Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Mokochan    03/06/2010    11 recensioni
Parte Seconda, capitolo sette:
«E tu che ci fai qui?» domanda Shikamaru, sorpreso.
Il servo accenna un sorriso. «Ho sentito dei rumori mentre controllavo la tenuta e mi sono incuriosito. Tu non dovevi rimanere illeso?» aggiunge, dando un’occhiata a Naruto.
Il duca grugnisce. «Avevo proprio voglia di farmi trapassare la spalla da un proiettile, così sono uscito e mi sono fatto sparare dal primo pazzo che passava. Mi annoiavo.»

Parte Terza, capitolo tre:
«Trovo ammirevole la velocità con cui vi muovete malgrado le vesti che indossate, Lady Hanabi, ma gradirei poter concludere la nostra conversazione da fermi
[Avviso: questa storia sta subendo ancora qualche modifica ed è perennemente in fase di revisione, per dirla tutta. Mi scuso per gli errori che troverete durante la lettura] [Avviso 2: nel prologo ho inserito un altro avviso in merito]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sai | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'NaruHina ~ Orange is better!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bloody ROSE







♦ C A P I T O L O  U N O ♦




«Oggi vorrei che passaste un po’ di tempo col nostro ospite per fargli visitare ogni angolo di questa casa e, se non è di troppo disturbo, che facciate amicizia con lui.»
Può sembrare una richiesta, ma in realtà ha tutta l’aria di un ordine che non ammette repliche.
Hinata e Hanabi annuiscono col capo e si lanciano un’occhiata: tutt’e due sentono che c’è qualcosa che non va in quell’evento più di tutto ciò che comporta.
Una delle cameriere, Tenten, inizia a servire le pietanze.
«Padre,» Hanabi finisce di masticare un pezzo del suo pollo e posa la forchetta sul piatto, «vorrei sapere qualcosa in più sul nostro ospite. M‘incuriosisce.»
«Non c‘è molto da dire sul suo conto: è un giovane duca. Ha appena ereditato una cospicua somma di denaro da suo padre quand’è morto, e adesso amministra i beni di famiglia. È un giovane molto assennato, devo dire, differente dai ragazzi della sua età. Ho preso contatto con lui una settimana fa per sistemare dei conti e ho deciso di invitarlo qui.»
«Beh, potrei conoscere l’età di questo giovane duca, padre?» azzarda Hanabi, amabile.
Hinata sorride: solo la sua sorellina è in grado di blandire il loro amatissimo padre senza scatenarne l’ira.
Hiashi Hyuuga si pulisce la bocca e sorseggia il suo vino rosso, pensieroso.
«Dovrebbe avere vent’anni,» risponde infine, «così giovane e già così accorto. Non pensavo esistessero ancora giovani come lui in questo paese – anche se Neji la sa lunga, figlie mie, questo non lo ignoro. Ammetto, con tutta onestà, che ho dubitato per un attimo del nostro ospite quando ho saputo di alcuni suoi… precedenti alquanto imbarazzanti.»
E cosa mai avrebbe fatto di tanto sconcertante il nostro gentiluomo?, pensa Hanabi, curiosa.
Alla seconda portata, ponderate le domande giuste, la piccola Hyuuga ricomincia a parlare.
«Da come ne avete parlato, padre, non mi pare abbia fatto qualcosa di imperdonabile, o almeno non di così grave da influire sui suoi affari. Oppure sono in torto?»
Hinata inarca un sopracciglio. «Sorella, non mi pare una domanda corretta questa: non stai facendo che interessarti della vita privata di una persona che nemmeno conosci...»
«Hinata, lasciala stare,» Hiashi sorride freddamente, «posso soddisfare la curiosità di tua sorella senza recare danno alcuno alla nomea del nostro ospite.»
«V-volevo solo…» balbetta Hinata, mortificata.
«Ho capito, figlia mia. Ho capito.»
Invece ha la sensazione che suo padre non abbia capito un bel niente, ma evita di dirlo, sicura di peggiorare le cose aggiungendo altro a una discussione già persa in partenza. Quindi prende il suo bicchiere e centellina il vino, sperando di non essere nuovamente richiamata.
Tenten porta via i piatti quando Hiashi le lancia un'occhiataccia e, fatto il suo dovere, si ritira nelle cucine.
Il capostipite si sistema le maniche della giacca e osserva brevemente le figlie con i suoi occhi gelidi come l'inverno.
«Posso affermare con assoluta certezza che il ragazzo è stato vittima del parlare della gente e che mai avrebbe macchiato l‘onore della sua famiglia. E, anche se tutto ciò risultasse vero e lui fosse colpevole di avventatezza, questo non cambia il fatto che è un buon uomo e che non esiterei a difenderlo in futuro, se me ne fosse data la possibilità.»
Hanabi lo guarda a bocca aperta, incredula; Hinata, invece, quasi si strozza con il liquore: mai hanno sentito il proprio padre sostenere qualcuno con tanto ardore, né con un rispetto che rasenta l’impossibile e che, a quel punto del discorso, le porta a pensare che l’ospite sconosciuto sia un personaggio senz’altro fuori dal comune.


♦ ♦ ♦


Hinata è impegnata nella lettura di uno dei suoi romanzi preferiti quando, con passo svelto e deciso, sua sorella irrompe nella sala con l’aria stravolta. Dopo un momento di silenzio, Hanabi prende posto nel piccolo divanetto di fronte al suo, gli occhi accesi e le braccia conserte.
«Bene, adesso posso dirlo!» sbotta la giovane, fissando la sorella maggiore con impeto, «Nostro padre è impazzito!»
La giornata del terrore non ha fine, pensa Hinata. «Come mai dici questo? Cos‘è successo?»
Ci vuole qualche secondo prima che Hanabi decida di parlare. «Ha dato la stanza di Neji al nostro ospite. La stanza personale di Neji. Neji!» ripete, le guance rosse dall'agitazione, «Non era mai capitato!»
Di norma Hinata non ci avrebbe creduto, ma la faccia della sorella le suggerisce che non solo Hiashi Hyuuga ha fatto quanto ascoltato, ma ha anche ignorato una delle regole vigenti della casa: violare lo spazio personale di Neji Hyuuga.
Ottimo.
Neji è suo cugino, figlio del fratello gemello di suo padre, morto anni addietro per via di una brutta malattia di cui – ancora adesso – non conosce il nome.
Non avendo figli maschi, Hiashi si era affezionato al ragazzo e ne aveva fatto la sua copia sputata. Non era stato un bene per le figlie, che avevano dovuto subire i comportamente altezzosi del cugino.
Hiashi Hyuuga era capace di trasformare la persona più deliziosa del mondo in una tigre dagli artigli affilati.
In ogni caso, da una settimana Neji non era con loro: impegnato per affari a Londra, non sarebbe tornato che fra due settimane.
Hanabi si passa una mano fra i capelli e scuote il capo. «Io non so cosa stia succedendo, ma se davvero ha intenzione di darti in sposa a costui…»
«N-no, ti prego,» balbetta Hinata, inorridita alla sola idea, «sono cosciente dei doveri di questa casata, dei miei obblighi e d-del resto, ma non voglio sposarmi con qualcuno che non conosco, né tantomeno pensarci.»
Con le dita carezza la pagina su cui è aperto il libro e fissa le parole che vi sono scritte, nel tentativo di mandare via quella brutta storia – vera o falsa che sia. In fondo, quelle di sua sorella sono semplici congetture, prive di un qualsiasi fondamento.
Sono solo aria fredda.
«Prima o poi accadrà» commenta Hanabi, scrutandola con i suoi occhi d’un gelido lilla.
Prima che Hinata possa ribattere a quelle parole, la sua cameriera personale, Ino, apre la porta della sala e con un inchino fa il suo ingresso.
«Vogliate scusarmi. Vostro padre mi ha mandata ad avvertirvi che il duca è arrivato e che entrambi vi aspettano nello studio principale.»
Hanabi sbuffa e la congeda con un “grazie”, senza mostrare emozioni nei suoi confronti. Poi, dopo aver riflettuto attentamente, si rivolge alla sorella.
«Io non ho sentito rumore di carrozze, tu?»
Hinata scuote il capo, sconcertata. Avrei forse dovuto farci caso, a ogni modo?, si chiede.
«Il nostro duca è molto silenzioso.»
Detto questo, Hanabi si alza e incita la sorella a seguirla; non pare curiosa, tuttavia Hinata ha la netta impressione che quella vicenda abbia risvegliato la pettegola che è in lei, e che questo la spinga senza remore a farsi gli affari di quell’ospite illustre.
E tutto ciò, ovviamente, non è da Hanabi.


♦ ♦ ♦


È in piedi accanto alla finestra: invece di ammirare i grandi giardini che circondano la tenuta e che da quella stanza s‘intravedono particolarmente bene, i suoi occhi scelgono di studiare ciò che lo circonda.
Osserva i grandi quadri appesi alle spalle della scrivania di legno raffinato, le piccole statuette situate negli immensi scaffali collocati contro le pareti che li attorniano. Appoggiato sulla scrivania c’è un mappamondo di dimensioni medie. Accanto a questo vi è un volume di circa mille pagine dal titolo Economia: segreti di un’arte.
Qualcuno considera arte qualcosa che ti fa venire mal di testa solo a parlarne?, pensa l’uomo.
«Sono impaziente di sapere come vi trovate da queste parti» domanda Hiashi Hyuuga, richiamando la sua attenzione dopo svariati minuti di silenzio in cui, fra un entrare e uscire di serve, il padrone di casa non ha avuto modo di udire altro che qualche sporadica e cortese domanda.
Scrolla le spalle, il giovane ospite, e proclama: «Trovo che il paesaggio sia delizioso e la vita di città gradevole; sì, devo dire che non mi dispiacerebbe trasferirmi qui con mia sorella. Sempre che gli affari me lo consentano», ma nemmeno per idea, aggiunge mentalmente, scoccando un’occhiata disinteressata all’enorme pila di documenti disposti sul tavolino accanto a lui.
«Ne ero certo!» esulta pacato lo Hyuuga, annuendo, «Se volete...»
Uno schiocco improvviso – non sono più soli.
Poi una voce allarmata interrompe bruscamente il conte, che si volta accigliato verso l'ingresso dello studio.
«Suppongo sia giunto il momento di presentarvi le mie figlie, signore. Potete starne certo: saranno per voi la migliore delle compagnie.»
E, quando il ragazzo si volta verso la porta aperta, rimane paralizzato.
Devo ricordarmi di ringraziare mio fratello per questo viaggio, pensa, sorridente.
Due occhi lilla lo guardano dall’altra parte della stanza: sono grandi e intensi, quasi timidi; il viso grazioso è pallido e, malgrado ciò, le guance si sono colorate subito di un rosa acceso che la rende ancor più splendida; le mani stringono i risvolti del lungo abito bianco che porta con estrema eleganza.
Tiene il viso basso, forse in soggezione.
È un angelo.
«Vi presento Hinata, la più grande delle mie figlie. È estremamente timida, ma non vi dovete preoccupare: è solo il risultato della buona educazione impartitale dalla madre.»
Il duca annuisce. Non era difficile da immaginare.
Pensa rapidamente a cosa fare e, quasi senza rendersene conto, si avvicina alla ragazza e le prende la mano; un lieve tremolio avviene al contatto.
«Piacere di conoscerla, Lady Hinata» le sfiora il dorso della mano con le labbra, soffermandovisi per qualche secondo più del dovuto – d’altronde non può farne a meno: Hinata lo attira.
Si scosta un poco da lei e continua a guardarla, non lasciandosi sfuggire nulla: non le labbra piene che sembrano invitarlo a baciarla quando si dischiudono un poco; non il collo sottile e caldo su cui immagina di poter affondare il viso; non i seni gonfi e bianchi che invitano alla lussuria più sfrenata; non quel sorriso che per ultimo mira dritto al suo cuore, stordendolo.
Prova un'attrazione che non sa spiegarsi, ma che lo illumina, automaticamente, quando lei gli rivolge un timido sorriso.
«Questa invece è la più piccola, Hanabi,» Hiashi gli indica la ragazza alle spalle di Hinata, asciutto.
Simile alla sorella, certo, eppure di una bellezza assai diversa: Hanabi Hyuuga si presenta con un inchino e un’occhiata gelida che dice tutto – facile immaginare da chi abbia preso.
«Bene. Adesso tocca a me presentarmi, pare,» dice a disagio, «credo che vostro padre non vi abbia detto molto sul mio conto, mie signore,» aggiunge  incerto.
«Ha detto tutto ma ha tralasciato il nome, se lo volete sapere,» risponde Lady Hanabi con tono affabile, suscitando l’agitazione di Lady Hinata che le dà una gomitata, stupefatta.
Più che affabile, la ragazza pare fredda come la lama di una spada, pensa l'ospite, curioso.
«Lady Hanabi, sono certo che il mio nome non sia tanto rilevante,» le sorride, ironico, mentre si sistema la giacc, «ma se proprio ci tenete a saperlo, non c‘è problema. Mi chiamo Minato. Minato Namikaze.»






   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Mokochan