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Autore: winnie343    22/06/2010    4 recensioni
La Scalata alle Dodici Case vista attraverso i pensieri di Milo. Una giornata vissuta nell'attesa con la sensazione continua che qualcosa di brutto accadrà.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si domanda Milo se ha fatto bene. Ha salvato la vita dell'allievo di Camus. Andava fatto? Al momento non può esserne certo. Ma se magari la ragazzina che è venuta dal Giappone fosse veramente Athena? Possibile? Assurdamente possibile! Milo non può fare altro che aspettare. Aspettare le sorti della battaglia. Aspettare di vedere se e dove l'avanzata dei ragazzi si fermerà. Quel  presentimento lo sta uccidendo. Vede chiaramente il suo futuro. Sa che vivrà. E allora? Cosa lo preoccupa? Sa. Sente che i ragazzini hanno superato la casa del Capricorno. Non tutti. Ma quasi. Hyoga l'ha superata. I suoi presentimenti si stanno avverando. L'allievo sfiderà il maestro? E allora? Camus è un uomo di giustizia. Più di chiunque al Santuario. Solo ora Milo comprende i tentennamenti dell'amico, le parole non dette sul Grande Sacerdote, il suo esilio volontario durato 7 anni. Niente a che fare con l'addestramento del marmocchio. O almeno non  solo per quello. Camus sapeva. Aveva intuito, di questo Milo ne è ormai sicuro. E allora? Camus è un uomo di giustizia. E la giustizia non può essere sconfitta. Non deve essere sconfitta.

Lo immaginava Milo.

Ne era quasi sicuro.

Li ha lasciati passare.

Sorride Milo.

Sicuro che tutto andrà a posto. Almeno crede.

Eppure non tutti sono passati.

Uno è rimasto nella casa di Camus.

Lui

Hyoga.

Un dolore lancinante  colpisce Milo al petto.

Una sensazione di dejavù attanaglia il suo cuore.

Non lo lascia respirare.

Camus completamente congelato.

Riverso a terra.

Sorridente

Camus non sorride mai.

L'istinto suggerisce a Milo di darsi una mossa. Non può. Un cavaliere non abbandona mai la postazione durante la battaglia. Gli ordini non si discutono. E se il Grande Sacerdote fosse un impostore? E' un impostore! I sentimenti dei due contendenti assorbono completamente la sua attenzione. E' troppo agitato per comprendere chiaramente cosa stia succedendo nell'undicesima casa. Sente il conflitto imperversare nella casa e dentro il cuore di Camus. Da una parte il cavaliere che vuole vincere, dall'altra il maestro che non riesce a non insegnare all'allievo. In ogni caso è necessario portare a termine il compito assegnato fino in fondo. Una volta intrapresa una strada non la si abbandona. Mai. Neanche se i motivi per cui ci si batte sono sbagliati? E' questo che si domanda ora Milo. Perchè? Camus sa, ne è sicuro Milo, da quale parte si trova la giustizia. Eppure si ostina a combattere. Perchè? Il conflitto si fa serrato. Le gambe di Milo cominciano a muoversi senza che la sua testa riesca a fermarle. Prima lentamente, poi sempre più velocemente.

Corre Milo.

Prima lentamente, poi sempre più velocemente.

Corre Milo. Corre.

Impaziente. Agitato. Furioso.

Sente che non arriverà in tempo. Lo sa.

Ne ha la certezza.

Non fa nulla.

Deve provarci, tentare, lo deve al suo amico, al suo compagno d'armi. Sale le scale delle case che lo dividono da quella di Camus sempre più freneticamente. Se potesse si teletrasporterebbe. Ma forse neanche così riuscirebbe ad arrivare in tempo. Tempo.

 E' il tempo che manca.

Per evitare che si compia il destino è il tempo che manca. Se si potesse fermarlo. Non per tanto. Solo per un istante. Allora si che sarebbe l'ideale. Ma il Tempo scorre e la clessidra, ingenerosa alle sue suppliche, fa scorrere la sabbia dall'alto in basso, puntualmente, inesorabilmente verso la fine di tutto.

In colpa.

Mi sento in colpa? Forse si. E' possibile. Plausibile. E' lui che ha permesso all'allievo del suo amico di proseguire. Ma non è solo per quello. La sensazione di stare per perdere qualcosa di prezioso lo attanaglia. Il dolore si fa sempre più pressante. Non importa. L'importante ora è correre. A per di fiato, senza tregua. Superata la nona casa, deserta da una vita, arriva alla decima. La casa del cavaliere di Capricorn è così pulita che ci si potrebbe specchiare sui pavimenti. E la sua? Completamente distrutta. Possibile? Possibile. Magari Shura ha fatto passare quei marmocchi. Magari sapeva cose che lui ignorava. Del resto anche Camus glielo aveva detto. No! Camus non dice, sottintende, suggerisce, ti fa credere. Ma no! Camus non dice mai. A mala pena parla. Uscito dalla casa immacolata eccolo di fronte a  lui. Lo spettacolo dell'Apocalisse. E' passato un tornando. Ma dove è il cavaliere di Capricorn? I marmocchi sono passati, ne è sicuro. Sicuro, sente  i loro cosmi nelle case più avanti. Ma dove è Shura? Non ha importanza, non è lui il suo amico, non è lui la persona che deve tentare di salvare. Andando avanti vede il corpo esanime di uno dei ragazzi con cui ha combattuto. Il cavaliere del Dragone, l'allievo di Libra. Ha indosso l'armatura di Capricorn. Perchè? Non ha importanza. Non ora. Riprende la sua corsa Milo. Senza sosta, ormai la meta è vicina. Sfinito, sfiancato, non dalla corsa, ma dalla morsa che toglie vita al suo cuore.

Siamo cavalieri cazzo.

Cavalieri!

E allora?

Non è che abbiamo firmato un contratto con la morte.

Sicuro? Sicuro.

Arrivato.

Finalmente! Il gelo gli entra nelle ossa, lo smuove, lo scuote, lo sconvolge.

Mai sentito così freddo!

Neanche nelle lunghe notti passate in Siberia ad ammirare le stelle. Freddo e ghiaccio. Ovunque. Entra, timoroso dello spettacolo che sta per osservare. Due corpi. Distesi. Congelati. L'uno di fronte all'altro. Scavalca il primo pensieroso, vorrebbe fermarsi, controllare, ma non può, ha urgenza di raggiungere l'altro. Dei due l'uno. E per lui è più importante il suo amico. Ignobile? Forse? Orribile? Sicuramente. Ma questa è la vita gente. Camus è disteso sul pavimento. Il suo corpo è blu. Il suo volto, così sereno e rilassato non è mai stato così bello. Sul suo viso un sorriso. Cazzo amico mio. Non ricorda Milo di aver mai visto sorridere il suo amico. E ora? In morte sorride? Ma cosa c'e' da ridere Camus? Questa è la domanda che martella la testa di Milo. Il suo amico è morto sorridendo e lui non riesce a darsi pace. Lui che ha permesso al suo carnefice di passare. Lui che doveva ascoltare il cuore oltre ogni ragione.

Non è quello che ho fatto?

La ragione, in effetti, avrebbe voluto che lui quei ragazzi li facesse fuori. E allora? Avrebbe dovuto permettere alla ragione di scavalcare il suo cuore? Non ha senso. Ma del resto nulla in quell'assurda giornata ha avuto un senso. Fin dal momento in cui si è svegliato gli è sembrato tutto così assurdo. Surreale. Irrazionale. Patetico. Non era quello il destino che sarebbe dovuto appartenere al cavaliere di Aquarius. Semmai era lui che doveva morire. Ne era ben più degno di Camus.  Tutto è relativo. Ma allora, dunque, se tutto non ha senso, perchè dare un senso al nostro destino? Basta! E' arrabbiato Milo. E la rabbia acceca, avvelena. Non può farne a meno.

E' arrabbiato.

Con se.

Con Hyoga.

Con il francese.

E' tutta colpa sua se Camus è morto. Lui che ha lasciato passare il biondino. Il suo assassino. Stupido. Idiota. Non usi mai il cervello.

E' tutta colpa di Hyoga se Camus è morto. L'allievo che supera il maestro. Inaccettabile. Impensabile. Ingrato.

E' colpa di Camus. E' tutta colpa sua. Solo sua. Fino a che punto si può spingere un uomo?

Camus era un uomo di giustizia. Avrebbe dovuto farli passare. E invece. L'ultimo insegnamento era proprio necessario? Mettere in gioco la propria vita per creare un uomo migliore? E a lui non ha pensato? Al dolore, ai sensi di colpa. Bastardo Camus. Egoista.

A me non hai pensato?

Non è innamorato di Camus Milo.

Lo sa

ne è certo.

Della loro amicizia è innamorato.

Di quel sentimento che unisce forse più dell'amore. Nella gioia e nel dolore. Nelle difficoltà la solidarietà è un sentimento che solo l'amicizia può dare. Una sensazione prende possesso del corpo di Milo per un attimo. Solo per un istante realizza che i marmocchi hanno compiuto l'impresa. Saori Kido è Athena. Onore e gloria a lei. E' sconsolante scoprire per Milo che ha servito un folle senza mai rendersene conto. E la giustizia? Ha servito la giustizia? Non mi importa nulla. Camus è morto. Lui è vivo. Hyoga è vivo. Osserva attentamente il francese. Il suo sorriso. Si inginocchia stremato il cavaliere di Scorpio. Accanto al suo amico, spossato, sfiancato da quella lunga giornata. Le lacrime non si addicono ad un cavaliere. Lui è un cavaliere. Non piange Milo. Vorrebbe, ma non riesce. La mano si muove autonomamente, scollegata dal suo cervello. Accarezza i capelli rossi dell'amico. Una sensazione di pace pervade il corpo di Milo. Una serenità mai provata lo avvolge. Forse ha capito Milo. Forse. Hai sempre pensato che Hyoga sarebbe stato migliore di te. Ecco la verità. Nuda e cruda. Felice di aver creato un uomo migliore di te. Sereno per aver adempiuto al tuo dovere. Sorride Milo. Sei uno stronzo Camus. Un ultimo sguardo. Una sola singola lacrima scende sulle sue guance.

Le lacrime non sono adatte ad un cavaliere.

Anche Camus ha pianto una volta.

Non per me.

Si volta Milo ad osservare l'altro corpo.

 Ancora vivo.

Questo mondo è per i vivi.

Prende sulle sue braccia il corpo spento di Hyoga. Non si volta più indietro. Esce dalla casa di ghiaccio. E' necessario guardare oltre. Non ha dubbi Milo. Il suo amico sarà sempre con lui. Con loro.

La sua memoria vivrà in Hyoga e lui farà in modo che Hyoga sopravviva a tutto.

Semplice.

Lineare.

 

 

 

Questo è l'ultimo capitolo di questa storia breve. Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che si sono soffermati un momento a leggere e spero che vi sia piaciuta.

 

X Hoel: Il Settimo Sigillo, come avrai intuito, è anche uno dei miei film preferiti e mi sembrava pertinente il fatto che anche i Saint infondo giocano costantemente la loro partita con la Morte.

Concordo in pieno anche sul fatto che Milo è il cavaliere dell'opzione B: per me è sempre stato l'unico infondo ad essere più complesso e completo. E' l'uomo della riflessione e dell'azione, sa essere giusto e crudele. Anche nella morte di Camus secondo me, l'iniziale rabbia che può aver provato, alla fine lascia il posto ad un senso di ineluttabilità. Spero comunque di non essere stata troppo drammatica :-)

 

x sagitta72: eccoti servito l'ultimo capitolo. Spero di non averti fatto usare troppi fazzoletti, quando c'e' Camus in mezzo non si sa mai con te. :-DDD

  
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