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Autore: Nuage9    19/06/2010    1 recensioni
Uno scrittore ed un aspirante pianista, entrambi muti. Una pittrice e la sua Musa; una giovane violinista dagli occhi verdi.
In una desolata periferia cittadina, alcuni artisti solitari si incontrano, quasi per caso, attratti da un'eco lontana che arriva, improvvisamente, a squarciare il silenzio delle loro vite.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Echi.
La pittrice e la Musa

La donna, ogni giorno, rimane per ore ad osservare una tela bianca, che prende polvere da settimane, ormai, posata su un cavalletto. Chiusa in un angusto magazzino di periferia, lei, incurante di ciò che accade all’esterno, passa le sue giornate a contemplare il bianco.
Un bianco che sembra comunicarle - a giudicare dalla sua espressione assorta - molto di più delle sue stesse opere; le quali, per lei, non sono altro che insulsi schizzi di colore, senza ragione, senza sentimento.
Al contrario di molti altri artisti, i suoi quadri peccano di freddezza: non riesce a trasmettere nulla.

Sospira sconsolata, la pittrice, ogni giorno, rimirando lavori lasciati incompiuti, o distrutti da un accesso d’ira, o terminati, ma insoddisfacenti.
Vorrebbe uscire all’aria aperta, fare due passi, ma in fondo, poi, rinuncia sempre: non è preparata ad affrontare il mondo esterno, lei, che non riesce ad esprimersi; ha paura di perdersi e non trovare più la strada per quel magazzino che ormai è anche casa sua.
Perché lei, in verità, non sa nemmeno dove si trova adesso. Nessun rumore quotidiano, del traffico, o degli uccellini che cinguettano, potrebbe aiutarla ad orientarsi; né sarebbe d’aiuto ascoltare le indicazioni di perfetti estranei. Semplicemente perché non può udire proprio niente.
Il suo mondo, il mondo della pittrice, è una realtà silenziosa, priva anche del benché minimo suono ovattato.

Tutto ciò che le ricorda di esserci ancora, sono due grandi occhi verdi che, da un po’ di tempo a quella parte, non fanno che osservarla: ogni pomeriggio, quando la luce del sole comincia a venire meno, la pittrice sa di essere osservata. Non ha mai visto alcuna altra parte del corpo di questo spettatore silenzioso - o che, almeno, per lei è tale; ma è proprio quello sguardo, di curiosità priva di malizia, a darle il coraggio di riprendere il pennello in mano.
E così, dopo molto tempo, sotto lo sguardo attento di un perfetto sconosciuto, durante un afoso tramonto d’inizio estate, la pittrice riesce, finalmente, ad esprimersi in maniera soddisfacente per se stessa: non vi sono contorni definiti, in quel disegno, ma l’intera composizione trasmette una tenerezza infinita.
I colori, tenui e caldi allo stesso tempo, si fondono insieme, armoniosamente.
Lei è felice, e anche gli occhi verdi lo sono. Non può sentire, la pittrice, e di conseguenza ha smesso di parlare molto tempo fa, ma ha imparato bene ha decifrare ogni più piccola espressione facciale: il viso sconosciuto, superato lo stupore iniziale, ora sorride, e lo percepisce chiaramente, nonostante si vedano solo quelle due profonde pozze color smeraldo, attraverso un buco nel muro - che lei non ha fatto riparare apposta, per avere un contatto con qualcuno, nel mondo oltre il magazzino.

E continua così per un po’, la pittrice, riempiendo finalmente le numerose tele bianche. E i mesi passano, ormai è estate inoltrata quando si decide ad aprire la porta: si volta, trovandosi davanti una ragazzina: ha più o meno diciotto anni, ed in un certo senso la donna, affaticata dall’età e inaridita dagli anni e dalla solitudine, è delusa. In un certo senso, sperava che a trasmetterle tutto quel vigore fosse stato un uomo, affascinante magari, capace di comprendere a fondo i messaggi che lei intendeva passargli con ogni tela.
La ragazza, invece, nel trovarsi a pochi metri dalla donna che spiava, la osserva come se l’avessero appena trovata a rubare qualcosa; prova a dire qualcosa, ma la pittrice non ha mai voluto imparare a leggere il labiale. E l’altra non conosce il linguaggio dei segni.
Imbarazzata, la giovane, dopo essersi sistemata meglio una pesante borsa a tracolla - probabilmente custodia di uno strumento musicale - borbotta qualcosa e corre via.

Non si fa più vedere.

Passa un altro mese, ma la pittrice ormai sembra non voler più prendere il pennello in mano: è stanca, abbattuta, e non riesce a comprendere i sentimenti che le si agitano dentro. Si aspettava un principe azzurro, e si è ritrovata una che, rispetto a lei, è ancora una bambina; tuttavia, ripensandoci, non può fare a meno di pensare come, in realtà, non le importi il sesso. Lei era la sua Musa, quella che le permetteva di tradurre in immagini, sulla tela, le emozioni. Grazie a quegli occhi un po’ freddi, ma curiosi, la pittrice aveva uno stimolo anche per comprendere se stessa, ed allo stesso tempo un giudizio immediato sul lavoro che stava svolgendo. Chissà, magari la giovane le aveva pure parlato, qualche volta.
E per la prima volta dopo decenni, si ritrova a sperare di potersi svegliare una mattina scoprendo di aver recuperato, almeno parzialmente, l’udito - del resto, a qualcuno era successo, no? - per poter poi andare a cercare quella ragazza, per poter poi parlare con lei... E chiederle di tornare a guardarla.
Un pensiero egoista, in effetti, ma non può fare a meno di formularlo; ed il solo ricordo del suo sguardo non le basta più.

Perciò quando, un giorno, una leggera eco squarcia il silenzio del suo mondo fatto di immagini, si mette a piangere dalla gioia. Non può fare a meno di pensare di essere quell’una su un milione, una delle poche miracolate; e chiude gli occhi per ascoltare quei tanti, lievi echi lontani, che per la prima volta nella sua lunga vita riesce a sentire. E ripensa, felice, alla sua Musa, proprio nel momento in cui il tetto del magazzino le crolla sulla testa.




Note Finali ~ [editate il 18/05/2011]
Ho cancellato le lunghissime note finali, anche qui. Tra le varie notizie inutili, c'era scritto anche il motivo per il quale queste due one-shot erano state postate insieme, piuttosto che separatamente... Ebbene, avevano (hanno, a dir la verità) lo stesso tema - l'impossibilità di comunicare, la difficoltà nel farlo. Inoltre, i protagonisti sono tutte persone sole, nelle cui vite c'è un'eco - di vario genere.
Poi, a dirla tutta, alla fine dovevano essere tutti collegati tra loro, grazie a due altri capitoli che non hanno visto (nè vedranno mai) la luce, ma son dettagli.
Grazie a chi ha letto/recensito/aggiunto ai vari elenchi random la storia.
  
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