ci scambiavamo un occhietto complice. Andai a sedermi da una parte iniziando a sfilarmi le scarpe giocherellando con le dita dei piedi. Se m’avesse vista Rosalie o Alice chissà quante me ne avrebbero dette. Per quanto avessi una forza sovraumana non riuscivo a portare un paio di tacchi per più di tre ore, ne risentivo immediatamente. Pensandoci bene avrei infilato i miei bei piedini volentieri nel cestello del ghiaccio.

“Ahi che male!” anche Sarah sembrava non sopportare quel malefico strumento di tortura, utile solo a sembrare più alta per un puro vezzo estetico. Si era seduta accanto me ed si era sfilata le scarpe. Tale madre, tale figlia.

“Ciao piccola, hai smesso di ballare?”

“Già il mio cavaliere si è dileguato assieme a tutti gli uomini del branco!” forse mi ero fermata incantata a guardare i suoi lineamenti, la somiglianza con Jake era evidente, ma ora che sul suo viso i tratti di una donna prendevano forma rimarcando i begl’occhi chiari, acquosi in un certo senso, liquidi e solidi nelle sue espressioni, aveva qualcosa anche di me. Ed era bella, molto più bella di quanto fossi mai stata io. Soprattutto era mia. “Ho qualcosa fuori posto?” sorrisi ripensando a quante volte anche io vedendo che qualcuno mi fissava, mi sentivo a disagio pensando a qualche cosa che non andava, certe cose non possono cambiare.

“No, stavo solo pensando che sono fiera si te!” la mia frase terminò con il suo sguardo basso come se le avessi detto qualcosa che la stava offendendo.

“Non puoi essere fiera di me, mamma …” smorzò un singhiozzo, la mia bambina forte e coraggiosa che non si spaventava di fronte a nulla, nemmeno quando era piccina, non piangeva quasi mai. Ed ora quella goccia solitaria e trasparente si gonfiava incontrollata al limitare delle sue ciglia. “Non mi sono comportata bene con te, ti ho offesa, invidiata, insultata anche solo con i miei modi, non merito il tuo orgoglio!” le presi le spalle attirandola sul mio petto. Non esisteva offesa che una madre non poteva sopportare, non esistevano problemi che io non avessi superato. Quella fra le mie braccia era mia figlia, sarei sempre stata orgogliosa e fiera di averla avuta, ogni giorno avrei continuato ad amarla, ogni istante sarebbe sempre e solo dedicato al suo respiro. Tutto in funzione della loro felicità, tutto per loro anche se mi avessero calpestata, non mi sarei mai tirata indietro.

“Tu non sai neanche cosa significhi avere figli splendidi come voi due, io non potrò mai provare nulla di diverso se non gioia ed orgoglio, mia piccola Sarah! Vi ho desiderato, vi ho sognato, vi ho avuti e solo questo e sufficiente a rendermi estremamente felice, perché se c’è qualcuno che deve qualcosa quella sono io, non preoccuparti si può sbagliare, non  saresti mia figlia se fossi perfetta, ti amo e ti amerò sempre perché sono nata per questo!” baciai i suoi capelli e la sentii la sola piccola lacrima cadere sul mio petto, commossa dalle mie parole. Non c’era niente di falso, nulla poteva cambiare quello che provavo per loro, nulla poteva dividerci perché io stessa non avrei permesso a nessuno di farlo. L’avevo dimostrato, ed ero pronta a rimarcare il concetto se fosse stato necessario. Certo non avevamo fatto i conti con un branco di lupi goliardici che si muovevano in massa verso Claire impegnata in una conversazione con Emily. Jacob era al centro ed aveva un vassoio coperto da un tovagliolo. Tutti si ammutolirono in sala escluse le risatine trattenute a stento dai nostri lupacchiotti.

“Claire, questo è per te!” prese la parola EJ con il sorriso a mezza bocca di mio padre stampato sulla faccia. Claire titubante, alzò il lembo del tovagliolo sbirciando al di sotto di esso. Aveva iniziato a ridere così tanto che non riuscì a scoprire cosa celavano con tanto sospetto. Tutti i ragazzi la seguirono, ma la curiosità era a mille. Quando i singhiozzi divertiti della mia amica scemarono tolse il tovagliolo mostrando così i vestiti di Quil ben ripiegati  e disposti sul vassoio. “Tocca a te rivestirlo! Quil, ti aspetta in bagno!” poveretto lo avevano denudato il giorno del suo matrimonio ed abbandonato in bagno. Dopotutto con loro era sempre così, uno scherzo continuo una risata tira l’altra. Sembrava di aver a che fare con eterni ragazzini. Mi correggo, avevamo a che fare con eterni ragazzini e noi eravamo questo in fondo e lo saremo stati per sempre. Centenari adolescenti proprio come l’origine di tutto. Edward e Bella. Jacob aveva ragione. Non potevamo non far gola a chi aveva  sete di potere. Noi senza ricercarlo lo avevamo raggiunto e non ne abusavamo. La nostra eternità sarebbe stata sempre costellata di prove, ma niente avrebbe potuto dividerci persino la morte si tirava indietro di fronte a noi. Figli eterni dell’immortalità, avremmo oltrepassato  le porte del tempo e dello spazio, valicato l’enorme montagna delle difficoltà. Il Fato aveva scatenato tutto la sua forza distruttrice, eppure non aveva scalfito alcun che. Eravamo forti, uniti e questo ci rendeva perfetti. Le Moire non potevano tagliere dei fili d’acciaio intessuti in un ordito troppo fitto per essere distinti e districati, le nostre vite non assumevano miglior connotazione del metallo duro e resistente. Non eravamo semplici fili d’acciaio ma un vero tessuto. Avremmo goduto per sempre di noi, accompagnandoci nell’infinita giostra della nostra vita. Per sempre, assaporando ogni istante che la nostra eterna giovinezza ci offriva. Insieme.

 

FINE.

 

Note dell'autrice: Eccola lì maledetta e corta. Dopo un po' di mesi che mi avete accompagnato in questa avventura l'ho scritta e stavolta è proprio definitiva. Grey Day non avrà altri seguiti, almeno non in un futuro prossimo. Non so magari mi viene in mente qualcosa, ma per ora ho definitivamente esaurito ogni risorsa. Che dire. Spero che la conclusione con la festa (si è capito che a me piace finire con una cosa allegra tipo festa!) vi sia piaciuta e che sia stata all'altezza dei vostri complimenti che fino ad ora sono stati il vero carburante per migliorarmi in quello che è un semplice diletto. Mi sono emozionata, ho combattuto, ho superato i miei momenti difficili grazie a questa piccola passione nata per caso. Ho una bella lacrimuccia che ha deciso di rimanersene lì sulle mie ciglia.

 OVVIAMENTE AVVIO SEMPRE IL SUPER SONDAGGIONE, VOGLIO SAPERE COSA VI è PIACIUTO DI PIù COSA DI MENO, SE C'è QUALCHE ARGOMENTO DA APPROFONDIRE MEGLIO, VEDETE VOBIS!

Va buon passiamo alle recensioni.

kekka cullen: Che dirti se non grazie! è una parola semplice ma spero che lo prenderai con il suo significato completo. Il mio scopo quando scrivo è proprio quello di trasmettere tutta me stessa e nella mia Nessie c'è una grande parte di me. Mi somiglia, come se fosse un mia sorella ed ora voglio che sia anche vostra. Grazie mille per il graditissimo jake elegante (la mia tastiera ringrazia un po' meno a causa della bava). Fa gola non c'è che dire! Una curiosità concedimela: mi piacerebbe sapere su quali aspetti ti sei scoperta a riflettere sempre che non sia una domanda indiscreta, senza ricadere sul personale, magari sono gli stessi che mi hanno spinto a scrivere un determinato capitolo o un determinato argomento e così per pura conoscenza, mi piacerebbe sapere. Onorata di averti avuta come lettrice!Grazie

kandy angel: grazie mille per la tua costanza! Un bacione ed ancora grazie.

noe_princi89: ed eccoci qui alla fine finissima, io sono triste tanto questa storia ha significato molto per me. Grazie mille un bacione!

Passiamo ai ringraziamenti:

Ringrazio le 19 persone che hanno inserito Moonlight stones tra le preferite, le 2 tra le ricordate, le 35 tra le seguite.

Ringrazio infinitamente SINEAD che mi è sempre stata vicina e mi ha appaggiata in questa pazzia.

Ringrazio con particolare attenzione NEVER LEAVE ME.

Ringrazio NOE_PRINCI89, LIONE94, KANDY ANGEL, KEKKA CULLEN, per aver sempre donato anche solo una parolina per me. Grazie mille.

Un particolare ringraziamento va ai lettori silenziosi quelli che passano anche solo a curiosare. Grazie tante!

Ringrazio anche tutti coloro che hanno seguito la serie, a chi si è perso per strada a chi ama questa storia quanto la amo io. Continuate a sognare!

Insomma  un GRAZIE enorme soltanto per tutti voi, perchè non esiste scrittore senza lettore.

Un bacio grande.

La vostra pseudoscrittrice folle

Malice

   
 
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