Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: JoJo    08/06/2010    5 recensioni
Washington DC. Degli omicidi estremamente cruenti richiedono l'intervento del team di profiler della sezione di analisi comportamentale dell'FBI. E non solo il loro, in effetti...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La crudeltà sarebbe deliziosa

se si potesse trovare qualche tipo di crudeltà

che non facesse veramente male.

- George Bernard Shaw

Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.

Tormentare Spencer Reid era il suo hobby preferito.
Lo sapevano tutti e, in effetti, a parte i deboli tentativi di JJ di difendere il giovane genietto, anche tutti gli altri membri della squadra si divertivano ascoltando le sue battute che riuscivano a mettere facilmente in difficoltà il ragazzo.
Derek Morgan lasciò che un sorriso sghembo si allargasse sulle proprie labbra carnose e rivolse uno sguardo d'intesa a Garcia, che gli strizzò l'occhio con complicità, mentre faceva girare distrattamente un cucchiaino nella tazza di caffè che teneva fra le mani ornate da vistosi e variopinti anelli.
“Hai passato un buon week-end, mio dolce cioccolatino al latte?” domandò gioviale, rivolgendosi al bell'uomo di colore.
Lui le rispose con un grosso sorriso “Ti dirò, bambolina, non è stato affatto male.”
Poco più in là, Reid fece roteare gli occhi. Quando i suoi due colleghi partivano con quei discorsi allusivi e pieni di nomignoli zuccherosi, erano in grado di andare avanti a parlare per ore. Mosse qualche passo per allontanarsi dall'area relax con la sua bella tazza di caffè iper-dolcificata fra le mani, sicuro che i due non avrebbero fatto troppo caso alla sua assenza.
“E tu, ragazzino, che hai fatto di bello?”
La voce di Morgan lo inchiodò a metà strada, con un piede ancora sollevato a mezz'aria.
“Niente di particolare.” assicurò, voltandosi verso i due e scrollando le spalle esili per dare enfasi alle proprie parole.
“Davvero?- incalzò Penelope, un ghigno dipinto sulle labbra colorate di cremisi- Sicuro che non ci sia niente che tu ci voglia dire?”
Quando Spencer notò i sorrisi troppo larghi sui volti dei due colleghi indietreggiò quasi inconsapevolmente: quello aveva tutta l'aria di essere un attacco incrociato e lui sapeva bene di non essere in grado di spuntarla.
“Che c'è?” riuscì a domandare con voce leggermente acuita da quella strana sensazione di ritrovarsi indifeso e disarmato di fronte a due leoni affamati.
Garcia le rivolse uno sguardo saccente prima di iniziare a parale“La tua ragazza è adorabile, genietto.”
“C-cosa?- boccheggiò il ragazzo, scioccato da quell'affermazione- Quale ragazza?”
Morgan sollevò gli occhi verso il soffitto e la donna rispose alla domanda, divertita dall'agitazione che improvvisamente attanagliava il genietto della squadra.
“La regina delle ossa.- spiegò- La pulzella dagli occhi blu.”
Reid non potè impedire alla sua bocca di aprirsi per lo stupore. Beccato, lo avvisò una vocetta all'interno della sua testa, mentre le parole di Garcia gli riportarono alla mente le immagini di una ragazza dai lunghi capelli corvini e due profondi occhi azzurri.
Erano ormai passati quasi più di tre mesi da quando lui e il resto della squadra avevano conosciuto Alaska Ross, giovane antropologa forense che li aveva aiutati a risolvere un caso piuttosto complicato a Baltimora. Quello che i suoi colleghi non sapevano, o meglio, quello che i suoi colleghi non avrebbero dovuto sapere, era che lui era rimasto in contatto con lei, e che si scambiavano mail e lettere pressoché quotidianamente.
“Alaska non è la mia ragazza.- si affrettò a specificare con voce acuta- Siamo solo amici.”
“Solo amici, uh?- lo punzecchiò Derek, incrociando le braccia muscolose- E com'è che la vedi così spesso, allora?”
Reid spalancò gli occhi scuri “Ci siamo visti solo un paio di volte...”
“Da quando avete chiuso quel caso ho trovato cinque voli andata e ritorno verso Baltimora prenotati da te, caro il mio genietto. ” gli rivelò Garcia, con un sorriso smagliante sul volto.
“Sai, non credo che sia legale che tu controlli queste cose su di me.” tergiversò Spencer, non prima di aver deglutito rumorosamente in preda all'imbarazzo.
La donna scrollò le spalle “Puoi denunciarmi, se ti va.”
“E poi...- continuò il giovane profiler- non devo giustificarmi con voi se faccio qualche viaggio nei week-end.”
Morgan rise “Nessuno ti giudica perchè vuoi passare del tempo con la tua ragazza, ragazzino.”
“Non è la mia ragazza!” sbottò Reid, alzando la voce di un'ottava.
“Parlate di Alaska?” domandò Rossi, avvicinandosi per agguantare una tazza di caffè.
Penelope e Derek annuirono con aria saccente “Mmm”
“Mi ha mandato una cartolina.” rilevò il profiler di origini italiane, ricordando con piacere lo scambio di corrispondenza che aveva avviato con quella ragazza riaffiorata improvvisamente dal suo passato.
“Anche a me. - disse Garcia- E pensare che nemmeno ci siamo mai conosciute di persona.”
“Com'è che è in Guatemala?” domandò quindi Morgan che, come ogni altro membro del team, aveva ricevuto una cartolina dall'antropologa.
“Deve affiancare il docente che conduce uno scavo al posto del dottor Stein.” spiegò David, ricordandosi le parole scritte in stampatello e inclinate per la troppa fretta che aveva letto su una delle lettere che aveva ricevuto.
Derek annuì “Giusto, me l'ero scordato. Ormai è laggiù da parecchio, però, saranno...”
“Ventun giorni domani.” buttò fuori velocemente Reid.
Tre paia d'occhi si puntarono su di lui, facendolo immancabilmente arrossire.
“Per non essere la tua ragazza, sei piuttosto interessato a quello che fa.” trillò Penelope con il tono di chi la sa lunga.
In quel momento JJ fece capolino nell'area relax, pronta a richiamare al dovere i profiler. Quando vide il volto paonazzo di Spencer e i sorrisi divertiti degli altri immaginò immediatamente che tipo di conversazione potessero aver avuto i suoi colleghi.
“D'accordo, fine primo round.- dichiarò la bionda, prima di sventolare una cartelletta gialla- Abbiamo un nuovo caso.”

“Questo è Bill Port.- annunciò l'agente Jereau, sventolando il telecomando dello schermo di presentazione verso la foto di un uomo di circa trent'anni- trovato in un parcheggio coperto a Georgetown ieri pomeriggio.”
Premette un pulsante e il proiettore passò alla foto di un altro uomo, dai tratti tipicamente latini “Manuel Gomez, rinvenuto circa due settimane fa pestato a morte a Logan Circle.- continuò a parlare- Ieri sera il capo della polizia di Washington ha richiesto il nostro intervento.”
“Non ha dato importanza al primo omicidio?” azzardò Hotch, pensando a quanto fosse toccata dalla criminalità la seconda zona citata dalla collega.
JJ fece ondeggiare la testa “Questo sommato al fatto che un medico legale di Prince George's County, nel Maryland, ha letto il bollettino e ha segnalato di avere dovuto esaminare un caso simile giusto un mese fa.”
L'immagine sul proiettore cambiò ancora, mostrando tre di quelli che sembravano a tutti gli effetti dei mucchi di sangue rappresso.
“Perchè non ci sono foto del corpo?” domandò Derek, sfogliando il fascicolo del caso.
“Quello è il corpo.” lo informò Rossi. Aveva visto molte cose, e tutte terribili, durante la sua carriera, ma quello che si ritrovavano davanti in quel momento non sembravano affatto i resti di una persona, ma dei semplici mucchietti di carne tritata.
“Accidenti!- esclamò l'uomo di colore, aggrottando le sopracciglia-Come diavolo...”
“Non lo sappiamo ancora.- continuò JJ- Quello che rimane della seconda e terza vittima è stato spedito ai nostri laboratori solo stamattina, mentre la prima è stata già seppellita.”
Reid storse le labbra perplesso “Quindi avrebbero già archiviato il caso?”
“Già, come incidente automobilistico.” confermò la bionda, voltandosi verso di lui.
“Sarebbe dovuto essere stato risucchiato da una betoniera per finire in questo stato.” commentò Emily, fissando lo sguardo sulla foto della scena del crimine.
“Le zone dove sono avvenuti i primi omicidi sono aree con un alto tasso di criminalità.- riflettè ad alta voce Morgan- Non si può dire lo stesso di Georgetown.”
“Probabilmente sta cambiando raggio d'azione, sta prendendo confidenza.” ipotizzò Emily con sguardo concentrato.
“Abbiamo già qualcuno che è stato incaricato di occuparsi del caso?- domandò Rossi- Voglio dire: un medico legale capace di rimettere insieme i pezzi e dirci come sono state uccise le vittime?”
“Il nostro antropologo forense ha la mononucleosi ed è in quarantena e gli altri di cui dispone l'FBI sono già oberati di lavoro senza dover occuparsi di questo caso.- disse Hotch, che aveva già esaminato la cartella del caso la sera precedente quando, come al solito, era rimasto in ufficio oltre l'orario di lavoro- Ho pensato che una consulenza esterna fosse l'ideale.”
“Una consulenza esterna?” ripetè Spencer, alzando la testa. Un campanello di allarme gli risuonava da qualche parte a metà fra lo stomaco e il cuore, ma non sapeva dargli significato in quel momento.
“E chi pensavi di chiamare?” domandò Prentiss, alzandosi all'unisono con tutti gli altri.
“Ho già contattato qualcuno.-continuò il capo dell'Unità Comportamentale- È laggiù ad aspettare nell'open space.”
Annuirono distrattamente prima che l'uomo ricominciasse a snocciolare direttive “Io e Rossi andremo dal capo della polizia, Morgan e Prentiss a parlare con le famiglie delle vittime e Reid si occuperà della vittimologia. JJ, voglio che prepari un comunicato stampa.”

Avevano già conosciuto tutti il dottor Davon Stein, antropologo forense di fama internazionale, ma in quel nuovo incontro c'era qualcosa di sostanzialmente diverso.
L'uomo, i cui capelli canuti e le numerose e profonde rughe del volto rivelavano l'età non più giovane, se ne stava in piedi, sorretto da un'unica stampella che l'aiutava a muoversi nonostante la displasia congenita all'anca che lo faceva zoppicare vistosamente, ad attendere con impazienza che qualcuno lo ragguagliasse sul suo compito di consulenza per l'FBI. Indossava una camicia azzurra a maniche corte e un cravattino a farfalla gli stringeva il collo rinsecchito; se non avesse avuto sul viso quell'aria arcigna e quello sguardo severo, sarebbe potuto benissimo passare come un qualsiasi bonario vecchietto felice di godersi gli anni della pensione.
L'agente Hotchner aveva ricevuto un appunto su un seminario che il dottor Stein avrebbe tenuto a Washington riguardo a delle nuove analisi forensi su resti già decomposti e potenzialmente non identificabili così, quando JJ le aveva fatto vedere la cartella di quel nuovo caso, il suo pensiero era subito andato all'antropologo.
“Dottor Stein.” lo salutò, allungando una mano per stringere quella dell'uomo.
“Spero che abbiate un buon motivo per trattenermi qui.- disse l'altro, saltando i convenevoli e ignorando la mano tesa- Quando mi avete chiamato stavo per l'appunto per tornarmene a Baltimora.”
“Lo so. Ma abbiamo fra le mani un caso piuttosto complicato.- spiegò, ignorando le cattive maniere del professore- Tre uomini sono stati uccisi con estrema violenza e probabilmente ci sarà la necessità del parere di un esperto per identificare il tipo di fratture subite e con quale oggetto sono state fatte.”
JJ gli porse la cartella del caso, ma Stein alzò la mano con la quale non teneva la stampella per rifiutare “Non mi interessano le vostre informazioni superficiali.- chiarificò - Mi ha detto che i corpi sono già nei vostri laboratori, ho mandato la mia assistente a prendere le cartelle di modo da poterle visionare.”
“Avrà a disposizione tutti gli strumenti forniti dai laboratori federali di Quantico.”lo informò la bionda con tono professionale e trattenendo a stento una smorfia. Era difficile apprezzare la compagnia del misantropo dottor Stein ma, mentre gli altri se l'erano cavata con un veloce cenno di saluto, lei e Hotch erano costretti a fare gli onori di casa.
“Dovrà solo rendere conto delle sue analisi alla responsabile del caso, la dottoressa Tanaka.” continuò Aaron.
Il vecchio si lasciò sfuggire un verso gutturale di disappunto. Non avevano capito se a causare quella reazione fosse stato il fatto che doveva rendere conto a qualcuno delle proprie azioni o perchè potesse effettivamente conoscere il capo dei loro laboratori.
Dietro di loro un trillo acuto avvisò che l'ascensore era appena arrivato al piano. Stein si voltò leggermente, giusto quanto bastava per riconoscere la ragazza che stava per raggiungerli.
Poco più in là Spencer Reid allungò il collo dalla propria scrivania verso le porte ancora spalancate dell'ascensore e rimase inaspettatamente abbagliato da un sorriso che gli stava diventando pericolosamente familiare.

Percorse il tratto dall'ascensore all'open space in una corsa goffa, trascinandosi dietro un trolley arancione e che di certo aveva visto tempi migliori e cercando di non farsi scivolare giù dalla spalla esile la tracolla di un borsone stracolmo. Alaska Ross indossava una camicia indiana bianca, che metteva in risalto la sua carnagione insolitamente abbronzata e gli occhi chiari, e dei jeans leggermente consumati: sembrava una ragazza pronta per il viaggio premio alla fine del college.
“Davon, quel laboratorio è un paradiso per scienziati!” trillò, non appena raggiunse JJ; Hotch e il suo capo, che fece roteare gli occhi vistosamente, con un'espressione scocciata dipinta sul volto.
“Ti stai forse lamentando del nostro laboratorio, Quarantanove?”
“Dico che se avessimo più fondi sarebbe meglio attrezzato.-specificò la giovane- Vorrei tanto un microscopio comparativo tutto mio e non da condividere con il reparto tracce!”
“Ha portato la dottoressa Ross?” chiese Hotch, sottolineando l'evidenza, sorpreso di incontrarla di nuovo.
Lei rivolse finalmente la sua attenzione anche a lui e JJ e fece sventolare una mano in segno di saluto.
“Mi hai detto che potevo portare uno dei miei assistenti.- borbottò Stein con voce monocorde- Lei è la migliore, soprattutto se tace un pò.”
Quando Reid aveva riconosciuto Alaska una strana forza l'aveva costretto ad alzarsi e raggiungere i suoi colleghi di fianco all'antropologo. Sembrava un fantasma o, perlomeno, uno che un fantasma lo aveva appena visto e ciò gli impedì di parlare, almeno fino a quel momento.
“Credevo...credevo fossi in Guatemala a...a tenere un corso sul riconoscimento dei cadaveri non identificati al posto di Stein...”intervenne quindi Spencer, senza riuscire a non balbettare.
“Non sono in Guatemala.- sottolineò l'ovvio lei, sorridendo- In effetti è stato un rientro piuttosto improvviso...”
“Le è scaduto il passaporto.” rilevò Davon, con un sospiro rassegnato. Era abituato alla sbadataggine della propria assistente, ma costantemente rimaneva stupito da quanto lei fosse in grado di rimuovere dalla propria mente le cose più necessarie.
“Non è vero!-protestò Alaska mettendo il broncio per un istante- Mi è scaduto il visto, giusto in tempo per evitare la stagione delle piogge...”
JJ la guardò con aria compassionevole “E sei venuta direttamente qui dall'aeroporto?”
“Davon ha detto che era urgente, quindi ho fatto scalo a New York e invece di tornarmene a Baltimora sono volata qui.” l'avevo detto come se fosse stata un'equazione logica, ma in effetti era la sola a crederlo. Per di più, non erano in molti quelli che potevano affermare di essere così disponibili ad assecondare i capricci di Stein.
“Che stiamo aspettando, quindi?” cinguettò di nuovo, con impazienza. Aveva fatto scivolare al proprio fianco i bagagli e si era messa a tamburellare con impazienza le dita sulle cartelle che teneva fra le mani.
“La dottoressa Tanaka.- la informò Hotch- È la responsabile del caso e coordinatrice dei laboratori forensi: vorrei presentarvela prima di lasciarvi al vostro lavoro.”
“La dottoressa Tanaka?” ripetè Ross, spalancando la bocca.
Il capo dell'unità di analisi comportamentale annuì, mentre JJ e Reid aggrottavano le sopracciglia confusi da quella reazione.
“Amy Tanaka?!” esclamò di nuovo la giovane antropologa, le guance arrossate dall'emozione.
“Quarantanove ti prego, contegno.” la richiamò all'ordine Stein, con tono secco.
Alaska si tappò immediatamente la bocca con entrambe le mani, ma dai suoi occhi continuava a trapelare l'evidente eccitazione per quella notizia.
“Quarantanove apprezza molto il lavoro della dottoressa.” si decise a spiegare Davon, stringendosi nelle spalle. Personalmente non si capacitava di quell'interesse.
“Apprezzo?- ribattè Ross, prima di iniziare a spiegare le proprie ragioni tanto velocemente da rendere difficile seguire il discorso- Lei è decisamente la migliore patologa forense dello Stato!Inoltre ha portato delle innovazioni straordinarie nelle tecniche di laboratorio, senza contare che le sue pubblicazioni sono sulle migliori riviste scientifiche del mondo!La dottoressa Tanaka è semplicemente...cavolo, sto andando in iperventilazione.”
JJ si mise una mano davanti alla bocca per coprire la risatina che le era salita alle labbra, mentre Reid e Hotch volsero lo sguardo verso una donna in camice bianco che si era presentata alle spalle dei due antropologi.
La dottoressa Tanaka aveva un aspetto severo, con gelidi occhi scuri e la bocca contratta in una linea dura. I lunghi capelli, pura seta nera, erano raccolti sulla nuca in una crocchia.
“Dottor Stein.” salutò freddamente l'orientale.
“Dottoressa Tanaka.- le fece eco l'antropologo con voce piatta- Non mi sarei mai aspettato di lavorare ancora con lei. Questa è la dottoressa Ross, mi assisterà durante questo caso.”
“Quella ragazzina nel mio laboratorio?- domandò, squadrando Alaska da capo a piedi-Non direi proprio.”
Reid storse la bocca infastidito da quell'ingiustificato disprezzo e Hotch stava per aprire bocca per informare la dottoressa che avrebbero dovuto collaborare volenti o nolenti, ma la voce di Stein lo precedette.
“Quarantanove perchè non risolvi un po' delle scartoffie lasciate indietro dal tizio con la mononucleosi?”
Alaska annuì, con il suo solito sorriso imperturbabile sul volto.
“Che stai facendo?” domandò la Tanaka, guardando con sospetto la giovane che sfogliava con foga dei fogli che era sicura fossero stati presi dal suo laboratorio.
“Consulenza sui casi lasciati aperti dal vostro antropologo, come mi ha chiesto Davon.- spiegò semplicemente Ross, prima di iniziare a esaminare i casi che le passavano fra le mani-Queste ceneri umane sono incomplete, il loro volume e peso sono troppo inferiori alla media per essere associati all'aspetto dei resti di un intero corpo umano. Questo teschio?Abbastanza antico da dire che si può trattare di resti riportati alla luce da una sepoltura illegale, in ogni caso si tratta di una donna afroamericana, di mezza età. Il pezzo di avambraccio probabilmente è di un uomo, alto circa un metro e settantacinque. È stato trovato in mare?Perchè questo spiegherebbe il taglio della frattura che corrisponde con l'elica di un'imbarcazione di qualche tipo. E le ossa di quelle mani non sono classificabili come resti umani, appartengono a degli orsi, quindi immagino che il caso non sia di vostra competenza.”
Sui volti di JJ e Reid si aprirono dei sorrisi soddisfatti. Avevano avuto modo di conoscere la preparazione professionale di quella ragazza, ma erano contenti che potesse dimostrarlo anche in quel momento, cambiando l'impressione negativa che si era creata la Tanaka.
“D'accordo, Davon.- tagliò corto la giapponese, soprassedendo sull'aria strafottente del collega- La tua assistente Dakota è dei nostri, ma non intendo farle da babysitter.”
“In realtà è Alaska.” intervenne l'interpellata, divertita da quello sbaglio.
“Come?” sibilò la patologa, stringendo gli occhi.
“Il mio nome è Alaska.- ribadì- Ma se vuole possiamo fare che quando chiama uno Stato confederato risponderò io. Potrebbe non chiamarmi Washington o Colorado, però?Mi sembrano nomi maschili...”
“Allora- domandò il dottor Stein, interrompendo uno degli usuali ed improbabili discorsi della sua assistente- che cosa c'è di così complicato da richiedere il mio intervento?”
Alaska strinse le labbra e gli passò la cartelletta riassuntiva che aveva recuperato dal laboratorio.
“Dov'è il corpo?” domandò quindi, mentre si sporgeva oltre la spalla di Davon per osservare la foto della scena del crimine.
“E' sulla foto.” fu la risposta lapidaria della dottoressa Tanaka.
Quello è un cadavere?” buttò fuori con tono incredulo. Era difficile associare a delle figure anatomiche quell'ammasso di carne e sangue.
“Così pare.” interloquì il suo mentore, mentre avvicinava la foto al volto per osservarla meglio con i suoi occhi compromessi dalla vecchiaia.
Sul volto della giovane comparve un'espressione rammaricata “Oh.”
“Ci sarà da lavorarci parecchio.” dichiarò quindi l'antropologo.
“Torno in laboratorio per procedere con la rimozione dei tessuti?” si propose immediatamente la ragazza, riprendendo la propria vivacità immediatamente.
“No.” la contraddisse la dottoressa Tanaka.
“No?” ripeterono in coro Alaska e Reid, cosa che causò al ragazzo un diffuso rossore al volto, soprattutto quando la ragazza gli rivolse un sorriso divertito, accompagnato da una strizzata d'occhio, per l'accaduto.
“No?!-sbottò Stein-Perchè dai ordini alla mia assistente?”
L'orientale fece roteare gli occhi spazientita prima di rispondere “Devo prima continuare con le mie analisi. Al momento le uniche cose che potete fare sono quelle che non vi faranno toccare nulla che mi possa essere utile.”
“Quindi dovremmo analizzare quelle ossa stando lontani dalle ossa?” riepilogò il vecchio antropologo, alzando scetticamente un sopracciglio.
“Vedo che hai mantenuto il tuo dono della sintesi.” sibilò la donna, rivolgendogli uno sguardo di sfida.
Hotch strinse gli occhi mentre li osservava. Era palpabile la tensione che scorreva fra i due luminari, e non occorreva certo essere un profiler per capirlo. Sperò vivamente che tutto ciò non compromettesse sul lavoro che dovevano svolgere per venire a capo di quel caso.
“D'accordo.- capitolò Stein- Io vado in laboratorio e vedo quali mezzi abbiamo a disposizione, mentre tu, Quarantanove, fatti portare sulla scena del crimine.”
“Lavoro sul campo!- trillò, facendo un saltello sul posto- Vado a prendere un kit in laboratorio.”

Primo capitolo ufficiale!Olè!Come mi è stato fatto notare, non ho specificato niente riguardo la storia durante il prologo. Ebbene sì: questo è il seguito di Invisible Women anche se non ritengo sia necessario conoscere l'altra storia per capire questa: i personaggi già conosciuti sono stati reintrodotti e quelli nuovi sono nuovi per tutti, in più, se ci sarà qualche riferimento alla storia precedente verrà ben spiegato. In ogni modo, se volete leggere anche l'altra fatelo pure, eh!Beware my friends, Alaska is back! ;) Fatemi sapere che pensate di questo cap, besitos e alla prossima!JoJo

takara : Ma ciao, my dear!Visto che velocità di pubblicazione?Non te lo aspettavi, vero?Soprattutto dopo i miei soliti tempi da lumaca al rallentatore!Che ne pensi dunque del primo capitolo ufficiale, o mia assidua lettrice?Kisses JoJo

MissMiluna : Wow!Davvero grazie mille per il tuo commento, sono contenta che ti sia piaciuto lo stile del prologo. Come vedi, il primo capitolo è di tutt'altra pasta, ma spero che ti sia piaciuto lo stesso. Alla prossima, besos JoJo

aliena : Lo confesso: mi ero completamente dimenticata di dire che questa è la continuazione della storia di Alaska. Sorry, ma soffro di disturbi alla memoria a breve termine...uhm, anche quella a lungo termine ora che ci penso!eheheh!Comunque sì:Alaska è tornata! :) Sono contenta che le citazioni che scelgo siano di tuo gusto!Al prossimo capitolo, un bacio JoJo

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: JoJo