Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Salice    26/06/2010    2 recensioni
Kakashi ha una nuova missione: Deve coordinare i maestri dei nuovi gruppi di genin, ma si troverà a fare i conti con una persona che non gradisce affatto la sua presenza, e che arriva diretta dal suo passato, quando ancora era vivo Obito.
(Tratta dal primo capitolo)
Kakashi si svegliò di soprassalto, ansimando. Ci mise qualche istante a identificare, nella luce grigia, la sua stanza. Inspirò profondamente, realizzando che il sole doveva ancora sorgere. Ogni notte sognava una missione del suo vecchio team. Non importava quale fosse, finivano tutte nello stesso identico, orribile modo. Si alzò, mentre il cuore tornava a battere ad un ritmo normale. Anche oggi sarebbe arrivato alla tomba all’alba.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
kk_capitolo11.html

consigli per la musica di sottofondo:
Iris – Goo Goo Dolls - Testo Tradotto



Capitolo 11 – Un pugno di cenere

- Oggi non mi sfuggirai, Kakashi! - Gli strillò nelle orecchie Gai, piombando accanto a lui. Kakashi sospirò e sollevò distrattamente lo sguardo dal suo libro.
- Mh? -
- La nostra sfida non può più essere rimandata! Oggi scopriremo quale di noi due è più forte! -
Kakashi imprecò in silenzio tra sé e sé. Si era rintanato sul tetto di un edificio, nascosto da un grosso cartellone, eppure non era riuscito a seminare Gai. Considerò per un istante l'idea di creare una copia e lasciarla a sorbirsi il jonin al posto suo, ma si convinse che non era il caso di sprecare energie. Con un sospiro si raddrizzò.
- Dopo l'altro giorno, tocca a me decidere la sfida, vero? - Chiese, richiudendo il libro. Gai annuì.
- Allora propongo una gara di Tris. -
A Gai quasi cascò la mascella, e prese subito a sbraitare.
- Ma che razza di gara sarebbe? Non puoi scegliere qualcosa di più impegnativo? -
Kakashi si impose di rimanere serissimo, anche se la faccia sbalordita dell'amico lo stava mettendo in seria difficoltà.
- Un ninja che sottovaluta una missione semplice, sicuramente non riuscirà a portarla a termine. - Sentenziò con aria sicura, estraendo una matita dalla tasca del giubbotto. - Per giocare a tris non occorre nessuna abilità particolare, ma è necessario rimanere concentrati più a lungo del nemico. È così che si vince. -
Il volto di Gai si illuminò, e per Kakashi mantenere un'espressione impassibile fu ancora più difficile.
- Hai ragione! È una sfida di concentrazione! Il primo che perde avrà perso l'intera partita! - Esclamò, tirando fuori a sua volta una penna. Ce l'aveva fatta! Poteva pensare ai fatti suoi per chissà quanto tempo. Gli bastava concentrarsi quel tanto che bastava per terminare in stallo tutte le partite.


***


Erano sul tetto da parecchio, ormai, e l'intonaco era tappezzato da partite di tris finite in parità, quando Neji arrivò sul tetto con un salto.
- Maestro Gai... - Interruppe la frase a metà, incerto se essere esasperato o perplesso.
- Non ora, Neji. Come vedi sto facendo una sfida seria con Kakashi! -
Una vena iniziò a pulsare sulla fronte del chunin.
- Veramente mi sembra una partita di tris... -
- Un ninja che sottovaluta una missione semplice, sicuramente non riuscirà a portarla a termine. - Esordì Gai, e Kakashi fu grato della maschera che gli copriva il volto e il ghigno che era spuntato sulle sue labbra, Abbassò frettolosamente gli occhi si concentrò sulle parole del libro. Era quasi alla fine del capitolo...
- Kokoro aspettami! -
La voce proveniva chiaramente dalla strada, e Kakashi, mentre Gai studiava la sua prossima mossa, si affacciò oltre il cartellone, sbirciando giù e totalmente dimentico del libro.
Kokoro camminava – o meglio, zoppicava – velocemente lungo la strada, inseguita da un'affrettata Yugao.
- Ti ho detto che ti accompagno io in ospedale! Perché vuoi sempre fare tutto da sola? -
A Kakashi spuntò un amaro sorriso sotto la maschera. Kokoro era testarda, ma aveva il tipico atteggiamento di chi pensa di poter fare a meno degli altri, sperando di non essere ferito. Era un modo di fare che lui conosceva bene. Troppo bene.
Si guardò attorno; forse Yugao poteva aver bisogno del suo aiuto, ma Gai stava segnando con soddisfazione il suo cerchietto nello schemino.
- Kokoro! -
Si stavano allontanando! Doveva finire in fretta quella partita! Mentre con un orecchio prestava attenzione ai rumori frettolosi di passi che si allontanavano sulla strada sottostante, scribacchiò la sua croce un po' dove capitava.
- Ahahn! - Esclamò Gai, sollevandosi in piedi e tenendo in alto la penna. - Ho vinto io! Hai visto Neji? E' la forza della gioventù! -
Kakashi ignorò Gai, ma si limitò a bofonchiare qualcosa di inarticolato che assomigliava vagamente ad un “sì, sì, beh, già, a più tardi ciao.” e saltò giù dal tetto, piombando sul terrazzo del piano inferiore. La voce di Neji lo raggiunse appena in tempo, sollevata e distesa:
- Grazie Maestro Kakashi... -


***


Kokoro zoppicò fino all'ospedale, tallonata da Yugao. Quando ne uscì, dopo un'interminabile visita medica e le braccia piena di bende e unguenti, erano ancora insieme.
- Non volevo che sprecassi il tuo giorno libero. - Stava dicendo Kokoro. Yugao scosse la testa, prendendole dalle mani metà dei medicamenti.
- Sei sempre stata ottusa. -
Rimasero in silenzio per un breve tratto di strada, senza che nessuna delle due dicesse nulla. Quando raggiunsero il bivio che conduceva all'accademia, Yugao parlò di nuovo:
- Ti va di allungare un po'? Ho lasciato dei moduli a Iruka e vorrei ritirarli... -
Kokoro annuì distrattamente; allungare un po' la strada per lei era indifferente.
Quando raggiunsero l'Accademia, Kokoro attese Yugao dondolandosi su una delle altalene.
Era parecchio tempo che non aveva a disposizione una pausa dalle missioni così lunga, e non le piaceva avere così tanto tempo per pensare. Mentre calciava via un sasso continuando a dondolarsi, mugugnò: sapeva di avere un carattere impulsivo, e fermarsi a pensare a volte purtroppo voleva dire “pentirsi”.
Forse avrebbe dovuto contattare la sua squadra e ideare con loro un allenamento straordinario...
Percepì Yugao raggiungerla alle spalle, e si affrettò a raddrizzare la schiena. L'amica si lasciò scivolare seduta sotto l'albero:
- Allora, Kokoro, come va con i tuoi ragazzi? - Le chiese con cautela, sbirciandola di sottecchi.
- Non sono male, hanno fatto una buona missione di recupero. - Fece spallucce, sperando che Yugao lasciasse cadere l'argomento.
- Kakashi in teoria doveva venirti a prendere da solo. -
- Cosa? -
- Si è proposto con Tsunade e lei ha acconsentito. I tuoi ragazzi si sono aggiunti solo dopo, me lo ha confidato Shizune. -
Kokoro rimase in silenzio per qualche minuto, dondolandosi pigramente, lo sguardo rivolto ai suoi sandali.
- Kokoro? -
La voce di Yugao era dolce, ma vagamente inquisitoria.
- Sì? - Lei sollevò appena lo sguardo, sperando che il discorso precedente cadesse nel vuoto.
- Non sarebbe ora di lasciare da parte i tuoi rancori verso Kakashi? -
Kokoro non osò rispondere, ma si limitò ad abbassare di nuovo gli occhi. Yugao aveva perfettamente ragione: non aveva alcun senso tormentarsi e tormentarlo per una morte che era accaduta più di dieci anni prima. Una morte di cui lui portava il segno non meno di lei, a quanto pareva dai discorsi che faceva. Per lunghi anni aveva creduto che il geniale copianinja fosse solo frutto della sua boria e della sua smania di perfezione; conoscendolo meglio negli ultimi giorni, invece, si era era conto che era il dolore ad aver forgiato il modo di fare di Kakashi. Il dolore e il tremendo senso di responsabilità che sentiva, per cui sembrava che dovesse portare lui da solo il mondo intero sulle spalle. Yugao evidentemente interpretò il suo silenzio con una reticenza a parlare, così proseguì su tutt'altro discorso:
- Ti ricordi quando abbiamo conosciuto Hayate? - Le chiese all'improvviso. Kokoro la fissò, sgomenta: dalla morte del giovane non avevano più parlato di lui. Yugao aveva sfogato parte del suo dolore durante la battaglia, e lei aveva cercato di rispettare il suo silenzio. Entrambe avevano ora una tomba a cui portare fiori.
- Mi ricordo... Stavamo facendo l'esame di selezione dei chunin, giusto? -
- sì. All'epoca era un ragazzino arrogante, pronto a vantarsi di conoscere un sacco di tecniche. -
- E' vero, ma era bravo. - Commentò asciutta Kokoro, non sapendo bene dove Yugao volesse andare a parare. L'amica fece un cenno di assenso, rimanendo con lo sguardo fisso sull'erba per qualche istante prima di tornare a parlare:
- Poi è cambiato, sai? Sembrava svogliato, ma era attento... E' morto per difendere tutto il villaggio. Da solo. -
- E' stata una scelta coraggiosa... Si è sacrificato per qualcuno che amava. Per il villaggio. Per te. - Tentò Kokoro, conscia del fatto che quello non era decisamente il campo in cui era più brava. Era sempre stata Yugao a consolare lei, e non viceversa, durante gli anni della loro amicizia. Yugao abbassò il capo, raccogliendo le ginocchia al petto.
- A volte penso che la sua sia stata invece una scelta facile. E' facile buttarsi e fare l'eroe. Se finisce, bruci tutto in un'ultima fiamma. E' invece difficile stare dalla parte di chi resta. Rimanere con quello che resta di una vita in mano, con un pugno di cenere e basta. Prendere quello che ti rimane, raccogliere i cocci, e trovare il coraggio di andare avanti, giorno dopo giorno. Trovare la forza nelle cose che amavi, sapendo che all'improvviso il cielo non è blu allo stesso modo, il sole non ti scalda più, e tutto quello che per cui combatti quasi non ha senso. - Yugao sollevò la testa. Aveva il volto rigato da lacrime silenziose. Kokoro si alzò di scatto dall'altalena, provocando un brusco cigolio, e le cinse le spalle con le mani.
- Non serve a niente, ma io ci sono. Ci sarò sempre. Nulla di quello che amiamo va perso, Yugao... E' quello che mi diceva sempre mia nonna. -
Mentre tirava su con il naso, asciugandosi di già le poche lacrime che aveva versato, Yugao sorrise.
- Tua nonna è una donna saggia. -
- Già. -
- Ascolta Kokoro, tu sei dalla parte di chi resta, come me. Anche Kakashi lo è. Soffriamo tutti, ma voi due... Vi state facendo del male da soli. Dovresti dargli una possibilità; nessuno di voi riporterà indietro Obito, ma forse in due potreste essere qualcosa... Qualcosa di diverso da solo due persone che soffrono. -
Kokoro rimase immobile, stringendo le spalle dell'amica, mentre una lacrima scivolava sulla sua guancia, mimetizzandosi in una macchia scura sull'uniforme nera.


***

Kakashi, dietro un albero, rimase in silenzio per diversi minuti. Rimase immobile finchè entrambe le ragazze non si furono allontanate, poi si diresse lentamente verso casa.





@Elos: Praticamente scritto solo per te. Spero che non sia troppo deprimente.


Sproloqui dell'Autrice: pubblico questo capitolo con un filo di depressione, e non solo perchè i discorsi qui trattati sono a tutti gli effetti deprimenti. In realtà mi sono resa conto di quanto poco scorra, e questo ovviamente mi dispiace. All'epoca in cui la scrissi, sei mesi fa, mi sembrava una buona storia. Non perfetta, non bella. Buona. Temo di essermi sbagliata. Spero solo di riuscire a produrre cose migliori in futuro.
Ovviamente non la eliminerò, nè smetterò di pubblicarla! Manca poco alla fine e non oserei. Di certo però spero da ora in poi di pubblicare cose meglio scritte.
Per chi si fosse cimentato nel "giochino" di cui vi ho scritto nei capitoli precedenti, vi illumino: durante la stesura ho cercato di inserire tutte le descrizioni degli stati d'animo e le sensazioni di Kokoro legate al fuoco. Si possono notare qui e là riferimenti tipo "Gli occhi che fiammeggiavano" "la rabbia che le ardeva dentro" "come cenere". Sono piccoli riferimenti legati ovviamente al potere della famiglia Hoshino.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Salice