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Autore: Mokochan    14/06/2010    16 recensioni
Parte Seconda, capitolo sette:
«E tu che ci fai qui?» domanda Shikamaru, sorpreso.
Il servo accenna un sorriso. «Ho sentito dei rumori mentre controllavo la tenuta e mi sono incuriosito. Tu non dovevi rimanere illeso?» aggiunge, dando un’occhiata a Naruto.
Il duca grugnisce. «Avevo proprio voglia di farmi trapassare la spalla da un proiettile, così sono uscito e mi sono fatto sparare dal primo pazzo che passava. Mi annoiavo.»

Parte Terza, capitolo tre:
«Trovo ammirevole la velocità con cui vi muovete malgrado le vesti che indossate, Lady Hanabi, ma gradirei poter concludere la nostra conversazione da fermi
[Avviso: questa storia sta subendo ancora qualche modifica ed è perennemente in fase di revisione, per dirla tutta. Mi scuso per gli errori che troverete durante la lettura] [Avviso 2: nel prologo ho inserito un altro avviso in merito]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sai | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'NaruHina ~ Orange is better!'
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Bloody ROSE







♦ C A P I T O L O  Q U A T T R O ♦




Il rumore incessante delle carrozze e il nitrire dei cavalli, il chiacchiericcio della gente e i saluti non sentiti, il profumo di spezie, le numerose mani strette per educazione e l’enorme freddezza dei più ricchi nobili del paese mettono alle strette la pazienza di Minato, che li guarda con gli occhi in fiamme e le labbra contratte in un finto sorriso.
Ha passato dieci minuti a girare per la sala, bere vino e chiacchierare di cose che non lo attirano, nella vana speranza di incrociare Hanabi o Hinata ma, purtroppo per lui, le due fanciulle sembrano essere sparite nel nulla – questo certo non lo sorprende, vista la voglia matta di Hiashi Hyuuga di darle in moglie, forse nella convinzione di fare del bene alle figlie – cosa di cui Minato dubita fortemente.
«State cercando mia sorella, signor duca?»
Hanabi Hyuuga gli batte una mano sulla spalla e lo affianca, gelida, quando il biondo afferra un piccolo dolcetto da uno dei tanti tavoli preparati per l’occasione, colto da una fame improvvisa e irrefrenabile.
Minato sussulta e rimette il dolcetto al proprio posto. «Sì, avete indovinato. Sapete dov‘è?»
«Forse è da nostro padre o, più semplicemente, si è messa in disparte per non incontrare nessuno; odia stare in mezzo a persone che non conosce, teme di poter dire qualcosa di sbagliato.»
Sono cose come quella che fanno pensare a Minato che Hinata sia un po’ strana. «Capisco.»
La conversazione cessa lì e per alcuni minuti né Hanabi né Minato aggiungono alcunché; poi, inaspettatamente, la corvina sbuffa e stringe con forza il braccio del ragazzo, lasciandogli intendere che è completamente fuori di sé dalla rabbia per qualche motivo a lui ignoto.
«Allora?» domanda Hanabi, infastidita.
«Allora cosa?»
«Non la cercate più? Rimanete fermo qui a rimpinzarvi di cibo come al solito?!»
«Ma perché io dovr-»
«Mi ascolti,» sibila la giovane, fissandolo con determinazione, «mia sorella sarà triste per ciò che sta succedendo – questo discorso del matrimonio e tutto – quindi certo non è un bene che rimanga da sola e in disparte com‘è solita fare! E se state pensando che dovrei andare io a consolarla, beh, vi sbagliate di grosso: la persona più adatta in questo momento siete voi, che vi piaccia o no! Quindi lasciate da parte la vostra fame abnorme e cercatela. Subito!»
A bocca aperta, Minato prova a dire qualcosa di sensato a quella ragazzina petulante, ma fatica a formulare una frase decente; cosa potrebbe rispondere, che non ha tempo per quello?
Inoltre, non si è mai preso la briga di risollevare il morale di qualcuno che non fosse un membro della sua famiglia o un amico stretto, di conseguenza teme di poter usare parole sbagliate con Hinata, che è talmente fragile da spaventarlo, il più delle volte.
Alla fine, il duca chiede: «Perché sono io la persona più adatta e non voi, Lady Hanabi?»
«Semplice,» borbotta la nobile, seria, «voi piacete a mia sorella perché non dite mai cose che possano metterla in imbarazzo o giudicarla in qualche modo, ferendola; mentre io, signore, non farei altro che rimproverarla per il suo sciocco comportamento.»
Gli occhi lilla di Hanabi s’incupiscono. «Ve lo chiedo per favore: andate da lei e aiutatela.»
Minato ha pensato che Hanabi Hyuuga fosse totalmente simile al padre, ma si è sbagliato.
L’ha giudicata erroneamente basandosi solo su episodi futili senza rendersi conto di farle un torto; più ha scavato per capire la famiglia Hyuuga, più ha compreso che solo il capostipite ha del marcio dentro di sé e, anche se così potrebbe non essere, di questo non dubita minimamente e continua a nascondere dentro il proprio animo un rancore profondo.


♦ ♦ ♦


Passa attraverso cameriere e nobili e ignora Hiashi Hyuuga quando lo incrocia; solo un saluto veloce, poi nulla che abbia il diritto di rimanergli in mente.
Hinata, Hinata… dove ti sei cacciata?, si domanda Minato dopo l’ennesimo giro, nervoso.
Iniziano le danze, che lo spingono a uscire dalla sala; proprio accanto alle porte nota una figura femminile seduta per terra, nell’ombra: Hinata Hyuuga.
«Siete qui,» sussurra Minato, sorridente.
La ragazza sobbalza e alza gli occhi lilla in sua direzione, imbarazzata. «S-signor Minato.»
«Lo sapete, avete appena fatto intristire vostra sorella scomparendo in questo modo.»
«Mi spiace, non intendevo farla preoccupare.»
«Avete messo in agitazione anche me,» le confessa Minato, sincero, «anche se è stata proprio Lady Hanabi a costringermi a cercarvi… sono un po' negato in queste cose!»
«Quali c-cose?» balbetta Hinata, interrogativa.
Il biondo ridacchia e si lascia andare contro la parete accanto a lei. «Nel consolare e rallegrare una signorina come voi. Non mi è mai capitato se non con mia sorella, ma è diverso. E poi Rin è una mocciosa insolente, quindi…»
«Avete una sorella?»
«Oh, sì. Ha due anni meno di voi e parla tanto! Mai vista una ragazza con la sua parlantina. Un tempo era tranquilla, ma adesso è diventata una vecchia pettegola.»
A Hinata scappa un risolino che lo sorprende: è molto carina. «Pare simile ad Hanabi!»
«Sì, è un bel confronto… anche se ha delle particolarità che accosterei più a voi, che a vostra sorella. Ad esempio, siete entrambe gentili e buone; apprezzate le piccole cose e non chiedere mai troppo; inoltre siete altruiste e sincere con tutti. E mi tollerate!» aggiunge infine, facendo un po’ il broncio. «E dire che non sono poi così insopportabile! Ah, voi donne!»
Hinata, intanto, ha smesso perfino di respirare e ha iniziato a torturarsi le pieghe del vestito, stranamente rossa e impacciata nei movimenti. «D-davvero vi appaio così? Non vi sembro stupida, sempre irrimediabilmente angosciata e timorosa, o... strana?»
«Eh? Certo che no.»
«Allora solo voi non mi vedete così: tutti gli altri mi guardano in modo strano,» racconta Hinata, afflitta, «lo fanno quando mi sentono balbettare, o quando non rispondo alle loro domande per paura di sbagliare. Non frequento le altre dame e rimango chiusa nelle mie stanze perché amo scrivere, e molti pensano che sia un male, quando questa mia passione mi allontana dal fare conoscenze utili. Non sono brava in niente e agli occhi di mio padre sono inutile. Per questo vuole darmi in moglie, per levarsi un peso! Io, alla fine... sono insignificante.»
«Oh, ma non dite sciocchezze, Hinata!,» sbotta Minato, afferrandole una mano, «,non siete così, diamine. Okay, non siete proprio socievole e spesso nemmeno proferite parola, ma vi conosco abbastanza da capire che è il vostro modo di essere e che – diavolo! – certo non apparite strana, insignificante o cos‘altro vi passi per la testa! Quindi ritirate ciò che avete detto, per l‘amor del cielo: sono falsità!»
«I-io non pensavo che v-voi... insomma, io-»
«Hinata, almeno voi siete intelligente, bella e buona! Guardate me, invece: sono un miserabile bugiardo e non mantengo quanto dico. Non ci si può fidare di uno come me, ve l'‘assicuro» dice amaramente Minato, allentando la presa sulla sua mano.
Un battito di ciglia e Hinata cambia espressione: gli rivolge un sorriso comprensivo e angelico; con dolcezza, gli posa la mano libera sulla guancia. «Io non vi conosco in maniera così profonda da potervi giudicare e nemmeno voglio farlo. Però le vostre parole, Minato, mi hanno confortata un poco e vi ringrazio. Fate una cosa per me: non pensate mai male di voi stesso. Io non potrei accettarlo, davvero» sussurra, più decisa del solito. «Fatelo per me.»
«Non posso mantenere questa promessa, non a voi.»
«Perché no?»
Gli occhi azzurri di Minato si rabbuiano e, per la prima volta da quando si conoscono, il sorriso che è solito mostrare scompare. «Perché vi mentirò, finendo col ferirvi.»
«No, io sono sicura c-che-»
Ma lui non la lascia finire: intreccia la mano alla sua e se la porta alle labbra, iniziando a baciarne dolcemente il dorso con quegli occhi azzurri improvvisamente accesi da qualcosa; quasi la spaventano, ma lo lascia fare, rossa in viso e rapita: non ha mai provato nulla di simile. È la stessa sensazione di potente eccitazione che ha avvertito quando poche ore prima è andata a sbattere contro di lui, finendo fra le sue braccia.
Le gira la testa, quasi, sicché non può fare altro che pensare a quelle labbra morbide sulla sua pelle, al calore che la percorre pian piano.
Quella bocca continua instancabilmente a torturarla, si sposta sul polso sottile e poi, adagio, percorre tutto il braccio, salendo con lentezza voluta fino al suo collo.
«Minato…»
Cosa sta succedendo?


♦ ♦ ♦


Hanabi si siede e osserva le persone che danzano al centro della sala, senza provare nulla nei loro confronti se non una fredda indifferenza, con l’impressione che stiano sprecando tempo in frivolezze – come ogni persona dei ceti alti, d’altronde.
Si rilassa contro lo schienale della sedia e chiude gli occhi, concentrandosi sulla musica che si alza e abbassa privandola del silenzio di cui ha sempre avuto bisogno da quando è nata.
Ma, in quell’occasione, si adegua e scaccia i brutti pensieri, concedendosi una pace temporanea.



Un, due, tre.
Un due, tre.
Un, due, tre.



Dischiude gli occhi e torna a guardare ciò che si sta svolgendo attorno a lei, sempre più confusa; poi incrocia due occhi neri e decisi, un paio lilla e il terrore inizia a prendere possesso del suo corpo – e tutto inizia a muoversi a rallentatore, finché coloro che danzano diventano indistinte macchie fosche, e le luci s'abbassano all’improvviso e il mondo si ferma: la fine di quelle vite danzanti.
Spalanca gli occhi, Hanabi, e scatta in piedi.
Poi un urlo, e l’incanto di quella sala del terrore svanisce con l'arrivo del sangue.




Chi sei tu, che avvolto nella notte inciampi così nei miei pensieri?





Rumore incessante, grida.
Hinata alza la testa, ma Minato l’afferra per le spalle, cercando la sua attenzione – nascondendo più che può il nervosismo.
«Ve lo voglio confessare, Lady Hinata,» il giovane la guarda, risoluto, «nessuno mi chiama Minato perché è semplicemente il mio secondo nome. Uso questo solo quando gli affari – se così possiamo chiamarli, anche se la cosa mi sembra piuttosto ironica – lo richiedono. Ma vorrei che mi chiamaste col primo, da adesso in poi.»
Primo nome? Secondo?, Hinata lo guarda confusa e annuisce meccanicamente; è ancora agitata e quei rumori che ha sentito prima l’allarmano ulteriormente.
«Sapete, Hinata?» Minato sorride di nuovo, repentino, «Credo che dovremo rifare le presentazioni. Certo, è noioso, però è pur sempre una bella idea.»
E prima che Hinata possa dir qualcosa, il giovane si china su di lei e le strappa un bacio: lento, dolce e poi travolgente come un uragano, così come un bacio deve essere, con quel sapore sconosciuto e quel carezzare senza freni.
Il cuore della ragazza accelera, e due occhi azzurri che ghignano, divertiti, incontrano i suoi: «Piacere, Naruto Minato Namikaze!»



   
 
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