All’epoca
non comprendevo cosa fosse realmente l’amore. Ero certo che
una creatura
dannata come me non potesse aspirare a tanto. Con il tempo sarei stato
costretto a ricredermi, rammentandomi scioccamente quanto, le palesi
dimostrazioni, fossero state per quasi un secolo dinanzi ai miei occhi.
Vivendo
tra coppie innamorate avrei dovuto essere consapevole che un simile
sentimento
potesse sorgere anche nel cuore di un vampiro ma, forse, il reale
problema era
la mia incapacità di accettare quella natura che mi era
stata imposta.
Sospirai
sommessamente, gettando uno
sguardo all’orologio. «
Bells,
datti una mossa! »
urlai contrariato. Erano ormai passate le sette e di lei nemmeno
l’ombra.
Le
avevo promesso di accompagnarla ed essere il suo sostegno in quella
prima
giornata di scuola, proteggendola dalla marmaglia di studenti che non
avrebbe
esitato ad infastidirla. Negli ultimi giorni, nelle loro menti, avevo
notato il
visibilio e la curiosità per la prospettiva di una nuova
studentessa, colei che
poteva essere il passaporto per gli inavvicinabili Cullen. Erano state
numerose
le ipotesi sorte ed il vorticare dell’immagine fittizia nello
loro menti era
stato per me un vero martirio.
Come
se
loro potessero in qualche modo avere l’ardire di sperare di
fare la sua
conoscenza. Non l’avrei permesso…
Dovevo
proteggere o no, la mia sorellina?
Quella
piccolo peste dagli occhi color cioccolato, un delizioso visetto a
cuore e
dalle labbra sempre imbronciate.
Sorrisi.
La mia piccola Bells.
7:50.
Dannazione.
«
Bells!? » urlai, nuovamente, iniziando ad irritarmi.
Quando
dorme non funzionano neanche le cannonate… l’unica
che in quella casa poteva
godere di un sonno ristoratore, non faceva che approfittare di quel suo
vantaggio. Ancora mi domandavo se realmente gli esseri umani dormissero
con una
tale frequenza… era preoccupante.
Notai
la figura di Carmen venir fuori dalla cucina, ponendo il vassoio della
colazione, per la sua bambina, sul tavolo del salone.
«
Tua
figlia non si sveglia. »
«
Sai
che novità. » commentò ridacchiando,
prima di allontanarsi. « Ti conviene
svegliarla, o farete tardi. E non voglio tu corra troppo, in auto,
quando sei
con Bella. » mi ammonì, rivolgendomi
un’occhiataccia di rimprovero.
Come
se
potessi avere un incidente con le mie capacità da vampiro!
Alzai gli occhi al
cielo palesando la mia esasperazione. Oltretutto non avrei mai fatto
nulla in
grado di porre in pericolo la mia piccola Isabella, ero più
che consapevole
della sua fragilità.
«
Non
preoccuparti. » mormorai.
8:00.
Ok,
eravamo decisamente in ritardo.
Decisi
di
compiere un’incursione nella sua stanza, maledicendo il suo
sonno profondo. Ero
certo fosse ancora avvolta nel tepore del suo letto, incurante delle
mie urla e
della sveglia che, ad intervalli regolari, continuava a trillare
esasperata.
Aprii
la porta, dopo aver bussato leggermente, onde evitare di invadere la
sua
privacy e, non avendo ottenuto risposte, entrai nel suo piccolo regno.
Era
una
stanza graziosa, colorata in toni di viola e stracolma di libri. Da
quando
aveva iniziato a leggere, era divenuta una vera mania. Ancora
rammentavo con
calore le volte che, prima di allora, si avvicinava a me porgendomi un
qualche
volume. Quando ciò avveniva la conducevo nel mio rifugio nel
bosco, una radura
deliziosa, accanto alla cascata e trascorrevamo le ore immersi in
qualche
favola o romanzo.
Così
tremendamente
dolce.
Quei
pensieri avevamo la capacità di intenerirmi, peccato che
quella piccola
creatura dalle guance rosse si fosse trasformata in una pestifera
adolescente.
Scuotendo
il capo con un sorriso dipinto in volto, osservai la scena dinanzi ai
miei
occhi.
Lei
era
lì, avvolta in una coperta ancora nel mondo dei sogni. Le
labbra erano piegate
in un tenue sorriso e la sua espressione rilassata riuscii ad
imbambolarmi per
qualche istante. Almeno sino a quando le risa mentali di mio fratello
Emmett
non ruppero l’idillio.
*Eddy
Eddy, se non fossi certo che le droghe su noi vampiri non possano
funzionare,
darei per scontato tu fossi sotto l’effetto di qualcosa di
molto potente*
Sbuffai
irritato non degnandolo nemmeno di una risposta. Dopo quasi un secolo o
si
imparava ad ignorarlo oppure si metteva a punto un piano per cucirgli
la bocca
una volta per tutte. Non che non avessi ponderato la seconda ipotesi,
ma Esme
non me lo avrebbe mai permesso.
La
mia
dolce mamma, troppo magnanima.
Mi
avvicinai al letto lentamente per godermi ancora per qualche attimo
quella
stupenda visione. Avevo sempre considerato Bella una splendida ragazza,
ma
quando era ancora assorta nel mondo dei sogni il suo viso era
indescrivibile.
8:10.
Meglio
darsi una mossa.
«
Bella, su svegliati ... »
sussurrai in tono carezzevole, lasciando scivolare con dolcezza una
carezza sul
suo volto. Odiava essere svegliata in malo modo, l’ultima
volta che era
accaduto Jasper era stato letteralmente scagliato dall’altro
capo della stanza,
dove aveva lasciato un’impronta piuttosto evidente.
Personalmente io avrei
provveduto ad eliminarla, ma la piccola mezza vampira aveva deciso di
lasciare
ai posteri un monito eloquente.
D’altro
canto non aveva avuto torto… ormai nessuno era disposto ad
avvicinarsi a lei e
disturbare il suo sonno, se non in casi eccezionali. Delle volte mi
pareva di
dimenticare che la sua forza era di poco inferiore a quella di noi
vampiri,
osservandola la sua immagine trasmetteva solo fragilità.
La
sua
pelle pallida, il tenue rossore delle sue guance, il suo sguardo basso
ed
imbarazzato in presenza di ogni estraneo.
Così
tenera e ingenuamente inconsapevole della sua capacità di
incantare chiunque.
Sorrisi
intenerito. «
Bells, siamo in ritardo »
ripetei nuovamente, accarezzandole i
capelli. Al mio ennesimo richiamo i suoi occhietti assonnati si
aprirono
lentamente e la vidi più volte sbattere le palpebre con
evidente confusione.
Le
sorrisi incoraggiante deliziandomi di quella sua espressione adorabile
di cui
potevo bearmi raramente. Odiava quando mi intrufolavo nella sua stanza
durante
le sue ore di sonno, a quanto pareva era consapevole delle interessanti
conversazioni a cui si dilettava nell’incoscienza. E, forse
timorosa di ciò che
avrebbe potuto inavvertitamente rivelare, mi aveva letteralmente
bandito dalla
sua camera, privandomi di uno dei miei migliori passatempi.
Sin
da
quando eravamo giunti in Alaska ero sempre stato affascinato dalle
numerose
espressioni che si disegnavano sul suo viso mentre la sua mente
viaggiava nei
meandri del mondo onirico. Avevo trascorso con lei ogni notte della sua
infanzia, trascinando con me quell’abitudine anche in
seguito.
Sospirai
sommessamente chiudendo gli occhi, avrei tanto desiderato poter entrare
nella
sua mente per comprendere il motivo della sua esitazione. Ormai eravamo
come
fratelli da anni e a detta sua non c’era nulla che mi
nascondesse, eppure... «
È ora di alzarsi. »
borbottai infastidito dai miei stessi
pensieri.
Mi
irritava la consapevolezza che mi celasse qualcosa. Sentivo il bisogno
di
conoscere ogni cosa di lei... tutto! Come avrei mai potuto proteggerla
senza
essere a conoscenza di ciò che poteva turbarla? Come avrei
potuto aiutarla? Ma,
purtroppo per me, lei era più che lieta della presenza del
suo scudo e della
sua capacità di eludere il mio potere.
Piccola
peste.
Avvertii
il calore di una mano sfiorarmi la guancia ed aprii gli occhi di
scatto,
annegando in quelle due pozze di cioccolato e, senza comprendere come,
percepii
le sue labbra sulle mie.
Non
fu
che un leggero sfiorarsi, tanto delicato quanto rapido. Percepii il
prorompente
calore del suo corpo e mi ritrovai stordito a fissare la figura di
Bella
nuovamente addormentata.
«
Che diamine ...? »
sussurrai sconvolto.
La
miriade di emozioni che mi avevano invaso in quell’istante mi
aveva confuso
come mai prima di allora. Perché? Cosa era accaduto? Il mio
petto fu colmato da
una vampata di calore che ebbe il potere di stordirmi, completamente.
Così, non
mi premurai di nulla, fuggì da quella stanza ad una
velocità tutt’altro che
umana, correndo nel fitto bosco che circondava la casa.
______________________
Erano
due giorni che mi aggiravo per la foresta cercando di trovare una
giusta
spiegazione a tutto ciò che avevo avvertito. Ma, purtroppo
per me, nessuna tesi
riusciva ad essere abbastanza convincente. Con l’ausilio del
mio potere avevo
abilmente evitato qualsiasi incontro con i membri della mia famiglia,
almeno
sino a quell’istante.
«
Edward, smettila di andare avanti e indietro! Mi fai venire mal di
testa! »
borbottò Alice che, seduta a gambe
incrociate su di un masso, continuava a fissarmi tentando di
comprendere le
origini dei miei deliri.
Fortunatamente
per me non aveva avuto modo di vedere cosa era accaduto nella stanza di
Isabella. La natura per metà umana di quest’ultima
le impediva di visionare il
suo futuro.
Sia
ringraziato il cielo!
«
Sei
una vampira, non puoi soffrire di emicranie! »
ribattei mesto ed in tono leggermente acido.
Alzò
gli occhi al cielo con evidente irritazione, ma evitò di
rispondere alla mia
provocazione. «
Sembri un animale in gabbia. A casa sono tutti preoccupati …
»
Annuii
distrattamente, non dando realmente peso alle sue parole.
Avevo
ben altri pensieri per la testa. Il disagio permeava completamente ogni
parte
del mio essere al solo pensiero di incrociare nuovamente lo sguardo di
Isabella. Rammentava cosa era accaduto? Ricordava quel fugace bacio?
Ero
frastornato, impensierito, depresso… maledettamente confuso.
Avrei
voluto correre da lei, cercando una spiegazione logica, ben conscio che
presa
dai sogni doveva aver agito senza alcuna consapevolezza. Forse
immaginava fossi
qualcun altro o con…
…
Qualcun
altro!? Ma stiamo scherzando? Spero per lei non fosse così.
Se scopro chi…
«
Maledizione. » ringhiai, esasperato dai miei stessi pensieri.
Notando
la mia disattenzione Alice si indispettì
«
Bella
si è divertita moltissimo a scuola! - squittì
pregustandosi la mia reazione. –
Anche se era parecchio irritata dal fatto che tu non fossi con lei
durante il
suo primo giorno al liceo. »
Come
previsto mi volta di scatto fulminandola. «
È andata a scuola senza di me? »
ringhiai furente. La
mia sorellina aveva
passato la giornata circondata da umani molesti senza la mia protezione?
Lei
rise divertita. «
Guarda che non è più una bambina! Pian piano in
lei si risveglieranno desideri
e sentimenti tutt’altro che infantili. »
ghignò maliziosa.
Strabuzzai
gli occhi allibito. «
Smettila di dire idiozie, piccola pazza! »
ringhiai.
Scosse
il capo ghignando. «
Delle volte sei proprio esagerato, tanto che mi viene da pensare che tu
sia … »
Si
bloccò, strabuzzando gli occhi e fissandomi con uno sguardo
misto tra il
sorpreso e lo sconvolto.
E
adesso
che le prende?
«
Che hai? »
domandai incuriosito, non comprendendo la sua reazione.
Non
che
fosse una novità… seguire i ragionamenti di Alice
era sempre complesso. La sua
mente era come un immenso buco nero, in grado di risucchiare qualsiasi
forma di
ragionevolezza.
«
Sei geloso. »
bisbigliò lasciandomi impietrito. «
Ora capisco il motivo di un tale attaccamento e dei ringhi sommessi
ogniqualvolta un uomo si avvicina a lei più del lecito. »
continuò imperterrita, incurante della mia espressione
eloquente.
Ok…
è assodato, è completamente
impazzita.
«
Certo che sono geloso, è la mia sorellina, io devo
proteggerla. »
sottolineai, consapevole della follia
delle sue parole.
Come
potesse
anche solo giungere ad una simile conclusione mi era oscuro. In casa
non ero l’unico
a preservare sempre l’incolumità di Bella. Eravamo
tutti ben attenti alle sue
frequentazioni, ai suoi bisogni ed a tenere lontani coloro che osavano
tentare
di approcciarsi con lei con qualche secondo fine, riprovevole.
Cosa
la
sorprendeva?
Alice
scosse il capo in senso di diniego. «
Eddy, c’è una palese differenza tra la gelosia per
una sorellina minore e
quella che tu ostenti con Bella. »
spiegò pacata.
«
Non dire idiozie. »
sibilai. Le sue parole non erano che i deliri di una piccola pazza. Per
Bella
non provavo che affetto fraterno, nulla di più.
L’istinto di protezione era il
risultato della fragilità insita in quella piccola creatura.
Era cresciuta
tanto in fretta e del mondo conosceva ben poco. Il suo sviluppo
accelerato non
le aveva permesso di frequentare molte persone, nessuno al di fuori
della
famiglia avrebbe potuto comprendere come una bambina di soli sette anni
potesse
avere l’aspetto di una bellissima diciottenne.
Lo
sguardo di Alice si assottigliò. «
Nemmeno tu sei convinto delle tue parole. –
proferì certa. – ed inizio a
sospettare che ci sia un preciso motivo dietro la tua inquietudine di
questi
giorni. »
Sobbalzai.
Possibile che mia sorella pur senza il suo potere fosse tanto acuta.
«
Edward! »
borbottò perentoria. « Smettila con le stronzate e
dimmi la verità. » ordinò.
La
fissai con palese indecisione. Confessare ad Alice ciò che
era accaduto e
soprattutto le sensazioni che mi avevano invaso successivamente al
bacio poteva
essere piuttosto rischioso. La piccola pazza soffriva di manie di
controllo, il
che poteva condurre a risultati catastrofici quando decideva di
intraprendere
una delle sue missioni.
Eppure
ero più che cosciente che quello stato di confusione non
fosse che nocivo, non
potevo certo rifiutarmi di avvicinarmi a Bella per il resto
dell’eternità. Non
avrei mai lasciato la mia piccola sorellina priva della mia protezione,
ma
soprattutto non mi sarei mai privato della sua compagnia.
Ero
fin
troppo egoista per poter sopportare una simile rinuncia. Quei giorni
lontano da
lei erano stati esasperanti, la mia mente era continuamente immersa
invasa
dalle sue immagini e da preoccupazioni, per lei e per la sua salute.
Per non
parlare della consapevolezza di quanto potesse essere furiosa nei miei
confronti… la mia scomparsa improvvisa doveva di certo
averla irritata a morte,
soprattutto per la mia promessa infranta.
Mi
stavo
comportando come un perfetto idiota.
Sbuffai
sommessamente, facendomi coraggio. «
Ero andato a svegliarla, ma qualcosa è andato storto. »
Mi
fece
cenno con la mano di proseguire.
«
Diciamo che ha aperto gli occhi, ma sono certo fosse ancora immersa nel
mondo
dei sogni, perché – esitai appena. – mi
ha baciato. »
«
E perché sei scappato? »
domandò senza alcuna enfasi. Stranamente rimase composta,
seduta su quel
piccolo masso con un’espressione guardinga e per nulla
esaltata.
Già
immaginavo le sue urla e le sue risate di scherno, invece…
nulla!
«
Credo… è stato strano. - mormorai confuso.
– cioè lo sai che non ho mai provato
attrattiva per nessuna ragazza in particolare, nonostante ci siano
molte le
vampire che desidererebbero approfondire la mia conoscenza. Quindi non
sono
solito avere questi… incontri ravvicinati!? »
ammisi imbarazzato. Fare certi discorsi con mia sorella mi arrecava non
poco
disagio, sebbene il poter spaziare nella sua mente, come in quella dei
miei
fratelli, avrebbe dovuto rendere questo discorso per nulla
difficoltoso, avendo
assistito più volte alle loro intime effusioni.
Uno
dei
problemi relativi al mio dono di lettore del pensiero. Per quanto
tentassi di
evitare di invadere la loro privacy, non sempre i miei tentativi
andavano a
buon fine.
«
E allora? Ti è piaciuto? »
«
No, certo che no. – sbottai,
passandomi una mano tra i capelli. – Cioè sarebbe
una specie di incesto se
fosse così, per non parlare del fatto che lei è
una bambina. »
Già!
Una creatura tanto fragile e
perfetta, come potevo anche solo pensare… cioè io
non potevo minimamente
immaginare. Ero sconvolto, ma solo per la sorpresa e per
l’imbarazzo che quel
gesto mi aveva causato, non per altro.
Non
mi sfuggì il suo sbuffo
contrariato. « Lei non è una bambina, il suo
sviluppo non è semplicemente
esteriore e fisico, ma anche intellettuale. È a tutti gli
effetti una
diciottenne. Per quanto riguarda il problema “ incesto
“ – mimò le virgolette,
enfatizzando la parola. – è inesistente. Voi non
siete fratelli di sangue e
oltretutto lei non è nemmeno una Cullen. Per quanto tu le
sia stato accanto
durante la sua infanzia, questo non fa di te suo fratello. »
In
fin dei conti non aveva tutti i torti.
Ma, se anche fossi stato realmente interessato a lei in quel senso, il
solo
pensare ad un rapporto differente mi incuteva un certo timore e non
solo. Avvertivo
una sensazione di… disgusto verso me stesso.
Come
potevo pensare a lei in un modo
differente? Aveva trascorso la sua infanzia appollaiata sulle mie gambe
mentre
suonavo il piano o le spiegavo la disposizione delle note e dei tasti.
Ero
stato io ad insegnarle a leggere e a scrivere.
«
Io… non lo so. » ammisi sconsolato.
La
confusione regnava sovrana nella mia
mente, impedendomi di elaborare alcun pensiero realmente coerente.
Alice
saltellò verso di me con la sua
solita grazia, accarezzando la mia guancia con dolcezza. «
Fratellino, non
credo sia il caso di crucciarti troppo. – mormorò
accorata. – Torna a casa con
me e rifletti con calma su quello che desideri e quello che provi.
»
«
Ma... »
Alzò
le mani interrompendomi mesta. «
Nessun “ma”. A casa sono tutti preoccupati e sono
certa tu non voglia
impensierire Bella. »
Ed
ecco il tasto dolente…
Annuii
titubante. « Andiamo! »
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