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Autore: Mokochan    21/06/2010    11 recensioni
Parte Seconda, capitolo sette:
«E tu che ci fai qui?» domanda Shikamaru, sorpreso.
Il servo accenna un sorriso. «Ho sentito dei rumori mentre controllavo la tenuta e mi sono incuriosito. Tu non dovevi rimanere illeso?» aggiunge, dando un’occhiata a Naruto.
Il duca grugnisce. «Avevo proprio voglia di farmi trapassare la spalla da un proiettile, così sono uscito e mi sono fatto sparare dal primo pazzo che passava. Mi annoiavo.»

Parte Terza, capitolo tre:
«Trovo ammirevole la velocità con cui vi muovete malgrado le vesti che indossate, Lady Hanabi, ma gradirei poter concludere la nostra conversazione da fermi
[Avviso: questa storia sta subendo ancora qualche modifica ed è perennemente in fase di revisione, per dirla tutta. Mi scuso per gli errori che troverete durante la lettura] [Avviso 2: nel prologo ho inserito un altro avviso in merito]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sai | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'NaruHina ~ Orange is better!'
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Bloody ROSE







♦ C A P I T O L O  C I N Q U E ♦




Naruto aiuta Hinata ad alzarsi e volta la testa in direzione delle porte, senza riuscire a trattenere il terrore che avverte dentro di sé.
«Temo di aver creato troppo scompiglio.»
Hinata l’osserva, la mente colma di parole e sensazioni ambivalenti, certa che quell’uomo le stia nascondendo qualcosa – inutile dubitarne, Hanabi ha sempre avuto ragione.
Non sa se fidarsi di lui, non sa come reagire a ciò che sta succedendo, non sa come affrontare il fatto di essere irrimediabilmente attratta da Minato – no, Naruto – in un modo del tutto nuovo: trova difficile spiegare o capire addirittura quello che sta nascendo dentro di lei come il mare in tempesta, la confusione sta toccando livelli mai raggiunti e… e ha paura.
Naruto le sta nascondendo troppe cose e il suo comportamento, improvvisamente irruento e vitale, le dà motivo di credere che il modo in cui si è mostrato fino a quel momento non è reale, bensì una lunga e terribile menzogna; d’altronde lui stesso ha ammesso di essere un bugiardo, e certo di quelle parole non dubita. Anzi, è rincuorata perché le ha confessato qualcosa. Ma non è abbastanza.
«Signor Naruto, voi mi dovete qualche spiegazione!» sbotta Hinata, cercando i suoi occhi, «Cosa sta succedendo nella sala? Voi sembrate saperlo molto bene.»
«È lunga da spiegare e non sono certo che la potreste prendere bene, Hinata; in effetti, dubito che la cosa vi piacerà, quando vedrete ciò che è successo nella sala,» risponde senza preamboli il duca, stringendole forte la mano che ancora mantiene nella sua, io non sono un santo, ho fatto cose che potrebbero farvi cambiare opinione su di me e non ne andrò mai fiero, questo voglio confessarvelo con onestà. Solo, desidero che voi, Hinata, possiate fidarvi di me e ascoltare quello che io avrò da dirvi a notte inoltrata.»
«Pensate davvero che potrei dubitare di voi? Finché non mi direte perché vi state comportando in questo modo o… o perché non vi siete presentato col vostro vero nome, io non oserò dirvi nulla e vi darò fiducia, credetemi.»
Hinata si morde il labbro inferiore, combattuta fra l'aggiungere quell’ultima cosa oppure lasciar perdere, ma alla fine si libera dalla presa dell’uomo e riprende fiato. «Una sola cosa non vi perdono, signore,» sussurra, «il bacio che mi avete strappato e le vostre carezze. Nessuno vi ha dato il permesso per questo.»
Per la prima volta da quando si conoscono, Hinata Hyuuga l’ha guardato con disappunto.
Naruto arrossisce e la scruta con occhi diversi, sorpreso da quella reazione insolita e dannatamente attraente – finalmente può pensarlo! – certo, però, di averla in qualche modo ferita nell’intimo.
Ricorda ancora l’ultima donna che ha sfiorata; il tempo che è trascorso da allora gli pare immenso e, contemporaneamente, un qualcosa senza alcuna importanza, come è senza importanza il modo in cui ha deciso di porsi fin dall’inizio con Hinata, spinto dalle parole del suo compianto maestro Jiraiya.



“Quando devi fare qualcosa che non ti va giù, figliolo, cerca sempre di stare in campana e, se ne hai l’occasione – e solo in quel caso, mi raccomando! – prendi il punto debole dell'avversario e usalo. Sfrutta quello e riuscirai a cavartela in ogni caso.”
“E quale potrebbe essere un punto debole?”
Il maestro sospirò, rassegnato. “Va bene. Prendiamo una donna: bella, dolce, simpatica e altruista. Se ne trovi una così, usala. E per usarla, ovviamente, dovrai sedurla.”
“Non è leale.”
“Vero. Ma spesso si devono fare cose sleali per andare avanti. Io stesso ne ho approfittato varie volte: perché io volevo, perché loro volevano e tutto è andato sempre liscio come l’olio.”
“Maestro, lei è un Don Giovanni, è ovvio che queste cose siano per lei facili e vitali! Per me è diverso...”
“Non lo sarà più, da domani.”
Con quelle parole, Jiraiya chiuse il discorso.



A quel tempo Naruto non immaginava certo la piega che quel discorso avrebbe preso: all’età di quindici anni, il suo maestro lo portò nei sobborghi della loro città e gli fece conoscere alcune prostitute, ragazze belle e affabili; con una di loro, Sakura – ancora ne ricordava i tratti, il sorriso e i dolci occhi verdi – aveva perso la verginità e scoperto i segreti dell’erotismo e del gioco.
Avevano avuto una relazione durata non più di un mese: la donna scappò con un altro uomo e non la vide mai più.
«Mi dovete davvero scusare per quei gesti, mi sono lasciato prendere la mano» dice Naruto, senza enfasi, mentre fa di tutto per cancellare quei ricordi dalla propria mente.
Hinata lo studia, turbata. «È per voi naturale, quindi, trattare così una donna?»
«Affatto, però… vedete, io non ho alcuna intenzione di ferirvi o farvi del male, credetemi. Sono stato costretto da voi» aggiunge sinceramente l'uomo, grattandosi il capo.
La ragazza arrossisce di colpo. «S-state d-dicendo un‘assurdità!»
«No. Mi avete spinto voi con la vostra timidezza. E la vostra mano posata sul mio viso, Hinata, ha fatto tutto il resto: la dolcezza che avete mostrato nei miei confronti mi ha… spronato a compiere quelle mosse. Ma credo non sia il momento adatto per discuterne, sapete?» sussurra poi, facendole segno di non fiatare.
Il vociare degli ospiti sta agitando anche coloro che non sono nella sala, appura Naruto, guardandosi attorno.
Si muove verso la porta e vi sbircia oltre, individuando il corpo esanime di un uomo steso a terra e Hiashi Hyuuga chino su di esso. Poco lontano da lui si trova Hanabi, che osserva la scena con gli occhi spalancati: la freddezza che li distingue sembra aver lasciato posto a un certo sbigottimento.
Naruto, invece, non è affatto sorpreso. Constatato che la situazione non è delle migliori, infatti, si volta verso Hinata e la prende per mano. La trascina via con forza, ignorando ogni debole protesta che gli viene rivolta, e alla fine, quando la sala è abbastanza lontana da poter consentire loro di rilassarsi un po', gelido, il silenzio, elimina ogni possibile discorso.
D'altronde, Naruto non si sogna di aggiungere altro a un qualcosa di ormai morto, conscio dei pensieri che staranno vagando per la mente della donna.
Non ha alcuna specifica intenzione nei suoi confronti – la sola idea di poterla mettere in mezzo lo inorridisce – tuttavia desidera parlare con lei e confidarsi.
È un’amara decisione, ma sa che non può mentirle più per una questione di principio, di ricompensa e di perdono. Perdono per cosa, poi? Per il fatto che è stata lei a sedurlo e non il contrario? Inizialmente ha pensato di giocare un po’ con la ragazza, ma ha sbagliato i calcoli; ha preso tutto troppo alla leggera e si è invaghito di quella bellezza eterea – parole del genere non le ha nemmeno mai pensate, per Dio! – a adesso non prova altro che un forte eccitamento. Non di tipo sessuale, quello sa di poterselo scordare: ciò che sente è il nascere di un affetto imprevisto e indesiderato.


♦ ♦ ♦


L’aria fredda della sera è davvero un toccasana per Naruto che, in un moto di felicità, respira a pieni polmoni sentendosi finalmente libero di essere se stesso.
I giardini immensi della villa li avvolgono con la loro potente quiete.
«Sembrate così diverso,» nota Hinata, lanciandogli un’occhiata incerta, «perché per tutto questo tempo mi avete presa in giro – e avete preso in giro gli altri, signore?»
Il duca alza gli occhi al cielo. «Sono Naruto, per voi, Hinata! Naruto e basta.»
«Preferisco rivolgermi a voi senza alcuna confidenza,» spiega lei.
«Invece vi sbagliate – ultimamente anche spesso, sapete? Dovete rendervi conto che non tutti sono angeli buoni e innocenti, sinceri e fedeli. Io sono io, null‘altro. Di conseguenza, vorrei essere chiamato col nome che più mi si addice, invece che sentire un anonimo ‘signor Namikaze’ o ‘signor Naruto’. Si discostano molto da me, non trovate anche voi?»
Sul viso di Hinata spunta finalmente un sorriso. «Forse avete ragione, Naruto.»
Sorride, consolato. «Vorrei non essere così come sono, perché… beh, potrei sempre fregarmene di tutto e comportarmi con voi come vorrei! Ma... non posso, non ci riesco.»
Qualcosa lo sta bloccando, trascinandolo verso un luogo a lui sconosciuto, dove il peccato non trova spazio né luce.
Allora si siede sull’erba e nasconde il viso fra le mani, irritato – e sconcertato, e perso.
«Siete triste per qualcosa. Vi andrebbe di spiegarmi cosa vi affligge? Volete, Naruto?»
«Non posso dirvelo, anche se lo vorrei.»
«Perché?»
Naruto sorride, amaro. «Hinata, ve l‘ho già spiegato prima: finirei col ferirvi e mettervi in mezzo. Vi ripeto che non siete in grado di sopportare quello che ho intenzione di fare più in là.»
«C‘entra forse mio padre?» intuisce la ragazza, triste. «È questo che intendete, vero?»
ll giovane sussulta e la scruta. «Come fate a…?»
«Non siete il primo a mostrare cattive intenzioni nei suoi riguardi, solo questo. Non vi siete mai accorto dello sguardo che gli rivolgete quando pensate di non essere visto? I vostri occhi azzurri non celano nient'altro che odio.»
«Ed io che pensavo di essere un bravo attore. Evidentemente mi sbagliavo» commenta Naruto.
Hinata alza il viso verso il cielo e chiude gli occhi. Naruto la scruta interrogativamente, senza capire cosa le passi per la testa, poi le posa una mano sul collo.
Un gesto istintivo, qualcosa di tenero.
Non ha mai agito in un modo tanto affettuoso con una donna, pur immaginando ciò di cui queste possano aver bisogno il più delle volte. Tanto che – quando nota l’espressione confusa di Hinata – si rende conto di aver perso la testa per lei come uno stupido.
Già, è proprio uno stupido.
«Non riesco a capirvi» sussurra infine Hinata, posando la mano sulla sua e sospirando, mentre un leggero rossore le invade le guance – come sempre ha fatto, catturandolo. «Il vostro modo di fare mi confonde. I vostri gesti, le vostre parole, i vostri sguardi... non so come reagirvi, e ogni volta penso cose insolite e imbarazzanti. Sono disorientata. Ho paura di tutto questo, perché è la prima volta che lo sento.»
Naruto si avvicina di più, curioso. «Ciò che sentite vi fa battere forte il cuore, vero?»
Lei sussulta, a disagio. «Sempre, soprattutto quando mi sfiorate. E malgrado voi mi abbiate tenuto nascoste molte cose, non riesco proprio a farlo smettere, i-io…»
«Siete innamorata di me, Hinata,» azzarda lui, ingenuo – quasi felice, a tratti, «lo siete?»
Un piccolo ‘oh’ e Hinata abbassa il capo, chiude gli occhi e cerca di non rivolgergli lo sguardo, forse per celare ciò che sente dentro – o per vergogna, chissà.
Naruto la fissa di sottecchi. Pensa forse che sia sbagliato?
«Hinata, forse vi ho posto la domanda sbagliata?»
Lei scuote il capo. «N-no!»
«Volete una piccola confessione da me, allora?» propone il Namikaze, sorridente.
Quello che ha in mente di dirle non solo è sincero, ma è anche un modo per rassicurarla – almeno crede.
Hinata riapre gli occhi lilla e cerca i suoi, indifesa, proprio come un cucciolo.
«Io sono molto attratto da voi» esala alla fine Naruto, trattenendo l’imbarazzo. «Non so esattamente da quando, ma è così. Voi mi piacete molto, Hinata.»


♦ ♦ ♦


Hanabi Hyuuga ha visto il suo primo cadavere quando aveva appena tre anni e ancora lo ricorda: era bianco, freddo e duro come un sasso – una esposizione piuttosto infantile, ma all’epoca non era certo in grado di fare descrizioni profonde e azzeccate.
Eppure, certe espressioni di quel tempo avrebbero descritto alla perfezione una scena terribile come quella che ora i suoi occhi si ritrovano a dover osservare malgrado il disagio.
Adesso, nella sala, fra la gente sconvolta e le guardie della tenuta, Hanabi non ha che quelle parole in testa.
«Pare che l‘abbiano avvelenato, signore» la voce del dottor Shikaku risuona fra le grida.
«Avvelenato? Possibile che qualcuno ce l‘avesse con lui?»
Il dottore sospira. «Non sono in grado di rispondere a queste domande. Tuttavia, posso affermare che il veleno che ha fermato il cuore di questo signore ha agito in meno di dieci minuti. Colui che ha tramato alle sue spalle potrebbe essere ancora qui, fra di noi, o essere fuggito durante il trambusto, non lasciando tracce.»
«Inoichi.»
Uno dei servi, un uomo sulla cinquantina, si avvicina al capostipite, svelto. «Ditemi pure.»
«Voglio che tu e Umino controlliate quante persone sono presenti in questa stanza e, soprattutto, se qualcuno manca all'appello.»
Udite quelle parole, Hanabi si rende conto che Minato e Hinata non si trovano nei paraggi.
«Spero davvero che non sia ancora qui» Tenten carezza la spalla della Hyuuga, cogliendola di sorpresa. «Voi avete visto qualcosa d‘insolito, signorina?»
Hanabi scuote il capo. «No.»
Si guarda attorno, ignorando le lacrime di alcune signore e il lamentare degli uomini. Qualche sospetto, Hanabi, in verità lo ha, ma non vuole sbilanciarsi più di tanto, e alla fine esclama: «Secondo me è scappato subito dopo aver messo il veleno nel suo vino: quale individuo rimarrebbe sulla scena del delitto col rischio di essere smascherato?»






   
 
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